STORIA
La battaglia di Santa Clara
di
GIOIA MINUTI
La Battaglia di Santa Clara si svolse tra le 5.00
del mattino del 29 dicembre ed il mezzogiorno del 1º gennaio 1959 e
fu l’ultima grande azione militare dopo anni di lotta, con la
vittoria assoluta dei ribelli.
Segnò la decisiva sconfitta del governo tirannico di
Fulgencio Batista e il trionfo del Movimento 26 di Luglio.
Dopo i successi nelle battaglie di La Plata e Las
Mercedes – vedi il libro di Fidel Castro, “La Vittoria strategica”,
Fidel Castro decise di combattere non più sulla montagna, ma nelle
pianure e all'interno delle grandi città.
Fidel divise il suo esercito in due colonne: una
guidata da lui, da suo fratello Raul e da juen Almeida sarebbe
andata verso le provincie orientali e l'altra, comandata da Camilo
Cienfuegos, Che Guevara e Jaime Vega doveva liberare Yaguajay, Santa
Clara e L'Avana.
Jaime Vega fu vittima di un'imboscata e morì con
tutto il suo plotone; Fidel dovette quindi fare un'ulteriore
divisione: Camilo Cienfuegos si doveva occupare di Yaguajay e il
Che di Santa Clara, e successivamente a L’Avana.
Con 320 uomini, il Che sbarcò il 28 dicembre nel
porto di Caibarién e raggiunse la città di Camajuani, che si trova a
mezza strada tra Caibarién e Santa Clara: la popolazione locale,
formata soprattutto di contadini, li accolse con entusiasmo e
l'arrivo di circa 1000 volontari convinse i combattenti ribelli che
la vittoria decisiva era imminente.
Le truppe governative, numericamente superiori,
raggiunsero Santa Clara e si sistemarono nei pressi dell'università,
alla periferia della città.
Che Guevara, che aveva un braccio al collo per via di
una caduta, divise le sue forze in due gruppi: la truppa sistemata a
sud fu la prima a rispondere al fuoco sferrato dagli uomini del
colonnello Joaquín Casillas Lumpuy, che non seppero far valere la
loro supremazia numerica.
Batista inviò così un treno blindato, carico di armi
e munizioni, per rinforzare le sue divisioni, che doveva
necessariamente passare in un tratto sulla collina.
Che Guevara diede ordine al Plotone Suicida, guidato
da Roberto
Rodríguez Fernández detto il Vaquerito, di 17 anni,
di raggiungere le colline e fermare il treno: il Vaquerito spazzò
via le linee nemiche con un'audace azione e l’utilizzo di bombe a
mano. Il convoglio fu costretto a cambiare direzione, e seguì i
binari verso il centro della città dove l'altra colonna dei ribelli,
al comando di Rolando Cubela , proseguiva l'azione perseguitando
l'esercito governativo che armato con aerei e carri armati, fu
sopraffatto anche grazie alla popolazione locale, che aiutava i
rivoluzionari gettando bombe Molotov contro i batistiani.
Che Guevara comprese che la conquista del treno,
carico di armi e munizioni, era prioritaria e utilizzando i trattori
agricoli che si trovavano nella Facoltà di Agraria, sollevò le
rotaie, costringendo il treno a fermarsi. Tutto il suo contenuto
venne sequestrato ed i 350 ufficiali che si trovavano dentro furono
arrestati, mentre i soldati semplici passarono dalla parte dei
ribelli, stanchi di combattere contro il loro popolo.
Molti batistiani si arresero, ma altri continuarono a
combattere, usando il treno deragliato come una trincea. Che Guevara
diede l'ordine di gettare delle bombe Molotov dentro il treno,
attraverso i finestrini da dove sbucavano i fucili dei governativi,
in modo da far diventare il treno "un vero forno per
i soldati", come disse, e la tattica fu sicuramente ingegnosa e
vittoriosa.
La cattura del treno fu un evento simbolico che
rappresentava la sconfitta definitiva e la perdita del potere di
Fulgencio Batista.
Il giorno dopo la battaglia di Santa Clara i giornali
di destra riportarono la notizia della "vittoria di Batista", ma
era una chiara menzogna a cui nessuno credeva, dato che i comunisti
lasciarono un presidio a Santa Clara e proseguirono la loro marcia
pacifica e trionfale verso L'Avana.
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