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Il cacicco di Guamá: uno dei primi ribelli di Cuba

 

 

di GUSTAVO B. ESTORINO – speciale per SiporCuba

 

 

• Alcuni cronisti spagnoli dell’epoca della conquista di queste  terre (nei secoli XV e XVI) assicurano che gli indigeni cubani accettarono tranquillamente i conquistadores spagnoli e che preferivano suicidarsi a lottare per la libertà, ma nulla è più lontano dalla verità di tutto questo.

Tra gli abitanti dell’Isola di Cuba ci furono molti sollevamenti e manifestazioni di ribellione, nonostante la mancanza di armi appropriate per affrontare gli intrusi spagnoli.

In molte occasioni ci furono scontri che  lasciarono non pochi morti tra i nativi.

Uno dei primi scontri ebbe per scenario il territorio della zona di Moa  e il calcio del territorio di  Baracoa, Guamá, che si ribellò nei primi anni del decennio del 1520 e lottò sino all’anno 1533 quando morì in forma misteriosa.

Per più di dieci anni il cacicco Guamá, assieme ai suoi numerosi aborigeni  e a sua moglie, visse informa indipendente tra le montagne del massiccio Sagua- Baracoa, quando, data la epoca, il territorio di Moa era un luogo isolato, intricato e totalmente disabitato.

Durante quella lotta i seguaci di Guamá penetrarono nella città di Baracoa incendiandola, e obbligando gli spagnoli che vi vivevano a fuggire.

Anche se ci sono molte versioni sulla sua morte, una assicura che fu provocata da un gruppo organizzato dall’autorità coloniale che lo perseguiva.

Altre versioni sostengono che morì in una lite con il fratello Guamayry, perchè Guamá aveva rapito la moglie di questi, che lo aggredì e lo uccise con un colpo in testa.

Sull’anno della sua morte tutti concordano che fu il 1533, ma non è così con il giorno, anche se studi recenti dicono che avvenne il sei di giugno di 475 anni fa.

Comunque sia e indipendentemente dal giorno e dalle circostanze della sua morte, è certo che il cacicco Guamá si iscrive tra coloro che in un’epoca molto lontana decisero di sacrificare tutto piuttosto che piegarsi.

Il comportamento di Guamá  fu una reazione logica di fronte alle caratteristiche del processo di conquista e colonizzazione, basato nei metodi più crudeli e sanguinosi, includendo la violazione delle donne e la successiva uccisione di donne, bambini, uomini giovani e anziani.

L’arrivo degli spagnoli che picchiavano, davano ordini e assassinavano, provocò un forte sentimento di ribellione tra la popolazione aborigena che cominciò a vedere molto ridotto il suo numero.

Hatuey guidò la prima ribellione contro i tentativi di colonizzazione spagnola: questo cacicco proveniva dall’isola  La Española, e fu catturato e condannato a morte sul rogo come minaccia per tutti coloro che tentavano di comportarsi come lui.

Ci furono altri tentativi di ribellione isolati e molti indigeni fuggirono nelle isolette adiacenti al territorio cubano per vivere come cimarrones, i ribelli nomadi.

Fu solo con l’apparizione di Guamá che la lotta contro i colonizzatori si organizzò nuovamente. Inizialmente Guamá non attaccava gli spagnoli e viveva sulle colline di Maisí, accompagnato da un gruppo d’aborigeni, ma il loro villaggio fu assalito dagli spagnoli che rapirono molti abitanti, soprattutto bambini.

Da quel momento il cacicco cubano lottò per più di dieci anni assieme a un gruppo d’indigeni e sua moglie Casiguaya, nella zona di Baracoa.

Per la su resistenza usava soprattutto la variante fondamentale della sorpresa, con attacchi e ritirate molto rapide, senza dar possibilità ai colonizzatori di rispondere.

Solo così gli fu possibile, con archi, frecce e asce di pietra  affrontare un avversario che disponeva di lance, spade e archibugi.

A intervalli assaltava e s’impadroniva delle proprietà dei colonizzatori, bruciava i loro magazzini e le loro case, per poi ritirarsi nuovamente tra le montagne di Baracoa che gli fornivano  luoghi inaccessibili ai conquistatori.

Nel 1530 le autorità coloniali riconobbero che la situazione dell’Isola non era sicura per via della quantità di indios ribelli. Di fatto, nel  1532, quando Manuel de Rojas occupava il governo generale, dedicò speciale attenzione a Guamá e organizzò un gruppo di spagnoli, indios e negri per catturarlo.

L’attitudine del cacicco ribelle testimonia che gli aborigeni cubani, anche senza avere un livello di sviluppo raggiunto da altre culture aborigene nel continente americano, come Maya, Incas o Aztecas, ugualmente non accettarono le imposizioni degli spagnoli.

Con la loro ribellione crearono un’attitudine di lotta che avrebbe caratterizzato la popolazione di Cuba in tutta la sua storia.

Considerato uno dei primi ribelli, il cacicco Guamá fu protagonista, nel XVI secolo, di uno dei più importanti movimenti d’opposizione al processo della conquista e della colonizzazione di Cuba.

La vita di questo indio, che conosceva le montagne di Baracoa come la palma della sua mano, non è stata sufficientemente studiata perchè, come afferma Juan Jiménez Pastrana nel suo libro “Guamá”, fu un cacicco le cui imprese non furono  divulgate dal Padre de las Casas nelle su famose cronache, le cui azioni furono ignorate o poco conosciute.

È sicuramente documentato però che provocò molti problemi ai governatori dell’Isola in quel decennio di sfruttamento e sterminio.

Si sa anche che Guamá giunse sino alla zona di Camagüey — al centro dell’ Isola— e tentò d’unirsi ad altri cacicchi e negri africani ex schiavi, sollevati per ribellarsi contro gli spagnoli.