ESERCITO
DI LIBERAZIONE NAZIONALE
COLOMBIA
"FRONTE INTERNAZIONALE"
In questa pagina
troverai una presentazione sintetica dell' E.L.N., la storia della
guerriglia in Colombia, l'analisi della situazione attuale, la posizione
e le proposte dell' E.L.N. sul processo di pace
Sommario
Storia della guerriglia in Colombia
L'Esercito di
Liberazione Nazionale della Colombia.
La Concentrazione
della ricchezza
Mancanza dello
Stato di Diritto e di Democrazia reale
Il Governo viola
sistematicamente i Diritti Umani
Il Narcotraffico
si estende rapidamente
La Corruzione
insanguina il Paese
Il progetto
Paramilitare, una politica di Stato
I Processi di
Pace : una storia di fallimenti.
.La proposta di
Pace dell' E.L.N.
.La
Convenzione Nazionale
1. STORIA DELLA GUERRIGLIA IN COLOMBIA
La guerriglia come risposta alla repressione
In Colombia la guerriglia non fu inventata da una
sinistra che cercava la presa di potere. E' molto più antica, è una
risposta popolare alla violenza dei ricchi e dei potenti.
Dai tempi della colonia le proteste e le ribellioni
popolari sono state represse nel sangue. Chi ha letto "Cent'anni di
solitudine" di G. Marquez, sa quanto numerose siano state le guerre
civili che seguirono la repressione dell'oligarchia.
Ufficialmente queste guerre sono interpretate come
conflitti tra il Partito Conservatore e quello Liberale. Ma in realtà si
trattò di guerre motivate dalle disuguaglianze sociali in cui le
dirigenze dei due partiti cercarono di trarre vantaggi per estendere il
loro potere.
Da ciò risulta che la lotta armata, come espressione dei
conflitti sociali, è un fatto storico molto più antico della formazione
di organizzazioni guerrigliere. Dopo la guerra dei mille giorni
(1897-1899) segue la crudele repressione del movimento sindacale e
indigeno degli anni venti e il massacro delle bananiere del 1828. Nel
dipartimento della Magdalena, la multinazionale United Fruit Company fa
massacrare centinaia di scioperanti che stavano aspettando una
delegazione per negoziare una causa di lavoro. (G. Marquez, Cien anos de
soledad - la massacre bananiera)
La guerra civile del 1948-53
Nel 1948 le oligarchie del paese fanno uccidere il lider
popolare Jorge Eliecer Gaitàn che rappresentava la speranza per milioni
di colombiani di ottenere un cambiamento sociale. Fa seguito il massacro
di almeno 200.000 persone (1948-53) e di nuovo si massacrano persone con
il pretesto della lotta tra liberali e conservatori. Però si tratta come
al solito di una guerra dei terratenenti contro il popolo.
L'aspetto più importante di questa ultima guerra civile,
è il fatto che in molte parti del paese sorgono gruppi contadini
indipendenti che si difendono dai potenti. Questi sono la prima cellula
della guerriglia colombiana attuale. Molti gruppi di autodifesa
contadina, nati tra gli anni 40 e 50, non consegnarono le proprie armi
dopo l'accordo tra liberali e conservatori che diede vita al Frente
Nacional. Mentre i due grandi partiti si alternano al governo, cresce la
resistenza dal basso. Nei campi resiste il potere dei contadini
autorganizzati che danno vita a Repubbliche Indipendenti.
Nel frattempo nasce un movimenti popolare ampio contro il
Frente Nacional dell'oligarchia (All'inizio degli anni 60). E' il Frente
Unido del Pueblo, il cui lider è il prete rivoluzionario Camillo Torres.
Mobilita decine di migliaia di operai e operaie, gente del popolo,
studenti e contadini/e che uniscono il loro grido contro le ingiustizie
sociali e il regime bipartitista. Entrambi i movimenti si convertono in
obiettivi del terrore: la Repubblica Indipendente di Marquetalia è
annientata dall'esercito nel 1964;
Camillo Torres, come dirigente del FUP, riceve una serie
di minacce di morte fino a che non decide di ritirarsi nel campo, dove
esisteva già un primo nucleo dell'ELN.
La nascita della guerriglia moderna
Nel 1964 nascono le prime due organizzazioni guerrigliere
moderne. Alcuni gruppi di autodifesa contadina influenzata dal Partito
Comunista, danno vita alla Fuerza Armada Revolucionarias de Colombia -
Ejèrcito del Pueblo.
Nello stesso tempo si sviluppa un fuoco guerrigliero,
ispirato dalla rivoluzione cubana e al tempo stesso vincolato alla
storica resistenza contadina nel dipartimento di Santander. Si chiama
Ejército de Liberacion Nacional, proclama la strategia del Che Guevara
per abbattere il governo colombiano e conquista molte simpatie grazie
alla entrata del prete Torres nel 65. (Camillo Torres morirà durante il
suo primo combattimento nel 1966).
Nel 1967, con la divisione internazionale tra partiti
comunisti "pro- sovietici" e "pro-cinese", nasce una terza
organizzazione, l'Ejército Popular de Liberation di pensamento maoista.
In poco tempo si estende particolarmente nei dipartimenti della Costa
Atlantica.
Una guerriglia contadina?
I tre gruppi sono presenti principalmente nei campi. E'
un fatto molto importante per capire l'attualità colombiana. In molte
occasioni questa si è dimostrata una limitazione del movimento di
insurrezione. Si dice che la guerriglia è "contadinista", che si ritirò
dalle città, che non ha risposte per i problemi urbani.
Questa critica è corretta fino ad un certo punto. Non si
deve dimenticare che è molto difficile portare avanti una organizzazione
clandestina in una città, dove la repressione è molto più forte. Inoltre
la guerriglia colombiana ha avuto sempre una ripercussione nelle sue
capitali, dagli anni 60 ad oggi.
Dall'avanzata guerrigliera alla tregua
del 1984
Negli anni 70 nascono altre organizzazioni guerrigliere
che si differenziano dalle precedenti per pensiero politico e modalità
di azione. La più importante è il Movimiento 19 de Abril, molto
conosciuto all'esterno per le sue azioni spettacolari come l'occupazione
dell'ambasciata domenicana nel 1980 e per la sua massiccia presenza
nelle città. Nonostante le divisioni interne del movimento guerrigliero
e le diverse crisi delle organizzazioni, la guerriglia si trasforma in
un pericolo reale per il governo.
Nel 1977 sorge uno sciopero generale espressione del
malcontento generalizzato della popolazione colombiana. L'allora
presidente Turbai Ayala (1978-82) reagiva nuovamente con la repressione.
.Cominciano le sparizioni degli oppositori al regime,si generalizza la
tortura e si promulgano nuove leggi "anti- terroriste".
Ma, al contrario di ciò che si pensava, la resistenza si
estende a tutto il territorio colombiano. In questi anni è soprattutto
il M-19 che innalza il livello di lotta contro il regime. Nel sud, la
guerriglia diviene un piccolo esercito e si avvicina pericolosamente ad
alcune capitali dei dipartimenti.
L'amministrazione del conservatore Belisario Betancur
avverte il pericolo imminente dell'avanzata guerrigliera. Ma
l'esperienza nicaraguense è recente e nel Salvador regna la guerra
civile, e per questo Betancur trova una via d'uscita per neutralizzare
la guerriglia.
Propone un progetto veramente audace. Decreta un'amnistia
per tutti i prigionieri politici, compresi molti dirigenti guerriglieri,
e cerca negoziati diretti con il movimento armato.
Di fatto vuole dividere il movimento guerrigliero. Nel
1984, la FARC-EP, il M-19 e l'EPL entrano in tregua, mentre l'ELN (e due
organizzazioni più piccole) rifiutano la proposta che secondo loro mira
solo alla smobilitazione del movimento popolare.
L'apogeo del movimento
popolare
Sono anni molto movimentati. Il movimento popolare si
estende in tutto il territorio. Sono operai e operaie, cristiani/e,
femministe, indigeni, popolani che si conquistano le strade. Socialisti,
comunisti e ex militanti delle FARC-EP formano l'organizzazione politica
Union Patriotica. Simpatizzanti dell'EPL si presentano alle elezioni
comunali come Frente Popular. E coloro che si erano opposti alla tregua
formano il movimento politico A Luchar!
Il governo Betancur fa il doppio gioco. Mentre si
presenta agli occhi del mondo come il governo della riconciliazione,
promuove la formazione di gruppi paramilitari e da inizio alla guerra
sporca.
Il 1984 è la data di nascita del movimento terrorista
parastatale più crudele del mondo. Una alleanza di militari,
paramilitari, servizi segreti e narcotrafficanti mobilitano centinaia di
gruppi paramilitari che a differenza degli squadroni della morte
centroamericani, , non si limitano all'assassinio politico e ai
massacri. Esercitano un reale potere territoriale. In decine di municipi
colombiani i paramilitari cominciano a controllare la vita quotidiana.
Puerto Boyacà nel Magdalena Medio (il centro dello Stato) e la zona di
allevamenti di bestiame di Cordoba (nella Costa Atlantica) si convertono
in stati paramilitari all'interno di una stato pseudo - democratico.
La guerra sporca: strategia dello
Stato
A metà degli anni 80, sono assassinati i principali lider
della sinistra, come il presidente della Union Patriotica, Jaime Pardo
Leal, e i portavoce del M-19 e dell'EPL, in quel momento in tregua.
L'esercito perseguita continuamente gli accampamenti guerriglieri,
violando così l'accordo di tregua. Nello stesso momento cominciano i
massacri indiscriminati contro i sindacalisti e i contadini nelle zone
di conflitto.
In questo modo la UP ha perso più di 2000 tra deputati,
consiglieri e attivisti dal 1984. Si calcola ci siano stati più di 30000
morti a causa delle attività paramilitari, non solo attivisti popolari,
ma anche omosessuali, prostitute, piccoli delinquenti, bambini della
strada.
Oggi si sa che i principali massacri compiuti da
paramilitari sono stati diretti dall'esercito.
I documenti degli organismi per i diritti umani e della
stessa giustizia colombiana, basati sulle testimonianze di diversi
dirigenti paramilitari, incolpano generali illustri come Jesus Gil
Colorado (capo dell'esercito fino al 1994) e Farouk Yanine Dìaz (primo
capo della quinta brigata a Bucaramanga e in seguito docente della
scuola interamericana di Difesa a Washington).
La cosa più grave è che questi protagonisti della guerra
sporca godono della più assoluta impunità. Se non fosse stato per le
pressioni internazionali, non ci sarebbe stata neanche una delle
indagini giudiziali a cui abbiamo assistito.
L'unico militare che realmente è stato punito per i suoi
crimini di lesa umanità fu Jesus Gil Colorado, che fu ucciso in seguito
a un attentato delle FARC-EP nei pressi di Villavicencio nel 1994. Suona
crudele però è la triste verità: se non ci fossero state azioni
guerrigliere di questo tipo l'esercito ne sarebbe uscito totalmente
impunito.
1987: nasce il Coordinamento
guerrigliero Simon Bolivar
Sono queste condizioni di guerra sporca e di persecuzione
militare che portano improvvisamente alla fine del processo di pace.
Dopo un anno di tregua il M-19 e l'EPL tornano alla lotta armata perché
non vedono un reale interesse del governo per una democratizzazione del
paese.
Si forma il Coordinamento Nazionale guerrigliero, formato
principalmente dal M-19, dall'EPL e dall'ELN. Nel 1987 si uniscono le
FARC e nasce il Coordinamento Guerrigliero Simon Bolivar. Poiché il
governo non può presentare soluzioni negli anni ottanta si allarga la
lotta armata. L'ELN, per esempio, che aveva quattro fronti all'inizio
degli anni 80, supera nel 90 i 30 fronti aperti di guerriglia.
Nonostante adottasse una strategia differente, anche la FARC-EP registra
una crescita impressionante. Nello stesso periodo conquistarono 50
fronti quando ne avevano poco più di 20 negli anni 80. La guerriglia
diviene in molti territori un contropotere palpabile e massiccio.
Smobilitazione del M-19
Nel logorio del movimento popolare, una conseguenza della
guerra sporca e dello sgretolamento del mondo "socialista", sta la causa
della crisi del movimento guerrigliero. Il M-19 in particolare rimane
molto debilitato tra il1985 e l'89.
Perde la maggior parte dei suoi dirigenti e cerca accordi
incondizionati con il governo. Nel 1991 si smobilita e si converte in un
partito politico, la Allianza Democratica M-19 che nelle prime elezioni
conquista poco più del 10% dei voti.
Non è tanto il passo reale fatto dal M-19 quanto le
ripercussioni politiche di questa smobilitazione a mettere in crisi
tutta la guerriglia colombiana.
L'M-19 aveva una reputazione internazionale, molti
simpatizzanti nelle città, ma in seguito simbolizzò solamente una grande
bugia di fronte al paese, e cioè che la smobilitazione delle guerriglie
avrebbe portato la pace e la giustizia sociali.
Oggi come oggi si può constatare come il processo di pace
del M-19 fosse un altro inganno dell'oligarchia. Il dirigente principale
del M-19 e candidato alla presidenza, Carlos Pizarro Leongomes, fu
ucciso da sicari poco dopo la sua integrazione alla vita legale, perché
i partiti di governo ne temevano la popolarità.
Inoltre non ci fu mai nessun cambiamento sociale che
migliorò la vita dei poveri. Nemmeno nell'ambito dei diritti umani, la
legalizzazione del M-19 ha potuto moderare la politica statale. La
guerra sporca è oggi più crudele che mai. Comunque la strategia del M-19
otteneva consensi. Si smilitarizzarono altre due piccole organizzazioni
guerrigliere e si divise l'EPL.
Ci furono terribili processi di scomposizione sociale
degli ex guerriglieri. A Urabà, ex combattenti dell'EPL passarono coi
paramilitari. Questo, da una parte perché lo stato non presentava
alternative reali, dall'altra perché anche le organizzazioni
guerrigliere commisero gravi errori. L'autoritarismo delle
organizzazioni e la mancanza di presa di coscienza da parte dei
combattenti portarono a questo tipo di scomposizione. E' questa
l'autocritica che si fa il movimento attuale di guerriglia.
Senza giustizia, nessuna pace
Nonostante tutti questi problemi, la maggior parte delle
forze del Coordinamento Simon Bolivar (composta da adesso dalle FARC-EP,
ELN, e una minoranza del'EPL e presieduta da Francisco Caraballo)
mantengono le attività militari senza tuttavia opporsi ai dialoghi col
governo. Nel 1991 la CGSB avvia una serie di negoziati con lo stato.
Questo progetto verrà distrutto unilateralmente per volontà del governo
Gaviria nel 1993.
A differenza del "processo di pace" del M-19, la proposta
del CGSB parte dalla analisi secondo cui la lotta armata non è la causa
ma la conseguenza della violenza. Sarebbe a dire che la violenza nasce
dalle disuguaglianze sociali e il terrore oligarchico contro i movimenti
popolari. Perciò i gruppi armati sono legittime forme di difesa
popolare. In tali circostanze, la smobilitazione delle guerriglie non ha
nessun senso.
L'unica via di pacificazione è la democratizzazione
radicale del paese, la fine della repressione antipopolare, la punizione
per i responsabili della guerra sporca e una politica economica a
vantaggio della maggioranza.
Le statistiche appoggiano questa argomentazione. Il
politologo dell'università Eduardo Pizarro ha da poco segnalato che solo
una minima parte dei fatti di violenza si devono al conflitto armato tra
l'esercito e la guerriglia. La grande maggioranza dei morti sono vittime
della guerra sporca, delle "pulizie sociali" o della delinquenza causata
dalla miseria.
Nonostante tutto la guerriglia è
cresciuta
Oggi la guerriglia colombiana è più forte che mai. In
gran parte questo si deve alla repressione governativa, in Colombia
praticamente non esistono spazi legali per l'opposizione. Il
sindacalista, il cristiano, lo studente universitario, o chiunque viva
in un quartiere marginale, sono minacciati.
Il posto più sicuro per un oppositore al regime
colombiano è la selva e la lotta armata. Non si tratta di una
esagerazione: è la triste verità. Poiché non ci sono altre vie le
organizzazioni del CGSB si sono preparate negli ultimi anni. Secondo il
governo stesso più di 500 dei 1000 municipi colombiani registrano la
presenza guerrigliera.
Inoltre si stanno avvicinando alle città. La guerriglia
sta nelle periferie di Bogotà, Cali e Medellin. Nei quartieri popolari
si sono formate milizie urbane e le FARC hanno iniziato ad attaccare con
unità irregolari nella stessa area urbana di Bogotà.
Nel frattempo in molte zone di campagna, la guerriglia
esercita funzioni di governo e amministra i beni.
Chi sia passato da quelle parti può constatare che,
nonostante le limitazioni innegabili, la guerriglia lo faccia con
maggiore efficacia e onestà della tradizionale classe politica. Il
movimento degli insorti si è convertito in un nuovo potere, in
controgoverno e in una palpabile forza militare che impedirà una
pacificazione a sangue e fuoco come la vorrebbe il governo.
Il movimento armato è un dato di fatto reale e legittimo
nella condizione sociale della Colombia. Non vuole che continui la
violenza e paradossalmente dovrà continuare a crescere per arrivare a
quel punto.
2. L'ESERCITO DI LIBERAZIONE NAZIONALE
DELLA COLOMBIA
LOTTA PER LA PACE CON GIUSTIZIA
SOCIALE E DIGNITA’
L'Esercito di
Liberazione Nazionale , "E.L.N.", è un'organizzazione di carattere
politico-militare, sorta il 4 Luglio del 1964 come rifiuto al potere
imperante e come risposta alla situazione contingente dell’epoca ; la
stessa si mantiene intatta nei suoi aspetti fondamentali e aggravata
ancor più da nuove sofferenze per il popolo colombiano.
L’ELN è
composto da uomini e donne di distinti settori sociali provenienti da
tutte le regioni del paese, uniti volontariamente da norme e
caratterizzazioni ideologiche e politiche stabilite democraticamente.
L’Organizzazione è centralizzata intorno a dei comandi eletti
democraticamente in eventi periodici. Ha presenza militare permanente in
varie regioni del paese ed è rappresentata politicamente in distinti
scenari politici attraverso la sua militanza clandestina. Il maggiore
retroterra lo ha nel Nord, nell’Oriente ed Occidente del paese, mentre
la sua presenza è debole nel Sud.
Sin
dall’inizio la lotta dell’Esercito di Liberazione Nazionale è stata
orientata alla costruzione di un nuovo paese, con un nuovo ordine
sociale basato sulla giustizia economica, senza esclusione e
discriminazione sociale ; dove la ricchezza della Nazione sia in
funzione del benessere del popolo e del suo sviluppo futuro. Un nuovo
paese dove lo Stato, democratico e solidale, rappresenti veramente
l’interesse comune della Nazione, elimini l’oppressione e generi gli
spazi di piena partecipazione democratica. Uno Stato che elimini il
terrorismo come metodo di gestione del potere ed eliminazione
dell’opposizione politica ; che riscatti la sovranità nazionale e che
riattivi le relazioni con la Comunità Internazionale in base al mutuo
rispetto, alla collaborazione e alla solidarietà tra i popoli.
Per l’ELN la
pace è un obiettivo fondamentale. Siamo consapevoli che bisogna
costruirla, che necessariamente sarà il frutto del lavoro di tutti quei
colombiani che sognano un nuovo paese dove regni la giustizia sociale,
dove ci siano pari opportunità ed il rispetto della dignità umana. Un
paese dove la soluzione alla guerra e il superamento delle sue
conseguenze, passi attraverso la realizzazione di un Grande Accordo
Nazionale, necessario per ricostruire la società ed eliminare le cause
che hanno originato ed alimentato il conflitto.
3. CONCENTRAZIONE DELLA
RICCHEZZA, INCREMENTO DELLA POVERTA’
La Colombia è
un paese con molta ricchezza. Ha un’estensione di 1.141.478 km. quadrati
dove vivono 40 milioni di persone. Possiede tutti i climi, ottime terre
per un’agricoltura variegata e per gli allevamenti. Le sue coste sono
bagnate dall’oceano Atlantico e Pacifico. La Colombia ha un grande
potenziale idrico, abbondanti boschi tropicali e moltissime risorse
naturali, come petrolio, smeraldi, oro, platino, nichel, carbone, ferro,
ecc..
Le ricchezze
naturali sono saccheggiate dalle multinazionali, attraverso contratti
svantaggiosi, lesivi degli interessi nazionali e con la complicità di
una classe dirigente, che si è arricchita attraverso questi sistemi. Lo
sfruttamento petrolifero è uno dei casi emblematici dello storico
saccheggio di cui soffre il paese.
L’economia
nazionale attraversa una profonda crisi, risultato di interessi
egoistici, di incapacità di gestione e dell’affanno smisurato delle
multinazionali e dei principali gruppi economici, ad arricchirsi
rapidamente e concentrare nelle proprie mani il controllo dell’apparato
produttivo e le decisioni economiche.
Come effetto
di questa erronea politica, viene avanzando un lento processo di
deindustrializzazione e di smantellamento dei programmi agricoli ;
processi che paralizzano l’economia nazionale e accrescono la miseria
tra la popolazione.
-
Il 30 %
della popolazione detiene la ricchezza nazionale, mentre il 57 % vive
nella povertà assoluta. La cosa più preoccupante è che questo
squilibrio aumenta giorno dopo giorno.
-
L’ 85 % dei
contadini possiedono il 15 % delle terre ; l’ 1,3 % dei grandi
proprietari sono padroni del 48 % delle terre più produttive. Questa
cifra è in continuo aumento grazie ad una sorta di controriforma
agraria imposta con l’allontanamento dei contadini e con il furto
delle loro terre attraverso i massacri realizzati dalle Forze
Pubbliche e dai gruppi paramilitari. Il 15% di queste terre sono in
mano dei narcotrafficanti.
-
50 famiglie
ed i gruppi economici controllano il 60% dell’attività economica del
paese : 4 gruppi controllano il 92% delle attività finanziarie, 4
gruppi controllano l’80% dei mezzi di comunicazione. I gruppi Santo
Domingo e Ardila Lule controllano il 48% della stampa, radio e tv
della Colombia.
-
23 milioni
di colombiani sono sotto la soglia della povertà ; di questi 13, 5
milioni vivono nella miseria assoluta. Il 19,5% dei colombiani in età
lavorativa sono senza lavoro. Il 50% degli occupati lavorano
nell’economia informale e nella ricerca di una prima occupazione. 3.5
milioni di colombiani guadagnano 154 Dollari al mesi che è il salario
minimo legale ma insufficiente per vivere in Colombia. Un milione e
mezzo di famiglie non hanno casa. 6 milioni e 800 mila persone vivono
nei quartieri marginali delle grandi città. Il 15% della popolazione è
analfabeta. 20 milioni di colombiani sono privi di previdenza
sociale.
4. NON ESISTE STATO DI DIRITTO,
NE’ DEMOCRAZIA REALE
-
Da 170 anni i partiti liberale e conservatore
controllano i poteri dello stato con uno spirito egoista, meschino e
per profitto personale. Si alternano al potere attraverso un sistema
corrotto basato su di un meccanismo clientelare per la compra di voti
con denaro dei contrabbandieri, dei gruppi economici, delle
multinazionali e dei narcotrafficanti. E’ con questo denaro che lo
stato elegge i governi affini ai suoi interessi. I partiti sono in
decadenza, hanno perso la loro credibilità davanti al popolo
rappresentando e difendendo ormai sono i propri interessi economici.
-
Il potere antidemocratico viene sostenuto
attraverso il terrorismo di stato. I gruppi di giustizia privata sono
storicamente esistiti al servizio dei latifondisti e dei leader
politici. Le forze dell’ordine e del potere giudiziario hanno avuto
come missione quella di intimidire ed eliminare ogni forma di
espressione dell’opposizione criminalizzando la protesta sociale con
sentenze pilotate e assassinando selettivamente gli oppositori
politici. Nel 1914 venne assassinato il generale Rafael Uribe Uribe
latore, per quei tempi, di idee progressiste. Nel 1948 l’oligarchia
uccise Jorge Elicier Gaitan, un leader popolare che propugnava un
cambiamento democratica e maggiore giustizia sociale. Nella decade
degli anni ’50, in una guerra sporca simile all’attuale, sono stati
assassinati oltre 300 mila contadini. Negli ultimi 15 anni si sono
registrati 3200 casi di sparizione forzata di attivisti politici
mentre 3500 militanti della sinistra legale sono stati assassinati.
-
Lo Stato riposa in un regime presidenzialista, con
un potere legislativo incondizionatamente sottomesso ad una equa
redistribuzione sia degli incarichi burocratici che del "bottino" sul
bilancio economico dello Stato. Il potere giudiziario, plasmato sugli
interessi personali e di regime, non può ostentare indipendenza e si è
dimostrato incapace di applicare la giustizia a causa degli alti
livelli di corruzione. Il 97% dei delitti infatti restano impuniti. Il
vuoto di potere nello Stato e nella giustizia è stato occupato con la
forza dai gruppi di giustizia privata e dalle azioni della guerriglia.
Questo spiega in parte la complessità del conflitto colombiano.
5. IL GOVERNO VIOLA
SISTEMATICAMENTE I DIRITTI UMANI
La classe dirigente, per mantenersi al potere, ha
utilizzato diverse forme di violenza soprattutto contro i cittadini
colombiani più poveri. Lo confermano numerose relazioni di prestigiosi
organismi umanitari come Amnesty International, American Watch, Justicia
y Paz, la dottoressa Mary Robinson dell’Acnur e diverse associazioni di
difesa dei diritti umani europei, statunitensi, canadesi e colombiani.
Sinteticamente si possono registrare alcuni fatti più eclatanti :
-
Negli ultimi 40 anni, a causa della violenza
politica sviluppata dalla classe dirigente del paese, sono stati
assassinati oltre 1 milione e mezzo di colombiani. Nella stragrande
maggioranza contadini e abitanti dei quartieri popolari.
-
Ogni anno, per motivi ideologici o di "pulizia
sociale", vengono assassinati oltre 30.000 persone. Secondo alcune
statistiche, il 10 % delle morti violente nel Mondo, si producono in
Colombia.
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Negli ultimi 5 anni, per l’incessante lotta in
difesa dei diritti umani, politici e sociali e per la loro opposizione
al regime bipartidico, 10.000 dirigenti popolari sono stati
assassinati dalla Forza Pubblica e dagli squadroni della morte. Tra i
casi più recenti si possono ricordare l’assassinio di Jesus Maria
Valle, Eduardo Umana Mendoza, Mario Calderon e Elsa Alvarado.
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Nello stesso periodo sono stati assassinati 2.900
dirigenti sindacali. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro,
considera la Colombia come il paese dove maggiormente si violano i
diritti umani e sindacali dei lavoratori. Solo il 4 % dei lavoratori è
sindacalizzato.
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Negli ultimi 4 anni, i gruppi paramilitari e le
Forze Armate, hanno compiuto 500 massacri, obbligando oltre un milione
e mezzo di contadini ad abbandonare le loro terre e le loro risorse
economiche accumulate con anni di lavoro.
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Il 76 % delle violazioni dei diritti umani è
compiuto dai gruppi paramilitari che agiscono impunemente con l’avallo
e la copertura della forza pubblica. Il 10 % delle medesime
violazioni, vengono attribuite alle Forze Armate, mentre il restante
14 % alla delinquenza e alla guerriglia.
6. IL NARCOTRAFFICO SI ESTENDE
A TUTTO IL PAESE.
Questo è un altro dei tanti problemi gravi che vive
la Colombia. La corruzione, creata attraverso il potere del
Narcotraffico, ha penetrato tutte le istituzioni dello Stato. Il
fenomeno del narcotraffico ha aggravato la decomposizione morale e la
perdita dei valori nella società, incrementando gli indici di
criminalità e soprattutto, si è associato al progetto paramilitare che
si retroalimenta delle sue stesse finanze.
-
La Colombia è il primo produttore di cocaina nel
mondo. Il 65% di tutta la sua produzione, arriva nel mercato USA, il
30 % in Europa e il 5 % negli altri mercati.
-
La politica antidroga imposta dagli Stati Uniti ha
fallito. Invece di ridurne la quantità, gli ettari di terreno
coltivati a coca, sono aumentati. Nel 1985 si registravano 16 mila
ettari coltivati o a coca e marijuana. Nel 1998 le estensioni delle
coltivazioni sono aumentate a 84.000 ettari per la sola coca, 16.000
per il papavero d’oppio e 6.000 a marijuana, mentre la DEA sostiene di
aver distrutto, nel solo ’98, 59.000 ettari di coltivazioni illecite.
-
I prezzi favorevoli della foglia di coca e la crisi
dell’agricoltura, sono due fattori che contribuiscono all’ampliamento
delle coltivazioni illecite. L’agricoltura tradizionale non è
remunerativa. I contadini denunciano forti perdite per l’assenza di
sostegni economici da parte del Governo, per le ristrettezze del
mercato e per gli alti costi dei trasporti.
Nonostante la politica anti-droga sostenuta dalla DEA
e dei colpi inflitti ai grandi cartelli della droga in Colombia,
l’esportazione si è intensificata. Sono nati nuovi e piccoli cartelli
mentre quello di Medellin si è riorganizzato intorno al progetto
paramilitare di Cordova e Urabà. Nelle loro zone di controllo risiedono
i maggiori laboratori di elaborazione della cocaina e dalle loro coste
partono le maggiori quantità di droga dirette al mercato internazionale.
Ciononostante desta sospetti il fatto che queste sono le zone dove meno
sono presenti le autorità impegnate nella lotta al narcotraffico. Ogni
giorno è sempre più evidente che la lotta al narcotraffico non può
essere vinta da un solo paese ma che questa battaglia deve essere
assunta dall’intera comunità internazionale. Rispetto alla coltivazione
è possibile la sua riduzione e sostituzione solo quando si affronterà
questo fenomeno da un punto di vista economico e non solo sociale,
quando cioè si svilupperà una politica programmatica di prevenzione onde
evitare l’estendersi del fenomeno a nuove aree e si sviluppino programmi
di sostituzione con altre coltivazioni che siano redditizie, che abbiano
mercato e possano dinamicizzare una economia alternativa capace di
svilupparsi nelle regioni colpite dal fenomeno del narcotraffico. L’ELN
sostiene una politica di netto rifiuto al narcotraffico. Nelle zone del
paese di maggiore influenza, l’ELN non permette coltivazioni di droga,
non condivide la politica dello sradicamento violento delle coltivazioni
e si batte affinché si possano sostituire, quindi poter generare, una
economia più redditizia e uno sviluppo sociale per le zone rurali.
7. LA CORRUZIONE INSANGUINA LA
NAZIONE
Il bilancio dello Stato è utilizzato come mercanzia
per scambi di favore e per risolvere debiti politici, per aumentare le
ricchezze personali delle classe dirigente e di chi li supporta a
livello elettorale. Una parte considerevole del denaro dei contribuenti
finisce nei conti bancari personali privando la comunità dei servizi
fondamentali come salute, educazione, vie di comunicazione eccetera.
8. IL PROGETTO PARAMILITARE :
UNA POLITICA DI STATO.
In Colombia i
gruppi di giustizia privata sono sempre stati legati ai grandi interessi
economici e politici, affini ai vari governi che si sono avvicendati al
potere, e sostanzialmente vincolati alla Forza pubblica. E’ stato così
fin dal secolo scorso, ma anche a metà del novecento le azioni di questi
gruppi, appoggiati dal partito conservatore allora al potere, si sono
intensificate in una "pulizia" molto simile a quella che oggi si
denuncia in Kosovo. Già da allora il proposito era l’eliminazione del
partito liberale che era maggioritario. In quella violenza di partito
morirono oltre 300 mila contadini.
I gruppi
paramilitari attuali sono la continuazione di questa "pratica di Stato".
Le forze armate, con il pretesto della lotta antisurrezionale, ha
addestrato, organizzato ed armato i gruppi paramilitari già finanziati
da latifondisti e narcotrafficanti. Come negli anni 50, questi stessi
gruppi paramilitari hanno scatenato un’offensiva di sterminio dei
contadini sospettata di appoggiare la guerriglia colombiana. Negli
ultimi quattro anni oltre 500 massacri e un milione e mezzo di sfollati
interni rendono la dimensione della crudeltà con cui operano ed il
livello di complicità con cui il governo li appoggia e li sostiene. Il
paramilitarismo e il narcotraffico sono due problemi che complicano
qualsiasi tentativo di pace e riconciliazione tra colombiani.
9. I PROCESSI DI PACE : UNA
STORIA DI FALLIMENTI.
La
riconciliazione e la ricostruzione del paese sono un imperativo per
tutti i colombiani. Questi propositi hanno piena vigenza in tutti i
momenti e le fasi della ricerca della pace. Storicamente la classe
dirigente non ha dimostrano alcuna volontà in tal senso. I processi di
pace precedenti sono falliti per l’incapacità di compiere i cambiamenti
necessari che permettessero di superare le cause che hanno dato origine
al conflitto.
-
Negli anni
50 si realizzò un processo di pace che stabiliva la smobilitazione e
il disarmo delle guerriglie liberali. I loro principali dirigenti
furono assassinati. Tutto il sistema di potere e di ingiustizia
sociale restò intatto.
-
Negli anni
’80 si diede vita ad un processo di pace che diede origine all’UNIONE
PATRIOTTICA. Appena questo percorso si mise in moto iniziò il
genocidio di 3.200 militanti di questa formazione politica.
L’intolleranza e la mancanza di volontà fece fallire questo nuovo
tentativo.
-
Negli anni
’90 è iniziato il terzo processo di pace che è culminato con la
smobilitazione e il disarmo di cinque gruppi con circa 6.000
guerriglieri. Come nel processo di pace avviato negli anni ’50, anche
in questa occasione sono stati assassinati vari dei loro dirigenti.
Anche questo processo non produce i cambiamenti sperati ma al
contrario si converte in una profonda crisi aggravata dal
rafforzamento del paramilitarismo. Una parte degli ex guerriglieri
viene arruolata nel DAS finendo ad integrare le formazioni
paramilitari in Urabà.
-
Nel 1997
inizia il quarto processo di pace con il gruppo guerrigliero Jaime
Bateman Cayon. Uno dei suoi massimi dirigenti trova la morte in un
confuso incidente. Dopo pochi mesi dal suo avvio il processo si è
bloccato.
-
Alla fine
del 1998 inizia il quinto processo di pace. Le FARC-EP e il presidente
Andres Pastrana si accordano per l’avvio di un dialogo di pace. Nello
stesso anno l’ELN, con gli accordi di "Porta del cielo", firmati in
Germania, dà inizio al processo della Convenzione Nazionale, come
parte integrante di un processo di pace.
Il governo
Pastrana discrimina la società colombiana dalla partecipazione alla
proposta di pace dell’ELN. La classe dirigente colombiana interpreta la
pace come un atto di smobilitazione e disarmo della guerriglia che le
permetta di essere legittimata e quindi garante della gestione del paese
a suo beneficio.
Ed è propria
questa concezione di pace a renderne difficile la costruzione.
10. LA PROPOSTA DI PACE DELL’ELN.
L’Esercito di
Liberazione Nazionale ha presentato al paese una proposta di pace divisa
in due punti :
a) - la
Convenzione Nazionale, intesa come processo e spazio di partecipazione
della società colombiana ;
b) -
l’apertura del dialogo e di accordi con il Governo.
Il processo
della Convenzione Nazionale, che ha trovato il suo culmine con gli
accordi sottoscritti in Germania nel 1998 nel docuemento "Accordi di
Porta del Cielo" e di Rio Verde in Colombia, si è paralizzato per la
manifesta mancanza di volontà del Governo a contribuire al suo sviluppo.
L’avvio del dialogo è stato rimandato nella speranza di trovare tempi
migliori per il suo reale sviluppo. La Convenzione non è un evento ma
una molteplicità di momenti, di spazi di interlocuzione e dialogo con la
nazione.
In pratica si
raggrupperebbero in cinque blocchi tematici tutti i problemi del paese,
discutendoli in differenti e specifiche riunioni di lavoro e in un foro
per ogni blocco tematico. Le conclusioni, risultato del confronto nei
distinti ambiti di discussione, costituiranno l’evento conclusivo della
Convenzione nazionale.
Questi
blocchi sono :
-
Diritti
umani, Diritto internazionale umanitario, sfollati, paramilitarismo,
giustizia e impunità.
-
Stato,
democrazia, forze armate e conflitto.
-
Modello
economico e sviluppo.
-
Risorse
naturali e sovranità nazionale.
-
Riforma
agraria, narcotraffico, ambiente, identità nazionale, culturale,
minoranze nazionali, corruzione.
La
Convenzione è un elemento fondamentale della proposta di pace concepita
come spazio di democrazia e di incontro tra i movimenti di liberazione e
la nazione tutta. In questa interlocuzione puntiamo a strutturare un
Grande Accordo Nazionale che comprometta tutti nella costruzione di una
Colombia con pace, giustizia, dignità, benessere, pari opportunità e
democrazia.
ESERCITO DI LIBERAZIONE NAZIONALE DI COLOMBIA
Comando Centrale Maggio 1999
11. Convenzione Nazionale
Una proposta
per la ricostruzione della societa’
Di fronte
alla gravità della crisi che soffre la Colombia e di fronte al conflitto
generato e riprodotto dalla stessa, l’eln individuando i vuoti politici
nel dialogo sostenuto con i precedenti Governi, ha avviato la ricerca di
una soluzione politica. Più che strategia di pace, ha potuto riscontrare
solamente una particolare determinazione ad eliminare il movimento
insorgente ; sia che fosse per la strada della smobilitazione o per
quella della sua riduzione militare. Politica sbagliata, visto che non
si riconosce che il conflitto armato trova le sue radici nella crisi
strutturale prodotta dalla cattiva gestione del Governo.
Durante i
governi precedenti, come quello di Gaviria o di Samper fu tentato il
dialogo; ma risultarono tentativi effimeri, in quanto tali governi
assunsero un atteggiamento di comodo rispetto alle congiunture del
momento finendo ad investire nella guerra e nei profitti politici.
Dati questi
precedenti l’eln ha pensato fosse più produttivo sviluppare un dialogo
con i diversi settori della società, con il fine di strutturare una
politica più coerente e duratura che permettesse di trovare vie di
uscita alla crisi del Paese.
Il Paese non
può continuare a lasciare la bandiera della pace nelle mani dei Governi,
poiché quest’ultimi puntano solo a obiettivi congiunturali. Alla fine
dei loro mandati ,lasciano il Paese in una crisi ancora più acuta ed i
problemi restano, come sempre, nelle mani della società e del popolo.
Per questa
ragione, per l’eln è determinante stabilire un dialogo diretto con i
diversi settori della società, perché, alla fine, i problemi dovranno
essere affrontati dai colombiani. Il tempo dei governi sembra essere
passato e tuttavia, da più di quattro decadi si riscontra questo saldo
negativo delle loro gestioni. Attualmente la Colombia attraversa una
crisi profonda, dove il livello di disorganizzazione della società è
arrivato a tali dimensioni che mette in discussione l’esistenza futura
della nazione. Vari analisti azzardano a dire che, se non si comincia a
risolvere i problemi strutturali che mantengono la Colombia sull’orlo di
un possibile precipizio, la sua esistenza, come progetto di nazione o
società, è messo seriamente in discussione. Questa è la minaccia che
dobbiamo risolvere se vogliamo affrontare con ottimismo il prossimo
millennio.
La crisi
nazionale
I problemi
strutturali, acutizzati dal terribile disordine generato dalla cattiva
gestione dei governi durante tutta la storia del Paese, hanno la loro
origine nella ingiusta e antidemocratica organizzazione economica,
sociale e politica. In questo senso, non esistendo un reale progetto di
società, inteso come un percorso costruito collettivamente, nel quale
tutti i colombiani possano contare e sentirsi compromessi con il destino
del paese, sarà difficile pensare ad una Colombia proiettata nel
prossimo millennio. Possiamo affrontare il futuro solo se comprendiamo
che la nostra società deve essere ricostruita dalle fondamenta,
intendendo con queste: giustizia sociale, democrazia, uguaglianza di
fronte alla legge, pari opportunità, libertà, solidarietà e tolleranza.
Ma soprattutto è necessario che lo Stato comprenda che questi sono
postulati che deve, prima di tutto, esso stesso compromettersi ad
onorare e salvaguardare.
Pensare ad un
futuro economico, implica assumerne un modello che sia in corrispondenza
con un disegno di società tale che tenga conto del miglioramento
crescente del benessere del popolo. L’economia non può essere pensata
con il criterio del privilegio. Di conseguenza l’economia non può essere
un fattore di disorganizzazione sociale, ma, al contrario, garante della
stabilità sociale.
La struttura
di potere in Colombia è stata costruita con la pratica della corruzione,
che ha permesso alla classe politica e ai settori economici privilegiati
di accumulare e creare grandi fortune appropriandosi dei soldi pubblici;
soldi che sono proprietà di tutta la società. Come risultato di questo
furto sistematico e storico, tutto il progetto di sviluppo e promozione
sociale è stato abbandonato, mentre peggiorano le condizioni di vita e
la giustizia sociale.
La corruzione
ha convertito lo Stato in uno strumento delle élite al potere per
arricchirsi sempre di più e il clientelismo è stato quella dinamica
politica che ha reso possibile il perpetuarsi dei loro stessi leader al
potere, per continuare a perpetuare il furto sistematico del patrimonio
del popolo. La corruzione è questo, è il modo di rubare o di
saccheggiare quei soldi che la maggior parte dei colombiani versa per
contribuire alle imposte ; è un furto alla maggioranza del paese, ai
poveri della Colombia mentre i soldi finiscono sempre nelle mani dei
ricchi. D’altro canto, queste élite, a differenza di altri paesi, non si
sono mai preoccupate di essere fattore di sviluppo economico o sociale,
semmai sono diventati veri parassiti della nazione.
Questo
modello economico si basa sull’arricchimento di pochi attraverso un
doppio furto, realizzato, da un lato attraverso lo sfruttamento
economico da parte delle grandi imprese industriali e commerciali, con
bassi salari e con la vendita di articoli alla popolazione, e dall’altro
con l’appropriazione indebita delle imposte. In sintesi, la struttura
economica sulla quale si va costruendo la società è doppiamente
ingiusta, e quindi la corruzione ed il clientelismo devono essere
eliminati da quel nuovo ordinamento sociale che tutti meritiamo. La
corruzione ha demotivato tutti i settori economici non corrotti, dato
che quest’ultimi sanno che i soldi raccolti non vengono mai destinati a
beneficio della società.
In distinti
momenti della storia del paese, sono state illustrate le tante istanze
popolari ai governi di turno, ma la stessa élite si è ostinata,
attraverso gli apparati statali, a reprimere e sostenere una guerra
contro tutti quelli che non condividono questo sistema di corruzione ed
ingiustizia.
Gli
imprenditori e gli altri settori economici devono esprimersi, sia
rispetto al modello di società che vogliamo costruire, che sui distinti
ambiti di questa proposta globale ; un’organizzazione sociale che
garantisca in modo stabile una vita migliore, un migliore benessere, un
migliore futuro, la libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale.
Questo permetterà a tutti noi di arrivare al prossimo millennio.
Come possiamo
vedere, per far si che ciò si realizzi è indiscutibilmente necessaria,
una società organizzata. Gli impresari degli altri settori economici
devono comprendere che costruire una società stabile ha i sui costi, e
che solamente nella misura in cui esistono maggiori livelli di
investimento sociale si potrà realmente generare una società con
giustizia sociale, base fondamentale per la stabilità della Colombia.
Ci troviamo
di fronte ad un disordine generato da distinti fattori insiti nella
struttura di potere in Colombia che ci portano a dire, senza alcun
dubbio, che in questo disordine "neanche lo Stato stesso esiste", poiché
non lo vediamo da nessuna parte, e quando appare, lo fa solamente per
reprimere o per imporre autoritariamente scelte, che non risolvono i
gravi problemi esistenti, al di sopra della realtà della società. E con
questo modo di governare, non è possibile nessun progetto di società
futura.
Lo Stato
colombiano per una buona parte è già privatizzato, visto che vive una
profonda frammentazione in quei settori che rispondono agli interessi e
privilegi delle élite economiche e politiche del Paese. Inoltre è uno
Stato altamente tributario giacché il grosso del suo bilancio proviene
dalla riscossione delle imposte alla popolazione ; bilancio che invece
di essere destinato agli investimenti sociali, viene distribuito
nell’eterna burocrazia o, attraverso i contratti, nei portafogli di
coloro che controllano il Paese. In ultima analisi, non è uno Stato che
si preoccupa di essere produttivo, di creare nuove ricchezze, mentre la
poca prodotta non viene destinata al benessere dell’insieme della
società.
Parliamo di
uno Stato con una dottrina neo-liberale che si ostina a porre fine alla
sua funzione sociale, che dimostra palesemente di non esistere, di non
essere chiaramente strutturato con funzioni definite. Possiamo
concludere che l’assenza dello Stato, in Colombia, diventa sempre più
marcata. La sua esistenza, evanescente. Senza dubbio l’assenza dello
Stato, la sua irresponsabilità, favorisce la violenza, il crimine, la
corruzione e la ricerca di percorsi equivocati da parte di individui o
di settori della società.
Logicamente,
all’interno di questa stessa "assenza" si inserisce l’insorgenza, come
progetto di cambiamento e di trasformazione della società.
Davanti a
tale realtà è impossibile parlare di civiltà o di esistenza in Colombia
di cittadini che possano dire "che siamo tutti uguali di fronte alla
legge", o che "possiamo concorrere liberamente al mercato", o che
"abbiamo uguali opportunità". I fondamenti sui quali si presume si basi
la legalità dello Stato in Colombia, hanno smesso di essere una realtà
da molti decenni, e lo Stato, non vegliando più su questi postulati, ha
decretato la sua stessa medesima estinzione. Inoltre, dato che i beni
pubblici sono utilizzati come "lauto banchetto" per i loro portafogli,
l’élite politica ha privatizzato quel poco che esisteva dello Stato,
contribuendo ulteriormente a disorganizzare la società. Una volta
totalmente disorganizzata, la società non può esigere dallo Stato che
questi rispetti i propri doveri. In altre parole, l’élite del potere
economico e politico ha privatizzato lo Stato impadronendosi dei soldi
pubblici, dei beni pubblici e delle ricchezze nazionali, favorendo così
i loro propri interessi e scaricandosi delle responsabilità nei
confronti dell’insieme della società. Questo è il nodo o la ragione
fondamentale della crisi del Paese.
Questa crisi
diventa sempre più profonda in quanto prodotto dell’intolleranza e della
esclusione e, dato che in Colombia è proibito pensare in modo differente
dalle istituzioni, la critica è stata storicamente perseguitata e
condannata a morte.
Oggi giorno,
possiamo affermare che la critica all’ingiustizia sociale, la critica
alla mancanza di democrazia o lo sviluppo della lotta sociale, è
possibile che sia sostenuta solo da quei colombiani che hanno la
capacità di proteggere la propria vita con le armi.
Per questo
diciamo che la pratica dell’esclusione politica per la via della
persecuzione e dell’assassinio di coloro che contraddicono e non si
conformano allo stato presente delle cose, ha rappresentato un elemento
fondamentale di disorganizzazione della società, elemento che permette
il perpetuarsi del progetto di società elitaria ed antidemocratica.
Perciò non è casuale che qualsiasi forma di organizzazione e di protesta
delle comunità o dei settori sociali, continui ad essere annientata
senza pietà.
La nostra
visione della società civile, è concepita come l’insieme delle posizioni
espresse da tutti coloro che sono fuori dallo Stato ; da coloro i quali
necessariamente hanno delle libertà nella misura in cui hanno anche dei
diritti, e che queste libertà e questi diritti sono garantiti dallo
Stato. Ma questa condizione può difficilmente esistere se pensiamo ad
una società che lo stesso Stato si è impegnato a disorganizzare. La
società civile come tale, può esistere soltanto come società organizzata
che esige dallo Stato il compimento dei suoi obblighi.
In questo
contesto, di idee e realtà, possiamo affermare che in Colombia non
esistono DIRITTI, visto che non esiste lo Stato che li garantisce e
veglia su di essi. Ancor meno quando la stessa esistenza dello Stato è
messa in discussione.
Ci troviamo,
quindi, da molto tempo, con l’inesistenza di alcuni DIRITTI, condizione
che ci richiede l’elaborazione di una nuova concezione su quali debbano
essere i nostri OBBLIGHI come esseri umani di fronte alla realtà di una
società in crisi. In ultima analisi, poiché nel Paese nessuno ci
garantisce i DIRITTI, abbiamo l’obbligo di lottare per la vita, il
benessere, la libertà, la democrazia e la giustizia sociale. Per questo,
la dottrina dei diritti umani in Colombia deve essere tracciata
nuovamente e definitivamente, perché se non c’è uno Stato che li
garantisce, essi non potranno esistere. Questa è la nuova realtà a cui
oggi siamo legati.
Per questo,
l’esistenza di una società proiettata nel futuro implica necessariamente
avere un nuovo Stato che garantisca più diritti e più libertà. Ciò vuol
dire che abbiamo bisogno di uno Stato responsabile che rispetti i suoi
obblighi, che risponda alle necessità di una società organizzata e le
garantisca il futuro.
CRISI E GLOBALIZZAZIONE
Tra i tanti
fattori che incidono sulla disorganizzazione della nostra società, non
possiamo non menzionare quello degli Stati Uniti che, con il loro ruolo
permanentemente destabilizzante e la loro politica interventista su
tutti i fronti, sommata al fenomeno della globalizzazione, ha acutizzato
la crisi ed il disordine sociale in Colombia.
La
globalizzazione, sebbene già sia un dato di fatto ed una realtà
economica in tutto il mondo, è pensata con un’ottica neoliberista. Ma
non necessariamente deve essere perseguita sulla base di questo modello.
Crediamo che esistano altre realtà economiche e sociali che considerano
che il mondo ed il genere umano debba essere tenuto in conto, in quanto
la globalizzazione non può essere solo sinonimo di esclusione o
uniformità. Piuttosto deve essere un processo fondato sulla solidarietà
e sul rispetto delle diversità, su di una maggiore comprensione delle
diversità economiche, del rispetto delle culture, del rispetto dei
distinti processi sociali che vi sono nel pianeta. Quindi, per il futuro
della Colombia, non dobbiamo necessariamente pensare al neoliberismo.
Dovremmo inserirci in altri processi che tengano conto di altri sistemi
economici che, nell’articolazione della dinamica economica mondiale, non
permettano alle multinazionali di imporre le loro condizioni ed il
rispetto dei loro diritti, ma dove invece, i diritti siano dei popoli
del mondo. La globalizzazione non può essere intesa come l’unificazione
del mondo intorno ad una sola cultura e non può essere la cultura
nordamericana quella che ce lo imponga. Non si può intravedere il
prossimo millennio attraverso questo "parametro monoculturale", ma sulla
base del rispetto delle differenti culture che si sono sviluppate nel
mondo, quelle che hanno una storia più che millenaria e non solo i 200
anni degli USA.. La globalizzazione dovrà essere pensata e costruita su
di una visione più ampia, tanto dal punto di vista economico, quanto
politico e militare. Non può essere ridotta a cornice del
neoliberalismo, né come imposizione della cultura nordamericana, e tanto
meno come dettame dell’ONU o della NATO.
L’avvio del
nuovo millennio non può prescindere dal rispetto per la storia dei
popoli e per la loro diversità culturale, dal riconoscimento
dell’esistenza di altri processi di organizzazione sociale ed economica,
ed indiscutibilmente dall’esistenza di altri scenari democratici dove le
decisioni di ordine internazionale provengano da reali consultazioni tra
i popoli, tra le nazioni e gli Stati del mondo.
La
partecipazione della Colombia nel mondo globalizzato, deve avvenire
attraverso l’elaborazione di un proprio progetto, attraverso un sistema
sociale costruito dai colombiani stessi e da un percorso che non sia
definito soltanto da chi pensa a trarne propri vantaggi economici o
politici. Al contrario, l’articolazione del nostro processo di
globalizzazione deve essere basato sulla partecipazione democratica di
tutti i colombiani, ovvero, sulla struttura della società che vogliamo
sviluppare. E’ partendo da questo modello di società del futuro, che
dobbiamo relazionarci ad altre dinamiche nel mondo. E questa struttura
sociale deve essere rispettata, come la nostra vita, perché quel modello
di società a cui aspiriamo, nel quadro di una dinamica globale, deve
permetterci la promozione e lo sviluppo del nostro sistema sociale. In
sintesi, la forma con cui congiungerci al contesto internazionale non
deve destabilizzare, disorganizzare o attentare agli interessi
dell’insieme del nostro popolo. La nostra cultura, i nostri valori, la
nostra storia non deve essere soppiantata, né essere distrutta.
Pensare alla
globalizzazione in questo modo implica la coscienza del fatto che la
crisi colombiana, sul piano sociale, economico, agricolo ed industriale,
non si risolverà nel breve o medio periodo. La globalizzazione ci può
portare al collasso sociale, alla medesima condizione che stanno
attraversando i paesi dell’Africa e del resto dell’America Latina. E ciò
non può sorprenderci, perché nel peggiore dei casi, ci stiamo
approssimando a divenire una società -rifiuto.
Perché ?
Perché effettivamente la nostra struttura economica non potrà rispondere
ai livelli di competitività internazionali, situazione che ci rende più
fragili perché il nostro sistema economico non è sostenuto dalla
produzione. Piuttosto viviamo di espedienti e del riciclaggio
commerciale, attività proprie della realtà economica informale, quali
noi siamo, che non rappresenta certamente il risultato di una relazione
diretta tra l’insieme della popolazione e il sistema di ricchezza
prodotta.
Inoltre, uno
Stato totalmente tributario, assente e non interessato a generare
ricchezza, non avrà la sufficiente capacità di garantire la
sopravvivenza della nostra popolazione nel futuro.
Sebbene
esista nel mondo super-abbondanza e super-produzione, non è stato mai
possibile risolvere il problema della fame o della scarsità di alimenti
per Paese interi ; certamente non perché manchino le tecnologie o la
scienza. Queste esistono e i problemi potrebbero essere risolti
realmente, ma logicamente c’è soprattutto necessità di un pensiero ed
una visione del mondo, veramente solidale, dove oltre al rispetto
dell’ecosistema e della natura, si viva in armonia con essa e tra gli
esseri umani.
Ma, con
l’aumento del fenomeno del nazionalismo e la radicalizzazione delle
spinte etniche, nel tentativo di costruire propri Stati, si sta creando
una crepa in più nella stabilità mondiale. Questa crisi è il prodotto
del tentativo di cancellare le identità dei popoli e di imporre una sola
cultura universale.
Si parla
dell’esistenza del fondamentalismo che deve essere sradicato, ma con un
altro identico fondamentalismo si invade, si esercitano pressioni e si
aggredisce. Non si può negare l’esistenza della pressione, esercitata
attraverso la televisione ed i mezzi di informazione nordamericani, per
invadere la sfera culturale delle nazioni con valori estranei alla
storia ed al costume di interi continenti Quest’altro fondamentalismo
non solo risponde al pensiero, ma anche alle azioni realizzate dai
gruppi di potere delle multinazionali per imporre una sola cultura nel
mondo, la "cultura di rendere necessario ciò che non è necessario".
Affinché la
Colombia non finisca col divenire un paese-rifiuto, è necessario che si
avvii la costruzione di una nuova società, basata sulla partecipazione
democratica della maggioranza della nazione. E’ necessario lavorare per
creare una struttura sociale profondamente solidale, che faccia della
giustizia sociale e della libertà la ragione ultima della sua esistenza.
Un sistema economico dove esistano diverse forme di proprietà e di
produzione: statale o pubblica, privata e collettiva.
Un sistema
regolato, tra l’altro, da politiche tributarie, lavorative e di
assistenza sociale che siano la garanzia per una convivenza degna per
tutti i colombiani. Questa nuova società deve anche ricostruire delle
nuove forme di Governo e di esercizio della politica, dove non siano le
élite politiche tradizionali a continuare a governare e il Governo non
sia più monopolizzato dai politici di professione, ma dove l’esercizio
del potere possa essere assunto in modo diretto dalla maggioranza
organizzata del Paese.
Così come per
i problemi di ordine internazionale, ce ne sono altri che richiedono un
atteggiamento particolarmente critico. Le nostre società non possono
continuare a sopportare, come prodotto dello sfruttamento irrazionale
delle risorse naturali, la devastazione della natura e la profonda
alterazione dell’ecosistema. Debbono essere introdotte trasformazioni
sostanziali rispetto alla visione dello sviluppo che abbiamo, perché
l’esistenza delle future generazioni non può essere compromessa in
maniera così irresponsabile.
I NOSTRI
POSTULATI :
Il nostro
progetto di società si basa, necessariamente, su due postulati
fondamentali :
1. Su di un
postulato "Morale" e,
2. Su di un
postulato "Etico".
Il postulato
morale ha essenzialmente a che vedere con la storia della nostra
società ; su ciò che è stata, negli eventi, nei valori che abbiamo
costruito durante il trascorrere di questa storia, nella forza che
questi valori rappresentano ; come questi sono stati stimolati e
sviluppati e come si siano convertiti in quei elementi di costume che
caratterizzano oggi la nostra società.
Questo è ciò
che noi definiamo l’aspetto "morale". Così come le forze politiche, i
movimenti ed i partiti, anche la società deve avere una dimensione
storica, perché tutti noi abbiamo un ruolo specifico nella storia del
paese.
L’aspetto
"Etico", invece, vuole rappresentare ciò che deve essere la nostra
società nel futuro, quali ne dovranno essere i fondamenti che ci
permetteranno di orientarci verso la nuova società. Ovvero il "dover
essere". Perché per noi, la base "dell’ Etica" trova ragione nella
libertà dell’uomo, nella libertà per i popoli di costruire il proprio
destino in maniera autonoma.
Ogni azione
dovrà essere in funzione del rafforzamento di questo postulato. Quindi
tutti i processi, attivati per la realizzazione di una nuova società,
non possono prescindere da questi due punti fondamentali. Chi non
rispetti questi punti chiave, difficilmente potrà contribuire in maniera
costruttiva a realizzare un paese nuovo.
Per questo,
crediamo che tutti coloro che hanno prodotto tanta desolazione nei campi
e nelle città, chi ha commesso orrendi massacri e causato l’esodo
forzato di centinaia di migliaia di sfollati, come prodotto del
terrorismo di Stato e dell’azione congiunta con il paramilitarismo, non
potrà mai essere protagonista politico delle trasformazioni necessarie
ad una società che ha contribuito a distruggere.
Nella stessa
forma, occorre palesare una posizione assoluta, senza ambiguità,
rispetto al Narcotraffico. Questo male che corrode alle radici le
fondamenta di una nuova società, che, come nel caso specifico della
Colombia, l’ha trasformata in una società mafiosa, contaminandole
l’economia, la politica, la cultura e tutti gli spazi vitali della sua
essenza.
L’ELN
continuerà a rimarcare la sua più profonda e categorica distanza da
qualsiasi pratica che abbia anche lontanamente a che fare con il
Narcotraffico, puntando ad una proposta politica integrale ed al
contributo della Comunità Internazionale per affrontare le difficili
conseguenze di questo flagello.
La grande
maggioranza del popolo colombiano condivide queste posizioni. E’ per
questo che diventa importantissimo incontrarci per iniziare una
riflessione collettiva e necessaria, visto che i governi fino ad ora
avvicendatisi al potere, hanno agito per proprio tornaconto, dimostrando
l’incapacità di risolvere tale crisi e di non poter offrire un futuro
diverso a tutta la Colombia.
Siamo
convinti che la comunità, la "società civile" ha dato ampia
dimostrazione di saggezza ; siamo certi queste stesse comunità
troveranno nuove forme della politica che permetterà loro la
ricostruzione della società.
CONVENZIONE
NAZIONALE
La
Convenzione Nazionale è uno scenario determinante che permetterà a tutti
i colombiani di riflettere sulla gravità della crisi che vive il nostro
paese e poter comprendere quali siano i problemi strutturali della
Colombia. Anche se sappiamo che sulla Colombia esistono interminabili
statistiche, è importante che queste ultime, realizzate su differenti
ottiche, possano essere messe in comune e in sintonia con la lettura che
ognuno di noi ha della nostra società. Lo scenario della Convenzione
Nazionale permetterà di identificarci rispetto ai problemi strutturali
del nostro paese. L’ambito della Convenzione Nazionale contribuirà alla
ricerca della soluzione dei problemi, ad avviare il cammino delle
trasformazioni che tutti i colombiani esigono. Nel paese esiste una
grande aspettativa, soprattutto da quando abbiamo detto chiaramente che
in Colombia le cose vanno male e che c’è necessità di cambiare. Però
tale aspettativa va risolta attraverso un accordo su quale paese
vogliamo.
La
Convenzione Nazionale deve creare una nuova dirigenza, che sia fondata
sulla piena convinzione della necessità di un’inversione di rotta verso
cui realizzare le trasformazioni necessarie ; per costruire un società
più giusta, più egualitaria, con più democrazia e partecipazione, dove
tutti i colombiani abbiano eguali responsabilità nell’individuazione del
modello di società da realizzare.
Chiaramente
in questo esercizio di identificazione collettiva, dobbiamo
necessariamente ascoltarci, tutti, vicendevolmente e soprattutto,
ascoltare quella grande maggioranza di popolazione nazionale che è stata
storicamente esclusa dalle grandi decisioni. Dobbiamo compiere un enorme
sforzo per permettere la confluenza delle nostre idee e proposte nelle
analisi delle nostre distinte storie, lette ed analizzate da differenti
angolazioni, per creare un pensiero comune e collettivo del nostro
paese. Certamente vanno anche compiuti grandi cambiamenti nei modelli
interpretativi, vanno abbandonati molti comportamenti, molte pratiche.
Dobbiamo cambiare ed abbandonare il sistema con cui fino ad oggi si è
fatto politica in questo paese, con cui si è costruita la nazione e
soprattutto, dobbiamo essenzialmente superare la logica
dell’individualismo e dell’egoismo.
Dobbiamo
creare le condizioni per cui questo nuovo corso permetta di costruire
una società solidale, con una visione collettiva del futuro del nostro
paese. Bisogna disfarsi dei contro-valori che hanno incancrenitola
nostra società.
C’è bisogno
di un "esercizio pedagogico" con il quale individuare quei vizi che,
durante la storia di questo paese, hanno generato quella stessa crisi
profonda che ancora oggi viviamo. Questo esercizio pedagogico deve
essere esteso a tutta la società affinché tutto quello che non deve più
tornare a ripetersi, entri a far parte della memoria collettiva della
Nazione.
Tutto ciò non
può essere il risultato dell’analisi di una ristretta élite politica.
Tutti i colombiani debbono essere investiti in prima persona nella
costruzione della nuova Colombia. Non si può continuare a lasciare il
paese nelle mani di una ristretta élite politica. Questo cambiamento
deve essere il risultato della riflessione dei differenti settori
sociali ; insieme costruire una visione ed un’idea della società che
desideriamo costruire.
Se prende
forza questa "proposta pedagogica", possiamo acquisire una reale
identità. In altre parole, il principale obiettivo della Convenzione
Nazionale è che i popoli costruiscano collettivamente la propria storia,
perché crediamo sia possibile individuare collettivamente dei percorsi
adeguati per il futuro che permettano di interpretare il pensiero, il
senso e le necessità di tutti.
Nella
Convenzione Nazionale, non si tratta di giungere a degli accordi per poi
esigerne la loro applicazione dall’ELN o dalla guerriglia in generale.
Bisogna trovare un accordo per stabilire quali siano stati i problemi
strutturali che hanno generato la crisi del paese e, soprattutto, per
identificare le trasformazioni necessarie per realizzare la Colombia di
cui abbiamo bisogno.
Logicamente,
le conclusioni raggiunte nella Convenzione Nazionale saranno un
importante punto di riferimento negli eventuali dialoghi tra l’ELN e il
Governo, e comunque avvicinerebbero la possibilità dell’avvio di una
soluzione politica. Questo sforzo collettivo non è in funzione di una
richiesta all’ELN su ciò che deve cambiare, ma una presa di coscienza
collettiva su ciò che tutti dobbiamo cambiare.
ACCORDO NAZIONALE
La Convenzione Nazionale quindi, renderebbe possibile
l’avvio di un Accordo Nazionale che ci permetterebbe individuare i
meccanismi di transizione di questa società, meccanismi ideali per
avviare i cambi desiderati. Questo Accordo Nazionale convocherà una
Assemblea Costituente, stabilirà la definizione degli obiettivi della
stessa, chi saranno i partecipanti, il procedimento di preparazione e la
forma di partecipazione della Nazione nell’Assemblea stessa. L’Assemblea
Costituente deve fornirci i strumenti necessari a rendere possibile la
transizione verso la fondazione di un nuovo paese. Sarà l’Assemblea
Costituente a collocare le basi per la costruzione di una nuova società,
quelle basi che necessariamente hanno a che vedere con la
riorganizzazione dei poteri dello Stato. E’ in questo ambito che occorre
definire la nuova struttura del potere che dirigerà la transizione e
permetterà l’avvio dei processi di trasformazione della Colombia. E’ lì
che gli organi di potere dovranno corrispondere al modello di società
che tutti pensiamo di realizzare. Questo vuol dire che deve essere
chiaramente stabilito che ci si incammina verso la creazione di uno
Stato che deve rispondere alla società delle sue prerogative, uno Stato
che non si colloca sopra la società, ma che al contrario, è totalmente
compromesso per il bene pubblico, con gli interessi della società e
totalmente in sintonia con il progetto di un nuovo paese. Non si tratta
di redigere una nuova Carta Costituzionale, ma, per rendere possibile la
transizione ad una società più stabile, bisogna definire la
strutturazione dei nuovi poteri dello Stato. L’Assemblea Nazionale
Costituente è quindi, la strada maestra attraverso cui realizzare la
transizione verso una nuova società fondata sulla democrazia, sulla
libertà, sull’uguaglianza, sulle pari opportunità per tutti i cittadini
e sul rispetto della cosa pubblica ; dove l’esercizio del potere deve
essere in funzione della società e non di pochi privilegiati ; dove sia
reale la partecipazione democratica delle maggioranze nella gestione del
potere. Quel potere da cui esigere che lo Stato ed il Governo
rispettino, con responsabilità, i propri obblighi nei confronti della
Nazione.In questa sorta di nuova Carta costituzionale, non si deve fare
solo una descrizione di norme e di leggi, ma raccogliere in essa gli
accordi che regoleranno la società e lo Stato. E’ preferibile che non
sia molto estesa. L’essenziale è che ciò che è stabilito al suo interno
sia compiuto per le esigenze della società e non per l’imposizione dello
Stato.
Questi accordi debbono essere pienamente conosciuti
da tutti i colombiani affinché possano esigere dallo Stato un
comportamento corretto, perché, in ultima istanza, è lo Stato a non
rispettare le leggi.
Esercito di Liberazione Nazionale della Colombia
Comando Centrale
Maggio 1999
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