“Questa umanità ha ansia di giustizia” è l’appello che in
soli sei giorni ha mobilitato e riunito circa 1400 persone che
componevano le centinaia di delegazioni in rappresentanza di
sessantasette paesi di tutto il mondo, per partecipare all’“incontro
internazionale contro il terrorismo, per la verità e la giustizia”
svoltosi all’Avana dal 2 al 4 giugno. Partiti comunisti, comitati di
lotta e movimenti sociali, di culture ed esperienze diverse, hanno
denunciato, con un’unica voce, le politiche aggressive e le azioni
terroristiche che il governo degli Stati Uniti pianifica ed attua da
oltre cinquant’anni per reprimere e sopprimere le richieste e le
esperienze di cambiamento dei popoli latinoamericani. Le decine di
testimonianze delle vittime o dei loro familiari hanno dimostrato
inequivocabilmente, se ancora ce ne fosse bisogno, che dietro ogni colpo
di stato, da quello cileno al recente venezuelano, dietro ogni massacro,
dal Nicaragua ai desaparecidos argentini, c’erà e c’è tutt’oggi la
politica imperialista del governo degli Stati Uniti.
“All’epoca non sapevamo nulla, neanche se i nostri figli
erano impegnati nella lotta” ha sottolineato con l’intervento più
toccante della tre giorni cubana, Hebe de Bonafini, una delle più note
portavoci delle Madri di Plaza de Mayo. “Abbiamo cominciato ad
investigare e scoperto l’Operazione Condor. I repressori dell’Alleanza
Anticomunista si formavano nella Scuola delle Americhe, organizzata
dagli Stati Uniti, per combattere e uccidere i nostri figli. Nel nostro
Paese, l’Argentina, hanno funzionato 64 campi di concentramento dove
rinchiudevano i nostri figli con l’accusa di essere terroristi. Tutto
era istigato dagli Stati Uniti che hanno fatto in Argentina quello che
oggi fanno in Iraq, cercare di uccidere un intero popolo. Mio figlio mi
diceva: “mamma, ciò che importa è per cosa uno vive”; i nostri figli
hanno dato la loro vita per il proprio paese, per un mondo migliore, non
sono morti e oggi sono qui con noi. Siamo orgogliose di aver avuto figli
rivoluzionari, da 28 anni lo gridiamo al mondo e oggi continuiamo la
loro lotta”.
Chi non ha potuto partecipare a questo storico
appuntamento ha comunque voluto manifestare piena solidarietà e
condivisione della lotta contro l’imperialismo; tra gli altri, Leonardo
Boff , Adolfo Pérez
Ezquivel, Frei Betto, il Partito comunista dell’India, il Partito
comunista dello Sri Lanka e il Partito rivoluzionario panafricano. Tutte
le accuse contro il governo statunitense sono state provate con
documenti, oggi non più segreti, che dimostrano come tutti i più
importanti apparati di sicurezza degli Stati Uniti, dall’F.B.I. alla
C.I.A., dal Dipartimento di Stato fino ad arrivare alla Casa Bianca
fossero direttamente coinvolti nella pianificazione e realizzazione di
tali violenze.
“Nel 1976 sequestrarono mio
padre” ha testimoniato il giovane cileno Manuel Guerrero che all’epoca
aveva solo sei anni. “Lo abbiamo cercato nelle carceri e nei campi di
concentramento.
Quando insieme a mia madre e
mia sorella di appena un mese lo abbiamo trovato ferito siamo stati
tutti quanti rinchiusi. Ci hanno torturato in una cella accanto alla sua
per fargli sentire quello che stavamo subendo e in questo modo cercare
di convincerlo a cedere. Poco dopo è stato ucciso”.
L’incontro internazionale
contro il terrorismo si è tenuto a Cuba con così tanta urgenza non solo
per ricordare e riunire tutte le esperienze di lotta latinoamericane ma
anche per denunciare la doppia morale dell’attuale presidente Bush.
Nell’agosto dello scorso anno, a pochi giorni dalla fine del suo
mandato, Mireya Moscoso, Presidente del Panama concesse l’indulto a tre
terroristi di origine cubana che erano detenuti nelle carceri del suo
paese per aver tentato di assassinare il Presidente della Repubblica di
Cuba, Fidel Castro, nel 2000 in occasione del Summit Ispano-Americano.
Oggi, il più noto di quei terroristi, Luis Posada Carriles si trova a
Miami. Carriles, già agente della C.I.A., per sua stessa ammissione è il
mandante di numerosissimi attentati terroristici che a Cuba hanno
causato, nel corso degli ultimi 45 anni, 3478 morti e 2099 feriti. Tra
questi anche quello che il 4 settembre del 1997 causo la morte del
giovane italiano Fabio Di Celmo a causa dell’esplosione di una bomba
collocata nell’Hotel Copacabana. Il governo degli Stati Uniti, che si
erge a paladino dei diritti umani e guida la lotta globale contro il
terrorismo, tiene oggi Posada Carriles agli arresti domiciliari
semplicemente per essere entrato illegalmente nel paese. Su di lui pesa
però una richiesta di estradizione che ha presentato il governo
venezuelano, di cui Carriles è cittadino, con l’intento di processarlo
per quello che è stato uno degli attentati più efferati di Carriles:
l’uccisione di 73 persone conseguente all’esplosione, il 6 ottobre del
1976, di due bombe collocate su ordine di Carriles su un’aero civile
della Cubana de Aviacion che volava verso Cuba. È stato José Vicente
Rangel, Vicepresidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela,
presente all’incontro insieme al Presidente dell’Assemblea nazionale e
ad una numerosa delegazione del suo paese, a portare il saluto del
Presidente Hugo Chavez e a denunciare apertamente il governo degli Stati
Uniti di voler proteggere i terroristi che hanno disseminato morte
nell’intero continente latinoamericano.”Il Venezuela chiede con forza
agli Stati Uniti l’estradizione di Luis Posada Carriles. Dal 1922
abbiamo un accordo di reciprocità sulle estradizioni. Il diritto è dalla
nostra parte, combatteremo in tutte le sedi e con tutti gli argomenti
per disinnescare la cinica dottrina antiterrorista di Bush”. Con il suo
lungo intervento Rangel ha anche chiaramente accusato il governo
statunitense di essere stato dietro il colpo di stato e tutti i
tentativi di rovesciamento del governo di Hugo Chavez che si sono
susseguiti dalla sua prima elezione ad oggi. “Se uccidono Chavez, il
governo degli Stati Uniti sarà il principale responsabile. Non voglio
che il mio paese viva l’esperienza che oggi vive il popolo irakeno, di
fronte al quale mi inchino con rispetto per la dignità e il coraggio con
cui sta affrontando gli invasori. Di fronte una simile avventura, che
non vogliamo, sono sicuro che i 25 milioni di venezuelani risponderanno
con la stessa dignità e coraggio degli irakeni, dei cubani e di tutti i
popoli liberi del mondo”. Manifestando piena e incondizionata
solidarietà alla rivoluzione cubana Rangel ha inoltre aggiunto: “La
missione che porta avanti il governo bolivariano, con l’aiuto del
governo cubano, ha ottenuto risultati mai visti nel nostro paese, tra
questi la crescita economica del 7,9%, la più alta del mondo, e il
miglioramento del 33% della qualità della vita di milioni di abitanti.
Per questo è fondamentale passare dalla democrazia bolivariana alla
democrazia socialista. Vogliamo passare dal bolivarismo, senza smettere
di essere bolivariani, al socialismo del XXI secolo”.
A Cuba, dal 2 al 4 giugno, i
popoli latinoamericani dopo aver smascherato la doppia morale del
governo degli Stati Uniti, hanno per la prima volta deciso di essere
uniti non solo nel pianto ma nella lotta contro l’imperialismo, di
passare dalla resistenza all’offensiva e a tal fine hanno deciso di
costituire un tribunale latinoamericano contro il terrorismo per la
verità e la giustizia.
I mass
media europei hanno, lo scorso 20 maggio, inviato all’Avana decine di
corrispondenti e scritto fiumi di inchiostro sull’incontro degli
esponenti della cosiddetta dissidenza, che è bene chiarire è stato
apertamente finanziato con 150 mila dollari dalle stesse organizzazioni,
radicate negli Stati Uniti, che hanno finanziato numerose azioni
terroristiche contro Cuba. Gli stessi mass media sono restati in
silenzio di fronte a questo evento senza precedenti. Fidel Castro, che
ha seguito il dibattito di tutte e tre le giornate e chiuso l’incontro
constatando che l’evento rappresenta la prima tappa di un lungo percorso
che si pone come obiettivo la liberazione dei popoli latinoamericani, ha
ben sintetizzato con una frase di José
Martí la denuncia e la richiesta di libertà di tutti gli intervenuti: “una
trincea di idee vale più di una trincea di pietre”.