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BALDONI, MALBRUNOT,
CHESNOT, BOMBE ALLE MOSCHEE, DECAPITAZIONI, ORDIGNI TRA I CIVILI: COME
RIBALTARE LE VITTORIE DELLA RESISTENZA E INCASTRARCI NELLO “SCONTRO DI
CIVILTA’”
STAMPA SINISTRA E AMICI DEL GIAGUARO (da Rossanda a Barenghi, da
Curzi al suo datore di lavoro)
UN KIBBUTZ A “LIBERAZIONE”: COME TI SVIO DAI CRIMINI SIONISTI. Il
CASO DELLO STERMINIO EUGENETICO DEI SEFARDITI.
31/08/2004
Baldoni, Malbrunot, Chesnot, bombe alle moschee…
O mythos deloi
oti…”La
favola insegna che…” era la chiosa fissa delle storie di Esopo.
Dovrebbe essere la chiusura fissa delle fiabe raccontate dai media.
Non tanto di quelli che gli statunitensi chiamano
main stream, corrente
principale, i giornali e le tv dei caporali, quanto quelli che si
propongono come voci fuori dal coro, alternativi, a volte, con una
certa improntitudine, “comunisti”. Perché la simpatica sorpresa
viene proprio da questi, che da qualche tempo (anni?, decenni?) in
qua, hanno saggiamente adottato il principio deontologico moderno
della grande stampa organizzatrice del consenso e, dunque, della
pace sociale e, quindi, della pace dell’anima e dei sensi: non
usciamo dal seminato, adeguiamoci alla tendenza, assumiamo le basi
del racconto del mondo come inventato e divulgato da chi è tanto più
potente di noi, avalliamo tutte le balle possibili e immaginabili,
non creiamo screzi e attriti, dubbi laceranti e prospettive
impenetrabili. O mythos deloi
oti che così riusciamo a vivere, convivere, per quanto
possibile, felici e contenti. Senza che le varie squadre delle
“operazioni coperte”, dalla Delta Force al Ros, da Stay Behind alle
SAS britanniche, dal Mossad al suo Esercito Islamico si
accorgano troppo di noi. E permettendoci, al limite, anche di
fare i ministri nello stato di cose esistente.
Viene rapito e assassinato Enzo
Baldoni? Alle veline umanitarie e eulogistiche sul personaggio – del
quale, per carità, nulla di male ho titoli per dire – un qualche
organo d’informazione originale e anche un po’ impertinente potrebbe
aggiungere qualche considerazione non del tutto triviale. Che so,
perché se ne occupano questi “Reporter Associati”, gruppuscolo
paragiornalistico specializzato nel diffondere patacche e
provocazioni, tipo, ora, la storiella rimbalzata dalla Cia sui
generali di Saddam che si sarebbero fatti sequestratori e ladroni
(altro che costituire l’ossatura della vera Resistenza laica
nazionale, quella che tiene gli occupanti con la testa nella merda),
oppure, quella del suo manager Roberto Di Nunzio, falsario autore di
un falso resoconto della guerra irachena basato su false telefonate
di falsi “giornalisti indipendenti” – e inesistenti - a Bagdad,
marzo-aprile 2003, che raccontavano cose false su macelli veri e
davano il proprio contributo allo sputtanamento degli iracheni.
Potrebbe anche chiedersi cosa cazzo ci facesse un ragazzo sveglio e
rotto a un sacco di cose con la screditata Croce Rossa Italiana,
guidata da quell’inqualificabile personaggio berlusconide, fallita
la sua candidatura a far porcate forzaitaliote in Parlamento, che il
Padrino ha spedito a controllare che la CRI si muova rigorosamente
in linea con gli obiettivi umanitari degli stragisti in uniforme di
Nassiriah. Riandando magari a uno dei tanti episodi in cui la Croce
Rossa Internazionale, che con Ippocrate ha un rapporto un po’ più
stretto di Maurizio Scelli, ha ventilato l’espulsione di quella
italiana per la sua sinergia con l’apparato bellico italiano e
i suoi servizi segreti. Potrebbe magari recepire lo sbigottimento
dei lettori a vedere il pacifista e dabbenuomo spalmato su tutta la
prima pagina di “Liberazione”, prego iddio inconsapevolmente, mentre
sbaciucchia due soldatesse dei massacratori d’occupazione,
ridanciane quanto quelle che si esibivano all’obiettivo ad Abu
Ghraib (e chissà se Gagliarcurzi si è accorto che andava offrendo
altre giustificazioni ai finti resistenti e autentici infiltrati
Mossad-Cia delle decapitazioni). Aspetti, questi, che magari
potevano mettere un pochino a rischio la credibilità
filo-irachena e quindi l’incolumità dell’inviato del “Diario”
(incidentalmente, una pubblicazione filosionista se ce n’è una, con
un, direttore – marca Adriano Sofri - che su Balcani,
Palestina e Iraq ha saputo sbavare con più bile sulle vittime
addirittura di Gad Lerner e Giuliano Ferrara. E anche questo
non è che favorisse troppo il povero Baldoni).
Ma non è tanto questo il punto. La
vera Resistenza in Iraq ha altro a cui pensare che occuparsi, con
clamore scenografico ed effetti horror, di un Enzo Baldoni, tanto
più se, come risulta, il brav’uomo era riuscito a captare qualche
ulteriore indecenza sulla banda Scelli (ahi, povera mia collega di
anni TG3, Ilaria Alpi!) e, addirittura, qualche confidenza dai
partigiani iracheni, magari sull’agente britannico Al Sistani e sui
giochetti che si vanno facendo sui resti martoriati, ma perdio
vivi!, di quel grande popolo che, dai Sumeri in poi, ci insegna a
scrivere e a resistere. E allora si sarebbe dovuti arrivare alla
raccapricciante conclusione che uccidere Baldoni non poteva che
insegnare una cosa: la stessa identica cosa che, chiara come una
bottiglia di acqua sterilizzata, ci arriva dagli attentati dell’11
settembre, da quelli a Madrid, dalle bombe alle sinagoghe turche, da
quelle qua e là tra i sauditi, dalle promesse di Armagheddon
islamico sparse da Rumsfeld e Pisanu, dalle carneficine di civili
(che a stragrande maggioranza votano per stare in Russia) dei
quattro briganti ceceni inquadrati da Al Qaida-Cia – “guerriglieri
indipendentisti”, per la nostra stampa, mica fanatici terroristi
come i palestinesi e gli iracheni – e, ultima ora, dal rapimento dei
due giornalisti francesi. Che cosa? Che scomparsa l’Unione Sovietica
con i suoi tentacoli rossi sparsi per ogni dove, l’imperialismo
sion-statunitense, per mangiarsi il mondo e sfoltirlo dei troppi
indigenti e insofferenti che vi formicolavano, doveva inventarsi un
nuovo terribile ed ubiquo nemico; che paesi in bilico come una
Turchia negatrice di truppe e passaggi per l’annientamento
dell’Iraq, o una Spagna dall’eccessiva indulgenza di massa per donne
e bambini iracheni scaraventati nei forni post-Auschwitz della
“guerra di civiltà”, dovevano ricevere la loro bella lezioncina; che
una guerra di popolo contro l’occupante, indomabile e vittoriosa,
doveva essere screditata e satanizzata attraverso inquinamenti e
provocazioni che nessuno al mondo meglio del Mossad e della Cia
hanno dimostrato in mezzo secolo di saper allestire; che le bombe
alle moschee hanno per unico scopo quello di scompaginare la
resistenza unitaria di popolo e portare, con la guerra civile, allo
squartamento dell’Iraq; che non poteva non arrivare il momento in
cui alla Francia, punto di riferimento di massa, ma anche di
governo, per il rifiuto dello sterminio universale angloamericano (e
pure in competizione colonialista con l’Impero a Haiti e in Sudan),
si sarebbe fatto uno scherzetto “islamico”; che va decimata quella
maggioranza confermata e verificata di ceceni che non danno retta ai
bombaroli Mossad-Cia, travestiti da integralisti islamici e
preferiscono stare, con tutte le loro raffinerie e i loro oleodotti,
con i russi, piuttosto che in pugno a governanti fantoccio e
gangster autentici della covata di rettili di George Soros, come
Djindjic in Jugoslavia, o Saakakashvili in Georgia; che, infine,
solo se ci facciamo convincere che dietro a ogni angolo, all’ombra
di ogni minareto, davanti a ogni portone non blindato, a ogni
incrocio non spiato da telecamere, in ogni centro di aggregazione
giovanile, pullulano energumeni, perlopiù musulmani, con miccia
accesa e burka in mano, abbandoniamo la cattiva abitudine di unirci
in qualche protesta, organizzarci contro lo stato di cose esistente,
credere che Chavez abbia vinto il referendum, andare ad Acerra a
tirar giù le torri mortevalorizzatrici che spargono agente orange,
insistere a gridare “Intifada fino alla vittoria!”.
Basterebbe la collaudata bussola del
cui prodest che
infallibilmente ti indica la direzione che devi prendere tra
gli accadimenti. E’ tanto precisa che tutti si danno un gran da fare
per ridicolizzarla, come si accaniscono contro quei “teorici del
complotto” che, in un mondo di reti massoniche, di condizionamenti
mafiosi, di lobbies ricattatrici, insistono a impegnarsi
nell’aberrazione politico-ideologica della dietrologia. Non è mica
perché la masnada sion-evengelica del “primum rimuovere Saddam”, che
sarebbe arrivata al potere con Bush, nel 1998 fece capire a Clinton
che, o aumentava il budget militare e faceva fuori l’Iraq, o la loro
collega Monica Lewinsky avrebbe mandato a schifìo la sua presidenza,
che Clinton raddoppiò quegli stanziamenti e massacrò di bombe
natalizie per 70 ore l’Iraq. Macchè, ubbìe da dietrologi. Ma anche
se non piacesse il calcolo di chi ci guadagna e chi ci rimette dalle
torri fatte esplodere a New York e dal missile sparato contro il
Pentagono, o di chi ci fa una più bella figura nella decapitazione
di Nick Berg e nel rapimento di giornalisti francesi, se la
Resistenza, o i Goebbels della “minaccia islamica”, ci si potrebbe
accontentare di un qualche clic del mouse per sprofondare in un
oceano di prove sulla paternità dell’11/9 (ultime quelle di Michel
Chossudovsky,
www.globalresearch.ca, sulla megabufala delle telefonate dagli
“aerei dirottati”). O anche scontrarsi con le lampanti incongruenze
di un filmato dell’esecuzione del pacifista USA Berg, che risulta
girato ad Abu Ghraib, parlato da un finto arabo dotato di mitra
israeliano, con urla di agonia sovrimpresse in postproduzione, con
la testa mozzata da un corpo senza sangue, eccetera, eccetera, il
tutto dopo che l’infelice Berg era stato detenuto e torchiato
dall’FBI per due settimane. Chiedete un po’ al padre di Nick cosa
pensa di quegli stronzi di dietrologi.
Non lo si fa. Quando chiedi perché a
Bertinotti, ti risponde che “ammutolito da questione tanto assurda
non ritengo che vale la pena rispondere” (testuale). E quando poi
gli dici che tutto questo diventa oggettivo collateralismo con il
terrorismo imperialista, e sei stato gentile, prepara le mosse per
cacciarti dal partito. “La favola insegna che…” meglio stare
tranquilli e campare cent’anni.
Stampa sinistra e amici del giaguaro
“Tra un Iraq
occupato dagli americani e un Iraq liberato dai decapitatori
preferisco l’Iraq occupato dagli americani”,
così
Riccardo Barenghi che, lo crediate o no, fu direttore del
“Manifesto” e oggi ne cura una vistosa rubrica delle lettere. Come
per altre castronerie scritte dal torvo barbutone, c’è stato tra i
candidi lettori del “quotidiano comunista” sgomento e scandalo.
Qualcuno s’è preoccupato di ricordare come gli “americani” (quando
smetteranno di umiliare la gente dal Messico in giù, chiamandoli
statunitensi?) vanno decapitando iracheni a milioni dal 1991, dopo
aver decapitato e fatto decapitare, magari dopo sedute alla Abu
Ghraib, milionate di indocinesi (a coprire quelle montagne di uccisi
serviva Pol Pot e, dopo, la Cap Anamur, ora specializzata in falsi
profughi sudanesi), centro-e sudamericani, indonesiani,
est-timoriani, palestinesi, afgani, jugoslavi. Qualcuno ha ricordato
una Madeleine Albright, addirittura pre-occupazione, che plaudiva al
“giusto prezzo” pagato dall’Iraq con 500.000 bambini uccisi
dall’embargo. Altri ancora hanno contrapposto un editoriale del
successore del filo-occupanti, Gabriele Polo, all’immonda volgarità
dell’autentica jena, nel quale, grazie tante, si insisteva a
chiedere il ritiro degli occupanti, decapitatori o non decapitatori.
Ragazzi, siamo tutti fuori bersaglio. Quello che Barenghi vomita è
quanto i numi del Manifesto (e sia reso onore a giornalisti
dell’autentica informazione e analisi come Stefano Chiarini, Manlio
Dinucci, Marco D’Eramo, Michele Giorgio, quando ci parla di
Palestina e non quando si fa travolgere dalla nevrosi antirussa in
Cecenia) ingeriscono e fanno ingerire a loro fedeli lettori. La
stessa considerazione vale, a livelli più grezzi, per “Liberazione”
e trombettieri del liberaldemocraticismo bertinottiano come
Gagliardi, Curzi, Cannavò, Armeni. Quando si assumono i
paradigmi delle centrali del dominio criminale, ripetuti, ribaditi e
diffusi dai mainstream media,
c’è poco da meravigliarsi che si giunga agli abissi di
collaborazionismo ideologico di un Barenghi. Non c’è un editoriale,
corsivo, saggio, commento di questi soloni della sinistra
alternativa, dall’11/9 a questa parte, che faccia lo sforzo di
scrollarsi di dosso questi paradigmi e navigare nel mare aperto di
una ricerca libera, ulisside, senza nulla dovere a presunti dei,
semidei, o profeti, prima di averci piantato occhi, orecchi, o
denti.
E’ con una nevrotica ostinazione
degna di miglior causa che tutti questi si accaniscono nella
difesa, condivisa con arnesi Cia come Guliano Ferrara, o Massimo
Teodori, o fiduciari israeliani come Gad Lerner,
di cause ormai sputtanate da un minimo di decente informazione: il
Sofri “ingiustamente condannato”, di cui si sorvola sulle aderenze
tipografiche, societarie e famigliari CIA al tempo di LC, nonché
sugli appoggi a macelli e menzogne dell’imperialismo e sionismo da
almeno 25 anni; il Mario Moretti e soci che, dopo aver assistito
passivi e consapevoli alla liquidazione del gruppo fondatore delle
BR, non facevano un passo senza intorno ombre, appoggi,
appartamenti, sparatori, tipografie e macchinari dei servizi segreti
e P2-Gladio; la “contropulizia
etnica” in Kosovo di De Francesco, che avalla una “pulizia” serba
totalmente smentita. Oggi assumono anche i principi fondanti della
guerra preventiva nello “scontro di civiltà”, sui quali viaggia lo
sterminio planetario dei neonazisti di Washington. Non c’è peggior
cieco di chi non vuol vedere, da Slobodan Milosevic a Saddam, dai
finti pogrom anti-albanesi alle false stragi di curdi e comunisti,
dalle torture ai calciatori che sbagliavano passaggi, a una
“resistenza” definita tale anche se massacra civili nelle moschee e
decapita insieme delinquenti e poveracci onde togliere all’umanità
perbene ragioni per opporsi all’occupazione e al terrorismo
generalizzato di Stato di Israele e USA. Per Gabriele Polo, Rossana
Rossanda, Mariuccia Ciotta (di cui mi resta impresso un memorabile
articolo in difesa dell’Abu Ghraib per animali, detto Bioparco, di
Roma), Gagliarcurzi, un certo Cannavò, sono tutti sullo stesso
piano: terroristi decapitatori e stragisti alla rinfusa,
imperialisti occupanti, delinquenti CIA fatti governanti fantoccio.
Cosa resta per noi? Una qualche solidarietà con chi ha ragione?
Macchè, niente di niente: il caos, l’orrore, per Polo nientemeno che
l’audace “esodo” di negriana scemenza. E gli iracheni se la prendano
in saccoccia. Mettere tutti sullo stesso piano, carnefici e vittime,
è già un bel colpo per Wolfowitz-Cheney-Rumsfeld, tutti colpevoli
nessuno colpevole, l’astuzia di Craxi. Da lì, poi, all’inversione
del binomio carnefici-vittime, alla Barenghi, il passo è facile e
breve.
Che le decapitazioni siano segnate
da incongruenze sesquipedali; che tutto questo vada a beneficio
dell’attenuazione delle responsabilità genocide degli aggressori e
attutisca la rivolta dell’opinione pubblica, lacerata e paralizzata
da orrori uguali; che si finisca con l’insanguinare le prime pagine
con l’attentato di un guerrigliero palestinese, mentre un centinaio
di palestinesi, spesso bimbi, fatti fuori mese dopo mese da
occupanti illegittimi e feroci quanti altri mai, finiscono nei
trafiletti; che si viva in un paese dove tutte le stragi sono state
volute e guidate da Stato, Cia, massoni, mafia e servizi, che i
governi USA di tutte le risme praticano terrorismi diretti e
indiretti dal più grande olocausto della storia, quello degli
indiani, in poi; che gli attentati dell’11/9 siano stati dimostrati
della stessa pasta dell’”Operazione Northwood”, desecretata, con cui
il governo Kennedy progettava di giustificare la guerra a Cuba dove
aver ucciso, per finta mano cubana (proprio come con Al Zarkawi),
alcune migliaia di cittadini USA; che a Washington è arrivato al
potere con il trucco un gruppo di criminali le cui mani grondano
sangue peggio di quelle di Attila o di Goffredo da Buglione; che
tutto il “terrorismo islamico” nasca da un progetto USA, pianificato
dalle lobby sioniste insinuate nel potere da Reagan in poi,
finanziato dal National Endowment for Democracy, organizzato dalla
Cia e portato avanti con la sua creatura Al Qaida dall’Afghanistan
della guerra antisovietica, ai Balcani da uccidere, a Algeria e
Sudan da destabilizzare, a Iraq dove la più nobile e vincente guerra
di popolo dal tempo del Vietnam deve essere screditata e satanizzata
a tutti i costi; che voci deboli, ma serie, ragionate e documentate,
fortunatamente numerosissime in ambienti non sospettabili, abbiano
con enorme fatica e a rischio di destino e vita raccolto le prove di
tutto questo e di mille altre cose ancora… è mai possibile che non
conti per chi si assume la responsabilità, l’onore e l’onere di
rappresentare e soddisfare la sete, il bisogno di verità delle masse
vittimizzate dalla menzogna padronale?
C’è stato uno di questi importanti
giornali, dai quali per molti di noi dipende tutta l’interpretazione
del mondo, che si sia dato un calcio al culo per la subalternità
mostrata in certe decisive campagne di inganno, Jugoslavia, Taleban,
terrorismo islamico, e si sia ravveduto, alla faccia della vanità e
della protervia corporativa, con almeno qualche briciola di
aggiustamento? Che so, che in Kosovo non c’erano fosse comuni, e
neanche in Iraq, che i profughi erano manipolati e ingigantiti, che
Milosevic non era un despota, che i suoi antagonisti di Otpor erano
una combriccola Cia, che sono state contate ufficialmente solo 2800
vittime di tre anni di guerra civile e 78 giorni di bombe a tappeto
e di tutte le etnie presenti in Kosovo, serbi e rom in testa?
Oppure, che con Saddam l’Iraq è uscito da un sottosviluppo
britannico nero e in vent’anni si è posto al pari di Cuba per
sviluppo e diritti sociali (umani anche quelli, almeno per gli
iracheni)? E, ora, che appare chiaro come il sole che la Cap Anamur
ha innescato consapevolmente, con la sua truffa, la corsa alla
ricolonizzazione del Sudan? E la Cecenia, dove non fate che i
pappagalli della più perfida cospirazione occidentale contro un
popolo che continua a ripetere di non volerne sapere dei suoi
“liberatori” macellai? Ma non vi è bastato che qualcuno più corretto
tra voi abbia elencato tutti i punti che dimostravano come la
decapitazione di Nick Berg fosse un falso, venisse per obnubilare le
immagini dei torturatori USA, per pensarci due volte prima di
tornare, con Baldoni e i francesi e i nepalesi, a ravanare nella
melma delle equivalenze, dei “terrorismi islamici”, nelle
scempiaggini politically correct del terrorismo provocato dagli
abusi occidentali. Non vi rendete conto che tra voi e il presidente
del Senato Pera, che rilancia alla grande il berlusconbushismo dei
selvaggi da civilizzare, rimangono solo sfumature, che si rischia di
far parte di un mostro a due teste, come quello insegnatoci dalla
Chiesa Cattolica in duemila anni: Inquisizione da una parte e San
Francesco dall’altra, vescovi nazisti alla Stepinac santificati e la
Caritas che porta coperte alle vittime nei suoi lager. Tutti con la
croce in mano. Vi piace proprio un ruolo del genere?
Chissà se un giorno vi colpirà il
fulmine di una semplicissima verità: o denudiamo l’imperatore e da
sotto le sue vesti tiriamo alla luce di tutta l’umanità il suo, suo,
suo e solo suo terrorismo (e chissenefrega dei cretini della
manovalanza), distruggendone l’alibi, o siamo davvero fottuti. Voi
compresi. Non ce ne sarà più per nessuno.
Un kibbutz in
“Liberazione”: come ti svio dai crimini sionisti
Guido Caldiron è uno che scrive su
“Liberazione”, organo del PRC. Ci scrive più spesso di tutti e su
questioni tra le più delicate. Il suo ambito è la cultura, ma non
solo. Il suo ambito è l’universo mondo quando si tratta di
antisemitismo. No, no, cosa avete capito? Qui non si parla
dell’antisemitismo che tutti conosciamo, di cui abbiamo tragiche
testimonianze ogni giorno, che pare costituire la
Weltanschauung”, la
degenerata costante culturale ed ideologica del tempo, per dirla
ancora in tedesco (dopotutto, chi ha pensato meglio di loro?), lo
Zeitgeist dell’ultimo e
di questo secolo. Il Caldiron non si occupa di questo, non da la
minima importanza a un antisemitismo che cerca di liquidare due
popoli semiti, palestinesi e iracheni, in un botto solo (poi
verranno gli altri: Siria e Sudan sono già in lista d’attesa), non
se la prende con una campagna planetaria che, innescata
sapientemente da non semiti l’11/9, ha per obiettivo 300 milioni di
semiti arabi e, per sovraprezzo, un miliardo e quattrocento milioni
di loro correligionari. Neppure riserva grande attenzione neppure a
quell’ atteggiamento europeo verso semiti arabi e verso musulmani
che minaccia di superare in efficacia il pogrom contro quegli altri
semiti attuato, sempre da queste parti, negli anni ’40 e ’50. No,
Caldiron punta più in alto, è uno specialista, ha il dono
dell’originalità. Mica si fa offuscare la vista dalla caccia
all’arabo in atto in tutti e cinque continenti, vuoi con le bombe,
vuoi con soluzioni finali alla Sion, vuoi con la repressione
poliziesca, vuoi con l’ostracismo sociale. Lo sguardo di Caldiron
trapassa tutto questo e va a fissarsi su cose che quasi nessuno
riesce a vedere: l’antisemitismo imperversante contro gli ebrei,
così spesso mascherato da antisionismo e da critiche alla politica
di Israele. Caldiron non si fa fregare e, tra un inno alla cultura
jiddish il lunedì e la recensione apologetica all’ennesimo libro
dell’ennesimo finto dialogante israeliano il martedì, e il silenzio
sulla cultura palestinese nei giorni dispari e pari, sa bene quale è
il male del tempo: la perdurante, dilagante, universale campagna
antisemita, intesa come persecuzione degli ebrei. No, ancora una
volta no: mica si riferisce ai fascisti e post e cripto e para-tali.
Figurarsi, con l’ottimo Gianfranco Fini che va a Gerusalemme tenuto
per mano dal capo delle comunità ebraiche, o con l’altrettanto
ottimo La Russa e camerati che sfilano sotto le bandiere israeliane
(“dal Nilo all’Eufrate”)dal Campidoglio alla Sinagoga per zittire e
smerdare quei facinorosi antisemiti autentici che, dall’altro lato
della piazza, gridano “Sharon boia”.
No Caldiron la sa più lunga:
l’antisemitismo senza ebrei è un controsenso, un’invenzione
demagogica e strumentale, anche se al momento pare ci siano qualcosa
come alcune centinaia di milioni di semiti criminalizzati e
perseguitati fino all’estinzione da meno di mezza dozzina di milioni
di altri semiti che però, istituzionalmente, nascono crescono e
muoiono vittime, hanno l’arma termonucleare, praticano il terrorismo
e vengono intrattenuti con il Gioco del Piccolo Torturatore dai più
potenti e prepotenti genitori che inerme bimbetto abbia mai avuto.
In questo senso Caldiron Guido, ben supportato da un consimile
Salvatore Cannavò, la cui furia dialettica si dispiega al meglio
quando gratta nelle ferite inferte al mondo “dal terrorismo
islamico”, o fa altre argute analisi geopolitiche del genere, ne ha
fatte più di Carlo in Francia e, senz’altro, la comunità ebraica
italiana, la più silente su quanto viene perpetrato nell’espropriata
(o ci siamo dimenticati?) Palestina, non mancherà di esprimergli
adeguato consenso e apprezzamento. Soprattutto quando, contro venti
e tempeste soffiate da importune verità, il suo giornale riesce a
rivoltare la frittata di quell’enorme fiasco che fu la “ragazza
ebrea aggredita da maghrebini nel metro a Parigi” (provocazione
stavolta fallita, diversamente da tante altre che alimentano il
vittimismo ebraico a fronte dell’olocausto palestinese), tornando
sulla bolla scoppiata con questa fulminante argomentazione: la
bugiardona non avrà detto una sua verità, ma ha detto una verità
universale! Mio padre diceva: se non è vero è ben trovato.
Ma recentemente (29 agosto 2004), il
Nostro è riuscito in un’impresa che ha del sovrumano. Ha colmato di
immagini, riquadri, e uno smisurato articolone ben due pagine di
“Liberazione”. Ha titolato “La rivoluzione conservatrice di George
W.Bush”, ha messo l’occhiello “Alla vigilia della convention
repubblicana, che si apre lunedì a New York, viaggio nelle radici
politiche e culturali della Nuova Destra americana” e, senza falsa
modestia, ha sottotitolato “Un bilancio del percorso compiuto fin
qui dai nuovi conservatori. Un’occasione per cercare di capire come
il blocco ideologico e sociale che ha portato Gorge W. Bush a
guidare il paese più potente del pianeta, potrà essere sconfitto di
qui a pochi mesi”. Mica male, no? C’era da leccarsi i baffi prima
ancora di inciampare nel sottotitoletto “La genesi della coalizione
delle destre”. Ebbene sì, Caldiron ha viaggiato. Un po’ come quei
poveri ronzini delle nostre antiche botticelle, con i due lembi neri
di cuoio accanto agli occhi.
Insomma, Caldiron ci ha scaricato
addosso una chilata abbondante di piombo sul “chi siamo, da dove
veniamo, dove andiamo” della banda Bush, riuscendo al contempo di
non dire una parola, di non menzionare un nome, di non rintracciare
un segno che facesse riferimento alla squadra da cui
l’ex-alcolizzato redento e evangelizzato è stato selezionato ed
esposto nelle vetrina dell’ipermercato della menzogna nordamericana.
Li avete presenti? Non vi dicono niente i nomi degli ideologi,
propagandisti, lobbysti, programmatori, della “guerra preventiva”,
altrettanti criminali cospiratori che da prima di Reagan e per tutti
gli ultimi trent’anni hanno lavorato per arrivare dove Bush è stato
messo adesso e per esercitare sull’universo mondo un terrorismo da
inevitabile, ineluttabile apocalisse? Un bel quadro ve lo potrebbe
fornire il libro di Mauro Bulgarelli “L’Impero invisibile”, dove
trovereste anche tutti i riferimenti, i documenti, le citazioni,
insomma le prove di una congiura in cui tutti, ma proprio
tutti i protagonisti sono estremisti della comunità ebraica
statunitense: autentici neonazisti per i quali resta aperto solo un
interrogativo: se nella loro crociata di sterminio dei peccatori e
di colonizzazione degli schiavi debba avere la parola definitiva
Israele o gli USA, se cioè la potenza sterminatrice statunitense
serva da apripista per gli scopi israeliani in Medio Oriente, nelle
metropoli, nelle risorse, oppure se sia l’ideologia razzista ed
espansionista del sionismo ad aver fornito agli USA, in combinazione
con il fondamentalismo evangelico e la tolleranza papalina, la base
etico-religiosa per la guerra totale di appropriazione del mondo.
Eppure sono nomi che rimbalzano tra le
carte, o no? Sono tutti ministri, segretari, sottosegretari,
vice-sottosegretari, consiglieri, direttori, esperti dell’attuale
amministrazione. Sono tutti in pasta per milioni di dollari con il
complesso militar-industriale, con le milizie mercenarie, con le
multinazionali della ricostruzione di quanto l’apparato
militare distrugge. Sono tutti sicofanti di Sharon e viceversa.
Prima o poi hanno tutti coperto spie di Israele. Michael Ledeen,
teorico del fascismo universale, Zgbniev Brzezinsky, uomo della
grande scacchiera tutta americana, Lewis Libby, protagonista di
quell’Iran-Contras con il quale, mentre si fingeva di dare appoggio
diplomatico a Saddam, onde sputtanarlo negli ambienti
antimperialisti, si armava fino ai denti l’Iran e con il ricavato da
ciò e dal traffico di droga si faceva fuori il Nicaragua; Richard
Perle, detto anche “principe delle tenebre”, malvivente in affari
d’armi con Adnan Kashoggi; Donald Rumsfeld, basta la parola, ma
anche il suo progetto per un Gruppo “Proactive Preemptive” che
avrebbe dovuto compiere azioni terroristiche da attribuire ai
presunti terroristi nemici; Paul Wolfowitz, star di tutte le
associazioni per delinquere succedutesi negli USA in questi decenni,
Trilateral, Bilderberg, PNAC, disco rotto della frase “Dobbiamo
assumere le necessità di assicurare con ogni mezzo la supremazia
americana nel mondo”; William Bristol, primo consigliere di Bush e
direttore del PNAC (Project for a New American Century); John
Bolton, segretario di Stato per il controllo degli armamenti e
leader della ONG dell’infiltrazione USA USAid (quella che per prima
lanciò “l’allarme Darfur”, così splendidamente raccolto dalla nostra
stampa di sinistra); Richard Armitage, pluricondannato per
Iran-Contras, azzardo e droga, protagonista dell’operazione
“Phoenix” che liquidò in Laos qualcosa come 35.000 civili; Elliott
Abrams, protagonista assoluto dell’Iran-Contras, sottosegretario di
Reagan che ha coperto i massacri compiuti da commando americani in
Guatemala e Salvator. Ce ne sono altri, da superare la spedizione
olimpica degli USA: Samuel Huntington (“Scontro di civiltà”), Paul
Nitze, Eugene Rostow, Max Kampleman, Iames Woolsey (direttore Cia),
Phyl Kaminsky, Dick Cheney, Douglas Feith (export-import di armi con
Israele)…. Nove su dieci sono esponenti autorevoli della comunità
ebraica: E’ un caso? Provengono tutti dalla covata di Reagan, sono
tutti delinquenti coinvolti pubblicamente in commerci di droga,
stragi, conflitti di interessi, operazioni sporche. Ovunque sono
arrivati, hanno collocato al potere la criminalità organizzata,
dalla Jugoslavia alla Georgia, dai dittatori sudamericani alla
Russia di Eltsin, dalla repubbliche centroasiatiche all’Iraq.
Sono tutti membri delle varie lobby, o
think tank
(serbatoi di pensiero) che, negli ultimi trent’anni, hanno
lavorato per formulare e imporre la politica statunitense della
guerra preventiva, dell’uso del terrorismo e dei massacri
indiscriminati: Committee for
the Present Danger, American Enterprise Institute, Council on
Foreign Relations, JINSA (Jewish Institute for National Security
Affairs), Project for the New American Century (PNAC), Center for
Security Policy. Sono quelli del mezzo trilione di
bilancio per le guerre, degli scudi stellari, della necessità di
eliminare con Saddam le sue “armi di distruzione di massa”, del
Patriot Act, dell’appoggio incondizionato a Israele,
dell’invenzione, finanziamento, addestramento, armamento e direzione
di Al Qaida, del traffico di droga tra Colombia, Afghanistan e USA
che gli porta in cassa ogni anno qualcosa tra 500 e 1000 miliardi di
dollari, della guerra preventiva e permanente, del ricupero del
controllo sull’Africa, degli Stati Canaglia, del Plan Colombia, dei
golpe e complotti contro Hugo Chavez e la rivoluzione bolivariana,
degli “stretti legami tra Iran e Al Qaida” (propagandati
incredibilmente nell’ultimo numero da un cialtrone pachistano,
trasparente velinaro Cia, sul settimanale già di sinistra
“Avvenimenti”, e pensare che ci ho scritto per molti anni…),
dell’imminente assalto al Sudan, innescato da un paio di movimenti
“di liberazione” mercenari quanto il famigerato UCK kosovaro, della
frantumazione della Jugoslavia, Clinton o non Clinton, perché
presidenti democratici o repubblicani, non fatevi illusioni
Castellina e Rossanda, quelli stanno sempre lì, come le metastasi
nei neoplastici terminali e sempre lì, da Monroe in poi, sta l’idra
imperialista statunitense. Sono la ciccia e lo scheletro della
politica USA
Vi pare poco? Chissà. Comunque poco
deve sembrare al Guido Caldiron che, dotato di vista più lunga della
nostra, come già detto, punta direttamente e esclusivamente sul
fondamentalismo religioso protestante “come radici politiche e
culturali della nuova destra americana”, a parte, sul finale,
“alcuni ebrei americani che mollarono gli ormeggi e si allontanarono
dall’ala liberal del Partito Democratico”. Carino, no? Quasi
affettuoso. All’inglese:
understatement, minimalismo si dice da noi. Del resto del
mollare di “alcuni ebrei” è detta subito ampia giustificazione: la
Guerra arabo-israeliana del 1967…Ragazzi, le vie dell’antisemitismo
sono davvero infinite.
Lo sterminio eugenetico dei bambini sefarditi
Proverei a suggerire all’esperto di
antisemitismo del tabloid cartonato di Rc di procurarsi copia del
programma andato in onda in Israele il 14 agosto, alle 21, su
Channel Ten, per Dimona Productions, reperibile anche nel sito del
più liberal dei giornali israeliani:
www.haaretz.com/hasen/spages/458044.html. Si intitola “100.000
Radiations”. Partecipavano testimoni, esperti del Ministero della
Sanità, vittime. Ne devo notizia a Olga Daric. Grazie.
Con il pretesto di combattere la
tricofitosi (ringworm)
nella testa dei bambini sefarditi immigrati, perlopiù dal Marocco, o
rapiti dallo Yemen, il Ministero della Sanità israeliano, sotto la
supervisione di Simon Peres, acquistò nel 1951 negli Stati Uniti
sette macchine di Raggi X e li adoperò per un esperimento nucleare
di massa su un’intera generazione di cavie umane sefardite. A
100.000 bambini sefarditi vennero sparate in testa e sul corpo (non
coperto da protezioni) dosi 35.000 volte superiori alla soglia
massima di raggi gamma. Tali da friggergli il cervello. Per avergli
risparmiato gli esperimenti, a quel punto ufficialmente proibiti,
sui propri detenuti, o malati mentali, il governo USA versò a quello
israeliano 300 milioni di sterline israeliane all’anno, per una
somma che oggi varrebbe miliardi di dollari. 6000 bambini morirono
subito, gli altri svilupparono tumori che hanno continuato a
uccidere e uccidono anche oggi. In vita, le vittime hanno sofferto e
soffrono di epilessia, amnesia, Alzheimer, psicosi, emicranie
croniche. Essendo stato esposto l’intero corpo, i bambini
svilupparono difetti genetici. La generazione che sopravvisse
diventò in perpetuo la classe più povera, malata ed emarginata del
paese. Uno storico spiega nel documentario che l’operazione era
parte di un programma eugenetico mirato a eliminare le componenti
deboli o difettose della società. Mengele. Nel programma si indicano
i responsabili del progetto: Nahum Goldman, capo del Congresso
Ebraico Mondiale, Levi Eshkol, primo ministro, Shimon Peres, allora
direttore generale del Ministero della Guerra, Eliezer Kaplan,
ministro delle finanze, Jospeh Burg, ministro della Sanità, accusato
dai rabbini yemeniti di essere il responsabile del rapimento dei
loro bambini. E’ stata questa cabala che nel 1977 avrebbe poi eletto
primo ministro Menachem Begin. Alcune centinaia di spettatori hanno
visto questa trasmissione in Israele. Chissà se Guido Caldiron ne
vorrà sentire le impressioni, magari per confermare che davvero
infinite sono le vie dell’antisemitismo.
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