|
|
|
Dall'insanguinato Honduras, la compagna Sue ci
racconta la storia di un popolo martoriato dal golpe di Micheletti.
Artisti, intellettuali, politici, ma anche semplici
persone hanno da subito lottato contro l'arroganza di un potere deciso
da altri che si è impadronito del paese, per ridurlo ad una colonia da
sfruttare.
Sue ce lo racconta. Ci vive. E lotta. E sogna.
Più di mille tra bambini e giovani assassinati in Honduras
Casa Alianza ha contato 1016 minori di 23 anni assassinati in Honduras
da gennaio a novembre di quest’anno, ha informato Prensa Latina.
Durante il mese di novembre sono morti 57 bambini e adolescenti per
omicidi ed esecuzioni extragiudiziarie, ma comunque un calo se si
paragona il totale a quello di ottobre, che fu di 95 morti in maniera
violenta.
L’organizzazione di difesa dei diritti dei bambini e dei giovani di
fronte alla mancanza di una politica seria per questo segmento della
popolazione, in materia di diritti umani, educazione e salute, ha
chiesto di prendere con cautela la notizia del calo dei morti
nell’ultimo mese.
Casa Alianza ha relazionato il calo con l’esecuzione dell’Operazione
Fulmine, approvata dal governo al principio di novembre per tentare di
ridurre il numero dei morti e di azioni criminali in Honduras, dove
avvengono 86 omicidi ogni 100.000 abitanti. Con questa strategia
è aumentato il numero delle pattuglie che coinvolgono la Polizia
Nazionale, le Forze Armate, il Ministero Pubblico e la Corte Suprema di
Giustizia.
Honduras, dove la violenza prevale e dove molte famiglie sono in lutto,
e l’impunità riguarda la maggioranza di questi fatti, è il paese più
violento del mondo, secondo la ONU.
Il
Commissario Nazionale dei Diritti Umani, Ramón Custodio, ha avvertito
che l’esecuzione extragiudiziaria di persone nel territorio è un
problema nazionale che merita misure d’emergenza da parte del potere
esecutivo responsabile di garantire la pace e la sicurezza nel paese.
Dei
57 omicidi riportati nell’ultimo mese, il 77% è avvenuto con armi da
fuoco. il 14% con armi bianche, il 7% con strangolamento e il 2% a
colpi, ha pubblicato il giornale El
Heraldo.
Honduras: 16 i giornalisti uccisi dal colpo contro Zelaya
L’assassinio, alcuni giorni fa di Medardo Flores, un giornalista di
Radio Uno di San Pedro Sula (la capitale economica del paese), pone in
evidenza un grave problema in Honduras, dove sono stati uccisi 16
giornalisti dal luglio del 2009, la data del colpo di Stato contro
Manuel Zelaya.
L’honduregno Comitato per la Libera Espressione (C-Libre), ha criticato
la mancanza d’azione delle autorità, segnalando che la violenza si è
incrementata dopo il colpo. Le
cifre degli omicidi di giornalisti in Honduras sono paragonabili solo a
quelle del Messico, un paese che moltiplica varie volte il piccolo
Honduras in estensione e in abitanti e dove si combatte una vera guerra
tra lo Stato e il narcotraffico. Tutti gli assassinii restano impuniti per il governo e tutti i casi
rispondono alla delinquenza comune, inoltre si pone in dubbio anche la
condizione di giornalista di alcune delle vittime. Per
il Commissario Nazionale dei Diritti Umani, Ramón Custodio, la morte del
giornalista“mostra una tendenza patologica dentro la società honduregna
che dev’essere motivo di preoccupazione, tanto più forte in quanto lo
Stato non svolge le adeguate investigazioni per determinare la
responsabilità diretta o indiretta di questi omicidi”.
L’anno scorso il presidente Porfirio Lobo ha chiesto aiuto al FBI
nordamericano ed ha contato con l’appoggio di specialisti della
Colombia e della Spagna, ma l’onda di omicidi non si è fermata.
L’ultima vittima, Medardo Flores, era legato al Fronte Ampio di
Resistenza Popolare, diretto dall’ex presidente Manuel Zelaya, che fu
allontanato con la forza dal paese.
In
altri casi, i giornalisti avevano denunciato crimini di organizzazioni
mafiose, come nel caso di Adán Benítez, che aveva dato informazioni dal
Canale 45 della televisione su una banda di saccheggiatori di veicoli. Il
responsabile diretto della sicurezza, il ministro Oscar Álvarez, ha
appena dato le dimissioni. Si tratta di uno dei più vicini
collaboratori del presidente Lobo e se ne va con la fama d’essere un
campione nella lotta contro la corruzione nella polizia. Di
sicuro se n’è andato – negli Stati Uniti, dove vive la sua famiglia –
lasciando il sospetto che si sta preparando per presentarsi nelle
prossime elezioni come candidato alla presidenza, nell’autunno del
2013. Sarebbe un nuovo candidato dalla “mano dura”, in sintonia con
quello che è avvenuto nel vicino Guatemala, dove i due candidati
disputeranno l’elezione nella seconda giornata di votazioni per vedere
qual’è il più severo nella lotta contro la violenza. Nel
caso di Oscar Álvarez, il suo passato è, quanto meno, inquietante.
Nipote del generale Gustavo Álvarez, presidente di fatto, prima d’essere
ministro nell’ attuale governo, è stato ufficiale delle forze speciali
del Battaglione 3-16 durante gli anni ´80. Questo battaglione fu un
vero squadrone della morte, responsabile di circa duecento esecuzioni
extragiudiziarie, quando in Centroamerica si combattevano diverse guerre
e la CIA appoggiava i Contras del Nicaragua e le dittature di destra
nella zona. Gli americani e i militari argentini inviati dalla
dittatura per apoggiare la causa “anticomunista” (con speciale
protagonismo del generale Suárez Mason), furono i suoi maestri. Colui
che era allora il ministro honduregno alla Sicurezza, giunse a dire al
The Baltimore Sun nel 1995: “Gli argentini sono stati i primi a giungere
e ci hanno insegnato come far sparire le persone (…) Gli USA hanno
aggiunto l’efficienza”.
Jornada
Continental de Solidaridad con Honduras: Fuera Bases Militares
Extranjeras – Basta de criminalización a los movimientos sociales
Nosotros, movimientos sociales y populares de Latinoamérica y de
Honduras en particular, en el marco de la Campaña América Latina y el
Caribe, una región de paz: fuera las bases militares extranjeras,
convocamos al Encuentro Internacional contra la Militarización en La
Esperanza y Comayagua, Honduras los días 26 y 27 de junio de 2011 que
tendrá su cierre el 28 de junio --día en que se cumplen dos años del
Golpe de Estado realizado en Honduras perpetrado por el imperio
estadounidense, los militares y la oligarquía-- con la participación en
el evento nacional de lanzamiento de la Auto-convocatoria del pueblo
hondureño al proceso constituyente originario, popular y refundacional.
El objetivo del Encuentro será el de analizar el contexto hemisférico y
el nacional ante la agresividad del proyecto de dominación,
particularmente en la estrategia hegemónica de militarización e
intervencionismo y la represión brutal contra el Pueblo hondureño, que
nos conduzca a la definición de líneas de acción y articulaciones
posibles para contrarrestarlo. Estaremos realizando actividades de
debate, intercambio de información y trabajos colectivos para llegar a
acuerdos y líneas de lucha común.
Con ánimo, esperanza y convicción las y los convocamos a trabajar para
que se termine la militarización en todas sus expresiones:
Exigir el cierre de las bases militares extranjeras;
Terminar con la criminalización de las luchas sociales y de las
violaciones sistemáticas y graves a los derechos humanos;
Demandar el juicio y castigo para los responsables de estas acciones que
son parte de las estructuras golpistas que deben desmontarse;
Desmantelar la cultura de la militarización como forma de dominación
patriarcal y neoliberal en todos los ámbitos de la vida cotidiana para
todas las personas.
Las acciones internacionales en la Jornada Continental de Solidaridad
con Honduras se realizarán frente a embajadas y consulados hondureños
para organizar debates, realizar giras, audiencias con autoridades, etc.
para reafirmar su rechazo a un golpe militar en el continente.
Denunciarán que las bases militares norteamericanas apoyaron el golpe y
han ampliado su presencia en el país. Denunciarán las persecuciones y
asesinatos de activistas de movimientos sociales y populares y del
pueblo hondureño en general por parte de grupos de apoyo al régimen de
facto. Demandarán el no reconocimiento de las deudas contraídas por el
golpismo.
Fuera, fuera tropas extranjeras
Yanquis basura, fuera de Honduras
Convocan:
Campaña América Latina y el Caribe, una Región de Paz: Fuera Bases
Militares Extranjeras. COPINH, OFRANEH, Artistas en Resistencia, MUCA,
Insurrección Autónoma, ERIC, COFADEH.
Resistencia en Honduras
Muchas veces los golpes reaccionarios implican desarticulaciones de
movimientos sociales y políticos. En Honduras ha sucedido lo contrario.
El golpe de 2009 ha encendido una notable resistencia antineoliberal que
hoy es la más importante de Centroamérica.
Carlos Figueroa Ibarra / Especial para Con Nuestra América
Desde Puebla, México
He viajado a Honduras con motivo de un evento académico. Ha sido una
feliz coincidencia el que dicho evento académico haya sido programado en
una fecha cercana al primero de mayo, cuando en ese día era previsible
una gran movilización popular en Tegucigalpa. Pude asistir a dicha
movilización y observar el palpitante movimiento de masas que se
articuló en la organización que surgió en Honduras con motivo del golpe
de estado, que el 28 de junio de 2009 derrocó al presidente José Manuel
Zelaya. Me refiero al Frente Nacional de Resistencia Popular (FNPR).
Al examinar los datos que nos ofrecen diversos organismos
internacionales como la CEPAL, el PNUD y la SIECA podemos concluir que
el fracaso neoliberal es desigual en Centroamérica. Éste ha sido
atenuado en Costa Rica por el sustrato que implicó en dicho país décadas
enteras de un modelo socialdemócrata y la existencia de un importante
sistema de seguridad social. También en Panamá, pues las desigualdades
sociales en dicho país no fueron tan ultrajantes como en los otros
países centroamericanos. Además en Panamá, en los últimos años, por la
captación de recursos financieros a través de los 35 bancos
internacionales que operan en el país.
En los restantes países centroamericanos, especialmente en el triángulo
norte, la debacle neoliberal es evidente. Baste decir que ese triangulo
norte (Guatemala, El Salvador y Honduras) es hoy la región más violenta
del mundo en términos de tasas de homicidios por cada 100 mil habitantes.
Y lo que resulta descorazonador es que Honduras ha avanzado
rampantemente en dicha tasa probablemente superando a El Salvador y
Guatemala. Hay departamentos en Honduras, como los de Cortés y Atlántida,
en los cuales las tasas de homicidios son monstruosas. Honduras tiene el
índice de Gini (que mide la desigualdad social) entre los más altos de
la región: en 2008 estaba en 0.580, sólo superado por Guatemala que
tenía el 0.585. Sus porcentajes de pobreza son aberrantes: el 55% de la
población vive con menos de dos dólares diarios, y haciendo uso de otros
criterios, la CEPAL habla de una pobreza que abarca al casi 80% de la
población, mientras que coloca en la extrema pobreza al 57% de la misma.
Honduras es pues expresión clara del fracaso neoliberal en Centroamérica.
En el desfile del primero de mayo pasado, todo el descontento social que
existe en el país se evidenció. La marcha que aglutinó a distintos
sectores sociales podría aventurarse que convocó al menos a unos 50 mil
manifestantes. La observación de los contingentes sindicales me
evidenció que el sindicalismo en Honduras ha quedado reducido
fundamentalmente a los sindicatos de las dependencias estatales, entre
los cuales los distintos colegios de maestros formaron un contingente
destacado. Pude observar la participación de muchas mujeres. Los
estudiantes hicieron una representación de la represión que existe en el
país frente a uno de los destacamentos policiales que se encontraba
ubicado en el trayecto de desfile. También hubo comparsas, bandas
tocando música, muchachos y muchachas corriendo en tramos del trayecto,
y en general, una algarabía que animó a la marcha en partes importante
del mismo. Y en medio de todo ello un reducido pero significativo
contingente del movimiento gay y lésbico.
La iconografía del gran desfile presentó, sobre todo, los retratos e
imágenes de Francisco Morazán y los de “Mel” Zelaya, pero también los de
Ernesto Che Guevara y alguno que otro de Fidel Castro y Hugo Chávez. Las
consignas más recurrentes fueron contra la privatización del agua, de la
salud, la bancarrota en que el gobierno del golpista Roberto Micheletti
dejó al fondo de pensiones de los maestros, el incumplimiento de
diversos acuerdos con dicho gremio, consignas contra los golpistas de
2009 y contra el gobierno considerado ilegítimo de Porfirio Lobo. Y
sobre todo el regreso al país del ex presidente José Manuel Zelaya, lo
que podría concretarse en los próximos tiempos si finalmente las
demandas judiciales que le han hecho son desestimadas.
Particularmente notorio para mí fue el discurso de Xiomara Castro de
Zelaya, la esposa del depuesto ex presidente. Sus elementos centrales
fueron el fracaso del modelo neoliberal, los males que ha generado el
sistema capitalista, la violencia con que se ha llevado a cabo la
implantación neoliberal, la ilegitimidad del gobierno de Lobo, y la
necesidad de un proceso constituyente. Esta mujer, desde 2009, ha
ascendido vertiginosamente como figura política, al grado que ahora
algunas encuestas la ubican a la cabeza de los posibles presidenciales.
Muchas veces los golpes reaccionarios implican desarticulaciones de
movimientos sociales y políticos. En Honduras ha sucedido lo contrario.
El golpe de 2009 ha encendido una notable resistencia antineoliberal que
hoy es la más importante de Centroamérica.
En Honduras, la historia iniciada por los golpistas todavía no ha
terminado.
Honduras 25 de
agosto 2010.- El periodista Israel Zelaya Díaz conocido como
“Chacatay” fue encontrado muerto en la tarde de este martes en las
inmediaciones de San Pedro Sula (noroeste) Honduras con tres heridas de
bala. Este es el décimo asesinato cometido contra profesionales de la
información en ese país centroamericano desde el golpe de Estado en 2009
al ex presidente Manuel Zelaya. Autoridades policiales de Honduras presumen que
Zelaya Díaz fue abandonado sin vida en una carretera por varios
desconocidos que se transportaban en un taxi. Los funcionarios mantienen
la hipótesis porque en el lugar “no se encontraron casquillos u otros
indicios” de este hecho.
A la víctima le encontraron entre su ropa, la
billetera y otras pertenecías incluido el carné del gremio al que
pertenecía.
Recientemente, el comunicador social había
participado en una asamblea, donde denunció que fue objeto de un
atentado criminal, cuando unos sujetos desconocidos prendieron fuego a
su casa. En esa oportunidad, Zelaya Díaz logró salvar su vida, gracias a
los ladridos de un perro.
Hace unos años, Zelaya Díaz sufrió un atentando,
cuando unos desconocidos balearon su vehículo en San Pedro Sula. También
había sufrido un hecho similar cuando sujetos armados le quitaron la
vida a uno de sus hijos en el barrio Medina, en esa ciudad.
Este es el décimo profesional de la comunicación que
es asesinado en lo que va de año en Honduras. El pasado 18 de febrero,
el periodista Nicolás Asfura, de 42 años, fue hallado muerto atado de
pies y manos en la bañera de su vivienda. Seguidamente, el 1 de marzo,
Joseph Hernández Ochoa, de 26 años, fue abaleado cuando iba en su
vehículo.
El 11 de marzo es acribillado, David Meza, de 51 años
de edad, quien se desempeñaba como corresponsal del Canal 10. Tres días
después, el 14 de marzo, es asesinado el periodista Nahum Palacios
Arteaga, de 34 años cuando también se desplazaba en su carro.
El junio de este año el director de Canal 19, Luis
Arturo Mondragón, fue ultimado cuando estaba sentado con su hijo en la
acera de su casa minutos después de salir de su programa, según los
informes.
Los otros periodistas hondureños asesinados durante
el año son Georgino Orellana (el 20 de abril), Luís Chévez Hernández (11
de abril), Bayardo Mairena y Manuel Juárez (26 de marzo).
CIDH pide al Estado adoptar las medidas
necesarias para juzgar a los responsables de los asesinatos
La relatora especial para la Libertad de Expresión de la Comisión
Interamericana de Derechos Humanos (CIDH), Catalina Botero, había
señalado el pasado 24 de abril que la institución había denunciado los
crímenes y exhortado al Estado a adoptar las medidas necesarias para
investigar y juzgar a las personas que cometieron los asesinatos, “para
que de una vez por todas la prensa pueda realizar su trabajo de manera
libre y desinhibida” en la nación centroamericana.
El 16 de junio de este año, la Organización de
Periodistas Iberoamericanos (OPI) sostuvo que denunciará ante el
Tribunal Penal Internacional y otros organismos internacionales al
cuestionado gobernante de Honduras, Porfirio Lobo por ignorar los
múltiples asesinatos a periodistas que se han perpetrado en Honduras y
que suman diez en lo que va de año.
El gremio había expresado que el actual Gobierno
hondureño ha demostrado un total desprecio por los derechos humanos y la
libertad de los ciudadanos, particularmente la de los profesionales del
periodismo.
Adicionalmente a los crímenes cometidos en contra de
los comunicadores sociales, también existen denuncias por el asesinato
de más de 50 abogados, políticos, empresarios y gente del pueblo a manos
de bandas armadas que, presuntamente trabajan para el Estado.
Según la OPI, esta cantidad de fallecidos son
contabilizados a partir del golpe de Estado orquestado por el entonces
presidente de facto Roberto Micheletti.
COMUNICADO COPINH
El Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras,
COPINH, ante los acontecimientos de resistencia popular que siguen
ocurriendo en el país, nos pronunciamos en los siguientes términos:
1. Que celebramos la rebeldía y convicción de los y las estudiantes
universitarios quienes una vez más expulsaron a las fuerzas represivas
del gobierno de facto de los predios universitarios, demostrando que la
autonomía universitaria, que cumplió otro aniversario el día de ayer 5
de agosto, se defiende con los hechos.
2. Que seguimos apoyando la lucha heroica de los y las trabajadores
afiliados al SITRAUNAH quienes el día de hoy cumplen 102 días en huelga
de hambre, desde donde luchan por la defensa de su organización sindical
y sus derechos laborales. Responsabilizamos a la golpista
rectora JULIETA GONZALINA CASTELLANOS y su junta de dirección por los
daños a la salud de los compañeros en huelga.
3. Que repudiamos la acción criminal de la señora Julieta Castellanos y
su junta de dirección que recurren a la represión y la barbarie para
mantener sus privilegios en la UNAH y sus planes de privatización.
Ellos son Olvin Rodríguez, Ramón Romero, Olban Valladares, Jorge Omar
Casco, Cristina Nufio, para que la historia de ignominia de la
Universidad y el pueblo hondureño no los olvide. Ni en los años ochenta
en los que la ultraderecha gobernaba la institución se había recurrido a
la fuerza pública para agredir a la comunidad universitaria.
4. Acompañamos al magisterio nacional, que el día de ayer se dio cita en
Tegucigalpa para concentrar sus acciones de movilización en contra de la
denigrante Ley de reforma educativa que no tiene otro fin más que
privatizar la educación, eliminar su poco contenido científico y laico,
y dejar en manos de empresas privadas y sectores fundamentalistas
religiosos los destinos de la más importante acción de la sociedad. El
magisterio nacional sale a las calles nuevamente para defender el bien
común que a todo el pueblo le pertenece: el conocimiento y la ciencia.
Los golpistas y las golpistas tienen el plan de acabar con todos los
intentos de emancipación del pueblo hondureño, y es por eso que intentan
apropiarse de la educación y sus instituciones, pues saben de su poderío
cuando está enfocada en el proceso de transformación de la conciencia,
para bien de los pueblos y no de las élites que la gobiernan que sólo
quieren mano de obra calificada para explotarla.
El pueblo de Honduras sigue en la resistencia y se moviliza para
defender sus derechos, la vida y dignidad de todos y todas. El COPINH se
une al grito de rebeldía del estudiantado, el sindicalismo, y el
magisterio nacional:
¡ FUERA GOLPISTAS DE LA UNIVERSIDAD NACIONAL ¡
¡ POR UNA EDUCACIÓN PÚBLICA, LAICA, CIENTÍFICA Y POPULAR ¡
¡ POR LA DEFENSA DE LOS DERECHOS LABORALES DEL PUEBLO ¡
¡ VIVA LA RESISTENCIA POPULAR ¡
Con La fuerza ancestral de Lempira, Iselaca, Mota y Entempica se
levantan nuestra voces llenas de vida, justicia, libertad, dignidad y
paz.
Honduras: la ley, esta desconocida…
Por Ida Garberi*
“El desinterés es la ley del genio y de la vida”
José Martí
Después del golpe de estado cívico-militar del 28 de
junio de 2009 sabemos perfectamente que Honduras está totalmente en las
manos de los poderosos, de los que pueden comprar todo con el dinero.
En la colonia Cerro Grande, en Tegucigalpa, la
situación no es diferente de la que está sucediendo en el Bajo Aguan y
Zacate Grande: un hombre potente de origen palestino, con la arrogancia
que da creer que el dinero puede comprarlo todo, está echando al medio
de la calle, a aquellos pobres ciudadanos que con un gran sacrificio y
en ciertos casos con préstamos de los bancos, construyeron su pequeña
casa.
La pelea de las tierras es entre la familia Gómez y
el palestino Hasbum Touché: la primera es la verdadera propietaria de
las tierras desde el siglo 18°, mientras Hasbum en los años 60 se dedicó
a comprar a los funcionarios para conseguir títulos de propiedad falsos.
Así que este sábado 4 de julio de 2010, temprano en
la mañana, un juez de dudosa procedencia, que no quiso presentar ningún
carnet, con dos trozos de papel que no tenían ninguna firma y ningún
sello legal de la Corte Suprema (que además está de vacaciones por 15
días), de hecho entonces sin valor, se presentó para echar de sus casas
un número consistente de familias, con tractor y empleados de Hasbum (algunos
armados con fusiles), además de la policía y un contingente de los
Cobra, los cuerpos especiales anti motín.
Los pobres habitantes de la zona, que compraron el
terreno de la familia Gómez, han visto destruidos todos sus sueños, sin
poder hacer nada, amenazados por los fusiles de las fuerzas del orden.
El comisario de la policía Chamorro, presente en el
lugar, me repite como 5 veces que lo que se tiene que subrayar es que
nadie fue golpeado, que todo se hizo en forma civil, para él, dato
fundamental desde el punto de vista periodístico.
Pero, ¿me perdona, comisario?, ¿quién cree que sería
tan suicida de reaccionar abiertamente enfrente a todo este despliegue
de fuerzas armadas?
¿Quién cree quiera ganarse una persecución permanente
de la policía, como está sucediéndole a Edwin R. Espinal, el chico que
tuvo el coraje de denunciar las torturas que le hicieron en la estación
de policía número 4 de Tegucigalpa?
Los uniformados están preocupados por el odio que el
pueblo siente contra ellos: ¿no se dan cuenta que están exasperando a la
población?
La brutalidad y la continua negación de la existencia
de una voz del pueblo sólo demuestra la ignorancia de estas 10 familias
oligarcas que están gobernando el país, que no han escuchado nunca esta
frase de Concepción Arenal, una socióloga española del siglo 19°, que
afirmó…
“todo poder cae a impulsos del mal que ha hecho.
Cada falta que ha cometido se convierte, tarde o temprano, en un
ariete que contribuye a derribarlo”.
*Texto y fotos Ida Garberi, periodista de
defensoresenlinea.com
HONDURAS NOS COMPROMETE EL GRITO
Por Ida
Garberi *
“No doblaremos las rodillas,
no es tiempo de orar,
no esperaremos que crucifiquen nuestra opinión
para que resuciten nuevas democracias,
en nuestras manos la esperanza de levantar la vida
y honrar la sangre de los que hundieron
el anhelo como anzuelo a la tierra,
aferrados al consuelo de devolvernos la esperanza”.
Mayra Oyuela
Quiero
denunciar lo que sucedió a Mayra Oyuela, una joven poetisa hondureña,
mientras volvía de un evento cultural en El Salvador, para demostrar que
el golpe cívico-militar del 28 de junio de 2009 tiene controlado y
marcados “a fuego” los artistas comprometidos con el grito de rebelión
de la Resistencia de Honduras. Mayra es una componente del colectivo “Artista en
Resistencia”, que se define como “una organización política cultural
conformada por trabajadores/as de la cultura por la construcción del
socialismo y la toma del poder popular. ¡Artistas armados de cultura
contra la barbarie!.
Como bien sabemos, en todos los movimientos
revolucionarios, los artistas y los jóvenes son los principales
protagonistas de la vanguardia, por esta razón, los gorilas en Honduras
no quieren particularmente a los que están comprometidos en el Frente
Nacional de Resistencia Popular, que prestan su arte para hacer conocer
por el mundo las barbaries de la tortura o para aliviar e infundir ánimo
con su obra para continuar en la batalla. La semana pasada, Mayra
representó a su organización en San Salvador, en el Seminario Cultural
del Foro de Sao Paulo, con ell título “Cultura, Poder y Emancipación”,
donde el partido Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN)
discutió los temas culturales que se tratarán en agosto en Brasil. En
este Foro, se han desarrollado conversatorios sobre la "Cultura Popular
frente a la Cultura Dominante” y “Cultura: construcción de redes
internacionales de solidaridad”, además de tratar muchos proyectos
culturales en América latina, apoyados por partidos de izquierda.
Mayra aceptó la invitación del pueblo hermano
salvadoreño para denunciar una vez más, delante de una platea
internacional, la continuidad golpista del gobierno de Pepe Lobo, que
desesperadamente intenta esconderse tras la hipocresía de una falsa
democracia, mientras sigue torturando y matando a quién osa oponerse a
su política de muerte. Además de la denuncia, fue muy importante
para Mayra esta invitación porque creo que se puede considerar un enorme
paso adelante en reconocer que el partidismo está en crisis en todo el
mundo: a este foro fueron invitados, hasta hoy, sólo los partidos
políticos de izquierda, mientras Artistas en Resistencia es un colectivo
independiente, parte del Frente Nacional de Resistencia Popular, que a
su vez no es un partido político, es una plataforma de lucha del
pueblo.
“Esta experiencia de persecución que viví, no fue muy
bonita, pasó mientras volvía de El Salvador, en la frontera con Honduras
subió un policía en el autobús y empezó a interrogar minuciosamente a
todos los pasajeros”, me dice Mayra.
“En mi caso, el interrogatorio fue muy escrupuloso,
quiso saber minuciosamente todo lo que hice en El Salvador, por cuanto
tiempo me quedé en el país y sobre todo cosas mías personales, que
trabajo estoy haciendo”, continua Mayra.
“Vi claramente un cambio en su comportamiento cuando
se percató de la credencial en mi bolso, donde estaba escrito en forma
visible FMLN”.
Yo añado que los gorilas golpistas quedaron atrás, en
los años 80, cuando el Frente Farabundo Martí fue un movimiento
prácticamente clandestino y combatió contra el golpe militar en El
Salvador. Hoy en día los tiempos han cambiados, el FMLN es el primer
partido del país y ganó las elecciones, pasó de la oposición al gobierno
con una elección democrática… pero parece que el gobierno golpista no
sabe todo esto y tratan a los que tienen contactos con este partido como
si fueran peligrosos terroristas; la oligarquía asesina hondureña queda
agarrada a viejos esquemas y no acepta los inexorables cambios ocurridos
en América latina.
“Claramente no dije que soy de la Resistencia, pero
rotundamente él lo sabía, me habló acercándose, como para asustarme y
sin esperar mi respuesta, volvió el libro que estaba leyendo (una novela
que no trata de política) y sonriéndome cínicamente me ha dicho: “…no se
vale”, afirma Mayra.
“El policía no fue para nada estúpido, por eso
trabaja en la frontera controlando minuciosamente quien transita el
confín”.
Polémicamente pregunto a Mayra si espera que
próximamente veamos quemar los libros sospechosos en la plaza pública,
como en cualquiera dictadura que se “respete”.
“Es cierto, el más claro ejemplo fue lo de la ex
ministra de facto, Mirna Castro, que quemó los libros publicados por el
Ministerio de Cultura en el gobierno de Manuel Zelaya, pues, durante
este gobierno que es la continuación del golpe, se podría empezar a
sospechar de la gente que lee, que piensa…”, Mayra sonríe.
Razonando por absurdo, ¿qué habría ocurrido si la policía hubiera
encontrado Mayra leyendo el libro de Ernesto Che Guevara “La guerra de
guerrilla”? Como mínimo habría parado a Mayra, la habría hecho
perder el autobús y en el peor de los casos la habría parado para
interrogarla… buscando detener lo que ya no parará más, porque como dijo
el Che Guevara:
“...ahora esta masa anónima, esta América de
color, sombría, taciturna, que canta en todo el Continente con una misma
tristeza y desengaño, ahora ésta masa es la que empieza a entrar
definitivamente en su propia historia, la empieza a escribir con su
sangre, la empieza a sufrir y a morir, porque ahora los campos y las
montañas de América, por las faldas de sus sierras, por sus llanuras y
sus selvas, entre la soledad o el tráfico de las ciudades, en las costas
de los grandes océanos y ríos, se empieza a estremecer este mundo lleno
de corazones con los puños calientes de deseos de morir por lo suyo, de
conquistar sus derechos casi quinientos años burlados por unos y por
otros”.
*periodista de
defensoresenlinea.com
El diplomático conoció
del borrador del decreto que destituyó a Zelaya, desde el diez de junio
del año 2009, cuando le solicitan su opinión
Tegucigalpa 30 de junio de 2010. El embajador norteamericano acreditado
en Tegucigalpa, Hugo Llorens, sí sabía del golpe de Estado contra Manuel
Zelaya Rosales, reveló días antes de su muerte el ex ministro de la
administración Zelaya, Roland Valenzuela, en una entrevista transmitida
por el periodista Ernesto Alonso Rojas, en una radio local de la ciudad
de San Pedro Sula. Quince días después del asesinato, del ex ministro
del Programa Nacional de Desarrollo Sostenible Pronaders, a manos del
empresario Carlos Yacamán Meza, ha circulado la entrevista en diferentes
redes de Internet, en la que el señala de forma clara al embajador
norteamericano de participar directamente el la planificación del golpe
de Estado y expresa su temor de que podría ser asesinado por la
entrevista. La entrevista gravada el primero de mayo y transmitida por
Radio Internacional de San pedro Sula, recobra importancia después que
el Presidente Zelaya, acusara a los Estados Unidos, de formar parte del
golpe de Estado, y que el embajador Llorens aparezca negando su
participación. Pero Valenzuela, relata detalladamente como el embajador
si tuvo participación en el golpe y como el día diez de junio de 2009,
el entonces presidente del Congreso Nacional CN, Roberto Micheletti,
convertido en dictador el 28 de ese mismo mes, envía el borrador del
decreto que destituiría a Zelaya, al embajador norteamericano para
consultarle su opinión.
Según
cuenta el malogrado ex ministro, a pesar que es todavía diez de junio,
el decreto llevaba fecha de 28 de junio de 2009, con el siguiente
mensaje para el embajador, “embajador Llorens, este es el decreto que me
entregó Micheletti, le faltan algunas opiniones pero urge su opinión”.
Valenzuela señaló además, que el decreto enviado al embajador, llevaba
la firma de los diputados Ricardo Rodríguez, liberal y actual Sub
Procurador de la República, Toribio Aguilera Coello, pinuista y actual
diputado, Rolando Dubón Buezo, nacionalista y actual diputado, Rigoberto
Chan Castillo, nacionalista actualmente secretario del Congreso y Gabo
Alfredo Jalil Mejía quien fungió como Ministro de Defensa del régimen de
Micheletti. De acuerdo a la entrevista la persona que supuestamente
enviaba el decreto al embajador norteamericano, es la señora
Jacqueline Foglia Sandoval, ex militar hondureña, egresada de la
universidad de West Point de Nueva York, ha fungido como agregada de
defensa en la embajada de Honduras en Washington, y como miembro del
Consejo Hondureño de la Empresa Privada COHEP, entre otras
organizaciones.
“Que tiene que andar haciendo el embajador Llorens, metido en los
asuntos internos de Honduras, dando opiniones de un borrador que es la
destitución del presidente Zelaya” se cuestionaba el ex ministro en la
conversación con el periodista Rojas.
Hillary Clinton le prometió restituir a Zelaya
Valenzuela va más allá al asegurar que la Secretaria de Estado
norteamericana, le prometió a Zelaya, restaurarlo en el poder en la
primera visita que realizó a Washington, después de ser derrocado.
“Hillary
Clinton en la primera vista del presidente Zelaya le juró al presidente
Zelaya que lo iban a restituir y por detrás le estaban buscando una
posición para que la dictadura se perpetraran en el poder”.
Valenzuela asegura que la restitución del Presidente Zelaya no se da,
“por que los gringos nos traicionan, por que los gringos siempre nos
traicionaron… ellos juegan un papel que nos dicen que nos van ayudar y
por otro lado le decían a Micheletti, aguántate, Micheletti aguántate
que no te vamos a sacar”.
La
restitución de Zelaya nunca se dio.
Quien es Jacqueline Foglia Sandoval
Foglia es señalada por Valenzuela, como la persona encargada de
coordinar y operar el golpe de Estado, “ella es la que coordinó que le
entregaran a cada uno de los que sirvieron como ejecutores del golpe, lo
que querían que hicieran y que declararan, l que ellos querían que
declarara”, y pone como ejemplo lo que le dice a la entonces Procuradora
General de la República, Rosa América Miranda de Galo.
“Abogada
este es el decreto de la cuarta urna, ya esta publicado, hay que
declararla ilegal”.
El 11 de
mayo de 2009, el Juzgado de lo Contencioso Administrativo de
Tegucigalpa, declaro admisible la demanda de nulidad contra la encuesta
del 28 de junio, presentada por el Fiscal Especial de Lucha Contra la
Corrupción, Henry Salgado. Tres días después la Procuradora General,
Rosa América Miranda, se allanó en el juicio dejando en indefensión al
gobierno del Presidente Manuel Zelaya Rosales. Foglia Sandoval, también
es señalada en el informe “Los Hechos Hablan por si Mismo” del
Comisionado de Derechos Humanos, Leo Valladares Lanza, de ser parte del
batallón 3-16, que en la década de los ochenta se encargó de asesinar y
desaparecer hondureños.
Disfrutando del lujo de Dubai inició derrocamiento de Zelaya
El mal
logrado ministro revela como seis grandes empresarios coinciden en una
feria en la ciudad de Dubai, en el bar de un hotel, dijeron “a Zelaya
hay que sacarlo, ya no lo soportamos”.Según las declaraciones de
Valenzuela La conspiración para sacar al Presidente Zelaya, inició en la
capital de los Emiratos Árabes Unidos, en el lejano Medio Oriente,
inmediatamente después que se anunciara el proyecto de la cuarta urna.
Un grupo
de empresarios que participaban en una feria internacional, al los que
Valenzuela no identificó, decidieron en esa reunión que iban a sacar a
Zelaya del poder y entonces articulan y pagan un lobista en Washington,
identificado solo con el apellido de Smith, para que empiece a
desacreditar el gobierno de Zelaya, trabajo que les que costó cuatro
millones de dólares. Quizás Valenzuela se refería a la firma de
cabilderos
“Smith, Dawson & Andrews” con sede en Washington, 1150 Connecticut
Ave, NW. Suite 1025 Washington, DC 20036.
egún el relato, fue en esa misma reunión que decidieron nombrar a la
Jacqueline Foglia, como la coordinadora y encargada de la logística para
preparar el derrocamiento de Zelaya.
Marcia Villeda le falsificó la firma al presidente Zelaya
En una
parte de la entrevista, Valenzuela menciona como en el congreso se
planificó el golpe de Estado y en una de las tantas reuniones de la
conspiración, se encargó a la entonces y actual diputada Marcia Facusse
de Villeda, para que se encargara de conseguir documentos para las
acusaciones contra Zelaya. Y sobre la falsificación de la firma del
presidente Zelaya, Valenzuela dice sin tapujos que fue Marcia Facusee de
Villeda, la encargada de falsificar la firma del presidente.
En la
extensa entrevista que Valenzuela diera días antes de su muerte,
confiesa que cuando Zelaya lo nombró como de ministro el Pronaders, el
no sabía nada de agricultura, critica el papel de las transnacionales de
los combustibles, el sistema de administración de justicia, lo mismo que
el papel de personajes como Carlos Flores, a quien señaló como
involucrado directamente en el golpe de Estado.
Valenzuela no va poder declarar ante la “Comisión de Verdad” por su
asesinato a sangre fría, en la ciudad de San Pedro Sula, pero sin saber
sus declaraciones serán un buen aporte al conocimiento de la verdad,
aunque ahora, Valenzuela este muerto.
POSICIONAMIENTO PÚBLICO
Hermanas y hermanos del pueblo hondureño.
Compañeras y compañeros organizados en el Frente Nacional de Resistencia
Popular
Ante la coyuntura de estructuración y organización interna en los
niveles departamental y nacional del FNRP, el Consejo Cívico de
Organizaciones Populares e Indígenas, COPINH, hace público el siguiente
posicionamiento:
1-El COPINH, como organización indígena y popular, se siente orgulloso
de formar parte de un proceso de lucha, construcción y resistencia de
millones de hondureñas y hondureños que apelan a un proyecto de
transformación social-radical y que hoy se logra articular a través del
FNRP.
2- Hemos empujado y propugnado desde el nacimiento de nuestra
organización por la refundación nacional; apelando a una nueva sociedad,
más justa, solidaria, inclusiva, participativa, diversa y que dignifique,
por sobre todas las cosas, la dignidad de las y los hondureños. Por esta
razón, desde antes del golpe de estado, convocamos a participar al
pueblo y sus organizaciones a foros públicos, encuentros por la
refundación nacional, movilizaciones y tomas, así como de la consulta
del 28 de junio del 2009. Incluso, hicimos un llamado a la insurrección
popular ante la inminente amenaza golpista de la rancia oligarquía
nacional.
3- Nuestro modesto aporte a la gesta libertaria y refundacional, en el
marco de la lucha de resistencia del conjunto del pueblo, ha consistido
en heroicas tomas de carreteras por parte de miles de campesinas y
campesinos e indígenas, en marchas, incluso, aquellas que nos llevaron
hasta Nicaragua para acompañar al Presidente Manuel Zelaya a pesar de la
represión y el hostigamiento militar. En todo este proceso, todos
nuestros recursos, humanos y materiales, así como nuestros humildes
medios de comunicación han sido puestos a disposición de la gesta
emancipadora del conjunto pueblo hondureño.
4- Fieles al mandato y decisiones del movimientos social articulado en
torno al FNRP, el COPINH ha desarrollado y mantenido intensas campañas
de organización, formación, movilización y recolecta de declaraciones
soberanas para autoconvocarnos a una Asamblea Nacional Constituyente
Popular, que permita iniciar un proceso refundacional radical en
Honduras, en este sentido es que desarrollamos el II Encuentro por la
Refundación de Honduras, al cual asistieron cerca de mil delegados y
delegadas de decenas de organizaciones de los 18 departamentos del país.
5- Esta lucha y dedicación desinteresada, nos ha dejado hermanas y
hermanos indígenas asesinados, encarcelados y encarceladas, procesados y
procesadas, desaparecidos, torturadas y torturados, perseguidas y
perseguidos; una estela de dolor y luto que nos hace mantenernos firmes,
solidarios y solidarias con las familias de las y los mártires de la
resistencia indígena y comprometidos y comprometidas más que nunca con
quienes nos honran con su digno ejemplo.
6- Pero es necesario dejar claro que la lucha del COPINH, trasciende a
la coyuntura del golpismo opresor, para proyectarse de manera permanente
en contra de todas las formas de dominación que reprimen al pueblo. Las
comunidades del COPINH siguen resistiendo la capacidad del sistema
colonialista que quiere acabar con los pueblos y quedarse con su agua,
sus bosques y sus territorios. Por eso la lucha sigue en la senda de
nuestros mártires de la invasión colonialista: Lempira, Mota, Iselaca,
Etempica.
7-En este peregrinar de luchas y construcción revolucionaria, nuestra
organización se ha mantenido firme en su convicción democrática y de
participación directa del pueblo, sin pretensiones de ningún tipo, ni de
ostentación de cargo alguno dentro de las estructuras del FNRP, para
ninguno de nuestros o nuestras dirigentes. Estamos convencidos y
convencidas del papel que debemos jugar en este trance histórico, de
esta forma, nos apegamos a la razón de mandar obedeciendo y a la
construcción de poder político social desde abajo, desde la base misma.
El poder y la razón deben emanar del pueblo desde abajo y a la izquierda.
Nos animan, en este sentido:
-Las prácticas políticas que sean democratizadoras y no concentradoras
del poder de decisión.
-Las prácticas políticas que transparenten las decisiones, los recursos,
las acciones y las discusiones.
-Las prácticas políticas que incluyan, diverjan y multipliquen tanto
razones como respuestas a las urgencias históricas de nuestro pueblo.
-Las prácticas políticas que resalten lo colectivo y no individualidades.
Principios y no slogans, acciones e ideas y no panfletos prediseñados
como epitafios. Prácticas que sean congruentes con el discurso colectivo
y la razón organizativa.
8- Sabemos que esto es un reto que hay que asumir, por lo que apelamos a
una práctica política que multiplique la crítica y la autocritica en
nuestras organizaciones. Por eso pensamos que no será posible refundar
un país, sino replanteamos los esquemas y formas de hacer política
viciada, así como ciertas dinámicas antidemocráticas.
9-Por eso nos parece fundamental transparentar las formas y los esquemas
que conducen actualmente a decidir (y por quiénes) las cuotas de
representación dentro del FNRP, tanto a nivel departamental como a nivel
nacional.
10-Nos parece fundamental dejar claro que el FNRP, está integrado por
cientos de miles de hondureñas y hondureños, por cientos de
organizaciones de base y decenas de organizaciones sectoriales. En este
sentido, es imprescindible queel FNRP haga público el mecanismo que se
decidió paraelección de la representación nacional (llamada hoy
acreditación) y además, se discuta si dicho mecanismo es democrático,
ampliamente participativo y absolutamente inclusivo y no obedece a
reglas del juego que personalizan las representaciones, invisibilizan
sectores y excluyen organizaciones.
11-Es sabido que el poder y la importancia histórica de una organización
como el FNRP está abiertamente amenazada por intereses mezquinos no sólo
externos, sino también internos. Grupos, personas, partidos y
organizaciones fantasmas, sin ninguna base social, pretenden hoy hacerse
de cuotas de poder y de decisión dentro del FNRP, a espaldas del pueblo
y que darían al traste con las luchas libradas por las organizaciones
sociales antes, durante y después del golpe de estado.
12-Advertimos que de no haber debate y transparencia en el camino hacia
el cambio y la transformación de Honduras a través de la Asamblea
Nacional Constituyente Popular y Democrática el proceso puede
convertirse en un ejercicio similar al que el bipartidismo ha hecho con
los procesos electorales: terreno de oportunismo, clientelismo y otras
formas de corrupción.
Compañeras y compañeros del FNRP:
El COPINH reafirma su compromiso con los principios éticos de la lucha
del FNRP y con sus múltiples luchas por la refundación de Honduras y la
construcción del poder del pueblo, desde abajo y a la izquierda.
Seguiremos en la batalla de las ideas, y en las acciones necesarias de
calle, impulsando propuestas de participación verdaderamente
democráticas, denunciando la corrupción en el seno de nuestros procesos,
revisando nuestras prácticas organizativas, y ensayando las nuevas y
frescas maneras de cambiar radicalmente todos los aspectos de la vida
del país, de esta forma:
Como organización hemos decidido abtenernos por el momento, que quede
claro, de la Estructura Provisional de la Dirección Nacional del FNRP,
que dura hasta septiembre de este año. También queremos dejar sentado
que nos abstenemos por ahora, de participar de las
conduccionesdepartamentales del FNRP en Lempira, Intibucá y La Paz.
Pues a pesar que se acordó en su momento dilucidar y acercar a los
actores y sectores para determinar la formula y la representación de los
departamentos mencionados, el mecanismo no llegó y menos el acuerdo.
De igual forma, el Copinh considera que la agenda y particpación
indígena dentro del FNRP es de discusión colectiva y exclusiva de las
organizaciones indígenas que estamos en una lucha histórica, en apego a
los principios del FNRP y que hacemos resistencia real y coherentemente
en contra del modelo neoliberal y el golpe de estado.
Nos mantenemos en resistencia contra la bota opresora oligárquica, pero
además contra todas aquellas conductas que quieran conducir al FNRP a
posiciones que atenten contra los intereses del pueblo y la dignidad
popular y contra todas aquellas decisiones que pretendan negociar la
sangre de nuestros mártires. Ni olvido ni perdón, juicio y castigo a los
culpables de la sangre derramada.
El presente posicionamiento reafirma la convicción de que nuestra ruta
es la construcción del poder popular en el trabajo con, desde y para las
bases, en las comunidades y en sus luchas concretas vinculadas al
proyecto nacional de refundación.
Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras,
COPINH.
Intibucá, Intibucá 07 de julio de 2010
El diplomático conoció del borrador del decreto que
destituyó a Zelaya, desde el diez de junio del año 2009, cuando le
solicitan su opinión
Tegucigalpa 30 de junio de
2010. El embajador norteamericano acreditado en Tegucigalpa, Hugo
Llorens, sí sabía del golpe de Estado contra Manuel Zelaya Rosales,
reveló días antes de su muerte el ex ministro de la administración
Zelaya, Roland Valenzuela, en una entrevista transmitida por el
periodista Ernesto Alonso Rojas, en una radio local de la ciudad de
San Pedro Sula.
Quince
días después del asesinato, del ex ministro del Programa Nacional de
Desarrollo Sostenible Pronaders, a manos del empresario Carlos Yacamán
Meza, ha circulado la entrevista en diferentes redes de Internet, en la
que el señala de forma clara al embajador norteamericano de participar
directamente el la planificación del golpe de Estado y expresa su temor
de que podría ser asesinado por la entrevista.
La entrevista grabada el
primero de mayo y transmitida por Radio Internacional de San pedro
Sula, recobra importancia después que el Presidente Zelaya, acusara a
los Estados Unidos, de formar parte del golpe de Estado, y que el
embajador Llorens aparezca negando su participación.
Pero Valenzuela, relata
detalladamente como el embajador si tuvo participación en el golpe y
como el día diez de junio de 2009, el entonces presidente del Congreso
Nacional CN, Roberto Micheletti, convertido en dictador el 28 de ese
mismo mes, envía el borrador del decreto que destituiría a Zelaya, al
embajador norteamericano para consultarle su opinión.
Según
cuenta el malogrado ex ministro, a pesar que es todavía diez de junio,
el decreto llevaba fecha de 28 de junio de 2009, con el siguiente
mensaje para el embajador, “embajador Llorens, este es el decreto que me
entregó Micheletti, le faltan algunas opiniones pero urge su opinión”.
Valenzuela señaló además, que el decreto enviado al embajador, llevaba
la firma de los diputados Ricardo Rodríguez, liberal y actual Sub
Procurador de la República, Toribio Aguilera Coello, pinuista y actual
diputado, Rolando Dubón Buezo, nacionalista y actual diputado, Rigoberto
Chan Castillo, nacionalista actualmente secretario del Congreso y Gabo
Alfredo Jalil Mejía quien fungió como Ministro de Defensa del régimen de
Micheletti.
De
acuerdo a la entrevista la persona que supuestamente enviaba el decreto
al embajador norteamericano, es la señora
Jacqueline Foglia Sandoval, ex militar hondureña, egresada de la
universidad de West Point de Nueva York, ha fungido como agregada de
defensa en la embajada de Honduras en Washington, y como miembro del
Consejo Hondureño de la Empresa Privada COHEP, entre otras
organizaciones.
“Que tiene que andar haciendo el embajador Llorens, metido en los
asuntos internos de Honduras, dando opiniones de un borrador que es la
destitución del presidente Zelaya” se cuestionaba el ex ministro en la
conversación con el periodista Rojas.
Hillary
Clinton le prometió restituir a Zelaya
Valenzuela
va más allá al asegurar que la Secretaria de Estado norteamericana, le
prometió a Zelaya, restaurarlo en el poder en la primera visita que
realizó a Washington, después de ser derrocado.
“Hillary Clinton en la primera vista del presidente Zelaya le juró al
presidente Zelaya que lo iban a restituir y por detrás le estaban
buscando una posición para que la dictadura se perpetraran en el poder”.
Valenzuela
asegura que la restitución del Presidente Zelaya no se da, “por que los
gringos nos traicionan, por que los gringos siempre nos traicionaron…
ellos juegan un papel que nos dicen que nos van ayudar y por otro lado
le decían a Micheletti, aguántate, Micheletti aguántate que no te vamos
a sacar”.
La
restitución de Zelaya nunca se dio.
Quien
es Jacqueline Foglia Sandoval
Foglia
es señalada por Valenzuela, como la persona encargada de coordinar y
operar el golpe de Estado, “ella es la que coordinó que le entregaran a
cada uno de los que sirvieron como ejecutores del golpe, lo que querían
que hicieran y que declararan, l que ellos querían que declarara”, y
pone como ejemplo lo que le dice a la entonces Procuradora General de la
República, Rosa América Miranda de Galo.
“Abogada este es el decreto de la cuarta urna, ya esta publicado, hay
que declararla ilegal”.
El 11 de
mayo de 2009, el Juzgado de lo Contencioso Administrativo de
Tegucigalpa, declaro admisible la demanda de nulidad contra la encuesta
del 28 de junio, presentada por el Fiscal Especial de Lucha Contra la
Corrupción, Henry Salgado. Tres días después la Procuradora General,
Rosa América Miranda, se allanó en el juicio dejando en indefensión al
gobierno del Presidente Manuel Zelaya Rosales.
Foglia
Sandoval, también es señalada en el informe “Los Hechos Hablan por si
Mismo” del Comisionado de Derechos Humanos, Leo Valladares Lanza, de ser
parte del batallón 3-16, que en la década de los ochenta se encargó de
asesinar y desaparecer hondureños.
Disfrutando del lujo de Dubai inició derrocamiento de Zelaya
El mal
logrado ministro revela como seis grandes empresarios coinciden en una
feria en la ciudad de Dubai, en el bar de un hotel, dijeron “a Zelaya
hay que sacarlo, ya no lo soportamos”.
Según
las declaraciones de Valenzuela La conspiración para sacar al Presidente
Zelaya, inició en la capital de los Emiratos Árabes Unidos, en el lejano
Medio Oriente, inmediatamente después que se anunciara el proyecto de la
cuarta urna.
Un
grupo de empresarios que participaban en una feria internacional, al los
que Valenzuela no identificó, decidieron en esa reunión que iban a sacar
a Zelaya del poder y entonces articulan y pagan un lobista en
Washington, identificado solo con el apellido de Smith, para que empiece
a desacreditar el gobierno de Zelaya, trabajo que les que costó cuatro
millones de dólares.
Quizás
Valenzuela se refería a la firma de cabilderos
“Smith, Dawson & Andrews” con sede en Washington, 1150 Connecticut
Ave, NW. Suite 1025 Washington, DC 20036.
Según el
relato, fue en esa misma reunión que decidieron nombrar a la Jacqueline
Foglia, como la coordinadora y encargada de la logística para preparar
el derrocamiento de Zelaya.
Marcia Villeda
le falsificó la firma al presidente Zelaya
En una
parte de la entrevista, Valenzuela menciona como en el congreso se
planificó el golpe de Estado y en una de las tantas reuniones de la
conspiración, se encargó a la entonces y actual diputada Marcia Facusse
de Villeda, para que se encargara de conseguir documentos para las
acusaciones contra Zelaya.
Y sobre
la falsificación de la firma del presidente Zelaya, Valenzuela dice sin
tapujos que fue Marcia Facusee de Villeda, la encargada de falsificar la
firma del presidente.
En la
extensa entrevista que Valenzuela diera días antes de su muerte,
confiesa que cuando Zelaya lo nombró como de ministro el Pronaders, el
no sabía nada de agricultura, critica el papel de las transnacionales de
los combustibles, el sistema de administración de justicia, lo mismo que
el papel de personajes como Carlos Flores, a quien señaló como
involucrado directamente en el golpe de Estado.
Valenzuela
no va poder declarar ante la “Comisión de Verdad” por su asesinato a
sangre fría, en la ciudad de San Pedro Sula, pero sin saber sus
declaraciones serán un buen aporte al conocimiento de la verdad, aunque
ahora, Valenzuela este muerto.
|
|