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Simón Bolívar di Nuestra America

 

In omaggio a El Libertador, in occasione del 227º anniversario della sua nascita e della commemorazione del Bicentenario dell’Indipendenza, Granma Int. in Italiano riproduce questo articolo, scritto dal noto storiografo Eusebio Leal Spengler, 26 anni fa.

 

Si dice Bolívar e diciamo El Libertador! Fu il titolo che amò di più nella sua vita l’uomo geniale; ed è quello che lo distingue molto al di là della morte, quello di colui che fondò cinque nazioni, conobbe l’opulenza e quasi la mendicità; lo Statista  e il Legislatore che redasse costituzioni, che valutò l’importanza dell’insegnamento universale e dell’educazione degli indios e lottò  per l’emancipazione degli schiavi africani.

Il suo epistolario ed i documenti politici ci hanno reso depositari di un arsenale d’idee, nello stesso tempo in cui rivelano nell’autore un uomo semplice e complesso: squillante quando decide e ordina; commosso e tenero di fronte alla donna e al bambino; magnifico nella sventura, sicuro di sè e fermo nelle sue convinzioni.

Quando venne al mondo Simón Bolívar y Palacios, il 24 luglio del 1783, era già stato sparso a Cuzco il sangue di Tupac Amaru II. La sua ribellione e le forze che scatenò l’inca, furono un lampo nella notte.

Un venezuelano, giustamente chiamato il Precursore, Francisco de Miranda, fece conoscere il suo nome, che giunse alla Rivoluzione Francese e a quella nordamericana come prologo dei suoi progetti emancipatori, che furono fondamenta del cammino che solo Bolívar potè poi percorrere.

Figlio di una classe prepotente ed intoccabile,che si distingueva per il privilegio di portare il mantello sulle proprie spalle, Bolívar era creditore inoltre di un ascendente che in America fu presente sin dal XVI secolo; il suo stesso nome appare nell’iscrizione funeraria del suo più lontano antenato, sepolto nella prima cattedrale di Santo Domingo.

Ma la sua classe colta e letterata,messa in disparte per le esigenze d’una metropoli insaziabile, approfittò dei primi síntomi di debolezza e del vuoto di potere prodotto dall’invasione napoleonica in Spagna per sognare con un regime de libertà assoluta per sè che, ovviamente,non includeva quella dei servi africani nè le giuste rivendicazioni bramate dai lavoratori delle terre dei piani, dai meticci, dagli indios e dagli altri venezuelani umili.

Così si costituì la Suprema Giunta Governativa che divenne  indipendente, il 19 aprile del 1810.

Investito di rappresentatività diplomatica, assieme ad Andrés Bello, Bolívar viaggia a Londra nello stesso anno come portatore della domanda di riconoscimento del movimento politico venezuelano. Ma fu ben chiaro che ponendosi al di là delle istruzioni ricevute, espresse chiaramente il suo criterio, che l’indipendenza assoluta era la più alta aspirazione degli insorti. La reazione realista capeggiata dal Generale Monteverde guadagnava terreno in modo accelerato; la capitolazione con cui si conclusero quei fatti fu solamente l’anticipo di crudeli persecuzioni e la restituzione di tutte le leggi e le ingiustizie contro le quali si era lottato.  Chissà l’immagine di Miranda, consegnato agli spagnoli a La Guaira, carico di catene, risulti da sola la più drammatica spiegazione delle contraddizioni, le rivalità e l’assenza d’unità tra patrioti immaturi, che significò per la Rivoluzione venezuelana.

Alla proclamazione e caduta della Prima Repubblica, (quella dei mantovani)successe un lungo processo nel quale Bolívar vivrà le sue prime e controverse esperienze politiche.

Si apre per lui la rotta dell’esilio, prima a Curazao e poi a Cartagena de Indias, quella città inespugnabile, fortificata dagli stessi che avevano cominciato la loro opera a L’Avana, alla fine del XVIsecolo.

Da lì tornava Bolívar per iniziare la sua "Campagna Ammirabile". Una marcia che condividerà un giorno dopo l’altro, un passo dopo l’altro, sino ad entrare in Caracas il 7 agosto del 1813 ed essere proclamato Libertador.

A differenza della Prima Repubblica, la Seconda nacque dalla lotta armata e con una maggiore e più amplia base sociale. Inoltre si era verificato un precedente importante nella futura traiettoria dei fatti: numerosi contingenti della Nueva Granada lo avevano accompagnato e molti dei suoi fedeli seguaci si fermarono nel cammino.

A partire dal suo ritorno nel nostro continente, Bolívar formerà, dai suoi rovesci, dalle delusioni, ed anche dalle sue prime vittorie, le idee che saranno la pietra angolare del suo pensiero politico: la necessità dell’unità rivoluzionaria continentale.

Non potè evitare, El Libertador,che rivivessero i problemi d’una volta; destituito e prigioniero, riuscì a fuggire nelle Antille nel 1814.

Bolívar è a Kingston. Il 6 settembre del 1815 è la data dello storico documento che oggi conosciamo con il nome di “Carta della Giamaica”, nella quale El Libertador annuncia la nascita della Colombia come uno Stato nel quale si uniranno i vasti territori dove il dispotismo coloniale è stato sconfitto. Analizza politicamente e socialmente la situazione generale delle Americhe e propone un programma d’azione. Non apprezza la monarchia come forma di governo e non esclude la possibilità che cubani e portoricani si uniscano al movimiento liberatore.

Bolívar analizza le possibilità della lotta in senso globale.

La permanenza di El Libertador in Haiti,l’amicizia del Presidente Petión e l’appoggio che questi gli prestò a nome della Repubblica negra, proscritta e isolata, è uno dei più nobili precedenti dell’internazionalismo e del disinteresse.

Quando sbarcò a Barcelona (in Venezuela) nel 1817, ricordò molto bene il giorno in cui sul Monte Sacro, in Roma, solo con il suo maestro Simón Rodríguez, contemplando i templi e i fori della gloriosa antichità, divenuti un bosco di rovine, giurò di dedicare la sua vita alla libertà dell’America. Di nuovo sul campo di battaglia, circondato da coloro che avevano mantenuto la fiamma della ribellione, insieme a Páez, ai lavoratori del piano, condividendo la vita dura del soldato, si dedica all’organizzazione dello Stato, appena lo circostanze glielo permettono.

Il 7 agosto del 1819 la vittoria di Boyacá annuncia la nascita della Colombia, proclamata nel Congresso di Angostura il 17 dicembre dello stesso anno.

Il 24 giugno del 1821, la battaglia di Carabobo precipita la liberazione del Venezuela, ad eccezione di Puerto Cabello, e cinque giorni dopo, Bolívar entra  trionfante nella città di Caracas. All’epopea della Guerra d’Indipendenza in questo continente, Bolívar impresse un sigillo indelebile: le marce e le contromarce, le immense distanze percorse sotto il sole bruciante, con l’umidità insopportabile o il freddo di altezze inimmaginabili.

Il Congresso di Cúcuta lo elegge Presidente della Repubblica e quando convoca, il 7 dicembre del 1824,la grande riunione dei paesi indipendenti di Nuestra America nell’istmo de Panama, mancano solo 48 ore a quando Antonio José de Sucre conquista,nella pampa di Quinua, la vittoria di Ayacucho, grazie alla quale smise d’esistere definitivamente il Viceregno coloniale e nacque la Repubblica del Perù.

A questa altezza della sua carriera politica e militare, il Libertador dovette affrontare il difficile compito di salvare l’opera della Rivoluzione da due mortali agguati. Quello che sorgeva da dentro, con la sopravvivenza del regionalismo, per la visione limitata di queli che potevano concepire solo patrie piccole e, ovviamente, l’eredità di secoli di dominio che si traduceva in mancanza di cultura, incomunicazione, fanatismo religioso e povertà, che se oggi ci stupiscono in Nuestra America, c’impressiona immaginarle allora.

Poi El Libertador affrontò gli interessi ed i disaccordi delle potenze europee sui cambiamenti dell’equilibrio delle forze nell’America meridionale, includendo i Caraibi. L’ostinata politica della Spagna le fa inviare una forte spedizione guidata da Morillo, cercando di riconquistare quello che era definitivamente perduto. In generale la strategia della Santa Alianza vedeva con orrore Repubbliche ed independenze. Il duello era sordo tra la Gran Bretagna e la Repubblica nordamericana, la cui posizione ambigua nella forma e nel fondo, si alleava con il colonialismo spagnolo. Di fatto,gli Stati Uniti bloccarono il Congresso Anfictionico di Panama, influendo per sviare l’attenzione delle Delegazioni dalla possibilità d’analizzare il destino di Cuba e di Puerto Rico.

Nella corrispondenza riservata degli agenti diplomatici nordamericani e del Governo, si evidenzia una rete di macchinazioni, il cui ultimo obiettivo non era altro che la decapitazione della Gran Colombia e, ovviamente, la liquidazione di El Libertador e di tutta l’influenza bolivariana.

Dal 22 di luglio del 1826, quando si costituisce il Congresso a Panama, e sino al 1830, Bolívar lottò con tutte le sue forze già sensibilmente diminuite, per realizzare la sopravvivenza del sistema politico che aveva creato contro le più avverse circostanze.

In quanto al Nordamerica, nessuna parola definisce melgio il suo criterio, di quelle indirizzate a Patricio Campbell: "Gi Stati Uniti sembrano destinati dalla provvidenza a plagare l’America di miseria, in nome della libertà".