CUBAOGGI


DA CLAUDIO GRASSI DI RIENTRO DA CUBA

 


 

“Questa umanità ha ansia di giustizia” è l’appello che in soli sei giorni ha mobilitato e riunito circa 1400 persone che componevano le centinaia di delegazioni in rappresentanza di sessantasette paesi di tutto il mondo, per partecipare all’“incontro internazionale contro il terrorismo, per la verità e la giustizia” svoltosi all’Avana dal 2 al 4 giugno. Partiti comunisti, comitati di lotta e movimenti sociali, di culture ed esperienze diverse, hanno denunciato, con un’unica voce, le politiche aggressive e le azioni terroristiche che il governo degli Stati Uniti pianifica ed attua da oltre cinquant’anni per reprimere e sopprimere le richieste e le esperienze di cambiamento dei popoli latinoamericani. Le decine di testimonianze delle vittime o dei loro familiari hanno dimostrato inequivocabilmente, se ancora ce ne fosse bisogno, che dietro ogni colpo di stato, da quello cileno al recente venezuelano, dietro ogni massacro, dal Nicaragua ai desaparecidos argentini, c’erà e c’è tutt’oggi la politica imperialista del governo degli Stati Uniti.

“All’epoca non sapevamo nulla, neanche se i nostri figli erano impegnati nella lotta” ha sottolineato con l’intervento più toccante della tre giorni cubana, Hebe de Bonafini, una delle più note portavoci delle Madri di Plaza de Mayo. “Abbiamo cominciato ad investigare e scoperto l’Operazione Condor. I repressori dell’Alleanza Anticomunista si formavano nella Scuola delle Americhe, organizzata dagli Stati Uniti, per combattere e uccidere i nostri figli. Nel nostro Paese, l’Argentina, hanno funzionato 64 campi di concentramento dove rinchiudevano i nostri figli con l’accusa di essere terroristi. Tutto era istigato dagli Stati Uniti che hanno fatto in Argentina quello che oggi fanno in Iraq, cercare di uccidere un intero popolo. Mio figlio mi diceva: “mamma, ciò che importa è per cosa uno vive”; i nostri figli hanno dato la loro vita per il proprio paese, per un mondo migliore, non sono morti e oggi sono qui con noi. Siamo orgogliose di aver avuto figli rivoluzionari, da 28 anni lo gridiamo al mondo e oggi continuiamo la loro lotta”.

Chi non ha potuto partecipare a questo storico appuntamento ha comunque voluto manifestare piena solidarietà e condivisione della lotta contro l’imperialismo; tra gli altri, Leonardo Boff , Adolfo Pérez Ezquivel, Frei Betto, il Partito comunista dell’India, il Partito comunista dello Sri Lanka e il Partito rivoluzionario panafricano. Tutte le accuse contro il governo statunitense sono state provate con documenti, oggi non più segreti, che dimostrano come tutti i più importanti apparati di sicurezza degli Stati Uniti, dall’F.B.I. alla C.I.A., dal Dipartimento di Stato fino ad arrivare alla Casa Bianca fossero direttamente coinvolti nella pianificazione e realizzazione di tali violenze.

“Nel 1976 sequestrarono mio padre” ha testimoniato il giovane cileno Manuel Guerrero che all’epoca aveva solo sei anni. “Lo abbiamo cercato nelle carceri e nei campi di concentramento.

Quando insieme a mia madre e mia sorella di appena un mese lo abbiamo trovato ferito siamo stati tutti quanti rinchiusi. Ci hanno torturato in una cella accanto alla sua per fargli sentire quello che stavamo subendo e in questo modo cercare di convincerlo a cedere. Poco dopo è stato ucciso”.

L’incontro internazionale contro il terrorismo si è tenuto a Cuba con così tanta urgenza non solo per ricordare e riunire tutte le esperienze di lotta latinoamericane ma anche per denunciare la doppia morale dell’attuale presidente Bush. Nell’agosto dello scorso anno, a pochi giorni dalla fine del suo mandato, Mireya Moscoso, Presidente del Panama concesse l’indulto a tre terroristi di origine cubana che erano detenuti nelle carceri del suo paese per aver tentato di assassinare il Presidente della Repubblica di Cuba, Fidel Castro, nel 2000 in occasione del Summit Ispano-Americano. Oggi, il più noto di quei terroristi, Luis Posada Carriles si trova a Miami. Carriles, già agente della C.I.A., per sua stessa ammissione è il mandante di numerosissimi attentati terroristici che a Cuba hanno causato, nel corso degli ultimi 45 anni, 3478 morti e 2099 feriti. Tra questi anche quello che il 4 settembre del 1997 causo la morte del giovane italiano Fabio Di Celmo a causa dell’esplosione di una bomba collocata nell’Hotel Copacabana. Il governo degli Stati Uniti, che si erge a paladino dei diritti umani e guida la lotta globale contro il terrorismo, tiene oggi Posada Carriles agli arresti domiciliari semplicemente per essere entrato illegalmente nel paese. Su di lui pesa però una richiesta di estradizione che ha presentato il governo venezuelano, di cui Carriles è cittadino, con l’intento di processarlo per quello che è stato uno degli attentati più efferati di Carriles: l’uccisione di 73 persone conseguente all’esplosione, il 6 ottobre del 1976, di due bombe collocate su ordine di Carriles su un’aero civile della Cubana de Aviacion che volava verso Cuba. È stato José Vicente Rangel, Vicepresidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, presente all’incontro insieme al Presidente dell’Assemblea nazionale e ad una numerosa delegazione del suo paese, a portare il saluto del Presidente Hugo Chavez e a denunciare apertamente il governo degli Stati Uniti di voler proteggere i terroristi che hanno disseminato morte nell’intero continente latinoamericano.”Il Venezuela chiede con forza agli Stati Uniti l’estradizione di Luis Posada Carriles. Dal 1922 abbiamo un accordo di reciprocità sulle estradizioni. Il diritto è dalla nostra parte, combatteremo in tutte le sedi e con tutti gli argomenti per disinnescare la cinica dottrina antiterrorista di Bush”. Con il suo lungo intervento Rangel ha anche chiaramente accusato il governo statunitense di essere stato dietro il colpo di stato e tutti i tentativi di rovesciamento del governo di Hugo Chavez che si sono susseguiti dalla sua prima elezione ad oggi. “Se uccidono Chavez, il governo degli Stati Uniti sarà il principale responsabile. Non voglio che il mio paese viva l’esperienza che oggi vive il popolo irakeno, di fronte al quale mi inchino con rispetto per la dignità e il coraggio con cui sta affrontando gli invasori. Di fronte una simile avventura, che non vogliamo, sono sicuro che i 25 milioni di venezuelani risponderanno con la stessa dignità e coraggio degli irakeni, dei cubani e di tutti i popoli liberi del mondo”. Manifestando piena e incondizionata solidarietà alla rivoluzione cubana Rangel ha inoltre aggiunto: “La missione che porta avanti il governo bolivariano, con l’aiuto del governo cubano, ha ottenuto risultati mai visti nel nostro paese, tra questi la crescita economica del 7,9%, la più alta del mondo, e il miglioramento del 33% della qualità della vita di milioni di abitanti. Per questo è fondamentale passare dalla democrazia bolivariana alla democrazia socialista. Vogliamo passare dal bolivarismo, senza smettere di essere bolivariani, al socialismo del XXI secolo”.

A Cuba, dal 2 al 4 giugno, i popoli latinoamericani dopo aver smascherato la doppia morale del governo degli Stati Uniti, hanno per la prima volta deciso di essere uniti non solo nel pianto ma nella lotta contro l’imperialismo, di passare dalla resistenza all’offensiva e a tal fine hanno deciso di costituire un tribunale latinoamericano contro il terrorismo per la verità e la giustizia.

I mass media europei hanno, lo scorso 20 maggio, inviato all’Avana decine di corrispondenti e scritto fiumi di inchiostro sull’incontro degli esponenti della cosiddetta dissidenza, che è bene chiarire è stato apertamente finanziato con 150 mila dollari dalle stesse organizzazioni, radicate negli Stati Uniti, che hanno finanziato numerose azioni terroristiche contro Cuba. Gli stessi mass media sono restati in silenzio di fronte a questo evento senza precedenti. Fidel Castro, che ha seguito il dibattito di tutte e tre le giornate e chiuso l’incontro constatando che l’evento rappresenta la prima tappa di un lungo percorso che si pone come obiettivo la liberazione dei popoli latinoamericani, ha ben sintetizzato con una frase di José Martí la denuncia e la richiesta di libertà di tutti gli intervenuti: “una trincea di idee vale più di una trincea di pietre”.

 

 

info@siporcuba.it

 HyperCounter