Amici del mondo si uniscono alle celebrazioni peri l 50º Anniversario
della Rivoluzione
YAILÉ BALLOQUI
BONZÓN
Hanno risposto
alla domanda di Juventud Rebelde su cosa significa per loro la
Rivoluzione Cubana e l’ormai vicino mezzo secolo d’esistenza
«Camminare di
mattina e pomeriggio per qualsiasi strada di quest’Isola e vederla piena
di bambini vestiti con l’uniforme scolastica in per andare o ritornare
dalle loro scuole, è vedere Fidel Castro smembrare la proprietà a quelli
che avevano tutto e procedere ad una ridistribuzione generale di tutte
le terre del paese. E’ vedere una nazione dove i ricchi, i padroni, i
grandi proprietari o le compagnie statunitensi non impongono la loro
legge ai più poveri. Questo è, per me, la Rivoluzione Cubana».
Così ha risposto
quasi immediatamente a JR, via e-mail, Gastón López, presidente
dell’Associazione di Solidarietà con Cuba Si Francia Provenza, dopo aver
domandato, poco prima, a lui ed altri amici, cosa significasse per loro
questa Rivoluzione ed il suo quasi mezzo secolo d’esistenza. Risulta
impressionante ricevere tante opinioni, tutte meritorie, in un breve
lasso di tempo una dall’altra. E’ che, sinceramente, la storia
dell’America Latina e perché no, del mondo, potrebbe dividersi in un
prima ed in un dopo il 1 gennaio 1959, è per molti il motore di un nuovo
periodo storico che è già in marcia.
Una nuova epoca
sta nascendo ed il fatto che il popolo cubano si è mantenuto nel cammino
del socialismo tutto questo tempo, nonostante le difficoltà che implica
lo scontro con un vicino così potente, spiega che questo cammino sia
nell’opinione dei popoli una scelta attualmente percorribile.
«E’ il suo enorme
merito storico. E’ questo quel che ci motiva ad appoggiare l’Isola dal
nostro Tavolo di Concertazione della Solidarietà Quebec-Cuba, in
Canada», dice il suo segretario generale, Sean O’Donoghue, e dopo,
chiedendo la sua opinione personale sulla Rivoluzione Cubana, il buon
amico Sean risponde: «E’ un modello da sostenere».
Per lo stesso
cammino transita lo scrittore e conferenziere canadese, Arnold August,
autore del libro La Democrazia a Cuba e Le elezioni del 1997-98, che
assicura che, nonostante ogni popolo abbia le sue tradizioni e lotte
storiche, «è difficile per me immaginare la situazione favorevole che
esiste adesso nella regione senza la Cuba rivoluzionaria come base ed
inspirazione».
«Il significato
dei 50 anni di Cuba rivoluzionaria è segnato, soprattutto, dalle
conquiste del suo stesso popolo. Non c’è nessuno che possa distruggere
Cuba. Guardate il coraggio dei cinque cubani nelle carceri degli USA che
rifiutano di arrendersi nonostante le pressioni fasciste su di loro ed i
loro familiari! Guardate Fidel! Il potere politico rivoluzionario ha nel
suo seno possibilità e potenzialità che non potevamo immaginare 50 anni
fa», sottolinea Arnold.
Quando ho ricevuto
l’e-mail dell’amico Augustin Prieto, scrittore argentino che vive a
Montreal, Canada, non ho potuto non sorridere, perché anche in
quest’occasione ha fatto ricorso al suo straordinario senso dell’umore,
scrivendomi che sicuramente i lettori di Juventud Rebelde fremevano
dall’impazienza di conoscere la sua opinione sulla Rivoluzione Cubana.
«L’enumerazione
delle conquiste rivoluzionarie cubane sarebbe interminabile. Vorrei
dedicare sessioni speciali per settori come la solidarietà, in cui Cuba
brilla come nessuna nazione. Dovrei parlare della famosa democrazia,
dove l’Isola esibisce traguardi ugualmente eccezionali. Di dignità, cosa
così esotica in questo mondo. E che dire delle conquiste cubane nel
terreno della scienza, dello sport, dell’educazione, dei diritti umani,
della salute e dei numerosi eccetera che non si possono affrontare nella
brevità di questa nota?
Ogni vittoria mi
riempie d’orgoglio, come se io fossi il cubano, lo sento così,
nonostante i miei documenti dicano un’altra cosa. D’orgoglio mi
riempiono anche i Cinque Eroi, titolo ottenuto dalla dignità del popolo
che rappresentano Fernando, Ramón, Antonio, René e Gerardo».
«Uno statista e
leader rivoluzionario fuori serie che ha inculcato ad ogni cubano che
non c’è impero, né leggi extraterritoriali, né blocco, né minacce, né
uragani, né terrorismo capace di terrorizzarli. Questo è Fidel. Questi
50 anni di Rivoluzione lo dimostrano, e la sua resistenza eroica è e
sarà sempre un esempio per tutti i popoli del mondo», ha detto.
Si è avvicinato
direttamente a Cuba di fronte una situazione lamentevole, ma d’allora è
stato molto vicino a quest’isola ed al suo popolo. Livio Di Celmo è
sicuro che non riposerà fino a quando non sarà fatta giustizia a suo
fratello Fabio, il giovane italiano assassinato all’Avana, vittima del
terrorista Luis Posada Carriles.
Anche a Livio ho
chiesto le sue considerazioni su questi 50 anni di Rivoluzione e, come
gli altri amici, ha risposto immediatamente alla richiesta di JR. «Credo
che una vera rivoluzione è qualcosa che succede quando noi stessi ci
impegniamo a fare qualcosa concreta per il bene di tutti; in questo
aspetto si converte in un atto di amore e non c’è esempio maggiore della
stessa Rivoluzione Cubana», spiega.
Nel 1997, quando
suo fratello Fabio è morto e dopo quando ha conosciuto da vicino
l’ingiustizia che si commette contro i Cinque, Livio ha potuto palpare
fino a che punto un popolo può unirsi per lottare per qualcosa di
giusto. «Ho potuto percepire che questa Rivoluzione non ha fine. In
realtà, è l’inizio di una nuova Rivoluzione a scala mondiale che
s’intravede all’orizzonte».