Poche volte si è vista nel mondo tanta
altezza etica e tanta trasparenza politica come quelle che ha appena
dimostrato il Comandante in Capo, Fidel Castro, nel suo messaggio e lo
ha fatto con la verticalità di sempre o come disse anni fa un noto
combattente: “La verità è che Fidel anche in politica è un cavaliere”.
Molti pensavamo che questa decisione di
comunicarci che non aspira nè accetterà la nomina di presidente del
Consiglio di Stato era stata annunciata in un piccolo paragrafo
contenuto in una profonda analisi politica, economica e militare sugli
Stati Uniti che Fidel ha scritto lo scorso 15 febbraio.
Anche se attesa, la comunicazione del
Capo della Rivoluzione ci ha emozionato profondamente non solo per la
sua decisione, ma per lo spirito di lotta con cui è stata scritta,
per la coscienza e il richiamo a meditare sulla trascendenza delle
responsabilità che competono a tutti nella lotta per mantenere in alto
le bandiere dell’indipendenza e del socialismo.
Fidel non ha rinunciato, non si è
accomiatato da noi, ma ha riferito che per i suoi limiti fisici ci ha
fatto una comunicazione su cui ha molto meditato: “Desidero combattere
solamente come un soldato delle idee”. È la conseguenza di quello che
ci ha detto sempre e che sostiene oggi con il suo esempio: un
comunista deve dedicare il cento per cento delle sue energie, del suo
lavoro, della sua vita agli impegni rivoluzionari.
Lungi dall’essere abbattuti, dobbiamo
sostenere la sua decisione e assumerne il carico con fermezza e con la
disposizione di fare meglio le cose per ottenere un’invulnerabilità
totale della nostra Patria, come ci ha chiesto una e più volte in
questi ultimi anni.
I nemici della Rivoluzione, assieme
alla brutale manipolazione di non pochi media, si sono scatenati nelle
ultime ore nel vano tentativo di far divenire i loro desideri una
realtà e alcuni hanno chiesto transizioni, come se Cuba non vivesse
una profonda e totale trasformazione sin dal gennaio del 1959; altri
allucinati hanno chiesto un sollevamento armato.
Nella loro mediocrità non comprendono
che in una Baraguá permanente e in un Grido di Baire che non si può
silenziare, qui non ritorneranno mai i caudillos, ma si manterranno
unità e consenso attorno al Partito, forgia indistruttibile della
nazione cubana.
In questo mondo dove la politica è una
caricatura, non si può intendere che questa Rivoluzione nel suo
pensiero e nella sua azione è un processo di continuità e che il
compagno Fidel continuerà ad essere il leader della Rivoluzione di
oggi e di domani e che noi seguiremo sempre le sue idee.
Non possono capire che Fidel è riuscito
a trascendere dalla vita politica per entrare in un ambito intimo
della vita familiare della immensa maggioranza dei cubani.
Continuiamo ad aspettare Le Riflessioni
del compagno Fidel, che sono un poderoso arsenale di idee, di
orientamento, di educazione, e lo faremo con l’orgoglio che ci
accompagna nel vedere che sino all’ultimo respiro abbiamo un
“Comandante che le ronca”, come ha detto un vecchio operaio in uno dei
congressi del Partito, a viva voce, con tutto il sentimento e che in
questo momento è patrimonio di tutti i rivoluzionari.
La Patria contempla orgogliosa ancora
una volta il nostro Capo: Fidel!