BUON COMPLEANNO
COMANDANTE FIDEL!
HECTOR ARTURO
Un uomo che sintetizza
tutta la gloria della Patria, quando è la ribellione di Hatuey, che
preferì le fiamme del rogo al cielo dove andavano anche i suoi
inquisitori con le croci e le spade; è De Céspedes alla Demajagua
facendo suonare la campana della libertà per i suoi schiavi che non
erano allora solo i negri rapiti dalla loro terra africana, ma anche i
figli del Padre di quella Patria che già emergeva con ansie
d’indipendenza.
Il suo nome si
converte in molti ed è Gómez dedito anima e corpo alla battaglia con il
machete nella mano per le cariche degli insorgenti e la fiaccola
incendiaria con la quale bruciare gli obbrobri e le vessazioni a un
suolo dove non era nato, ma che era suo come lo era dei cubani, poichè
sapeva che non ci sono frontiere se la dignità è offesa in qualsiasi
luogo del mondo.
È il coraggio del
Maggiore, la sua gagliardia nel riscatto di Sanguily; è Calixto con i
suoi nuovi mambises che entrarono a Santiago per sempre.
È l’Apostolo dal verbo
eloquente, con la parola esatta, la frase precisa, il richiamo all’unita
e la creazione d’un solo partito per fare la guerra necessaria che
ancora oggi combatte battaglie quotidiane in differenti campi di
battaglia da quel luglio dell’anno del centenario, quando divenne
l’autore intellettuale dell’opera sognata, che tutti reclamiamo e
facciamo nostra.
È il Titano di Bronzo
con l’intransigenza di Baraguà, occasione nella quale i manghi così
dolci si fecero così amari per il nemico, quando quel guerriero con
tanta forza nella mente come nel braccio disse, di fronte a una pace
senza indipendenza: “Noi non siamo d’accordo”!
È Mella che ha saputo
fondere le idee martiane con i concetti di Marx, Engels e Lenin, il
Guiteras cubano che assieme al venezuelano Aponte affrontò i
sicari sino all’ultimo respiro, dopo aver nazionalizzato l’elettricità e
i telefoni, colui a cui i pescecani volevano comprare l’onore
incorruttibile con un assegno in bianco, gettato nel cestino con un
grande stupore da parte dello yankee...
È Villena, con la sua
malattia così grave, che dirigeva le azioni che culminarono con la fuga
di Machado, un dittatorr di turno a cui aveva detto di fronte che era un
asino con gli artigli, un Mussolini tropicale!
È Abel e Frank, José
Antonio e Fructuoso, Camilo, il Che, Blas e Lázaro.
È il guerriero capace
di prendere il cielo di sorpresa più che con le armi, di denunciare
crimini e torture durante processi manipolati, con fucili e baionette
che minacciavano di strangolare le sue parole e aggiungerlo alla lista
dei morti, senza sapere che la storia si sarebbe incaricata
d’assolverlo.
È lo stratega d’una
grande traversata in un mare in tempesta per compiere la promessa
d’essere liberi o martiri. Lui che non ha abbandonato il suo compagno
caduto in mare, non ha mai abbandonato nessuno degli undici milioni di
cubani siano contadini nel mezzo d’una inondazione provocata da un
uragano, che un gruppo di umili pescatori sequestrati da pirati del XXº
secolo o Cinque giovani reclusi in prigioni separate, per la degna colpa
d’aver affrontato il terrorismo.
È l’ottimista che con
sette uomini e cinque fucili, dopo il primo scontro che sembrava potesse
essere l’ultimo, esclamò semplicemente e profondamente: “Adesso sì che
vinceremo la guerra”!
È l’artefice del trionfo del 1959, chi ha proclamato il socialismo per
la prima volta in Nuestra America, il vincitore a Playa Larga e Girón,
lo statista che ha sempre brillato al disopra di tutti, quando le ogive
nucleari pendevano sulle nostre teste mentre a Cuba nessuno perdeva il
sonno, intonando canzoni e ridendo delle minacce.
È il costruttore e il
machetero, l’alfabetizzatore, il cacciatore di banditi, il professore,
il medico, lo scientifico, lo sportivo, l’ingegnere, l’informatico,
l’intellettuale, l’operaio e il contadino... è colui che convoca e
sempre riceve risposte di milioni di cubani che di fronte al suo
richiamo impugnano le armi, che apportano il concorso dei nostri
modesti sforzi in altre terre del mondo, che si sommano alla
collaborazione nell’educazione, nella medicina e nello sport in tanti
luoghi del mondo, che colmano Piazza della Rivoluzione da un estremo
all’altro.
È chi fa tremare senza
stancarsi il Malecón dell’Avana, avanzando a passo fermo tra consegna e
consegna davanti alla sede degli yankees per reclamare giustizia.
È colui che può cadere
incidentalmente una notte e in poche settimane stare di nuovo davanti al
suo pubblico con la marzialità che posseggono solo coloro che sanno
sollevarsi sempre con la fronte alta.
È lui che dice sempre
la verità, che non ha mai rubato un centesimo alla nazione, che dorme
poco per far sì che altri riposino felici, il critico più tenace e
persistente delle sue stesse creazioni, per farle migliori, lo studioso
instancabile dei problemi che hanno portato l’umanità al pericolo
d’estinzione, il pubblico ministero dell’impero, l’avvocato di tutti i
poveri della terra...
Insomma l’uomo la cui
grandezza si può riassumere in una frase pronunciata con il cuore da suo
fratello Raúl: “Che classe di Comandante che abbiamo”!