Il mese di dicembre offre il tempo di fare bilanci nonché
proiezioni per l’anno che verrà. Siporcuba, inaugura il suo 5° anno di vita
all’interno del variegato mondo della rete. Il 2003 ha visto la
collaborazione di Fulvio Grimaldi, Alvarado Percy (Fraile), Mary Marengo,
Acela Caner, Roberto Casella nonché ospitate di articoli di Minà e Red
Ronnie. Queste testimonianze si sono aggiunte alle storiche firme di Gioia
Minuti da Cuba e del preziosissimo Gianfranco Ginestri (Gin).
In questo anno, si è realizzata una nuova rivista
telematica con cadenza mensile -CubaNews- direttamente gestita dall’Avana e,
contenente informazione su Cuba a 360°.
Ma nel 2003, oltre alle notizie, Siporcuba ha partecipato a
fianco di Cuba sia per la liberazione dei 5 eroi, e sia che per schierarsi a
favore della stessa contro le menzogne che sono state generate da una
campagna mediatica decisamente imperialista. Collaborando con il Comitato 28
giugno, è stata organizzata la manifestazione a fianco di Cuba avvenuta a
Roma il 28 giugno e i tutti i successivi momenti di lotta che tendono, non
solo a dimostrare l’impegno coerente pro Cuba ma, soprattutto, fornire una
informazione che neppure sui giornali della cosiddetta sinistra, trova
spazio.
Cuba, a 45 anni dalla vittoria della Rivoluzione, suscita
ancora paura. Non tanto per la oggettività di uno Stato “pericoloso”
militarmente ma quanto per l’inimitabile esempio che testimonia come si può
combattere (e vincere) a costo di tanti sacrifici e privazioni la più grande
potenza mondiale.
Cuba, effettivamente, procura un immenso fastidio. Cuba è
quel maledetto sassolino dentro la scarpa del gigante. Cuba è l’esempio di
come autodeterminarsi al di fuori di schemi di convenienza e servilismo. Per
questo, Cuba, è sempre al centro dell’interesse delle amministrazioni
nordamericane. Per questo si è cercato, anche nel 2003, di farla apparire
agli occhi di una opinione pubblica mondiale soggiogata dai media, come
Stato barbaro e brutale. E, a volte, grazie a questa informazione falsata e,
nel caso italiano addirittura appoggiata dalla sinistra di governo, è
riuscita nell’intento. L’opinione pubblica ha paragonato Cuba come ad una
immensa prigione tropicale, governata da un caudillo attaccato al potere
della sua immagine. Hanno immaginato bambini scalzi e prostituti,
elemosinare per le strade per potersi comprare da mangiare. Hanno immaginato
una polizia politica pronta ad eliminare ogni forma di critica e di
dissenso, rinchiudere gli oppositori in lager e stadi all’aperto. Hanno
immaginato traffici di ogni tipo che hanno generato milioni di dollari
finiti nelle tasche del “caudillo Fidel” in qualche banca straniera. Hanno
cercato di far credere che Cuba sarà il loro prossimo obbiettivo dal momento
che fa parte della schiera degli stati canaglia; canaglia si, perché non
asservita al ruolo di satellite orbitante e fedele agli USA.
Tutto predisposto da una regia che mescolando verità,
bugie, mezze verità, disinformazione e informazione contorta ha reso quasi
credibile questa linea di attacco.
Gli USA, tutti presi dal ruolo di assoluto leader mondiale,
hanno visto il proseguire della loro politica guerrafondaia. Hanno inventato
gli Stati canaglia e le armi di distruzioni di massa. Tutto per motivare e
giustificare una “guerra preventiva”. Nel 2003, oltre all’Afganistan è
toccato all’Irak di Hussein e, poco importa se a distanza di mesi dalla
vittoriosa guerra di prevenzione, non si siano ancora trovate le micidiali
“armi di distruzione di massa”; così come poco importa se ogni giorno,
soldati americani vengono uccisi da una guerriglia che cerca di combattere
quello che ai suoi occhi appare un invasore.
Nel 2004, forse, toccherà alla Siria, oppure all’Iran,
oppure…
Cuba, troppo importante come cassa di risonanza, non può
subire la stessa sorte e non viene considerata come la Grenada dell’ anno
83. Per Cuba, bisogna escogitare qualcos’altro. Questo hanno pensato e
questo cercano di portare avanti, grazie alla informazione pilotata.
Chi ama Cuba, conosce bene che le loro “verità” non
corrispondono alla realtà che si vive sull’isola. Cuba vive del suo impegno
quotidiano che si realizza grazie alle generazioni che si tramandano l’amore
per la propria terra. Donne lavoratrici impegnate nei più disparati settori
professionali, vengono a torto e generalizzando, considerate “jinetere”.
Uomini fedeli alla linea patriottica e di orgoglio nazionale, vengono
considerati “nullafacenti”. Tutto questo non rappresenta Cuba ne mai potrà
rappresentarla.
Uomini, donne, ragazzi fedeli al senso di Patria, sono
sempre partecipi del destino e del futuro di Cuba. Una Cuba che potrebbe
acquisire un senso di ricchezza se solo glielo si permettesse.
A 45 anni da quel gennaio 1959, invece, la guerra di Cuba
contro l’imperialismo continua ancora adesso. E, se anche i volti di coloro
che hanno reso possibile il sogno cubano, si sono raggrinziti dal tempo
trascorso, il loro ideale è più vivo che mai. A questi volti, altri più
giovani si sono affiancati. E anche se l’isola offre l’illusione che il
tempo si sia fermato, la nuova generazione –quella dei ragazzi del 2000-
continua lottando con la stessa determinazione di quanto fecero i loro padri
e i loro nonni e tutto per mantenere vivo, all’interno del loro cuore
cubano, quel sogno chiamato Cuba.
Buon 2004.