La
protesta contro la vergognosa campagna di diffamazione di Cuba e della
sua rivoluzione da parte del quotidiano Liberazione, organo del Partito
della Rifondazione Comunista, ha registrato oggi un alto momento
unitario con un sit-in di protesta davanti alla sede del
giornale/partito in via del Policlinico a Roma. Molte organizzazioni ed
associazioni, in maniera semispontanea, hanno presidiato l’ingresso del
quotidiano con bandiere cubane e cartelloni anti-Sansonetti/Nocioni per
respingere la tesi secondo la quale Cuba sarebbe, come scrive
ignobilmente Sansonetti, “in controtendenza rispetto alla primavera
latino-americana”, dimostrando così di ignorare completamente il
complesso dei fenomeni di lotta anti-imperialista messi in campo in
quella parte di continente proprio perché il lungo processo di
resistenza di Cuba è stato un esempio-guida fondamentale.
Con la manifestazione odierna si è tracciata una linea di demarcazione
netta tra l’autodefinitosi “pensiero moderno” di Liberazione e quelle
che sono le battaglie di una sinistra di classe che, invece, alle
“originalità modaiole” di questa cosiddetta sinistra radicale oppone un
deciso rifiuto.
Appare singolare che si continui ad insistere sul concetto di modernità,
come fa anche oggi e sempre dalle colonne di Liberazione Rina Gagliardi
(oggi parlamentare del Prc e, quindi, a pieno titolo a nome del partito
che rappresenta), quando invece il termine giusto dovrebbe essere quello
di trasformismo. È noto a tutti infatti che la posizione di questo
quotidiano appare mutata ad appena un anno di distanza dall’ingresso al
governo del Prc, per cui diviene un’operazione acrobatica definire
l’idiosincrasia per Cuba una scelta ideale “di una sinistra moderna”. In
quest’ultimo anno non è cambiato nulla a Cuba rispetto al passato, né si
sono registrati arretramenti rispetto al percorso di costruzione del
socialismo. Si tratta quindi di trasformismo bello e buono, di una
esigenza di revisione della propria natura politica e nulla più.
Con le diverse sensibilità individuali e collettive, oggi tante
associazioni ed organizzazioni politiche, da Italia-Cuba a Nuestra
América, dal Comitato “con la Palestina nel cuore” al movimento di
liberazione dello Sri Lanka, dall’Assemblea Nazionale Anticapitalista al
Comitato Comunista “Gramsci”, dalla Rete dei Comunisti al Movimento per
l’Unità dei Comunisti, dalla Cooperativa Zona Rossa ai compagni di Radio
Città Aperta ed a tanti altri compagni di altre associazioni, ed in
ordine sparso, tra i quali anche militanti del sindacato RdB e di
Rifondazione Comunista, è stato ribadito il no a questa ignobile
campagna e la necessità che la lotta a difesa di Cuba e della sua
rivoluzione continui ininterrottamente fino al giorno 9 giugno, quando
saremo chiamati ad una grande risposta di lotta contro la visita di Bush
e contro la politica militarista del governo Prodi.
Il
9 giugno noi saremo in piazza Esedra, perché la nostra è una scelta
inequivocabile, netta e di sostegno a quanti, Cuba in testa,
dell’antimperialismo ne hanno fatto e ne fanno una questione
fondamentale, lasciando piazza del Popolo a quanti, invece, anteponendo
le questioni di vincolo partitico alla lotta dei popoli, si ritroveranno
in piazza con Sansonetti, Nocioni e Gagliardi. Soprattutto quelle
associazioni che, ritenendo esaurita l’esperienza del Comitato 28
giugno, non riconoscono a nessun titolo la presenza dello stesso in
piazza del Popolo, come annuncia un comunicato in circolazione in queste
ore, come squallido epigono delle politiche imperialistiche che anche
certa sinistra dimostra di assumere a riferimento, nascondendosi dietro
una falsa modernità che non è solo revisionismo, ma trasformismo bello e
buono. Chi sta con Cuba ci sta sempre e non secondo gli umori della
segreteria del suo partito, per questo Cuba non può fare a meno della
sinistra di classe, come la sinistra di classe, soprattutto in questo
momento, non può fare a meno di Cuba.
Roma, 5 giugno 2007