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"UN'ALTRA RIVOLUZIONE
E' POSSIBILE"
14.08.2004
Ha vinto otto votazioni nazionali tra il
1998 e oggi. In sei anni ha rovesciato come un guanto un paese predato
per mezzo secolo da un'oligarchia mafiosa rappresentante meno del 10%
della popolazione, ma in controllo dell'80% della ricchezza nazionale.
Per la prima volta dai tempi di Simon Bolivar, le masse popolari non
solo sono rappresentate al potere, ma sono il potere. Ha recuperato i
valori e il messaggio anticolonialista e unitario di Bolivar e quello
antifeudale e antirazzista di Ezequiel Zamora. In sei anni ha dato ( si
parla sempre di lui insieme alla sua squadra di dirigenti marxisti,
castristi, gramsciani, bolivariani) al paese una legislazione che nessun
paese del Terzo Mondo, a parte Iraq e Cuba, si sono mai sognati: sul
lavoro, sulla previdenza sociale, sulla donna, sull'infanzia e
adolescenza, sugli anziani, sull'ambiente, sulla salute, sulla scuola,
sulla terra, sul risanamento urbanistico, sugli animali,
sull'amministrazione pubblica, altro che quel protoleghista di Bassanini....
Ha bonificato, fin dagli anni '80, operando all'interno delle forze
armate, il mondo militare che, dai tempi delle guerre napoleoniche ha
sempre costituito l'unica possibilita´di contropotere rispett
all'oligarchia terrateniente e compradora, ma che, proprio per questo,
e`stata sempre tenuto in ostaggio dalla destra e dall'imperialismo
spagnolo, portoghese, britannico, statunitense. Ha sostituito i quadri
creoli dell'esercito con quadri indigeni e meticci tratti dai settori
popolari, ha fatto della Guardia Nazionale un esercito del popolo sul
modello della Rivoluzione francese, della Comune, dell'Armata Rossa.
Cacciando una banda di ladroni e sostituendoli con personale
rivoluzionario, ha recuperato alla proprieta´del popolo (qui da
intendersi come proletariato urbano e rurale, ceto impiegatizio, piccola
e media impresa in conflitto con l'economia colonialista e compradora)
la massima impresa del paese, la PDVSA, un ente di Stato sostanzialmente
privatizzato dai suoi dirigenti che erano arrivati a lasciare allo Stato
la miseria del 17% dei proventi petroliferi, mentre il resto veniva
investito in societa´dagli stessi dirigenti costituiti con partners
stranieri in paradisi fiscali.
Ha saputo organizzare capillarmente le masse con una serie di strumenti
di quadri e di campagne di emancipazione, come la Missione Robinson che
ha alfabetizzato chi non lo era, la missione Barrio Adentro per il
risanamento dei quartieri e la diffusione di centri sanitari che hanno
raggiunto 12 milioni di persone, la missione Ribas, che ha recuperato
alla maturitá e al
diploma decine di migliaia di costretti all'abbandono scolastico, la
riforma agraria che ha distribuito ai contadini 700 milioni di ettari
sottratti al latifondo, la riforma della proprietà urbana che a migliaia
di inquilini ha dato la proprietà di una casa costruita "abusivamente"
su terreni abusivamente appropriati dai coloni e dai creoli. Ha dato
alla comunità india, in parte ferma a 10.000 fa, dignità, riconoscimento
di valori, usi, costumi, ma anche inclusione e partecipazione,
emancipazione. Cose che il subcomandante Marcos e gli accordi di S.
Andres non si sono neppure sognati.
Avreste dovuto vedere il Comando Maisanta con le sue pattuglie
elettorali di militanti che diffondevano ovunque con parola e materiali
le istruzioni e condizioni della votazione. Attraversando il paese dal
Caribe alle Ande e dai llanos della pianura alla selva tropicale dell'Orinoco
ho assistito alla guerra tra i grandi media, tutti in mano
all'oligarchia filo-yankee che sputavamo veleno e menzogne e, dall'altra
parte, la comunicazione dei proletari: i graffiti, le fanzine, le radio
e tv comunitarie, i manifesti, "Uh, ah - Chavez no se va", "Chavez amigo
- el pueblo sta con tigo", "El pueblo unido- jamas serà vencido" e poi
tante canzoni nuove. Questa è una rivoluzione che, come tutte quelle
vere (ricordiamoci del '68, dei canti
del lavoro del primo Novecento) cantano e, mentre la borghesia creola,
bianca con qualche servile aggregato meticcio, manifesta con carovane di
fuoristrada da imbecilli esibizionisti, strepitanti e puzzolenti, il
popolo marcia cantando, ballando e tutto vestito di rosso. Il giorno
della vittoria sarà la "Mision Roja", con un cielo che dovrà farsi
rosso, ha detto Chavez, da un orizzonte all'altro a forza di palloncini
e bandiere, spesso con il volto del Che.
Tutto questo non poteva non far imbestialire i padroni del mondo e i
loro camerieri locali. E dunque golpe di aprile, serrata e sabotaggio
economico di dicembre-gennaio, campagna terroristica con 20 omicidi
questa primavera, raccolta fasulla di firme per un referendum consultivo
a febbraio, ovviamente illegale e annullato, raccolta di firme per il
revocatorio che arriva a 3 milioni e mezzo, ma la meta´sono
manifestamente false e in parte vengano recuperate con il "reparo"
voluto da quegli osservatori "neutrali" che sono gli ex- presidenti del
Centro Carter e i personaggi tipo Gaviria (ex-presidente colombiano)
dell'OSA (Organizzazione degli Stati Americani) e a cui Chavez, pro
bono pacis e per non giustificare la canea che lo accusa di
autoritarismo, ha fatto buon viso a cattivo gioco.
Tutti i sondaggi, tutto quello che per la prima volta è stato fatto per
masse da sempre fuorigioco, depone a favore di una vittoria a valanga di
Chavez. Non fosse per questi osservatori, che già al tempo della
raccolta di firme hanno dovuto essere ripresi perchè si erano lasciati
andare a valutazioni politiche. Non fosse soprattutto per la gestione
del voto elettronico da parte della CANTV, società privata nazionale
delle telecomunicazioni che l'oligarchia compradora aveva venduto a una
grossa multinazionale statunitense. E' come se Colannino dovesse
sovrintendere a una votazione sulla sua sopravvivenza. Da mesi i
golpisti e Washington tuonano all'unisono contro i brogli e le frodi che
si "verificheranno". Se la vittoria di Chavez non e`a valanga, o almeno
non rispetta l'ultimo sondaggio statunitense di un 53% contro un 45%,
si scatenerà la canea dei brogli. E le strade di Caracas e del paese si
riempiranno di provocatori, utili idioti, difensori della giustizia e
della rivoluzione e, dunque, di sangue. E' la soluzione B elaborata
dall'ufficiale pagatore dell'oligarchia fascista, Roger Noriega,
sottosegretario al Dipartimento di Stato USA per l'America Latina.
Insurrezione, caos, stragi, necessita´di intervento pacificatore.
Insomma una vecchia Jugoslavia, un nuovo Sudan. In alternativa c'è anche
la soluzione C. C come Colombia. Ogni volta che sono venuto qui in
questi due anni si sono succedute le provocazioni di Uribe al confine.
Infiltrazioni massicce di paramilitari delle AUC, guidate spesso da alti
ufficiali delle FFAA colombiane, che bruciano villaggi, massacrano
contadini, a volte cercano di dar vita, invano per ora, a Autodefensas
Unidarie Venezuelane. Creare destabilizzazione, mirare al distacco dello
Stato confinante colombiano di Zulia, un oceano di idrocarburi ambito
dei petrolieri di Bush, attraverso la costituzione di un governo
provvisorio democratico di salvezza nazionale che invochi l'aiuto dell'
associazione a delinquere denominata "Comunità internazionale".
L'innesco sembra abbia dovuto essere quel manipolo di 133 paramilitari
colombiani, ora sotto processo, guidati da due alti ufficiali delle FFAA
di Bogotà, arrestati a marzo in una fattoria di proprietà del solito
cubano di Miami, con tanto di piani per assassinare Chavez e costituire
un governo di salvezza nazionale.
In ogni caso, come ha detto Chavez nell'immensa manifestazione di
domenica scorsa, questa non sará la battaglia definitiva. Poi dovrà
esserci "l'approfondimento della rivoluzione", le pattuglie elettorali
che si trasformano in pattuglie sociali, un capitalismo da sradicare
dato che,come ha ancora detto il presidente, non è possibile
umanizzarlo. I modelli, ha ribadito, sono tanti: c'è Cuba, c'è Gramsci,
c'è Mao, ci sono Bolivar e il combattente contro il feudalesimo Ezequiel
Zamora, c'è moltissimo una tradizione ecopolitica e comunitaria india.
Già ho visto arricciarsi i nasi dei puristi delle nostre parti. Di
quelli che cianciano di populismi, di estrazione militare (come fosse
una tara aver lavorato dagli anni '80 per spostare a sinistra l'unica
forza di massa organizzata del paese e poi aver sostituito le bianche
facce dei cadaveri non sepolti in uniforme con il bronzo di giovani
volti indios.
I giorni dopo il referendum saranno decisivi più del referendum.
L'imperialismo e i suoi sicofanti fascisti non accetteranno l'ennesima
sconfitta da parte di una rivoluzione che ha resistito a tutto, che li
ha sconfitti quattro volte e che per il mondo indioafrolatino, anzi per
il mondo intero rappresenta l'alternativa concreta, possibile. Altro che
riformismo, municipalismo, disobbedienze. Un'altra rivoluzione è
possibile.
Intollerabile per i padroni e mistificatori orrendi di professione come
i nostri D'Alema, con il loro patrimonio di servilismo e di vittime
innocenti massacrati nelle varie guerre. Verra´purtroppo un momento in
cui tutto l'incredibile impegno democratico di questo presidente, la sua
autentica democrazia partecipativa (che e`condivisione di potere
decisionale e istituzionale a tutti i livelli, non cicaleggio
inoffensivo, seppure disobbediente, su minipercentuali del bilancio) non
basteranno a fermare l'assalto oligarchico-imperialista. Questo è il
quinto produttore mondiale del sangue del capitalismo, il terzo
fornitore -peraltro ineccepibile e preciso, nonostante lo schieramento
incondizionato dalla parte di tutti gli Stati Canaglia e i rapporti
privilegiati con Cina, Russia, Iran, Cuba - figuriamoci se gli lasciano
restare al potere le masse popolari. E allora questo popolo tutto in
rosso, che si appresta a festeggiare luned¡ con la "Mision Cielo Rojo" -
palloncini rossi da un orizzonte all'altro - dovra´difendere la dignità,
la sopravvivenza, il diritto, il potere conquistati in altro modo.
Davvero una partita epocale per l'umanità: rivoluzione o rassegnazione,
e per il pianeta: vita o morte. Vedremo cosa diranno allora gli attuali
sostenitori di Chavez, alla Bertinotti e alla Gennaro Migliore (non fate
caso al cognome), quelli a cui manifestamente oggi sfugge l'abisso che
separa la rivoluzione bolivariana dal governismo inciucista con i
"riformisti" mafio-massoni cui si apprestano a dar credito e culi.
Noi ci saremo. Loro?
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