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                                       di Fulvio Grimaldi

 

 

 

 

 

Le cattive stupidaggini dello scaltro Carotenuto  sulle “cattive frequentazioni” di Fiamma Nirenstein

Ottimo contributo alla criminalizzazione delle sinistre radicali (non istituzionali) 

 

 

11/03/2008

 

 

Gennaro Carotenuto è un prolifico comunicatore di rete che firma sotto il logo, nientemeno, di “Giornalismo partecipativo”. Acquistatosi, nel desolante deserto di informatori occhiuti sull’America Latina, una certa credibilità per le frequentazioni di quei paesi e per qualche analisi non da cestinare subito, da qualche tempo, come succede a coloro cui danno alla testa brezze di notorietà, piscia cateratte fuori dal vaso. Il vertice delle toppate, in questo caso non solo sprovvedute, ma maleficamente fuorvianti, lo aveva raggiunto recentemente occupandosi di Uribe, Colombia, ostaggi e FARC (Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia, per Ugo Chavez “un legittimo movimento di liberazione”. E così per ogni persona perbene e non intossicata dagli spurghi della propaganda imperialista). Ne ho già illustrato l’allineamento con le diffamazioni delle FARC con cui il presidente fascista Alvaro Uribe, il suo datore di lavoro Usa e la loro mafia paramilitare e narcotrafficante, affannosamente tentano di occultare le nequizie stragiste contro sindacalisti, operai, contadini, attivisti dei diritti umani e la scalata di provocazioni contro il Venezuela Bolivariano. In quell’occasione furono direttamente Chavez e l’omologo ecuadoriano Correa a mettere i puntini sugli i e a restituire alla sua minuta dimensione il giornalista “esperto di Latinoamerica”.

 

Quando l’incompetenza si sposa alla supponenza – vedi Massimo D’Alema o Giuliano Ferrara – viene fuori un mostriciattolo, a volte ridicolo, a volte pericoloso, specie per gli ingenui. Per questo avevo confinato Carotenuto nel limbo dei mittenti bloccati, da scaricare subito nella colonna dei “messaggi eliminati”. Mi tocca, tuttavia, a volte spulciare in quella rubrica prima di cancellarla perché, per le note alzate di capo del capriccioso aggeggio elettronico, capita che ci finiscano anche messaggi non da me inibiti. Così mi è ricapitato sotto i polpastrelli il “giornalismo partecipativo” di Gennaro Carotenuto. Quello che troverete in calce e dal quale forse sentirete emanare uno stordente olezzo di cantina. Stavolta con tematica via dall’America Latina, perché il nostro, ormai tuttologo, con preoccupante escalation arrischia l’uscita verso altri esercizi di saccente disinformazione. Qui si parla di Nirenstein (una delle tre teste nostrane dell’idra USraeliana, accanto a Oriana Fallaci e Magdi Allam), Ciarrapico, fascismo, sionismo e, vuoi che manchi?, antisemitismo. Me ne occupo soprattutto perché un amico degno della massima stima, Piero Deola, me ne ha chiesto un commento.

 

Virtuoso del sillogismo  per cui una cazzata tira un’altra, il Nostro detta alcune leggi paramosaiche; “Non si può rifiutare il diverso Rom, o negro (sic), o omosessuale e il diritto stesso alla diversità in un mondo  complesso e NON RIFUTARE AL TEMPO STESSO IL DIVERSO EBREO (maiuscole mie). Non si può essere a favore delle invasioni militari e non essere antisemiti  (le invasioni di Palestina, Siria, Libano, Egitto le ha fatte mio zio). Non si può essere omofobi (e dagli!) e non essere antisemiti. Non si può essere per la Bossi-Fini e non essere antisemiti. E magari non si può essere imperialisti e non essere antisemiti. La mente vacilla. Il prestidigitatore del “giornalismo partecipativo”, partecipativo evidentemente a un’inversione dei fattori che procura orgasmi a Magdi Allam, con la sua bacchetta magica fa uscire dal cilindro un Veltroni, un Bush, un Calderoli, ascari della Bossi-Fini, vessilliferi della cacciata e liquidazione di “diversi” come Rom, neri, omosessuali, feldmarescialli o sergenti promotori di invasioni genocide, ma, in prodigioso paradosso, anche antisemiti. Con il fuoco d’artificio finale per cui non si può essere antislamici e non essere antisemiti, suggestivo slogan vergato sotto uno scenario mondiale in cui si vedono israeliani e filoisraeliani, sostenuti dalla lobby ebraica – negata come si potrebbe negare il buco nell’ozono -  fare dell’islam una neoplasia da estirpare. Il capovolgimento della realtà ha dimensioni orwelliane:  la banda assassina occidentale, istigata dal razzismo ontologico dello Stato israeliano che, per far fuori tutti i diversi del mondo, semiti musulmani in testa, ingigantisce un antiebraismo (più precisione nei termini, per favore: semiti sono soprattutto gli arabi) presente in grottesche e minute frange, oltretutto ad alto sospetto di manipolazione a favore del vittimismo d’assalto israeliano, diventa miracolosamente anche antisemita, che nel gergo di GC significa antiebraica.

 

Non avendo letto lo studio dei prestigiosi accademici di Harvard e Chicago, Mearsheimer e Walt, sull’onnipervadente piovra della lobby israeliana negli Usa , Carotenuto ci parla di un “unilateralismo occidentale che può usare il sionismo e perfino far credere a questo di farsi usare inducendo Israele all’errore tragico (sic) dell’espansionismo… Peccato che alla benzina delle elites colonialiste e genocide occidentali il massimo di ottani l’abbia fornito Israele e la sua lobby. A quale fede, a quale ideologia, a quale entità statale crede Carotenuto che abbiano fatto riferimento i Rumsfeld, Libby, Wolfowitz, Elliot Abrahms, Cheney, Faith, Bolton, Kissinger, insomma tutta la sanguinaria brigata integralista che, sotto l’albero della sconoscenza dell’11 settembre, hanno piazzato il detonatore della guerra preventiva, infinita, totale, all’uranio? Dare a questi dell’antisemita, come darlo al Veltroni chierico della teocrazia vaticana, ma anche di quella israeliana, sarebbe come dare del razzista a Martin Luther King. E, ancora, bonificare in mero “errore tragico”  l’espansionismo israeliano, al quale addirittura il povero Israele sarebbe “stato indotto”, anziché averlo pianificato fin dal suo concepimento, non equivale a definire “triste cantonata” i campi tipo Auschwitz, o l’invasione della Polonia?  Chi stai gabbando, Gennariello, quali indulgenze stai sollecitando, quale chiappa ti stai parando?

 

L’apparente sdoppiamento tra Carotenuto e l’oggetto del suo trattatello, la corifea dei più trucidi tra gli israeliani, Fiamma Nirenstein (il cognome tedesco vuol dire “calcolo renale”. Forse pour cause), ora soffiata a Veltrolmert e candidata dal sodale di Israele Berlusconi, si ricostituisce in perfetta sovrapposizione  quando l’autore inalbera il vessillo del più malefico degli stereotipi imperial-sionisti. Scrive, con addolorato cipiglio, Israele, l’ebraismo  e con esso il sionismo (vittima sacralizzata anche lui!) non potranno permettersi di fare sconti al virus dell’antisemitismo che continua a manifestarsi nel corpo dell’Occidente cristiano prima che in qualunque altro corpo del mondo. Che avallo all’astuto vittimismo ebraico, che scudo ai crimini di Israele! E dov’ è, vi chiederete, che questo infame virus si annida? Ma è ovvio, per Carotenuto come per Veltroni, per Magdi Allam, come per Bush: soprattutto nella sinistra radicale. Quelli di Genova-G8, di Firenze, di Napoli, tutti quelli che ancora si disperano sulla soluzione finale che Israele riserva a semiti palestinesi – e dove sono se non nella sinistra radicale? – hanno di che aspettarsi la nemesi di qualche extraordinary rendition a Guantanamo, o nelle carceri egiziane di Abu Omar.

 

 Non si frena, Carotenuto, nella demonizzazione dei critici dell’ebraismo sionista e nella speculare demonizzazione di un “antisemitismo” che non è che la difesa surreale di un Israele già “centro culturale e politico autonomo”, prima del “tragico errore”  di farsi “avamposto crociato”.

E già, mica era avamposto crociato quando Hertzl lo concepì come vampiro del popolo di Palestina e avamposto del nuovo colonialismo, quando a forza di villaggi inceneriti e espulsioni di massa, di guerre a ripetizione, di stermini e punizioni collettive, di muri di contenzione e genocidi per fame, sete e peste, per sessant’anni ha inflitto Nakba su Nakba ai titolari di quella terra. Lo era solo per noi “antisemiti della sinistra radicale”. Per le persone perbene era “centro culturale e politico autonomo”. Tutto diventa leggero e perdonabile, nell’umorismo onirico di Cartotenuto: Ariel Sharon, da macellaio diventa un povero “illuso” e Israele, ignorando “l’altro palestinese”, non rivela che la propria immaturità culturale, un’infantile pretesa, un infantilismo cieco. Piccoli monelli da tirare indulgentemente per le orecchie.

 

E’ dunque “la destra occidentale”, quella nella quale, tra Shamir, Begin,  Sharon, Olmert, Peres, Bush, e altri carnefici, si identifica l’Israele fin dalle origini e dalle quali trae sostegno ideologico e armato, che ha giocato a mettere Israele con le spalle al muro, inconsapevole vittima,  e Fiamma Nirenstein, alla fine riabilitata, non aveva tutti i torti a denunciare l’antisemitismo di sinistra”.

 

 Il pacifista e dirittoumanista Gennaro Carotenuto, dopo aver allievato Uribe e Bush dando alla guerriglia di liberazione colombiana, nella quale, come ovunque, la rivoluzione non è ovviamente un pranzo di gala, dei terroristi e narcotrafficanti, ora irrobustisce il carapace dell’”antisemitismo di sinistra” sotto cui si mimetizza la più aggressiva e letale potenza del nostro tempo. Non dovrà temere “operazioni speciali del Mossad, o extraordinary renditions della Cia. Quelle sono tutte per noi, della “sinistra radicale antisemita”.  Bel lavoro. Si presenti ora al suo pur decantato Hugo Chavez, che ha definito la Colombia del narcofascista Uribe “Israele dell’America Latina”. O si appresta a dargli anche lui, in sintonia con coloro che tanto compiange e comprende, del “caudillo populista antisemita”?

Sarebbe logico.

  

 

 

 

 

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