STORIA
Il plotone Mariana Grajales: donne combattenti
• 50 anni fa
il Comandante Fidel Castro creò nella Sierra questo singolare
plotone che fu un esempio di coraggio e d’eroismo
Gustavo B.
Estorino – speciale per SiporCuba
Il 4 settembre
del 1958, poco più di 50 anni fa, nella Sierra Maestra, il
Comandante Fidel Castro prese una delle decisioni storiche che
definirono da i primi momenti l’essenza della Rivoluzione Cubana:
la creazione del Plotone Las Marianas, integrato da donne
dell’Esercito Ribelle.
Dopo molte ore
di dibattito tra la truppe guerrigliere per analizzare la certezza
di questo passo, Fidel rispose al reclamo delle donne che
reclamavano il loro diritto d’impugnare le armi e partecipare alla
lotta frontale contro la tirannia imperialista di Fulgencio Batista.
Le ragazze si
erano unite alla guerriglia ribelle, piene di fervore patriottico e
disimpegnavano importanti ruoli, ma tipicamente e tradizionalmente
femminili: cucinare, lavare i panni, curare i malati... ma questo
non era sufficiente e si sollevarono di fronte ai pregiudizi
maschilisti dell’epoca.
Isabel e Lilia
Rielo, Olga Guevara, Angelina Antolín, Ada Bella Acosta, Rita
García, Normita Ferrer, Flor Pérez, Eva Palma, Orosia Soto, Juana
Peña, Edemis Tamayo e Teté Puebla, formarono quel gruppo de 13 emule
di Mariana Grajales, la leggendaria madre dei fratelli Maceo
—titani nella Guerra d‘Indipendenza contro la Spagna nel XIX secolo
—, che il giorno in cui le portarono il figlio Antonio ferito a
morte, tra il pianto delle donne che guardavano il moribondo, non
pianse, ma chiamò il figlio minore Marcos, ancora ragazzo, e gli
disse: “Preparati perche è ora che tu vada all’accampamento”.
Con questo
atteggiamento come eredità, le cubane erano decise ad offrire le
loro vite per la definitiva indipendenza di Cuba.
Testimoni del
fatto storico nella Sierra Maestra hanno detto che il dibattito
sull’integrazione del plotone femminile si prolungò sette ore,
perchè gli uomini si opponevano a dare loro le armi, dato che
nemmeno tutti loro ne avevano una.
Fidel concluse
il suo ragionamento sostenendo che le armi per le donne erano una
decisione giusta: “Perchè sono soldati migliori di voi e sono più
disciplinate”.
Il 4 settembre
era una data commemorativa per la dittatura, le cui truppe
festeggiavano un colpo di stato perpetrato anni prima da Batista e
fu l’occasione propizia per l’impatto col fuoco di Las Marianas,
un’occasione che non era simbolica, ma accentuava l’arrivo di tempi
con cambi irreversibili.
Fu lo stesso
Fidel che insegnò loro a sparare e dispose che facessero la guardia
del Quartiere Generale.
Celia Sanchez
le stimolava molto e le aiutava in ogni necessità.
Il battesimo
del fuoco avvenne nel combattimento a La Presa, in provincia di
Holguín, dove Las Marianas lottarono con coraggio e dimostrarono che
erano capaci di lottare frontalmente, esattamente come gli uomini.
Le impressioni
dell’allora capitano Eddy Suñol, capo del Fronte in Holguín e
principale oppositore della creazione del plotone femminile, furono
notevoli quando comunicò a Fidel che: “Devo dire che dopo la mia
opposizione all’integrazione di truppe femminili, oggi sono
completamente soddisfatto di loro e la felicito perchè, come sempre,
lei non si è sbagliato. Vorrei avesse visto come attuavano, Teté
prima di tutto e le altre compagne che, al comando d’avanzare,
mentre alcuni uomini restavano indietro, facevano da avanguardia con
un coraggio e una serenità che meritano il riconoscimento e il
rispetto di tutti i ribelli e di tutto il mondo”.
La stessa
Teté, oggi generalessa delle Forze Armate Rivoluzionarie, narrava in
un’intervista al collega Luis Báez: “Giunse il momento di decidere
chi doveva comandare il plotone. Io ero una delle più giovani tra
Las Marianas e la prima che si era incorporata alla lotta sulla
Sierra Maestra. La meta era colpire una moneta a 50 metri. Io miravo
bene, ma quel giorno
Isabel Rielo
(che è già deceduta) l’ebbe migliore e io fui nominata seconda nel
comando”.
La prima donna che andò sulla Sierra Maestra fu Celia Sánchez
Manduley, di Manzanillo con una straordinaria vocazione
rivoluzionaria, martiana e patriottica.
“Celia fu la nostra madrina, un appoggio molto forte, senza Celia
non ci sarebbe mai stato il Plotone. Lei scelse anche le uniformi
per noi, differenti da quelle degli uomini e senza bottoni, perchè
questo sì, eravamo davvero femminili, anche s formavamo un plotone
di combattimento” disse Teté.
Particolarmente audace fu l’impegno delle combattenti nella
battaglia di Guisa, quando respinsero per dieci giorni, sotto il
bombardamento degli aerei, gli attacchi dell’ artiglieria.
Il plotone
Mariana Grajales ha scritto numerose pagine d’eroismo e le sue
integranti sono divenute leggenda e ispirazione per migliaia di
donne che nel trascorso degli anni hanno integrato le Forze Armate
Rivoluzionarie e il Ministero degli Interni, in Cuba e in missioni
internazionaliste, con le armi in mano, disposte a difendere
l’indipendenza e la piena giustizia.
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