TERRORISMO USA CONTRO CUBA ED I 5 CUBANI DETENUTI INGIUSTAMENTE
Venerdì 24 febbraio
2006, presso la Sala Biblioteca del Comune di
Celle Ligure, in provincia di
Savona, si è tenuto un incontro sui temi del
terrorismo Usa contro Cuba e
sull'ingiusta prigionia dei Cinque
patrioti cubani sequestrati nelle prigioni statunitensi.
L'iniziativa
d'informazione, denuncia e solidarietà con i Cinque antiterroristi cubani, è
stata organizzata da Roberto Casella,
Segretario del circolo "Granma" di Cogoleto, Varazze e Celle Ligure dell'Associazione
Nazionale di Amicizia Italia-Cuba.
Tra i relatori era
presente l'avvocato Fabio Marcelli
(rappresentante dei Giuristi Democratici)
che, su incarico dell'Associazione, il 14 febbraio scorso ha partecipato al
dibattito orale del nuovo procedimento processuale di fronte al Plenum della
Corte di Appello dell' XI circuito di Atlanta, che si riuniva per decidere
se confermare o annullare la sentenza di condanna emanata dal Tribunale
della Corte di Miami.
Com'è noto, i giurati del
processo di Miami nell'infliggere le condanne (di carcere a vita per alcuni
degli imputati) sono stati fortemente condizionati e minacciati
dall'influente lobby mafiosa controrivoluzionaria di Miami di
origine cubana.
Il giurista ha sottolineato
la natura politica di questo caso, in palese violazione delle stesse
garanzie processuali previste dall'ordinamento giudiziario statunitense, sia
per quanto riguarda la negazione dei diritti della difesa, sia per il
trattamento inumano riservato ai Cinque, sottoposti a regime di carcere duro
e privati persino delle visite dei propri familiari.
La decisione del gruppo
(composto da 3 giudici in rappresentanza del Plenum composto da 13 giudici),
dopo un'adeguata ed equilibrata discussione aveva deciso di dare ragione
alla difesa dei 5 cubani, ordinando l'annullamento del processo.
Il governo degli Stati
Uniti, con una prassi rarissimamente adottata, ha presentato un reclamo per
cercare di ridiscutere e modificare, la decisione del gruppo dei 3 giudici
d’Appello.
Marcelli ha sottolineato
che in pochissimi casi le decisioni del gruppo non sono assunte e questo
dimostra come il processo contro i 5 cubani è fondamentalmente giocato su
interessi politici. Esistono dei limiti di scadenza processuale e dei limiti
della detenzione preventiva che nel loro caso è andata molto oltre i termini
massimi consentiti da uno stato democratico.
Questo prolungamento dei
tempi processuali porta ad 8 gli anni di detenzione preventiva dei 5 cubani,
evidenziando così una violazione dei diritti umani più elementari da parte
degli USA nei confronti dei Cinque patrioti detenuti. In ogni caso si dovrà
aspettare ancora circa 6 mesi per avere la decisione della corte di Atlanta
sul giudizio formulato a Miami contro i cubani.
Va sottolineato il fatto
che, da parte del governo cubano, le azioni di antiterrorismo poste in
essere dai Cinque cubani sono state messe a disposizione all'FBI e che oggi
i Cinque pagano un gesto di lealtà verso gli Stati Uniti.
Invece di collaborare con i cubani
contro il terrorismo internazionale (incluso queLlo nei confronti degli
Stati Uniti, cui invece Cuba, in molteplici occasioni, ha sempre offerto la
massima collaborazione) i Cinque cubani sono stati arrestati dal capo del
FBI di Miami, che forse anche per questo non ha trovato il tempo d'indagare
invece contro gli autori dei terribili attentati dell'11 settembre, che
proprio in quel momento si stavano preparando nella stessa Florida.
Il problema del terrorismo
che gli USA finanziano e appoggiano nei confronti della Rivoluzione cubana è
stato poi ripreso anche da Rubén Pino
Martínez, Primo Segretario e Consigliere Culturale dell'Ambasciata
di Cuba a Roma, evidenziando anche la battaglia contro l'illegale
e criminale bloqueo che
da oltre quarant'anni i diversi governi americani succedutisi negli
anni hanno sempre imposto all'isola caraibica .
Si è altresì menzionata la
questione di Luis Posada Carriles
(il Bin Laden dell'America Latina), organizzatore, tra l'altro, di una serie
di attentati a Cuba nel 1997. Attualmente questo terrorista è detenuto in
Texas per semplici questioni migratorie (entrata illegale), ma è reo
confesso dell'abbattimento di un aereo della Cubana de Aviación sui cieli
di Barbados nell'ottobre 1976, in cui perirono 73 persone, nonché
dell'attentato all'Hotel Copacabana a L'Avana in cui il 4 settembre 1997
perse la vita il giovane imprenditore italiano Fabio Di Celmo, di Cogoleto
(Genova).
Da parte del nostro Paese,
a questo proposito, chiedere l'estradizione di Carriles sarebbe un atto di
dignità morale e civile, ma è evidente che anche per il governo italiano
esistono vittime del terrorismo di serie A e vittime del terrorismo di serie
B.
Le autorità nordamericane,
peraltro, hanno negato la sua estradizione al Venezuela, accogliendo
l'assurda tesi che invocava un (inesistente) rischio di tortura nei suoi
confronti, il che è veramente paradossale per uno come Carriles che è stato
(lui sì!) un torturatore al servizio della polizia segreta.
Alla latitanza delle nostre
autorità nazionali fa invece riscontro l'adozione di iniziative di richieste
in tal senso pervenute da molte amministrazioni locali, oltre ad
intitolazioni toponomastiche a ricordo della giovane vittima.
Sollecitato al riguardo dal
rappresentante dell'Ambasciata cubana in Italia, Rubén Pino Martínez, Fabio
Marcelli ha raccontato, infine, di aver parlato con Antonio Guerrero, uno
dei Cinque cubani sequestrati, e di aver trovato il suo morale molto alto.
Ad Atlanta, oltre
all'Associazione Italia-Cuba, Avvocati Democratici e Giuristi Statunitensi,
c’erano un sacerdote inglese che sta conducendo la battaglia per i Cinque
nel Regno Unito, un avvocato del Foro di Berlino, un avvocato belga, un
avvocato argentino, un avvocato portoricano e il presidente della Rete di
Solidarietà con Cuba negli Stati Uniti.
A Celle Ligure, a portare
il suo contributo, era presente invece don
Andrea Gallo, il cui intervento è stato,
come sempre, particolarmente appassionato e vivace.
Riferendosi a quelli che nel dibattito politico nazionale
invocano, a sproposito, le radici cristiane dell'Europa, contrapponendole
strumentalmente all'Islam, don Gallo ha ricordato loro il messaggio
evangelico di Matteo (versetto 25): "Avevo fame e mi avete dato da mangiare,
avevo sete, ecc., ecc.". Questa non sembra proprio l'immagine che offre di
sè il nostro (ricco) Paese nell'accoglienza degli "ultimi" della nostra
società.
Forse è anche per questo che don Gallo rivendica la sua
solidarietà con Cuba, un Paese che, invece, si è sempre distinto nell'aiuto
solidale e nella cooperazione internazionale prestata ovunque, senza
distinzioni ideologiche, politiche e religiose.
Ciò è stato confermato in tempi recenti dall'offerta di
aiuto cubano alle vittime statunitensi dell'uragano Katrina (ignorata e poi
rifiutata dall'amministrazione Bush, ancora una volta dimostratosi arrogante
ed incapace, persino in questa tragica occasione per il suo stesso popolo),
oltre che alle numerossissime popolazioni di Paesi del Terzo Mondo, quali ad
es. i terremotati sulle vette del Pakistan (dimenticati dalla comunità
internazionale) presso cui prestano il loro prezioso ed insostituibile aiuto
i medici cubani.
Come ha concluso don Gallo, stiamo quindi con Cuba...
HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!
Aldo Garuti
Per approfondire le tematiche trattate nella
serata, è quanto mai opportuno il recente libro presentato da
Gianni Minà "Il
terrorismo degli Stati Uniti contro Cuba (una storia inquietante censurata
dai media)", edito da Sperling & Kupfer, nella collana "Continente
desaparecido", una raccolta di saggi di alcuni dei più prestigiosi
intellettuali nordamericani e non, sull'attività eversiva portata avanti
negli anni da gruppi di cubano-americani della Florida contro l'Isola della
Revolución.
Gli autori dei saggi sono docenti insigni come Noam
Chomsky (semiologo e sociologo del Mit di Boston), Howard Zinn o Michael
Parenti, Piero Gleijeses o funzionari dell'amministrazione nordamericana e
diplomatici delusi dalla realtà politica del loro paese, come William Blum,
Wayne Smith, Saul Landau o vecchi combattenti per i diritti civili come
Michael S. Smith, James Petras, o l'avvocato Leonard Weinglass e inoltre il
direttore di Le Monde Diplomatique Ignacio Ramonet, Jitendra Sharma,
presidente dell'Associazione internazionale dei giuristi democratici,
Ricardo Alarcón, presidente del Parlamento cubano e, oltre a Gianni Minà,
Nadine Gordimer, Premio Nobel per la Letteratura 1991.
L'opera è stata curata da Salim Lamrani, ricercatore della Sorbona di Parigi
e ha una testimonianza iniziale di Gabriel García Márquez, protagonista su
invito del governo cubano di una iniziativa per fermare questo terrorismo
presso il presidente nordamericano Clinton, iniziativa che purtroppo non
ebbe successo.
Un'attività criminosa che
ha causato più di tremilacinquecento morti.
In particolare il libro documenta la storia dei
cinque agenti dell'intelligence cubana
infiltrati a metà degli anni Novanta nella società nordamericana per cercare
di smascherare le centrali di queste azioni dinamitarde. I cinque riuscirono
a reperire le prove delle azioni criminose e il governo dell'Avana le
segnalò all'allora presidente Clinton. Ma l'Fbi, invece di neutralizzare i
terroristi, arrestò per spionaggio i cinque cubani che da sette anni sono in
carcere, che hanno avuto un processo farsa a Miami solo dopo tre anni di
sofferenze in prigioni "speciali" (per un periodo addirittura in completo
isolamento) e che ora affrontano con qualche speranza un nuovo processo,
dopo che l'estate scorsa la Corte d'appello di Atlanta ha riconosciuto il
pregiudizio che ha viziato l'intero processo e le omissioni commesse
riguardo al diritto degli imputati e alla valutazione delle prove.
Tutto questo mentre i protagonisti di questa feroce attività terroristica
sono liberi negli Stati Uniti, o come Luis
Posada Carriles sono in un centro di detenzione migratorio e hanno
richiesto asilo politico invocando addirittura, con un messaggio esplicito,
"il segreto di stato" per il loro caso. Una patata bollente per il
presidente Bush che afferma di voler combattere il terrorismo.
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