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rRIVISTA TELEMATICA MENSILE A CURA DI GIOIA MINUTI

Una delle date più importanti nella storia di Nostra America

IL 26 LUGLIO VENNE ATTACCATO IL QUARTEL MONCADA, LA CASERMA PIÙ IMPORTANTE DI SANTIAGO DI CUBA

 

Non ci sarà pace con Batista!

Non ci sarà raccolto di canne da zucchero con Batista!

Era una domenica molto calda e afosa, tipicamente orientale.

Era il 26 di luglio   dell’anno 1953

Le prime voci parlavano di una ribellione nel suo stesso esercito contro Batista, ma nelle prime ore del pomeriggio un dirigente della gioventù ortodossa informò che era Fidel Castro il capo dell’assalto.  La stampa nella notte cominciò a diffondere dati e informazioni ufficiali I giovani rivoluzionari avevano preparato l’assalto alle caserme di Santiago e di Bayamo e inoltre alle tribunale provinciale e all’ospedale civile.  Dopo gli assalti avrebbero invitato la popolazione a fare uno sciopero generale in tutta l’Isola  Se l’assalto falliva avrebbero continuato la lotta sulle montagne.  Le emittenti radio dovevano trasmettere ancora una volta l’ultimo discorso di Eduardo Chibas.

Fidel Castro leader, del movimento, cercò di porre in pratica la decisione di lottare sulle montagne dopo che i rivoluzionari non riuscirono a realizzare l’attacco previsto, ma venne detenuto da una pattuglia mandata dal Tenente Sarria, che era un degno militare e non un boia del dittatore, che lo condusse al Vivac per portarlo in tribunale, evitando di portare il prigioniero dal colonnello Río Chaviano, l’assassino al servizio del dittatore e facendo così un grande favore alla Rivoluzione cubana. Il piano d’attacco per il 26 di luglio venne tracciato da  un gruppo di giovani che sapevano davvero poco di scienze militari.

Tra di loro c’erano Abel Santamaria, José Luis Tasende, Renato Guitart Rossel, Pedro Miret, Jesús Montané ...quasi tutti morirono nell’azione o   venero assassinati successivamente.

Waldo Pérez dichiarò alla stampa: “Vado a fucilare almeno trenta rivoluzionari!”  Quando giunse Chaviano cominciò il massacro.

Fidel Castro era un leader già prima del 26 di luglio del ‘53

Un’occasione nella quale egli si fece notare in maniera speciale fu il 10 marzo dello steso ‘53 nella sede del Partito Ortosso in Prado No. 109.  Fidel in quell’occasione, mentre i giovani discutevano il futuro della rivoluzione difese il criterio della formazione di nuovi dirigenti totalmente differenti, che non avessero nulla in comune con gli uomini politici dell’epoca.

Il Movimento 26 di Luglio come tale lo creò  Fidel nel 1955 quando lasciò l’Isola de Pinos grazie all’amnistia che il popolo di Cuba   richiesta con forza al tiranno Batista  e fu in questo movimento che si incorporarono molti militanti del MNR per sostenere la lotta attiva.

Il movimento giovanile rivoluzionario del 1953 scrisse pagine di incredibile valore ideale : il 15 gennaio i senza patria  agli ordini di Batista profanarono il busto di Julio Antonio Mella, fatto eseguire dalla FEU e dal Movimento Comunista Cubano e uno studente di architettura dell’Avana, Rubén Batista Rubio, morì dopo tre giorni di agonia per le pallottole che gli spararono addosso. Questo studente fu il primo martire nel combattimento contro la tirannia e il suo funerale fu la prima manifestazione di folla e di ripudio del brutale regime del dittatore Fulgencio Batista

Il 28 gennaio del 1953 venne organizzata un altra concentrazione per il centenario della nascita di Josè Martí e cinquemila studenti e lavoratori scesero la collina universitaria e illuminarono con le torce accese la strada San Lazaro. Quella manifestazione  fu molto importante per due motivi: primo gli studenti non erano a mani vuote ma avevano dei mezzi di difesa e secondo perchè per la prima volta si stavano seguendo gli orientamenti e le iniziative di Fidel che traeva nuova qualità dal pensiero di Martí.

Il 5 aprile del 1953 il Professor Rafaél García Barcena organizzò, con l’appoggio di molti studenti e giovani rivoluzionari, il primo intento di insurrezione che si svolse dopo il colpo di stato. L’intento era assaltare l’accampamento militare di Columbia a Marianao.

Questo fatto si conosce come “La cospirazione della domenica di Resurrezione” e fallì perchè la polizia fece una terribile retata.

Lo stesso Dott. García Barcena venne arrestato mentre si trovava in casa di una compagna.

Il processo contro García Barcena si svolse nel Castillo del Principe e lì Armando Hart, che ra il difensore di García e altri denunciarono l’illegalità del regime, esigendo il diritto di difendersi contro la tiranna. Il processo divenne così un processo politico.

 

Bercena che venne detenuto come Fidel Castro e i suoi compagni nell’Isola de Pinos fu uno dei più attivi organizzatori nel tristemente noto Presidio Modelo e uno dei più attivi organizzatori del movimento per la diffusione del “La storia mi assolverà”. Quando uscì dalla galera continuò a lottare per esigere la libertà per Fidel e degli altri rivoluzionari che dovettero andare esiliati in Messico.

 

Giunse quello storico mese di luglio con quella domenica 26 e avvenne l’attacco frustrato con i morti e i feriti...

 

L’attacco a Santiago di Cuba provocò  terribili crimini da parte dei seguaci di Batista.

I giovani rivoluzionari non riuscirono a realizzare i loro piani e lottarono sino alla fine con eroico coraggio, ribellione e patriottismo.

Il Colonnello Río Chaviano nel Tribunale di Urgenza di Santiago fu il relatore, a suo modo, dei fatti.

Egli disse  – tra le tante menzogne – che nel gruppo dei facinorosi si trovavano uomini stranieri “stando al tipo e alla figura” che potevano provenire dal Messico, Guatemala o Venezuela.

Nei gruppi di rivoluzionari consegnati dall’Arcivescovo di Santiago di Cuba, Monsignor  Pérez Serantes, però non c’erano stranieri. 

Il prelato obbedì alle norme di neutralità stabilite con l’alto comando militare della provincia, ma nel gruppo dei prigionieri non c’era nemmeno il giovane avvocato Fidel Castro Ruz.

“Fidel Castro, quell’avvocato non deve restare vivo e lo si doveva portare al Moncada e non al Viavac!”  protestò gridando il Comandante Morales, rimproverando il tenente Pedro Sarría di non aver obbedito ai suoi ordini. Non sapeva che Sarría incontrando Fidel Castro gli aveva detto sottovoce : “Non dica il suo nome perché la sua vita è in pericolo e le idee non  devono morire!”

“Io non sono andato al Moncada ad uccidere i soldati!” dichiarò Fidel nel suo primo discorso, parlando alle truppe del Vivac. “Io ho attaccato il Moncada perchè è la seconda fortezza militare della Repubblica e questa fortezza sostiene il regime! Noi rivoluzionari non lottiamo contro l’esercito ma contro Batista che sta discreditando terribilmente l’esercito! Batista danneggia tutti voi e voi dovete convincervi che Batista vi manda a combattere contro il popolo! Il nemico principale dell’esercito e dei soldati è Batista!” Fidel dichiarò alla stampa che i suoi compagni e lui stesso erano vincolati agli insegnamenti e agli ideali di Josè Martí. Queste dichiarazioni furono la motivazione del nome del movimento che ancora non si chiamava 26  Luglio ed era la Generazione del Centenario.

La Causa 37 – era il numero  della causa contro gli attaccanti del Moncada - fu il processo più trascendentale della storia di Cuba repubblicana.

Il 28 settembre quasi tutti gli organizzatori e gli autori materiali dell’organizzazione e dell’assalto testimoniarono in tribunale.  Jesús Montanè disse che i soldati di Batista avevano cercato di estirpargli i testicoli e solo l’arrivo inaspettato di un ufficiale aveva impedito il terribile oltraggio.  Ciro Redondo denunciò che avevano ucciso Marcos Martí dopo l’arresto. Raúl Castro, che doveva conquistare il Palazzo di Giustizia, dichiarò che i rivoluzionari non avevano armi bianche. Il Colonnello Chaviano mentiva dicendo che loro avevano ucciso de soldati a coltellate.

“Il mio gruppo - disse Raúl - aveva detenuto un gruppo di militari e un civile.”

Haydé Santamaria e Melba Hernández denunciarono l’assassinio del Dottor Mario Muñoz nell’ospedale e quello di Raúl Gómez, il poeta del movimento, vilmente ucciso come Abel Santamaria e altri 25 compagni.

Abel Santamaria fu uno degli eroi più puri del storia di Cuba.  Egli venne orribilmente torturato. L’ultima cosa bella che vide fu un ritratto di Josè Martì appeso alla parete e gli disse: “ Povero Martí che ti hanno messo qui dentro!”

Il boia gli diede un colpo che gli fece cadere gli occhiali e ordinò: “Dai!” a un aiutante. La punta crudele della baionetta distrusse per sempre il bellissimo azzurro di quegli occhi..

“La storia mi assolverà” la difesa di Fidel Castri in quel processo è un documento storico unico e irripetibile per la sua denuncia,  il suo contenuto intellettuale e il suo apporto di ideali di giustizia e di patriottismo. È molto importante anche il “Manifesto dei Rivoluzionari del Moncada alla Nazione” del 13 luglio del 1953, che comincia dicendo: “Nel decoro degli uomini di Cuba si racchiude il trionfo della Rivoluzione cubana, la Rivoluzione di Céspedes e Agramonte, di Maceo e di Martì, di Mella e di Guiteras, di Trejo e di Chibas! 

La vera Rivoluzione non è terminata!

“ Il Movimento 26 di luglio seppe esprimere la sintesi del pensiero e del programma di José Martí, uniti alla realtà e alle esigenze della società cubana degli anni 50, rispondendo nella sua forma e stile di rivitalizzazione e nei suoi principi alle tradizioni rivoluzionarie cubane.  Negli anni 50 esisteva un vuoto etico nella superficie politica della società cubana. Il Movimento 26 di Luglio provocò una crescita morale e culturale a vasto raggio sociale; la realtà non si presenta solo nei fenomeni che si osservano a prima vista ma anche nelle necessità che si incontrano nei substrati e nell’essenza della vita sociale. Captarle e farle proprie descrivendo le forme pratiche per soddisfarle è il merito dei più grandi forgiatori del storia (...) come Fidel...

(...) La genesi della Rivoluzione cubana che nel 1961 proclamò il suo carattere socialista si trovava già nel Moncada, anche se le gesta iniziate allora non rivelavano quel contenuto, che appare se lo si considera nelle sue esigenze economiche, sociali e morali che più tardi, dal 1959 sino al 1961, servirono da presupposto per un programma di quella natura” scrisse Armando Hart nella sua analisi storica.

L’attacco alla Caserma Moncada, come i nomi di Fidel e di Che Guevara   furono i primi elementi di conoscenza all’estero su Cuba e i suoi rivoluzionari tra i giovani studenti universitari in particolare, che erano i più interessati sostenitori della Rivoluzione cubana. Nell’Isola il processo politico nel suo insieme, l’importanza e il ruolo corrispondenti al movimento studentesco rivoluzionario cubano furono il movimento politico e di massa crescenti con scioperi e manifestazioni che riempirono gli spazi tra il 26 luglio del 53 con l’assalto al Moncada e il 2 dicembre del 1956, quando giunse lo yacht Granma e nacque l’Esercito Rebelde.

L’assalto al Moncada del 26 luglio e il processo politico degli studenti che diede continuità e vincoli all’azione armata e a tutte le azioni degli anni seguenti contribuirono a creare le condizioni per la guerra rivoluzionaria raggiungendo il momento culminate con lo sciopero del settore zuccheriero nel 1955. Fidel Castro e José Antonio Echevarría scrissero nella “Lettera dal Messico” che “La Rivoluzione giungerà al potere libera da compromessi  e interessi per servire Cuba con un programma di giustizia sociale, di libertà e di democrazia, di rispetto alle leggi giuste e che riconoscono la piena dignità di tutti i cubani, senza odi meschini verso nessuno e noi, che sosteniamo questo, siamo disposti a sacrificare prima di tutto le nostre vite come garanzia delle nostre intenzioni pulite!”

A Cuba la stampa di quegli anni serviva solamente per parlare  di musica, dei casinò e degli attori di Hollywood che la visitavano. Cuba veniva considerata una sorta di appendice degli Stati Uniti e nulla più .C’era una forte presenza di mafiosi italo - americani che attraevano attenzioni morbose della stampa italiana, che scrisse molto su Lucky Luciano, il gangster che rimase per un certo periodo all’Avana, perchè era stato espulso dagli USA. Venne poi rinviato obbligatoriamente in Sicilia dove doveva vivere.

Pochi nel mondo sapevano quello che stava avvenendo davvero a Cuba, anche se è vero che gli italiani furono i soli in Europa - parecchi anni prima - a dichiarare un minuto di silenzio nella Camera dei Deputati per onorare  la morte in combattimento del Generale Maceo e di Panchito Gomez. I dirigenti del Partito Liberale Italiano fecero eseguire una grande targa che oggi si può vedere nel Cacahual,  in memoria dei due eroi morti per la libertà di Cuba.

La storia di Cuba e della sua rivoluzione non è popolare nei dettagli, anche se molti conoscono i nomi dei suoi Eroi.

La Rivoluzione cubana è un simbolo, è un’idea oltre alla conoscenza di tutto quello che è trascorso e che sta succedendo oggi.

Il Che con la foto di Korda cominciò ad apparire  sin dagli anni 60 in molte stanze di ragazzi che spesso pagavano a suon di sberle la ribellione ai genitori conservatori.

Fidel Castro apparve con meno frequenza alle pareti, ma si  parlava molto di lui nei gruppi politici di sinistra  più attenti ai fenomeni internazionali, molto interessati allo sviluppo politico della Rivoluzione durante la guerriglia sulla Sierra e dopo il Trionfo.  Abel Santamaria venne conosciuto rapidamente da molti giovani europei  e  nel ‘68 la sua immagine circolava con quella di altri eroi e martiri per la libertà, forse per la sue terribile morte così commovente, perchè era così giovane e per il suo atteggiamento così eroico.  Abel, con il Moncada comunque entrò nei cuori di molti studenti e lavoratori stranieri del mondo e l’attacco al Moncada oggi è sempre uno degli esempi di eroismo più alto e patriottico della storia del nostro tempo.

La Rivoluzione cubana ha poi trasformato la Caserma Moncada in scuola: questo fatto che si ripete in migliaia di manifestazioni e incontri di amicizia e solidarietà con Cuba suscita sempre molta ammirazione e stima.  La lunga mano della Rivoluzione ha toccato i cuori di molti giovani non cubani, soprattutto di quelli che si sentivano coinvolti nel movimento del ’68, che non fu una vittoria, ma lasciò tracce indelebili e profonde nella società.

Il movimento studentesco e giovanile del ‘68 operò cambiamenti nel settore sociale e culturale e la Rivoluzione cubana fu un referente molto importante in tutto quello che passò e che si riuscì a far sviluppare, anche se il 68 si svolse in maniera instabile e non lasciò troppe radici. In Europa il movimento giovanile che si sviluppò in quegli anni già lontani, guardando, pensando e analizzando i fatti di Cuba partendo dall’assalto al Moncada e grazie all’insegnamento e agli esempi dei cubani, è maturato nel tempo ed è divenuto come è oggi, in un mondo disordinato, ingiusto e con fortissime tendenze nazi - fasciste per colpa della condotta irresponsabile, corrotta e spietata dell’imperialismo in generale e della maggior potenza del mondo in particolare, gli Stati Uniti. Oggi è un gran movimento di società civile che non si deve tralasciare, di gente in buona fede che conosce  i valori della vita e della pace, che conosce la verità su Cuba, che porta i ritratti di Fidel e del Che, che continua idealmente la tradizione di lotta che portò alla organizzazione dell’attacco alla caserma Moncada.

“Per la dignità e il decoro dei cubani la Rivoluzione trionferà” diceva il Manifesto dei rivoluzionari del Moncada alla nazione nel 1953.

E così è stato.

Gloria eterna ai Martiri per la libertà di Cuba.    

(Questo articolo è stato scritto come testo per la cerimonia ufficiale della ditta UNISA del Poder Popular in occasione dell’anniversario del 26 Luglio)