STORIA
Il “Encanto” di Fe del Valle
di
Gustavo Becerra Estorino
– speciale per SiporCuba
Ogni aprile riporta ai cubani la celebrazione di un nuovo
anniversario della proclamazione del carattere socialista della
Rivoluzione e della vittoria contro l’invasione mercenaria di Playa
Giron.
In
molti luoghi di Cuba, ogni aprile porta giorni tristi di ricordo
delle persone care che la mano criminale uccise. Il terrorismo
promosso dagli Stati Uniti cominciò sin dal principio della
Rivoluzione ed è costato più di duemila vite di cubani. Nell’aprile
del 1961, come preludio a quell’invasione che fu respinta in meno di
72 ore dalle forze rivoluzionarie, si rafforzarono le azioni di
terrorismo tra le quali il criminale sabotaggio del Grande Magazzino
El Encanto, che si trovava nel centralissimo slargo tra calle
Galeano e calle San Rafael, in Centro Habana. Sino al 1959
era un grande magazzino elegante, dove comprava solo la ricca
borghesia, ma dopo il trionfo della Rivoluzione passò nelle mani del
popolo e all’entrata, sulla facciata, a fianco dell’insegna
lluminosa che lo distingueva, si leggeva la parola “Nazionalizzato”.
Il
13 aprile trascorse apparentemente normale sino alle ultime ore del
pomeriggio, quando dai piani alti cominciarono ad uscire le fiamme.
All’interno i dipendenti teminavano la giornata di lavoro e alcuni
si disponevano per la guardia notturna come miliziani. Di fronte
all’avanzare veloce del fuoco, furono obbligati ad abbandonare
l’edificio, mentre Fe del Valle restò all’interno, bloccata
dall’incendio.
Chi
era quella donna coraggiosa?
Fe
era nata – già orfana di padre – il 9 agosto del 1917, a Remedios,
nella ex provincia di Las Villas, in una famiglia con scarse risorse
economiche.
Era
la minore di tre fratelii e la madre era sola a sostenere la
famiglia, per cui giovanissima, Fe cominciò a lavorare. Forse
proprio questa situazione forgìo il suo carattere.
Chi
la conobbe la ricorda onesta, dolce, disinteressata e coraggiosa.
Una donna che non tollerava le ingiustizie e amava il suo lavoro.
Diceva: “Senza lavoro non c’è vita!”
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La miliziana Fe del Valle, morta tra le fiamme del sabotaggio
nel 1961 del più grande magazzino de L’Avana |
Trasferita a L’Avana con tutta la famiglia, cominciò a lavorare a
quindici anni nel negozio Fin de Siglo.
Poi, nel 1939, passò a El Encanato dove lavorò sino al momento della
sua morte.
Si
distingueva per la sua difesa diritti dei dipendenti e per il suo
appoggio alla lotta per sindacalizzarlo e soprattutto per il suo
sostegno ai rivoluzionari, che combattevano contro la dittatura
pro-yankee di Fulgencio Batista.
Al
trionfo della Rivoluzione, nel gennaio del 1959, Fe pose tutto il
suo entusiasmo e la sua energia per appoggiarla, senza condizioni,
divenne miliziana e s’incorporò ai Comitati di Difesa della
Rivoluzione.
Molti la ricordano raccogliendo fondi per comprare le armi
necessarie perchè Cuba potesse difendersi della prossime e
pericolose aggressioni o stimolata dall’idea di ricostruire una
piccola ed umile scuola a Mayarí, in Oriente.
Questa donna semplice e piena d’entusiasmo, accarezzò l’idea della
creazione degli asili infantili, per far sì che le madri potessero
lasciare sicuri i figli nella giornata di lavoro.
Quel 13 aprile, Fe del Valle stava svolgendo la guardia di
miliziana al 5º piano di El Encanto e fu la sola lavoratrice che
restò imprigionata nell’inferno di fumo e di fuoco, dove le fiamme
distrussero il suo corpo.
Famiiari e compagni di lavoro cercarono per molte ore negli ospedali
della città, con la speranza d’incontrare Fe viva tra i feriti, ma
fu tutto inutile.
Sette giorni dopo il sabotaggio il suo corpo calcinato fu scoperto
tra le macerie.
Ma
perchè questa donna restò nell’edificio già in preda alle fiamme?
Perchè non riuscì a fuggire come gli altri miliziani?
È
stato scritto – ed è un errore- che morì cercando di riscattare il
denaro destintato alla creazione degli asili d’infanzia. Diversi
testimoni chiarirono che quei fondi non erano contanti, ma solo
delle ricevute corrispondenti alle somme versate da ogni
lavoratore...
Per
molti dei suoi compagni di lavoro, il suo fatale ritardo resterà per
sempre un mistero: forse rimase, in preda all’affanno di qualcuno
intrappolato, o forse cercando di scoprire l’autore del mostruoso
sabotaggio.
Poco tempo dopo furono detenuti gli autori del crimine.
Il
principale responsabile, Reynold González, capoccia
dell’organizzazione terrorista Movimiento Revolucionario del Pueblo
e agente della CIA, fu detenuto l’11 ottobre dello stesso anno con
altri criminali: Carlos González Vidal, Dalia Jorge Díaz y Juan
Izquierdo Díaz.
Antonio Veciana Blanch, capo militare di questo gruppo criminale
scappò negli Stati Uniti. Molti tra costoro vivono impunemente
liberi a Miami e continuano a promuovere apertamente il lteerrorismo
contro Cuba, sotto lo sguardo complice delle autorità degli Stati
Uniti.
Raccontano che dopo l’incendio di El Encanto, tra le macerie, vetri
rotti e la cenere, rimase intatta, come un simbolo della resistenza
del suo popolo, la bandiera di Cuba.
Fe
vive, con la forza del suo nome e del suo esempio, come paradigma
della donna cubana.
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