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La libertà è anche il
rispetto della verità
Si può essere indignati o sollevare critiche nei confronti
di una giornalista o di un direttore di quotidiano o di un giornale
stesso che decide, liberamente, di esprimere un proprio e legittimo
punto di vista nei confronti di un qualsiasi avvenimento? Certamente no
e sicuramente anche Liberazione, quotidiano del PRC, ha il diritto
sacrosanto di scrivere su Cuba quello che più ritiene giusto anche se
questo comporta trattare con superficialità la storia di un popolo e di
uomini e donne che subiscono da anni un intollerabile bloqueo e vili e
ripetuti attentati terroristici. E’ altrettanto vero, tuttavia, che la
menzogna e le opere di fantasia che infangano le persone e che sono
semplice frutto di un pressappochismo giornalistico che non dovrebbe
appartenerci vanno ostacolate o almeno ricondotte a realtà lasciando
spazio alla verità e contrastando gratuite invenzioni. Questo è il caso
dell’articolo della signora Nocioni apparso su Liberazione ed è quanto
ribadisce a firma della Bufalini L’Unità, storico quotidiano fondato da
Antonio Gramsci, perseguendo nella menzogna pur volendo apparire come
super partes tra “Liberazione e Castro”. E’ davvero cinico trasformare
violentemente un uomo che ha visto morire il figlio davanti ai propri
occhi e che ha consumato le proprie lagrime nel piangerlo in un
profittatore che sciacallando su quella morte cerca di trarne un
profitto personale e lo è, a maggior ragione, se persiste l’indifferenza
del Governo italiano verso un terrorista reo confesso che circola
liberamente negli Stati Uniti. La verità unica e documentabile è che
dopo dieci anni Cuba ha inteso realizzare un sogno che era della vittima
innocente della barbarie Fabio Di Celmo di realizzare un ristorante
italiano a La
Habana. In questa realizzazione Giustino non ha altro ruolo, per un
ristorante cubano e i cui proventi vanno alle autorità cubane, se non
quello di consulente prima e di gerente poi con la “conquista” di
ricordare in un nome, una dedica e fosse anche una pizza una vita
vigliaccamente spezzata. Il Ristorante, un film, uno spettacolo con
Alicia Alonzo, un concerto, una manifestazione, un libro, un convegno:
qualsiasi opportunità o scelte alla ricerca di una giustizia che attende
da anni di arrivare a compimento. Cuba riesce a dedicare a questo papà
un’ospedale con il nome del figlio e da noi sostenuto con la solidarietà
internazionale, un museo e noi, comitato italiano per Fabio Di Celmo, un
comitato che ha tra i suoi fondatori magistrati, avvocati, giornalisti,
deputati, semplici cittadini, dirigenti di diverse associazioni, a suo
tempo le firme prestigiose di Tom Benetollo o del premio nobel Alferov,
realizzammo un libro con tutti i più grandi poeti italiani e dei diversi
continenti (da Luzi ancora in vita a Merini, da Vendola a Lunetta, da
Sanguineti a Di Benedetti) per aprire una sala convegni (progetto
realizzato) con Alberto Granado alla Casa Africa de l’Avana. Questo e
molto altro in nome della lotta al terrorismo, per la pace, per un mondo
migliore ma, soprattutto e nel caso specifico, cercando disperatamente
di tenere sempre acceso il faro su un delitto che ancora rimane
impunito. Ugualmente ci siamo attivati, anni fa, con il parere positivo
anche del sindaco della città di Roma e del Municipio Roma 6, per una
targa nel parco di viale Irpinia, dinanzi la Casa dei Popoli, dedicata a
Fabio Di Celmo “vittima del terrorismo”. Giustino dopo la morte del
figlio, imprenditore italiano, è rimasto a Cuba e sono non poche le sue
attività verso gli ultimi ed i più deboli. E’ rimasto dove si è portata
avanti la battaglia contro chi ha assassinato il figlio ed è tornato
ripetutamente in Italia (diversi gli incontri anche in Parlamento con
gli onorevoli Rizzo o Pistone o parlando con Giovanni Russo Spena o con
Paolo Cento, Con Bertinotti e Diliberto e noi stessi con Livia Turco in
un sit in su tale tema fuori il Parlamento solo due anni fa) per
chiedere giustizia, l’estradizione o un giusto processo per un
terrorista. Infine una parola su una omaggiata, altra invenzione forzata
della giornalista, laurea in sociologia a Giustino. Abbiamo la
documentazione di un percorso fatto di iscrizione all’Università, di
docenti incontrati, esami etc. e abbiamo il filmato integrale della
presentazione della tesi con tanto di interrogazione, domande e
risposte. La dignità di un uomo colpito da un grave lutto è consistita,
anche in questo caso, nel tenere viva la memoria del figlio con un altro
impegno a lui promesso in un tempo in cui anziché vivere nel dolore era
la gioia e programmi verso il futuro ad appartenere alla famiglia Di
Celmo. Il filmato fu da noi realizzato casualmente, trovandoci a Cuba,
con l’idea di portarlo alla madre Ora: una donna che non ha più trovato
serenità dopo la morte inaudita del suo figlio più giovane. Caro
direttore, crediamo doverosa la pubblicazione di tale lettera, una sorta
di errata corrige, almeno per farci continuare a ritenere che c’è sempre
posto per la verità anche in un’epoca in cui l’ipocrisia la fa da
padrona e che anche la critica politica o di qualsiasi genere, poggia le
sue basi, soprattutto per noi che lottiamo disinteressatamente per una
società migliore, sulla realtà. Questo è l’impegno che abbiamo preso
parlandone con Giustino Di Celmo al telefono ed è quanto a lui
ribadiremo portando la nostra solidarietà e le nostre scuse ad un uomo
fortemente provato dalla vita andando il 15 giugno a Cuba.
Michele Capuano
–giornalista, direttore della rivista “La Ragione”
Ines Venturi – presidente del comitato “Fabio Di Celmo”
Luciano Iacovino presidente La Villetta
Aldo Galvagno – Siporcuba.it
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