Ida Garberi*
“E' bello morire per ciò in cui
si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore
una volta sola”
Paolo Borsellino, magistrato
italiano vittima della mafia
Queste modeste righe vorrei
indirizzarle al presidente democraticamente eletto dell’Ecuador,
Rafael Vincente Correa Delgado, per prima cosa congratularmi per
l’operazione, e poi perché possa spiegare anche al nostro caro
presidente Giorgio Napolitano, anche lui democraticamente eletto,
come si possa denunciare dei “rispettabili” banchieri truffatori,
sequestrare le proprietà acquistate con denaro sporco per
restituire i soldi ai poveri risparmiatori derubati.
Scusate l’ironia, ma noi, i nobili
cittadini del primo mondo, quello che noi crediamo tanto
rispettabile e superiore, non siamo mai stati capaci di tanto.
E c’è di più, Rafael Correa ha
chiesto agli Stati Uniti l’estradizione dei due mafiosi, che
guarda caso, sono scappati, indovinate dove…..ma sì, proprio a
Miami!!!!
Bè, chiaramente sono andati a casa
di sicuri amici, in una città dove la mafia la fa da padrona, dove
anche il caro Noboa risiede (per restare in “campo ecuadoriano”) o
dove possiamo trovare altre perle mafiose come Posada Carriles,
reo confesso dello scoppio in pieno volo di un aereo cubano con 73
persone a bordo e mandante di innumerevoli attentati dinamitardi a
L’Avana, dove tra le vittime ricordiamo il povero Fabio Di Celmo,
turista italiano che ha avuto l’unica colpa di trovarsi nel luogo
equivocato nel momento sbagliato.
Ah, scusi presidente Napolitano, non
è che magari al nostro governo tocchi anche il dovere di
processare il “caro” Posada Carriles? Chiedere anche noi
l’estradizione di un mafioso? Fabio era italiano, un cittadino
onesto che rispettava i suoi doveri e credo che lo stato avrebbe
almeno dovuto rispettare i diritti della sua famiglia, di suo
padre Giustino Di Celmo, che sta chiedendo giustizia ormai da
troppo tempo, a settembre del 2008 saranno 11 anni.
E lo stesso mese di settembre
saranno quasi 10 anni che stiamo anche aspettando giustizia per
Cinque compagni cubani, letteralmente prigionieri politici
dell’ingiustizia di Miami, lì dove la mafia detta legge e sentenze
assurde.
Ritornando ai fatti, questo grande
presidente Correa ha messo in pratica, cioè ha reso realtà quello
che la giustizia del suo paese doveva fare da quasi dieci anni e
nessuno aveva avuto il coraggio, o per dire meglio, non aveva
avuto l’interesse di farlo.
Dalle parole della sua campagna
elettorale Correa è passato ai fatti. Scusate se lo ripeto, è che
io in Italia non ho praticamente quasi mai visto che le promesse
più rischiose vengano poi messe in pratica, gli italiani sono
abituati al “lieto fine”, tutto a tarallucci e vino!!!!!
In Ecuador, invece il governo ha
fatto sul serio, ed alle prime ore del mattino di martedì 8 luglio
2008 ha disposto, su richiesta dell’Agenzia di Garanzia dei
Depositi (AGD), il sequestro di ben 195 imprese facenti capo al
gruppo Isaias, tra cui tre importanti canali televisivi nazionali:
Gamavision, TC-Television e Cablenoticias. Il gruppo Isaias è la
holding dei fratelli William e Roberto Isaias Dassum, rifugiatisi
negli Stati Uniti nel 2000 in seguito al mandato di cattura
emanato per il fallimento dell’ente finanziario Filanbanco di loro
proprietà.
L’AGD è stata creata per recuperare
il denaro che gli istituti bancari falliti hanno “sottratto” ai
loro risparmiatori, e fino ad oggi ha avuto una vita molto
difficile, praticamente era stata impossibilitata ad agire,
imbavagliata dai governi di turno.
Addirittura, la prestigiosa
economista che la dirigeva, Wilma Salgado era stata perseguitata e
minacciata per la “troppa efficienza” ed il “troppo amore al
lavoro”.
E chi invece non ha avuto la stesso
amore per il lavoro è stato l’ex ministro dell’economia, Fausto
Ortiz, che ha abbandonato la nomina non condividendo questa
operazione o non avendo il coraggio di appoggiarla.
E qui un altro colpo di scena: la
stessa Wilma Salgado ha visto riconosciuto il suo lavoro ed è
stata nominata ministro dell’economia da Correa.
Continuo a non credere che tutto
questo sia vero, sembra un film, o meglio a noi italiani sembra un
film di fantascienza, sempre abituati a vedere vincere colui che
detiene il potere del denaro.
Alla fine, per noi, è tutto normale,
quando vince chi è più ricco, nel “florido” capitalismo
neoliberale.
Ma scusate, vi sembrerebbe
possibile, nell’Italia di oggi, che finalmente Berlusconi possa
pagare per tutti le sue illegalità, per tutte le sue truffe, per i
suoi abusi di potere?
Ma qualcuno si è preoccupato del
fatto che Rete 4 è totalmente abusiva e che il suo vero padrone
legale ha vinto dal 1999 tutte le cause giudiziali, anche a
livello europeo?
Come possiamo pretendere giustizia
da un Primo Ministro, che come dice Antonio Di Pietro, leader del
partito Italia dei Valori, “è un vero abusivo delle istituzioni
democratiche”?
E già, grazie alle sue reti
televisive, abusive e non, Berlusconi si è creato un ambiente da
golpe di stato, non ha avuto bisogno dell’esercito, ha creato
un’immagine falsa e rassicurante, ha manipolato gli elettori
imbavagliando i mezzi di comunicazione.
Adesso sta cambiando le leggi a suo
favore per ottenere la completa immunità.
Tristemente, questo quadro fa
ritornare ad apparire la mafia, quella piaga che noi italiani ci
portiamo addosso da sempre, stiamo dando la peggiore immagine di
noi, dal dopo guerra. E non è più neanche la mafia più o meno
nascosta, che con le sue trame oscure, cercava di arrivare ovunque
e soffocarti nel ricatto: o con me o morto.
Adesso, nella persona di Berlusconi,
è arrogante e volgare, si sente invincibile e non cerca neanche di
nascondersi: ha ragione, è arrivata al potere “democraticamente”.
Cioè, ha perfino vinto le elezioni.
E’ triste che tutto questo succeda
ancora oggi, che dopo 16 anni dalle stragi che hanno visto come
vittime due magistrati esemplari che lottavano contro la mafia,
Falcone e Borsellino, il nostro caro presidente della Repubblica
sia stato capace di affermare solamente questo ai famigliari delle
vittime: “Rinnovare anno dopo anno il ricordo di Paolo Borsellino
e della sua scorta costituisce il doveroso riconoscimento che il
Paese tributa al dramma da voi vissuto e al coraggio con il quale
avete saputo affrontarlo nei lunghi anni trascorsi. Il dolore e lo
sgomento per la strage di via D'Amelio restano vivi nella memoria
di tutti. La inaudita violenza con cui si colpì un magistrato
esemplare, costantemente impegnato nel contrasto alla criminalità
organizzata suscitò nel Paese - già segnato dal barbaro attentato
di Capaci - una condivisa stagione di lotta contro la brutale
spirale mafiosa”.
Quale lotta, presidente? Quanti
arresti fino ad ora? Non credo che ricordare sia abbastanza,
abbiamo bisogno di FATTI CONCRETI.
Giuseppe Ayala, il pubblico
ministero del processo antimafia contro questi omicidi, ha
pubblicato da pochi giorni un libro dove afferma, facendoci gelare
il sangue nelle vene: “Lo Stato aveva deciso di fermare se stesso
proprio nel momento in cui stava registrando risultati esaltanti.
E perché? Perché la mafia ce l’aveva dentro. Si faccia avanti chi
è capace di dare una diversa risposta plausibile”.
Lo stesso Borsellino ha definito che
cosa è la lotta contro la mafia: “La lotta alla mafia dev'essere
innanzitutto un movimento culturale, che abitui tutti a sentire la
bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo
del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e
quindi della complicità”.
Io credo che in questo momento a
Quito il popolo può respirare un fresco profumo, può avere la fede
che c’è la volontà che questo cambio di epoca tanto enunciato da
Correa sia reale e concreto.
Ed in Italia, quanto bisognerà
aspettare per avere un cambio radicale di epoca, per avere fiducia
nei nostri politici, che possano effettivamente lavorare per il
bene di tutti senza distinzione, e non solo per l’interesse di
pochi?
*l’autrice è la responsabile della
pagina in italiano di Prensa Latina