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UN ANNO DA CHIUDERE
Eccoci a dicembre e alla stesura di un
bilancio che si archivia insieme agli altri.
Se dovessimo ragionare analiticamente, c'è poco da stare allegri. Il
mondo intero, tranne rare eccezioni, continua ad essere governato dal
capitalismo imperialista che gestisce praticamente tutto: dal potere
economico e politico a quello massmediatico dove, noi tutti, siamo
spesso le inconsapevoli (o incoscienti?) vittime di un sistema che, in
fondo, pare stia bene proprio a tutti.
D'altronde, basta un gossip leggiadro o un efferato delitto, per
riempire quotidiani, settimanali e tv consenzienti e per far
dimenticare cosa occorre, invece, lottare e perchè.
Se rimaniamo ancorati nel nostro piccolo italico orticello sarebbe
sufficiente pensare alla disoccupazione, alla povertà, allo stato
sociale, alle ingiustizie, al potere mediatico manipolatore di
coscienze, alle vittime sul lavoro, ai senzatetto, a coloro che sono
torturati mentalmente, agli immigrati, al sistema politico. Questo è
stato l'anno caratterizzato dalla protesta di grilliana origine che
non ha scardinato quanto si doveva; ma è anche l'anno nel quale il
centrosinistra si è trasformato in un partito democristiano che cerca
alleanze con la ex CdL divenuta sempre più, casaBerlusconi con buona
pace dei suoi alleati orfani di un potere protettivo se non rinunciano
alle proprie origini accettando il verbo del loro padre-padrone.
E' stato l'anno dove sono falliti molti obbiettivi e dove, la gente,
fatica ancor di più a credere a qualcuno che la protegga. Disillusione
mista a rabbia che, però, non si concentra come potrebbe e dovrebbe
fare ed il perché, è alquanto chiaro: non c'è nessun partito veramente
degno di tale compito, nel quale potersi convogliare. Fallisce
Rifondazione con enormi fuoriuscite dei suoi militanti, giustamente
irretiti dal taglio politico che si sono visti appioppare dalla
direzione del partito. Si crea un cartello di intenti tra la stessa
RC, i Comunisti Italiani, i Verdi e i fuoriusciti dall'ex PD, solo per
cercare di salvare il cadreghino di fronte all'avanzata dell'alleanza
VeltroBerlusconiana, spesso dimenticando quali sono gli interessi di
coloro che dovrebbero rappresentare e difendere creando, in tal modo,
un ulteriore collasso di credibilità.
Anno difficile per tutti. Basta pensare
alla crisi del capitalismo made in USA che ha trascinato alla rovina
centinaia di migliaia di famiglie e non solo negli Stati Uniti.
Anno tremendo per Irak, Afghanistan e medio Oriente, dei quali oramai
non si contano più le vittime di un gioco di potere smascherato da
tempo.
Anno referendario in Venezuela, dove Chavez ha perduto il suo
referendum senza ricorrere ad alcun potere coatto per trasformare il
suo sogni in realtà.
Anno transitorio a Cuba, dove dopo le ultime dichiarazioni, il Jefe
Fidel depone le armi del potere senza voler più rientrare nel suo
ruolo, per continuare a scrivere memoriali ed articoli che spesso
ricordano persone di un passato lontano. Ma anche anno di lotta per la
liberazione dei cinque cubani che marciscono nelle fogne carcerarie
statunitensi solo per essere stati patrioti di una Cuba che mai vuole
sottomettersi al volere imperialista.
Fare anche una macroscopica analisi non
è nostro compito: non ne siamo capaci e solo raduniamo alcune idee che
ci vengono all'improvviso e che pubblichiamo senza alcuna pretesa.
Ci perdonino i nostri lettori di questa gestione ingenua della rubrica
che sicuramente meriterebbe ben altro taglio e ben altra penna ma, nel
nostro modestissimo contributo, cerchiamo sempre di dare voce a chi
voce non ne ha.
Non saremo profondamente rivoluzionari e
neppure teorici ma siamo sinceri e tanto ci basta senza nessuna
arroganza.
Cosa dire per il futuro 2008? Chiudere
con le stesse parole di augurio o di stimolo per pensare che un mondo
migliore sia sempre ancora possibile? Non ce la sentiamo. C'è gente
che muore di fame anche in Italia o che vive per la strada perchè non
può permettersi una casa. E c'è gente che non arriva neppure alla
seconda settimana del mese con il magro potere di acquisto del proprio
salario e deve anche dichiararsi fortunata se ha uno straccio di
lavoro -magari precario- che cerca di mantenersi con tutti i sacrifici
possibili. E mentre vediamo in tv, spot consumistici di famiglie
felici, belle donne e figoni, non possiamo sorridere ma solo essere
sempre più incazzati con chi, ancora, non ha compreso che non si può e
non si deve smettere di lottare.
Auguri sinceri. Auguri di lotta.
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