|
Pacifinti e pseudosinistri: agevolare le guerre,
rilanciare il "terrorismo islamico" a partire dall'11/9
BADOGLEMA, BERTISCONI, COFFELTRONI,MENAGUERRA ALL'OTTAVA
CROCIATA
1700 milioni ai militari, sprangate ai lavoratori:
contro il Libano e per lan Grande Guerra tra
Mediterraneo e Caucaso
07/10/06
NEBULIZZATORI E VIVANDIERE
La
boiata pazzesca di Enrico Deaglio.
La
figura più di cacca l'ha fatta, una volta di più, il
nebulizzatore mediatico (sapete, quando ci intossicano
con nebbie chimiche) Enrico De Aglio. Ed è stata
l'ultima di una lunga serie, per parte della quale sono
stato testimone. Il giovane, riccioluto e già
stempiatello Deaglio faceva parte di quei giovincelli
bene (Donat Cattin e co.) che s'inventarono Lotta
Continua, o piuttosto la sua degenerazione sofrista,
nella città della Mole. Neolaureato medico, all'impegno
ippocratico per gli infermi del mondo, preferì presto
l'impegno aristocratico per i raffermi della storia. Me
lo ritrovai accanto nell'Irlanda del Nord della lotta
vincente dell'Ira, già fortemente pencolante a destra e
verso un dialogante buonismo. Ovviamente gli ero
robustamente antipatico, anche perchè a me, dalla
Domenica di Sangue in poi, lassù mi conoscevano bene,
mentre dell'anglicizzante dalla erre moscia non si
capiva bene che pesce fosse. Che pesce fosse lo si capì
benissimo quando Deaglio mi succedette come direttore
del quotidiano "Lotta Continua", subitaneamente
trasformato da tromba per la carica contro capitalismo
e imperialismo in piffero hameliano (e ferrariano,
martelliano, craxiano, pannelliano, sofriano) del
riflusso e in lacrimatoio di femministe e maschietti in
disordine ormonico (vedere Liberazione di oggi:
nulla si crea, nulla si distrugge). Come l'intera loggia
sofriana dei Liguori, Panella (rivisitatosi dopo i
furori pro-Khomeini in islamofobo demenziale), Marcenaro,
Fossati, Lerner, l'omino di rincalzo Deaglio assurse per
suddetti meriti ai fasti dei media di regime.
Accreditatosi a sinistra con qualche servizio tv su
mafia e dintorni, si dotò del classico strumento dell'inchiappettatura
proletaria: un organo d'informazione finto sinistro,
che, da sinistra, sostenesse le mistificazioni dei
padroni e, oaggi, del nazisionismo: la democrazia e
l'autodifesa di Israele, "Milosevic dittatore", le
"pulizie etniche de serbi", "Sarajevo martire dei
serbi", "Saddam mostro sanguinario e gassatore", il
"terrorismo islamico", Al Qaida e, via via, tutta la
panoplia dell'intossicazione funzionale
all'intorpidimento delle coscienze-conoscenze e ai
crimini di guerra e contro l'umanità. Fino al rilancio,
dal fondo dell'abisso deontologico, dell'11 settembre.
Incurante di un autogol che il tempo renderà di
proporzioni planetarie, Deaglio si è esposto allo
sghignazzo dei sani di mente con quella copertina di
Diario che definiva "Una boiata pazzesca" la
definitiva messa in crisi della versione ufficiale
dell'11 settembre 2001 da parte di una ormai invincibile
legione di scienziati, tecnici, investigatori, analisti,
testimoni, politici, videografi di tutto il mondo, ma
soprattutto degli Usa. Povero Deaglio, aggrappato alle
contestazioni di livello Lego contro gli smascheratori
degli autoterroristi di Washington formulate da
Popular Mechanics, rivista pseudoscientifica,
esclusa da ogni consesso accademico serio, ma prodotta
da una lobby sionista legata ai più fascistizzanti
organismi della guerra globale nazisionista: American
Israel Public Affairs Committee (Aipac), American
Enteprise Institute (AEI), Heritage Foundation,
Washington Institute for Near East Policy, Jewish
Institute for Security Affairs (JINSA). In soccorso
del giornaletto caricato a molla da mani invisibili, ma
individuabilissime, si sono subito precipitati gli altri
reperti sofriani della più o meno camuffata cosca
neocon-sionista, Ferrara, Panella, Lerner, Pirani,
Panebianco, Lanfranco Pace (già mediatore tra Craxi e BR
e ora moglie di Giovanna Botteri), Daniele Bellasio (il
Carneade che fa da sottopancia a Ferrara nel Foglio
e i cui imbarazzanti nonsense con fattuale
puntualità Massimo Mazzucco, autore di uno dei
risolutivi filmati sulla patacca epocale, sbranò a
Matrix), supportati dagli ascari del "moderatismo"
musulmano in Italia. Con la forza di una trasparente
disperazione tentavano di opporre un'argine di carta, di
accostamenti strumentali ("fate come i Savi di Sion")
e di forzosi sarcasmi, di terrorismo nordico, che a
essere una boiata pazzesca fosse la versione
autoassolutoria dei petrolieri e armaioli guerrafondai
di Casa Bianca, Cia e Pentagono. Si era di fronte
all'evidenza di torri fatte implodere, di "dirottatori
suicidi" per un terzo ancora in vita, di paralisi
comandata delle più efficienti e collaudate difese aeree
del mondo, della scomparsa di ogni rottame di
giganteschi aerei-fantasma che fanno buchi larghi come
missili, dei DNA delle vittime nessuno dei quali
appartenente ad arabi, di una versione
ufficiale-gruviera, oltre tutto ostacolata e boicottata
con tutti i mezzi dalla Casa Bianca, dell'incapacità dei
pataccari di dare anche una sola risposta alle questioni
sollevate da centinaia di tecnici e di congiunti delle
vittime, nè a New York, nè a Washington, nè a Londra, nè
a Madrid, nè ad Amman.
Deaglio, parlaci di Amman.
A
proposito di Amman, 9/11/2005, quella volta nessuno potè
negare che davvero i turisti israeliani, su imbeccata
dei loro servizi segreti, furono prelevati dagli
alberghi che il giorno dopo saltarono per aria (vedi il
quotidiano israeliano Haaretz, confermato
dall'ex-capo dello Shin Bet.. Sarebbero stati
quattro kamikaze di Al Zarkawi (secondo la
rivendicazione di questo ectoplasma) con la missione di
"uccidere crociati, giudei e rinnegati (sciti)". Solo
che le bombe scoppiarono nei soffitti e i kamikaze, per
quanto addestrati dal dipartimento Cia "Al Qaida", non
sono mosche; che non rimase secco nessun crociato,
giudeo o rinnegato; che delle 54 vittime tutte, tranne
8, erano giordano-palestinesi sunniti partecipanti a un
matrimonio; che i rimanenti otto, il vero bersaglio,
erano cinque alti dirigenti palestinesi a colloquio in
una sala riservata con tre delegati del Ministero della
Difesa cinese. Nessun manifesto, o tantomeno
Diario, si preoccupò di riportare questi
stupefacenti e rivelatori fatti, pur disponibili su una
marea di siti internet e mai smentiti. Tornando alle
inoppugnabili smentite della patacca ufficiale
sull'11/9, di fronte a questa colossale slavina si è
seguita una strategia classica: prima seppellire tutto
nel silenzio mediatico, poi, fallito l'occultamento,
ridicolizzare e diffamare con lo sterotipo dei "complottisti"
(come se la teoria dell'Osama cavernicolo e
ipertecnologico non fosse complottista!), infine
reprimere. Negli Usa quanto è accaduto a parlamentari,
accademici e investigatori non ligi all'impostura
ufficiale (ostracismo, estromissione dagli incarichi e
dal lavoro, minacce e aggressioni), ci mostra che lì
sono già alla terza fase. Qui da noi si arranca, da
bravi ascari, indifferentemente destri o criptodestri
"di sinistra". Ma il pacchetto Pisanu, niente affatto
messo in discussione dal berlusconismo unionista, anzi
rafforzato secondo l'ideale glocal dal
coffeltronismo imperversante da Roma a Torino, da Milano
a Palermo, già offre gli strumenti per vendicare
l'umiliazione dei ridicolizzatori della fase due.
A
cosa serve il Diario.
Il
dibattersi patetico dei gazzettieri imperiali di
complemento, affiancato puntualmente dalle nuove uscite
di Al Qaida (ora anche in Palestina, come già due anni
fa, quando fu smascherata dai palestinesi come
infiltrazione israeliana) del lungamente defunto Osama e
di suoi presunti adepti, in filmati che sul piano della
credibilità, anche tecnica, urlano vendetta al cielo,
non serve solo a contenere la fiumana di rivelazioni,
documentazioni, incriminazioni, testimonianze del
Truth Movement ("Movimento per la verità"). Tra le
ultime, inesorabili, quelle dei vigili del fuoco che
udirono decine di esplosioni mentre le torri venivano
giù in caduta libera e che trovarono ancora settimane
dopo, nel profondo, metalli incandescenti a 7000 gradi
laddove il kerosene, presunto responsabile del crollo,
brucia a non più di 800 gradi e si esaurìsce in poche
decine di minuti). I rigurgiti lealisti dei sicofanti in
subordine, affiancati alle bufole video e telematiche
dei fantocci Cia in turbante, servono parallelamente a
convincere della immutata virulenza del "terrorismo
islamico", sia a poche settimane dal confronto
elettorale per il rinnovo delle camere Usa, sia nel
l'imminenza di un conflitto che, domata con l'Unifil
cripto-Nato la resistenza libanese e ristabilito
l'antico protettorato eurostatunitense con un
riequilibrio sociopoliticomilitare a favore delle destre
cristiano-druse, dovrà allargarsi a Siria, Sudan, Iran e
Caucaso. Appunto il Nuovo Medio Oriente di cui la punta
diplomatica dello stragismo nazisionista, Condoleezza
Rice, va blaterando anche nel sonno. E a questo punto,
di rincalzo ai discoboli dell'11/9 e ai dischi rotti del
"terrorismo islamico", entrano in scena le forze
speciali dei contractors, o mercenari. Non quegli
evidenti farabutti che erano andati a pescare la
pagnotta nel sangue degli iracheni, ma quei cantori
dello stereotipo d'intossicazione che, guidati dal
corifeo con giubbetto a stelle e striscie e cappuccio a
stella di Davide (chi tenga il bastone del comando tra
giubbetto e cappuccio è questione di uovo o gallina,
discussione oziosa: sono un cavallo che tira e un somaro
che spinge), allestiscono l'ambiente politically
correct perchè si finisca tutti al seguito della
nuova campagna di Russia.
I
maleinvecchiati.
Come per un tardivo tentativo di rimedio alle cadute
ormonali - megghiu commannari che futtiri -
primeggiano in questa fureria di caserma alcune anziane
icone della sinistra e del pacifismo. Da Pietro Ingrao e
dal ciarliero-a-ogni-sproposito Giorgio Napolitano,
viste le origini stalinissime, nulla di meglio era da
aspettarsi che un militante allineamento con la
puttanata dell'intervento "di pace e ricostruzione", sia
nell'Afghanistan della sparatoria universale contro gli
occupanti, a rincalzo degli anglo-canado-statunitensi
sconfitti, sia nel Libano, dove si va a difendere il
diritto degli israeliani di obliterare popoli, con
particolare gusto i bambini, e frantumare paesi. Quest'
Ingrao bertisconizzato s'è poi avvalso dei meriti
acquisiti nel sostegno rinnegato, opportunamente ex
post, agli eversori di Budapest e nella cacciata dei
cari consanguinei del manifesto, per dare
bushianamente addosso al Fidel infermo, ma assai meglio
ottuagenario di lui. A poca distanza da colui che l' ha
presa per i fondelli 40 anni fa, Rossana Rossanda,
consumatasi già abbondantemente nella difesa di un
indifendibile trombettista del peggio del peggio,
Adriano Sofri, e della genuinità di quell'inquinatissimo
minestrone di presuntuosi, suicidi, naives e infiltrati
che erano le BR, nonchè, al pari di Cheney-Sharon,
dell'autenticità di Al Qaida e dei suoi svolazzi Boeing
su torri e pentagoni, s'è buttata nella difesa di un
fantomatico dio cristiano tutto pace e amore. Quasi a
rincorrere le contumelie antislamiche del panzerpapa,
pure queste funzionali al riciclaggio della "guerra di
civiltà" dei subumani di Washington.
Lidia Menaguerra.
Sorvolando sulla maleodorante fangazza degli
ex-pacifisti e nonviolenti integrali ammucchiati in
Rifondazione, nella Tavola della Pace, in Cgil, Arci,
Ponte per e neocolumbristi vari, e anche degli ernestini
(copertura a sinistra di Bertisconi), con i loro
funamboleschi arzigogoli a giustificazione delle più
efferate imprese coloniali, la palma della depravazione
senile va una volta di più a
Lidia-ma-sì-andiamo-in-Afghanistan !-Menaguerra.
Fulminata sulla poltrona parlamentare dall'intuizione
della "riduzione del danno" (bombe dipinte di
arcobaleno), questa arzilla femminista nonviolenta con
le zanne pone la sua prosa liberazionista al servizio
delle frescacce del suo sponsor e del rincoglionimento
altrui. Auspicando che sul parossismo guerresco di D'Alema
e compari si rinnovino "le categorie analitiche, facendo
lavorare la fantasia", per biasimare chi il 30 settembre
ha marciato contro la sciagurata spedizione coloniale
euro-israelo-statunitense (altro che contraddizioni
interimperialistiche, furbetti veltroniani della Rete
dei Comunisti!), a rimedio del fiasco della giunta
militare di Tel Aviv, Lidia Menaguerra fantastica di un
intervento Onu che trasformi i resistenti Hezbollah, e
poi i Taliban e tutti gli eserciti, da combattenti in
attivisti "solo politici". Convertita al "realismo",
ovviamente fantastico, in cui si vince passando dalle
armi alla politica, come insegnano tutti i popoli che
così l'hanno preso nel culo, la nostra prepara armate
disarmate di caschi bianchi che finiranno col mettere
tutto a posto. Proprio come i missionari apripista della
regina Elisabetta I e di Cortez. Alle spalle di Lidia,
le disarmate schiere delle machofemministe del PRC che,
inalberando l'arma più micidiale di tutte, quella del
depistaggio, sull'oceano di sangue femminile e infantile
provocato dalle guerre cristiane stendono la cortina
fumogena del patriarcato islamico e del tonitruante
ordine del giorno:"Gli uomini uccidono le donne".
Condoleezza, Margaret Albright, Margaret Thatcher, la
Merkel che fa la donna-cannone al largo del Libano e
Messalina ringraziano. Ringrazia anche Bush.
A
proposito della marcia contro le operazioni dei
travestiti in Libano e Afghanistan, il 30 settembre, io
non c'ero perchè stavo con altri 3000 a Milano a
manifestare per Cuba resistente e vittoriosa. Erano
pochini quelli di Roma, mi hanno detto, certo per la
diserzione dei neopoltronizzati bertisconiani (sparita
la copertura istituzionale, si sono volatilizzate anche
le cornacchie pacifinte), ma forse anche perchè a certi
partecipanti, roteanti come derwisci tra opposti come
Veltroni, Unifil, Zarkawi e Moqtada e ahinoi
legittimati da un nobile corteo, molti compagni non
volevano mischiarsi. Comunque, onore ai Cobas che per
primi quella manifestazione hanno voluto e realizzato,
scoglio d'onore, di coerenza e di verità in una palude
di viltà, disonore, opportunismo e ipocrisia ernestina.
Pacifinti a supporto della criminalità di Stato.
Un dato che la storia sancirà determinante per la sconfitta
politico-morale della fauna umana di cui sopra è quello
implicito nel ghirigoro delle sue contorsioni
dialettiche a sostegno delle direttive propagandistiche
imperialiste: "interventi di pace o umanitari",
"democrazia", "diritti umani", "dittature", "fondamentalismo
islamico", "spirale guerra-terrorismo", Al Qaida, 11
settembre... Si tratta nè più nè meno che di un
oggettivo sostegno alla criminalità politica
internazionale. Della mafizzazione e integrale
corruzione della nostra classe politica tutta ci sono
evidenze politiche e giudiziarie che, a paragone,
renderebbero una conventicola di Amish la corte di
Amleto. Non c'è giorno, mese, anno, da De Lorenzo a
Gelli, da Marcinkus a Mani Pulite, da Berlusconi a
Unipol, dal Togliatti amnistiante al Cossiga che cerca
Moro con la P2, dalla Coop a Cuffaro, dagli spioni
Telecom alle collusioni tra D'Alema e gangsterismo
sanitario pugliese, che non ci schizzino in faccia
secchiate di quel fango. Ma il pesce puzza dalla testa e
la nostra testa sta a Washington (magari con l'ipofisi a
Tel Aviv). Quello che è indecente è assumere per buoni i
cardini propagandistici della mistificazione cerebrocida
anglo-israelo-statunitense, appunto "democrazia",
"terrorismo islamico", eccetera, pur nell'abbagliante
visione dello spettacolo osceno di uno Stato che
massacra l'umanità, provoca caos ovunque per installare
ovunque narcomafie. Non è più solo questione di bugiardi
matricolati che disintegrano paesi e uccidono popoli
sulla base di inesistenti armi di distruzione di massa,
terrorismi da loro inventati e praticati e "pericoli
mortali" vari. A fine settembre 2006, il
presidente-burattino degli Usa ha fatto passare, con il
pieno consenso dei repubblicani e di quasi tutti i
democratici, il Military Commissions Act, la
legge sulle commissioni (tribunali speciali) militari.
E' il coronamento del Patriot Act, fatto
scaturire dalle macerie delle Torri Gemelle, e del
processo di involuzione democratica e di repressione
sociale in direzione di una dittatura delle elites
padronali e militari, diffusosi velocemente a tutti i
paesi dell'Alleanza Atlantica, detta anche abusivamente
"comunità internazionale", alla faccia di quei cinque
miliardi che ne stanno fuori. La legge sulle commissioni
militari ha scaraventato dalla finestra quell'habeas
corpus sul quale si basava la conclamata democrazia
anglosassone. La filosofia di Hitler ha stravinto. E'
legalizzata la tortura, anche retroattivamente, con la
quale ottenere ammissioni tanto vere quanto è benevolo
il trapano che ti infilano negli occhi; si possono
utilizzare prove segrete o estorte; si può arrestare
chiunque ci si diverta a definire "sospetto" (di
attività fastidiose per l'ordine esistente), non c'è
bisogno di incriminarlo, nè l'arrestato può opporre le
sue ragioni o i suoi legali, lo si può detenere
indefinitamente senza accusarlo nè processarlo. Insomma
si cancella quanto questa specie in qualche migliaio di
anni si è data per proteggersi dagli eccessi
dell'inimicizia, dell'odio e della sopraffazione. Si può
eliminare dal consesso civile chiunque sia in disaccordo
con il capo di Stato (o di governo) sulla guerra al
terrorismo. Il corollario sono l'istituzionalizzazione
di esecuzioni extragiudiziarie, detenzioni e carceri
segrete, sparizioni, sequestri e extraordinary
renditions. La pietra angolare della divisione dei
poteri e dei controlli incrociati è disintegrata. La
"democrazia" è fuffa, la dittatura di multinazionali e
militari è sostanza. Guantanamano allargata al mondo. E
le nostre "sinistre" stanno in un governo e in guerre
che hanno per duce la marionetta cui la criminalità
statuale, economica e militare ha fatto sancire tutto
questo. E cosa fa l'organo del Bertisconismo? Pubblica
mezza pagina intitolata "Violenza e patriarcato: una
campagna europea contro la violenza sulle donne".
Andrebbe anche bene, se prima ci fossero quattro
paginoni intitolati "Violenza e imperialismo: una
campagna europea contro la violenza sui popoli e sulle
classi deboli". Concetti all'origine di tutto il resto.
O no?
Non solo petrolio. Narcostati dappertutto.
Usa,
Nato, Onu, coalizioni dei volenterosi, con l'Italia del
sergente D'Alema sempre in riga (anzi, protagonista
quale "settima potenza militare mondiale"), hanno
aggredito, ucciso, distrutto, creato caos e poi imposto
il potere della criminalità organizzata, o
centralizzata, o frazionata in bande all'azzanno
reciproco, in Somalia, Iraq, Kosovo, Bosnia, Croazia,
Albania, Montenegro, Iraq, Afghanistan, Haiti,
Centroamerica, adesso in Libano, domani in Siria, Sudan
e, terminata la collusione irano-statunitense nello
sbranamento dell'Iraq, in Iran. Altrove, senza guerre
guerreggiate, hanno favorito governi tirannici e
criminali: Egitto, Stati del Golfo, paesi del Sudest
asiatico, del Caucaso, dell'Africa, dell'America Latina.
Non sempre si tratta di petrolio, di acqua, di metalli o
di altre risorse naturali atte a mantenere a mollo in
piscine di Dom Perignon gli artigli dei vampiri. I
nostri media e politici di ogni stampo, impegnati come
sempre a reciderci i fili della memoria e quindi delle
connessioni, cianciano di "taliban e signori della
guerra che si finanziano con i proventi della droga".
Dicono lo stesso delle Farc colombiane che si oppongono
al genocidio domestico e alle brighe antivenezuelane del
capo-Gestapo Uribe. Non ne hanno la minima prova. Esiste
invece la prova inconfutabile che i taliban, nel
2000-2001, d'accordo con l'Onu, avevano sradicato quasi
per intero le coltivazioni d'oppio in tutto il paese,
tranne nelle zone sotto controllo dell'integralissimo
figlio adottivo degli Usa, Massud. L'aggressione
scatenata nel novembre di quell'anno, tolto di mezzo
l'equivoco "11 settembre e Al Qaida", non fu innescata
solo dal rifiuto dei taliban di far costruire alla
statunitense Unocal (AD Karzai) un oleodotto dal Caspio
all'Oceano Indiano, ma anche dall'insopportabile perdita
per il sistema finanziario occidentale, eminentemente
statunitense, del reddito da oppio, da eroina: secondo
gli enti che studiano quel traffico, tra i 500 e i mille
miliardi di dollari (compresi i flussi minori da
Latinoamerica e Sudest asiatico) che ogni anno entrano
nel circuito di quelle banche e di quelle istituzioni
economico-finanziarie che, oltre ad ingrassare e
crescere di potere, sostengono gli sforzi elettorali dei
propri terminali politici in Congresso, Senato,
Presidenza e governatorati. Se ne chieda conferma alla
regina dei furtri con destrezza Goldman Sachs del noto
Mario Draghi... Tant'è vero che subito dopo l'invasione
Usa, la produzione di oppio crebbe in modo esponenziale
e inarrestabile, soprattutto nelle aree sotto controllo
degli occupanti e dei signori della guerra loro amici.
Rispetto al quasi azzeramento del 2001 (185 tonnellate),
nel 2006 si è arrivati a un aumento del 3200% e a 7mila
donnellate che forniscono il 92% dell'eroina consumata
nel mondo. Il 95% del profitto va al crimine organizzato
e al sistema bancario ufficiale. Gli spiccioli vanno ai
contadini e primi rivenditori: sul mercato
internazionale l'eroina si paga 100 volte quanto viene
elemosinato ai coltivatori. Il traffico di droga è il
più remunerativo dopo quello del petrolio e delle armi e
uccide anche meglio le presenze di troppo. Figurarsi se
una banda di gangster come quella che da decenni governa
gli Usa poteva lasciarsene sfuggire il controllo o
insterilire le fonti. I massimi produttori di narcotici
nel mondo sono Afghanistan e Colombia, entrambi paesi a
regime criminale fabbricato negli Usa e fortemente
criminalizzati e militarizzati dalle successive
amministrazioni di Washington. Innumerevoli documenti
provano il ruolo egemone della Cia nello sviluppo dei
triangoli della droga sudamericano (Colombia, Perù,
Bolivia, recentemente Messico) e asiatico (Afghanistan,
Cambogia, Tailandia, Kurdistan). C'è poi una
collaborazione internazionale esplicita nel garantire
il controllo dei corridoi di transito in Centroamerica,
Caraibi con Haiti, Messico, e in Kosovo e Kurdistan
iracheno (i cui due capitribù narcotrafficanti, Talabani
e Barzani, sono addirittura ai vertici dello Stato
fantoccio iracheno e del Kurdistan autonomo sotto pieno
controllo israeliano). L'Italia degli Andreotti e
Berlusconi, del convivente con la mafia Lunardi, dei
Provenzano e Riina e dei colletti bianchi cui fanno da
gorilla, del D'Alema "liberatore" del Narcokosovo, ma
non solo, delle commissioni antimafia rinviate ad
libitum, in questi giochi fa da comprimario. In Libano
si tratta di restaurare la coltivazione dell'oppio nella
Valle della Bekaa, a suo tempo sostituita a quella della
canapa indiana da Rifaat el Assad, zio dell'attuale
presidente siriano, noto fiduciario della Cia, cacciato
dall'ex-presidente Rifaat el Assad e che ora, da Londra,
trama con chi sta lavorando al regime change a
Damasco, a seguito dell'assassinio di Rafik Hariri per
evidentissima mano Mossad e dell'invasione di
"interposizione" (tra il popolo libanese e i suoi
difensori) Onu.
1700 milioni per un esercito da Grande Guerra.
Ciò che il berlusconismo senza sghignazzo e dal volto
prodiano toglie ai malati, ai pensionati, ai precari,
agli statali, a professori, ricercatori e studenti, agli
enti locali e ai loro amministrati, lo riversa dritto
dritto nei suoi destini colonialisti d'accatto. Prodi
come Crispi, D'Alema come Graziani o Badoglio. Tutti
fattorini storicamente al guinzaglio di una potenza
autentica dai cui banchetti raccogliere gli avanzi
buttando sul tavolo qualche migliaio dei soliti morti.
Altro che multilaterialismo sotto l'egida dell'Onu,
fosse mai esistito! Altro che Europa che si erge a
contenere, con l'alternativa armato-umanitaria, lo
strafare dell'amministrazione Bush! Bisogna essersi
fatti di acidi potenti per teorizzare nel contesto
attuale su contraddizioni interimperialistiche tra gli
Usa, cari alle nostre destre, e un'Eurasia vaticinata da
aggregati criptodestri e rossobruni vari.
La
1701 di Annan e Consiglio di Sicurezza, scritta sotto
dettatura israeliana e che cammina sulle gambe di chi
grida più forte "difendere gli aggressori cronici e
neutralizzare le vittime perpetue", è inficiata già solo
dall'aver puntato lo sguardo arcigno e rampognante verso
gli stupefacenti e, dunque indecenti, partigiani
libanesi e dall'averlo ostentamente distolto dalla
mattanza perpetrata da Israele a Gaza e in Cisgiordania
(serialkilleraggio più o meno mirato, genocidio
biologico e infanticidi per 230 ammazzati in un mese,
coltivazione del caos interpalestinese), dagli Usa e
relativi squadroni della morte cogestiti con Israele e
Iran nella voragine irachena (100 torturati e
giustiziati al giorno), nonchè dalle pesantissime
sconfitte subite dalla "civiltà occidentale" nello
stesso Iraq e in Afghanistan. Ora dal Golfo Persico-Mare
Arabico al Mediterraneo Orientale si è formata, grazie
al pretesto pacificatore Onu e Nato, una gigantesca
tenaglia militare attorno al cuore di quello che a
Washington viene vaticinato come la colonia "Nuovo Medio
Oriente", il più possibile spopolata da proiettili,
uranio, fame, malattie e squadroni della morte di
salvadoregna memoria.. In questa Grande Armada il
governo di - ha-ha-ha - centrosinistra, che porta
accocolati sulle spalle due grilli parlottanti, le
"sinistre" del PRC, ha buttato, strappandoli dalle fauci
insaziabili dei redditieri da una pizza al mese, i 600
milioni e passa dello stanziamento annuo per gli ascari
in Libano e i 1700 per armi con cui attrezzare gli
stessi con le più moderne tecnologie, onde ristabilire
tra i selvaggi il sano ordine cristiano di Isabella di
Spagna e Vittoria d'Inghilterra.
Verso l'assalto euro-statunitense all' "Asse del male".
Atomiche e contractors.
La
drammatica sconfitta del superpotente esercito
israeliano e, insieme, di tutto il paradigma di un
Israele civile, democratico e minacciato, su cui si
reggeva l'equilibrio sionista-imperialista mediorientale
dopo la sconfitta dell'Iraq nell'immaginario collettivo,
ha fornito il pretesto per perfezionare quell'apparato
bellico che da parecchio tempo era nei progetti
colonialisti dell'eurostatunitense imperialismo
collusivo, ancora per lungo tempo non collidente. La
messa in posa di quell'apparato nel Mediterraneo
Orientale è caratterizzata essenzialmente da forze di
terra e navali israeliane e Nato, in ogni caso di paesi
che quasi tutti hanno stretti legami di collaborazione e
coordinamento militare con Israele, dentro o fuori dalla
Nato. Nel Golfo e nel Mare Arabico, invece, l'armata
navale è in massima misura statunitense, con
partecipazione britannica, australiana e canadese. Nel
complesso si tratta del più vasto schieramento, perlopiù
nucleare, dalla Seconda Guerra Mondiale. Washington vi
ha addirittura impegnato la propria Guardia Costiera,
mai prima uscita dalle acque territoriali. Solo contro
Hezbollah o la trionfante Resistenza irachena? Il teatro
bellico a cui queste due mastodontiche presenze fanno
riferimento si estende a nord verso il bacino del Caspio
e, a est, verso il Pakistan e il confine cinese. Nella
fase attuale, la militarizzazione del Mediterraneo
Orientale, genericamente sotto giurisdizione, anche se
non formale, della Nato, condotta sotto la maschera
della missione di interposizione Onu ai termini della
risoluzione 1701, è finalizzata a ristabilire gli
equilibri filo-occidentali e filo-israeliani sconvolti
dalla forza delle masse resistenti in Libano e a
penetrare poi in profondità verso Damasco, senza
preoccupazione alle spalle. Questo formidabile
potenziamento navale - flotte e truppe da sbarco
israeliane, italiane, spagnole, francesi, danesi,
greche, olandesi, belghe, turche tedesche (per le quali
il cancelliere Merkel ha travolto le obiezioni libanesi
a un dispiegamento all'interno delle acque territoriali
libanesi. A proposito di sovranità...) - ha solo per
scopo collaterale il disarmo di Hezbollah e dei
combattenti comunisti. Una tale potenza militare
d'attacco, comprendente sommergibili e sommozzatori, può
essere solo diretta contro Stati, Siria, Sudan o Iran
che siano. Tanto più se si pensa al suo coordinamento
con la pianificazione di attacchi aerei, come previsti
in CONPLAN 8022 fin dal 2004 (altro che
invasione occasionata dalla cattura di soldati
israeliani, del resto in pieno territorio libanese). Nel
maggio 2004 Bush emanò la Direttiva Presidenziale per la
Sicurezza Nazionale NSPD 35 che autorizza
l'impiego di armi nucleari. Il riferimento è alla
dislocazione di armi nucleari tattiche nel teatro
mediorientale in ottemperanza a CONPLAN 8022.
Non mancano neppure gli avvoltoi della bisogna, i
contractors, o mercenari che, Piero Sansonetti ("i
nostri ragazzi") permettendo, dir si voglia. Gli Emirati
Arabi, staterello cliente del Golfo, hanno avuto il
mandato di sminare i territori del Sud Libano infestati
dalle bombe a grappolo degli stragisti di Sion. Ma
mettono solo i soldi. L'incarico è stato subito
appaltato, per 5,6 milioni di dollari l'anno, a una
società britannica di sicurezza, Armor Group
International. L'Armor Group International ha
fornito servizi di sicurezza agli Usa in Iraq, nel Golfo
Peersico e in Afghanistan, nonchè per compagnie
petrolifere in Saudia, Giordania, Kuwait, Nigeria e
Azerbaijan. Come nel caso di una nota ditta italiana e
di altre società angloamericane, lo sminamento non è che
la copertura per l'impiego di mercenari, professionisti
dell'assassinio e della tortura. Dovranno scovare e far
fuori i partigiani libanesi mischiati alla folla?
Sequestrare e deportare sospetti? Individuare i depositi
d'armi? Eseguire provocazioni da attribuire a Hezbollah?
Non è questo il loro mestiere? Del resto qual'è la
sorpresa? Quante volte voci autorevoli israeliane,
militari e civili, hanno perorato e anticipato un attaco
a Siria e Iran? Quante volte tale attacco è stato
ipotizzato dai media e dagli esperti? E se la Siria o
l'Iran vennissero attaccati, un modo per reagire e far
male agli aggressori sarebbe quello di infliggere danni
all'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, tra Azerbajan e
Turchia, inaugurato lo stesso giorno dell'attacco
israeliano al Libano e realizzato da una confluenza
d'interessi euro-statunitensi per sottrarre ai russi il
controllo del petrolio del Caspio. La Grande Armada
del Mediterraneo, in cui facciamo la parte del
vieni-avanti-cretino, serve anche a bloccare un simile
colpo.
Dal 1945 mai tanta concentrazione di forze offensive.
Sul
lato sudorientale di questo scacchiere, c'è un
concentramento navale tale, da far apparire l'invasione
dell'Iraq e l'eliminazione del governo antimperialista e
antisionista di Saddam come un primo passo per
l'accerchiamento di altri obiettivi in direzione est e
nord-est. Incrociano nel le acque del Golfo - anche a
impedimento di una chiusura degli stretti di Hormuz,
vena giugulare del petrolio, da parte di Tehran -
corazzate, portaerei, incrociatori, motovedette,
fregate, navi d'appoggio, sommergibili e forze
antisommergibili (l'unico paese che dispone di
sommergibili è l'Iran), con un'integrazione aerea di
cacciabombardieri ed elicotteri d'assalto, che
sembrerebbe inutilmente dispendiosa una volta eliminata
le capacità offensive dell'Iraq e certamente
sproporzionata rispetto alle storiche katiuscia, "organi
di Stalin", dei partigiani libanesi Se a questa
drammatica militarizzazione si aggiungono le tensioni
provocate dal candidato Nato Georgia, del fantoccio
amerikano Saakashvili, con la Russia, la
destabilizzazione rinfocolata dalla Cia in Cecenia, le
provocazioni antirusse dell'Azerbaijan si percepisce
come la partecipazione italiana alla "normalizzazione"
del Libano sia soltanto un tassello di una strategia
assai più ampia e infinitamente più pericolosa. E,
comunque, un tassello al servizio dei progetti
geostrategici Usa e del suo esecutore in loco Israele.
Progetti che, iniziati da Bush padre con la prima guerra
del Golfo, proseguiti da Clinton con la liquidazione di
un focolaio antagonista in Somalia, punto strategico
fondamentale, e con la disintegrazione della Jugoslavia,
baluardo anti-Nato verso Est, rilanciati alla grande da
Bush figlio sfruttando l'autoattentato dell'11/9 e
replay successivi in Europa e Asia, sembrano ora
andare verso il culmine della parabola con la Grande
Guerra per il Nuovo Medioriente. In questa andrà
integrato anche il renitente Sudan, grande stato
arabo-africano sfuggito finora alla progressiva
balcanizzazione della regione lungo linee
etnico-confessionali, e contro il quale il Grande
Inciucio Umanitario sta utilizzando l'altra strumentale
mistificazione: "la tragedia umanitaria del Darfur". Si
sentono echi di balle kosoviane, ma Franco Giordano, il
microbertinotti segretario del PRC in disarmo, non vede
l'ora di "andare anche in Darfur".
Questo, cari amici che siete riusciti a seguirmi fino in
fondo a questo serpente boa, è quanto sostiene il
governo che abbiamo voluto al posto del
pagliaccio-mascalzone. Ai gessati da gangster sono
succedut le grisaglie del banchiere da rapina e, di
domenica, la tenuta da mozzo nel naviglio d'altura dei
padroni. La sinistra vera è in immersione, coloro che
dicono di rappresentarla hanno le braghe attorno alle
caviglie, non portano neanche le mutande e se ne dicono
fieri. E no dire che è qualunquismo. E' vomito. Il
disordine sotto il cielo e grande, la situazione è di
merda.
|