LA PIUMA
DELL’AQUILA
Un
difensore degli indiani d’America e rinchiuso ingiustamente nelle prigioni
degli Stati Uniti esattamente come i Cinque Eroi della Repubblica di Cuba
Quando Daniel Yang
nacque, il Movimento Indigeno Nordamericano (MIN) era già stato fondato
nelle strade di Minneapolis, nello stato di Minnesota.
Oggi egli si trova a
Cuba, come ambasciatore dei popoli autoctoni d’America e rappresentante di
Leonard Peletier, questo incrollabile guerriero incarcerato ingiustamente
per ave difeso le ancestrali aspirazioni e diritti di queste etnie. Lo
accompagnano un tamburo e la mitica pipa, con cui rivolge le sue preghiere
ai Grandi Spiriti. La sua voce chiara intona l’inno del Movimento,
accompagnato dal tamburo, “i cui colpi sono i battiti del cuore della madre
terra”. E anche se le sue parole possono risultare incomprensibili, il
messaggio arriva chiaro nell’evocazione di una lotta ancestrale, della quale
mancano ancora molte battaglie.
Il rosso predomina nel
suo abito tradizionale, e tutta un’aureola mistica lo avvolge quando ci
suona “purificatori” con la pipa o quando prende un mazzo di savia secca,
pianta sacra degli anichanabi, il suo popolo.
Sono tradizioni che
risalgono a più di cinque secoli fa, quando le nazioni indiane del Nord
America incominciarono a lottare contro coloro che ancora oggi li opprimono,
li discriminano e li confinano in anguste riserve.
E da queste tradizioni ha
portato con sè la più valorosa decorazione che si possa consegnare ad un
guerriero, la piuma d’aquila, che il Movimento degli Indigeni d’America
consegna per la prima volta ad un Capo di Stato e fuori degli Stati Uniti.
È una decorazione
eccezionale, che rappresenta il successo, l’onore, il coraggio.
Il Movimento mi ha
incaricato di consegnarla al Comandante in Capo Fidel Castro , il
combattente invincibile che insieme al suo popolo ha mantenuto alta la
resistenza della Rivoluzione cubana con una solidarietà costante con la
nostra causa, afferma Daniel mentre impugna la pipa per dare più forza al
messaggio del quale è portatore.
IL PRIGIONIERO n. 89637 –
132 è Leonard Peltier, che ha passato gli ultimi 28 anni nelle prigioni
nordamericane. Il suo peggiore crimine è stato non abbandonare la difesa dei
diritti strappati alle tribù nord - americane.
Perfino la riserva di
Pine Bridge, nel Dakota del Sud, si è mobilitata da tre decenni, svolgendo
varie attività per difendere un altro popolo indigeno.
Lì sono stati commessi
centinaia di assassinii contro la popolazione autoctona. Poche volte si è
concentrata tanta forza di polizia e del FBI, non per chiarire quelle morti,
ma per reprimere la protesta indiana.
Fu accusato di omicidio,
fatto mai provato, quando la cosa certa è che il processo costruito contro
di lui ha fatto crescere la sua immagine fra i popoli indigeni, creando un
seguito alla silenziosa e obbrobriosa situazione degli indiani d’America.
Leonard ha scelto Daniel
Yang come suo rappresentante, e lui spiega come la giustizia nord americana
ha man mano chiuso sempre più gli spazi al processo d’appello. Peltier
sconta due ergastoli in una cella di massima sicurezza nel Lavenworth,
Kansas.
La precedente
amministrazione nord - americana gli aveva promesso l’indulto.
Lo stesso presidente
William Clinton lo fece durante la sua campagna elettorale in una riserva
indiana. Nei giorni finali del suo Governo si comunicò il perdono ai suoi
familiari. Peltier raccolse le sue pertinenze in prigione.
Infine, le pressioni del
Dipartimento di Giustizia riaffermarono l’ingiustizia.
In carcere perdette la
vista ad un occhio, soffre di diabete, artrite e di alta pressione.
Nonostante le sue condizioni ha dipinto un quadro per Fidel e Cuba. È la
visione di un guerriero imbattibile, così come lui ci vede dalla sua
prigione.
Non è casuale allora che
abbracci la causa dei cinque prigionieri cubani antiterroristi e raccomandi
al suo rappresentante di portare il suo appoggio ai loro familiari a Cuba. I
cinque prigionieri cubani e Peltier sono condannati perchè combattono il
terrorismo, contro il popolo cubano e contro le nazioni indigene del mio
paese, sottolinea Yang.
Quasi trent’anni dopo
l’incarcerazione di Peltier, nella riserva di Pine Bridge il 90% della
popolazione economicamente attiva è disoccupata. Gli indigeni americani
vantano il più alto tasso di suicidio del paese. La discriminazione e lo
sfruttamento oggi acquisiscono nuove modalità di uno stesso proposito:
l’emarginazione delle popolazioni autoctone.
Daniel Yang spiega che il
Movimento degli Indigeni d’America continua a combattere per ottenere da
Washington il riconoscimento dei tanti trattati che sono stati ignorati
durante questi cinque secoli.
I loro diritti alla
terra, all’acqua, all’autodeterminazione sono tra gli altri negati dal
colonizzatore che oggi continua ad ostentare l’uguaglianza. “Siamo una
società di guerrieri che vogliono vivere in pace, però la pace deve essere
ancora conquistata, perchè le riserve in cui siamo confinati sono i posti
più poveri della potenza più ricca del mondo.”
Daniel impugna la pipa ed
invoca i suoi spiriti con il fumo della salvia. Poi i colpi di tamburo
annunciano che un grande guerriero riceverà la Piuma d’Aquila.
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