SECONDO APPUNTAMENTO DI
PUNTOLATINO:
Il secondo incontro di Puntolatino
2006 si è svolto in una data simbolicamente importante, vale a dire il
24 marzo, giorno nel quale ricorre il trentesimo anniversario
dell'efferato colpo di stato in Argentina del 1976, quasi ad evidenziare
quanta strada hanno fatto i popoli latinoamericani da quella stagione
tragica. La sala della libreria Croce era piena di persone molto attente
e interessate all'argomento dell'incontro cioè il ruolo di Cuba nel
nuovo contesto latinoamericano.
Nell'introduzione ai lavori David
Insaidi dell'Associazione Puntocritico, ha ricordato le conquiste
della Rivoluzione cubana, le aberrazioni del blocco statunitense e i
cinque patrioti cubani in carcere da 7 anni a Miami, con un processo
farsa, solo perché avevano denunciato una serie di attentati che le
cosche dei cubani di Miami stavano preparando contro Cuba. Inoltre, ha
tracciato un quadro generale del nuovo contesto latinoamericano,
evidenziandone le diversità fra Stato e Stato ma unendo tutte le
esperienze di questi anni, e quelle che potranno venire dal Messico e
dal Perù con le tornate elettorali dei prossimi mesi, con un filo rosso
che evidenzia l'evolversi di grande interesse di governi progressisti in
larghissima parte dell'America Latina. Un continente che torna ad avere
la funzione di laboratorio politico per tutta la sinistra mondiale.
Daniele Lorenzi dell'ARCI ha
sottolineato il ruolo che dal 1959 Cuba occupa nello scenario
latinoamericano, rappresentando una bandiera di valori non solo per i
popoli latinoamericani ma per tutti i progressisti e gli uomini e le
donne di sinistra del mondo. E questo ruolo, prosegue Lorenzi, Cuba l'ha
pagato a caro prezzo nel rapporto con gli Usa e lo ha pagato per tutti
noi. Il ruolo di Cuba, malgrado la caduta del blocco socialista dell'Est
Europeo che ha trascinato con se in un sol colpo anche l'85% dei
commerci che Cuba aveva con quei paesi, non ha impedito all'isola
caraibica di continuare a difendere e sostenere le sue conquiste
rivoluzionarie. Ha resistito, malgrado tutto, mantenendo uno stato
socialista che non ha rinunciato alle conquiste sociali per il suo
popolo. In quegli anni durissimi del periodo especial Cuba è stata
attaccata da tutti, anche da parte della sinistra italiana. Anche se la
stragrande maggioranza della sinistra latinoamericana continuava ad
avere rapporti e relazioni con Cuba.
Marco Papacci,
dell'Associazione d'Amicizia Italia-Cuba, elenca una lunga lista dei
colpi di stato che gli Usa hanno fatto in America Latina durante lo
scorrere degli anni. Al centro degli "interessi" Usa c'è però sempre
Cuba. Ma la situazione sta cambiando in tutta l'America Latina e con
questa nuova situazione anche gli Usa debbono farci i conti. Oggi 250
milioni di persone in America Latina sono governate dalla sinistra e dal
centro-sinistra con buone speranze anche per il Perù e il Messico nei
prossimi mesi.
E' significativo, sottolinea Papacci,
che alla Cumbre de las Americas gli Usa questa volta sono tornati a meni
vuote; loro che in queste riunioni erano abituati a fare sempre quello
che più gli interessava. Inoltre, nessun paese latinoamericano ha votato
contro Cuba per ciò che concerne i diritti umani. Nel 2005 è nata l'ALBA
e la rete televisiva Telesur per combattere lo strapotere mediatico
degli Usa in latinoamerica. E l'assemblea plenaria delle Nazioni Unite
ha votato, poco tempo fa, per l'ennesima volto contro il blocco
statunitense a Cuba con un risultato incredibile: 182 paesi contro il
blocco; 4 a favore (Usa, Israele, e due insignificanti isolette).
Oggi, afferma Papacci, se l'America
Latina è guidata dalla sinistra il merito è di Cuba che dal 1959
rivendica la sua indipendenza e i suoi valori rivoluzionari, e con il
suo esistere dimostra che può esserci una concreta alternativa al
modello economico neoliberista e capitalista.
Iacopo Venier,
della segreteria nazionale del PdCI ringrazia Puntocritico che fa
parlare di Cuba nel pieno della campagna elettorale per le prossime
politiche. Questo perché Cuba sarà un tema importante della agenda
politica italiana dopo il 10 aprile. Importante è dunque l'incontro di
oggi perché a discutere con noi ci sono due importanti associazioni che
si occupano a diverso modo di Cuba, soprattutto l'Associazione nazionale
di amicizia Italia-Cuba che dal 1962 sostiene e solidarizza con la
Rivoluzione cubana.
Venier prosegue il suo intervento
domandandosi cos'è la sinistra italiana se non sente un comune destino
con la sinistra latinoamericana e Cuba? Si può pensare ad una sinistra
che espelle Cuba dal suo ragionamento e la mette in antitesi al proprio
essere organizzazione? La sinistra ha sempre sentito vicini a sé i
movimenti di liberazione che lottavano per poter scegliere la propria
via di costruzione del proprio Stato e per scegliere quale strada poter
liberamente percorrere. Cuba con la sua lotta è riuscita a invertire le
priorità dell'intervento politico rispetto al capitalismo. Ha ribaltato
la logica attraverso un'idea diversa di società e del mondo. E questo è
il nesso fra la simpatia e la vicinanza che noi oggi abbiamo con Cuba e
ciò che cerchiamo di fare in Italia.
Una parte della sinistra italiana,
oggi purtroppo, sostiene il piano eversivo degli Usa nei confronti di
Cuba e questo vuol anche dire probabilmente anche appoggiare e sostenere
un futuro attacco militare all'isola. Il messaggio di Cuba è chiaro e ci
dice che quando si cambia per davvero si devono fare i conti con la
reazione delle forze e degli interessi economici e politici attaccati.
Ma senza questo cambiamento non ci possono essere le condizioni per un
vero miglioramento delle condizioni di vita di un intero popolo. Lo
scontro è durissimo e quello che sostiene Cuba dal 1959 è di una
straordinaria evidenza ma senza conflitto non c'è miglioramento reale.
Per questo tutti noi dobbiamo attrezzarci al conflitto per migliorare le
condizioni di vita materiali e sociali del nostro popolo. Non si può
pensare che il cambiamento a cui noi aspiriamo ci venga regalato. Cuba
in questo ci insegna come resistere e rilanciare in avanti la sfida.
La battaglia che Cuba sostiene contro
il terrorismo è esemplare, se pur taciuta dai mass media, e quando Fidel
fa innalzare di fronte alla sede di Rappresentanza degli interessi Usa a
Cuba una selva di bandiere nere ci ricorda i morti che gli Usa hanno
fatto con le loro azioni terroristiche contro Cuba. E una di quelle
bandiere ricorda Fabio Di Celmo, un giovane italiano morto assassinato
da una bomba messa in un hotel dell'Avana dal terrorista Luis Posada
Carriles da sempre protetto e sostenuto dalla CIA. Noi come PdCI siamo
orgogliosi di avere nelle nostre liste il padre di Fabio, cioè Giustino
Di Celmo a riprova del nostro essere con Cuba "senza se e senza ma".
A chi dice che a Cuba non esiste
democrazia vogliamo rispondere in modo chiaro e preciso. Cuba senza un
vero consenso e una vera partecipazione popolare non sarebbe potuta
sopravvivere al 1989 e a quello che dopo è avvenuto. Nessuno avrebbe
potuto resistere all'attacco Usa se dietro al governo cubano non ci
fosse stato un intero popolo. E allora è una follia dire che a Cuba c'è
una dittatura sanguinaria come purtroppo dicono i DS.
Noi sappiamo che nell'Unione
sull'America Latina e Cuba si riaprirà una discussione grazie alla
posizione, se pur molto spesso isolata, del PdCI. Per questo noi avremo
bisogno di mille iniziative come questa per fare pressione sul sistema
politico che oggi cerca consensi e riconoscimenti di legalità dagli Usa
a scapito di Cuba.
L'Ambasciatore di Cuba in Italia,
Rodney Lopez Clemente, ringrazia tutti i presenti e le associazioni
organizzatrici, e iniziando il proprio ragionamento ricorda come prima
del 1959 Cuba fosse strettamente legata e sottomessa all'imperialismo
statunitense. Con il 1959 Cuba evidenzia il proprio carattere
rivoluzionario attraverso alcuni elementi fondamentali: l'esaltazione
del valore dell'essere umano, del pensiero di Josè Martì, e di quello di
Fidel, Che Guevara e Gramsci. L'esistenza della Rivoluzione cubana a
poche miglia dalle coste degli Usa è un fatto eccezionale dovuto alle
cose che siamo riusciti a sviluppare: sanità, salute, educazione ecc. Il
97% del territorio è elettrificato (provate a vedere come sono messi gli
altri paesi del terzo mondo come Cuba e vi accorgerete delle differenze
incredibili), Pensate che Cuba oggi ha un'industria scientifica e nel
1959 la popolazione era quasi completamente analfabeta. La libertà a
Cuba è nella vita quotidiana delle persone, nella loro vita pratica, nel
loro non morire di fame, di malattie, di povertà. Noi confermiamo il
nostro modello di democrazia partecipativa adeguato alla nostra società.
Una democrazia in perenne relazione con il popolo. E' chiaro che non
siamo perfetti, ma la linea fondamentale è corretta e seguita dal
popolo, altrimenti non saremmo ancora qui. Il nostro popolo ha superato
grandi difficoltà, come il periodo especial che fu durissimo. E' chiaro
che il popolo discute, dibatte, critica ma fondamentalmente sostiene la
rivoluzione e per questo Cuba resiste.
Se si analizza il percorso politico
dal 1961 ad oggi vediamo che tutte la pregiudiziali che gli Usa avevano
posta per attaccare Cuba sono svanite, ma perché allora le relazioni non
vengono normalizzate? Gli Usa hanno rapporti con la Cina, il Vietnam ma
non con noi. Questo perché gli Usa vedono nella nostra dominazione la
loro carta fondamentale per controllare veramente l'America Latina. Cuba
ha una posizione strategica in America Latina. Il blocco Usa contro Cuba
è una violazione enorme dei diritti umani di un intero popolo. Il blocco
deve cessare immediatamente in ossequio alle risoluzioni delle Nazioni
Unite.
A Cuba, conclude l'ambasciatore, non
si perdonano molte cose, anche che l'elemento essenziale della sua
Rivoluzione è il valore umano del socialismo cubano. Questa è la nostra
vera forza. E' la valorizzazione dell'elemento umano nella società,
nella sanità, nella cultura... che rende forte la nostra Rivoluzione.
La solidarietà dell'Italia con Cuba
è sempre stata un fatto molto importante. Essa è la più longeva
d'Europa. Un vostro connazionale Gino Donè è stato uno dei tre stranieri
che parteciparono alla spedizione del Granma. Gli altri due erano un
messicano e un argentino di nome Ernesto Che Guevara!