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LETTERA APERTA AL SEGRETARIO DEL
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
13/09/2004
Caro Fausto,
ti scrivo per invitarti a dimetterti
da segretario del nostro partito per evidente incompatibilità con le
sue ragioni fondanti e per decine di violazioni del nostro statuto
e, in caso che non te ne convincessi, per assicurarti tutto il mio
impegno – modesto, ma la penna, come sai, logora più del piccone –
al tuo “impeachment”.
Il nostro rapporto è chiaramente
diseguale e sbilanciato, come quello tra signore e plebeo: io
blatero contro di te come quel cane solitario che senti latrare
lontano nel buio, a volte un altro cane risponde, a volte diventa un
piccolo coro, poi rimane di nuovo quel primo, solitario. Tu dormi,
appena una piccola scossa di fastidio quando quelli sbraitano un po’
troppo forte, poi ci pensano il fattore, i braccianti, a ridurre al
silenzio quel fastidio tra gli sterpi della tua campagna, basta un
sasso ben mirato. Non ti sporchi le mani, tu.
Sonnecchi anche ora, mentre io mi
accingo ad abbaiare con la stessa furia e frustrazione con cui il
bassotto Nando, te lo ricordi? usa perennemente, perennemente
invano, lanciarsi dietro ai piccioni. Quelli scattano, scagazzano su
di noi, volano alti e Nando non ce la fa a mettergli neanche un
pizzico di sale sulla coda. Allora cercherò di infilarmi tra i
tendaggi del tuo baldacchino per provare, io, a metterti un po’di
sale sulla coda, prima che ti riesca l’impresa dei piccioni. Di quel
sale noi di Rifondazione ce ne trasciniamo dietro, accumulato negli
anni, quanto ne portavano i barconi danubiani che da Salisburgo
viaggiavano a solleticare i palati dei visir della Sublime Porta.
Questo sale, però, non è per il tuo palato, è per la tua coda, che è
lunga e paglierina.
Simona e gli
altri
Di solito in un’ epistola come questa,
in cui si ricostruisce una vicenda, si parte da lontano e si arriva
vicino. Lo vogliono cronologia, logica e buone maniere. A me, però,
oggi incombe un ineluttabile punto di partenza. Anche come
architrave di quanto andrò abbaiandoti e ringhiandoti dietro.
Conoscevo Simona Torretta, la ragazza sequestrata a Baghdad, ero con
lei nel “Ponte per…”, fin dal suo primo viaggio nell’Iraq dei nostri
sogni e del nostro appassionato amore, della nostra dannata
diversità. Brava, Simona, gentile, vera e rispettosa di tutti. Anche
quando, dopo anni di lavoro comune concretatosi in una serie di
videodocumentari su Iraq e Jugoslavia, del “Ponte” non condividevo
più, almeno parzialmente, tattiche, oggetto e strategie, non mi ha
mai negato sorrisi, amicizia, comprensione (credo alla generosa
buona fede di molti volontari, ma dubito dell’utilità di ONG pagate
da governi che nello stesso posto mandano e pagano killer in
uniforme, ho visto troppo millantato credito da parte di ONG, ho
visto potenti ONG, come l’ICS in Jugoslavia, assumere in toto le
balle propagandistiche degli aggressori; credo che vanno sostenute,
magari con l’8 per mille sottratto ai preti, e controllate, la Croce
Rossa Internazionale e le agenzie dell’ONU i cui interventi non sono
pinzillacchere). Di Saddam e dell’assetto iracheno a Simona non ho
mai sentito ripetere gli stereotipi della propaganda imperialista, a
te tanto consueti. Gli iracheni preferiva ascoltarli. Non è da
tutti. Chissà come rimarrebbe, ora, a vedersi reclutata da tanti, in
tante formazioni. Tu, Fausto, te ne appropri inserendola d’ufficio
nel movimento dei movimenti e tra coloro combattono la
globalizzazione liberista, termine a te caro, ma ormai anacronistico
e perlopiù edulcorante nei confronti del rullo compressore
imperialista di cui Simona aveva nozione chiara. Carta, i
Disobbedienti, i tuoi ex, si permettono la stessa ineducata
operazione. Simona diventa una medaglietta da applicare su baveri
spuri. L’indecenza l’ha centrata l’appello delle varie tavole della
pace e simili quando ha affibiato a Simona il merito di “essere
sempre stata al fianco delle vittime innocenti della dittatura di
Saddam”, mica del genocidio da sanzioni, così incastrando
l’inconsapevole ragazza nella lurida operazione imperialsionista di
satanizzazione del nemico da distruggere: Simona, per sette lunghi
anni e ancora oggi ha assistito le vittime del più criminale embargo
e della più infame guerra radioattiva mai attuati nella storia, a
suo rischio e pericolo. Al di là del rapimento di oggi, chiunque
trascorra periodi prolungati in Iraq, e specie nel sud frequentato
da Simona, ha incombenti gli effetti dell’uranio Non le è stato
necessario “assistere le vittime della dittatura”, anche perché
quelle se le sono inventate gli invasori, i sanzionatori, certi
pacifisti e certe ONG alla ICS e tutte le fonti mediatiche
guerrafondaie su cui plasmi le tue convinzioni sulla famigerata
bushiana “spirale guerra-terrorismo”.
Sul giornale, sul quale regni con i
fidati curzigliardi, hanno pubblicato qualche articolo diffuso da
Simona quando da tempo a Baghdad imperversavano i cavalieri
dell’Apocalisse, cui nulla sfugge e che ogni divergenza trucidano.
Ne cito qualche riga: “Giorno per giorno, si stanno diffondendo
sentimenti di malcontento e di totale sfiducia nei confronti delle
forze occupanti, soprattutto verso gli americani. Baghdad non è più
una città tranquilla e la gente continua a sentirsi insicura e
soprattutto abbandonata. Sempre più spesso la gente ti dice: ‘Ci
avevano promesso la libertà, ma dov’è questa libertà se non possiamo
uscire di casa la sera e se dobbiamo stare attenti alle nostre
famiglie…” Questo Simona diffondeva, a forte irritazione di Rumsfeld,
il cane della guerra (chiedendo perdono ai cani), che invece
proclamava gli splendori della “liberazione”: le scuole piene, gli
ospedali funzionanti, il lavoro riavviato, la sicurezza assicurata.
Quando Bush dei trionfi iracheni faceva il piedistallo sul quale
ergersi nuovamente a imperatore del mondo.
Ecco perché gente come Simona, o come
Baldoni, o come i due francesi, vanno tolti di mezzo da padrini e
picciotti. E anche perché il maramaldeggiare del “terrorismo
islamico” in tutto il mondo, dall’Iraq all’Afghanistan, dalla
Cecenia all’Indonesia, serve ora a stendere una cortina fumogena
sulla sharonizzazione di Falluja e delle altre città resistenti,
cancellate dalla faccia della Terra con dentro donne e bambini,
neanche più “effetti collaterali”, solo esuberi iracheni. Mille in
due settimane, dicono i medici che li raschiano dalle macerie. Urla
su questo, Fausto, urla “terroristi”!
La “spirale
guerra-terrorismo” e i suoi collateralismi: Jugoslavia, Cecenia,
Sudan, Iraq, Palestina…
Ma poi, come già l’11 settembre,
agitare il moloch terrorista serve alle guerre a bassa intensità,
come quella disseminata in tutto il Caucaso all’ombra delle nuove
basi USA, per sfasciare la Russia e assediare la Cina, e alle guerra
ad alta intensità, come quella da Colin Powell – sempre lui, come
con le “provette chimiche” di Saddam il 5 febbraio 2003 all’ONU –
annunciata al Sudan, e agevolata da quella Cap Anapur e da quegli
“eserciti di liberazione” nel Darfur, allestiti dagli imperialismi
euro-statunitensi in gara, ma per te, come per i guerrafondai,
vindici dei “diritti umani” e della “democrazia”. Del resto, ecco
puntuale in Darfur, dopo la banda Cia di USAid, gli immancabili
apripista di Medicins Sans Frontieres (quelli del proconsole Nato in
Kosovo, Kouchner) e i “missionari” comboniani, nientepopodimeno che
l ‘immenso ego di Luisa Morgantini, una donna in nero vergine di
contaminazioni politiche e prepolitiche, ma pronta a scagliarsi come
un Apache su ogni situazione “umanitaria” che prepari il terreno a
stupri bellici, naturalmente umanitari. Nella Jugoslavia incenerita
da fascisti kosovari, croati e internazionali è stata capace di
andare, insieme alle sue “donne in nero” di Belgrado, sostenute da
Gorge Soros, a cianciare di “fascismo serbo”. Madeleine Albright
ancora la ricorda commossa. Dal Darfur torna con foto di bimbetti
neri a lei in braccio, spappagallando sugli eccidi “responsabilità
del governo sudanese”, tacendo su “eserciti di liberazione” e chi li
paga, dimenticandosi quello che io come tanti altri inviati vediamo
in Darfur da dieci anni: una spaventosa siccità e conseguente
carestia che, quella sì, ha determinato l’esodo dei più colpiti che,
peraltro stranamente, per un milione e mezzo sono andati in Sudan
(paese che li decima?) e per diecimila in Chad. Ora è Colin Powell,
che vuole sanzioni e “interventi umanitari”, ad applaudire la tua
europarlamentare “indipendente”. Ma che te lo dico a fa’, Fausto, tu
queste cose le sai benissimo, sei quasi un Uomo di Stato, fai finta
di non saperle perchè hai le famose compatibilità. Sei come Procuste
con quel suo letto in cui sbatteva i viandanti e li allungava e
accorciava secondo la bisogna. Né i viandanti, né i compagni di
Rifondazione si divertono, però.
Tu hai parlato e fatto parlare a
profusione dell’Iraq, di Saddam, del terrorismo. Molto più di Simona
e perfino di me, che di questo parlare faccio professione. Tanto
quanto hai detto e fatto dire, che so, di Jugoslavia, Cecenia,
Palestina. Hai voluto sbagliare sistematicamente, sempre. Non una
volta hai saputo, voluto, sottrarti alla lobotomizzazione operata
dalla guerra psicologica del capitalismo all’attacco. L’hai
perpetuata, semmai avvolta in un batuffolo rosa col logo pacifista.
Le compatibilità! Non sei mai stato a Grozny, nè hai frequentato le
cabine elettorali cecene, né ti sei mischiato sui monti ai briganti
di passo dell’estorsione e delle stragi eterocomandate da chi, a
dispetto della maggioranza di quel popolo, voleva portarsi via un
bel pezzo petrolifero di una Russia che stava mettendo alla porta i
suoi fiduciari mafiosi. Potresti però informarti presso Manlio
Dinucci (“il manifesto” 10/9/04), che la sa un po’ più lunga ed è
più onesto delle tre scimmiette che hai a “Liberazione”, o
addirittura presso tuoi lettori, come il giovane comunista Yassir
(“Liberazione”, 10/9/04), che nella rubrica delle lettere riescono,
al di là delle astute selezioni curzigliardane, a far lampeggiare
qualche verità anticonformista. A proposito di Cecenia e dello
scandaloso rovesciamento delle responsabilità che hai fatto
sull’eccidio degli innocenti in Ossezia, come ci si trova a sbranare
la Russia a partire dal Caucaso in compagnia, e perfetta consonanza,
con il “Comitato Americano per la Pace in Cecenia” e i suoi membri
neonazi (gli stessi dell’analogo comitato per il Kosovo!) Brzezinski,
Alexander Haig, Richard Perle, Elliott Abrams, Michael Ledeen, James
Woolsey (ex-capo Cia), e tutta la banda dell’estremismo
evangelico-sionista che regna a Washington, più gli oligarchi
mafiosi installati dagli USA e da Eltsin e ora liquidati da Putin e
più, ahinoi, anche sostenitori della frantumazione delle nazioni e
dell’etnicizzazione dei popoli, dal Kosovo alla Bosnia alla Cecenia
a dappertutto, come l’inqualificabile tuo Antonio Moscato, i Dakli e
Karol del multiforme “Manifesto”. Tipi così, comunque, hanno sempre
diffuso il sospetto che il loro bilioso antislavismo-antirussismo
fosse l’erede dell’infezione anti-sovietica, a sua volta maschera
dietro alla quale celare il più viscerale anticomunismo.
Forse hai fatto una visitina in
Palestina, non ricordo. Ma chissà se hai mai condiviso il tè o il
giaciglio con quella famiglia di Gaza che sa dei suoi cari
cancellati da Sharon a Sabra e Shatila, dove una madre si è
dissanguata a un posto di blocco, dove fratelli sono stati
inceneriti dall’assassinio mirato degli Apache, dove figli bimbetti
sono stati fulminati in fronte dal tank Merkava, dove lo zio è stato
scuoiato in prigione, dove la vita ha lo stesso orizzonte di
Auschwitz (non fremere, Fausto, chiedi ai palestinesi, ma non farlo
chiedere a Gennaro Migliore, non gli conviene avvicinarsi), dove una
sorella cui è stato negato di essere, singola o comunità, si è fatta
saltare tra coloro che, quanto meno, tacendo acconsentono. E non sei
neppure stato nel campo di Bourj al Bourajne di Beirut, dove di
queste cose si muore a distanza, specie quando vengono “negoziatori
di Ginevra” per far smettere l’Intifada e farla finita con il
diritto al ritorno. Né ti ho visto in Iraq, Fausto, a osservare
senza pregiudizi quanti e quali diritti umani erano stati inventati
dal nulla, dopo il baratro del sottosviluppo coloniale, e
consolidati, quale benessere era stato diffuso sotto un cielo che,
tutt’intorno non copriva che miserie, abusi, sopraffazioni, quale
era il pensiero, il consenso, dei lavoratori, delle donne, del
popolo alfabetizzato, accasato e curato come noialtri, quassù, nei
paradisi delle tue “coalizioni democratiche” con Treu e Bersani,
ormai ci sogniamo. Non ti ho visto per le strade di Saddam City,
oggi Sadr City, una città satellite, tutta nuova, per i profughi
dell’uranio dal Sud, ammirata da urbanisti e architetti del mondo,
ma ridotta a slum da 13 anni delle più feroci sanzioni mai inflitte
e mai tanto orgogliosamente resistite dalla gente e dai suoi
dirigenti. Chissà se ti sei preso la briga di interrogare, non i
venduti collaborazionisti di un sedicente Partito Comunista
Iracheno, onorati più di tutti dagli occupanti, formidabile
copertura a sinistra del genocidio coloniale, con i quali ti sei
addirittura gemellato, bensì i comunisti che lottano e muoiono e
vincono nella Resistenza.
Ingrao,
resistenze e Resistenze
Quella Resistenza che né per te, né
per Casini, né per Pera, nè per i tuoi soci “liberaldemocratici”, è
degna di tanto nome. Quella Resistenza di cui un Ingrao, da sempre
vacillante e oggi definitivamente compromesso dal tuo esibirlo sui
peggiori stendardi, non ha capito un granchè in passato e nulla sa e
capisce ora, per quanto pontifichi. Che, ottuagenario, abbia anche
lui le sue compatibilità? Me lo ricordo Pietro, lo incontrai sulle
scale della direzione del partito, circondato da corifei. Mi
presentò a lui Curzi. Mi guardò in tralice, con occhio gelido, da
questurino, chiedendosi “chi è questo? Mi conviene o non mi
conviene?” Forse, correttamente, il cavalier Tentenna, quello dei
tanti “armiamoci e partite” (vero, compagni del “Manifesto”?), di me
sospettava. Permettimi, Fausto, una perla ingraiana da teatro
dell’assurdo:”Una resistenza della nazione irachena aggredita c’è
stata. Anche se poi non sappiamo chi guidasse questa resistenza
crollata così rapidamente. Ma adesso sono solo massacri senza
bandiere…” Davvero acuto il tuo santino, Fausto, appena reduce da
Falluja… Basta vedere i resoconti militari giornalieri (quelli
riconosciuti dagli stessi occupanti, ma accuratamente nascosti) per
umiliare il bonzo di un PCI che non c’è più e di un PRC, partito che
non è quello che voi due pensate: una media di 35 attacchi
coordinati al giorno, di altissima efficienza militare da un capo
all’altro del paese, contro le forze di occupazione e i loro
collaborazionisti, per i quali reti, depositi d’armi, intelligence,
santuari, organizzazione e sei milioni di cittadini in armi erano
stati preparati molti anni fa. Come hanno dovuto ammettere a denti
stretti gli stessi neonazi, i “massacratori senza bandiere” di
Ingrao hanno liberato e controllano, ovviamente con la popolazione
dalla loro parte, ormai quattro quinti del paese, costringendo gli
occupanti nei loro fortini e a rigurgitare frustrazione e bombe.
Partigiani
“terroristi”
Ma tu, che sei un espertone di
resistenze ( lo confermano i tuoi contratti degli anni’80), hai il
diritto di distribuire voti e condanne senza appello. Ti sovviene di
aver già offeso i partigiani italiani quando ti permettesti di
parlare di “resistenza angelizzata”? In quel tuo seminario sulla non
innocente sciocchezza storico-biologico-politica della non violenza
(esempio di unilateralismo alla Bush se mai ce n’è stato: non hai
fatto partecipare neanche l’ombra di un contradditore), anche se
poi, caprioleggiando come sai fare, hai tentato di rimediare
parlando di “hic et nunc” per l’uso della forza, sei tornato a
concederle una R maiuscola, rispetto alla r minuscola che spetta a
quei terroristi di iracheni, grandioso esempio di strumentalità.
Agli iracheni, se del tutto, solo una r minuscola perché quella
resistenza “non contiene in sé la soluzione del problema”,
diversamente da “quella italiana che ha sconfitto il fascismo e
dato una costituzione repubblicana al paese”. Sei di un’arroganza
affascinante, pari alla tua totale sconoscenza. Ma forse è questione
di compatibilità. E non è la prima soluzione del primo problema
liberarsi dell’occupante straniero e dei fascisti che vi
collaborano? E non rivorrebbe il popolo iracheno la sua costituzione
che era la più avanzata del Sud del mondo e che tu non hai mai
letto? E pensavano forse tutti a una stessa soluzione del problema,
una volta cacciati tedeschi e fascisti, le Brigate Garibaldi,
Giustizia e libertà, i badogliani, i monarchici?
Quella resistenza che ha per perno i
militari iracheni, baathisti, nazionalisti nasseriani, religiosi, di
cui tu, con cipiglio di magistrato inquisitorio e sentenziatorio
insieme, giudichi che “non intravvediamo ancora una prospettiva
politica accettabile”. Ascoltando con un minimo di rispetto gli
iracheni, ti sarebbe stata spiegata la differenza tra un popolo in
armi, consapevole delle sue conquiste, della sua storia, della sua
missione, organizzato per la bisogna fin da tanti anni prima
dell’ultimo assalto imperialista, e i delinquenti fantocci,
manovalanza di più alti criminali, che questa Resistenza, che
commuove e muove il mondo perbene, hanno necessità improrogabile di
inquinare, demonizzare, sottrarre alla solidarietà dei popoli che
capiscono. Appunto con i rapimenti, le decapitazioni, gli attentati
alle moschee e tra le folle. No, tu non interroghi, tu ripeti. Da
anni ti gonfi d’indignazione, insieme ahimè anche a tanti tuoi
oppositori interni, per lo sterminio dei curdi, il massacro dei
comunisti: due falsificazioni imperialsioniste per la cui smentita
basterebbe un clic su mille documenti, testimonianze, ammissioni
desecretate. Non lo leggi il “New York Times”? Guarda un po’ il
numero del 31 gennaio 04….
“Scontro di
civiltà” alla Bertinotti
Stai certo che Simona quelle domande,
per te, che la sai lunga, superflue, se le è poste e, probabilmente,
anche Baldoni e, sicuramente, anche i due colleghi francesi, Chesnot
e Malbrunot. E non avrebbero dovuto, giacchè tutti devono far
proprio il paradigma dei neonazi di Washington e Tel Aviv: siamo in
lotta mortale contro il terrorismo. E il terrorismo è islamico, o
non è. Nessuno li avrebbe disturbati. Tu rifiuti a parole lo
“scontro di civiltà”, inventato dai nuovi nazisti per rapinare,
sottomettere e sfoltire il mondo, ma in concreto e implicitamente lo
accetti e ribadisci. E’ islamico il terrorismo internazionale? Ce
l’ha con l’Occidente (cui, bontà tua, attribuisci qualche
manchevolezza)? C’è la “spirale guerra (degli
occidentali)-terrorismo (dei musulmani)”? E allora ecco che c’è,
nella tua martellante aporia, lo scontro di civiltà. Ma c’è anche
più esplicita, come nel paginone con cui il tuo kibbutzaro a
“Liberazione”, Guido Caldiron, per la maggiore felicità di Sharon e
Bush, ha imbrattato il giornale. Ha intervistato Renzo Guolo, un
islamofobo e teorizzatore dello scontro di civiltà se ce n’è uno, e
fornendogli con le domande i trampolini idonei, lo ha assistito
nello sputtanamento senza riserve della resistenza irachena e nella
conferma dell’esistenza di quel “nemico globale, onnipresente,
islamico” che la banda neonazi del PNAC aveva concepito in
laboratorio per consentirsi la guerra preventiva e permanente che
sotterra le libertà, ci ricaccia nell’orrore delle crociate
cristiane, sbrana i popoli e uccide il pianeta. Caldiron è uno
specialista, ma, come si sa da quando una tua strizzatina d’occhio
è bastata perché il solerte maggiordomo pelato mi cacciasse dal
giornale per aver detto una verità su Cuba, scomoda per i tuoi
connubi con D’Alema, in quel giornale non si muove foglia che tu non
voglia. E’ un coro senza neanche un po’ di controcanto. Sta a te
come la libertà di stampa sta all’ammazzaaljazeera e
ammazzagiornalisti scomodi Allaui. Suona ipocrito assai, a questo
punto, strillare contro la guerra… Comunque, a quel paginone di
Caldiron a Washington hanno cambiato la firma, ci hanno scritto
sotto Dick Cheney, e lo danno in giro come volantino alle adunate
neocon. Finchè voi, tu e i tuoi ripetitori nel giornale e negli alti
strati del partito, non chiamerete il terrorismo, i sequestratori di
Simona, i decapitatori, gli stragisti di civili, gli infanticidi
dell’Ossezia, con il loro vero nome, voi, ve lo dico in tutta
consapevolezza e con la morte nel cuore, di quelli vi farete
complici. Hai invocato “che si faccia tutto, proprio tutto per
salvare la vita delle due donne e di chi è stato rapito con loro!”
Allora dai tu l’esempio: punta il dito contro chi queste cose le
pratica da sempre, parla di Cia e di Mossad e del gangster loro
tirapiedi Allaui, tira fuori gli elementi su cui sorvoli, inchioda
i responsabili alle loro responsabilità, non avallarne gli inganni,
attingi un minimo di sapienza geopolitica e storica da chi ce l’ha.
Denuda il re e fallo denudare dai milioni nel mondo che aspettano
solo una parola di verità per tirare giù dal piedistallo la banda
degli assassini. Spiega al povero (?) Ingrao che, piuttosto di
accusare i pacifisti di insufficiente impegno antiterrorista, si
stropicci gli occhi e riconosca dove sta il terrorismo. Se no, non
fa che arruolare confusi ingraiani sotto i vessilli a stelle e
striscie, o con una stella in mezzo. Te lo permettono le
compatibilità? Se te lo permettono, fa un grande favore alla pace e
alla verità: smettila di ripetere le bugia dei bugiardoni
sbugiardati, chiama Bush col nome del suo presunto antagonista e
effettivo socio trentennale, Osama bin Laden, chiama Rumsfeld Al
Zawahiri, da a Sharon il suo nome segreto, Al Zarkawi. Fatti
istruire dai bolivariani di Chavez. Vuoi vedere che, se gli
iracheni cacciano Aiad Allaui, se gli statunitensi cacciano Bush, i
palestinesi riescono a togliere di mezzo Sharon, il “terrorismo
islamico”, non dico che muore, visto che altri neonazi dal guscio
del PNAC (Project for a New
American Century) possono sempre rigurgitare, ma si
addormenta per un bel po’? Vuoi vedere?
Bertinotti
dei salotti e la geopolitica
Tu, Fausto, in tutti quei posti che
dicevo non ci sei andato, ti abbiamo piuttosto visto frequentare
altre visibilità, quelle per le quali qualche maleducato ha
inventato il calembour “Bertinotti dei salotti”: Vespa, Costanzo,
Premio Strega, Festival vari, un verminaio di falsari sotto il quale
hai messo la tua firma di convalida. Non sei stato, né potevi, mica
c’è bisogno di essere stato dappertutto per poter giudicare, mica un
leader di tanta crucialità può essere messo a repentaglio tra gli
uragani su Falluja. Meglio San Domingo, vero? Ma sei un uomo
politico, un capo, da come ti si inneggia, oserei dire un
capopopolo, anzi stai per diventare un uomo di Stato, dentro il
progetto, e con alto gradimento, di altri illustri uomini di Stato:
un Fassino che inneggia a Craxi, un D’Alema dell’Opus Dei, già
famoso per inciuci e fallimenti sistematici e ora massimo protettore
europeo della vandea fascista in Venezuela, un Amato che di quel
Craxi era la lancia termica che apriva cassaforti, e non ha mai
smesso, un papa col quale sei entrato in sintonia quando, schierato
col fascismo croato, satanizzando i serbi, aggrediti e decimati, ma
certo “ipernazionalisti” e “pulitori etnici” (lo dice quel tuo
ex-responsabile internazionale che continua a imbarazzarci con le
sue uscite, parlamentari e non; ma è una virtù di tutti i tuoi
ministri degli esteri), spianava la strada alle “operazioni
tempesta” e agli “interventi umanitari” della Nato. L’hai capita, a
distanza di qualche anno, che dicendo buuuh alla guerra e, insieme,
“Milosevic è il diavolo”, della guerra ti facevi salmeria e
vivandiera? Così con Saddam, così con i Taleban, così con Putin,
così con l’”Intifada fino alla vittoria”, tanto vituperata da quel
tuo esperto che passa i giorni a fare a cazzotti col suo
cognome.
E da uomo di Stato hai delle
responsabilità. O piuttosto delle compatibilità? Briganti al soldo
dell’imperialismo lanciano un’offensiva ai quattro angoli della
Terra, sono gli stessi che, creati, addestrati e condotti per mano
dalla Cia dal 1980 ad oggi, agevolarono la polverizzazione
dell’Afghanistan renitente agli oleodotti USA. In Iraq squadroni
della morte, come quelli che la Scuola delle Americhe e gli
israeliani hanno addestrato, motivato, pagato e guidato per decenni
in America Latina (o non vedi il parallelo, uomo di Stato?, o eri
allora troppo impegnato a firmare, al fianco di Fassino “che ti
conosce bene”, quei contratti che introdussero e accompagnarono
l’arretramento strategico della classe operaia in Italia?),
eliminano dalla scena tutti coloro che potrebbero mettere in dubbio
la propaganda elettorale e imperiale dei neonazi di Washington (e
questa verità i francesi la cantano chiara, e non solo loro, tutta
la sinistra statunitense): giornalisti e umanitari autentici.
Medicins sans frontieres, quelli del sovrintendente alla pulizia
etnica antiserba, Kouchner, non dubitare, verranno lasciati indenni,
così come Reporters sans frontieres, la cosca di mafiapagati da
Miami che il tuo giornale esalta. Non viene risparmiato, invece,
chi sbriciola la Disneyland disegnata dai carnefici intorno al
mattatoio, non chi ha capito come eserciti islamici, al Zarkawi e al
Zawahiri, non sono che marionette virtuali appese ai fili dei
carnefici. Non Al Jazeera (a proposito, il tuo giornale s’è scordato
di raccontarci che la più indipendente e onesta delle grandi
televisioni è stata assaltata dai lanzichenecchi di Aiad Allaui, gli
stessi del sequestro del “Ponte”, devastata e sigillata a tempo
indeterminato. Forse perché la pratica della censura ai critici non
vi è troppo aliena…).
In Cecenia tu e i tuoi balzate sopra
quella che è forse la cosa più spaventosa commessa da Sabra e
Shatila, dai falangisti su commissione di Israele allora, da
terroristi su commissione turco-israelo-statunitense (gli oleodotti!
Le raffinerie!) oggi, per allinearvi e coprirvi con la più falsa
delle versioni: tutta colpa di Putin, anche se si è dovuti
intervenire dopo che i “combattenti” (così “il manifesto”) avevano
fatto saltare per aria due loro donne, trucidato qualche decina tra
ostaggi e compari riluttanti, mitragliato bambini nudi in fuga.
Certo, un vero uomo di Stato, un futuro ministro, o mandatario di
ministri, che differenza c’è?, nel governo
Rutelli-Prodi-Fassino-Amato-Mastella-Boselli, un perno della nuova
Unità Nazionale anti-terrorismo, Unità Nazionale della menzogna Cia,
Unità Nazionale del raggiro Mossad, avrebbe saputo risolvere tutto
senza che a nessuno venisse torto un capello… In Indonesia… a
Madrid….l’11 settembre… Loro fanno la guerra, tu fai la nonviolenza,
entrambi consacrate il “terrorismo internazionale”, islamico, come
nemico. Camminate mano in mano, Fausto, e tu sei troppo uomo di
Stato per non saperlo. C’è unanimità totale, contro ogni evidenza
tecnica e politica, tra te e coloro per i quali il “terrorismo
islamico” è necessità di sopravvivenza assoluta, come c’è negli
appelli, tuoi e di Berlusconi, al mondo musulmano, offensivi e
fuorvianti, poichè quel mondo non c’entra per un piffero con il
terrorismo se non per il sangue semita – di ogni provenienza - che a
volte scorre nelle vene dei sicari assoldati sul posto. E anche di
qualche mandante.
Compatibilità governative e tribunali speciali
Le compatibilità. Chiunque non avesse
sulle spalle quel masso, davvero da Sisifo, delle compatibilità, ha
saputo individuare tutti i segni necessari, dall’11 settembre in
poi, dell’invenzione e confezione di un nemico universale, di
civiltà, ubiquo e invisibile, collocabile ovunque fosse utile,
attivabile quandunque se ne presentasse la necessità, che so, per
far dimenticare brogli elettorali, risalire nei sondaggi,
demonizzare governi potenzialmente rivali, o comunque non
obbedienti, lanciare guerre di decimazione, acchiappare petrolio,
espandere Israele, garantirsi un nuovo mandato, assistere vassalli
vacillanti, intimidire e ridurre alla sottomissione e alla
connivenza oppositori, eliminare libertà civili, introdurre
fascismi, mettere quella paura esistenziale che ti fa pecorone.
Ricordi l’11 settembre del Cile, e ricordi il Berlinguer del
compromesso e della Nato? Cosa ve n’è venuto delle compatibilità?
Cos’è questa vostra coazione a ripetere i suicidi? C’è
determinazione, non c’è che dire. Una volta, in una insquallidita
assemblea su “guerra e terrorismo”, che allestisti alle nove del
mattino di un lunedì e che, di conseguenza non di gente e militanti
era gonfia, ma astutamente solo di notabili e fiduciari, ero stato
la variabile impazzita e ti avevo sciorinato quanto i più bravi
controinformatori degli USA e del mondo avevano scoperto e provato
su chi, come e perchè aveva sbattuto aerei contro le torri gemelle,
chi le aveva poi fatte saltare seppellendo, solo allora, 3000 vite,
chi aveva sparato un finto aereo e un autentico missile contro il
Pentagono, chi aveva imbrigliato commissioni d’inchiesta, ti avevo
invitato a ricordare che le stragi in Italia le faceva la cosca al
potere, ti avevo pregato di leggere la pubblica documentazione su
questi fatti, ti avevo ricordato altri piani di autosterminio
pianificati da governi USA per mobilitare la gente a favore di
guerre (Cuba!) e ti avevo sollecitato a collocare, da uomo di Stato,
gli eventi e i giudizi sui fondamenti della storia. Poi avevi preso
la parola tu. Ed è stato buffo. Dichiaratoti ammutolito dalle mie
“fantasie”, e impegnatoti a neanche rispondere a queste
ricostruzioni “arbitrarie”, dedicasti quasi l’intero intervento a
confutare quanto io ti avevo (di)mostrato, modestissimo portavoce di
un consenso su chi fa terrorismo che pervade tutto l’antagonismo
politico degli USA, d’Europa e del Sud del mondo. Tanto ero poco
degno di risposta, che anche nella successiva tua orazione al
Comitato Politico Nazionale del partito, mi dedicasti un lungo brano
concludendo che “no, non si può stare nello stesso partito con chi
accusa l‘altro di tradimento”. Così sguinzagliando il tuo tribunale
speciale. Ma non avevo mai parlato di tradimento. Avevo parlato di
“collateralismo oggettivo” di chi assume il paradigma di quell’unico
moloch, però a due teste, terrorismo e guerra, insistendo
ossessivamente sulla famigerata “spirale guerra terrorismo”. I tuoi
inquisitori romani mi hanno poi condannato, nello stolto silenzio
dei tuoi oppositori, per “lesa immagine del partito e del suo
segretario” (intendendo chiaramente, “per lesa maestà”). Tu, allora,
a quanti anni di sospensione dovresti essere condannato per aver
leso, forse, in modo irrimediabile, “l’immagine del partito”, dei
suoi militanti, non solo, della storia del movimento operaio?
Amico di
famiglia
Tutto iniziò quando ero al TG3, primi
anni novanta. Cossutta ti aveva chiamato a governare il Partito
della Rifondazione Comunista. Io, dagli anni ’70, non tenevo più
tessera. Preferivo, nel centro di scambio RAI, dove anche il tuo
Curzi si affannava a coprire caselle con tessere e se non ce l’avevi
eri a chiappe scoperte, tenere solo quella di giornalista
professionista. Però tutti sapevano che stavo con Rifondazione come,
nel nostro piccolo, Federica Sciarelli, poverina, e Fabio Venditti,
più qualche tecnico. Venne la scissione e si avvicinava la coda
della mia vicenda Rai. C’incontrammo in vetta al corteo a Piazza
Venezia e tu mi facesti un sacco di coccole: un giornalista, anche
conosciuto e di manifeste simpatie di sinistra, appena nominato da
sondaggi del “Venerdì di Repubblica” decimo personaggio più popolare
della tv, va portato in palmo di mano, o no? Quella stessa sera mi
iscrissi e fu un entusiasmo e un ingiovanilirsi da cielo sopra
Caracas, come ai tempi di Lotta Continua e di “Burocrati e padroni,
tutti vi impiccheremo…”
Non avevo capito che quelle canzoni ti
facevano accapponare la pelle, e non solo per la “violenza”. Eri un
grande affabulatore nelle cene che per qualche po’ abbiamo
condiviso, certo vanitoso, addirittura sfrenatamente narciso, non ce
n’era per nessuno, eravamo tutti co-celebranti, ma chi non
perdonerebbe queste debolezze umane a uno che secerne carisma da
ogni poro.
Guerra no,
Milosevic mostro sì
Nella vicenda jugoslava è servito
assai poco, anzi, che anche allora ti ergessi contro l’aggressione
al “mostro che masticava cadaveri e cercava di allargare la sua tana
ai Balcani tutti”, quando ripetevi, all’unisono con gli aggressori,
che lì c’era in effetti un mostro che masticava cadaveri e voleva
allargare la sua tana ai Balcani tutti. Avessi tu la coerenza, il
coraggio e l’onestà di quel Milosevic, che confonde tutti i suoi
scagnozzi all’Aja, ma di cui il tuo giornalino, avvedutamente, come
della Serbia non parla più. Quando, tornato da svariati giri sotto e
dopo le bombe da quel grande paese di pace e resistenza, sminuzzato,
ti raccontavo altre verità su chi sbranava e chi veniva sbranato, e
tanti altri lo facevano, l’aura di “gioiellino RAI” si dissipò
rapidamente e iniziai a coprirmi di scaglie repellenti. Ti
era più cara, e la facesti subito europarlamentare, Luisa Morgantini,
non violenta e, soprattutto, fustigatrice, insieme a un gruppuscolo
di signore belgradesi sostenute dal destabilizzatore imperiale
George Soros, del “fascismo serbo”. E qui balza agli occhi una
consuetudine a sbagliare indirizzo. Allora tu, il tuo giornale, i
tuoi Disobbedienti vi infervoraste per la “democratica” radio di
Belgrado B92 e, soprattutto, per un’organizzazione giovanilistica
chiamata “Otpor”, che le cantava chiare al “dittatore”, dittatore di
tante elezioni, di 20 partiti e solo due a suo favore, del 92% dei
media in mano all’opposizione. Radio B92 era una radio della Cia,
nel circuito europeo di Radio Liberty e Otpor era una banda di
teppisti ben finanziati e organizzati dalla Cia, confessi, che
doveva suscitare il marasma nella Jugoslavia stremata da embarghi e
guerre di frantumazione. Allora portai le prove di quanto sopra, poi
diffuse da tutti nel mondo, BBC, “Il Diario”, vantate da Washington.
Non impedirono che il tuo vicedirettore Cannavò mi accusasse di
essere pagato dal povero Slobodan Milosevic e che, nella giornata
del putsch che ridusse a brandelli e a bordello la Jugoslavia,
aprisse il giornale con il titolo “Belgrado ride”. Portai un
dossier, poi confermato da altri insospettabili, punto per punto
anche a te. Non successe nulla. Anzi, mi congedasti sospirando:”Sono
cose che succedono in tutti i movimenti…”
Il comunismo
“reinventato”
Lasciamo la sfera internazionale e
veniamo al Fausto che “reinventa il comunismo”. Tanto lo reinventi
da renderlo molto simile, al meglio, a ciò che si agitava in Europa
nel primo Ottocento, al peggio, a “cose” tipo Occhetto. Solo per
chiudere l ‘argomento: l’Iran è stato appena avvertito da Rumsfeld
di prepararsi a una sorte tipo Iraq, lo schiavetto di Rumsfeld,
Allaui, poco prima aveva fatto rapire dagli stessi sgherri di Simona
il console iraniano. Giorni prima di questo evento Khamenei – un
altro antimperialista che tu, Fausto, da filoWoityla incongruamente
detesti perchè integralista – aveva condannato l’occupazione
dell’Iraq. Poi aveva dichiarato che i rapimenti in corso sono un
classico lavoro di statunitensi e israeliani. Cosa che nel mondo
normale si ripetono anche i bambini e, in particolare, gran parte
della tua base. Ma che cosa ne sa la base? Ma chi è questa base? Tu
hai altro da fare che ascoltare le fanfaluche di una base che
pretende di aver imparato abbastanza dall’imperialismo e dallo
stragismo di Stato nel proprio paese per capire chi ciurla nel
manico. Il tuo rapporto con la base, come conferma il drastico calo
degli iscritti, l’immiserimento pianificato dei circoli e, di più,
il per ora impotente e indistinto rumoreggiare tra coloro che ancora
rimangono, si è sublimato nella proiezione europea, là dove ti
aspetti che gli addomesticati rimasugli di ex-grandi partiti
comunisti e di qualche conventicola di ecologisti e giardinieri
nordici forniscano nuove gambe al tuo cammino di conquistatore.
Magari in paciosa e nonviolenta armonia con i turbocapitalisti di un
centrosinistra italico di cui la seconda parte del nome si è librata
leggera verso azzurre lontananze.
Oggi tu comunichi con chi se lo
merita, con chi legge i giornali della “grande borghesia” dei tuoi
salotti, della confindustria del compagno Montezemolo, del generone
romano e dei professionisti pseudoliberal alla Ezio Mauro. Del
resto, non è stata la tua gagliarda esecutrice al giornale, dopo
essersi fatta tappeto rosso a D’Alema e Fassino in coincidenza con
la tua 123esima svolta, a onorare uno come Paolo Mieli del titolo di
“first class journalist”? Non è stata la tua dama di compagnia a
sostenere uno Stefano Folli – “a la guerre comme a la guerre” –
contro l’estremista De Bortoli alla guida del Corrierone? Dimmi con
chi vai… E dimmi pure chi ora ti applaude – Secolo d’Italia,
Avvenire, Tempo, Il Foglio, Il Riformista, Libero, il Corriere della
Sera, Marco Revelli, i vescovi, Aprile, D’Alema, Fassino…- e ti dirò
chi sei. Li fai citare tutti con orgoglio e foto sul tuo tabloid.
Del resto, non hai ribadito – Lenin si rivolta nella tomba – che
faresti “un patto col diavolo”? Fausto, davvero vorrei capire cosa
ti muove. Il potere, anzi, il dominio affascina, spesso induce a
fare passi da sette leghe quando si hanno gambette da ometto (pensa
a D’Alema), stare al governo, con chicchessia, anche con la classe
di devastatori che parevi combattere, con tutto un popolo dietro, e
che più che si manifesta marmaglia capitalista, compatibilissima con
gli orrori imperialisti, è più ci inciuci. Stai perdendo pezzi,
però, in questa corsa da sindrome di astinenza, ma, come con una
certa protervia proclami, vai avanti.. Cosa hai in mente, oltre alla
liquidazione del vero comunismo come unica chance di liberazione
umana? Un nuovo partito, adombrato da quella Sinistra Europea
costituita con un colpo di mano contro lo Statuto, che “reinventi”
un comunismo che con coloro che l ‘hanno pensato e che alla parola
hanno dato un significato irrinunciabile, non ha più niente a che
fare?
BertiNot-in-my-name
Già lo Statuto. Mi hai fatto
condannare da quel tribunale speciale romano per aver proclamato da
uno striscione e da un volantino, con tanti altri compagni,
rigorosamente ai termini dell’art.3 dello Statuto che consente la
critica al segretario anche all’esteerno del partito,
BertiNot-in-my-name.
BERTINOT-IN-MY-NAME contro la
sepoltura “non solo fisica” di Marx, Lenin, tutti; contro una
Sinistra Europea men che socialdemocratica (ma ben finanziata) che
ci è piovuta addosso senza che neanche potessimo aprire l’ombrello;
contro una non violenza becera, utile esclusivamente ai violenti
dominatori e sfruttatori e che vorrebbe tirar via la stampelle della
solidarietà a dominati e sfruttati ancora in piedi e in lotta, utile
ad accreditarti agnellino presso i padroni.
BERTINOT-IN-MY-NAME per come hai
voluto distruggere il comunismo eroico del ‘900 agli occhi e nel
cuore di qualche miliardo di oppressi che ricordano benissimo il
loro riscatto, il voto conquistato (quelle delle donne da noi nel
’48!), la liberazione nazionale, lo sciopero, la pensione, la scuola
pubblica, la sanità, la scala mobile, la pace, il tempo, il futuro;
per aver perciò eliminato, astuto escalationista, ogni riferimento
al comunismo nell’iconografia dell’ultimo congresso.
BERTINOT-IN-MY-NAME per la pugnalata
alle spalle a Cuba, isola di forza e di speranza, garanzia di
vittoria, adottando la mistificazione imperialista dei terroristi
mercenari promossi “intellettuali dissidenti”; per lo stravolgimento
a uso imperialista di tutte le situazioni internazionali: dalla
Palestina delle “pace” ginevrina, che tutto un popolo respinge
perché nega frontiere, nega difesa, nega sovranità, nega dignità,
nega il ricongiungimento con quattro milioni di sopravvissuti in
esilio, alla Cecenia, dal Sudan da irachizzare allo Zimbabwe da
punire per essersi liberato dei suoi feudatari bianchi.
BERTINOT-IN-MY-NAME per quel congresso
di Rimini dal quale hai voluto espungere l’imperialismo, mai così
vivo e feroce, la contraddizione capitale-lavoro, mai così
incombente, il partito, mai così necessario, la storia del movimento
operaio, eterno incubo di tutti i restauratori; per quello statuto
di una “Sinistra Europea” nata da un golpe; per quelle tue 15 tesi
scritte da un Boy Scout per il prossimo congresso che rischiano di
trasformarti in un Alaui della borghesia italiana e noi tutti in
insetti sbigottiti, alla maniera del povero Gregor Samsa che
ricorderai dalla “Metamorfosi” di Kafka; per avere, con notevole
cinismo, abdicato al partito e preteso la rappresentanza di un
indistinto movimento, con dentro tutto e il suo contrario, che poi
altro non era che l’identificazione totale con un movimento
adolescenziale detto “Disobbedienti” (amici di ambiguità come Otpor
e Marcos e sicuramente nemici del comunismo), emarginato dal resto
del “movimento”, ma a cui hai regalato i tuoi immaturi germogli,
salvo poi mandarli al diavolo in nome di D’Alema dopochè, anche loro
cavalcando l’occasione, avevano raccattato un bel po’ di voti che
Rifondazione aveva perduto grazie al connubio Patrizia
Sentinelli-Rutelli.
BERTINOT-IN-MY-NAME per il sovrano
disprezzo per la democrazia nel partito, per le tue improvvisazioni
tattiche e le malefatte strategiche, perennemente piovute addosso a
iscritti e militanti dagli organi che evidentemente consideri degni
delle tue esternazioni: Repubblica, Corriere, Il Sole-24ore, Il
Riformista, roba per la quale avresti dovuto essere deferito, non
una, ma cento volte al Collegio Nazionale di Garanzia, organo
stalinianamente utilizzato per la rimozione dei tuoi critici che,
del resto, secondo Il Riformista, giornale dell’”uomo saggio D’Alema”
(così chiami l’inciucista fallimentare, bombardiere della
Jugoslavia, equivoco ambulante), tu definisci “sciacalli o cretini”
(e ancora non ti aspettano con la scopa all’angolo della strada?).
BERTINOT-IN-MY-NAME per cosa hai
fatto della prospettiva e speranza delle donne, mettendo loro a capo
delle scatenate signore in carriera, tue replicanti, che nei
confronti dei tuoi avversari masticano non-violenza come le jene
masticano gazzelle; per cosa hai fatto dei nostri giovani, quei
pochi che restano, permettendo all’organizzazione giovanile del
partito l’inaudito sopruso bertinottiano di allestire una
manifestazione-campeggio nazionale a inclusione di cani e porci e a
esclusione di tutta la componente comunista critica; per come hai
tirato sprangate sui denti a chiunque nel partito si permettesse di
dissentire (senza essere mercenari, come i “dissidenti” di Cuba!),
individuo o area organizzata, commissariando, allestendo colpi di
mano, negando diritti istituzionali, attivando i tuoi uomini di
mano, decimando a tutto spiano.
BERTINOT-IN-MY-NAME per il deserto di
intelligenze che, classico autocrate, hai creato intorno a te, per
aver fatto della personalizzazione al limite della mitologia il tuo
meccanismo di dominio assoluto su un partito di sudditi, per aver
composto intorno a te squadre di cortigiani, per aver ridicolizzato
ruolo e funzione di un partito di compagni, per essere arrivato alla
vergogna di scelte di assoluto opportunismo: immemore di Tiaziana
Maiolo, Maria Fida Moro, Ersilia Salvato, Dacia Valent, hai
proposto-imposto a funzioni parlamentari, non dico neppure
Morgantini o Musacchio, ma un figuro come Livio Togni, domatore e
seviziatore di animali, corruttore specista di bambini, il quale,
oltre ad averti alienato la fiducia che il mondo
ambientalista-animalista aveva posto nel partito, si è subito
precipitato a votare con Berlusconi per la guerra e sta in
parlamento solo per raccattare prebende a quell’associazione a
delinquere contro creature che è l’Ente Circhi. Quello di Togni è
uno scandalo che mi aveva tentato a stracciare la tessera. Poi mi
sono detto: la stracci lui, questo partito è sicuramente più mio che
di Togni o del suo sponsor.
BERTINOT-IN-MY-NAME perché hai
coinvolto il partito in amministrazioni indecenti, come quella
giubilare e devastatrice di Rutelli a Roma e in tante altre
altrove; perché stai viaggiando, tra i rimbrotti di tuoi
disorientati oppositori, verso una “coalizione democratica” di
governo, nella quale varrà il principio di maggioranza anche se la
maggioranza, con la guerra, snatura le ragioni stesse di esistenza
del partito (e già hai lasciato perdere la guerra!); perché viaggi
in parallelo con personaggi della rivincita borghese capitalista,
dopo l’avventura del pagliaccio liftato con la bandana (cui ha
regalato dignitosa credibilità sedendoti a tavola con lui, complice
di terroristi, per discutere delle vittime del terrorismo), come il
massacratore di jugoslavi D’Alema, come il furiere di Craxi Amato,
come il pannellista Rutelli, come il vetero-democristiano di paese,
Mastella, come lo spettro neo-occhettiano di “Fog”, Fassino.
Cosa nostra
BERTINOT-IN-MY-NAME perché sei come
Adriano Sofri, uno che considerava la sua organizzazione una “coas
sua”, garconniere da cui entrare e uscire a piacere, in cui portare
saprofiti e agenti Cia, un’organizzazione per cui erano morti a
decine, da liquidare e vendere al momento del passaggio nel campo
opposto, quello d’origine; perché penso che tu sia arrivato nel
1993, incoronato da un inconsapevole (?) Cossutta, con un progetto
già confezionato e che ora stai portando a compimento facendo capire
a Montezemolo e all’eventuale John Kerry che sei diventato buono e
bravo, diversamente da quei reperti che ancora si annidano nel tuo
partito (non tra gli intuitivi tuoi seguaci del campeggio dei
Giovani Comunisti: quelli già si sono liberati del peso antipoltrone
della falce e del martello e già parlano come Comunione e
Liberazione, come le Acli, come l’Azione Cattolica: confrontare temi
e interventi).
BERTINOT-IN-MY-NAME perché io, noi,
restiamo comunisti, non ci infiliamo nei salotti dove l’aria
condizionata è di gas ipnotici e le bevande sono nettari dell’oblio;
perché se tu dici, con l’abituale rispetto della democrazia interna:
“Perdo pezzi, ma vado avanti”, questi pezzi, gli “sciacalli” e i
“cretini”, è un bel pezzo che pensano di perdere un pezzetto
residuale, ma ingombrante assai, che incredibilmente ancora fa il
segretario di un partito.
Contro le
liquidazioni
Il tuo comunismo da “reinventare”
puzza alla grande di adrianosofrismo, di giulianoferrarismo, di
sandrobondismo, di occhettismo. Non c’è niente da reinventare, anche
perché davvero sei un nano, siamo tutti nani, rispetto a quelli che
il comunismo l’hanno inventato davvero e provato unica via
scientificamente possibile alla liberazione dell’umanità. Ma questo
non è il problema che tu ti sei posto. Tu ti sei posto il problema
delle compatibilità e ci hai usato per undici anni per questa
bisogna. Molti di noi l’hanno sospettato da tempo, alcuni l’hanno
capito perfettamente, ma pochi, quasi nessuno, te l’hanno saputo
dire in faccia e hanno voluto dirtelo in faccia, costi quel che
costi in delusioni, in lacrime, in censure e repressioni, a coloro
che nel comunismo credevano e credono. Spiegandogli che quando si va
con i padroni, quando si è abbracciati e applauditi dai padroni,
quando si fa poco poco il padrone in casa propria, il comunista, no,
non lo puoi fare. Neanche “reinventato”. Che tutti noi ci si faccia
coraggio e si denunci apertamente quanto è nudo questo re. Non è più
questione di brontolii difensivi, di compound chiusi. E’ questione
che tutti insieme, aree, sensibilità, correnti, componenti, dobbiamo
smascherare il tuo piano, il piano della liquidazione. Prima del
congresso, se non vogliamo che il congresso schiacci una pietra
sulla rinata pianta comunista. Sempre che il congresso tu lo faccia…
E prima che tu ci liquidi, prima che ti porti via la compagine
parlamentare con tutti i suoi soldi. E’ già successo.
Fausto, plasma pure la tua nuova
congrega da “coalizione democratica a maggioranza” che lascerà i
killer in uniforme in Iraq e dappertutto, sposa Luisa Morgantini,
che di comunista non ha nulla, visto che con Casarini e D’Erme (che
di comunista non avevano nulla) ti è andata male. Mollaci, “pezzi a
perdere” che non siamo altro. Noi, se il destino degli uomini vuole,
ripartiremo alla grande, magari da “sciacalli” e “cretini”, ma senza
piombo nelle ali.
Ti saluto, Fulvio.
P.S. Leggo uno dei tuoi tanti
imbarazzanti stilemi: “Agire la non violenza”. Vuoi uccidere la
rifondazione comunista? Vuoi stroncare la lotta dei popoli e delle
classi? Perlomeno non uccidere la grammatica italiana.
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