Come dice il regista Angelo Rizzo,
autore del film "Quando la verità si sveglia" sul terrorismo
contro Cuba e sull'uccisione del giovane italiano Fabio di Celmo,
vittima di un attentato terroristico presso l'Hotel Copacabana a
L'Avana il 4 settembre 1997, "sui nostri media si parla sempre del
terrorismo ovunque abbia colpito (Usa, Europa, Asia, ecc.), ma mai di
quello che a Cuba (dal trionfo della Rivoluzione) ha fatto oltre 3000
vittime".
Nel suo film si parla non solo di Fabio
di Celmo e di suo padre Giustino, ma anche di terroristi criminali
come Luis Posada Carriles (reo confesso di questo ed altri crimini,
come da lui stesso ammesso in un’intervista pubblicata il 12 e 13
luglio 1998 su “The New York Times”* e ora ospite di lusso
negli Stati Uniti, per i servizi resi al Paese), Raúl Ernesto Cruz
León (l'esecutore materiale, il mercenario assassino salvadoregno
entrato nel Paese in qualità di turista proveniente dal Guatemala) e
altri elementi della mafia di Miami, protetti dai diversi governi
degli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti, un grande Paese con una
cultura immensa ed un tempo punto di riferimento di libertà, giustizia
e diritti umani, a dispetto dell’ipocrita retorica della proclamata “Guerra
al Terrorismo” dell’Amministrazione Bush sono oggi in un Paese
protettori di terroristi, come quelli che si annidano a Miami.
Cruz León, istruito nel Salvador, dove
gli sono stati dati i mezzi necessari, la lista dei possibili
obiettivi, i biglietti ed il denaro per le spese (lui, che era
disoccupato, avrebbe così ricevuto 4.500 dollari per ogni bomba fatta
esplodere), è stato addestrato come paracadutista e tiratore in una
scuola militare nella Georgia e ha seguito un corso sugli esplosivi
con istruttori statunitensi. Il 12 luglio 1997 quattro persone
risulteranno ferite per l’esplosione di bombe che Cruz León aveva
piazzato negli hotel Capri e Nacional a L’Avana.
Nel periodo tra l'aprile 1994 e il
settembre 1997 si contano più di trenta piani terroristici progettati
a Miami contro Cuba, tra cui più di 15 con l'utilizzo dell'esplosivo
C-4, organizzati dalla "Fondazione Nazionale Cubano Americana"
(fondata nel settembre 1981 dal duo formato dal presidente Reagan e da
Bush padre, all’epoca direttore della CIA, e diretta allora dal boss
Jorge Mas Canosa, alunno come Posada dell’accademia del crimine di
Fort Benning) e da altri gruppi controrivoluzionari, come "Alpha
66", il "Pund" e il gruppo di Orlando Bosch (anche lui oggi
in libera circolazione a Miami), ideatore del crimine sui cieli di
Barbados.
Luis Posada Carriles, detto "Bambi",
agente dela CIA, è responsabile di vari atti orrendi contro Cuba, ivi
inclusa (insieme con il suo socio Orlando Bosch) l'esplosione in pieno
volo di un aereo della Cubana de Aviación su Barbados il 6
ottobre 1976, che ha provocato 73 vittime (tra cui l'intera squadra
nazionale cubana giovanile di scherma) e anche di una serie di
attentati esplosivi con bombe presso altre installazioni turistiche
all'Avana nell'estate del '97.
Per prevenire atti di terrorismo come
questi, cinque eroici cubani antiterroristi, Gerardo, Ramón, Fernando,
René e Antonio, dopo un processo farsa celebrato a Miami negando alla
difesa quegli stessi diritti previsti dal sistema giudiziario
americano, da 9 anni scontano ingiuste condanne all’ergastolo in
carceri di massima sicurezza degli Stati Uniti. Prigionieri politici
dell’Impero, essi pagano un gesto di lealtà del Governo cubano che,
all’epoca dell’Amministrazione Clinton, aveva informato le autorità
statunitensi sulle attività terroristiche che stavano organizzando i
gruppi anticubani nel Sud della Florida e che i cubani avevano
scoperto e riferito alle autorità de L’Avana. Per tutta risposta
l’FBI di Miami ha arrestato le fonti e i Cinque sono tuttora
sottoposti a un regime carcerario inumano.
A dieci anni dall’assassinio di Fabio Di
Celmo, il presidente George W.
Bush continua a offrire rifugio e
copertura a Luis
Posada Carriles e
a Francisco "El Panzón" Chávez
Abarca, il narcotrafficante salvadoregno contrattato da Posada
Carriles, che non solo ha organizzato la serie di esplosioni che hanno
provocato la morte del giovane Fabio 10 anni fa, proprio oggi 4
settembre, ma che ha anzi reclutato, addestrato e inviato a L’Avana
vari altri mercenari, oltre ad aver realizzato personalmente tre
attentati.
Terroristi liberi e anti-terroristi in
prigione: succede negli Stati Uniti. Con rare eccezioni, i
democratici media italiani di queste cose non informano, non
possono farlo. Come dice Gianni Vattimo sul "Manifesto" del
30 agosto 2007 (sia pur in altro contesto), non si può mettere in
discussione "l'egemonia economica, ideologica, persino «morale» degli
Usa e del modello «democratico» americano". Del resto, aggiungo io,
la fedeltà atlantica ha i suoi costi e la vicenda giudiziaria
sull’uccisione da fuoco amico in Iraq del funzionario del Sismi
Nicola Calidari (addirittura, questa, un crimine contro lo Stato
italiano), solo per fare un esempio, è alquanto esemplificativa al
riguardo. Nel caso del nostro Paese, la sudditanza ai potenti, a
quanto pare, non sempre viene ben ripagata.
Fabio di Celmo, giovane imprenditore
genovese, appassionato di sport, era capitano della sua squadra di
calcio, lo "Sciarborasca" di Cogoleto (Genova), ove vestiva
sempre la maglia numero 10. Affezionato amico di Cuba, viaggiò per
la prima volta nell’isola caraibica nel 1993 assieme al padre,
Giustino, per un’attività di forniture alberghiere con le società
statali cubane.
Il 4 settembre di 10 anni, Fabio fa
aveva solo 32 anni. Era una bella giornata di sole, "il ragazzo
del Copacabana" si trovava nell'atrio dell'edificio ad aspettare
che scendesse una coppia di sposi italiani suoi amici che erano venuti
a trovarlo, per poi accompagnarli all’aeroporto. Poco dopo il
mezzogiorno la sua giovane vita veniva stroncata da una bomba, una
piccola carica di 50 grammi di plastico C-4 esplosa sotto un divano
nel bar dell’hotel Copacabana di Miramar, sulla costa
occidentale della capitale cubana. I frammenti di un portacenere gli
squarciano la gola e la vena giugulare, rendendo inutile la corsa al
vicino ospedale Cira García.
Quello stesso giorno ci sono state
altrettante esplosioni presso gli hotel Tritón e Chateau
dell’Avana, oltre che un’altra nel noto ristorante La Bodeguita del
Medio. Solo qualche giorno prima, presso l’hotel Sol Palmeras,
il 22 agosto, sempre del 1997, era stata posta un’altra bomba. Prima
ancora, il 12 aprile 1997, un’esplosione con 600 grammi di C-4 aveva
inaugurato la campagna di terrore, provocando ingenti danni materiali
nei bagni della discoteca Aché dell’Hotel Meliá Cohiba.
Il 30 dello stesso mese, veniva disattivato un artefatto esplosivo
costituito da 401 grammi di C-4 nello stesso hotel. Il 12 de luglio
1997, quattro persone vengono ferite dall’esplosione di bombe presso
gli hotel Capri e Nacional, sempre a L’Avana.
Successivamente, il 19 ottobre, veniva
disattivata una bomba nell’interno di un minibus di servizio turistico
dell’aeroporto “José Martí”. Il giorno 30 ancora dello stesso
mese, si disattivava un altro artefatto esplosivo sotto uno stand di
vendita del Terminal 2 dell’aeroporto. La strategia dei criminali,
infatti, era quella di colpire il settore turistico cubano per
rovinarne l’immagine ed indebolire l’economia del Paese.
Fabio ora è sepolto nel cimitero di
Arenzano (Genova). Da quel giorno il suo anziano padre Giustino (88
anni), che è rimasto a vivere a L’Avana, non ha smesso di lottare
affinché si facesse giustizia. In un programma su Cuba per "Radio
Popolare", intervistato da Marzio Castagnedi (su "Liberazione"
del 4 settembre 2003), ha dichiarato: «Sono anziano ma non mi
stancherò di denunciare la tragica scomparsa di mio figlio a causa di
uno degli atti terroristici contro Cuba. Questo Paese accoglie tutti
con grande simpatia, comprese diverse migliaia di turisti statunitensi
che visitano l’isola aggirando il divieto e le sanzioni del loro
governo. Cuba non ha mai fatto male a nessuno, non aggredisce e non
minaccia nessuno. Perché gli Stati Uniti non cessano le loro
provocazioni e aggressioni contro Cuba? Purtroppo ho constatato che
l’opinione pubblica occidentale è completamente disinformata da
sistematiche campagne di stampa menzognere. Quando la gente, i
popoli, si renderanno davvero conto della quantità di inganni cui sono
sottoposti dal dominante imperialismo, forse allora potrebbe essere
troppo tardi. Per tutti».
Per non dimenticare la tragedia che ha
colpito Giustino e Fabio Di Celmo e gli atti di terrorismo cui Cuba è
sottoposta da quasi 50 anni, il “Granma” de L’Avana di oggi (4
settembre 2007) riproduce un’intervista di Félix López a Giustino Di
Celmo che ripercorre la loro storia (intervista già pubblicata sullo
stesso quotidiano cubano il 4 settembre 2002) al link:
http://granma.co.cu/2007/09/04/nacional/artic02.html