CULTURA CUBANA

A CINQUE ANNI DALLA SUA MORTE: Antonio Gades nutre la terra cubana
 


 

     

 


di Gustavo B. Estorino - Speciale per SiporCuba

 

"Non mi sono mai sentito un artista, ma un semplice miliziano vestito di verde olivo, con un fucile in mano per, dove  come e quando, essere sempre ai suoi ordini”. 

Queste sono le parole di Antonio Gades, dette a Fidel e pronunciate nel momento  di ricevere l’Ordine José Martí, la più alta decorazione che assegna lo Stato Cubano. 

Adesso sono scritte in una simbolica palma reale, nel cuore della Sierra Maestra, culla della Rivoluzione che fu la passione della sua vita.

“Lì riposano i suoi resti come lui chiese, perchè Cuba rappresentava tutto quello che lui amava”, ha detto la figlia commossa durante le ore della veglia funebre. Dalla sua morte, il 20 luglio del 2004, sono passati cinque anni.

Alla base della scultura elaborata in marmo portato da Elda,il suo paese natale in Spagna, un paio di scarpe da ballo in movimento, come se lui stesse facendo il suo “Taconeo”.

Con la presenza della vedova, Eugenia Eiriz, e dei suoi cinque figli, Elsa, Ignacio, Tamara, María e Celia, i resti del ballerino sono stati sepolti ai piedi della montagna di Mícara, nel Mausoleo Militare del Segundo Frente, dove sono sepolti i guerriglieri che combattevano con Raúl Castro durante la lotta contro la dittatura di Batista.

È stato lo stesso Raúl, che Gades scherzosamente chiamava compare, a depositare l’urna con le ceneri nel monumento che sembra una palma reale tronca. 

Salve di fucile e le note dell’Internazionale sono state suonate in onore del maestro di flamenco e del militante  comunista, figlio di un muratore, coreografo e, come ha detto Eusebio Leal, storiografo dell’Avana “Un uomo estraneo a tutte le vanità”.

“Antonio è stato sempre modesto, partendo da quando la sua maestra gli insegnò che più importante dell’etica del ballo era l’etica dell’artista  e che iscrisse in lui un sentimento universale di bontà e lealtà per le cause  giuste”, ha affermato Eusebio  nelle sue commosse parole,  ricordando che Gades stesso aveva detto in un’occasione che fu più la fame che la vocazione che lo condusse alla danza,

ma che quest’ultima ha offerto  un artista al popolo spagnolo e all’umanità intera.

In varie occasioni  l’eccezionale ballerino ha esposto i suoi ideali coincidenti con quelli della Rivoluzione cubana, del popolo dell’Isola e dei leaders che la guidano.   

Gades visitò Cuba per la prima volta nel 1975 e cominciò un intenso romanzo con l’Isola ribelle.

I suoi viaggi furono sempre più frequenti, sino a che, stando alle sue stesse dichiarazioni “Viveva a Cuba a andava di visita in Spagna”.

Ballò con Alicia Alonso, creò coreografie  e divenne collaboratore permanete del Balletto Nazionale.

Ma Cuba per Gades era molto più della danza: per anni militante del Partito  Comunista spagnolo, restò deluso dal ruolo dei comunisti nel suo paese e nella maggiore delle Antille incontrò la realizzazione dei suoi sogni.

Per questo la corografia di Fuente Ovejuna la portò in tante piazze cubane, alla metà degli anni ’90. 

Era l’epoca più terribile del Periodo Speciale e lui, con la sua arte, voleva apportare ottimismo a questo popolo che considerava il suo.

In Cuba aveva molti amici: Fidel, Raúl, Silvio, Alicia e tanti altri.

Le sue opinioni, soprattutto sulla Rivoluzione, lo fecero censurare e criticare  e  anche se tutte le voci riconoscevano dopo la sua morte l’eccezionale artista,  alcuni  gli rimproverarono le sue posizioni politiche.

Non gli hanno mai perdonato d’essere stato solidale con le idee del popolo cubano  e di militare nelle fila del suo Partito Comunista.

Alla notizia della sua morte, Alicia ha detto: “È triste, ma nello stesso tempo lo dobbiamo salutare con un forte applauso, perchè lui lo senta sempre dovunque sia”, e fu l’applauso, in piazza della Rivoluzione, a L’Avana, durante il monumentale concerto sinfonico, dopo le parole di Silvio. “Voglio dedicare questo concerto con ottimismo, come lui avrebbe voluto, a un amico personale e di Cuba: a Antonio Gades”.

Il 14 luglio, quando già sentiva arrivare la morte scrisse un messaggio al suo compare Raúl.

 

 

 

“Caro compare Raúl:

 

 Voglio dirle che mia moglie  Eugenia e le mie figlie  María, Tamara e Celia, eseguiranno le mie ultime volontà e le consegneranno le mie ceneri. Faccia con loro quello che pensa sia conveniente.

Non avrei mai pensato d’avere l’onore di divenire il suo compare, ma da quando l’ho conosciuta ho sempre avuto dentro di me un pò della sua fermezza, del suo esempio di vero comunista e della sua fedeltà al nostro Comandante.

Voglio che sappia che quel che mi dispiace è non aver fatto di più per la Rivoluzione.

Viva il nostro Comandante, Viva Raúl, Viva il nostro P.C.C.

Abbracci a Colomé e a tutta  la famiglia, e in particolare uno molto grande per Vilma e per Lei.

Sempre ai suoi Ordini.

Antonio.

 

Con la sua scomparsa  fisica, il ballerino che rivoluzionò i “tablaos”, spagnolo  per nascita e cubano per vocazione, ha scritto una pagina singolare d’amore per Cuba.   Per l’Isola dei Caraibi, accogliere le sue ceneri è stato molto più abbracciare un amico, è stato guardare la memoria di un figlio moto apprezzato.  Gades è sempre stato un simbolo per i cubani ed ora forma parte della sostanze nutritive della loro terra.

 

 

 

 

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