CUBAOGGI


DISCORSO DI FIDEL AL VII CONGRESSO DEI GIOVANI COMUNISTI

 


 

Discorso pronunciato dal Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, Presidente della Repubblica di Cuba, nella chiusura del VII Congresso dell’unione di Giovani Comunisti, Palazzo delle Convenzioni, Città dell’Avana, 5 dicembre 2004.

 

Cari delegati, invitati e partecipanti al VIII Congresso dell’Unione di Giovani Comunisti,

 

Una parte dei concetti che esprimerò oggi è già stata spiegata e pubblicata, alcuni si sono sviluppati di più durante la lotta, altri si riferiscono alle mete raggiunte; altri ancora sono riflessioni.

Un giorno come oggi, in cui mi avete invitato a parlarvi, cercherò di spiegarvi come e perché è un giorno tanto speciale per tutti noi.

Purtroppo la responsabilità che è ricaduta su di me durante questo intenso e difficile processo rivoluzionario, e in modo particolare il mio rapporto con la Battaglia di Idee, mi costringono a riferirmi a discorsi, riflessioni e concetti propri, il che non mi piace, e chiedo perciò scusa in anticipo.  Ho sempre pensato che le idee non girassero intorno agli uomini pubblici, bensì il contrario, sono essi che devono girare attorno alle idee.

Il fatto di avere osato pronosticare avvenimenti, che oggi cominciano a confermarsi come inconfutabili verità, è associato unicamente all’esperienza accumulata.  Sarei potuto morire, come tanti altri rivoluzionari cubani della nostra storia.  Gli avversari di ieri e d’oggi hanno fatto il possibile e l’impossibile per riuscirci ma ho avuto il privilegio di avere lottato per molti anni, da quando nel 1953 concepimmo l’idea di occupare le armi del Reggimento di Santiago de Cuba per iniziare la lotta, e il privilegio non costituisce un merito; il merito vero si deve attribuire a coloro che ci credettero e furono disposti a sacrificare anche la vita per gli obiettivi che proclamavamo.

         Quando appena tre giorni fa alcuni si complimentavano con me, ricordandomi il 48º anniversario dello sbarco del Granma, la mia prima reazione è stata di sorpresa.  Quanto tempo è trascorso e quanti avvenimenti si sono succeduti!  Presi dagli odierni doveri, alcuni di noi che partecipammo a quell’azione, disponiamo di appena un secondo per ricordare gli inizi della lunga marcia che iniziavamo nei giorni del Moncada e del Granma.  Io lo definirei come un lungo apprendistato e la nostra ignoranza all’inizio di quell’inedito cammino ci sorprende ancora.

         Ricorro alla memoria per citare, in strettissima sintesi, facendo uso molte volte di frasi testuali, l’essenza di quanto ho detto in tre momenti anteriori alla Battaglia di Idee che oggi presiede lo spirito del VIII Congresso della nostra prestigiosa Unione Comunista.

         L’8 ottobre 1997, nel Rapporto Centrale al V Congresso del Partito, ho detto:

         “E’ evidente la necessità di un lavoro più forte, più intenso nelle nostre file giovanili, poiché questi tempi e questo Partito esigono continuare a nutrirsi di dirigenti e militanti provenienti dalla gioventù.

         “Credo che adesso più che mai, più che in nessun’altra epoca, perché questa è l’epoca più dura, più difficile, sia necessario un lavoro speciale con la gioventù e nella formazione dei nostri giovani, perché non è possibile che coloro che succederanno all’attuale generazione non siano più i migliori”.

         “Vogliamo che siano consapevoli al massimo del loro ruolo, di ciò che possono fare per il proprio paese, di ciò che possono fare per la Rivoluzione, di ciò che possono fare per il proprio futuro.”

         “Nel mio discorso sulla gioventù nella chiusura del V Congresso del Partito, il 10 ottobre 1997, ho segnalato:

         “Abbiamo il Partito, abbiamo la nostra magnifica gioventù –sì, così con queste parole, magnifica gioventù!--, alla quale, ovviamente, chiediamo sempre di più, e le chiederemo sempre più lavoro politico; lavoro politico che non è il semplice uso di un motto.  Il Partito per molto tempo è stato anche, a volte, schematico, dogmatico, ha lavorato con parole d’ordine e motti, non sempre con argomenti. ”

         “Dobbiamo lavorare con i singoli cittadini, ad uno ad uno; non è soltanto il lavoro che si svolge attraverso la stampa e la televisione, o le conferenze e i meeting politici.  Il lavoro di convincere e persuadere gli esseri umani ad uno ad uno è storico.  Le religioni sono nate in questo modo e durano ormai da migliaia di anni.”

         “Noi rivoluzionari dobbiamo fare lo stesso.  I nostri dirigenti e quelli della gioventù devono lavorare così, e non devono mai arrendersi.

         “Profondamente convinti di avere la ragione e difendere le cose più giuste, più belle, più umane, dobbiamo discutere tutto il tempo che sarà necessario, spiegare tante volte quante ne saranno necessarie, insegnare, educare.  Non si può fare lavoro politico in astratto.  Dobbiamo approfondire nelle conoscenze, nelle idee, in ciò che succede qui e in ciò che avviene nel mondo.  Bisogna essere franchi, coraggiosi e veraci.”

         “Al Partito aderiscono 780 mila cittadini, e ci sono anche tutti gli altri rivoluzionari che non sono membri del Partito.  E’ compito di tutti trasformare in regola ciò che in molti casi è eccezione e generalizzare le nostre migliori esperienze.  Sarebbe mai possibile che non ci riuscissimo?  Che saremmo, quale sarebbe il nostro valore se non ci riuscissimo?  Con tutte le conoscenze che abbiamo oggi, con tutte le possibilità che abbiamo, si deve fare.  Questa sarebbe la vera vittoria delle idee.”

         Il 10 dicembre 1998, nel VII Congresso dell’Unione di Giovani Comunisti ho affermato:

         “Bisogna riunirsi, in mezzo alla battaglia, con la truppa elite per dibattere, analizzare, approfondire, disegnare piani, strategie, trattare temi ed elaborare idee, come quando si riunisce lo stato maggiore di un esercito.”

         “Utilizzare solidi argomenti per parlare con i militanti; per parlare con coloro che possano essere confusi o anche per discutere e polemizzare con coloro che abbiano posizioni contrarie a quelle della Rivoluzione perché sono influiti dall’ideologia dell’imperialismo in questa tremenda lotta di idee che dobbiamo affrontare da anni proprio per portare avanti la prodezza di resistere al più potente imperio che nell’ambito politico, militare, economico, tecnologico e culturale che sia mai esistito.  I dirigenti della gioventù devono essere ben preparati per affrontare questo compito.

         “In questa lotta di tipo ideologico, le armi fondamentali sono le idee, l’arsenale di munizioni più importante è anche quello delle idee.  Dobbiamo fornire idee ai nostri dirigenti affinché loro le trasmettano alla gioventù e al popolo.”

         “Questo esercito conosce il suo piano, conosce al sua strategia, e i nemici la conosceranno lungo il cammino.  Ancora una volta associo l’idea di questa lotta ad una gran battaglia che combatte un esercito d’avanguardia, una truppa elite della Rivoluzione.  Pongo in primo luogo la Rivoluzione e il Partito, che alla fine sono la stessa cosa.

         “Nella breve riunione con il nuovo Comitato Nazionale ho potuto parlarvi con maggiore libertà perché eravate un numero ridotto di compagni, e in una riunione con il Bureau Nazionale potremmo parlare ancora con maggiore libertà, con più argomenti ed elementi di giudizio.”

         “Questo VII Congresso –ho detto allora—è stato un ottimo congresso, uno di quei congressi in cui si è discusso con maggiore libertà, in cui non è stato evitato assolutamente nessun tema, anzi, c’è stata un’esortazione continua a trattare tutti i temi per quanto politici e complessi essi fossero, proprio per ottenere da questa riunione tutto il profitto possibile, e mi sembra di esserci riusciti.”

         “E’ stato possibile, e bisogna dirlo chiaramente, grazie a uno straordinario lavoro realizzato durante l’anno sotto la direzione del Bureau nazionale della Gioventù Comunista.  In questa sede, dove sono stati fatti dei riconoscimenti, bisogna fare un riconoscimento molto sincero e meritato ai compagni del Bureau e ai numerosi dirigenti che, sotto la guida di Otto (segretario generale dell’Unione di Giovani Comunisti;  N.d.T.), hanno lavorato sodo dalla convocazione fino a questo stesso minuto.”

         “Abbiamo imparato tutti, non soltanto voi ma anche noi.”

         “Il congresso –ho aggiunto—riflette un crescente rafforzamento dell’Unione di Giovani Comunisti per arrivare a disporre di esperienza e organizzazione superiori a quelle che abbia mai avuto.  C’è bisogno anche di un prestigio e di un’influenza che superi quanta ne abbia mai avuto, e in settori chiavi, veramente strategici, della società odierna e soprattutto della società futura, del paese futuro; di un’organizzazione come quella di cui c’è bisogno in questi tempi, in questi tempi storici!”

         “Una delle cose straordinarie della nostra Rivoluzione è che da quando è nata –e potrebbe affermarsi che le idee della Rivoluzione sono state procreate in quella collina universitaria— c’è stato uno stretto rapporto, da fratelli gemelli, io direi che da fratelli siamesi, tra Rivoluzione e gioventù.  Andate a cercare per il mondo un rapporto così stretto con la gioventù come quello che c’è stato, c’è e ci sarà sempre in questo profondo processo rivoluzionario.  La nostra Rivoluzione rinasce ogni giorno, perché le idee che rappresentiamo, la giustizia che difendiamo, la causa per la quale lottiamo, è oggi la causa, e non può essere altra, di miliardi di persone in questo pianeta.”

         “E dico idee perché questa lotta di cui parliamo sarà sostanzialmente una lotta di idee; non sarà una guerra.  I problemi del mondo non si risolveranno con armi nucleari, è impossibile, né si risolveranno con le guerre, anzi, non si risolveranno nemmeno con rivoluzioni isolate che, nell’ordine stabilito dalla globalizzazione neoliberista, possono essere semplicemente schiacciate in pochi giorni, al più in poche settimane.”

         “Tuttavia, non possiamo trascurare la difesa nemmeno per un secondo, perché con le crisi inevitabili, un cambiamento d’amministrazione, un gruppo pro fascista o un’estrema destra al potere sarebbe sufficiente a far sì che l’impero ritorni ad applicare i suoi vecchi metodi.  Il pericolo di aggressioni militari non possono essere scartati, ma oggi la battaglia reale e quella delle idee.

         “La Rivoluzione ha potuto resistere perché ha seminato idee.”

         “In modo accelerato si globalizza il mondo, in modo accelerato si stabilisce un ordine economico mondiale insostenibile e insopportabile.  Le idee sono la materia prima con cui si fabbricano le coscienze, sono la materia prima per eccellenza dell’ideologia.  Preferisco chiamarle materia prima della coscienza per esprimere che non si tratta d’ideologia stretta e rigida, bensì di una coscienza avanzata, vale a dire, di una convinzione a cui arriveranno inevitabilmente centinaia di milioni e miliardi di persone in questo pianeta, e che sarà senza dubbio la migliore scelta affinché le suddette idee arrivano a trionfare in tutto il mondo.

         “Non sono le armi, sono le idee che decideranno questa lotta universale.  E non sono le idee per i propri valori intrinseci, bensì per la concezione che tanto strettamente si adegua alla realtà oggettiva del mondo odierno.  Sono idee che partono dalla convinzione che matematicamente il mondo non ha altra via d’uscita, che l’imperialismo non può reggere, che il sistema imposto al mondo lo porterà al disastro, ad una crisi insuperabile, e oserei dire che ciò avverrà più presto che tardi.

         “Proprio a partire dalle suddette premesse e convinzioni io valuto quanto abbiamo analizzato e quanto stiamo facendo in questi giorni; non è l’unica cosa né tanto meno, ma ha il valore essenziale.”

         “Questa battaglia che combattete non potete perderla.  Senza i compiti che dovete compiere, senza il lavoro che realizzerete –perché non ho dubbi che lo realizzerete con assoluto successo--, non si potrebbe parlare di ciò che sogniamo non solo per i nostri compatrioti ma anche per tutti gli abitanti di questo pianeta.

         “Mai, in nessun luogo, nessun altro popolo ha fatto ciò che il popolo di Cuba sta facendo oggi con idee: seminare idee, coltivare idee e sviluppare idee.  Non potrà finire se non con la vittoria delle idee, con la sicurezza che questa Rivoluzione non scomparirà né crollerà, perché solidamente aderita a idee che si approfondiscono e sviluppano.

         “Le idee giuste sono invincibili.  E Martí disse a riguardo:  ‘L trincee di idee valgono più delle trincee di pietre ’; e ‘una causa giusta dal fondo di una caverna è più potente di un esercito.’”

         “Le idee non sono soltanto uno strumento per creare coscienza affinché lottino i popoli, le idee sono diventate il principale strumento di lotta in questo momento; non un’ispirazione, non una guida, non un orientamento, bensì il principale strumento di lotta.”

         “Non siamo né possiamo essere dogmatici.  Non possiamo avere dogmi di nessun tipo, dobbiamo avere una mentalità veramente dialettica e flessibile, il che non ammette neanche minimamente l’opportunismo o il pragmatismo.

         “Siamo flessibili e siamo dialettici a partire dal più rigido attaccamento ai principi e agli obiettivi del nostro processo rivoluzionario, e alle nuove mete che non abbiamo chiesto a nessuno, che non ambivamo, che non volevamo, ma che la vita e la storia di quanto avvenuto in questi decenni hanno fatto ricadere sul nostro paese e sui nostri rivoluzionari.  E’ stato così, e non abbiamo altra scelta che lottare con tutto l’entusiasmo, pensando non soltanto a noi, bensì al benessere che i frutti delle nostre lotte potrebbero significare per tante persone al mondo.”

         Era già trascorso esattamente un anno da queste mie parole, quando il destino ha voluto che si spiegasse la colossale Battaglia di Idee che da cinque anni porta avanti il nostro popolo.

         Il 5 luglio del 2000, quando Juan Miguel González è stato insignito con l’Ordine “Carlos Manuel de Céspedes”, ricordavo come l’avevo conosciuto un anno prima, proprio il 2 dicembre, e com’era cominciata la battaglia per il ritorno di Elián.  Quel giorno segnalavo:

         “Gli ho fatto innumerevoli domande che lui, in mezzo al suo visibile dolore e tristezza, rispondeva con argomenti persuasivi e incontestabili prove sul rapporto d’affetto puro e constante con il bambino.

         “In nessun momento ho smesso di percepire nel suo volto i tratti di un uomo nobile, sincero e serio.  Gli ho espresso la mia convinzione che il bambino non sarebbe mai stato restituito per la via giudiziaria.  Si trattava di un caso su cui i tribunali degli Stati Uniti non avevano alcuna giurisdizione e che soltanto alle autorità statunitensi d’Immigrazione spettava il dovere di procedere all’immediata restituzione di suo figlio; ma conoscevo molto bene quanto arroganti, arbitrarie, parziali e complici potevano essere le autorità statunitensi riguardo a tutti i malfatti e i crimini che erano commessi contro il nostro popolo. La restituzione di quel bambino si poteva raggiungere soltanto mediante un’intensa battaglia politica e d’opinione pubblica nazionale e internazionale.”

         Il giorno dopo –come ho detto allora—ho parlato con i compagni della nostra direzione, e senza perdere un minuto mi sono messo in contatto con i dirigenti dell’Unione di Giovani Comunisti e della Federazione di Studenti Universitari.  I giovani e gli studenti sarebbero all’avanguardia di quella lotta con il pieno appoggio di tutte le forze rivoluzionarie.

         Quarantotto ore dopo, domenica sera –un giorno proprio come oggi, esattamente cinque anni fa--, c’è stata la prima protesta davanti all’Ufficio di Interessi degli Stati Uniti, a cui hanno partecipato mille giovani delle Brigate Tecniche Giovanili che erano alla chiusura di una conferenza nazionale.

         Così è cominciata l’epica lotta per la liberazione di Elián.  Quel combattimento per un bambino si è trasformato rapidamente in una battaglia per la giustizia e la felicità di tutti i nostri bambini e tutto il nostro popolo.

         Con la più profonda convinzione, espressa ormai nel mio discorso di chiusura del VII Congresso della Gioventù Comunista che ricordavo oggi, che le idee sono l’arma fondamentale nella lotta dell’umanità per la propria salvezza, la battaglia da noi intrapresa è stata di pensiero, di argomenti, di repliche e risposte, ma anche di realizzazioni e fatti concreti.

         Nella coordinazione e impulso di circa 200 programmi della Rivoluzione, derivati da questo combattimento, ha lavorato l’Unione di Giovani Comunisti come parte del gruppo di lavoro della Battaglia di Idee.

         Ai compiti di scambio, analisi e orientamento di questo gruppo integrato in maggioranza da dirigenti della Gioventù comunista e da rappresentanti dei lavoratori, gli studenti e le donne, guidati dal nostro Partito, ho dedicato negli ultimi anni più di settemila ore di profittevole e indimenticabile sforzo.

         In questo periodo abbiamo approfondito nella visione critica e senza autocompiacimento della nostra opera e dei nostri obiettivi storici.  Sono stati applicati concetti rivoluzionari che spazzano via il formalismo e il conformismo e accelerano i processi delle trasformazioni necessarie per il futuro del paese.

          Alcuni di essi, presi dagli appunti dei dirigenti della Gioventù comunista e da altri partecipanti ai nostri incontri, sono:

-                                              Nessun giovane e nessun cittadino dev’essere abbandonato alla propria sorte.  L’Unione di Giovani Comunisti deve lavorare con ogni giovane.  Dietro ad ogni categoria e ad ogni percentuale c’è un uomo, una donna, un bambino o un anziano.

-                                              Non c’è problema senza soluzione, si tratta di trovare alternative.

-                                              Il lavoro di coordinazione deve eseguirsi sulla base dello studio continuo per la presa di decisioni, dell’informazione aggiornata che tenga conto con precisione dei dettagli; meditare e pensare bene ogni azione, agire con rapidità e non perdere mai un minuto.

-                                              Trovare nuovi metodi e meccanismi di coordinazione affinché tutti gli organismi ed entità coinvolte aderiscano al principio secondo cui la priorità è negli interessi del paese, al di sopra di contraddizioni burocratiche, brame di protagonismo e gelosie istituzionali.

-                                              Raggiungere un alto coinvolgimento e impegno dei dirigenti e lavoratori che partecipano ad ognuno dei programmi.

-                                              Applicare la critica e la riflessione opportunamente.

-                                              Ogni idea ci conduce sempre a un’altra nuova, e questa ad altre.  Una nuova idea, pur essendo buona, dev’essere sottoposta a prove e sperimenti seri in condizioni reali.

-                                              La discrezione e segretezza sono principi basilari nel lavoro di direzione e coordinazione dei programmi.  Saranno divulgati soltanto, quando diventeranno realtà; in questo modo eviteremo promesse che non possano compiersi o promesse compiuto che poi sono trascurate, dimenticate e abbandonate.

-                                              Le imprese che vi partecipano non devono avere nessun guadagno, ma nemmeno perdite.  Le opere dovranno essere realizzate rapidamente, al costo adeguato, con qualità e uso ottimo delle risorse.

-                                              Sarà garantita la manutenzione degli equipaggiamenti e impianti messi a disposizione dei programmi.  Tutto dev’essere mantenuto come il primo giorno.

 

         A questa semplice mostra di ciò restava nella testa dei dirigenti, si possono aggiungere centinaia di osservazioni nate dalla necessità di agire con urgenza e di assicurare il successo.  Bisognava guadagnare tutto il tempo perso a causa della routine, lo schematismo e altre abitudini che ostacolano il progresso e gli obiettivi che soltanto un sistema veramente socialista può raggiungere.

         Un giorno ho detto testualmente:

         “La Rivoluzione non ha raggiunto lo stesso successo ottenuto nell’ambito dei diritti e delle garanzie dei cittadini di qualunque etnia e origine, anche nella lotta per eliminare le differenze nello status sociale ed economico della popolazione nera del paese, sebbene in numerosi settori di grande trascendenza, tra cui l’istruzione e la sanità, svolgano un importante ruolo.”

         Le suddette parole sono state da me pronunciate, senza esitazione, il 7 febbraio dello scorso anno in occasione della chiusura del Congresso Internazionale Pedagogia 2003, celebratosi in mezzo alla Battaglia di Idee.  Era una mia opinione che volevo fare pubblica; una triste realtà ereditata dalla schiavitù, dalle società classiste e dall’imperialismo.

         Non c’è mai stata da nessuna parte una vera e propria uguaglianza di opportunità.  La possibilità di studiare, compiere studi superiori e conseguire una laurea è sempre stata patrimonio esclusivo dei settori più colti e ricchi.  Solo per eccezione i poveri sfuggivano a questo fatalismo.

         Gli enormi progressi raggiunti dal socialismo avevano creato le basi, ma mancava ancora la svolta.  Possiamo affermare che, grazie alla Battaglia di idee, la vita odierna dei bambini, degli adolescenti, dei giovani e della famiglia cubana non è uguale a quella di cinque anni fa.

         Oggi nella scuola elementare un maestro insegna soltanto a 20 bambini, il che consente una migliore e più efficace istruzione, l’attenzione differenziata ad ognuno degli allievi e alla loro famiglia, e un’educazione più integrale.

         Le scuole hanno  televisori, video e laboratori d’informatica, strumenti d’incredibile efficienza che, utilizzati per l’istruzione, consentono di moltiplicare le conoscenze dei nostri bambini.  Neanche un solo bambino di Cuba è rimasto senza accesso a questi moderni mezzi.  Le scuole che mancavano d’elettricità dispongono oggi di pannelli solari per l’uso del computer, del televisore e del video.

         L’informatica si è cominciata a studiare dal prescolastico.  Dodicimila novecentocinquantotto professori d’informatica elementare, formatisi in corsi emergenti, sono arrivati nelle classi e contemporaneamente tutti i maestri dell’elementare hanno ricevuti corsi di questa materia.

         I bambini con necessità educative speciali hanno ricevuto anche nuovi e moderni mezzi d’istruzione per la loro formazione.  Due anni fa abbiamo inaugurato la prima Scuola d’Autismo, handicap trascurato in quasi tutti i paesi del mondo.

         Adesso i bambini cominciano a studiare l’inglese dalla terza elementare con i video.  Imparano tutti nelle scuole a giocare agli scacchi e ricevono istruzione culturale e di promozione artistica dai primi tremila duecentosettantun istruttori d’arte che si sono diplomati lo scorso 20 ottobre, il cui lavoro sarà rafforzato ogni anno con un numero simile o maggiore di istruttori che lavoreranno non solo nel settore dell’istruzione ma anche nel resto delle istituzioni culturali e sociali della comunità.

         Siamo riusciti a migliorare l’alimentazione nelle scuole con servizio di pranzo scolastico, che sono la stragrande maggioranza.

         Si offre attenzione sistematica a tutti i bambini con problemi nutrizionali individuati quando è stato applicato il primo programma sociale per rilevare il peso e la taglia di tutti i bambini cubani fino ai 15 anni, nel 2001.

         Foco fa si è finito uno Studio Integrale dell’Intera Popolazione Infantile, che valuta aspetti quali lo stato nutrizionale, l’attenzione educativa, l’ambiente familiare e le condizioni di vita dei bambini, che stanno ricevendo la debita attenzione.

         Tutte le suddette trasformazioni hanno consentito un vero sistema di doppia sessione di lezioni nelle scuole elementari e hanno reso possibile che i nostri bambini dell’elementare imparino oggi 2,2 volte in più in Matematica e 1,5 volte in più in Spagnolo di quanto imparavano quattro anni fa.  Queste cifre dovranno crescere man mano che il nostro sistema educativo andrà avanti secondo lo sviluppo programmato.  Sono state ragguagliate le possibilità reali di conoscenze e le opportunità di sviluppo fisico e mentale per tutti i bambini senza considerare il luogo di residenza, il colore della pelle e l’origine sociale.

         Gli straordinari cambiamenti che accadono nella scuola elementare sono stati realizzati con modeste risorse, utilizzate con intelligenza e criterio d’uguaglianza e giustizia, e soprattutto assicurando le stesse opportunità a tutti i bambini del paese.

         Ugualmente si lavora e si continuerà a lavorare con intensità nel perfezionamento e sviluppo degli altri livelli d’istruzione scolastica.

         Nelle scuole medie sono state attuate trasformazioni radicali, applicando un modello educativo diverso, che abbatte le vecchie concezioni d’istruzione per bambini e adolescenti della prima, seconda e terza media, dove il resto dei paesi affrontano una profonda crisi.

         Questo insegnamento si realizza adesso da un professore generale integrale incaricato dell’istruzione e attenzione di 15 allievi, il quale impartisce lezioni di tutte le materie eccetto l’Inglese e l’Educazione Fisica.  E’ un tutore, un educatore, un precettore per ogni studente.  In questo modo, lo studente si libera dell’eccessivo numero di professori di diverse materie, che ostacolava l’integrazione delle conoscenze e l’influenza educativa necessaria in questa decisiva tappa delle vita.

         Grazie a ciò la qualità del rapporto tra la scuola e la famiglia è migliorata di tanto, il che consente una più vasta cooperazione tra entrambi i fattori e persino un cambiamento nell’atteggiamento e trattamento di molti padri verso i figli.

         La Matematica, lo Spagnolo, la Storia, l’Inglese e la Fisica sono le materie che studiano con i video che contengono lezioni elaborate e impartite dai più prestigiosi docenti del paese, il che contribuisce in modo notevole allo sforzo dei professori ed eleva la qualità e vastità dei contenuti che s’impartiscono.

         E’ aumentata la frequenza di lezioni di Matematica, Informatica, Spagnolo e Storia.  Così gli allievi ricevono più contenuti e moltiplicano le loro conoscenze in queste materie.

         Anche i nuovi istruttori d’Arte sono presenti nelle nostre scuole medie, promuovendo la cultura e avvicinando i nostri adolescenti alle migliori tradizioni di Cuba e del mondo.

         E’ stato deciso che gli studenti della scuola media ricevano merenda scolastica o pranzo, il che consentirebbe loro di affrontare la doppia sessione di lezioni e offrirebbe maggiori garanzie agli allievi di questo livello, poiché non dovrebbero uscire dalle scuole fino alla fine dell’orario scolastico.

         Lo scorso 2 dicembre 2004, 307 339 allievi e 38 246 lavoratori di 591 scuole medie urbane ricevevano ormai gratuitamente la cosiddetta merenda scolastica.  Mancano ancora di questo servizio gli studenti di 83 scuole che beneficeranno di questo programma entro i primi tre mesi dell’anno prossimo.

         Gli studenti delle Scuole di Condotta ricevono l’attenzione dei lavoratori sociali, che sono gli incaricati di organizzare l’azione della società per modificare le cause e condizioni che generano lo svantaggio sociale e i disturbi della condotta degli adolescenti.

         I nostri giovani dai 16 anni in più sono stati anch’essi al centro di queste profonde trasformazioni.

         Sono state create le Scuole di Lavoratori Sociali, in cui si sono diplomati ormai 21 485 giovani, una vera e propria brigata d’appoggio e solidarietà sociale che agisce in quasi tutti i Consigli Popolari del paese.  Ogni anno si preparano altri 7 mila giovani con l’uso di nuovi concetti pedagogici, organizzati non soltanto nelle scuole destinate a tale scopo, ma anche nei comuni e nelle cosiddette case-scuole, utilizzando televisori, video e computer, sotto la guida di professori esperti, e direttamente vincolati alle realtà sociali delle proprie comunità.  Una volta ottenuto il diploma, tutti hanno accesso diretto a numerose carriere universitarie affini alla loro ampia attività.

         Sono stati creati i corsi di Formazione integrale per giovani dai 17 ai 30 anni che pur avendo approvato la terza media, diventata ormai il livello generale in quelle età, non studiavano né lavoravano.

         Ciò ha consentito che oltre 150 mila giovani siano coinvolti in programmi di formazione integrale e ricevano uno stipendio adeguato alla loro età e necessità.

         I risultati conseguiti hanno reso possibile che 48 406 diplomati di questi corsi siano ormai iscritti a diverse lauree universitarie, comprese le Scienze Mediche, con risultati molto positivi.

         Durante la Battaglia di idee è stato raggiunto un vecchio sogno: l’accesso massiccio al università, consentendo l’iscrizione alle carriere universitarie di tutti i giovani diplomati dai Programmi della Rivoluzione e ai lavoratori in generale.

         Questo programma ha offerto possibilità inedite a giovani e adulti che prima non potevano accedere all’Università e adesso aderiscono al proposito rivoluzionario di raggiungere una cultura generale integrale per tutti i cittadini, indipendentemente dal lavoro che svolgano.

         I suddetti programmi hanno reso possibile che il paese conti oggi 380 mila studenti universitari, di cui 233 011 studiano nelle 938 sedi universitarie distribuite nei 169 comuni del paese.

         Risposta decisa e impegnata hanno dato i 65 427 professori e direttori accademici che lavorano in questo programma massiccio di istruzione superiore, che provengono dalla grande massa di oltre 700 mila professionisti formati dalla Rivoluzione su cui conta il paese, malgrado il continuo furto di cervelli che subiscono i paesi del Terzo Mondo.

         La nostra aspirazione di avere centri d’eccellenza nell’Istruzione Superiore ha fatto nascere l’Università delle Scienze Informatiche, prima istituzione del suo tipo nata nella battaglia di idee.

         Appena due anni e tre mesi dopo l’inaugurazione, la prestigiosa istituzione universitaria conta 6 mila giovani iscritti provenienti da tutti i comuni del paese, che studiano seguendo nuove concezioni e metodi rivoluzionari di lavoro e ottengono in breve termine importanti progressi sia nell’istruzione che nell’attività produttiva.

         Lo spirito e i concetti applicati all’università delle Scienze Informatiche devono essere estesi ai politecnici di questo ramo in tutto il paese, dove si  formano quasi 40 mila tecnici di Informatica di livello medio.

         Questo progetto riferito ai Politecnici d’Informatica, concordato di recente, potrebbe definirsi come l’ultimo programma della Battaglia di Idee del periodo 2000-2004.  Per la sua esecuzione saranno assegnate le risorse materiali e l’equipaggiamento necessario.  Il Ministero dell’Istruzione, il Ministero dell’informatica e le Comunicazioni e l’Unione di Giovani Comunisti hanno già ricevuto le istruzioni pertinenti.

         In un settore tanto vitale quanto quello della sanità, ricevono il beneficio di importanti investimenti, che comprendono tutti i 444 poliambulatori, 107 di essi interamente ristrutturati e 34 in corso d’esecuzione.  A ciò si aggiungono i lavori di ristrutturazione di 27 ospedali, come parte di un programma che comprenderà ugualmente tutti gli ospedali, l’apertura di 217 sale di fisioterapia nei poliambulatori, che disporranno tutti di questo servizio alla fine del prossimo anno.  Sono stati creati 24 nuovi servizi d’emodialisi , 88 ottiche e 118 centri di terapia intensiva nei comuni dove non c’erano ospedali chirurgici e perciò non disponevano di questo pregiato mezzo medico che ha salvato ormai migliaia di vite. 

         Il programma di equipaggiamento tecnologico in corso beneficia tutti i servizi primari e secondari del paese, con il grande vantaggio addizionale di avvicinare i servizi medici più importanti e di qualità alle abitazioni e luoghi di residenza della popolazione.

         Negli insediamenti contadini senza elettricità e di difficile accesso sono state inaugurate 1 905 sale di televisione, che consentono l’informazione, la ricreazione e l’accesso ai programmi televisivi docenti di oltre mezzo milione di cubani che risiedono nei luoghi sopra citati, gli ultimi che mancavano di esse.

         L’ampliamento dei giovani Club d’Informatica a 300 centri ha consentito la formazione di 436 753 compatrioti in tecniche di informatica negli ultimi quattro anni, dall’inizio di aprile 2001, quando sono state inaugurate le nuove strutture e ad esse forniti 3 mila computer.  Questo eccellente programma è completato da 300 centri addizionali, 100 dei quali sono già stati finiti.

         Le Fiere del Libro sono diventate una grande festa della famiglia cubana.  La sede originale è stata ampliata fino a coinvolgere 19 capoluoghi del paese nel 2002, e 34 nel 2004.  Nelle ultime tre edizioni ha accolto 9,5 milioni di partecipanti e sono stati destinati alla vendita oltre 15 milioni di libri.

         La Biblioteca Familiare ha contribuito all’accesso del nostro popolo alla migliore letteratura cubana e universale, a prezzi modici.  Sono state editate 100 mila raccolte di 25 titoli.  E’ pronta editorialmente una seconda edizione.

         Due nuove e moderne tipografie di grande capacità sono state acquistate, una di esse funziona ormai e la seconda è in processo di montaggio.  Sono stati assegnati fondi per la riparazione e modernizzazione di tutti gli impianti dell’Unione Poligrafica Nazionale.

         L’Università per Tutti, programma televisivo nato il 2 ottobre 2000 è diventata la più massiccia e svariata Università del paese.  Da essa sono stati impartiti 43 corsi con 1 721 ore di contenuto. In questo momento si trasmettono sei corsi.  Hanno partecipato ai corsi impartiti e in atto 775 professori, di cui 265 sono Dottori in Scienze e 134 sono Master.

         I programmi che si svolgono per trasformare le carceri in scuole hanno avuto un notevole impatto nelle famiglie, e contribuiscono a rafforzare il legame tra la famiglia e i giovani condannati.

         Gli studi applicati a persone handicappate hanno reso possibile la soluzione di situazioni critiche d’attenzione a questi cittadini e alle loro famiglia.  Sono stati un all’erta alle famiglie relativa ai rischi di malattie ereditarie e hanno reso possibile che 6 052 madri si dedichino interamente all’attenzione dei propri figli affetti da gravi handicap grazie allo stipendio che ricevono dallo Stato a tale scopo.   

           Sono state studiate 366 864 persone con handicap o limitazioni fisico-motrici, sensoriali, organiche e d’altro tipo, compreso il ritardo mentale.  Hanno partecipato allo studio nazionale oltre 30 mila professionisti delle scienze e personale di direzione e d’appoggio.

         Il 5 agosto 2003 è stato inaugurato il nuovo Centro Nazionale di Genetica Medica.

         Come risultato di questo colossale sforzo per raggiungere il più alto livello di giustizia per il nostro popolo e propiziare la piena uguaglianza di opportunità per tutti, i Programmi della Rivoluzione hanno creato durante gli ultimi cinque anni oltre 380 mila impieghi, di cui beneficiano maggiormente i giovani.

         Dall’informazione ricevuta dal Ministero del Lavoro, alla fine dell’anno in corso, cioè adesso, la disoccupazione è stata ormai ridotta al di sotto del 2%, qualcosa che risulterebbe impossibile nei paesi capitalisti industrializzati.

         Sono stati formati 44 979 nuovi maestri e professori in appena tre anni; ciò equivale a 11 gruppi di laureati dai corsi regolari diurni degli Istituti Pedagogici tra il 1988 e il 2000.

         Vi ho già detto che contiamo oggi 21 485 lavoratori sociali.  Nel 2000, quand’è cominciata la Battaglia di Idee, la Previdenza Sociale aveva soltanto 795 lavoratori sociali in tutto il paese.

         Fino al 20 novembre erano state costruite, ristrutturate o ampliate 5 810 opere edili, di esse 1 732 del settore dell’istruzione, 1 537 del settore della sanità, 32 importanti istituzioni della cultura, tra cui, la ricostruzione capitale e l’ampliamento dell’Istituto Superiore d’Arte, e 2 508 altri programmi della Rivoluzione.

         Hanno subito riparazione capitale 913 scuole.  Sono state costruite 32 nuove scuole,  La nazione conta oggi 5 270 nuove aule per l’educazione dei cittadini.

         In appena un anno e mezzo sono stati prodotti 25 milioni di videonastri per il settore dell’istruzione e si costruisce una nuova fabbrica.

         Gli accordi che abbiamo appena sottoscritto con la Cina ci garantiscono l’acquisto di 100 mila computer all’anno, che saranno destinate fondamentalmente all’istruzione di bambini, giovani e adulti e ai corsi di post laurea della crescente massa di tecnici e professionisti nel nostro paese.

         Arriverà pure il giorno in cui questi computer potranno utilizzarsi in modo massiccio per dialogare con il mondo.  Nessun popolo ha tante cose da informare né preparazione per farlo meglio, considerando la sua cultura politica e il crescente sforzo per dominare la lingua inglese e altre lingue.

         Il primo milione di televisori acquistati dalla Repubblica Popolare della Cina ha reso possibile che 827 322 famiglie del paese abbiano un televisore a colori di 21 pollici e ottima qualità, che consuma 120 watt in meno di quello sovietico a bianco e nero.  Ciò ha un profondo e massiccio impatto sul livello d’informazione e cultura del nostro popolo e le sue possibilità di ricreazione.  Il resto dei televisori sono stati destinati ai programmi educativi, di salute e ad altri programmi sociali del paese.  Ottantamila di essi sono stati utilizzati nella cooperazione internazionale; si ricevono inoltre dalla Cina 300 televisori addizionali di 21 pollici.  Varie decine di migliaia di 29 pollici che usano ormai nel settore docente provengono da altri paesi.

         Il sistema educativo dispone nelle classi di 109 117 televisori e 40 858 video, trasformati in eccellenti mezzi d’istruzione.

         Sono state create due nuove reti televisive educative che insieme a Cubavisión e Tele Rebelde trasmettono 394 ore settimanali di programmazione educativa; ciò rappresenta il 62,7% del totale delle trasmissioni della Televisione nazionale.  Di esse 247 sono destinate a piani di studio (materie da curriculum dei diversi livelli scolastici; N.d.T.).

         Nel Congresso precedente discutevamo con preoccupazione la bassa produzione di libri e pubblicazioni per i nostri bambini e giovani; oggi possiamo dire che negli ultimi cinque anni sono state prodotte 457 840 862 copie di libri, fascicoli, tabloidi e altre produzioni poligrafiche per i diversi programmi e missioni.

Di essi:

         41 025 778 libri, tabloidi e fascicoli per i programmi di formazione educativa.

         15 979 198 libri per le Fiere del Libro.

         35 371 157 tabloidi delle Tavole Rotonde e Tribune Aperte.

         15 905 758 tabloidi dell’Università per Tutti.

         Nel 1999 c’erano soltanto otto scuole di arti plastiche nel paese.  Oggi l’istruzione artistica è diffusa in tutte le province e ci sono scuole di questo tipo in 17 città.

         L’iscrizione della Scuola Nazionale di Danza Classica con capacità per 300 allievi si è ampliata a tutte le province.

         Attualmente 4 021 bambini di tutti comuni della capitale frequentano due volte alla settimana i workshop vocazionali che si svolgono nella Scuola Nazionale di Danza Classica.  Altre scuole di Danza realizzano attività di questo genere.

         Seimila settecentottantanove biblioteche pubbliche e scolastiche hanno ricevuto collezioni di enciclopedie, dizionari, atlanti, e altri libri con cui hanno rinnovato il proprio fondo bibliografico.

         Due milioni trecentosessantacinquemila duecentotrentaquattro bambini e giovani hanno ricevuto un libro come regalo e stimolo a fine corso.

         Circa 10 900 000 compatrioti hanno partecipato alle 161 Tribune Aperte realizzate.

         Sono 11 800 000 i partecipanti alle 18 marce e manifestazioni effettuatesi.    Fino ad oggi sono state realizzate 1 030 Tavole Rotonde.  Esse sono diventate delle vere e proprie università politiche, con informazione aggiornata e opportuna, analisi profonde e veraci sulle grossolane menzogne e perfide aggressioni dell’impero contro il nostro popolo, e su importanti temi di politica internazionale, economia e cultura, scienze, sport e altri argomenti d’interesse.

         Siccome la Battaglia di Idee, come abbiamo detto una volta, “è la battaglia dell’umanesimo contro la disumanizzazione, la battaglia della fratellanza contro il più crudele egoismo, la battaglia della giustizia contro la più brutale ingiustizia; la battaglia per il nostro popolo e per altri popoli”, abbiamo in questo momento 23 413 professionisti e tecnici della sanità che compiono umane e solidali missioni in 66 paesi.  Un alto numero di essi svolgono la loro attività nei quartieri più poveri della grande Patria di Simón Bolívar, attualmente in pieno processo di trasformazioni rivoluzionarie, sotto la guida di un nuovo e straordinario leader politico, bolivariano e martiano, carissimo amico di Cuba:  Hugo Chávez Frías.

         L’impatto della Battaglia di Idee, i suoi principi, i suoi concetti di lavoro non soltanto hanno prodotto una svolta nell’educazione e la vita del nostro paese, hanno anche accresciuto la forza e il prestigio dell’Unione di Giovani Comunisti, che arriva a questo Congresso con la maggiore quantità di militanti dell’ultimo decennio:  557 298, vale a dire 104 692 militanti in più di quelli che contava all’epoca del VII Congresso.   

         Oggi l’organizzazione giovanile conta 49 054 organizzazioni di base, 8 756 in più che nel 1998.

         Sebbene nell’ultimo Congresso del Partito abbiamo criticato la Gioventù comunista per le debolezze nel apporto di militanti alla nostra organizzazione d’avanguardia, oggi osserviamo con soddisfazione che l’attenzione a questo vitale problema e lo stesso rafforzamento dell’organizzazione consentono che 63 su 100 militanti  che compiono 30 anni, nonché altri al di sotto di questa età che sono stati analizzati eccezionalmente, aderiscano al Partito Comunista, in questo modo la Gioventù comunista ha rafforzato il Partito con 133 283 nuovi militanti come risposta concreta a quelle giuste critiche ricevute allora.

         Il supporto principale di questi risultati sono stati i dirigenti giovanili, dai quali la battaglia di idee ha richiesto di moltiplicare la capacità d’azione e la loro preparazione, e li ha costretti a trasformare qualitativamente i metodi di lavoro per mantenere l’attenzione alla vita interna e all’andamento quotidiano dell’Unione di Giovani comunisti, e contemporaneamente dare risposta ai nuovi compiti emanati dai programmi della Rivoluzione.

         L’esperienza, la stabilità e i risultati del lavoro svolto hanno fatto sì che l’organizzazione fornisca più dirigenti al Partito.  Negli ultimi due anni 215 dirigenti della Gioventù comunista sono diventati dirigenti professionali del Partito.

         Quanto raggiunto fin qui è frutto dello sforzo eroico del nostro popolo e della sua magnifica gioventù.  C’è ancora tanto da fare.  Voi conoscete le vecchie e le nuove le difficoltà e dove si manifestano.

         Bisogna mantenere gli odierni professori nelle aule, e incrementare la riserva, curare gelosamente le risorse umane giovanili che abbiamo formato in questi anni, ponendo enfasi nella professionalità e promozione delle medesime; continuare ad analizzare le necessarie trasformazioni a cui dev’essere sottoposta l’istruzione tecnico - professionale e liceale; perfezionare il processo per generalizzare e ampliare l’istruzione superiore, e riuscire a far sì che tutte le università del paese raggiungano l’eccellenza accademica e rivoluzionaria che domanda il paese dai suoi studenti e professori universitari.

         Dobbiamo intensificare e approfondire il lavoro politico con tutto il personale della sanità affinché la qualità dei servizi alla popolazione corrisponda allo sforzo fatto negli investimenti che dal punto di vista costruttivo e tecnologico si realizzano nel settore.

         E’ urgente continuare a propiziare una ricreazione sana, colta e utile per i nostri giovani, facendo uso di tutte le possibilità che ci sono e le risorse a disposizione oggi grazie ai programmi della Rivoluzione.

         Dobbiamo proseguire il più deciso combattimento contro i casi di corruzione, l’indisciplina sociale e contro qualsiasi indizio di consumo di droghe.

         Si richiede la maggiore integrazione tra tutte le istituzioni coinvolte nel lavoro di diffusione massiva, che possono e devono essere interamente al servizio delle conoscenze, la cultura, ricreazione e la difesa dei più sacri valori e interessi del nostro popolo.

         C’è ancora molta da riparare, edificare e migliorare in tutte le nostre istituzioni sociali.  E’ stato dimostrato che ciò è possibile.

         Come ho già detto una volta, “forse la maggiore utilità dei nostri modesti sforzi nella lotta per un mondo migliore sarà dimostrare quanto si può fare con così poco, se tutte le risorse umane e materiali della società si pongono al servizio del popolo.”

         Le spese in valuta della Battaglia di Idee, comprese le costruzioni, i materiali di ogni tipo, le migliaia di apparecchi e impianti medici, odontologici e ottici di alta qualità e standarizzati, i computer, i video, compresi i pagamenti realizzati per il credito per l’acquisto di televisori destinati alla popolazione, nonché altri pagamenti del genere, sono inferiori al 2% della spesa totale del paese negli ultimi cinque anni.

         A ciò bisogna aggiungere, come esempio di razionalità, che il costo del milione di televisori provenienti dalla Cina praticamente si compensa con il risparmio di elettricità che si otterrà durante gli 8 anni d’ammortamento del credito ricevuto.      

         Dopo aver fatto un resoconto di questi anni eroici, d’intenso lavoro e non poche sfide, dobbiamo sentirci fieri della nostra gioventù, dei suoi valori, della sua stirpe, del suo coraggio.

         Da essa nascono uomini come Juan Miguel, che ha compiuto in modo esemplare i suoi doveri di padre e di patriota.

         Dalla nostra gioventù sono sorti i nostri cinque eroi prigionieri dell’impero che, vittime della vendetta e dell’odio, soffrono ingiusta prigionia nei carceri statunitensi senza che il loro onore, la loro integrità morale e la loro lealtà alla Rivoluzione e al nostro popolo siano stati infranti.

         Loro sono simbolo e ispirazione per le persone che cambieranno il mondo.  Non riposeremo nemmeno un minuto finché non sarà fatta giustizia e loro ritorneranno alla nostra Patria.  Prima o poi, con l’appoggio degli altri popoli del mondo, vinceremo anche questa battaglia!

         I dati contenuti nelle parole con cui rispondo al vostro invito possono causare sorpresa a molti, alcuni nemmeno ci crederanno, altri li ignoreranno olimpicamente.

         L’impero, infuriato, proclama con sorprendente cinismo che bisogna liberare Cuba, portare la democrazia a questo popolo schiavizzato che dev’essere insegnato a leggere e a scrivere, secondo quanto scritto nel suo programma di transizione al capitalismo.  Le masse, in parte ancora ingannate dal diluvio di menzogne e calunnie che diffondono i potenti media imperialisti, crederanno in noi sempre di più, man mano che si sveglieranno e conosceranno le realtà che le attendono e capiranno che la differenza tra il nostro sistema e quello propugnato dall’impero è abissale.

         Il capitalismo ha ormai perso ogni essenza umanista, vive dello spreco e per lo spreco, non può sfuggire a questa malattia congenita inguaribile.  Basta dire che in Haiti, il popolo più povero dell’emisfero, Cuba ha 450 medici; i paesi industrializzati non possono inviarne neanche 50, possiedono il capitale finanziario, ma mancano di capitale umano.

         Le aggressioni, i blocchi, le azioni terroriste, il crollo del campo socialista, il dominio unipolare del mondo, l’ascensione al potere dell’estrema destra negli Stati Uniti che abbiamo avvertito nel 1998 come qualcosa possibile e anche probabile e le minacce di sterminio non hanno potuto abbattere lo spirito di lotta del nostro eroico popolo.

         Abbiamo conosciuto la vera indipendenza e la vera libertà.  Mai ci rassegneremo a vivere senza di esse!  E siamo disposti a pagare il prezzo necessario di cui parlò Martí”

         Continueremo a creare e a lottare.  Ormai più nessuno avrà mai la forza sufficiente per rinchiudere nella bottiglia il genio di un popolo che sfuggì per sempre al saccheggio, all’umiliazione e all’obbrobrio.

         Come disse Camilo Cienfuegos, quello straordinario combattente che appare insieme a Mella e al Che nell’emblema della Gioventù Comunista di Cuba e che aveva al morire soltanto 27 anni, nel suo ultimo discorso il 26 ottobre 1959:  “In ginocchio ci metteremo soltanto una volta e soltanto una volta chineremo il capo, e sarà il giorno in cui arriveremo alla terra che custodisce 20 mila cubani per dire loro: ‘Fratelli, la Rivoluzione è fatta, il vostro sangue non è stato versato invano!’”

         Il popolo di Cuba da molto tempo ha detto Patria o Morte! e combatterà la sua Battaglia di Idee fino alle ultime conseguenze.

         Viva il popolo che ha affrontato con onore il più potente impero che sia mai esistito!

         Viva eternamente l’esempio che oggi offre al mondo la gioventù cubana!

         Viva per sempre il socialismo! 

 

info@siporcuba.it

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