Il
saluto del mondo al Congresso del PCC
Da tutte le
parti del mondo continuano a giungere saluti a Cuba per la celebrazione
del VI Congresso del Partito.
Il
Presidente della Bolivia, Evo Morales, ha fatto i suoi auguri al Sesto
Congresso in un messaggio inviato a Fidel e a Raúl, nel quale segnala
che con grande interesse e ammirazione ha seguito l’ampio processo di
consultazioni che hanno preceduto l’importante appuntamento.
Nel testo,
Morales ha sottolineato la capacità dei cubani in 52 anni di Rivoluzione
per affrontare vittoriosamente la permanente aggressione degli Stati
Uniti.
La
segreteria del burò politico del Movimento Popolare per la Liberazione
dell’Angola, MPLA, ha inviato un saluto fraterno ai delegati ed ha
augurato che le deliberazioni del Congresso contribuiscano a dare
continuità alla costruzione del socialismo. La direzione del MPLA ha
ricordato che i popoli dell’Angola e di Cuba sono uniti da storici
vincoli d’amicizia e solidarietà, forgiati nella lotta comune contro il
colonialismo per l’indipendenza nazionale e la fine del apartheid.
Il
Segretario Generale dell’Associazione d’Amicizia Angola-Cuba, Fernando
Jaime, ha reiterato a nome dell’organizzazione l’appoggio assoluto al
Congresso del Partito nel suo impegno di continuare ad avanzare sul
cammino del socialismo.
Da Hanoi, i
comunisti del Vietnam hanno salutato le celebrazioni dell’importante
evento il cui sviluppo ha ampie ripercussione nei media d’informazione
di questa nazione indocinese.
Inoltre è
stata reiterata la decisione del Vietnam di continuare a rinforzare i
vincoli speciali che legano Hanoi a L’Avana e che sono basati
sull’amicizia, la fraternità e la solidarietà.
Messaggi di saluto al VI Congresso del Partito
Cinquantaquattro messaggi di auguri e di saluti al Sesto Congresso del
Partito, inviati da 41 partiti e da forze politiche e 11 organizzazioni
sociali e di solidarietà con Cuba sono giunti al Dipartimento di
Relazioni Internazionali del Comitato Centrale, prima del inizio del
importante avvenimento politico .
I
presidenti della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chávez Frías,
e della Repubblica del Nicaragua, Daniel Ortega, hanno salutato
l’incontro dell’avanguardia politica di Cuba con dei messaggi
indirizzati a Fidel, Raúl, al governo e al popolo cubani.
I due
presidenti hanno detto che la Rivoluzione Socialista cubana è un esempio
per l’America e per il mondo e significa benessere e giustizia. Inoltre
hanno ammirato la profondità dei dibattiti preparatori tra la
popolazione, che si sono svolti prima di questo storico VI Congresso ed
hanno ratificato la fiducia che la Rivoluzione ne uscirà sempre più
forte. Chávez inoltre ha festeggiato il 50º anniversario della Vittoria
di Playa Girón, ‘data molto importante per i nostri popoli’, ha detto,
perchè rappresenta la prima sconfitta dell’imperialismo yankee in
America.
Il Partito
dei Comunisti Italiani, attraverso il suo Segretario Generale, Oliviero
Di liberto, ha inviato all’Ambasciatrice cubana in Roma, Carina Soto, un
messaggio di augurio e di saluto.
Tra le
espressioni d’ammirazione, quella del Comitato Centrale del Partito
Comunista della Cina che segnala il momento cruciale in cui si sviluppa
la riunione dei comunisti cubani e la sicurezza che Cuba farà nuovi
passi avanti nella costruzione del socialismo.
I messaggi
provenienti da organizzazioni progressiste di tutti i continenti hanno
riconosciuto la resistenza di Cuba di fronte alle costanti aggressioni
dell’impero, condannando il blocco economico che mantiene il governo
degli Stati Uniti e reclamando la libertà dei Cinque Eroi, Inoltre è
stata segnalata la solidarietà offerta da Cuba in 52 anni di
Rivoluzione.
La creazione della Conferenza Nazionale
Rispettando
la priorità concessa al tema economico nell’agenda del VI Congresso, per
ragioni che sono state ampiamente spiegate e comprese dai militanti, dai
lavoratori e da tutto il nostro popolo, non si è svolto il dibattito
sulla vita ed il lavoro del Partito, in tutti gli ambiti della sua
attività, nell’esercizio del ruolo di forza dirigente superiore della
Società e dello Stato, che le assegna l’Articolo Cinque della
Costituzione della Repubblica.
Il VI
Congresso, come massimo organo di direzione del Partito, ha accordato di
convocare una Conferenza Nazionale alla quale si danno le facoltà per
attualizzare i metodi e gli stili di lavoro, le strutture, le politiche
dei quadri del partito, così come di valutare e fissare concetti e idee
di base, per modificare gli statuti e altri documenti normativi interni.
Ugualmente
si farà per quello che corrisponde al Partito nei suoi vincoli e le
relazioni con la UJC e le organizzazioni di massa.
L’evento si
pronuncerà per cambi di concetto nel funzionamento e nel contenuto di
tutto questo.
Si dà
facoltà alla Conferenza per eleggere nuovi integranti del Comitato
Centrale al di sopra del numero approvato nel VI Congresso e a sua volta
potrà liberare o rinnovare la cifra che determina i membri di questo
organismo.
La
Conferenza Nazionale avrà quindi l’alta responsabilità di stabilire le
basi per il perfezionamento del Partito nell’attuale congiuntura e nei
prossimi anni, assicurando nell’ indistruttibile unione con il popolo la
continuità del nostro Socialismo
L’espressione della volontà del popolo
Il delegato
Marino Murillo Jorge ha presentato lunedì 18, durante il Sesto
Congresso del Partito, un’introduzione a modo di presentazione dei
Dettami delle Commissioni, in via di pubblicazione.
In un
riassunto delle tre tappe del processo di discussione delle Linee,
Murillo Jorge ha valutato che in essenza le proposte fatte dai delegati
erano concordi con i risultati ottenuti nella consultazione con la
popolazione.
Tutto
quello che è stato incorporato, ha ratificato la politica, precisato il
contenuto e riaffermato un’idea, ma nessuna linea è stata modificata
nella sua essenza, ha segnalato.
Inoltre ha
spiegato che per confezionare la versione finale, sono state considerate
le proposte realizzate in tre tappe di consultazione: quella con la
popolazione durante la prima tappa del dibattito, poi quella
dell’approvazione dei delegati in una seconda tappa nelle riunioni
generali provinciali, partendo dalle analisi territoriali, e finalmente
quella della presentazione nelle cinque commissioni che hanno lavorato
nel Congresso negli ultimi due giorni di dibattito con la
partecipazione di 986 delegati e 97 invitati.
Alla
conclusione della presentazione sono stati letti i dettami delle cinque
commissioni del Congresso, che sono stati raccolti come primo punto, con
le opinioni dei delegati rispetto la relazione centrale approvata nel
plenum, all’unanimità.
A
continuazione sono state sottoposte a votazione le tre risoluzioni
proposte dal Congresso, la prima sulle Linee di Politica Economica e
Sociale del Partito e della Rivoluzione, la seconda sulla Relazione
centrale del Sesto Congresso del Partito Comunista di Cuba e la terza
sul perfezionamento degli organi del potere popolare, il sistema
elettorale e la direzione politico-amministrativa.
Fidel ha partecipato alla sessione finale del VI
Congresso del Partito
La sessione
finale del VI Congresso del Partito Comunista di Cuba (PCC) è
cominciata, nella capitale, con la presenza del Comandante in Capo
Fidel Castro Ruz e il Generale d’ Esercito Raúl Castro, Presidente dei
Consigli di Stato e dei Ministri.
L’ingresso
nel plenario del leader storico della Rivoluzione è stato applaudito
molto lungamente dai delegati, che hanno gridato in coro il suo nome:
Fidel!, Fidel!.
Il Palazzo
delle Convenzioni de L’Avana è stato lo scenario dell’intensa giornata
di dibattito del Progetto delle Linee di Politica Economica e Sociale
del Partito e la Rivoluzione, sottoposto a consultazione popolare pochi
mesi fa.
Circa mille
delegati al Congresso hanno approvato il documento, i dettami
corrispondenti, le tre risoluzioni e un accordo, oltre alla relazione
centrale presentata nell’apertura dal Secondo Segretario del PCC, poi
eletto primo segretario.
Con la voce di tutti i cubani
La
conclusione che la Relazione Centrale del VI Congresso del Partito deve
divenire una guida per la condotta dei militanti e dei dirigenti, perchè
unisce la voce della maggioranza dei cubani, è stata l’opinione
coincidente tra i partecipanti all’incontro di partito, quando nella
mattina di domenica sono stati esposti i criteri sull’intervento del
compagno Raúl.
I delegati
riuniti in cinque commissioni hanno realizzato cinquanta interventi nei
quali spicca l’onestà del documento rettore, che riesce a sintetizzare
il pensiero critico della Rivoluzione, mentre sostiene la linea di Fidel
‘di cambiare tutto quello che dev’essere cambiato.’
Inoltre è
stato sottolineato che riconoscere i nostri errori è il primo passo per
risolverli e che per queste soluzioni è indispensabile cambiare la
mentalità dei quadri.
C’è stata
coincidenza anche nel fatto che la Relazione Centrale risponde alle
aspettative dei cubani sul VI Congresso, che il fatto di vederla
pubblicata immediatamente nella stampa più importante, denota
l’interesse della direzione del paese di far sì che si conosca anche il
minimo dettaglio di questo trascendentale incontro che è nato dal
dibattito di tutto un popolo.
Il delegato
per Artemisa, Orlando Lugo Fonte, ha affermato che il documento è a tono
con la realtà che oggi vive la Patria, mentre per José Molina, di
Camagüey, la missione dei militanti ora è renderlo concreto, opinione
affermata anche dal Comandante della Rivoluzione Guillermo García Frías,
che ha assicurato che, oltre che approvarla, la cosa più importante è
come, tra tutti, realizzeremo quello che si indica nella Relazione.
"Non solo
pone fondamenta alla situazione del paese, ma lo fa in modo che giunge
all’ultimo cubano e cubana” ha segnalato Ricardo Alarcón, che ha poi
aggiunto che la relazione è il risultato della partecipazione di molta
gente e che questo le da così una caratteristica democratica e
partecipativa eccezionale.
L’impatto
della Relazione tra la popolazione ha occupato la maggioranza degli
interventi dei partecipanti. “Sono le parole che stavo aspettando dal
nostro popolo”, ha riassunto Rosa
María Leyva Mayo, de Gibara, in provincia de Holguín.
E Marcia
Cobas ha condiviso con i delegati l’opinione di varie persone con le
quali ha parlato e che le hanno fatto sapere che ‘avevano letto la
Relazione con il cuore’.
Inoltre è
stato segnalato il paragrafo che si riferisce a che i compagni non
militanti possono assumere responsabilità di direzione. I delegati hanno
coinciso nel fatto che non dev’essere requisito indispensabile essere
militante, se ci sono le condizioni per disimpegnarsi come quadro
dirigente.
Luis
Morlote ha sottolineato il richiamo a ‘pensare in maniera creativa e
sradicare i formalismi, la retorica e le consegne’, ed ha considerato
che la difficoltà maggiore sarà il lavoro con le nuove generazioni che
non hanno vissuto i grandi momenti della Rivoluzione, ed ha chiesto
d’avere fiducia nei giovani e nella guida collettiva, per far sì che ‘il
Partito sia costantemente in ebollizione’.
Eusebio
Leal ha ricordato che i popoli che hanno dimenticato le proprie idee,
che sono le loro armi, hanno perso tutto ed ha riconosciuto alla
Relazione Centrale, il profondo rispetto per la nostra storia.
‘Che grande
privilegio hanno avuto Fidel e Raúl di poter partecipare alla creazione
dell’ opera e alla sua rettifica! Loro ci lasciano il cammino
tracciato e corrisponderà al Partito portare avanti questo enorme
compito’.
Raúl Castro eletto primo segretario del PCC
Raúl Castro
è stato eletto Primo Segretario del Burò Politico del Partito Comunista
di Cuba dal nuovo Comitato Centrale (CC), presentato oggi nella chiusura
del VI Congresso.
La funzione
di Secondo Segretario la disimpegnerà José Ramón Machado Ventura, che
inoltre è il responsabile della Segreteria del CC, composta da sette
integranti.
Il Burò
Politico, che precedentemente aveva 24 membri, ore ne 15 e sono inclusi
in questa struttura Ramiro Valdés, Abelardo Colomé Ibarra, Julio Casas
Regueiro, Esteban Lazo, Ricardo Alarcón e Miguel Díaz-Canel ed anche
Leopoldo Cintra Frías, Ramón Espinosa Martín, Alvaro López Miera e
Salvador Valdés.
Si sommano
come nuovi membri Marino Murillo, Adel Yzquierdo e Mercedes López Acea,
la sola donna nel gruppo.
Oltre a
Machado Ventura e Lazo, compongono la Segreteria José Ramón Balaguer,
Abelardo Álvarez, Víctor Gaute, Olga Lidia Tapia e Misael Enamorado
COMITATO
CENTRALE DEL PARTITO ELETTO NEL VI CONGRESSO
BURÓ POLÍTICO
Primer Secretario: General de Ejército Raúl Castro Ruz,
Presidente
dei Consigli di Stato e dei Ministri
Secondo
Segretario: José Ramón Machado Ventura
Primo
Vicepresidente dei Consigli di Stato e dei Ministri
Comandante de la Revolución Ramiro Valdés Menéndez
Vicepresidente del Consiglio dei Ministri
Generale di
Corpo d’Esercito Abelardo Colomé Ibarra
Ministro
del Ministero degli Interni
Generale di
Corpo d’Esercito Julio Casas Regueiro
Ministro
delle Forze Armate Rivoluzionarie
Esteban Lazo Hernández
Vicepresidente del Consiglio di Stato
Ricardo Alarcón de Quesada
Presidente
dell’ Assemblea Nazional del Poder Popular
Miguel Díaz-Canel Bermúdez
Ministro
d’Educazione Superiore
Generale di
Corpo d’Esercito Leopoldo Cintra Frías
Viceministro Primo del Ministero delle FAR
Generale di
Corpo d’Esercito Ramón Espinosa Martín
Viceministro del Ministero delle FAR
Generale di
Corpo d’Esercito Álvaro López Miera
Viceministro delle FAR
Capo dello
Stato Maggiore Generale
Salvador Valdés Mesa
Segretario
Generale della Centrale dei Lavoratori di Cuba
Mercedes López Acea
Prima
Segretaria del Comitato Provinciale del Partito a L’Avana
Marino Murillo Jorge
Vicepresidente del Consiglio dei Ministri
Adel Yzquierdo Rodríguez
Ministro
del Ministero d’Economia e Pianificazione
SEGRETERIA:
José Ramón Machado Ventura
Esteban Lazo Hernández
Abelardo Álvarez Gil
Capo del
Dipartimento di Politica dei Quadri del Comitato Centrale del Partito.
José Ramón Balaguer Cabrera
Capo del
Dip. delle Relazioni Int. del Comitato Centrale del Partito
Víctor Gaute López
Membro del
Comitato Centrale del Partito
Olga Lidia Tapia Iglesias
Membro del
Comitato Centrale del Partito
Misael Enamorado Dáger
Membro del
Comitato Centrale del Partito.
È terminato il VI Congresso del Partito: Ora, a lavorare!
L’emozionante presenza di Fidel.
L’esortazione a rendere realtà ogni Linea e lavorare con intensità,
cambiare la mentalità lì dove questa frena lo sviluppo della nostra
società socialista, ha segnato la chiusura del VI Congresso del Partito
Comunista di Cuba.
Con
applausi compatti, che sono sembrati eterni, i partecipanti all’ultima
sessione hanno ricevuto l’amato Comandante in Capo Fidel ed hanno
celebrato l’elezione di Raúl come Primo Segretario del PCC, la cui
presentazione è stata realizzata dal dirigente rivoluzionario Julio
Camacho Aguilera.
Per
l’incarico di Secondo Segretario è stato eletto José Ramón Machado
Ventura, e questo, ha detto Raúl, ha sorpreso poco i presenti, dato
l’impegno e le provate qualità del compagno Machado.
Precedentemente era stato letto il messaggio del Comandante venezuelano
Hugo Chávez al Congresso, e Haydée Flores, presidentessa della
Commissione di Mandato, aveva presentato gli attuali membri del
Comitato Centrale del Partito (CC), eletti per votazione nel pomeriggio
di lunedì 18.
Questo
organismo ha visto il suo primo plenum riunito la mattina di martedì 19,
quando ha eletto il Burò Politico con 15 membri: 3 nuovi e 12
ratificati; il Primo e Secondo Segretario e la Segreteria che, come ha
specificato Raúl, avrà il dovere di far compiere le politiche tracciate
dal CC.
Poi il
compagno Machado Ventura ha presentato la convocazione alla Conferenza
Nazionale del Partito, che si svolgerà il 28 gennaio del 2012.
Nella
riunione sono stati ricordati i 50 anni – in data 19 aprile – del
giorno in cui l’imperialismo sofferse la sua prima sconfitta nella
spiaggia di Girón e con fervore l’attore Jorge Ryan ha interpretato
Elegia delle scarpette bianche dell’Indio Naborí, e la semplice ma
grande Nemesia ha commosso tutti ricordando l’orrore di quel giorno,
sotto il fuoco mercenario che la privò per sempre dell’amore di sua
madre.
Al termine
della commovente evocazione, lo stesso Fidel è andato a saltarla e Raúl
l’ha abbracciata e le ha ceduto il suo posto.
Nel
discorso di chiusura, il Primo Segretario ha definito l’ordine, la
disciplina e l’esigenza come denominatori comuni che devono essere
presenti in ogni impegno attuale, ed ha dichiarato che si assume ogni
responsabilità per continuare a perfezionare il socialismo cubani e a
non permettere mai un ritorno al regime capitalista.
“È
terminato il Congresso, ha concluso Raúl, ed ora, a lavorare!”
Relazione
Centrale presentata dal compagno Raúl al VI Congresso del Partito
Comunista di Cuba
Compagne e compagni:
Iniziamo questo pomeriggio le sessioni
del VI Congresso del Partito Comunista di Cuba in una data
trascendentale della nostra storia, il 50º anniversario della
proclamazione del carattere socialista della Rivoluzione da parte del
suo Comandante in Capo, Fidel Castro Ruz, il 16 aprile del 1961, nella
cerimonia d’addio ai morti per il bombardamento alle basi
aeree del giorno precedente, come
preludio dell’invasione mercenaria di Playa Girón, organizzata e
finanziata dal governo degli Stati Uniti, che faceva parte dei loro
piani per distruggere la Rivoluzione e ristabilire, con la complicità
dell’ Organizzazione degli Stati Americani (OSA), il dominio su Cuba.
Fidel diceva
allora al popolo armato e appassionato: “Questo è quello che non possono
perdonarci [...] che abbiamo fatto una Rivoluzione socialista alle
stesse narici
degli Stati
Uniti [...] Compagni operai e contadini, questa
è la Rivoluzione socialista e democratica degli umili, con gli umili e
per gli umili. E per questa
Rivoluzione degli Emili, per gli umili e con. gli umili, siamo
disposti a dare la vita”.
Fine della citazione.
La risposta a quel richiamo non si fece
aspettare e nello scontro per l’aggressione, varie ore dopo, i
combattenti dell’Esercito Ribelle, poliziotti e miliziani, sparsero per
la prima volta il proprio sangue in difesa del socialismo e ottennero la
vittoria in meno di 72 ore, con la guida dello stesso compagno Fidel.
La Rivista Militare che abbiamo
presenziato stamattina, dedicata alle giovani generazioni, e soprattutto
la vibrante marcia del popolo a continuazione, sono una prova eloquente
delle forze di cui dispone la Rivoluzione per continuare a seguire
l’esempio degli Eroici combattenti di Playa Girón.
Ugualmente lo faremo nel Giorno
Internazionale dei lavoratori, il prossimo primo maggio, in tutto il
paese, per evidenziare l’unità dei cubani in difesa della loro
indipendenza e sovranità nazionale, concetti che, la storia lo ha
provato, è possibile conquistare solo con il socialismo.
Vera e amplia dimostrazione di
democrazia
Questo Congresso, come organo supremo
dell’organizzazione del partito, come si stabilisce nell’articolo 20 dei
suoi Statuti, che riunisce oggi mille delegati in rappresentazione di
circa 800.000 militanti, raggruppati in più di 61.000 nuclei, nella
pratica è cominciato il 9 novembre dell’anno scorso, quando è stato
presentato il Progetto delle Linee di Politica Economica e Sociale del
Partito e della Rivoluzione, questione che, come si è già indicato,
costituisce il tema principale dell’evento, nel quale il popolo pone
grandi aspettative.
A partire da allora sono stati svolti
numerosi seminari, che sono serviti al proposito di chiarire e di
approfondire il contenuto delle Linee ed, in questo modo, preparare
adeguatamente i quadri e i funzionari che a loro volta guideranno il
processo di discussione con la militanza, le organizzazioni di massa e
la popolazione in generale.
Per tre mesi, dal primo dicembre del
2010 al 28 febbraio di quest’anno, si è sviluppato il dibattito al
quale hanno partecipato 8 milioni 913. 838 persone in più di 163.000
riunioni effettuate nel seno delle differenti organizzazioni,
registrando una cifra superiore a tre milioni di interventi. Va chiarito
che nell’insieme dei partecipanti
s’includono, senza averli definito con esattezza, decine di
migliaia di militanti del Partito e della UJC, che hanno partecipato
alle riunioni dei loro nuclei o comitati di base, come a quelle svolte
nei centri di lavoro e di studio e inoltre nelle comunità di residenza.
È anche il caso di coloro che non
militano, ma hanno partecipato nei loro collettivi di lavoro e
successivamente a quelle nei rispettivi quartieri.
La stessa Assemblea Nazionale del Poder
Popular ha dedicato quasi due giornate complete della sua ultima
Sessione Ordinaria, nel dicembre scorso, ad analizzare tra i deputati il
Progetto delle Linee.
Questo processo ha messo in evidenza la
capacità del Partito di svolgere un dialogo serio e trasparente con la
popolazione su qualsiasi tema , per quanto delicato, soprattutto se si
tratta di forgiare un consenso nazionale sulle linee che dovranno
caratterizzare il Modello Economico e Sociale del paese.
Nello stesso tempo i risultati del
dibattito, per i dati raccolti, costituiscono un formidabile strumento
di lavoro per la direzione del Governo e del Partito a tutti i livelli,
così come una sorta di referendum popolare rispetto la profondità, la
portata e il ritmo dei cambi che dobbiamo introdurre.
In un vero e amplio esercizio
democratico, il popolo ha espresso liberamente le sue opinioni, ha
chiarito dubbi, proposto modifiche, espresso le sue insoddisfazioni e
discrepanze ed ha anche suggerito di cercare la soluzione di altri
problemi non contenuti nel documento.
Ancora una volta sono state poste a
prova la fiducia e l’unità maggioritaria dei cubani attorno al Partito e
alla Rivoluzione, unità che non nega differenze d’ opinione, ma che si
rafforza e consolida con queste. Tutte le proposte, senza esclusione
alcuna, sono state incorporate all’analisi, e questo ha permesso d’
arricchire il Progetto che si pone ala considerazione dei delegati al
Congresso.
Non sarebbe
infondato dire che nella sua essenza il Congresso si è già svolto in
mezzo a questo magnifico dibattito con la popolazione. Ai delegati
resterebbe in queste sessioni di realizzare la discussione finale del
Progetto e l’elezione degli organi superiori della direzione del
Partito.
La Commissione di Politica Economica del
VI Congresso del Partito, incaricata prima dell’elaborazione del
Progetto delle Linee, è stata responsabilizzata poi con
l’organizzazione del processo del suo dibattito ed ha lavorato alle
cinque direzioni principali seguenti:
1. La riformulazione delle Linee,
considerando le opinioni raccolte.
2. Organizzazione, orientamento e
controllo della sua strumentazione.
3. La preparazione minuziosa dei
quadri e degli altri partecipanti per l’ implementazione di alcune delle
misure già in esecuzione in questi momenti.
4. Supervisione sistematica degli
organismi e delle entità incaricate di porre in pratica le decisioni
derivate dalle Linee e la valutazione dei risultati.
5. Conduzione della divulgazione alla
popolazione.
Per compiere tutto il precedente è
stato riformulato il Progetto delle Linee, sottoposto ad un’analisi
nei giorni 19 e 20 marzo, in specifiche riunioni del Burò Politico e
del Comitato Esecutivo del Consiglio dei Ministri, con la partecipazione
della Segreteria del Comitato Centrale del Partito, i quadri principali
della Centrale dei Lavoratori di Cuba (CTC) e delle altre
organizzazioni di massa e della Unione dei Giovani Comunisti (UJC), ed
è risultato approvato in questa istanza, anche in qualità di progetto,
che è stato distribuito a tutti voi per il suo esame durante tre
giorni nel seno di ognuna delle delegazioni provinciali al Congresso,
con l’intervento attivo degli invitati e che sarà dibattuto nelle
cinque commissioni di questo incontro di Partito, per la sua
approvazione.
A continuazione offrirò alcuni dati per
illustrare al popolo i risultati della discussione delle Linee, anche se
successivamente si pubblicherà un’informazione dettagliata.
Il documento
originale conteneva 291 linee, delle quali 16 sono state integrate in
altre, 94 hanno mantenuto la loro redazione, in 181 è stato modificato
il contenuto e sono state incorporate 36 nuove, con il risultato di un
totale de 311 nell’attuale progetto.
Questi numeri, in semplice aritmetica,
dimostrano la qualità della consultazione, dove in maggiore o minor
misura, poco più dei due terzi delle Linee, esattamente il 68%, sono
state riformulate.
Questo processo
si basa sul principio di non far dipendere la validità d’una proposta
dalla quantità delle opinioni espresse.
Una mostra è che
varie linee sono state modificate o espresse partendo dall’intervento di
una sola persona o da un numero ridotto di persone. Inoltre è necessario
spiegare che alcune dichiarazioni non sono state riflesse in questa
tappa perchè necessitano di approfondimento del tema, perchè non
c’erano le condizioni necessarie e in altri casi per entrare in aperta
contraddizione con l’essenza del socialismo, come per esempio 45
proposte che chiedevano di permettere la concentrazione della
proprietà.
Voglio esporre
con questo, anche se come tendenza sono esistite in generale
comprensione ed appoggio al contenuto delle Linee, che non c’è stata
unanimità nè molto meno, e
questo era precisamente quello che si necessitava se veramente volevamo
una consultazione democratica e seria con il popolo.
Per quanto detto, possiamo definire con
totale sicurezza le Linee come l’ espressione della volontà del popolo
contenuta nella politica del Partito, del Governo e dello Stato, di
rendere attuale il Modello Economico e Sociale con l’ obiettivo de
garantire la continuità e l’irreversibilità del socialismo, come dello
sviluppo economico del paese e il miglioramento del livello di vita,
coniugati con la necessaria formazione di valori etici e politici di
nostri cittadini.
Come ci si poteva
aspettare, nella discussione delle Linee, la maggiore quantità delle
proposte si è concentrato nel capitolo SESTO “Politica Sociale” e nel
capitolo SECONDO “Politiche macroeconomiche”, sommando i due il 50.9%
del totale. Li seguono, in ordine discendente, i capitoli UNDICI
“Politiche per le Costruzioni, Case e Risorse Idrauliche”, il DECIMO
“Politica per il Trasporto” e il capitolo PRIMO “Modello della Gestione
Economica”. In questi cinque capitoli, sul totale di 12, si raggruppa
il 75% delle opinioni.
D’altra parte, in 33 lineamenti, l’11%
del totale, riguarda il 67% delle proposte, essendo la Linea 162, che
tratta l’eliminazione della tessera annonaria, la 61 e la 62 sulla
politica dei prezzi, la 262 sul trasporto dei passeggeri, la 133
riferita all’ educazione, la 54 relativa all’unificazione monetaria e la
143 associata alla qualità dei servizi di salute, quella che hanno
motivato la maggior quantità di proposte.
A CUBA, CON IL
SOCIALISMO, NON CI SARÀ MAI SPAZIO PER ‘LE
TERAPIE DI SCHOCK’
La tessera annonaria e la sua
eliminazione è stato indubbiamente il tema che ha provocato più
interventi dei partecipanti al dibattito, ed e logico che sia stato
così: due generazioni di cubani hanno passato la vita con questo
sistema di razionamento che, nonostante il suo nocivo carattere
d’equiparazione, ha offerto per decenni a tutti i cittadini l’accesso ad
alimenti di base a prezzi irrisori fortemente sussidiati.
Questo strumento di distribuzione, fu
introdotto negli anni ’60 con una vocazione d’equiparazione, in un
momento di scarsità, per proteggere il nostro popolo dalla speculazione
e dall’ accaparramento con fini di lucro da parte di pochi, è divenuto
con il trascorrere degli anni, un carico insopportabile per l’ economia
e un blocco per lo stimolo al lavoro, oltre a generare illegalità
diverse nella società.
Dato che la tessera è disegnata per
coprire più di 11 milioni di cubani allo stesso modo, non mancano esempi
assurdi come quello del caffè che si consegna ai neonati. Questo
avveniva anche con le sigarette, sino al settembre del 2010, che si
distribuivano a tutti, fumatori o meno, propiziando la crescita di
questa dannosa abitudine tra la popolazione.
In questo delicato tema, il ventaglio
delle opinioni è molto ampio, da coloro che suggeriscono di sopprimere
subito” la libreta”, a quelli che si oppongono con forza
all’eliminazione e propongono di aggiungervi tutto anche i prodotti
industriali
Altri sostengono
che per combattere l’accaparramento e garantire l’accesso di tutti agli
alimenti di base, si dovrebbe in una prima tappa, mantenere la quota
attuale anche se si smetterà di sussidiare i prezzi Non pochi
raccomandano di privare della ‘libreta’ coloro che non studiano e non
lavorano, ed altri hanno consigliato ai cittadini con le maggiori
entrate di rinunciarvi volontariamente.
Al rispetto, considero propizio
ricordare quanto segnalato dal compagno Fidel nella Relazione Centrale
al Primo Congresso del Partito, il 17 dicembre del 1975, e cito:
“Nella conduzione della nostra economia abbiamo commesso indubbiamente
errori d’idealismo ed in occasioni non abbiamo considerato la realtà che
esistono leggi economiche alle quali dobbiamo attenerci”. Fine della
citazione.
Il problema che affrontiamo non è di
concetto, ma radica in come, quando e con quale gradualità lo faremo.
L’eliminazione della tessera annonaria non costituisce un fine in sè, ne
la si può vedere come una decisione isolata, ma come una delle
principali misure che sarà indispensabile applicare per sradicare le più
profonde distorsioni esistenti nel funzionamento dell’economia e della
società nel suo insieme.
A nessuno, sano di mente, nella
direzione di questo paese, potrebbe venire in mente d’eliminare di colpo
questo sistema, senza aver creato prima le condizioni per questo, che
si traduce nella realizzazione di altre trasformazioni del Modello
Economico, con il fine d’incrementare l’efficienza a la produttività del
lavoro, per garantire con stabilità livelli di produzione e offerta dei
prodotti e dei servizi di base non sussidiati e nello stesso tempo
accessibili a tutti i cittadini.
Questo tema, logicamente, ha una
stretta relazione con i prezzi e l’unificazione monetaria, i salari ed
il fenomeno della “piramide rovesciata”, che come si è chiarito nel
Parlamento lo scorso 18 dicembre, si esprime senza una corrispondenza
tra la retribuzione salariale e la gerarchia e l’importanza del lavoro
svolto, problematiche che si riflettono in alta proporzione nelle
proposte realizzate.
In Cuba, con il
socialismo, non ci sarà mai la terapia di schock, contro i più
necessitati che sono, tradizionalmente, coloro che appoggiano la
Rivoluzione con maggiore fermezza, a differenza dei pacchetti di misure
che si utilizzano di frequente per mandato del Fondo Monetario
Internazionale e di altre organizzazioni economiche internazionali, a
detrimento dei popoli del Terzo Mondo e incluso, negli ultimi tempi,
nelle nazioni più sviluppate , dove si reprimono con violenza le
manifestazioni popolari e studentesche.
La Rivoluzione
non lascerà nessun cubano abbandonato e il sistema d’attenzione sociale
si sta riorganizzando, per assicurare il sostenimento differenziato e
razionale di quelli che realmente lo necessitano.
Invece di
sussidiare i prodotti per la massa come facciamo adesso, si passerà
progressivamente all’appoggio delle persone senza altro sostento.
Questo principio
conserva totale vigenza nel riordino della forza lavoro già in marcia
per ridurre gli organici esagerati dei settori statali, con la stretta
osservazione dell’idoneità dimostrata, processo che continuerà ad andare
avanti, senza fretta, ma senza pause, ed il suo ritmo sarà determinato
dalla nostra capacità di creare le condizioni necessarie per il suo
totale svolgimento.
A questo dovrà
contribuire tra i molti fattori, l’ampliamento della flessibilità del
lavoro nel settore non statale. Questa forma d’impiego alla quale si
sono aggiunti circa 200.000 cubani dall’ottobre scorso, sino ad oggi,
costituisce un’alternativa di lavoro protetta dalla legislazione
vigente e quindi deve contare con il sostegno, l’appoggio e la
protezione delle autorità a tutti i livelli, mentre si deve esigere con
il rigore che domanda la legge lo stretto compimento degli obblighi,
includendo quelli tributari.
L’incremento del settore non statale
dell’ economia, lontano dal significare una presunta privatizzazione
della proprietà, così come affermano alcuni teorici,
è chiamato ad trasformarsi in un fattore
per facilitare la costruzione del socialismo in Cuba, che permetterà
allo Stato di concentrare l’elevazione dell’ efficienza dei mezzi
fondamentali di produzione e proprietà di tutto il popolo, e di
separarsi dall’ amministrazione delle attività non strategiche del
paese.
Questo favorirà che lo Stato continui ad
assicurare a tutta la popolazione ugualmente e in maniera gratuita i
servizi di salute e d’educazione, proteggendoli in forma adeguata con i
sistemi di sicurezza e assistenza sociale, promuovendo la cultura fisica
e lo sport in tutte le loro manifestazioni, difendendo l’identità e la
conservazione del patrimonio culturale e la ricchezza artistica,
scientifica e storica della nazione.
Lo Stato socialista avrà allora
maggiori possibilità di rendere una realtà il pensiero martiano che
presiede la nostra Costituzione: “Io voglio che la Prima Legge della
nostra Repubblica sia il culto dei cubani e la dignità piena dell’
uomo”.
Corrisponde allo
Stato difendere la sovranità e l’indipendenza nazionale, valori che
inorgogliscono i cubani e continuare a garantire l’ordine pubblico e la
sicurezza cittadina che distinguono Cuba come uno dei paesi più sicuri e
tranquilli del mondo, senza narcotraffico e senza crimine organizzato,
senza bambini o adulti mendicanti, senza lavoro infantile, senza cariche
di cavalleria contro i lavoratori, gli studenti o altri settori della
popolazione, senza esecuzioni extra giudiziarie, carceri clandestine nè
torture, nonostante le campagne senza prove che costantemente si
orchestrano contro di noi, ignorando con marcata intenzione che tutte
queste realtà sono, prima di tutto diritti umani fondamentali, ai quali
non può aspirare di certo la grande maggioranza degli abitanti del
pianeta.
E appunto per
poter garantire tutte queste conquiste del socialismo, senza retrocedere
nella qualità e nella portata, i programmi sociali devono
caratterizzarsi per una maggiore razionalità in maniera che con spese
minori si ottengano risultati superiori e sostenibili per il futuro, e
che inoltre abbiano un’adeguata correlazione con la situazione economica
generale della nazione.
QUESTA MENTALITÀ
DELL’INERZIA DEV’ESSERE ELIMINATA DEFINITIVAMENTE PER SCIOGLIERE I NODI
CHE BLOCCANO LO SVILUPPO DELLE FORZE PRODUTTIVE
Come si apprezza nelle Linee, queste
idee non contrastano l’importanza che assegniamo alla separazione
precisa del ruolo che devono giocare nell’economia gli organismi statali
da una parte e le imprese dall’altra, tema che per decenni è stato
plagato di confusioni e improvvisazioni e che siamo obbligati a
risolvere a medio tempo, nella cornice del perfezionamento e del
rafforzamento dell’ istituzionalità.
La piena comprensione di questi concetti
ci permetterà di avanzare con solidità e senza retrocessioni nella lenta
decentralizzazione delle facoltà dal Governo centrale verso le
amministrazioni locali, e dai ministeri e altre entità nazionali a
favore dell’autonomia crescente dell’impresa statale socialista.
Il modello eccessivamente centralizzato
che caratterizza attualmente la nostra economia dovrà transitare, con
ordine e disciplina e con la partecipazione dei lavoratori, verso un
sistema decentrato, nel quale starà al primo posto la pianificazione,
come segno socialista di direzione, ma senza ignorare le tendenze
presenti nel mercato, per contribuire alla flessibilità alla permanente
attualità del piano.
L’esperienza pratica ci ha insegnato che
l’eccesso di centralità cospira contro lo sviluppo dell’iniziativa nella
società e in tutta la catena produttiva, dove i quadri si sono abituati
a che tutto si decideva “in alto” e come conseguenza non si sentivano
più responsabili dei risultati dell’organizzazione che dirigevano.
I nostri imprenditori, salvo eccezioni,
si erano accomodati alla tranquillità e alla sicurezza ‘dell’attesa’ e
sviluppavano allergie per i rischi che apporta l’azione di prendere
decisioni o, che è lo stesso, decidere e sbagliarsi.
Questa mentalità d’inerzia dev’essere
sradicata definitivamente, per sciogliere i nodi che legano lo sviluppo
delle forze produttive. È un compito di un’importanza strategica e non
è casuale che sia compreso, in un modo o in un’altro, nelle 24 linee del
capitolo PRIMO: modello di gestione economica.
In questa materia non possiamo ammettere
improvvisazioni o forzature.
Per decentrare e cambiare la mentalità,
è requisito obbligatorio elaborare una cornice di regole che definisca
le facoltà e le funzioni di ogni anello, dalla nazione alla base,
accompagnate invariabilmente dai procedimenti di controllo contabile,
finanziario e amministrativo.
Stiamo già
avanzando in questa direzione. Da quasi due anni sono iniziati gli studi
per perfezionare il funzionamento così come le strutture e la
composizione degli organi di governo a differenti livelli di direzione,
ottenendo come risultato la messa in vigore del Regolamento del
Consiglio dei Ministri, la riorganizzazione dei procedimenti di
pianificazione delle attività principali, lo stabilimento delle basi
organizzative, per disporre di un sistema d’informazione del governo
efficace e opportuno, con le infrastrutture di info- comunicazioni e la
creazione con carattere sperimentale, sotto un nuovo concetto funzionale
e strutturale delle province di
Mayabeque e Artemisa.
Per cominciare e decentrare facoltà, si
dovrà riscattare da parte dei quadri statali e delle imprese il noto
ruolo che corrisponde giocare al contratto, nell’ economia, così come
dice la Linea numero 10.
Anche questo contribuirà a ristabilire
la disciplina e l’ordine nei crediti e nei pagamenti, doveri con
qualifiche poco soddisfacenti in buona parte della nostra economia.
Come sottoprodotto non meno importante,
l’uso adeguato del contratto come strumento regolatore delle
inter-relazioni tra differenti attori economici, diventerà un efficace
antidoto contro l’esteso abito del ‘riunionismo’ o, che è lo stesso,
l’eccesso di riunioni, controlli e altre attività collettive
frequentemente presiedute da un livello superiore e con la
partecipazione improduttiva di numerosi partecipanti per far compiere
quello che le due parti di un contratto hanno firmato come dovere e
diritto e che, per mancanza d’esigenza, non hanno mai reclamato il
compimento di fronte alle istanze che lo stesso documento contrattuale
ha stabilito.
Al rispetto vanno segnalate 19 opinioni,
in 9 province, che reclamano la necessità di diminuire
all’indispensabile il numero delle riunioni e la loro durata. Questo
tema lo riprenderò più avanti quando toccherò il funzionamento del
Partito.
Siamo convinti che il compito che
abbiamo davanti in questo e negli altri temi vincolati a rendere attuale
il Modello Economico, è pieno di complessità e di inter-relazioni che
toccano, in maggiore o minore misura, tutte le facce della società nel
loro insieme e per questo sappiamo che non è una questione da risolvere
in un giorno e nemmeno in un anno, e che richiederà per lo meno cinque
anni spiegare la sua implementazione, con l’armonia e l’integralità
necessarie e quando questo si otterrà, sarà necessario non fermarci più
e lavorare al suo perfezionamento, in maniera permanente per essere in
condizione di superare le nuove sfide che lo sviluppo porterà.
Si potrebbe affermare che, facendo una
similitudine, che ogni certo tempo, nella misura in cui si modificherà
lo scenario, il paese dovrà confezionare un abito a sua misura.
Non ci facciamo illusioni che le Linee e
le misure per l’implementazione del Modello Economico, da sole,
costituiranno il rimedio universale per tutti i nostri mali. Sarà
necessario alla pari, elevare a piani superiori la sensibilità politica,
il senso comune, l’intransigenza davanti alle violazioni e la
disciplina di tutti, in primo luogo dei quadri di direzione.
Il precedente è stato evidenziato
sgradevolmente nelle deficienze presentate nella strumentazione, in
mesi recenti, di alcune misure puntuali, non complesse nè di grande
importanza, a causa degli ostacoli burocratici e della mancanza di
previsione degli organi locali di governo, manifestate nell’ampliamento
del lavoro indipendente.
Non è ozioso
reiterare che i nostri quadri devono abituarsi a lavorare con documenti
rettori emessi dagli organi con facoltà, ed abbandonare
l’irresponsabile vizio di metterli nei cassetti.
La vita ci ha
insegnato che non basta promulgare una buona norma giuridica,
indipendentemente dal fatto che sia una legge o una semplice
risoluzione. È obbligatorio inoltre preparare gli incaricati per
eseguirle, controllarle e mantenere il controllo, comprovando il
dominio pratico di quanto stabilito. E va ricordato che non c’è legge
peggiore di quella che non si rispetta e non si fa rispettare.
Il sistema delle scuole di Partito a
livello di provincia e nazione, in parallelo con l’obbligatorietà e il
re-orientamento dei loro stessi programmi, giocherà un ruolo
protagonista nella preparazione e la riqualificazione continuata in
queste materie dei quadri del Partito, amministrativi e delle imprese,
con il concorso delle istituzioni specializzate del settore
dell’educazione ed il prezioso contributo degli affiliati
all’Associazione Nazionale degli Economisti e dei Contabili, così com’è
stato dimostrato durante il dibattito delle Linee.
Nello stesso tempo, con il proposito
d’applicare appropriatamente l’introduzione dei cambi necessari, il
Burò Politico ha accordato di proporre al Congresso la costituzione di
una Commissione Permanente del Governo per l’ Implementazione e lo
Sviluppo, subordinata al Presidente dei Consigli di Stato e dei
Ministri, che senza intromettersi nelle funzioni che corrispondono ai
rispettivi organismi dell’amministrazione centrale dello Stato avrà la
responsabilità di controllare verificare e coordinare le azioni di tutti
i coinvolti incuta attività così come riproporre incorporazione di nuove
Linee cosa che sarà imprescindibile in un futuro
In questo senso abbiamo considerato
conveniente ricordare l’orientamento che il compagno Fidel aveva
incluso nella sua relazione centrale al Primo Congresso del Partito,
quasi 36 anni fa, sul Sistema di Direzione dell’Economia che allora noi
proponevamo di implantare e che per mancanza di sistematicità da parte
nostra, di controllo e d’esigenza riuscì male. Cito: “I
dirigenti del Partito e soprattutto quelli dello Stati facciano cosa
propria e tema d’onore la sua implementazione, prendano coscienza della
sua importanza vitale e della necessità di lottare con tutti gli sforzi
per applicarlo conseguentemente, sempre sotto la direzione della
Commissione Nazionale creata all’effetto [...] e concludeva
“[...] divulgare ampliamente il sistema, i suoi principi ed i suoi
meccanismi attraverso una letteratura alla portata delle masse, perchè
sia un tema dominato dai lavoratori. Il successo del Sistema dipenderà
in misura decisiva dal dominio dello stesso che avranno i lavoratori
”.
Fine della citazione .
Non mi stancherò di ripetere che in
questa Rivoluzione tutto è stato detto e la miglior mostra di questo
sono le idee di Fidel che il quotidiano Granma, Organo Ufficiale
del Partito, sta pubblicando in questi ultimi anni.
La sola cosa che può far fallire la
Rivoluzione e il socialismo in Cuba, ponendo a rischio il futuro della
nazione è la nostra incapacità di superare gli errori.
Quello che approveremo in questo
Congresso non può subire la stessa sorte degli accordi dei precedenti,
quasi tutti dimenticati senza essere stati compiuti.
Quello che accorderemo in questa e in
future occasioni deve costituire una guida per la condotta e l’azione
dei militanti e dei dirigenti del partito e per garantire la
materializzazione, basandosi negli strumenti giuridici che detteranno
l’Assemblea Nazionale del Poder Popular, il Consiglio di Stato o quello
di Governo secondo le quali siano le facoltà legislative in accordo con
la Costituzione.
È positivo chiarire per evitare
interpretazioni sbagliate, che gli accordi dei Congressi e di altri
organi di direzione del Partito non divengono per se stessi delle leggi
ma che sono orientamenti di carattere politico e morale, che compete al
Governo, che è chi amministra, regolare nella loro applicazione.
Per questa ragione, la Commissione
Permanente d’Implementazione e Sviluppo includerà un vice gruppo
giuridico, composto da specialisti molto qualificati, che coordinerà con
gli organismi corrispondenti, in stretto rispetto
dell’istituzione, le modifiche
necessarie nel piano legale, per accompagnare l’attualizzazione del
modello economico e sociale, semplificando e armonizzando il contenuto
di centinaia di risoluzioni ministeriali, accordi di governo, decreti
legge, e conseguentemente proporre, nel debito momento, l’introduzione
delle correzioni pertinenti nella stessa Costituzione della Repubblica.
Senza aspettare d’avere tutto elaborato,
sono già in fase avanzata le norme giuridiche associate alla
compravendita di case e di automobili, le modifiche del Decreto Legge
259, per ampliare i limite di terra oziosa da dare in usufrutto a quei
produttori agricoli che presentano buoni risultati, così come la
consegna dei crediti ai lavoratori indipendenti e alla popolazione in
generale.
Ugualmente, consideriamo conveniente
proporre al Congresso che il futuro Comitato Centrale includa, come
primo punto, in tutti i suoi plenum, che si si svolgeranno non meno di
due volte l’anno, una relazione sullo stato dell’implementazione degli
accordi adottati in questo evento, sull’attualizzazione del Modello
Economico e su come, secondo, l’analisi sul compimento del piano d’economia del
primo semestre o dell’anno in questione.
Inoltre
ricorderemo all’Assemblea Nazionale del Poder Popular d’impiegare un
procedimento simile nelle sue sessioni ordinarie, con il proposito di
potenziare il protagonismo inerente alla sua condizione d’organo
supremo del potere dello Stato.
Partendo
dalla profonda convinzione che niente di quello che facciamo è perfetto
e che quello che appare serio oggi, non lo sarà domani, di fronte a
nuove circostanze, gli organi superiori del Partito e del potere statale
e di governo, devono mantenere una sistematica e stretta vigilanza su
questo processo ed essere capaci d’ introdurre opportunamente le
correzioni appropriate per correggere gli effetti negativi.
Si tratta, compagne e compagni, di stare
allerta, mettere i piedi e le orecchie sulla terra e quando sorge un
problema pratico, in qualunque sfera e luogo, i quadri nei loro diretti
livelli, agiscano con prontezza e intenzione e che non si ritorni a
lasciare al tempo la soluzione, perchè per esperienza propria sappiamo
che la sola cosa che succede è una maggior complicazione.
Ugualmente dobbiamo coltivare e
preservare le inter-relazioni incessanti con le masse, prive di ogni
formalismo, per retro- alimentarci efficacemente con le loro
preoccupazioni e insoddisfazioni e che siano precisamente le masse a
indicare il ritmo dei cambi che si devono introdurre.
L’attenzione delle incomprensioni
recenti, associate alla riorganizzazione di alcuni servizi di base,
dimostra che quando il Partito e il Governo, ognuno compiendo il suo
ruolo, con metodi e stili distinti, agiscono con rapidità e armonia,
ascoltando le preoccupazioni della popolazione e ragionano con questa
chiaramente e semplicemente, si ottiene un sostegno nella misura in cui
si fomenta la fiducia del popolo nei suoi dirigenti.
In conseguenza di
questo esempio, la stampa cubana nei suoi differenti formati, è chiamata
a giocare un ruolo decisivo con il chiarimento e la diffusione obiettivi
costanti e critici della marcia dell’attualizzazione del Modello
Economico, in modo che con articoli e lavori sagaci, concreti, in un
linguaggio accessibile a tutti, si fomenti nel paese una cultura su
questi temi.
Su questo fronte è necessario anche
lasciare indietro definitivamente l’abito del trionfalismo, lo stridore
e il formalismo, toccando l’attualità nazionale e generando materiali
scritti e programmi di televisione e radio che per il loro contenuto e
lo stile catturino l’attenzione stimolino il dibattito nell’opinione
pubblica, che suppone elevare la professionalità e le conoscenze dei
nostri giornalisti. È vero che, nonostante gli accordi adottati dal
Partito sulla politica informativa, nella maggioranza delle volte non
contano con l’accesso opportuno alle informazioni, nè a un contatto
frequente con quadri e specialisti responsabili delle tematiche in
questione. La somma di questi fattori spiega la diffusione in non pochi
casi di materiali noiosi, improvvisati e superficiali.
Non meno importante sarà l’apporto che
i nostri media di diffusione di massa devono destinare a favore della
cultura nazionale e del recupero dei valori civici nella società.
Sarà raccomandabile limitare al
massimo di due periodi consecutivi di cinque anni la durata degli
incarichi politici e statali fondamentali.
Passando ad un altro tema vitale che
riguarda una relazione molto stretta con l’attualizzazione del Modello
Economico e Sociale del paese e deve aiutare alla sua
materializzazione, ci proponiamo di celebrare una Conferenza Nazionale
del Partito per giungere a conclusioni rispetto alle modifiche dei suoi
metodi e dello stile di lavoro, con l’obiettivo di concretare la sua
attuazione, per oggi e sempre, del contenuto dell’articolo 5 della
Costituzione della Repubblica, dove si stabilisce che l’organizzazione
del Partito è l’avanguardia organizzata della nazione cubana e la forza
dirigente superiore della società e dello Stato. Inizialmente avevamo
deciso di convocare questa Conferenza nel dicembre del 2011, mas senza
dubbio, considerando le complicazioni proprie dell’ultimo mese dell’anno
e la convenienza di contare con una prudente riserva di tempo per
puntualizzare i dettagli, progettiamo di realizzare questo evento alla
fine di gennaio del 2012. Già lo scorso 18 dicembre ho spiegato nel
Parlamento che per le deficienze presentate dagli organi amministrativi
del Governo, nel compimento delle loro funzioni, il Partito per anni è
stato coinvolto in compiti che non gli corrispondono, militando e
compromettendo il suo ruolo.
Siamo convinti che la sola cosa che può
far fallire la Rivoluzione e il socialismo in Cuba, ponendo a rischio il
futuro della nazione, è la nostra incapacità di superare gli errori che
abbiamo commesso per più di 50 anni e nei quali potremmo cadere di
nuovo.
La prima cosa che dobbiamo fare per
emendare un errore è riconoscerlo coscientemente in tutta la sua
dimensione come un fatto reale e che anche, e sin dai primi anni della
Rivoluzione, Fidel aveva differenziato con chiarezza i ruoli del Partito
e dello Stato. Non siamo stati conseguenti nel compimento delle sue
istruzioni e ci siamo lasciati portare dalle urgenze e dalle
improvvisazioni.
Quale miglior esempio di quel che disse
il leader della Rivoluzione in una data tanto prematura come i 26 marzo
del 1962, parlando alla radio e televisione, per spiegare al popolo i
metodi e il funzionamento delle Organizzazioni Rivoluzionarie Integrate
- ORI . che hanno preceduto il Partito, quando disse, citazione :
“[...]
il Partito dirige, dirige attraverso tutto il Partito e dirige
attraverso l’amministrazione pubblica. Un funzionario deve avere
autorità. Un ministro deve avere autorità. Un amministratore deve avere
autorità, discutere tutto quello che è necessario con il consiglio
tecnico assessore (oggi Consiglio di Direzione), discutere con le masse
operaie, discutere con il nucleo, ma chi decide è l’amministratore
perchè la responsabilità è sua [...]”. Fine della citazione .
Questo orientamento fu impartito 49 anni
fa.
Esistono concetti
molto ben definiti e che in essenza conservano piena validità per
realizzare il successo in questa direzione, con indipendenza dal tempo
trascorso da quando Lenin li ha formulati, e sono passati circa 100
anni, devono essere di nuovo ripresi in accordo con le caratteristiche e
le esperienze del nostro paese.
Nel 1973, nella cornice del processo
preparatorio del Primo Congresso, restò definito che il Partito dirige
e controlla attraverso vie e metodi che gli sono propri e che si
differenziano dalle vie e dai metodi e di cui dispone lo Stato per
esercitare la sua autorità.
Le direttive, le risoluzioni e le
disposizioni del Partito non hanno direttamente carattere giuridico
obbligatorio per tutti i cittadini, dovendo essere compiute solo dai
suoi militanti a coscienza, dato che per queste non si dispone di
nessun apparato di forza o obbligo.
Questa è una differenza importante del
ruolo e dei metodi del Partito e dello Stato.
Il potere del Partito riposa alla base
della sua autorità morale, nell’influenza che esercita sulle masse e
nella fiducia che il popolo deposita in lui. L’azione del Partito si
fonda, prima di tutto nel convincimento che emana dalle sue azioni e
dalla giustezza della sua linea politica.
Il potere dello Stato parte dalla sua
autorità materiale, che consiste nella forza delle istituzioni
incaricate d’esigere da tutti di compiere le norme giuridiche che
emette.
Il danno che provoca la confusione si
questi concetti si esprime, prima di tutto nel debilitamento del lavoro
politico che deve realizzare il Partito e in secondo luogo nel
deterioramento che l’autorità dello Stato e del governo, perchè i
funzionari smettono di sentirsi responsabili nelle loro decisioni.
Si tratta, compagne e compagni , di
spogliare per sempre Il Partito di tutte le attività non proprie del suo
carattere di organizzazione politica, in poche parole, liberarci dalle
funzioni amministrative e dedicarci, ognuno di noi, a quello che ci
tocca.
Molto vincolate
a questi concetti sbagliati sono le deficienze nella politica dei
Quadri del Partito, che dovrà a sua volta essere oggetto d’analisi da
parte della citata Conferenza Nazionale.
Non poche lezioni amare ci hanno legato
a questi errori sofferti in questo ambito, a causa della mancanza di
rigore e di visione che hanno aperto brecce alla promozione accelerata
di quadri inesperti, immaturi a incarichi di simulazione e
opportunismo, attitudini alimentate anche dal concetto sbagliato che
per occupare un incarico di direzione si esigeva, come tacito requisito
militare nel Partito e nella Gioventù Comunista.
Questa pratica va bandita con decisione
e salvo per le responsabilità proprie delle organizzazioni politiche, la
militanza non deve significare una condizione vincolante di disimpegno
in nessun posto di direzione, nel Governo o nello Stato, senza la
preparazione per esercitarlo, con la disposizione di riconoscere come
propria la politica e il programma del Partito
I dirigenti non sorgono dalle scuole e
nemmeno grazie agli amici che li favoriscono, si fanno nella base,
disimpegnando la professione per cui uno ha studiato, a contatto con i
lavoratori, e si deve ascendere gradualmente a forza di approvazione,
che deriva solo dall’essere esempio nel sacrificio e nei risultati.
In questo senso
considero che la direzione del Partito, a tutti i livelli, deve farsi
una severa autocritica e adottare le misure necessarie per evitare la
riapparizione di tali tendenze. Questo è applicabile all’insufficiente
sistematicità e volontà politica per assicurare promozioni a carico di
donne, negri, mulatti e giovani sulla base del merito e le condizioni
personali.
Non aver risolto
quest’ultimo problema in più di mezzo secolo, è una vera vergogna che
porteremo nella nostra coscienza per molti anni, perchè semplicemente
non siamo stati conseguenti con gli infinite orientamenti che sin dai
primi giorni del trionfo rivoluzionario e per tutti questi anni il
compagno Fidel ci ha impartito, e perchè inoltre la soluzione a questa
sproporzione faceva parte degli accordi adottati nel trascendentale
Primo Congresso del Partito e nei quattro che gli sono seguiti, senza
mai realizzare il loro compimento
Temi come questi che definiscono il
futuro, non dovranno mai più ritornare a farsi guidare dalla
spontaneità, ma dalla previsione e dalla più ferma volontà politica di
preservare e perfezionare il socialismo in Cuba.
Anche se abbiamo fatto vari tentativi di
promuovere dei giovani negli incarichi principali, la vita ha dimostrato
che non sempre le soluzioni sono state giuste. Oggi affrontiamo le
conseguenze di non contare con una riserva di sostituti abbastanza
preparati, con sufficiente esperienza e maturità per assumere i nuovi
compiti di direzione nel Partito, nello Stato e nel Governo, questione
che dobbiamo rapidamente risolvere, in un quinquennio, senza
precipitazione nè improvvisazione, ma cominciando subito, appena
terminato il Congresso.
A questo contribuirà inoltre il
rafforzamento dello spirito democratico e del carattere collettivo del
funzionamento degli organi del Partito e del potere statale e
governativo, mentre si garantisce il ringiovanimento sistematico in
tutta la catena di incarichi amministrativi e di Partito dalla base, dai
compagni che occupano le principali responsabilità, senza escludere
l’attuale Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri o il Primo
Segretario del Comitato Centrale che risulteranno eletti da questo
Congresso.
Per questo siamo arrivati alla
conclusione che risulta encomiabile limitare a un massimo di due periodi
consecutivi di cinque anni il disimpegno degli incarichi politici e
statali fondamentali. Questo è possibile e necessario nellea attuali
circostanze ben distinte da quelle del primo decennio della Rivoluzione
ancora non consolidata ed inoltre sottoposta a costanti minacce e
aggressioni.
Il rafforzamento
sistematico della nostra istituzionalità sarà a sua volta condizione e
garanzia imprescindibile per far sì che questa politica di rinnovo dei
quadri non ponga mai a rischio la continuità del socialismo in Cuba.
In questa sfera stiamo cominciando con
un primo passo, riducendo sostanzialmente la nomenclatura degli
incarichi di direzione, che corrispondeva approvare nelle istanze
municipali, provinciali e nazionali del Partito e delegare ai dirigenti
ministeriali e delle imprese facoltà per la nomina, la sostituzione e
l’applicazione delle misure disciplinari a gran parte dei capi
subordinati, assistiti della rispettive commissioni di quadri, nei quali
il Partito è rappresentato e opina, ma che sono presiedute dal
dirigente amministrativo che è quello che decide.
L’opinione
dell’organizzazione del Partito è importante,
ma il fattore che determina è il capo, già che dobbiamo preservare e
potenziare la sua autorità, in armonia con il Partito.
In quanto alla vita interna, tema che
allo stesso modo rimettiamo all’analisi della Conferenza, pensiamo che
dobbiamo meditare sugli effetti controproducenti di vecchie abitudini
che non hanno nulla a che vedere con il ruolo d’avanguardia della
organizzazione nella società tra le quali la superficialità e il
formalismo con cui si sviluppa il lavoro politico-ideologico l’utilizzo
di metodi e termini antiquati che non considerano il livello
d’istruzione dei militanti, la realizzazione di riunioni eccessivamente
lunghe e con frequenza nella giornata lavorativa, che dev’essere sacra,
soprattutto per i comunisti; con agende molte volte inflessibili
indicate dagli organismi superiori senza differenziare lo scenario in
cui si sviluppa la vita dei militanti, le frequenti convocazioni alle
attività commemorative formali, con discorsi ancora più formali, e
l’organizzazione di lavoro volontario nei giorni di riposo senza
contenuto reale nè il debito coordinamento, generando spese e
diffondendo irritazione e apatia tra i nostri compagni.
Questi criteri sono applicabili anche
all’emulazione, movimento che con gli anni ha perso la sua essenza di
mobilitazione dei collettivi operai, trasformandosi in un meccanismo
alternativo di distribuzione di stimoli morali e materiali, non sempre
giustificati, con risultati concreti che in non poche occasioni hanno
generato frodi nell’informazione.
La Conferenza dovrà inoltre considerare
le relazioni del Partito con l’Unione dei Giovani Comunisti e le
organizzazioni di massa, per spogliarle dagli schematismi e dalle
abitudini e perchè tutti riscattino la loro ragione d’essere, adeguata
alle condizioni attuali.
In sintesi, compagne e compagni, la
Conferenza Nazionale si centrerà nel potenziare il ruolo del Partito
come massimo esponente della difesa degli interessi del popolo cubano.
Per
raggiungere questa meta è indispensabile cambiare la mentalità, lasciare
da parte i formalismi e le bravate nelle idee e nelle azioni, o, che è
lo stesso, eliminare l’ immobilismo fondato nei dogmi nelle consegne
vuote, per giungere alle essenze più profonde delle cose, come
brillantemente dimostrano nell’opera di teatro
“Abracadabra” i
bambini della compagnia “La Colmenita”.
Solo così il Partito Comunista di Cuba
potrà essere in condizioni d’essere per tutto il tempo il degno erede
dell’autorità e della fiducia illimitata del popolo nella Rivoluzione e
nel suo unico Comandante in Capo, il compagno Fidel Castro, il cui
apporto morale e la sua guida indiscutibile non dipendono da alcun
incarico, e che dalla sua condizione di soldato delle idee non ha smesso
di lottare e di contribuire con le sue Riflessioni che illuminano e con
altre azioni per la causa rivoluzionaria e in difesa dell’umanità, di
fronte ai pericoli che la minacciano.
Continueremo a difendere il Diritto
Internazionale e a sostenere il principio d’uguaglianza sovrana degli
Stati e il diritto alla libera determinazione dei popoli.
A proposito
della situazione internazionale, dedicheremo alcuni minuti a valutare la
congiuntura che esiste nel pianeta.
L’uscita dalla crisi economica globale
che danneggia tutte le nazioni non s’ intravede per il suo carattere
sistemico. I rimedi applicati dai poderosi sono stati indirizzati alla
protezione delle istituzioni e delle pratiche che le hanno dato origine,
scaricando il terribile peso delle conseguenze sui lavoratori nei loro
stessi territori ed in particolare nei paesi sottosviluppati. La spirale
dei prezzi degli alimenti e del petrolio spinge centinaia di milioni di
persone verso la miseria.
Gli effetti del cambio climatico sono
già devastatori e la mancanza di volontà politica delle nazioni
industrializzate impedisce di adottare le azioni urgenti e
indispensabili per prevenire la catastrofe.
Viviamo in un mondo convulso nel quale
avvengono disastri naturali come i terremoti di Haiti, Cile e Giappone,
mentre gli Stati Uniti sferrano guerre di
conquista in Iraq e Afganistan, che
sono costate più di un milione di civili morti.
Movimenti popolari nei paesi arabi si
ribellano contro governi corrotti e oppressori, alleati degli Stati
Uniti e dell’ Unione Europea.
Il disgraziato conflitto in Libia,
nazione sottoposta ad un brutale intervento militare della NATO, è
servito di nuovo come pretesto di questa organizzazione per accedere dai
suoi limiti di difesa originali ed espandere a scala globale le minacce
e le azioni di guerra che sostengono gli interessi geo-strategici e
l’accesso al petrolio.
L’imperialismo e le forze reazionarie
interne cospirano per destabilizzare altri paesi, mentre Israele opprime
e massacra il popolo palestinese con totale impunità.
Gli Stati Uniti e la NATO includono
nelle loro dottrine gli interventi aggressivo contro i paesi del Terzo
Mondo, impongono alle Nazioni Unite una doppia morale e utilizzano in
forma sempre più organizzata poderosi consorzi mediatici per nascondere
o tergiversare i fatti, secondo la convenienza dei centri di potere
mondiale in una farsa ipocrita destinata a ingannare l’opinione
pubblica.
Nel mezzo di una complessa situazione
economica, il nostro paese mantiene la cooperazione con 101 paesi del
Terzo Mondo. Ad Haiti il personale medico, dopo 12 anni d’intenso lavoro
salvando vite, affronta da gennaio, assieme a collaboratori di altri
paesi, le sequele del terremoto e la successiva epidemia di colera, con
dedizione encomiabile.
Alla Rivoluzione Bolivariana e al
compagno Hugo Chávez Frías esprimiamo la più decisa solidarietà e tutto
il nostro impegno, coscienti dell’importanza de processo che vive il
fraterno popolo venezuelano per Nuestra América, e nel Bicentenario
della sua indipendenza.
Ugualmente condividiamo i movimenti
trasformatori in vari paesi latinoamericani, guidati da prestigiosi
leaders che rappresentano gli interessi della maggioranza oppressa.
Proseguiremo
contribuendo ai processi integrazionisti dell’Alleanza Bolivariana per i
Popoli di Nuestra America, (ALBA), l’Unione del Sud (UNASUR) e la
Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC), che prepara
la celebrazione a Caracas del suo vertice iniziale nel luglio di
quest’anno, cioè il fatto istituzionale di maggior importanza nel nostro
emisfero durante l’ultimo secolo, perchè per la prima volta ci riuniremo
noi da soli, tutti i paesi al sud del Rio Bravo.
Ci danno speranza
questa America latina e questi Carabi, sempre più uniti e indipendenti
che ringraziamo per la loro solidarietà.
Continueremo a difendere il Diritto
Internazionale e a sostenere il principio d’uguaglianza sovrana degli
Stati e il diritto alla libera determinazione dei popoli.
Condanniamo l’uso della forza, le
aggressioni e le guerre di conquista, l’accaparramento delle risorse
naturali e lo sfruttamento dell’uomo.
Condanniamo il terrorismo in tutte le
sue forme e in particolare il terrorismo di Stato e difenderemo la pace
e lo sviluppo per tutti i popoli e lotteremo per il futuro dell’Umanità.
Il governo nordamericano non ha cambiato
la sua politica tradizionale che vuole screditare e distruggere la
Rivoluzione, al contrario ha continuato i finanziamenti dei progetti per
promuovere direttamente la sovversione, provocare la destabilizzazione e
interferire nei nostri temi interni. L’attuale amministrazione ha deciso
alcune misure positive, ma davvero molto limitate.
Il blocco economico, commerciale e
finanziario degli Stati Uniti contro Cuba persiste ed anche
s’intensifica con l’attuale presidenza ed in particolare le transazioni
bancarie, ignorando la condanna quasi unanime della comunità
internazionale che si è pronunciata in maniera crescente per la sua
eliminazione in 19 anni consecutivi.
Apparentemente, come si è visto nella
recente visita al palazzo de La Moneda, a Santiago del Cile, ai
governanti degli Stati Uniti non piace rimettersi alla storia, trattando
presente e futuro ; va sottolineato che il blocco contro Cuba non è una
questione del passato, per cui noi ci sentiamo obbligati a ricordare il
contenuto di un memorandum segreto, reso pubblico nel 1991, che era
del Vicesegretario Aggiunto di Stato per i temi interamericani, Lester
D. Mallory, del 6 aprile del 1960, e cito: “La maggioranza
dei cubani appoggia Castro [...] Non esiste un’opposizione politica
efficace […]L’unico mezzo possibile per fargli perdere l’appoggio
interno [al governo] è provocare
disgusto e delusione con l’insoddisfazione economica e la penuria
[…] vanno messi in pratica
rapidamente tutti i mezzi possibili per debilitare la vita economica
[…] negando a Cuba
denaro e rifornimenti, con il fine di ridurre i salari nominali e reali,
e con l’obiettivo di provocare fame, disperazione e la caduta del
governo”. Fine della citazione.
Osservate la data del memorandum, il 6
aprile del 1960, quasi un anno esatto prima dell’invasione a Playa
Girón.
Il memorandum in questione non sorse per
iniziativa di questo funzionario, ma
rientrava nella politica per distruggere la Rivoluzione, così
come “ Il Programma d’Azione Segreta contro il regime di Castro”, approvato
dal presidente Eisenhower il 17 marzo
del 1960, 20 giorni prima del memorandum citato, utilizzando
tutti i mezzi disponibili, dalla creazione di un’opposizione unificata,
la guerra psicologica, le azioni clandestine d’intelligenza e la
preparazione in terzi paesi di forze paramilitari capaci
d’invadere l’Isola.
Gli Stati Uniti stimolarono il
terrorismo nelle città e in quello stesso anno, prima di Playa Girón,
fomentarono la creazione di bande controrivoluzionarie armate,
rifornite via aria e via mare, che commisero saccheggi e omicidi di
contadini operai e giovani alfabetizzatori , sono alla loro distruzione
definitiva nel 1965.
Noi cubani non dimenticheremo mai i
3.478 morti e i 2099 mutilati, vittime della politica di terrorismo di
Stato.
È passato mezzo
secolo di privazioni e di sofferenze per il nostro popolo che ha saputo
resistere e difendere la sua Rivoluzione e che non è disposto ad
arrendersi, nè a macchiare la memoria dei suoi morti negli ultimi 150
anni, dall’inizio delle nostre lotte per l’indipendenza.
Il governo nordamericano non ha smesso
di proteggere e coprire noti terroristi, mentre prolunga la sofferenza
e l’ingiusta reclusione di Cinque Eroici combattenti anti terroristi
cubani.
La sua politica verso Cuba non ha
credibilità, nè sostento morale di sorta e per cercare di giustificarla
si esprimono pretesti incredibili, che essendo obsoleti, cambiano
secondo le convenienze di Washington.
Il governo degli Stati Uniti non
dovrebbe avere dubbi che la Rivoluzione cubana uscirà più forte da
questo Congresso Se desidera continuare ad afferrarsi alla sua politica
d’ostilità, blocco e sovversione, siamo preparati ad affrontarla.
Reiteriamo la disposizione al dialogo e
affronteremo la sfida di sostenere una relazione normale con gli Stati
Uniti nella quale si possa convivere in maniera civile con le nostre
differenze, sulla base del mutuo rispetto e la non ingerenza dei temi
interni.
Nello stesso tempo manterremo in maniera
permanente la priorità della difesa, seguendo le istruzioni del compagno
Fidel nella sua prima relazione del Primo Congresso, quando disse, e
cito: “Sino a che esisterà l’imperialismo, il Partito, lo Stato e
il popolo, presteranno ai servizi della difesa la massima attenzione.
La guardia
rivoluzionaria non si tralascerà mai.
La storia insegna con troppa eloquenza
che coloro che dimenticano questo principio non sopravvivono
all’errore”.
Nello scenario
attuale è positivo conservare tale vigenza. Il concetto strategico della
Guerra di Tutto il Popolo, si arricchisce e perfeziona in modo costante.
Il suo sistema di comando e direzione è stato riformato, incrementandole
apposta per reagire di fronte alle differenti situazioni eccezionali
previste.
La portata difensiva del paese ha
acquistato una dimensione superiore sia nel piano qualitativo che
quantitativo, partendo dalle risorse proprie disponibili; è stato
elevato lo stato tecnico e di mantenimento, come di conservazione delle
armi, ed è proseguito lo sforzo nella produzione, soprattutto nella
modernizzazione della tecnica militare, considerando i proibitivi prezzi
nel mercato mondiale. In questa sfera è giusto riconoscere l’apporto di
decine d’istituzioni civili e militari che hanno dimostrato le enormi
potenzialità scientifiche, tecnologiche e produttive che la Rivoluzione
ha creato.
Il grado di preparazione del territorio
nazionale, come teatro di operazioni militari, è cresciuto
significativamente, le armi fondamentali sono protette, così come parte
importante delle truppe, degli organi di direzione e la popolazione.
È stata stabilita
un’infrastruttura di comunicazione che assicura il funzionamento stabile
del comando a differenti livelli e sono state elevate le riserve
materiali di ogni tipo, con maggior scaglionamento e protezione.
Le Forze Armate Rivoluzionarie o - che è
poi lo stesso- il popolo in uniforme, dovranno continuare il loro
permanente perfezionamento e preservare di fronte alla società
l’autorità e il prestigio conquistati, la loro disciplina e l’ordine in
difesa del popolo e del socialismo.
L’unità tra la
dottrina e il pensiero rivoluzionario con relazione a alla fede e ai
credenti ha le sue radici nelle fondamenta stesse della nazione.
Toccheremo ora questo altro tema
dell’attualità, non meno significativo.
Il Partito dev’essere convinto che al di
là della domanda materiale e anche di quelle culturali, esiste nel
nostro popolo una diversità di concetti e d’idee sulle sue stesse
necessità spirituali.
Sono molti i
pensieri su questo tema del Eroe nazionale José Martí, uomo che
sintetizzava questa congiunzione di spiritualità e sentimento
rivoluzionario.
Su questo tema Fidel parlò molto
presto, nel 1954 dal presidio, evocando il martire della Moncada Renato
Guitart, e cito: “La vita fisica è effímera, passa
inesorabilmente, come sono passate quelle di tante e tanti e tante
generazioni di uomini, come passerà in breve quella di ciascuno di noi.
Questa verità dovrebbe insegnare a tutti gli esseri umani che al disopra
di loro ci sono valori immortali dello spirito Che senso ha quella – la
vita - senza questi?
Che cos’è allora vivere?
Come possono morire
quelli che per comprenderlo, la
sacrificano generosamente al bene e alla giustizia!”.
Questi valori sono stati sempre
presenti nel suo pensiero e così lo ha reiterato nel 1971 riunendosi
con un gruppo di sacerdoti cattolici a Santiago del Cile: e cito:
“Io vi dico che ci sono diecimila volte più coincidenze del
cristianesimo con il comunismo di quello che può avere con il
capitalismo”.
Su questa idea ritornerà parlando con i
membri delle chiese cristiane in Giamaica nel 1977; quando disse: “Si
deve lavorare uniti, perchè quando l’idea politica
trionfa, l’idea religiosa non si appartata, non appaia nemica dei cambi.
Non esistono contraddizioni tra i propositi della religione e i
propositi del socialismo”.
Fine della citazione.
L’unità tra la
dottrina e il pensiero rivoluzionario in relazione alla fede e ai
credenti ha le sue radici nelle fondamenta stesse della nazione che,
affermando il suo carattere laico, propugnava come principio
irrinunciabile dell’unione della spiritualità con la Patria, che ci
legava a Padre Félix Varela e alle enunciazioni pedagogiche di José de
la Luz y Caballero, che fu categorico al segnalare: “ Prima vorrei,
dico io, che si distruggessero le istituzioni degli uomini - re e
imperatori – gli stessi astri del firmamento, di veder cadere dal petto
umano il sentimento di giustizia, questo sole del mondo morale!”
Nel 1991, il IV Congresso del Partito
accordò di modificare l’interpretazione degli Statuti, che limitava
l’ingresso all’organizzazione dei rivoluzionari credenti.
La giustezza di questa decisione fu
confermata dal ruolo che disimpegnarono i leaders e i rappresentanti
delle diverse istituzioni religiose
nelle distinte voci degli impegni nazionali, includendo la
lotta per il ritorno del bambino Elián nella Patria, nella quale
operò in modo speciale il Consiglio delle Chiese di Cuba.
Nonostante questo,
è necessario continuare ad eliminare qualsiasi pregiudizio che
impedisca di unire fraternamente nella virtù e nella difesa della
nostra Rivoluzione tutte e tutti i cubani, credenti o no, coloro che
formano parte delle chiese cristiane, tra le quali s’includono la
cattolica, le ortodosse russa e greca, le evangeliche e protestanti;
come le religioni cubane d’origine africana, le comunità spiritiste,
ebree, islamiche, buddiste e le associazioni di fraternità, tra le
altre. Per ognuna di queste la Rivoluzione ha avuto gesti di
apprezzamento e concordia.
L’indimenticabile
Cintio Vitier, straordinario poeta e scrittore, che fu deputato della
nostra Assemblea Nazionale, con le forze della penna e la sua etica
martiana, cristiana e profondamente rivoluzionaria, ci ha lasciato come
legato avvertenze per il presente e la posterità che dobbiamo
ricordare.
Cintio ha scritto: “Quello che è in
pericolo lo sappiamo è la nazione stessa. La nazione è già inseparabile
dalla Rivoluzione che dal 10 ottobre del 1868 la costituisce e non ha
altra alternativa: o è indipendente o smetterà d’essere in assoluto”.
Se la
Rivoluzione fosse sconfitta , cadremmo nel vuoto storico che il nemico
ci augura e ci prepara, che
anche il più elementare tra i popoli annusa come abisso”.
Continua Cintio:
“Alla sconfitta si può giungere, lo
sappiamo, per l’intervento del blocco, lo spreco interno, le tentazioni
imposte dalla nuova situazione egemonica del mondo”.
Dopo aver affermato che: “Stiamo nel
momento più difficile della nostra storia” aveva sentenziato :
“obbligata a battersi con l’insensatezza del mondo al quale fatalmente
appartiene minacciata sempre dalle sequele di oscure trame secolari,
implacabilmente perseguitata dalla nazione più poderosa del pianeta,
vittima anche di sciocchezze importate o autoctone, che non si
commettono mai impunemente nella storia, la nostra piccola Isola si
stringe e si dilata, sistole e diastole, come un lampo di speranza per
sè e per tutti”.
Fine della citazione.
Dobbiamo riferirci al processo
recentemente concluso di scarcerazione dei prigionieri
controrivoluzionari, di quelli che in tempi difficili e d’angustia per
la Patria, hanno cospirato contro di lei al servizio di una potenza
straniera.
Per decisione sovrana del nostro Governo
sono stati liberati senza aver scontato totalmente le loro sentenze. Lo
abbiamo fatto in maniera diretta e attribuirci il merito
certo di quello che decidiamo,
considerando la forza della Rivoluzione, senza dubbio lo abbiamo
effettuato nella cornice di un dialogo di rispetto mutuo, lealtà e
trasparenza con l’alta gerarchia della chiesa cattolica, che ha contribuito con
il suo lavoro umanitario a che questa azione si concludesse in armonia e
i cui allori in questo caso corrispondono a questa istituzione
religiosa.
I rappresentanti
di questa Chiesa hanno manifestato i loro punti di vista, non sempre
coincidenti con i nostri, ma sì costruttivi. Questo è almeno il nostro
apprezzamento , dopo lunghe conversazioni con il Cardinale Jaime Ortega
e con il Presidente della Conferenza Episcopale Monsignor Dionisio
García.
Con questa azione abbiamo favorito il
consolidamento del più prezioso legato della nostra storia e del
processo rivoluzionario: l’unità della nazione.
Inoltre dobbiamo ricordare il contributo
del precedente Ministro dei Temi Esteri e la Cooperazione della Spagna,
Miguel Ángel Moratinos, che ha offerto facilità per il lavoro umanitario
della chiesa, in maniera che coloro che hanno manifestato questo
desiderio o hanno accettato l’idea, hanno viaggiato all’ estero con i
loro familiari; altri hanno deciso di restare in Cuba.
Abbiamo sopportati pazientemente la
campagna dispregiativa in materia di diritti umani, organizzata dagli
Stati Uniti e da vari paesi dell’Unione Europea, che esigono niente meno
una resa incondizionata e lo sgretolamento immediato del nostro regime
socialista, e fomentano, orientano e aiutano i mercenari interni a
violare le leggi.
A questo proposito
è necessario chiarire che quello che non faremo mai, è negare al popolo
il diritto di difendere la sua Rivoluzione, perchè la difesa
dell’indipendenza, delle conquiste del socialismo, delle nostre piazze,
delle nostre strade e continuerà ad essere il primo dovere di tutti
patrioti cubani.
Ci aspettano
giorni e anni d’intenso lavoro e d’enorme responsabilità per preservare
e sviluppare, su una base duratura e sostenibile il futuro socialista
e indipendente della Patria.
È nostro compito d’ora in avanti continuare e proseguire
la loro formazione per prepararli negli interessi in cui,
progressivamente, con il loro lavoro, potranno occupare responsabilità
superiori.
Nell’integrazione degli organi superiori del Partito,
nonostante l’uscita dal Comitato Centrale di 59 compagni, la metà dei
membri effettivi e la maggioranza di loro con una positiva carriera dei
servizi per la Rivoluzione, abbiamo mantenuto vari veterani della
generazione storica ed è logico che sia così, come una delle conseguenze
delle deficienze commesse in questo ambito, criticate nella Relazione
Centrale, che ci hanno impedito di contare oggi con una riserva di
sostituti maturi e con esperienza sufficiente per assumere il cambio nei
principali incarichi del paese.
Come conseguenza continueremo ad adottare misure simili
in questa decisiva direzione durante la prossima Conferenza Nazionale
del PCC e nella vita quotidiana del nostro lavoro nel Partito, nel
Governo e nello Stato.
Il compagno Fidel Castro Ruz, fondatore e Comandante in
Capo della Rivoluzione Cubana, ci ha dato il primo esempio
d’atteggiamento conseguente in questa materia, chiedendo espressamente
di non essere incluso tra le candidature del Comitato Centrale.
Fidel è Fidel e non necessita incarichi di sorta per
occupare per sempre un luogo in cima alla storia e fortunatamente è nel
pieno del suo pensiero politico. Dalla sua modesta condizione di
militante dal Partito e soldato delle idee, continuerà ad apportare alla
lotta rivoluzionaria ed ai proposti più nobili dell’umanità.
Per quel che mi riguarda, assumo il mio ultimo compito,
con la ferma convinzione e l’impegno d’onore che il primo segretario del
Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba ha come missione
principale e senso della sua vita: difendere, preservare, proseguire
perfezionando il socialismo per non permettere mai il ritorno del regime
capitalista.
Nel Burò Politico, come si può osservare, si riflette
un’adeguata proposizione dei capi principali delle Forze Armate
Rivoluzionarie ed è naturale che sia così e lo motivo citando le parole
del compagno Fidel nella Relazione Centrale del 1º Congresso del
Partito:
"L’Esercito Ribelle è stato l’anima della Rivoluzione.
Dalle sue armi vittoriose è emersa libera, bella, vigorosa e
invincibile l’anima della Rivoluzione; dalle sue armi vittoriose è
emersa libera, bella, vigorosa e invincibile la Patria nuova...
Quando è stato fondato il Partito … il nostro esercito
erede a sua volta dell’eroismo e della purezza patriottica dell’Esercito
di Liberazione e continuatore vittorioso delle sue lotte, ha depositato
nelle sue mani le bandiere della Rivoluzione ed a partire da
quell’istante e per sempre, è stato il suo più fedele, disciplinato
umile e fermo seguace!” Fine della citazione.
Ho infinite ragioni per proclamare che le Forze Armate
Rivoluzionarie delle quali ho l’orgoglio d’essere stato Ministro per
quasi 49 anni, non rinunceranno a compiere questo ruolo al servizio
della difesa del popolo, del Partito, della Rivoluzione e del
Socialismo.
La condizione di membro del Comitato Centrale, anche se
in parte sino ad ora era stato un riconoscimento alla traiettoria di
lotta degli eletti com’era giusto, a partire da questo momento dovrà far
predominare il concetto che in essenza questa categoria rappresenta;
un’enorme responsabilità di fronte al Partito e al popolo, perchè tra
Congresso e Congresso, il Comitato Centrale è l’organismo superiore di
direzione del Partito e gli corrispondono, secondo gli Statuti, ampie
facoltà nel controllo dell’applicazione della politica tracciata e dei
programmi di sviluppo economico e sociale del paese, come la politica
dei quadri e il lavoro ideologico, tra l’altro.
In consonanza con questo, è necessario elevare la
preparazione e la conoscenza costante dei membri, dato che ci proponiamo
d’utilizzare attivamente il Comitato Centrale nella materializzazione
degli accordi del Congresso, come foro per analizzare in modo
collegiale, senza formalismi, i principali temi della vita del Partito
e della nazione.
Faremo lo stesso nel Burò Politico, come compete
all’organismo superiore di direzione, tra i plenum del Comitato
Centrale.
Il Burò politico si compone di 15 membri e si è ridotto
rispetto al precedente di 24 membri, quantità che nella pratica
risultava eccessiva; sono entrati tre nuovi compagni :
Mercedes López Acea, Prima Segretaria del Comitato
Provinciale del Partito a L’Avana; Marino Murillo Jorge, Vicepresidente
del Consiglio dei Ministri e Capo della Commissione Permanente del
Governo per l’Implementazione e lo Sviluppo, e Adel Yzquierdo Rodríguez,
recentemente nominato Ministro di Economia e Pianificazione.
Queste promozioni non sono casuali e nel primo caso
obbediscono alla priorità che il Partito concede al suo lavoro nella
capitale, con più di due milioni di abitanti e per gli altri compagni
risponde al significato strategico dell’attualizzazione del modello
economico e dello sviluppo dell’economia nazionale.
Manterremo la utile pratica di riunire nel suo insieme
settimanalmente la commissione del Burò Politico con il Comitato
Esecutivo del Consiglio dei Ministri, per valutare i temi fondamentali
della vita nazionale e continueremo a stimolare la partecipazione nelle
sessioni mensili del Consiglio dei Ministri secondo i temi da dibattere
con, in qualità d’invitati, i membri del Burò Politico e della
Segreteria del Comitato Centrale, del Consiglio di Stato e della
Presidenza dell’Assemblea Nazionale, i quadri centrali della CTC, il
sindacato, e delle altre organizzazioni di massa e della UJC, come i
primi segretari dei Comitati Provinciali del Partito e i presidenti dei
Consigli dell’Amministrazione provinciale.
Questo metodo ha provato la sua efficacia per trasmettere
senza intermediari ai principali dirigenti di tutto il paese le
informazioni indispensabili e gli orientamenti per il disimpegno delle
loro responsabilità.
Finalmente, a nessuno di noi sfugge l’importanza storica
che ha rivestito per il destino della Rivoluzione la schiacciante
sconfitta data all’invasione mercenaria dalla ferma, incessante e decisa
azione dei nostri combattenti - comandati direttamente dal Comandante in
Capo, Fidel Castro, che si mantenne per tutto il tempo nel teatro delle
operazioni, dove si sferravano i combattimenti - che distrussero in meno
di 72 ore il tentativo del governo degli Stati Uniti di creare una testa
di spiaggia in un isolato angolo della Patria, da dove pretendevano poi
di trasferire da una base militare nella Florida un governo marionetta,
che chiedesse all’Organizzazione degli Stati Americani, la tristemente
celebre OSA, l’intercento militare delle forze nordamericane ubicate in
acque prossime, come accompagnatrici del contingente mercenario, dalla
sua partenza nelle coste centroamericane, come aveva già fatto in
Guatemala nel 1954, sette anni prima, quando eliminarono il governo
progressista di Jacobo Arbenz.
Serva l’ occasione per ripetere le parole di Fidel nel XV
anniversario della Vittoria, il 19 aprile del 1976, quando disse: “A
partire da Girón tutti i popoli d’America sono stati un poco più
liberi”. Fine della citazione.
A Girón per la prima volta furono usate in difesa del
socialismo in Cuba le armi fornite dall’allora Unione Sovietica pochi
mesi prima, senza averle ancora assimilate bene.
È giusto, in un giorno come oggi, riconoscere che senza
l’aiuto dei popoli che componevano quell’immenso paese e sopratutto del
popolo russo, la Rivoluzione non sarebbe riuscita a sopravvivere in
quegli anni iniziali, di fronte alle crescenti e continue aggressioni
dell’imperialismo, e per questo saremo grati eternamente.
La nostra gratitudine, in un giorno come oggi, va agli
attuali paesi socialisti per la loro sicura cooperazione ed il loro
appoggio in tutti questi anni di dure battaglie e sacrifici.
I popoli fratelli del Terzo Mondo, soprattutto
dell’America Latina e dei Caraibi che si sforzano di trasformare
l’eredità di secoli di dominio coloniale, sanno che potranno sempre
contare con la nostra solidarietà e il nostro appoggio.
Un caldo saluto fraterno ai Partiti Comunisti e alle
altre forze progressiste di tutto il pianeta, che lottano senza
smettere, partendo dalla ferma convinzione che un mondo migliore è
possibile.
Inoltre desidero esprimere il riconoscimento del popolo
cubano a tutti i governi che un anno dopo l’atro hanno reclamato con il
loro voto nelle Nazioni Unite l’eliminazione del blocco economico,
commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti a Cuba.
Finalmente giunga il nostro ringraziamento a tutte e a
tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno partecipato alla nostra
positiva organizzazione e al successo di questo Congresso.
Credo che non esista miglior modo di celebrare il 50º
Anniversario del Giorno della Vittoria a Playa Girón che chiudere questo
storico VI Congresso del Partito con il simbolismo racchiuso nella "Elegía
de los Zapaticos Blancos" dell’Indio Naborí, declamata con passione
dall’attore Jorge Ryan e con le emozionate parole di Nemesia, la
bambina carbonaia, che vide morire sua madre indifesa, e ferire sua
nonna e due fratelli nell’azione assassina degli aerei dipinti con le
insegne cubane, e le cui scarpette bianche furono perforate dalla
mitragliatrice nemica e ora sono esposte nel Museo di Playa Girón, come
prova materiale che la Rivoluzione vittoriosa, 50 anni dopo, rende
onore ai suoi Caduti.
Molte grazie.