Per smentire le campagne contro il
Che
di Froilan Gonzalez e Adys
Cupull *
L'espediente della CIA contro Ernesto
Che Guevara è stato aperto di nuovo prima di commemorarsi il
30˚anniversario del suo assassinio, o non lo chiusero mai, come
dichiararono i giuristi nordamericani Michael Ratner e Michael
Steven Smith, quando hanno avuto accesso ai documenti segreti
dell’FBI e della CIA in occasione di compiersi 30 anni dal crimine,
si pubblicarono varie biografie dove l'asse centrale era liberare il
governo degli USA e la CIA dalla decisione di assassinarlo.
Pubblicarono libri, reportage e documentari con calunnie, e
tergiversazioni sulla sua vita, ma tutte liberavano il governo degli
USA dal crimine.
Alcuni agenti della CIA di origine
cubana che parteciparono ai fatti criminali, fecero delle
dichiarazioni alla stampa giustificando le loro azioni o inventando
nuove falsità.
La campagna attraverso la stampa
cominciò nel 1997 da parte degli ufficiali della CIA, i suoi agenti,
giornalisti a stipendio o asserviti. Queste manipolazioni seguirono
due versanti. In uno tentavano di discutere l'autenticità dei resti
del Guerrigliero Eroico, affermando che rimasero in Bolivia e che
furono soppiantati dal Governo Cubano con fini politici con altri di
uguali caratteristiche.
La campagna era destinata a sottrarre
credibilità o a creare dubbi sul Monumento al Che a Santa Clara e
con ciò colpire il prestigio internazionale di questo luogo
simbolico.
L'altro proposito era mettere in
dubbio la data di nascita, contro le informazioni ottenute dai
metodi universali utilizzati per l'investigazione biografica delle
personalità. È quasi ingenuo discutere il 14 giugno 1928 come data
della sua nascita. Ha il proposito di confondere, mentire e
manipolare.
La CIA conosce che questa data è un
gran simbolo per il popolo cubano, perché si commemorano i
compleanni del generale Antonio Maceo Grajales e del comandante
Ernesto Che Guevara de la Serna e comincia la giornata di omaggi e
commemorazioni di questi due giganti della storia. Simboli della
cultura, il patriottismo e l'intransigenza rivoluzionaria ed
antimperialista.
Maceo affermò: “Chi tenti di
impadronirsi di Cuba raccoglierà la polvere del suo suolo allagato
di sangue, se non perirà nella lotta.”
Il Che espresse: “Tutta la nostra
azione è un grido di guerra contro l'imperialismo ed un clamore per
l'unità dei popoli contro il gran nemico del genere umano: gli Stati
Uniti del Nord America…”
Si spiega allora perché tra i piani
terroristi organizzati dagli USA, pianificarono far scoppiare con
esplosivi il Monumento del Che a Santa Clara e la Plaza Antonio
Maceo di Santiago de Cuba.
Dal momento che non riuscirono nei
loro propositi, pretendono tergiversare attraverso le loro campagne,
per far cadere in pezzi il significato degli emblematici luoghi
storici, e distruggere l'esaltante data che unisce Maceo ed il Che.
Deplorevolmente alcuni scrittori o giornalisti per ignoranza o
mancanza di rigore nelle loro investigazioni o scritti, ripetono la
disinformazione. In occasione del 40˚ anniversario dell'assassinio
del Che si ripete una vecchia e denigrante campagna. Cominciò il
20 luglio 1997, quando l'agente della CIA Felix Rodriguez affermò a
Miami che il cadavere del Che fu soppiantato dal governo cubano, da
un altro con le stesse caratteristiche anatomiche e con le mani
tagliate.
Questa dichiarazione, fu fatta al
giornale spagnolo ABC, e pubblicandola il 24 luglio 1997, divulgò
che l'ex agente della CIA Felix Rodriguez aveva messo in dubbio che
i resti incontrati in una pista di Vallegrande fossero quelli del
guerrigliero cubano-argentino.
Il quotidiano affermò che, secondo
Rodriguez, il cadavere del Che, come quelli di altri guerriglieri,
sarebbero stati sepolti in una fossa comune in mezzo alla pista, a
circa 600 metri di distanza, dal posto dove furono incontrati e che
quei resti erano stati soppiantati dal Governo Cubano con fini
politici. Le dichiarazioni dell'agente della CIA ebbero un’immediata
ripercussione nei mezzi di diffusione, soprattutto nella stampa
reazionaria di tutto il mondo. Una speciale divulgazione la trovò in
Argentina. Tuttavia, il 17 agosto 1997, il periodico Clarin di
Buenos Aires, pubblicò un reportage intitolato “Intriga a Miami,”
del giornalista Rogelio Garcia Lupo, come un'intervista all'eminente
antropologo forense argentino Alejandro Inchaurregui che lavorò
nell'identificazione dei resti del Che. Il giornalista si riferisce
ad una lettera inviata da Miami, a differenti destinatari, firmata
da Gustavo Villoldo Sampera, un altro degli agenti della CIA che
partecipò a Vallegrande contro la guerriglia del Che. Le lettere
sono datate nell’aprile del 1997, ed in queste diceva di rivelare il
posto dove si trovavano i resti del Che, ma in realtà si tentava di
deviare l'attenzione per ostacolare il successo della missione di
ricerca o mettere in dubbio il ritrovamento dei resti del Che. Con
relazione a queste lettere, il giornalista Rogelio Garcia Lupo,
scrisse: “Questa documentazione coincideva nella pista di
Vallegrande benché fissasse il punto esatto dove bisognava vangare a
circa 200 metri dal posto dove realmente furono trovati. Aggregava
un altro dato erroneo: i resti del Che erano stati sepolti insieme a
due uomini, e non con sei dei suoi compagni, come furono incontrati
alla fine. In ogni caso chi offriva questa orientazione aveva
partecipato intimamente ai giorni della guerriglia e somministrava
dettagli. L'errore era intenzionato. “La fonte risultò essere
l'agente della CIA, nato a Cuba, Gustavo Villoldo, che
effettivamente fu membro della dotazione dell'agenzia di
intelligenza degli USA inviata in Bolivia da quando la guerriglia
del Che iniziò le sue operazioni. Villoldo era conosciuto allora
come “Eduardo Gonzalez” ed ebbe nel suo curriculum l'interrogatorio
a Jorge Vazquez Viaña... “In questo momento Villoldo offrì
spontaneamente i suoi dati sul posto, dove riposava il cadavere del
Che col suo grosso margine di errore che sembra inspiegabile in
presenza dei suoi antecedenti di 30 anni fa. Ma è ragionevole
pensare che la sua discrepanza col posto ed il numero di cadaveri
che c'erano nella fossa, stava creando la base di un dubbio pubblico
sul fatto che i resti del Che gli appartengono o no…”
Garcia Lupo concludeva il suo
reportage con l'affermazione: “La battaglia della CIA contro il Che
continua, anche dopo la sua morte”. Con relazione all'intervista al
medico forense argentino, il giornalista affermava che per Alejandro
Inchaurregui non esistevano dubbi in quanto all'identificazione dei
resti del Che e puntualizzava che l'unico che l'ha discussa era
l'agente della CIA che condivise la persecuzione e la morte di
Ernesto Guevara. Garcia Lupo domanda allo scienziato argentino:
“Il gruppo di accertamenti che avete
fatto sono sufficienti per avere la sicurezza più completa che sono
i resti del Che?
“- Assolutamente.
“- Mi riferisco a questo ex-agente
della CIA che dice che avrebbe potuto esserci una sostituzione di
resti…
“- Per prima cosa si utilizzano metodi
scientifici verificabili da chiunque. L'identificazione dei resti
del Che risultò facile per l'abbondanza di dati pre-morten raccolti.
Avevamo le radiografie di tutte le radici, dei suoi singoli denti;
avevamo le misure del cranio, avevamo delle foto. Lui si fece una
scheda tropometrica ed una scheda odontoiatrica prima di uscire da
Cuba, perché nel caso morisse, si potessero confrontare i dati dei
suoi resti, cioè un’informazione molto importante.
“- Una banca dati eccezionale.
“- Eccezionale… Avevamo inoltre alcuni
suoi tratti del viso, come la protuberanza degli archi
sopraccigliari. Inoltre, un'autopsia. Il Che ha subito un'autopsia
trenta anni fa e le lesioni sono corrispondenti ai resti ossei.
Troviamo perfino l'usura degli incisivi superiore ed inferiore
destro con cui mordeva la pipa ed era l'unico scheletro al quale
avevano amputato le mani.
“- Discutere il tema del DNA, in che
cosa può distruggere la credibilità della relazione?
“- Fare l’esame del DNA sarebbe una
squisitezza. Sarebbe troppo. La denuncia è di un agente CIA non di
uno scienziato.
“- Ci sarebbe una campagna in questo
senso?
“- A me piacerebbe, perché sarebbe
molto facile smentirla.
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Una delle qualità che ammirano di più
quelli che conobbero il Comandante Guevara è la pratica della
verità, detestava le bugie. È una virtù della famiglia Guevara de la
Serna. La campagna calunniosa per sostentare il cambiamento di data
di nascita l'hanno sostenuta con argomenti ingenui, tra loro, che la
madre del Che si sposò con due mesi di gestazione e per occultare il
fatto, lo iscrissero un mese dopo essere nato. In realtà non
capirono gli avvenimenti attorno all'affrettato matrimonio di Celia
de la Serna ed Ernesto Guevara.
Quando non si usano tutte le fonti
primarie, e non si verificano i dati, non si trova la verità. È una
mancanza di etica professionale non sostentare, né comprovare con
documenti, un'affermazione di questa grandezza. Non c’è serietà in
una biografia che apporti dati e date contrari a quelli apportati
dalle fonti più importanti che sono i genitori, fratelli e compagni
della sua infanzia, i documenti e le lettere e l'attestazione della
sua stessa biografia.
I genitori del Che contrassero
matrimonio il 9 novembre 1927, lei aveva quasi due mesi di
gestazione. Nel seno della famiglia non doveva occultare niente,
perché questa fu la giustificazione per potersi sposare. Malgrado
avesse 21 anni, i suoi fratelli maggiori si opposero a concedergli
il permesso per il matrimonio, in quell'epoca, per le leggi
argentine era ancora minore di età. Lei si incaricò di divulgare in
tutta la famiglia che era incinta e non ebbero un'altra alternativa
che essere accondiscendenti.
Se Celia avesse voluto occultare il
frutto del suo amore, non sarebbe uscita da Misiones, o sarebbe
rimasta in un'altra città qualunque e non sarebbe ritornata a Buenos
Aires a dare alla luce, come erano i suoi propositi. Quando
arrivarono a Rosario cominciarono i dolori del parto. È documentato
che Ernesto Guevara de la Serna nacque alle 3:05 dell'alba del 14
giugno 1928 in questa città, capoluogo della provincia di Santa Fe,
come consta il suo certificato di nascita.
Ana Maria Guevara, sorella del
Guerrigliero Eroico raccontò che tutti i compleanni erano ricordati
in famiglia. Fu un'abitudine che perdurò sempre. Il 14 giugno 1953,
mentre suo fratello preparava il secondo viaggio per l'America
Latina si festeggiò in casa sua, con una gran festa dove ballarono,
cantarono e sua sorella Celia cucinò una vitella al curry, fatta con
pepe delle indie e riso.
Sulla data in cui nacque il Che,
esistono documenti ufficiali, tra loro l'iscrizione di nascita,
quella dell'Università, quella del lavoro, vita civile e militare,
che lo certificano. Inoltre le lettere tra madre e figlio o tra i
suoi fratelli, dove l'augurio per il compleanno è sempre riportato
nel mese di giugno.
In questo mese nell'anno 1958, il Che
era sulla Sierra Maestra, Celia de la Serna ha ricevuto una chiamata
da Cuba, attraverso le onde di Radio Rebelde, dove ha potuto parlare
con suo figlio. Poi gli scrisse una lettera che dice nella sua
intestazione:
“Buenos Aires, giugno del 1958 “Che li
compia con molta felicità!
“Teté amato”.
Mentre, nelle montagne orientali
Camilo Cienfuegos, Vitalio Acuña ed un gruppo di contadini, tra i
quali si trovavano Marzo Orozco, Isidora Moracen, Teodoro Naranjo,
soprannominato Pelencho e Ponciana Parez conosciuta come Chana si
misero d’accordo per fargli una sorpresa e celebrare i suoi 30 anni
il giorno 14 giugno. Fu un riso con pollo che il Che fece
distribuire equamente tra tutti i presenti e la sua truppa.
Il 14 giugno 1959, il Che ha compiuto
i suoi 31 anni a Roma, e questo stesso giorno si trasferì al Cairo.
Quando viaggiava dalla capitale italiana a quella dell'Egitto, i
compagni della Delegazione che presiedeva gli festeggiarono il
compleanno. Tutto questo è confermato dai suoi compagni.
Il 9 giugno 1963, dal Carcere
Correttivo delle Donne di Buenos Aires, dove Celia de la Serna,
compiva un'ingiusta prigione, solo per essere la madre del Che e
difendere la Rivoluzione Cubana, gli scrisse una lunga lettera nella
quale gli contò dettagliatamente i problemi della prigione, temi
familiari, attività che sviluppava e quasi alla fine afferma:
“…Come supporrai, questa lettera la
incominciai per augurarti un felicissimo compleanno, che suppongo
passerai sommerso nel ministero ed i suoi problemi. Un gran
abbraccio ad ogni modo per questo motivo e per tutto….”
Mentre in Cuba, in questo stesso anno,
il 14 giugno nasceva sua figlia Celia e considerò il fatto come un
bel regalo di compleanno.
La madre del Che si è sentita sempre
orgogliosa dei suoi figli. Ana Maria Guevara, raccontò che sua mamma
ripeteva felice la coincidenza dell'identità caraibica. Diceva che
Ernesto era nato il giorno del compleanno del generale Antonio Maceo
il cui compleanno era il 14 giugno 1845. Roberto e Juan Martin, il
18 maggio, come Augusto Cesar Sandino; ed Ana Maria il 28 gennaio,
compleanno di José Martí e sua sorella Celia il 30 dicembre, questo
non era caraibico, bensì argentino. Questo era un motivo per
scherzare tra loro.
Il 6 luglio 1952 da Bogotà il Che
scrisse una lunga lettera a sua madre. In una parte riferendosi al
compleanno gli dice: “Il 14 mi organizzarono una festa, con molto
“pisco” una specie di gin. Il direttore medico brindò per noi ed io
che mi sono ispirato con la bevanda, e risposi con un discorso molto
panamericano che meritò grandi applausi del qualificato e simpatico
pubblico presente…”
Nelle sue note di viaggio si conosce
il discorso che pronunciò quel 14 giugno quando compiva 24 anni.
Brindando manifestò: “… Crediamo, e dopo questo viaggio più
fermamente che prima, che la divisione dell'America in nazionalità
incerte ed illusorie è completamente fittizia. Costituiamo una sola
razza meticcia che dal Messico fino allo Stretto di Magellano,
presenta notevole similitudini etnografiche. Per questo motivo (…),
brindo per il Perù e per l'America Unita…”
Nel modulo preparato dall'Esercito
Ribelle dopo il trionfo della Rivoluzione Cubana, il Che scrisse
personalmente, i dati richiesti:
Luogo e data di nascita: “Rosario Arg.
14 - 6 - 28.”
Il suo primo capo: Fidel.
Il suo ultimo capo: Fidel.
La copia di questo importante
documento appare come annesso nella pagina 390 del nostro libro “Un
uomo valoroso”.
Il 14 giugno 1967 nelle selve
boliviane scrisse: “… Sono arrivato ai 39 e si avvicina
inesorabilmente un'età che dà da pensare sul mio futuro
guerrigliero; per adesso sto benone….”.
Benché il Comandante Ernesto Che
Guevara nascesse nella città di Rosario il 14 giugno 1928, possiamo
affermare anche che nacque legalmente in Cuba. Il 7 febbraio 1959
si modificò la Legge Fondamentale della Repubblica, per aggiungere
nel suo articolo 12 “che sono cubani di nascita gli stranieri che
hanno servito nella lotta armata contro la tirannia sconfitta il 31
dicembre 1958, nelle file dell'Esercito Ribelle, per due anni o più
ed hanno portato il grado di Comandante per un anno per lo meno,
purché la legge lo disponga.”
Questo articolo fu aggiunto
espressamente per lui. Il 9 febbraio di quell'anno gli fu conferita
la cittadinanza cubana per nascita, senza alterare nella sua vita la
rispettabile data del 14 giugno 1928.
Questo giorno del mese di giugno sarà
commemorato sempre con risultati produttivi, scientifici, culturali,
educativi, e la fedeltà irrinunciabile alle idee intransigenti di
indipendenza e sovranità di Ernesto Guevara de la Serna e di Antonio
Maceo Grajales.
L’11 dicembre 1964, alle Nazioni Unite
il Che espresse: “Sono nato in Argentina; non è un segreto per
nessuno. Sono cubano e sono anche argentino e, se non si offendono
le illustri signorie dell'America Latina, mi sento tanto patriota
dell'America Latina, di qualunque paese dell'America Latina, e, nel
momento in cui fosse necessario sarei disposto a sacrificare la mia
vita per la liberazione di qualunque paese dell'America Latina,
senza chiedere niente a nessuno, senza esigere niente, senza
sfruttare nessuno...”.
*I due autori sono una coppia di
scrittori cubani che hanno pubblicato, tra le altre loro opere, fino
ad oggi, 14 libri sul Che, dopo lunghe e severe ricerche-preso dal
blog Museo Ernesto Che Guevara-traduzione Ida Garberi
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