Io non ero a Cuba quando ci lasciò per sempre il
sorriso più bello della rivoluzione.
Vilma Espin è deceduta dopo essere stata malata
molto tempo. Nonostante, la costernazione dei fatti inevitabili si
impadronisce dell'anima. Per fragili istanti la morte si trasforma in
una sentenza burlona della stessa vita.
Vilma nacque ricca, bella ed intelligente Tutte
le categorie delle classiche principesse dei racconti delle fate. Ma
il suo palazzo incantato fu la lotta rivoluzionaria ed il suo principe
azzurro un piccolo ribelle con il viso d’adolescente.
Nonostante, non ha mai smesso di essere una
principessa. Se guardiamo un'altra volta quell'immagine con la camicia
a quadri ...un fucile ed un sorriso, c'inginocchieremo tutti
palpitanti davanti alla principessa.
La sua pelle, i suoi capelli e la sua figura
slanciata ricordano un giglio pieno di profumo. Questo è Vilma: un
giglio slanciato.
Lì c’è materiale di studio per quelli che tentano
di sistemare la nascita dei leader in uno stretto margine da manuale
“piccolo borghese”, nazionale rivoluzionaria”,etc.
Se qualcosa non era la bella Vilma ...era essere
piccola. Era grande in tutto, e soprattutto nella sua fiducia nel
futuro.
Fino a quando non capiremo gli stimoli più
importanti che spingono il cuore ed il pensiero seguiremo questa rotta
pericolosa di non saperci identificare di fronte al Capitale, noi,
quelli che non abbiamo niente da perdere.
Vilma fu delle partecipanti più focose della
clandestinità. Il suo nome si associa immediatamente al delicato
ricordo di Frank Pais. La sua dedicazione nella presa della città di
Santiago il 30 novembre fu speciale.
Lo so perché me lo hanno detto i miei genitori
che parteciparono con lei. Tutti e due mi dicevano... “Era tanto bella
con il fiammante (e benedetto) braccialetto rosso-nero!”.
Il tempo ci lascia sempre spazio per riprendere
la storia. Osservino solo tre di quelle donne fondatrici: Celia,
Haydée e Vilma. Le prime due sono scomparse nel 1980. Ognuna a modo
suo e con l'irriverenza di entrambe. Celia fu la contadina che seppe
scoprire la bellezza splendida della rivoluzione, senza separarsi da
Fidel un solo istante, facendo perfino parte sostanziale delle sue
riflessioni, quelle di oggi!
A Haydée traboccava la passione, e convulsa,
seppe consegnare agli intellettuali ed agli artisti quelle strade di
lotta contromano...
Vilma fu allora la più serena, fu l'anima della
famiglia cubana.
Nei momenti difficili, la Federazione di Donne
Cubane si dedicò a curare quegli spazi che solamente la famiglia sa
toccare. L'incipiente prostituzione, la condotta sociale e morale.
Forgiò una gran famiglia al fianco di quel...
quel “principe azzurro” del Secondo Fronte Orientale. Quello stesso
che tremando ha portato, solo, le sue ceneri con una rosa rossa.
Quello stesso che oggi si occupa della casa con
accortezza ed uffizio, mentre Fidel si ristabilisce ...con una penna
in mano, perché non smette di scrivere.
Tra quelle tre donne così diverse e complementari
si è collocata la donna cubana nel posto che ha riscoperto più
azzeccato. Vilma è stata forse quella che ha avuto maggiore
inflessione. Pensino solo a questo: Celia non ebbe figli, il suo
lavoro fu accompagnare Fidel nel suo lavoro militante. In questo Fidel
che rimpicciolisce la morte e continua da una provocatoria distanza ad
insidiare la nostra impertinenza per vederlo ...lì c’è Celia Sanchez,
sicuramente, curando perfino i suoi ultimi anni. Haydée non conobbe i
suoi scarsi nipoti e lasciò i suoi due figli piantati in asso in piena
adolescenza ...per volontà e coscienza propria. La sua missione fu far
ricorso alla fretta per trasformare l'arte in un’arma di combattimento
...lo ottenne senza dubbi. Dentro questa arte contestatrice e
rivoluzionaria, che si spande dappertutto a Cuba e nel mondo, c’è
l'anima ingarbugliata di Yeyé, con la sua ironia ed i suoi scherzi.
Vilma è morta, tuttavia avvolta di una prodigiosa famiglia di figli e
nipoti già giovani. Rappresentò il cuore della famiglia cubana, degli
spazi della donna, di riuscire a far coincidere la maternità e la
stabilità familiare con le domeniche di lavoro volontario, di fare in
modo che non fosse incompatibile la casa e la rivoluzione. E anche
questo lo ottenne.....con il suo esempio inequivocabile davanti.
In quei giorni del chiamato Periodo Speciale,
quello che io considero come un Comunismo di Guerra, Vilma fu presente
aiutando la donna cubana a cercare delle formule per mantenere unita
la famiglia.
Lo so molto bene perché sono stata segretaria
della FMC nel mio quartiere. Lì progettiamo mille strategie di
resistenza....dappertutto c’erano i richiami di Vilma.
La mia rivoluzione è spruzzata da queste figure
meravigliose.
Vilma è una di loro.... di quelle donne che
ebbero il privilegio che difficilmente avremo noi: armare un
cambiamento di epoca con la pienezza di Fidel e del Che. Dubito che
torni a ripetersi….almeno oggi ...quando mi sequestrano le lacrime
dell’irrimediabile.
Infine, una gratitudine per lei quando le feci
sapere in quel momento:
Già era malata ed io gli dissi senza dargli
troppa importanza che in una lettera mia madre Haydee Santamaria
desiderava essere stata sepolta a Santa Ifigenia, il Cimitero di
Santiago di Cuba.
Per chi mi conosce un poco, sa che per me queste
cose sono irrilevanti... Ma Vilma lo prese come un tema personale.
Ricordo che stavo nel suo ufficio, lei programmando punto a punto la
cerimonia, disegnando personalmente il cartello da porre nella
funzione, contrattando la più grande quantità di girasoli (fiore di
Haydee) che si potesse raccogliere, per fare il nuovo funerale di
Haydée, quello vero: lì di fianco ai suoi compagni morti nel Moncada,
lì di fianco a suo fratello Abel e soprattutto di fianco a Martí
Bastò che io gli menzionassi la lettera e lei
fece sua quella grandiosa opera.
Al principio non lo capii bene ...Però dopo
questo giorno non ho più pianto i 28 luglio, giorno del suicidio di
mia madre.
Questo sì sapeva farlo, Vilma: cullare le bambine
come me.... bambine di quaranta anni.
Oggi che piango perché è andata via, non posso
smettere di ricordare il suo sorriso acceso nella strada San Jeronimo,
quando mi raccontava le avventure dei miei genitori novelli sposi
nella clandestinità, quando tutto sembrava musica e colore. Credo che
lei sapesse che io non avrei più pianto i 28 luglio.
La ringrazio per questa missione da
psicoanalista....di non piangere più in quel giorno.
Per questo motivo non diremo addio alla
rivoluzionaria più bella di Cuba. Quella che preferì un fiore della
Sierra di fronte alle perle a cui aveva diritto per nascita.
Non le voglio dire addio per sempre a colei che
mi riempì di tenerezza in quella casa di San Jeronimo, alla madre
della mia affettuosa ed eretica sempre Mariela.
A lei come a Celia, come a mia madre le diciamo,
sempre avvolti in un misterioso scongiuro...e con la fretta di non
sbagliarci troppo....
Hasta la victoria siempre!