Da qualche mese in Italia si parla maggiormente di
Venezuela. Non solo all’interno della sinistra ma da parte anche
di alcune riviste e case editrici. È il caso di un libro edito da
Baldini Castoldi Delai, “Hugo Chavez, il nuovo
Bolivar”, di due giornalisti venezuelani che dietro una veste
imparziale, attuano un’operazione di denigrazione della
rivoluzione bolivariana. Ma soprattutto è il caso dell’ultimo
numero di Limes la “rivista italiana di geopolitica”,
edita dal Gruppo editoriale L’Espresso, uno dei
principali sponsor del Partito Democratico.
L’intera rivista è dedicata a Cuba
e Venezuela, con un titolo che dice già molto “Chavez-Castro –
L’Antiamerica.” Il processo di vera e propria rivoluzione
continentale in atto, che noi analizziamo da tempo e di cui
protagonisti sono Venezuela e Cuba, non è sfuggito nemmeno a
Limes. L’alleanza tra i due paesi caraibici fa paura alla
redazione del bimestrale: da decenni nessuno infatti metteva in
discussione il dominio Usa nel continente americano.
Con un approccio e una scelta di
articoli che ha ben poco del rigore per cui Limes è
conosciuta dagli addetti ai lavori, le oltre duecento pagine della
rivista sono rivolte a demonizzare quest’alleanza. Mentre le pagine
dedicate a Cuba sono piene di una propaganda anticastrista ormai
trita e ritrita (la mancanza di democrazia, il disastro economico
dell’isola, il ruolo della Chiesa, ecc) senza particolari novità,
più interessante si fa il discorso sul Venezuela.
Dopo sole venti righe
dell’editoriale parte un primo fendente “Hugo Chavez … da
presidente eletto sta accelerando la costruzione di un regime
autoritario quanto visceralmente antiamericano”. La
contraddizione è nella frase stessa. Chavez è stato eletto, anzi lo
schieramento dei partiti che lo sostengono ha prevalso in tutte le
competizioni elettorali, ben nove tra elezioni presidenziali,
politiche e referendum, dal 1998 ad oggi. Come può essere l’artefice
di un regime autoritario? O forse è autoritario in quanto
antiamericano. Notiamo en passant che per questi signori l’America
coincide sempre con gli Stati Uniti e solo con essi. Insomma sei
veramente democratico solo se sei amico degli Usa, altrimenti…
Procedendo nella lettura Chavez
viene accusato di “militarismo fascistoide”, di “culto
della personalità”, dato che “temendo un possibile golpe.
Il presidente si è preoccupato di armare milizie paramilitari e a
lui devote, con compiti sociali e di difesa del territorio. Sullo
sfondo lo spettro di un’invasione americana, agitato per compattare
lo spirito patriottico” (pag.17).
Temendo un possibile golpe? L’11
aprile del 2002 c’è stato un colpo di stato contro il presidente
Chavez, respinto nel giro di 48 ore da un’insurrezione popolare. Ma
su Limes di tutto ciò non vi è traccia, anzi con un triplo salto
mortale i fatti dell’11-13 aprile 2002 diventano “la fallita
sollevazione anti-Chavez”! (pag.21) Si ammette però che tale
“sollevazione” era sostenuta da Bush ed Aznar.
Forse Chavez ed il governo
bolivariano hanno quindi qualche ragione a temere un altro golpe o
possibili interferenze da parte dell’imperialismo Usa. Ricordiamo
che gli Stati Uniti, solo nel secolo scorso, sono intervenuti ben 43
volte in America Latina con le proprie truppe per “ristabilire la
democrazia”, per non parlare di tuutti gli altri interventi
"indiretti" come l'aiuto politico e finanziario al colpo di stato
contro Allende o ai contras in Nicaragua negli anni ottanta.
Oggi Chavez non sta costruendo una
milizia paramilitare tipo “fasci da combattimento”, ma ha in
programma di armare due milioni di lavoratori per difendere la
rivoluzione dai pericoli controrivoluzionari interni ed esterni,
avendo compreso la lezione principale del golpe militare in Cile nel
1973, quando Allende si rifiutò di armare i lavoratori, ritenendo
sicura la lealtà delle forze armate nei confronti del governo
eletto.
Temprati dalla lettura di questo
editoriale, affrontiamo gli articoli di approfondimento che si
collocano sulla stessa linea. Praticamente ogni articolo è un
tentativo di screditare il Presidente del Venezuela. Si cerca di
dipingere un Chavez affetto da disturbi mentali, che lascia una
sedia vuota nelle riunioni per far accomodare lo spirito di Bolivar,
appassionato di magia (“L’asse esoterico Castro-Chavez-Morales”
un articolo di ben dieci pagine).
Si dedica un articolo a parlare
dei “chavisti nostrani” dedicando metà del testo a cercare
simpatizzanti di destra della rivoluzione bolivariana. Alle presunte
simpatie fasciste di Chavez sono dedicati diversi articoli, a firma
di un antichavista rabbioso, tal Manuel Caballero. “Vita
quotidiana sotto Chavez” comincia così “Nelle elezioni del
1998, un movimento simile a quello che nella Germania degli anni
Trenta si chiamò la “grande coalizione fascista”, portò al potere un
colonnello che sei anni prima aveva fallito nel tentativo di
abbattere manu militari un governo legittimo” (pag. 109). Segue
un saggio di una faziosità inaudita, dal titolo “Bolivarismo e
fascismo” che non ha bisogno di ulteriori commenti.
Seguono vari interventi, in cui
tutto fa brodo, dall’oppositore ispirato dai neocon di Washington
preoccupato dalla retorica anti-Bush di Chavez, all’ex guerrigliero
(Douglas Bravo) che ci spiega che “Chavez va bene al
Dipartimento di stato perché garantisce quella pace sociale di cui
l’impero ha bisogno” (pag 146).
Non possono mancare una serie di
articoli strappacuore di una giornalista italo-venezuelana, che ci
avverte di una vera e propria tragedia in atto in Venezuela: “Molti
nostri connazionali emigrati nel paese latinoamericano si sono fatti
onore nella piccola e media industria. Ora, impauriti dalla deriva
chavista, si chiedono se andarsene, con il rischio di perdere i loro
beni” (pag. 191).
Si potrebbe riempire pagine e
pagine per rispondere alle falsità contenute in ogni articolo, ma
pensiamo che i nostri lettori si siano fatti un’idea
sufficientemente chiara.
L’ultimo numero di Limes
non è nient’altro che un concentrato di propaganda anticomunista,
con la differenza che non è ospitata nelle pagine de il Giornale
o di Libero ma su quello di una rivista considerata a torto
“progressista”.
Spiace vedere che giornalisti o
professori universitari di sinistra come Angela Nocioni e Antonio
Moscato si siano lasciati coinvolgere in quest’impresa, fornendole,
agli occhi dei meno smaliziati, una credibilità del tutto
inopportuna. In questo caso, cari compagni, pecunia olet, i
soldi puzzano davvero.
Puzzano perché sono pieni di odio
di classe. Questa è l’unica spiegazione che possiamo dare ad
un’operazione così faziosa e poco oggettiva come quella di Lucio
Caracciolo, direttore di Limes.
L’odio della classe dominante
perché finalmente in un paese devastato dall’analfabetismo tutti
oggi sanno leggere e scrivere (Fonte: Unesco). Perché è
inconcepibile per alcuni che i proventi del petrolio vengano spesi
in servizi sociali e non investiti in speculazioni finanziarie.
Perché la partecipazione di grandi masse di lavoratori e diseredati
alla politica, la principale caratteristica del processo
rivoluzionario venezuelano, è vista con disprezzo e paura. Perché il
terrore che il Venezuela si incammini davvero verso il socialismo,
offrendo così un esempio straordinario a tutte le masse oppresse
dell’America latina, fa rabbrividire la borghesia di mezzo mondo.
Da diversi anni la redazione di
FalceMartello e i comitati “Giù le mani dal Venezuela” sono
impegnati nella difesa della rivoluzione bolivariana. Il livore con
cui Limes e tanti altri organi d’informazione trattano Chavez e la
rivoluzione venezuelana ci fa capire che siamo dalla parte giusta.
In una rivoluzione come quella Venezuelana o davanti agli attacchi
dell’imperialismo contro Cuba non si può stare a metà strada.
Ciò non significa che abbiamo una
visione apologetica di ciò che succede a Caracas, ma, quando lo
riteniamo opportuno, le critiche che noi rivolgiamo alla rivoluzione
venezuelana sono di segno opposto a quelle di Limes. La
corruzione, l’inefficienza che spesso regnano in vasti settori
dell’economia venezuelana non esistono per un eccesso di statalismo,
ma perché le leggi del mercato ancora dominano la società
venezuelana. Chavez ha cominciato a nazionalizzare aziende
importanti come Cantv (telecomunicazioni), Electricidad de Caracas e
il bacino dell’Orinoco, ma finchè le leve dell’economia non saranno
nazionalizzate e poste sotto il controllo e la gestione dei
lavoratori, non si potrà parlare di socialismo in Venezuela. Se c’è
scontento o frustrazione fra le masse è perché la rivoluzione non è
andata fino in fondo, non ha ancora colpito duramente i padroni e la
burocrazia dell’apparato statale, è perchè la società venezuelana
assomiglia ancora troppo a quella dell’epoca prechavista che la
redazione di Limes vuole tanto difendere.
Come vediamo i padroni ed i loro
pennivendoli utilizzano tutti i mezzi a loro disposizione per
ostacolare il processo rivoluzionario in Venezuela e nascondere ciò
che succede veramente ai lavoratori ed ai giovani in Italia e nel
resto del mondo.
È nostro compito rispondere a
questa propaganda reazionaria ed aiutare con tutte le nostre forze
il movimento operaio venezuelano nella sua lotta per il cambiamento
della società. |