STORIA
Lucky Luciano all’Avana
Salvatore Lucania,
meglio conosciuto come Lucky Luciano, viene riconosciuto, agli inizi
del 1947, da un cronista dell’Havana Post, all’uscita del Cabaret
San Souci dell’Avana in compagnia di una bella ragazza.
Il capo di tutti i capi
arriva, in sordina, a Cuba il 29 settembre 1946 dalla Sicilia,
facendo scalo in Brasile e atterrando all'aeroporto internazionale
di Camagüey, dove, insieme a Meyer Lansky, è ospite a cena a casa
dell’allora ministro dell’Agricoltura, German Alvarez Fuentes.
Il celebre capo di Cosa Nostra, fin dagli anni ’30 si era dedicato a
Cuba: prostituzione, casinò e traffico di droga erano gli affari
illeciti gestiti dalla mafia. Un giro d’affari di centinaia di
milioni di dollari.
Al proposito, Humberto
Vazquez Garcia, nel suo libro “El Gobierno della Kubanidad” scrive:
“Attraverso Meyer Lansky, suo secondo e rappresentante a Cuba,
Luciano era stato autorizzato da Batista, nel 1933, ad organizzare
il gioco d’azzardo nella capitale cubana. Da quest’accordo nacque il
gran casinò dell’Hotel Nacional con altre case da gioco. Sempre da
lì provenivano i 3 milioni di dollari che, come affermato dallo
stesso Luciano nelle sue memorie, Batista intascava ogni anno, come
retribuzione della mafia per il permesso concesso”.
Dopo la Seconda Guerra
Mondiale, il governo degli Stati Uniti, in segno di riconoscimento
per l’aiuto ricevuto dalla mafia in occasione dello sbarco alleato
in Sicilia, aveva liberato Luciano spedendolo nella sua terra
natale.
Il capo di Cosa Nostra,
però, attratto dal fascino della città e dall’odore dei soldi pensa
di trasferirsi a Cuba. Scrive ancora Vazquez “La Habana sembrava il
luogo ideale per ricominciare le attività ed aspettare il momento
buono per ritornare negli Stati Uniti e riassumere il comando”.
All’Avana Lucky Luciano alloggiava nell’Hotel Nacional, stanza 724
con vista sul Malecon. Racconta ancora Vazquez: “Da una lussuosa
abitazione del Hotel Nacional e con l’aiuto di cinque altri mafiosi,
Luciano ricominciò le sue attività in un mondo che conosceva alla
perfezione: gioco d’azzardo, tratta delle bianche e traffico di
droga”.
LA FESTA AL NACIONAL
Lucky Luciano durante la
sua permanenza a Cuba “presiedette un vertice di boss mafiosi – tra
i quali figuravano Albert Anastasia, Frank Costello, Joe Adonis e
Meyer Lansky – svoltosi presso l’Hotel Nacional tra il 22 ed il 26
dicembre 1946, con la copertura di un omaggio al cantante ed attore
Frank Sinatra”, racconta Humberto Vazquez Garcia. Per la festa del
Natale 1946 l’Hotel Nacional venne praticamente chiuso al pubblico,
lo occupavano 500 invitati in rappresentanza delle famiglie più
potenti degli Stati Uniti. Inoltre erano presenti Vito Genevose,
Giuseppe “Joe” Bonanno, Tom Lucchese, Willie Moretti, Tony Accardi,
i fratelli Fischetti (parenti di Al Capone) e Santo Trafficante,
potentissimo capo mafia della Florida.
Dopo il “conclave” il
capo si trasferì in una lussuosa villa del residenziale quartiere di
Miramar.
Il governo USA; venuto a
conoscenza della permanenza cubana di Luciano e intimorito dai
futuri piani del capo mafia, cominciò a fare pressioni affinché
venisse deportato nuovamente in Italia.
Il governo e lo stesso
presidente della Repubblica, Ramon Grau San Martin, fecero orecchie
da mercanti, definendo la richiesta degli USA come un’ingerenza
negli affari interni dell’Isola.
C’è chi dice che Luciano
avesse amici anche tra le file del nuovo governo: in particolare
Francisco Prio Socarras, fratello del primo ministro, e il titolare
del dicastero dell’Agricoltura, German Alvarez Fuentes.
LUCKY LUCIANO A L’AVANA
Comincia così una
disputa tra i due governi per la presenza di Lucky Luciano
all’Avana. Le pressioni degli USA si fanno sempre più forti, fino a
proibire l’invio a Cuba di prodotti medicinali. Il governo di Grau,
vistosi alle strette, non può far altra cosa che capitolare e cedere
alla richiesta.
Il 23 febbraio 1947
Luciano è “arrestato” al ristorante “El Carmelo” del Vedado e
condotto alla Base di Tiscornia in qualità di straniero
indesiderato. Non gli vengono contestate accuse.
Il giorno seguente il
presidente Grau – preoccupato dalle conseguenze del blocco - firma
immediatamente il decreto d’espulsione. Un ricorso presentato
dall’avvocato del boss fa, però, slittare l’esecuzione del
provvedimento quasi di un mese.
Il 19 marzo 1947,
Luciano s’imbarca a bordo del vapore turco Bakir, diretto in Italia.
La sera prima, s’era riunito, per l’ultima volta, con alcuni dei
fedelissimi: lfredo Pequeño, José R. Andréu, Tony Varona, Amadeo
Barletta, Amleto Battisti, José Manuel Casanova, Julio Lobo, Benito
Herrera, Eufemio Fernández, Rolando Masferrer.
Francisco Prio Soccaras,
senatore e fratello del primo ministro, nonostante le ferme smentite
su qualsivoglia rapporto, non resiste alla tentazione e corre al
porto per salutarlo.
Finisce così, in sordina
come era cominciato, il sogno di riconquistare l’America: il “capo
dei capi” non la rivide mai più.
|