Il
Presidente Fidel Castro ha sfidato lunedì sera il presidente Bush,
la CIA, i 33 servizi segreti degli Stati Uniti, le migliaia di
banche del mondo ed i servi che scrivono sulla rivista Forbes (che
gli attribuiscono una fortuna di 900 milioni di pesos) a provare
che possiede anche un solo dollaro all’estero.
Fidel
ha detto che, in cambio di una sola prova, offrirebbe loro tutto
quello che hanno preteso e non hanno potuto ottenere in quasi
mezzo secolo, tentando di distruggere la Rivoluzione e di
assassinarlo mediante centinaia di piani di attentati. Gli regalo
tutto quello che hanno preteso, ha affermato. La facciano finita
con le chiacchiere: verifichino se dispongo di un conto anche di
un solo dollaro, ha sottolineato.
Se
provano che posseggo un solo dollaro rinuncio al mio incarico e
alle funzioni che sto svolgendo; non avranno più bisogno di piani
nè di transizioni, se provano che posseggo anche un solo dollaro,
ha detto enfaticamente il leader della Rivoluzione cubana.
Si sono
messi nei pasticci con queste menzogne, ha continuato. Dobbiamo
rompere questo nodo gordiano e lo romperemo senza il minimo
dubbio, ha puntualizzato riferendosi alla pubblicazione
statunitense, che gli attribuisce gli utili delle imprese
pubbliche dell’Isola.
Perchè
dovrei volere adesso il denaro, se sto per compiere 80 anni e non
l’ho voluto prima?, ha chiesto, enfatizzando subito dopo che in
tutta la sua vita si è basato sui principi e che non li ha mai
abbandonati.
Ha
detto di aver calcolato che per trasportare questo denaro
sarebbero state necessarie circa 1.000 valigie. Chi le ha portate?
In quale aereo? Chi le ha caricate e con quale scorta? Com’è
possibile che io abbia sottratto denaro per così tanti anni? Sono
stupidi, al di là degli argomenti morali che si potrebbero
addurre.
È
semplicemente un insulto, ha aggiunto. Fidel ha denunciato che lo
vogliono dipingere come uno dei ladroni che loro hanno foraggiato.
Dov’è il denaro di Mobutu? E quello dei Somoza? Ha affermato che
negli Stati Uniti ci sono centinaia di migliaia di milioni in
denaro rubato attraverso le banche nordamericane. Sono lì:
cerchino le liste, per pubblicarle, ha indicato.
Il
leader della Rivoluzione ha detto che la cosa più orribile non è
"dipingere" uno come ladro, ma farlo passare come traditore dei
morti, i morti del Moncada, del Granma, della Sierra Maestra,
dell’Escambray, di Girón, delle missioni internazionaliste o
mentre difendevano il paese dagli atti di terrorismo. Sarebbe come
tradire generazioni intere che hanno lottato, ha sottolineato.
Ha
aggiunto che quel che devono pubblicare i "banditi" di Forbes è il
suo record olimpico, consistente nell’essere la persona contro la
quale il più poderoso impero della Terra ha preparato più
attentati in tutta la sua storia.
Fidel,
facendo riferimento alle migliaia di pazienti che hanno recuperato
la vista grazie all’Operazione Miracolo, si è chiesto cosa
penseranno queste persone quando leggeranno i giornali con
articoli sulle sue ricchezze. "È una campagna per farmi passare
come un ladro", ha detto, aggiungendo che questo persegue un
obiettivo: annullare Cuba, dipingere Castro come un ladro affinchè
nessuno riconosca quel che l’Isola fa a favore del resto del
mondo, con i suoi 25.000 professionisti della salute che lavorano
gratuitamente in un gran numero di paesi.
E
questo perchè possediamo capitale umano e certamente possiamo
contare su 100.000 milioni di dollari in capitale umano, ha
puntualizzato.
Ha
letto quanto pubblicato in diversi organi di stampa, che hanno
dato spazio all’infamia di Forbes, commentando al rispetto che,
mentre pubblicano menzogne deliberate, non dicono niente dei quasi
20.000 studenti latinoamericani di medicina che si stanno
preparando a Cuba o del fatto che nell’Isola si formeranno nei
prossimi anni quasi 100.000 medici.
FORBES:
UN LIBELLO AL SERVIZIO DELL’IMPERO
Le
infamie e le menzogne diffuse dalla rivista Forbes, un libello al
servizio dell’impero, sul Presidente Fidel Castro, sono andate in
frantumi schiantandosi contro le inconfutabili verità esposte
lunedì sera al nostro popolo ed al mondo da un gruppo di illustri
personalità che hanno accompagnato Fidel durante la sua
Comparizione Speciale, trasmessa per radio e televisione da
L’Avana.
Sono
risultati evidenti la sintonia della pubblicazione e del suo
direttore con l’ossessione anticubana del presidente George W.
Bush e dei servizi segreti statunitensi, nonchè il servilismo del
potere mediatico nei confronti dei diktat di Washington.
Tutti i
partecipanti alla Tavola Rotonda hanno dimostrato con solidi
argomenti e ragioni che l’impero è irritato dai progressi della
Rivoluzione pulita, onesta, giusta e trasparente che stiamo
portando avanti nel nostro paese.
Fidel
ha confessato, introducendo la Comparizione, di provare ripugnanza
per le falsità pubblicate nel libello, che lo ha incluso nella
lista dei governanti che hanno ammassato maggiori fortune
personali, mettendolo in mezzo a monarchi e dittatori.
Il 17
marzo del 2005, poco più di un anno fa, aveva già alluso
all’infame pubblicazione, ma in quel momento aveva preferito
dedicare il suo intervento a spiegare un fatto di grande
importanza per il nostro popolo: la rivalutazione del peso.
Ha
ricordato che in un’altra opportunità, rispondendo alla menzognera
dichiarazione del presidente degli Stati Uniti di fronte ai suoi
soci della mafia cubano-americana di Miami, secondo la quale il
commercio con Cuba "servirebbe soltanto a riempire le tasche di
Castro e dei suoi seguaci", ha detto tra l’altro che: "Non sono
nato poverissimo. Mio padre possedeva migliaia di ettari di terra.
Quando trionfò la Rivoluzione queste terre vennero consegnate ad
operai e contadini. Ho l’onore di poter dire che non posseggo un
solo dollaro. Tutta la mia fortuna, signor Bush, entra nella tasca
della sua camicia. Se un giorno ne avessi bisogno per custodirla
in un luogo ben protetto da attacchi preventivi e a sorpresa la
pregherei di prestarmela e se questa fortuna è ingente gliela dono
anticipata come pagamento dell’affitto".
Ha
anche ricordato come nel corso dell’ultimo anno Bush e le autorità
nordamericane siano state colte in grave fallo per dare protezione
al terrorista Luis Posada Carriles e che solo dopo molte pressioni
hanno dovuto ammettere – non Bush, ma altri funzionari – che le
denunce di Cuba sull’accoglienza offerta negli USA al criminale
erano vere e inoppugnabili.
L’invettiva lanciata dalla rivista Forbes è stata nuovamente
reiterata in data recente ed il potere mediatico dipendente
dall’impero ha fatto da eco. Fidel aveva avvertito che stessero
attenti ed ha paragonato, utilizzando il gergo del
baseball, il compito di sgonfiare la menzogna con una battuta su
un lancio debole che fa sfrecciare la palla sopra il centro del
terreno.
Fidel
ha spiegato che per smascherare le calunnie ha pensato: "Vado di
fronte al popolo per difendermi da questa porcheria?" Ha comunque
considerato la convenzienza di dare la parola a varie personalità
che potessero illustrare diversi aspetti della questione:
Francisco Soberón, ministro presidente della Banca Centrale di
Cuba, che ha definito come uno degli uomini più onesti da lui
conosciuti; Abel Prieto, ministro della Cultura, che è stato in
permanente contatto con i movimenti sociali e intellettuali che
resistono all’impero; gli scienziati Concepción Campa, principale
creatrice del vaccino contro la meningite di tipo B e Agustín Lage
che, alla testa del Centro di Immunologia Molecolare ha sviluppato
promettenti farmaci contro il cancro, nonchè lo storiografo
Eusebio Leal, promotore della grande opera di riscatto dell’Avana
Vecchia e autorità mondiale per quanto riguarda il restauro delle
città storiche.
COMPLOTTO DELL’ESTREMA DESTRA CON LA CIA
Soberón
ha offerto un profilo molto preciso del proprietario della
rivista, Steve Forbes: un uomo dell’estrema destra, associato ai
presidenti Ronald Reagan e George Bush padre nella
destabilizzazione dell’ex blocco socialista europeo. Un ricco
imprenditore statunitense, sommamente interessato ad annusare
l’origine delle fortune altrui, ma riluttante ad esporre
pubblicamente da dove sia venuta fuori la sua, ammontante a 1.839
milioni di dollari.
Il
Ministro Presidente della BCC, dimostrando la rozzezza e la
completa inconsistenza dei metodi utilizzati per calcolare
l’inesistente fortuna del leader della Rivoluzione cubana, ha
suggerito tra l’altro che Forbes’ potrebbe attribuire a George W.
Bush il 10% dei 500.000 milioni di dollari provenienti dal
narcotraffico o dal crimine organizzato che annualmente ed
impunemente vengono "lavati" in banche nordamericane o un’identica
percentuale di mazzette sui 280.456 milioni di dollari che è
costata al contribuente statunitense l’aggressione all’Iraq.
Il
libello, invece di dedicarsi a diffondere la colossale menzogna
con la quale pretende di macchiare l’immacolata reputazione del
leader della Rivoluzione, dovrebbe investigare e fornire dati
sulle torbide manovre di Bush per accrescere la sua fortuna, come
il provato caso della compravendita della squadra di baseball dei
Rangers del Texas e del loro stadio, la sua responsabilità nelle
irregolarità finanziarie della compagnia petrolifera Harken Energy
ed i suoi legami con la corporation Enron, protagonista della più
enorme frode nella storia recente degli USA.
Il
titolare della BCC ha annunciato, come prova inconfutabile della
fiducia nutrita da molti nel mondo nei confronti del sistema
cubano, che questa istituzione è recentemente riuscita a collocare
nella Borsa Professionale dei Valori di Londra un’emissione di
buoni per un totale di 400 milioni di euro, pagabili in un anno
col 7% d’interesse, che sono stati tutti comprati da banche
straniere e cubane il giorno stesso della loro emissione.
Soberón
ha ricordato che negli ultimi nove anni Cuba ha pagato
importazioni per 44.000 milioni di dollari, tra i quali quelli
ricevuti in divisa da CIMEX per la vendita di vaccini, i fondi
raccolti dal Palazzo delle Convenzioni ed altri introiti che hanno
nutrito i nostri conti per costi della nazione come educazione,
salute, sicurezza, difesa interna e riserve per affrontare
contingenze climatiche ed epidemie naturali o introdotte dal
nemico.
Ha
asserito che, nella nostra economia pianificata centralmente e
dotata di un sistema bancario nazionale che gestisce la totalità
della divisa è totalmente impossibile che qualcuno della più alta
direzione del paese possa disporre di conti internazionali
all’estero.
"Con
assoluta autorità morale e guardando in faccia il nostro popolo e
l’opinione pubblica, affermiamo che il nostro massimo dirigente
costituisce un esempio di dignità e pulizia" morale, ha concluso.
LA
MENZOGNA COME ARMA IMPERIALE
"Si
sono sbagliati di milionario". Così Abel Prieto ha commentato
ironicamente la pretesa della rivista Forbes di comprendere Fidel
nella sua lista di magnati governanti. Il Ministro della Cultura
ha fatto riferimento al lungo rosario di calunnie e menzogne delle
quali si è avvalso sistematicamente l’imperialismo per screditare
coloro che non si sottomettono al suo progetto egemonico.
Abel,
tra i molti ed esemplificativi esempi di uso della menzogna come
arma del potere mediatico, ha comparato il chiasso che nel 1986 si
fece sul "presunto poeta e invalido" ed in realtà volgare
terrorista Armando Valladares, premiato da Reagan con il posto di
ambasciatore USA presso la Commissione dei Diritti Umani di
Ginevra, con il silenzio che impedì che si sapesse la verità sui
crimini e le torture investigate dall’attivista salvadoregno
Herbert Anaya, commessi nel carcere La Esperanza: nessuno dei
grandi media volle riportare il rapporto nè diffondere il video
con la testimonianza delle vittime.
Questa
pratica di disinformazione ha raggiunto dimensioni inusitate con
l’attuale Amministrazione nordamericana, come provato dalle
menzogne diffuse a giustificazione dell’aggressione contro l’Iraq
e dall’assassinio a Baghdad del cameraman spagnolo José Couso e da
altri giornalisti.
Il
titolare della Cultura ha ponderato come, nonostante l’esercizio
della menzogna, si stia aprendo sempre più la strada alla verità
ed al pensiero emancipato. Ha considerato in questo senso che sarà
molto utile la lettura del libro Cento ore con Fidel,
conversazioni con Ignacio Ramonet, che era presente in studio
assieme agli altri invitati alla comparizione. La presentazione
del libro, nella sua edizione cubana, è prevista per oggi
(martedì).
NON
ABBIAMO BISOGNO DI DIFENDERCI, SIAMO VENUTI AD ACCUSARE
"Siamo
venuti ad accusare coloro che rubano e mentono". Così il famoso
scienziato Agustín Lage ha sintetizzato lo scopo della
comparizione alla TV. Non abbiamo bisogno di difenderci. Fidel
viene difeso dalla sua opera, dalla sua etica, dalla coerenza di
tutta la sua vita, ha sottolineato.
La
nuova calunnia, secondo il deputato all’Assemblea Nazionale del
Potere Popolare, riflette la linea di comportamento seguita per
decenni dagli avversari ideologici della Rivoluzione e costituisce
un vero insulto al popolo cubano, perchè sarebbe necessario
supporre che siamo diventati un paese di scemi o di codardi per
immaginare che noi cubani non abbiamo memoria storica e che
manteniamo alla direzione della nazione un dirigente capace di
rubare e di arricchirsi. Questo popolo lottò con le armi per
abbattere i politici corrotti del capitalismo e Fidel fu uno dei
primi ad impugnare le armi per mettere fine a quegli abusi.
Lage,
direttore di uno dei centri di ricerca del Polo Scientifico della
capitale, ha sottolineato che la prima cosa che viene messa in
evidenza dal testo pubblicato da Forbes è la totale
disinformazione sulla realtà cubana perchè, tanto per cominciare
l’impresa MEDICUBA, menzionata come una delle presunte fonti
d’entrata personali del Presidente, non comprende tra le sue
attività la vendita di nessun medicinale all’estero, nè di nessun
altro prodotto della biotecnologia.
Quel
che sì si può leggere tra le righe nell’articolo del menzionato
libello, ha indicato, è che si ammette che l’industria
biotecnologica creata da Cuba ha entrate importanti, mentre molte
compagnie nel mondo non riescono a essere redditizie per quanto
riguarda la commercializzazione delle loro produzioni. È questo il
caso degli Stati Uniti, dove il 70% delle imprese del settore
sopravvivono e ottengono utili tramite la speculazione finanziaria
e altri affari.
A Cuba
nemmeno un centesimo delle entrate ottenute nel settore ha come
destinazione l’incremento della fortuna personale di nessuno.
Soltanto tra il 1980 e il 1990 vennero investiti più di un
miliardo di dollari nel settore biotecnologico. Inoltre, impianti
con tecnologia cubana sono stati installati in India e Cina, ha
ricordato Agustín Lage.
Le
divise ottenute permettono anche di finanziare i programmi
d’assistenza sanitaria al nostro popolo. Se non fosse così, ha
detto, non potremmo affermare che tutti i bambini cubani vengono
protetti contro 13 malattie per mezzo di vaccini somministrati
gratuitamente, nè che i malati di SIDA godono della terapia
tripla.
Lo
sviluppo della ricerca scientifica, che richiede equipaggiamenti
molto costosi, rincarati dall’effetto delle leggi
extraterritoriali dettate dal Governo USA e dalla costante
persecuzione delle sue autorità a qualsiasi ditta disposta a
commerciare con il nostro paese, si avvale anche delle entrate
provenienti dalle vendite all’estero.
In
questo momento, ha precisato Lage, sono in fase d’esecuzione più
di 150 progetti di ricerca e sono stati realizzati più di 900
brevetti come risultato dell’attività scientifica in questo campo.
A quanto detto va aggiunto che l’industria biotecnologica continua
ad aumentare il suo contributo al bilancio dello Stato.
Il
nemico, ha commentato Lage, è perverso ma non stupido. Sa che Cuba
è un esempio e che quindi bisogna tentare di isolarla e di
impedire ad ogni costo che consegua successi. L’attacco a Fidel,
ha concluso, è un attacco alla Rivoluzione, alle basi del nostro
sistema politico, alle concezioni cubane dello sviluppo economico.
LA
RICCHEZZA DELLE VIRTÙ
Eusebio
Leal, Storiografo della Città, ha apportato una testimonianza
inedita del distacco e del disinteresse per le ricchezze materiali
caratteristici di Fidel. Ha taciuto su queste esperienze personali
e soltanto adesso le ha potute rivelare: tra il 1991 e il 1995, su
incarico del Presidente del Consiglio di Stato e dei Ministri
distribuì 11.687 regali da questi ricevuti, provenienti da 133
nazioni. Tra questi beni c’erano pitture, gioielli, pietre dure,
opere in avorio, pregiati arazzi, armi antiche, vestiti, mobili,
macchine fotografiche, articoli personali...
Nonostante le insistenze di Leal che, in quanto appassionato
storiografo, avrebbe preferito mostrare questi oggetti come
collezione relazionata con Fidel, il Presidente cubano – ha
commentato Eusebio – diede l’ordine espresso di consegnare tutti
questi pezzi a centri culturali e a persone necessitate, senza
nessun riferimento pubblico alla donazione. Il riferimento alla
loro origine appare soltanto nei registri d’entrata dei musei e
degli altri centri beneficiati.
Se non
fosse stato per la nuova calunnia degli imperialisti, sicuramente
Leal non avrebbe raccontato che il Museo Numismatico inaugurato di
recente all’Avana Vecchia mostra pezzi equivalenti a 1.000 once
d’oro donate da Fidel, comprese 920 monete statunitensi di
differenti periodi storici.
Eusebio
ha ricordato che questo senso di austerità e l’esempio personale
hanno caratterizzato Fidel durante tutta la sua vita. Lo stesso
successe nel periodo della lotta insurrezionale, quando il leader
della Rivoluzione scelse di impegnare beni personali per
finanziare i combattimenti, prima di chiedere denaro ad altri od
utilizzare le risorse dei suoi genitori. Simile atteggiamento
mantenne la famiglia Castro Ruz al trionfo della Rivoluzione,
quando nei primi mesi del 1959 cedette le proprietà nella zona di
Birán.
L’esempio d’austerità, disinteresse, distacco personale,
generosità ed etica di Fidel, ha sottolineato Leal, incoraggiò i
più giovani, che decisero di seguirlo allora e sono disposti a
farlo oggi e domani. Del suo valore come essere umano, ha
aggiunto, parla anche il fatto che non ha mai abbandonato un
compagno di lotta, la sua severità con sè stesso e lo speciale
impegno per proteggere il patrimonio culturale della nazione, nel
quale si distingue il lavoro di riscatto materiale, sociale e
spirituale in corso all’Avana Vecchia.
Per la
membro del Burò Politico e direttrice dell’Istituto Finlay,
dottoressa Concepción Campa, le menzogne di Forbes segnalano che i
nostri nemici sono incapaci di capire coloro che non hanno mai
avuto nè mai avranno soldi. Fidel, ha detto, ha saputo insegnare
che non è più ricco chi più ha, ma colui che di meno ha bisogno.
Ma questo difficilmente possono capirlo i responsabili di guerre
d’aggressione dagli effetti prolungati come quelli subiti dal Viet
Nam, dove stanno continuando a nascere bambini con malformazioni
congenite a causa dell’utilizzo dell’agente arancio, più di 30
anni fa.
L’illustre ricercatrice ha elogiato l’aiuto solidale del nostro
paese a diverse nazioni tramite il rifornimento di vaccini, senza
tenere assolutamente conto delle posizioni politiche dei Governi
di turno dei paesi che ricevono questo aiuto. Un esempio di
questo, ha commentato, è la donazione effettuata al popolo
uruguayano nel 2002 per combattere un’epidemia di meningite
meningococcica, nonostante che le autorità di questo Stato
sudamericano si stessero prestando a fare il gioco dell’impero
assecondando il suo tentativo di far condannare Cuba dalla
Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite.