NARRATIVA - LIBRI
Nicolás
Guillén: La Patria come necessità dell’anima
Nel mese di
luglio si sono compiuti 103 anni dalla nascita del Poeta Nazionale
di Cuba e il 16º anniversario della sua morte
GUSTAVO BECERRA - speciale per SiporCuba
Con
la pubblicazione di “Motivi del Son”, nel 1930, un giornale
dell’Avana mise in luce una rivelazione che fece scoppiare uno
scandalo: per la prima volta un poeta aveva il coraggio di scrivere
una poesia ritmica e sonora come la musica negra.
Le forme colloquiali
e popolari del modo di parlare irrompevano nella letteratura cubana:
era un’irriverenza e una necessaria sconsacrazione.
“Così dai solares le frotte negre si installavano nel letterario e a
loro si univano... il rum, la rumba, la servitù dei solares, il
gergo popolare, la pronuncia africanista, la santeria, un grido
selvatico che faceva drizzare i peli dallo spavento...” disse la
nota scrittrice Mirta Aguirre.
“Guillén era entrato nell’essenza nazionale senza cadere nel
pittoresco o nel costume”, ha dichiarato il presidente
dell’Accademia cubana di Lingua, Lisandro Otero.
Dopo
quel fortunato impatto iniziale che lo rese discusso e famoso,
Guillén, l’anno successivo, di nuovo, sperimentò “Songoro Cosongo”.
Miguel de Unamuno lesse con piacere quei versi e li scrisse a
Federico Garcia Lorca in una lettera nella quale confessava che
aveva trovato il senso del ritmo, della musica verbale dei negri e
dei mulatti, lo spirito della carne, il sentimento della vita
diretta, immediata e terrena.
In
fondo è tutta una filosofia, una religione...
Nel
libro si avvertiva che Guillén si sapeva appropriare di elementi che
ogni cubano consoceva, ma che nessuno mai aveva saputo esaltare alla
colta categoria dell’essenza nazionale.
Se
con Motivi di Son, si annunciava in Guillén un poeta di talento, con
Songoro Cosongo, si riaffermava la certezza che era nato un grande
poeta di lingua spagnola.
Nel
1937 si organizzò in Messico un congresso convocato dalla Lega degli
Scrittori e Artisti rivoluzionari, LEA, e Juan Marinelo lo portò con
sè in Messico dove invitarono Guillén a partecipare al Secondo
Congresso della Difesa della Cultura, che si sarebbe svolto in
Spagna nel mezzo della guerra civile.
Lo
stesso Guillén ha confessato che furono la lotta contro la tirannia
di Gerardo Machado a Cuba e la guerra spagola due degli avvenimenti
politici che diedero un impulso alla sua vocazione riovoluzionaria.
In
Spagna conobbe Carpentier, Octavio Paz, Hemingway, Langston Hugues,
Antonio Machado, Alberti y Malraux, tra gli altri.
Nel 1934 pubblicò West Indies Ltd. e nel 1937, Canti per i Soldados
e Sones per i Turisti.
Secondo Unamuno in West Indies Ltd.
Guillén è lo stesso poeta, lo stesso grande realizzatore di ritmi,
di grazie, di bellezza poetica, ma la sua cultura politica si era
approfondita e quindi il suo sguardo e le sue unghie erano più che
mai risolute e potenti.
Nel
1947 pubblicò a Buenos Aires El Son Sonero e nel 1951 la Elegia a
Jesús Menéndez, che è considerato il suo miglior lavoro.
Guillén viveva, nel 1948, in casa del pittore Candido Portinari, a
Rio de Janeiro, quando gli giunse la notizia dell’assassinio di
Jesús Menéndez, il grande leader degli operai degli zuccherifici
cubani.
Nello stesso giorno scrisse i primi versi ma non considerò terminata
l’Elegia sino a tre anni dopo. Con il colpo di stato di Batista a
Cuba, nel 1952, cominciò per lui un lungo esilio.
Nel
1958 pubblicò a Buenos Aires “Paloma de vuelo popular”.
Il
trionfo della Rivoluzione cubana lo sorprese là.
“Nicolas Guillén aveva un forte senso dell’umorismo: era irriverente
e burlone. Per lui non esistevano categorie venerabili al di sopra
delle debolezze umane. Non esistevano altari sublimi intoccabili,
lontani dalla fragilità terrena...” disse Otero nella sua
valutazione del poeta.
Era
un uomo vincolato alle radici della sua Patria e alle gesta della
Rivoluzione, anche se fu sempre un cittadino del mondo. Sapeva
adattarsi alle tradizioni a patto che fossero genuine e non
elaborazioni posticce.
Nicolas Guillén è stato chiamato il Poeta Nazionale di Cuba e lo è,
perchè la sua opera è una parte essenziale di una tradizione che
sorge con José María Heredia e culmina in Josè Martí... “Quella di
quei poeti che sentono la Patria come una necessità dell’anima”
secondo Cintio Vitier, che ha affermato che l’essenza dei cubani
non si trova solo nella dolcezza del clima e delle spiagge o
nel’opulenza dei boschi: esiste una sensibilità comune davanti al
mondo, che si è elaborata nella storia e con lo sforzo creatore
delle generazioni.
Guillén presentò varie sfumature simultaneamente: fu un poeta afro
cubano, un poeta dei Caraibi e un poeta sociale. Cuba fu la sua
ragione d’essere e il motivo massimo della sue espressione che fu
sempre inserita nell’ambito dei Caraibi, nel semicerchio delle isole
che si dividono le radici africane.
Como
poeta sociale denunció le miserie e le plaghe che devastarono la sua
Isola ed esaltò lo zenit di realizzazioni che si svilupparono con la
Rivoluzione di gennaio.
Negli anni della sua formazione la tensione tra la realtà e le
utopie scatenò in lui un attivo impulso rivoluzionario e rafforzò la
sinistra radicale.
Nicolas Guillén seppe rispondere ai reclami della sua epoca e fu una
guida spirituale, identificandosi con le necessità degli sfruttati.
Con
la sua morte, il 17 lulgio del 1989, scomparve l’ultimo dei grandi,
dei fondatori, di quelli che aiutarono a capire meglio ai
latino-americani l’importanza di essere cittadino di Nuestra
America.
Nicolás Cristóbal Guillén Batista nacque il 10 luglio del 1902, a
Camagüey, capoluogo della provincia della regione con lo stesso
nome, figlio del giornalista Nicolás Guillén Urra e di Argelia
Batista Arrieta.
Suo
padre fu ucciso dai soldati che stavano reprimendo una rivolta
politica nel 1917 e quella morte significò la rovina economica della
famiglia. La madre era una donna di carattere e con molto coraggio,
che si incaricò dell’educazione dei suoi figli e della direzione
della casa.
Prima di dedicarsi al giornalismo e farsi conoscere come scrittore,
aveva lavorato come tipografo.
Durante la sua giovinezza partecioò attivamente alla vita culturale
e politica di Cuba e questo gli costò l’esilio in varie occasioni.
Entrò nel Partito Comunista nel 1937 e dopo il Trionfo della
Rivoluzione Cubana, nel 1959, svolse incarichi e missioni
diplomatiche di rilievo. Fu presidente dell’Unione degli Scrittori e
degli Artisti di Cuba, UNEAC, per molti anni.
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