Dall'insanguinato Honduras, la compagna Sue ci racconta la storia di un popolo martoriato dal golpe di Micheletti.

Artisti, intellettuali, politici, ma anche semplici persone hanno da subito lottato contro l'arroganza di un potere deciso da altri che si è impadronito del paese, per ridurlo ad una colonia da sfruttare.

Sue ce lo racconta. Ci vive. E lotta. E sogna.


Più di mille tra bambini e giovani assassinati in Honduras

 

Casa Alianza ha contato 1016 minori di 23 anni assassinati in Honduras da gennaio a novembre di quest’anno, ha informato Prensa Latina.

Durante il mese di novembre sono morti 57 bambini e adolescenti per omicidi ed esecuzioni extragiudiziarie, ma comunque un calo se si paragona il totale a quello di ottobre, che fu di  95 morti in maniera violenta.

L’organizzazione di difesa dei diritti dei bambini e dei giovani di fronte alla mancanza di una politica seria per questo segmento della popolazione, in materia di diritti umani, educazione e salute, ha chiesto di  prendere con cautela la notizia del calo dei morti nell’ultimo mese.

Casa Alianza ha relazionato il calo con l’esecuzione dell’Operazione Fulmine, approvata dal governo al principio di novembre  per tentare di ridurre il numero dei morti e di azioni criminali in Honduras, dove avvengono  86 omicidi ogni 100.000 abitanti.  Con questa strategia è aumentato il numero delle pattuglie che coinvolgono la Polizia Nazionale, le Forze Armate, il Ministero Pubblico e la Corte Suprema di Giustizia.

Honduras, dove la violenza prevale e dove molte famiglie sono in lutto, e l’impunità riguarda la maggioranza di questi fatti, è il paese più violento del mondo, secondo la ONU.

Il Commissario  Nazionale dei Diritti Umani, Ramón Custodio, ha avvertito che l’esecuzione extragiudiziaria di persone nel territorio è un problema nazionale che merita misure d’emergenza da parte del potere esecutivo responsabile di garantire la pace e la sicurezza nel paese.

Dei 57 omicidi riportati nell’ultimo mese, il 77% è avvenuto con armi da fuoco.  il 14% con armi bianche, il 7% con strangolamento e il 2%  a colpi, ha pubblicato il giornale  El Heraldo.


Honduras: 16 i giornalisti uccisi dal colpo contro Zelaya

L’assassinio, alcuni giorni fa di Medardo Flores, un giornalista di Radio Uno di San Pedro Sula (la capitale economica del paese), pone in evidenza un grave problema in Honduras, dove sono stati uccisi 16 giornalisti dal luglio del 2009, la data del colpo di Stato contro Manuel Zelaya.  L’honduregno Comitato per la Libera Espressione  (C-Libre), ha criticato la mancanza d’azione delle autorità, segnalando che la violenza si è incrementata dopo il colpo. Le cifre degli omicidi di giornalisti in Honduras sono paragonabili solo a quelle del Messico, un paese che moltiplica varie volte il piccolo Honduras in estensione e in abitanti e dove si combatte una vera guerra tra lo Stato e il narcotraffico.   Tutti gli assassinii restano impuniti per il governo e tutti i casi rispondono alla delinquenza comune, inoltre si  pone in dubbio anche la condizione di giornalista di alcune delle vittime. Per il Commissario Nazionale dei Diritti Umani, Ramón Custodio, la morte del giornalista“mostra una tendenza patologica dentro la società honduregna che dev’essere  motivo di preoccupazione, tanto più forte in quanto lo Stato non svolge le adeguate  investigazioni per determinare la responsabilità diretta  o indiretta di questi omicidi”. L’anno scorso il presidente Porfirio Lobo ha chiesto aiuto al FBI  nordamericano ed ha contato con l’appoggio di specialisti della Colombia  e della Spagna, ma l’onda di omicidi non si è fermata. L’ultima vittima, Medardo Flores, era  legato al Fronte Ampio di Resistenza Popolare, diretto dall’ex  presidente Manuel Zelaya, che fu allontanato con la forza dal paese. In altri casi, i giornalisti avevano denunciato crimini di organizzazioni mafiose, come nel caso di Adán Benítez, che aveva dato  informazioni dal Canale 45 della televisione su una banda di saccheggiatori di veicoli. Il responsabile diretto della sicurezza,  il ministro Oscar Álvarez, ha appena dato le dimissioni.  Si tratta di uno dei più vicini collaboratori del presidente Lobo e se ne va con la fama d’essere un campione  nella lotta  contro la corruzione nella polizia.  Di sicuro se n’è andato – negli Stati Uniti, dove vive la sua famiglia – lasciando il sospetto che si sta preparando per presentarsi nelle prossime elezioni  come candidato alla presidenza, nell’autunno del 2013.  Sarebbe un nuovo candidato dalla “mano dura”, in sintonia con quello che è avvenuto nel vicino Guatemala, dove i due candidati disputeranno l’elezione nella seconda giornata di votazioni per vedere qual’è il più severo nella lotta contro la violenza.  Nel caso di Oscar Álvarez, il suo passato è, quanto meno, inquietante. Nipote del generale Gustavo Álvarez, presidente di fatto, prima d’essere ministro nell’ attuale governo, è stato ufficiale  delle forze speciali del Battaglione 3-16 durante gli anni ´80. Questo  battaglione fu un vero squadrone della morte, responsabile di circa duecento esecuzioni extragiudiziarie, quando in Centroamerica si combattevano diverse guerre e la CIA appoggiava i Contras del Nicaragua e  le dittature di destra nella zona. Gli americani  e i militari argentini inviati dalla  dittatura per apoggiare  la causa “anticomunista” (con speciale protagonismo del generale Suárez Mason), furono i suoi maestri. Colui che era allora il ministro honduregno alla Sicurezza, giunse a dire al The Baltimore Sun nel 1995: “Gli argentini sono stati i primi a giungere e ci hanno insegnato come far sparire le persone (…) Gli USA hanno aggiunto l’efficienza”.


Jornada Continental de Solidaridad con Honduras: Fuera Bases Militares  Extranjeras – Basta de criminalización a los movimientos sociales

Nosotros, movimientos sociales y populares de Latinoamérica y de Honduras en particular, en el marco de la Campaña América Latina y el Caribe, una región de paz: fuera las bases militares extranjeras,  convocamos al Encuentro Internacional contra la Militarización en La  Esperanza y Comayagua, Honduras los días 26 y 27 de junio de 2011 que tendrá su cierre el 28 de junio --día en que se cumplen dos años del Golpe de Estado realizado en Honduras perpetrado por el imperio estadounidense, los militares y la oligarquía-- con la participación en el evento nacional de lanzamiento de la Auto-convocatoria del pueblo hondureño al proceso constituyente originario, popular y refundacional. El objetivo del Encuentro será el de analizar el contexto hemisférico y el nacional ante la agresividad del proyecto de dominación, particularmente en la estrategia hegemónica de militarización e intervencionismo y la represión brutal contra el Pueblo hondureño, que nos conduzca a la definición de líneas de acción y articulaciones posibles para contrarrestarlo. Estaremos realizando actividades de debate, intercambio de información y trabajos colectivos para llegar a acuerdos y líneas de lucha común. Con ánimo, esperanza y convicción las y los convocamos a trabajar para que se termine la militarización en todas sus expresiones:
Exigir el cierre de las bases militares extranjeras;
Terminar con la criminalización de las luchas sociales y de las violaciones sistemáticas y graves a los derechos humanos;
Demandar el juicio y castigo para los responsables de estas acciones que son parte de las estructuras golpistas que deben desmontarse;
Desmantelar la cultura de la militarización como forma de dominación patriarcal y neoliberal en todos los ámbitos de la vida cotidiana para todas las personas.

Las acciones internacionales en la Jornada Continental de Solidaridad con Honduras se realizarán frente a embajadas y consulados hondureños para organizar debates, realizar giras, audiencias con autoridades, etc. para reafirmar su rechazo a un golpe militar en el continente. Denunciarán que las bases militares norteamericanas apoyaron el golpe y han ampliado su presencia en el país. Denunciarán las persecuciones y asesinatos de activistas de movimientos sociales y populares y del pueblo hondureño en general por parte de grupos de apoyo al régimen de facto. Demandarán el no reconocimiento de las deudas contraídas por el golpismo.
Fuera, fuera tropas extranjeras
Yanquis basura, fuera de Honduras


Convocan:
Campaña América Latina y el Caribe, una Región de Paz: Fuera Bases  Militares Extranjeras. COPINH, OFRANEH, Artistas en Resistencia, MUCA, Insurrección Autónoma, ERIC, COFADEH.


Resistencia en Honduras


Muchas veces los golpes reaccionarios implican desarticulaciones de movimientos sociales y políticos. En Honduras ha sucedido lo contrario. El golpe de 2009 ha encendido una notable resistencia antineoliberal que hoy es la más importante de Centroamérica.

Carlos Figueroa Ibarra / Especial para Con Nuestra América

Desde Puebla, México

He viajado a Honduras con motivo de un evento académico. Ha sido una feliz coincidencia el que dicho evento académico haya sido programado en una fecha cercana al primero de mayo, cuando en ese día era previsible una gran movilización popular en Tegucigalpa. Pude asistir a dicha movilización y observar el palpitante movimiento de masas que se articuló en la organización que surgió en Honduras con motivo del golpe de estado, que el 28 de junio de 2009 derrocó al presidente José Manuel Zelaya. Me refiero al Frente Nacional de Resistencia Popular (FNPR). Al examinar los datos que nos ofrecen diversos organismos internacionales como la CEPAL, el PNUD y la SIECA podemos concluir que el fracaso neoliberal es desigual en Centroamérica. Éste ha sido atenuado en Costa Rica por el sustrato que implicó en dicho país décadas enteras de un modelo socialdemócrata y la existencia de un importante sistema de seguridad social. También en Panamá, pues las desigualdades sociales en dicho país no fueron tan ultrajantes como en los otros países centroamericanos. Además en Panamá, en los últimos años, por la captación de recursos financieros a través de los 35 bancos internacionales que operan en el país.  En los restantes países centroamericanos, especialmente en el triángulo norte, la debacle neoliberal es evidente. Baste decir que ese triangulo norte (Guatemala, El Salvador y Honduras) es hoy la región más violenta del mundo en términos de tasas de homicidios por cada 100 mil habitantes. Y lo que resulta descorazonador es que Honduras ha avanzado rampantemente en dicha tasa probablemente superando a El Salvador y Guatemala. Hay departamentos en Honduras, como los de Cortés y Atlántida, en los cuales las tasas de homicidios son monstruosas. Honduras tiene el índice de Gini (que mide la desigualdad social) entre los más altos de la región: en 2008 estaba en 0.580, sólo superado por Guatemala que tenía el 0.585. Sus porcentajes de pobreza son aberrantes: el 55% de la población vive con menos de dos dólares diarios, y haciendo uso de otros criterios, la CEPAL habla de una pobreza que abarca al casi 80% de la población, mientras que coloca en la extrema pobreza al 57% de la misma.

Honduras es pues expresión clara del fracaso neoliberal en Centroamérica.

En el desfile del primero de mayo pasado, todo el descontento social que existe en el país se evidenció. La marcha que aglutinó a distintos sectores sociales podría aventurarse que convocó al menos a unos 50 mil manifestantes. La observación de los contingentes sindicales me evidenció que el sindicalismo en Honduras ha quedado reducido fundamentalmente a los sindicatos de las dependencias estatales, entre los cuales los distintos colegios de maestros formaron un contingente destacado. Pude observar la participación de muchas mujeres. Los estudiantes hicieron una representación de la represión que existe en el país frente a uno de los destacamentos policiales que se encontraba ubicado en el trayecto de desfile. También hubo comparsas, bandas tocando música, muchachos y muchachas corriendo en tramos del trayecto, y en general, una algarabía que animó a la marcha en partes importante del mismo. Y en medio de todo ello un reducido pero significativo contingente del movimiento gay y lésbico.  La iconografía del gran desfile presentó, sobre todo, los retratos e imágenes de Francisco Morazán y los de “Mel” Zelaya, pero también los de Ernesto Che Guevara y alguno que otro de Fidel Castro y Hugo Chávez. Las consignas más recurrentes fueron contra la privatización del agua, de la salud, la bancarrota en que el gobierno del golpista Roberto Micheletti dejó al fondo de pensiones de los maestros, el incumplimiento de diversos acuerdos con dicho gremio, consignas contra los golpistas de 2009 y contra el gobierno considerado ilegítimo de Porfirio Lobo. Y sobre todo el regreso al país del ex presidente José Manuel Zelaya, lo que podría concretarse en los próximos tiempos si finalmente las demandas judiciales que le han hecho son desestimadas. Particularmente notorio para mí fue el discurso de Xiomara Castro de Zelaya, la esposa del depuesto ex presidente. Sus elementos centrales fueron el fracaso del modelo neoliberal, los males que ha generado el sistema capitalista, la violencia con que se ha llevado a cabo la implantación neoliberal, la ilegitimidad del gobierno de Lobo, y la necesidad de un proceso constituyente. Esta mujer, desde 2009, ha ascendido vertiginosamente como figura política, al grado que ahora algunas encuestas la ubican a la cabeza de los posibles presidenciales.  Muchas veces los golpes reaccionarios implican desarticulaciones de movimientos sociales y políticos. En Honduras ha sucedido lo contrario. El golpe de 2009 ha encendido una notable resistencia antineoliberal que hoy es la más importante de Centroamérica.  En Honduras, la historia iniciada por los golpistas todavía no ha terminado.


Honduras 25 de agosto 2010.- El periodista Israel Zelaya Díaz conocido como “Chacatay” fue encontrado muerto en la tarde de este martes en las inmediaciones de San Pedro Sula (noroeste) Honduras con tres heridas de bala. Este es el décimo asesinato cometido contra profesionales de la información en ese país centroamericano desde el golpe de Estado en 2009 al ex presidente Manuel Zelaya. Autoridades policiales de Honduras presumen que Zelaya Díaz fue abandonado sin vida en una carretera por varios desconocidos que se transportaban en un taxi. Los funcionarios mantienen la hipótesis porque en el lugar “no se encontraron casquillos u otros indicios” de este hecho.

A la víctima le encontraron entre su ropa, la billetera y otras pertenecías incluido el carné del gremio al que pertenecía.

Recientemente, el comunicador social había participado en una asamblea, donde denunció que fue objeto de un atentado criminal, cuando unos sujetos desconocidos prendieron fuego a su casa. En esa oportunidad, Zelaya Díaz logró salvar su vida, gracias a los ladridos de un perro.

Hace unos años, Zelaya Díaz sufrió un atentando, cuando unos desconocidos balearon su vehículo en San Pedro Sula. También había sufrido un hecho similar cuando sujetos armados le quitaron la vida a uno de sus hijos en el barrio Medina, en esa ciudad.

Este es el décimo profesional de la comunicación que es asesinado en lo que va de año en Honduras. El pasado 18 de febrero, el periodista Nicolás Asfura, de 42 años, fue hallado muerto atado de pies y manos en la bañera de su vivienda. Seguidamente, el 1 de marzo, Joseph Hernández Ochoa, de 26 años, fue abaleado cuando iba en su vehículo.

El 11 de marzo es acribillado, David Meza, de 51 años de edad, quien se desempeñaba como corresponsal del Canal 10. Tres días después, el 14 de marzo, es asesinado el periodista Nahum Palacios Arteaga, de 34 años cuando también se desplazaba en su carro.

El junio de este año el director de Canal 19, Luis Arturo Mondragón, fue ultimado cuando estaba sentado con su hijo en la acera de su casa minutos después de salir de su programa, según los informes.

Los otros periodistas hondureños asesinados durante el año son Georgino Orellana (el 20 de abril), Luís Chévez Hernández (11 de abril), Bayardo Mairena y Manuel Juárez (26 de marzo).

CIDH pide al Estado adoptar las medidas necesarias para juzgar a los responsables de los asesinatos
La relatora especial para la Libertad de Expresión de la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH), Catalina Botero, había señalado el pasado 24 de abril que la institución había denunciado los crímenes y exhortado al Estado a adoptar las medidas necesarias para investigar y juzgar a las personas que cometieron los asesinatos, “para que de una vez por todas la prensa pueda realizar su trabajo de manera libre y desinhibida” en la nación centroamericana.

El 16 de junio de este año, la Organización de Periodistas Iberoamericanos (OPI) sostuvo que denunciará ante el Tribunal Penal Internacional y otros organismos internacionales al cuestionado gobernante de Honduras, Porfirio Lobo por ignorar los múltiples asesinatos a periodistas que se han perpetrado en Honduras y que suman diez en lo que va de año.

El gremio había expresado que el actual Gobierno hondureño ha demostrado un total desprecio por los derechos humanos y la libertad de los ciudadanos, particularmente la de los profesionales del periodismo.

Adicionalmente a los crímenes cometidos en contra de los comunicadores sociales, también existen denuncias por el asesinato de más de 50 abogados, políticos, empresarios y gente del pueblo a manos de bandas armadas que, presuntamente trabajan para el Estado.

Según la OPI, esta cantidad de fallecidos son contabilizados a partir del golpe de Estado orquestado por el entonces presidente de facto Roberto Micheletti.


 

COMUNICADO COPINH

El Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras, COPINH, ante los acontecimientos de resistencia popular que siguen ocurriendo en el país, nos pronunciamos en los siguientes términos:

1. Que celebramos la rebeldía y convicción de los y las estudiantes universitarios quienes una vez más expulsaron a las fuerzas represivas del gobierno de facto de los predios universitarios, demostrando que la autonomía universitaria, que cumplió otro aniversario el día de ayer 5 de agosto, se defiende con los hechos.

2. Que seguimos apoyando la lucha heroica de los y las trabajadores afiliados al SITRAUNAH quienes el día de hoy cumplen 102 días en huelga de hambre, desde donde luchan por la defensa de su organización sindical y sus derechos laborales. Responsabilizamos a la golpista
rectora JULIETA GONZALINA CASTELLANOS y su junta de dirección por los daños a la salud de los compañeros en huelga.

3. Que repudiamos la acción criminal de la señora Julieta Castellanos y su junta de dirección que recurren a la represión y la barbarie para mantener sus privilegios en la UNAH y sus planes de privatización.
Ellos son Olvin Rodríguez, Ramón Romero, Olban Valladares, Jorge Omar Casco, Cristina Nufio, para que la historia de ignominia de la Universidad y el pueblo hondureño no los olvide. Ni en los años ochenta en los que la ultraderecha gobernaba la institución se había recurrido a la fuerza pública para agredir a la comunidad universitaria.

4. Acompañamos al magisterio nacional, que el día de ayer se dio cita en Tegucigalpa para concentrar sus acciones de movilización en contra de la denigrante Ley de reforma educativa que no tiene otro fin más que privatizar la educación, eliminar su poco contenido científico y laico, y dejar en manos de empresas privadas y sectores fundamentalistas religiosos los destinos de la más importante acción de la sociedad. El magisterio nacional sale a las calles nuevamente para defender el bien común que a todo el pueblo le pertenece: el conocimiento y la ciencia.

Los golpistas y las golpistas tienen el plan de acabar con todos los intentos de emancipación del pueblo hondureño, y es por eso que intentan apropiarse de la educación y sus instituciones, pues saben de su poderío cuando está enfocada en el proceso de transformación de la conciencia, para bien de los pueblos y no de las élites que la gobiernan que sólo quieren mano de obra calificada para explotarla.
El pueblo de Honduras sigue en la resistencia y se moviliza para defender sus derechos, la vida y dignidad de todos y todas. El COPINH se une al grito de rebeldía del estudiantado, el sindicalismo, y el magisterio nacional:

¡ FUERA GOLPISTAS DE LA UNIVERSIDAD NACIONAL ¡
¡ POR UNA EDUCACIÓN PÚBLICA, LAICA, CIENTÍFICA Y POPULAR ¡
¡ POR LA DEFENSA DE LOS DERECHOS LABORALES DEL PUEBLO ¡
¡ VIVA LA RESISTENCIA POPULAR ¡

Con La fuerza ancestral de Lempira, Iselaca, Mota y Entempica se levantan nuestra voces llenas de vida, justicia, libertad, dignidad y paz.


Honduras: la ley, esta desconocida…
Por Ida Garberi*

“El desinterés es la ley del genio y de la vida”
José Martí

Después del golpe de estado cívico-militar del 28 de junio de 2009 sabemos perfectamente que Honduras está totalmente en las manos de los poderosos, de los que pueden comprar todo con el dinero. 

En la colonia Cerro Grande, en Tegucigalpa, la situación no es diferente de la que está sucediendo en el Bajo Aguan y Zacate Grande: un hombre potente de origen palestino, con la arrogancia que da creer que el dinero puede comprarlo todo, está echando al medio de la calle, a aquellos pobres ciudadanos que con un gran sacrificio y en ciertos casos con préstamos de los bancos, construyeron su pequeña casa. 

La pelea de las tierras es entre la familia Gómez y el palestino Hasbum Touché: la primera es la verdadera propietaria de las tierras desde el siglo 18°, mientras Hasbum en los años 60 se dedicó a comprar a los funcionarios para conseguir títulos de propiedad falsos. 

Así que este sábado 4 de julio de 2010, temprano en la mañana, un juez de dudosa procedencia, que no quiso presentar ningún carnet, con dos trozos de papel que no tenían ninguna firma y ningún sello legal de la Corte Suprema (que además está de vacaciones por 15 días), de hecho entonces sin valor, se presentó para echar de sus casas un número consistente de familias, con tractor y empleados de Hasbum (algunos armados con fusiles), además de la policía y un contingente de los Cobra, los cuerpos especiales anti motín. 

Los pobres habitantes de la zona, que compraron el terreno de la familia Gómez, han visto destruidos todos sus sueños, sin poder hacer nada, amenazados por los fusiles de las fuerzas del orden. 

El comisario de la policía Chamorro, presente en el lugar, me repite como 5 veces que lo que se tiene que subrayar es que nadie fue golpeado, que todo se hizo en forma civil, para él, dato fundamental desde el punto de vista periodístico. 

Pero, ¿me perdona, comisario?, ¿quién cree que sería tan suicida de reaccionar abiertamente enfrente a todo este despliegue de fuerzas armadas? 

¿Quién cree quiera ganarse una persecución permanente de la policía, como está sucediéndole a Edwin R. Espinal, el chico que tuvo el coraje de denunciar las torturas que le hicieron en la estación de policía número 4 de Tegucigalpa? 

Los uniformados están preocupados por el odio que el pueblo siente contra ellos: ¿no se dan cuenta que están exasperando a la población? 

La brutalidad y la continua negación de la existencia de una voz del pueblo sólo demuestra la ignorancia de estas 10 familias oligarcas que están gobernando el país, que no han escuchado nunca esta frase de Concepción Arenal, una socióloga española del siglo 19°, que afirmó…

“todo poder cae a impulsos del mal que ha hecho. Cada falta que ha cometido se convierte, tarde o temprano, en un ariete que contribuye a derribarlo”.  

*Texto y fotos Ida Garberi, periodista de defensoresenlinea.com 


HONDURAS NOS COMPROMETE EL GRITO

Por Ida Garberi


“No doblaremos las rodillas,
no es tiempo de orar,
no esperaremos que crucifiquen nuestra opinión
para que resuciten nuevas democracias,
en nuestras manos la esperanza de levantar la vida
y honrar la sangre de los que hundieron
el anhelo como anzuelo a la tierra,
aferrados al consuelo de devolvernos la esperanza”. 
Mayra Oyuela


Quiero denunciar lo que sucedió a Mayra Oyuela, una joven poetisa hondureña, mientras volvía de un evento cultural en El Salvador, para demostrar que el golpe cívico-militar del 28 de junio de 2009 tiene controlado y marcados “a fuego” los artistas comprometidos con el grito de rebelión de la Resistencia de Honduras.  Mayra es una componente del colectivo “Artista en Resistencia”, que se define como “una organización política cultural conformada por trabajadores/as de la cultura por la construcción del socialismo y la toma del poder popular. ¡Artistas armados de cultura contra la barbarie!.

Como bien sabemos, en todos los movimientos revolucionarios, los artistas y los jóvenes son los principales protagonistas de la vanguardia, por esta razón, los gorilas en Honduras no quieren particularmente a los que están comprometidos en el Frente Nacional de Resistencia Popular, que prestan su arte para hacer conocer por el mundo las barbaries de la tortura o para aliviar e infundir ánimo con su obra para continuar en la batalla.   La semana pasada, Mayra representó a su organización en San Salvador, en el Seminario Cultural del Foro de Sao Paulo, con ell título “Cultura, Poder y Emancipación”, donde el partido Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN) discutió los temas culturales que se tratarán en agosto en Brasil.  En este Foro, se han desarrollado conversatorios sobre la "Cultura Popular frente a la Cultura Dominante” y “Cultura: construcción de redes internacionales de solidaridad”, además de tratar muchos proyectos culturales en América latina, apoyados por partidos de izquierda. 

Mayra aceptó la invitación del pueblo hermano salvadoreño para denunciar una vez más, delante de una platea internacional, la continuidad golpista del gobierno de Pepe Lobo, que desesperadamente intenta esconderse tras la hipocresía de una falsa democracia, mientras sigue torturando y matando a quién osa oponerse a su política de muerte.   Además de la denuncia, fue muy importante para Mayra esta invitación porque creo que se puede considerar un enorme paso adelante en reconocer que el partidismo está en crisis en todo el mundo: a este foro fueron invitados, hasta hoy, sólo los partidos políticos de izquierda, mientras Artistas en Resistencia es un colectivo independiente, parte del Frente Nacional de Resistencia Popular, que a su vez no es un partido político, es una plataforma de lucha del pueblo.  

“Esta experiencia de persecución que viví, no fue muy bonita, pasó mientras volvía de El Salvador, en la frontera con Honduras subió un policía en el autobús y empezó a interrogar minuciosamente a todos los pasajeros”, me dice Mayra. 

“En mi caso, el interrogatorio fue muy escrupuloso, quiso saber minuciosamente todo lo que hice en El Salvador, por cuanto tiempo me quedé en el país y sobre todo cosas mías personales, que trabajo estoy haciendo”, continua Mayra. 

“Vi claramente un cambio en su comportamiento cuando se percató de la credencial en mi bolso, donde estaba escrito en forma visible FMLN”. 

Yo añado que los gorilas golpistas quedaron atrás, en los años 80, cuando el Frente Farabundo Martí fue un movimiento prácticamente clandestino y combatió contra el golpe militar en El Salvador.  Hoy en día los tiempos han cambiados, el FMLN es el primer partido del país y ganó las elecciones, pasó de la oposición al gobierno con una elección democrática… pero parece que el gobierno golpista no sabe todo esto y tratan a los que tienen contactos con este partido como si fueran peligrosos terroristas; la oligarquía asesina hondureña queda agarrada a viejos esquemas y no acepta los inexorables cambios ocurridos en América latina. 

“Claramente no dije que soy de la Resistencia, pero rotundamente él lo sabía, me habló acercándose, como para asustarme y sin esperar mi respuesta, volvió el libro que estaba leyendo (una novela que no trata de política) y sonriéndome cínicamente me ha dicho: “…no se vale”, afirma Mayra. 

“El policía no fue para nada estúpido, por eso trabaja en la frontera controlando minuciosamente quien transita el confín”. 

Polémicamente pregunto a Mayra si espera que próximamente veamos quemar los libros sospechosos en la plaza pública, como en cualquiera dictadura que se “respete”.

“Es cierto, el más claro ejemplo fue lo de la ex ministra de facto, Mirna Castro, que quemó los libros publicados por el Ministerio de Cultura en el gobierno de Manuel Zelaya, pues, durante este gobierno que es la continuación del golpe, se podría empezar a sospechar de la gente que lee, que piensa…”, Mayra sonríe.   Razonando por absurdo, ¿qué habría ocurrido si la policía hubiera encontrado Mayra leyendo el libro de Ernesto Che Guevara “La guerra de guerrilla”?   Como mínimo habría parado a Mayra, la habría hecho perder el autobús y en el peor de los casos la habría parado para interrogarla… buscando detener lo que ya no parará más, porque como dijo el Che Guevara:

“...ahora esta masa anónima, esta América de color, sombría, taciturna, que canta en todo el Continente con una misma tristeza y desengaño, ahora ésta masa es la que empieza a entrar definitivamente en su propia historia, la empieza a escribir con su sangre, la empieza a sufrir y a morir, porque ahora los campos y las montañas de América, por las faldas de sus sierras, por sus llanuras y sus selvas, entre la soledad o el tráfico de las ciudades, en las costas de los grandes océanos y ríos, se empieza a estremecer este mundo lleno de corazones con los puños calientes de deseos de morir por lo suyo, de conquistar sus derechos casi quinientos años burlados por unos y por otros”. 

*periodista de defensoresenlinea.com



El diplomático conoció del borrador del decreto que destituyó a Zelaya, desde el diez de junio del año 2009, cuando le solicitan su opinión
 

Tegucigalpa 30 de junio de 2010. El embajador norteamericano acreditado en Tegucigalpa, Hugo Llorens, sí sabía del golpe de Estado contra Manuel Zelaya Rosales, reveló días antes de su muerte el ex ministro de la administración Zelaya, Roland Valenzuela,  en una entrevista transmitida por el periodista Ernesto Alonso Rojas, en una radio local de la ciudad de San Pedro Sula. Quince días después del asesinato, del ex ministro del Programa Nacional de Desarrollo Sostenible Pronaders, a manos del empresario Carlos Yacamán Meza, ha circulado la entrevista en diferentes redes de Internet, en la que el señala de forma clara al embajador norteamericano de participar directamente el la planificación del golpe de Estado y expresa su temor de que podría ser asesinado por la entrevista. La entrevista gravada el primero de mayo y transmitida por Radio Internacional de San pedro Sula, recobra importancia después que el Presidente Zelaya, acusara a los Estados Unidos, de formar parte del golpe de Estado,  y que el embajador Llorens aparezca negando su participación. Pero Valenzuela, relata detalladamente como el embajador si tuvo participación en el golpe y como el día diez de junio de 2009, el entonces presidente del Congreso Nacional CN, Roberto Micheletti, convertido en dictador el 28 de ese mismo mes, envía el borrador del decreto que destituiría a Zelaya, al embajador norteamericano para consultarle su opinión.

Según cuenta el malogrado ex ministro, a pesar que es todavía diez de junio, el decreto llevaba fecha de 28 de junio de 2009, con el siguiente mensaje para el embajador, “embajador Llorens, este es el decreto que me entregó Micheletti, le faltan algunas opiniones pero urge su opinión”.

Valenzuela señaló además, que el decreto enviado al embajador, llevaba la firma de los diputados Ricardo Rodríguez, liberal y actual Sub Procurador de la República, Toribio Aguilera Coello, pinuista y actual diputado, Rolando Dubón Buezo, nacionalista y actual diputado, Rigoberto Chan Castillo, nacionalista actualmente secretario del Congreso y Gabo Alfredo Jalil Mejía quien fungió como Ministro de Defensa del régimen de Micheletti. De acuerdo a la entrevista la persona que supuestamente enviaba el decreto al embajador norteamericano, es la señora Jacqueline Foglia Sandoval,  ex militar hondureña, egresada de la universidad de West Point de Nueva York, ha fungido como agregada de defensa en la embajada de Honduras en Washington, y como   miembro del Consejo Hondureño de la Empresa Privada COHEP, entre otras organizaciones.
“Que tiene que andar haciendo el embajador Llorens, metido en los asuntos internos de Honduras, dando opiniones de un borrador que es la destitución del presidente Zelaya” se cuestionaba el ex ministro en la conversación con el periodista Rojas.

Hillary Clinton le prometió restituir a Zelaya

Valenzuela va más allá al asegurar que la Secretaria de Estado norteamericana, le prometió a Zelaya, restaurarlo en el poder en la primera visita que realizó a Washington, después de ser derrocado.

“Hillary Clinton en la primera vista del presidente Zelaya le juró al presidente Zelaya que lo iban a restituir y por detrás le estaban buscando una posición para que la dictadura se perpetraran en el poder”.

Valenzuela asegura que la restitución del Presidente Zelaya no se da, “por que los gringos nos traicionan, por que los gringos siempre nos traicionaron… ellos juegan un papel que nos dicen que nos van ayudar y por otro lado le decían a Micheletti, aguántate, Micheletti aguántate que no te vamos a sacar”.

La restitución de Zelaya nunca se dio.

Quien es Jacqueline Foglia Sandoval
Foglia es señalada por Valenzuela, como la persona encargada de coordinar y operar el golpe de Estado, “ella es la que coordinó que le entregaran a cada uno de los que sirvieron como ejecutores del golpe, lo que querían que hicieran y que declararan, l que ellos querían que declarara”, y pone como ejemplo lo que le dice a la entonces Procuradora General de la República, Rosa América Miranda de Galo.

“Abogada este es el decreto de la cuarta urna, ya esta publicado, hay que declararla ilegal”.

El 11 de mayo de 2009, el Juzgado de lo Contencioso Administrativo de Tegucigalpa,  declaro admisible la demanda de nulidad contra la encuesta del 28 de junio, presentada por el Fiscal Especial de Lucha Contra la Corrupción, Henry Salgado. Tres días después la Procuradora General, Rosa América Miranda, se allanó en el juicio dejando en indefensión al gobierno del Presidente Manuel Zelaya Rosales. Foglia Sandoval, también es señalada en el informe “Los Hechos Hablan por si Mismo” del Comisionado de Derechos Humanos, Leo Valladares Lanza, de ser parte del batallón 3-16, que en la década de los ochenta se encargó de asesinar y desaparecer hondureños.

Disfrutando del lujo de Dubai inició derrocamiento de Zelaya

El mal logrado ministro revela como seis grandes empresarios coinciden en una feria en la ciudad de Dubai, en el bar de un hotel, dijeron “a Zelaya hay que sacarlo, ya no lo soportamos”.Según las declaraciones de Valenzuela La conspiración para sacar al Presidente Zelaya, inició en la capital de los Emiratos Árabes Unidos, en el lejano Medio Oriente, inmediatamente después que se anunciara el proyecto de la cuarta urna.

Un grupo de empresarios que participaban en una feria internacional, al los que Valenzuela no identificó, decidieron en esa reunión que iban a sacar a Zelaya del poder y entonces articulan y pagan un lobista en Washington, identificado solo con el apellido de Smith, para que empiece a desacreditar el gobierno de Zelaya,  trabajo que les que costó cuatro millones de dólares. Quizás Valenzuela se refería a la firma de cabilderos “Smith, Dawson & Andrews” con sede en Washington, 1150 Connecticut Ave, NW. Suite 1025 Washington, DC 20036.  
egún el relato, fue en esa misma reunión que decidieron nombrar a la Jacqueline Foglia, como la coordinadora y encargada de la logística para preparar el derrocamiento de Zelaya.

Marcia Villeda le falsificó la firma al presidente Zelaya

En una parte de la entrevista, Valenzuela menciona como en el congreso se planificó el golpe de Estado y en una de las tantas reuniones de la conspiración, se encargó a la entonces y actual diputada Marcia Facusse de Villeda, para que se encargara de conseguir documentos para las acusaciones contra Zelaya. Y sobre la falsificación de la firma del presidente Zelaya, Valenzuela dice sin tapujos que fue Marcia Facusee de Villeda, la encargada de falsificar la firma del presidente.

En la extensa entrevista que Valenzuela diera días antes de su muerte, confiesa que cuando Zelaya lo nombró como de ministro el Pronaders,  el no sabía nada de agricultura, critica el papel de las transnacionales de los combustibles, el sistema de administración de justicia, lo mismo que el papel de personajes como Carlos Flores, a quien señaló como involucrado directamente en el golpe de Estado.

Valenzuela no va poder declarar ante la “Comisión de Verdad” por su asesinato a sangre fría, en la ciudad de San Pedro Sula, pero sin saber sus declaraciones serán un buen aporte al conocimiento de la verdad, aunque ahora, Valenzuela este muerto.

POSICIONAMIENTO PÚBLICO

Hermanas y hermanos del pueblo hondureño.

Compañeras y compañeros organizados en el Frente Nacional de Resistencia Popular

Ante la coyuntura de estructuración y organización interna en los niveles departamental y nacional del FNRP, el Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas, COPINH, hace público el siguiente posicionamiento:

1-El COPINH, como organización indígena y popular, se siente orgulloso de formar parte de un proceso de lucha, construcción y resistencia de millones de hondureñas y hondureños que apelan a un proyecto de transformación social-radical y que hoy se logra articular a través del FNRP.

2- Hemos empujado y propugnado desde el nacimiento de nuestra organización por la refundación nacional; apelando a una nueva sociedad, más justa, solidaria, inclusiva, participativa, diversa y que dignifique, por sobre todas las cosas, la dignidad de las y los hondureños. Por esta razón, desde antes del golpe de estado, convocamos a participar al pueblo y sus organizaciones a foros públicos, encuentros por la refundación nacional, movilizaciones y tomas, así como de la consulta del 28 de junio del 2009. Incluso, hicimos un llamado a la insurrección popular ante la inminente amenaza golpista de la rancia oligarquía nacional.

3- Nuestro modesto aporte a la gesta libertaria y refundacional, en el marco de la lucha de resistencia del conjunto del pueblo, ha consistido en heroicas tomas de carreteras por parte de miles de campesinas y campesinos e indígenas, en marchas, incluso, aquellas que nos llevaron hasta Nicaragua para acompañar al Presidente Manuel Zelaya a pesar de la represión y el hostigamiento militar. En todo este proceso, todos nuestros recursos, humanos y materiales, así como nuestros humildes medios de comunicación han sido puestos a disposición de la gesta emancipadora del conjunto pueblo hondureño.

4- Fieles al mandato y decisiones del movimientos social articulado en torno al FNRP, el COPINH ha desarrollado y mantenido intensas campañas de organización, formación, movilización y recolecta de declaraciones soberanas para autoconvocarnos a una Asamblea Nacional Constituyente Popular, que permita iniciar un proceso refundacional radical en Honduras, en este sentido es que desarrollamos el II Encuentro por la Refundación de Honduras, al cual asistieron cerca de mil delegados y delegadas de decenas de organizaciones de los 18 departamentos del país.

5- Esta lucha y dedicación desinteresada, nos ha dejado hermanas y hermanos indígenas asesinados, encarcelados y encarceladas, procesados y procesadas, desaparecidos, torturadas y torturados, perseguidas y perseguidos; una estela de dolor y luto que nos hace mantenernos firmes, solidarios y solidarias con las familias de las y los mártires de la resistencia indígena y comprometidos y comprometidas más que nunca con quienes nos honran con su digno ejemplo.

6- Pero es necesario dejar claro que la lucha del COPINH, trasciende a la coyuntura del golpismo opresor, para proyectarse de manera permanente en contra de todas las formas de dominación que reprimen al pueblo. Las comunidades del COPINH siguen resistiendo la capacidad del sistema colonialista que quiere acabar con los pueblos y quedarse con su agua, sus bosques y sus territorios. Por eso la lucha sigue en la senda de nuestros mártires de la invasión colonialista: Lempira, Mota, Iselaca, Etempica.

7-En este peregrinar de luchas y construcción revolucionaria, nuestra organización se ha mantenido firme en su convicción democrática y de participación directa del pueblo, sin pretensiones de ningún tipo, ni de ostentación de cargo alguno dentro de las estructuras del FNRP, para ninguno de nuestros o nuestras dirigentes. Estamos convencidos y convencidas del papel que debemos jugar en este trance histórico, de esta forma, nos apegamos a la razón de mandar obedeciendo y a la construcción de poder político social desde abajo, desde la base misma. El poder y la razón deben emanar del pueblo desde abajo y a la izquierda. Nos animan, en este sentido:

-Las prácticas políticas que sean democratizadoras y no concentradoras del poder de decisión.

-Las prácticas políticas que transparenten las decisiones, los recursos, las acciones y las discusiones.

-Las prácticas políticas que incluyan, diverjan y multipliquen tanto razones como respuestas a las urgencias históricas de nuestro pueblo.

-Las prácticas políticas que resalten lo colectivo y no individualidades. Principios y no slogans, acciones e ideas y no panfletos prediseñados como epitafios. Prácticas que sean congruentes con el discurso colectivo y la razón organizativa.

8- Sabemos que esto es un reto que hay que asumir, por lo que apelamos a una práctica política que multiplique la crítica y la autocritica en nuestras organizaciones. Por eso pensamos que no será posible refundar un país, sino replanteamos los esquemas y formas de hacer política viciada, así como ciertas dinámicas antidemocráticas.

9-Por eso nos parece fundamental transparentar las formas y los esquemas que conducen actualmente a decidir (y por quiénes) las cuotas de representación dentro del FNRP, tanto a nivel departamental como a nivel nacional.

10-Nos parece fundamental dejar claro que el FNRP, está integrado por cientos de miles de hondureñas y hondureños, por cientos de organizaciones de base y decenas de organizaciones sectoriales. En este sentido, es imprescindible queel FNRP haga público el mecanismo que se decidió paraelección de la representación nacional (llamada hoy acreditación) y además, se discuta si dicho mecanismo es democrático, ampliamente participativo y absolutamente inclusivo y no obedece a reglas del juego que personalizan las representaciones, invisibilizan sectores y excluyen organizaciones.

11-Es sabido que el poder y la importancia histórica de una organización como el FNRP está abiertamente amenazada por intereses mezquinos no sólo externos, sino también internos. Grupos, personas, partidos y organizaciones fantasmas, sin ninguna base social, pretenden hoy hacerse de cuotas de poder y de decisión dentro del FNRP, a espaldas del pueblo y que darían al traste con las luchas libradas por las organizaciones sociales antes, durante y después del golpe de estado.

12-Advertimos que de no haber debate y transparencia en el camino hacia el cambio y la transformación de Honduras a través de la Asamblea Nacional Constituyente Popular y Democrática el proceso puede convertirse en un ejercicio similar al que el bipartidismo ha hecho con los procesos electorales: terreno de oportunismo, clientelismo y otras formas de corrupción.

Compañeras y compañeros del FNRP:

El COPINH reafirma su compromiso con los principios éticos de la lucha del FNRP y con sus múltiples luchas por la refundación de Honduras y la construcción del poder del pueblo, desde abajo y a la izquierda.

Seguiremos en la batalla de las ideas, y en las acciones necesarias de calle, impulsando propuestas de participación verdaderamente democráticas, denunciando la corrupción en el seno de nuestros procesos, revisando nuestras prácticas organizativas, y ensayando las nuevas y frescas maneras de cambiar radicalmente todos los aspectos de la vida del país, de esta forma:

Como organización hemos decidido abtenernos por el momento, que quede claro, de la Estructura Provisional de la Dirección Nacional del FNRP, que dura hasta septiembre de este año. También queremos dejar sentado que nos abstenemos por ahora, de participar de las conduccionesdepartamentales del FNRP en Lempira, Intibucá y La Paz.

Pues a pesar que se acordó en su momento dilucidar y acercar a los actores y sectores para determinar la formula y la representación de los departamentos mencionados, el mecanismo no llegó y menos el acuerdo.

De igual forma, el Copinh considera que la agenda y particpación indígena dentro del FNRP es de discusión colectiva y exclusiva de las organizaciones indígenas que estamos en una lucha histórica, en apego a los principios del FNRP y que hacemos resistencia real y coherentemente en contra del modelo neoliberal y el golpe de estado.

Nos mantenemos en resistencia contra la bota opresora oligárquica, pero además contra todas aquellas conductas que quieran conducir al FNRP a posiciones que atenten contra los intereses del pueblo y la dignidad popular y contra todas aquellas decisiones que pretendan negociar la sangre de nuestros mártires. Ni olvido ni perdón, juicio y castigo a los culpables de la sangre derramada.

El presente posicionamiento reafirma la convicción de que nuestra ruta es la construcción del poder popular en el trabajo con, desde y para las bases, en las comunidades y en sus luchas concretas vinculadas al proyecto nacional de refundación.



Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras, COPINH.

Intibucá, Intibucá 07 de julio de 2010

El diplomático conoció del borrador del decreto que destituyó a Zelaya, desde el diez de junio del año 2009, cuando le solicitan su opinión

Tegucigalpa 30 de junio de 2010. El embajador norteamericano acreditado en Tegucigalpa, Hugo Llorens, sí sabía del golpe de Estado contra Manuel Zelaya Rosales, reveló días antes de su muerte el ex ministro de la administración Zelaya, Roland Valenzuela,  en una entrevista transmitida por el periodista Ernesto Alonso Rojas, en una radio local de la ciudad de San Pedro Sula. 

Quince días después del asesinato, del ex ministro del Programa Nacional de Desarrollo Sostenible Pronaders, a manos del empresario Carlos Yacamán Meza, ha circulado la entrevista en diferentes redes de Internet, en la que el señala de forma clara al embajador norteamericano de participar directamente el la planificación del golpe de Estado y expresa su temor de que podría ser asesinado por la entrevista. 

La entrevista grabada el primero de mayo y transmitida por Radio Internacional de San pedro Sula, recobra importancia después que el Presidente Zelaya, acusara a los Estados Unidos, de formar parte del golpe de Estado,  y que el embajador Llorens aparezca negando su participación. 

 

Pero Valenzuela, relata detalladamente como el embajador si tuvo participación en el golpe y como el día diez de junio de 2009, el entonces presidente del Congreso Nacional CN, Roberto Micheletti, convertido en dictador el 28 de ese mismo mes, envía el borrador del decreto que destituiría a Zelaya, al embajador norteamericano para consultarle su opinión.

Según cuenta el malogrado ex ministro, a pesar que es todavía diez de junio, el decreto llevaba fecha de 28 de junio de 2009, con el siguiente mensaje para el embajador, “embajador Llorens, este es el decreto que me entregó Micheletti, le faltan algunas opiniones pero urge su opinión”.
 

Valenzuela señaló además, que el decreto enviado al embajador, llevaba la firma de los diputados Ricardo Rodríguez, liberal y actual Sub Procurador de la República, Toribio Aguilera Coello, pinuista y actual diputado, Rolando Dubón Buezo, nacionalista y actual diputado, Rigoberto Chan Castillo, nacionalista actualmente secretario del Congreso y Gabo Alfredo Jalil Mejía quien fungió como Ministro de Defensa del régimen de Micheletti. 

De acuerdo a la entrevista la persona que supuestamente enviaba el decreto al embajador norteamericano, es la señora Jacqueline Foglia Sandoval,  ex militar hondureña, egresada de la universidad de West Point de Nueva York, ha fungido como agregada de defensa en la embajada de Honduras en Washington, y como   miembro del Consejo Hondureño de la Empresa Privada COHEP, entre otras organizaciones.

“Que tiene que andar haciendo el embajador Llorens, metido en los asuntos internos de Honduras, dando opiniones de un borrador que es la destitución del presidente Zelaya” se cuestionaba el ex ministro en la conversación con el periodista Rojas. 

Hillary Clinton le prometió restituir a Zelaya

 Valenzuela va más allá al asegurar que la Secretaria de Estado norteamericana, le prometió a Zelaya, restaurarlo en el poder en la primera visita que realizó a Washington, después de ser derrocado.

 “Hillary Clinton en la primera vista del presidente Zelaya le juró al presidente Zelaya que lo iban a restituir y por detrás le estaban buscando una posición para que la dictadura se perpetraran en el poder”.

 Valenzuela asegura que la restitución del Presidente Zelaya no se da, “por que los gringos nos traicionan, por que los gringos siempre nos traicionaron… ellos juegan un papel que nos dicen que nos van ayudar y por otro lado le decían a Micheletti, aguántate, Micheletti aguántate que no te vamos a sacar”.
 

La restitución de Zelaya nunca se dio.

 Quien es Jacqueline Foglia Sandoval
 

Foglia es señalada por Valenzuela, como la persona encargada de coordinar y operar el golpe de Estado, “ella es la que coordinó que le entregaran a cada uno de los que sirvieron como ejecutores del golpe, lo que querían que hicieran y que declararan, l que ellos querían que declarara”, y pone como ejemplo lo que le dice a la entonces Procuradora General de la República, Rosa América Miranda de Galo.

 “Abogada este es el decreto de la cuarta urna, ya esta publicado, hay que declararla ilegal”.
 

El 11 de mayo de 2009, el Juzgado de lo Contencioso Administrativo de Tegucigalpa,  declaro admisible la demanda de nulidad contra la encuesta del 28 de junio, presentada por el Fiscal Especial de Lucha Contra la Corrupción, Henry Salgado. Tres días después la Procuradora General, Rosa América Miranda, se allanó en el juicio dejando en indefensión al gobierno del Presidente Manuel Zelaya Rosales.  

Foglia Sandoval, también es señalada en el informe “Los Hechos Hablan por si Mismo” del Comisionado de Derechos Humanos, Leo Valladares Lanza, de ser parte del batallón 3-16, que en la década de los ochenta se encargó de asesinar y desaparecer hondureños. 

Disfrutando del lujo de Dubai inició derrocamiento de Zelaya

El mal logrado ministro revela como seis grandes empresarios coinciden en una feria en la ciudad de Dubai, en el bar de un hotel, dijeron “a Zelaya hay que sacarlo, ya no lo soportamos”. 

Según las declaraciones de Valenzuela La conspiración para sacar al Presidente Zelaya, inició en la capital de los Emiratos Árabes Unidos, en el lejano Medio Oriente, inmediatamente después que se anunciara el proyecto de la cuarta urna.

 Un grupo de empresarios que participaban en una feria internacional, al los que Valenzuela no identificó, decidieron en esa reunión que iban a sacar a Zelaya del poder y entonces articulan y pagan un lobista en Washington, identificado solo con el apellido de Smith, para que empiece a desacreditar el gobierno de Zelaya,  trabajo que les que costó cuatro millones de dólares.

 Quizás Valenzuela se refería a la firma de cabilderos “Smith, Dawson & Andrews” con sede en Washington, 1150 Connecticut Ave, NW. Suite 1025 Washington, DC 20036.  
 

Según el relato, fue en esa misma reunión que decidieron nombrar a la Jacqueline Foglia, como la coordinadora y encargada de la logística para preparar el derrocamiento de Zelaya. 

Marcia Villeda le falsificó la firma al presidente Zelaya  

En una parte de la entrevista, Valenzuela menciona como en el congreso se planificó el golpe de Estado y en una de las tantas reuniones de la conspiración, se encargó a la entonces y actual diputada Marcia Facusse de Villeda, para que se encargara de conseguir documentos para las acusaciones contra Zelaya.

 Y sobre la falsificación de la firma del presidente Zelaya, Valenzuela dice sin tapujos que fue Marcia Facusee de Villeda, la encargada de falsificar la firma del presidente.

 En la extensa entrevista que Valenzuela diera días antes de su muerte, confiesa que cuando Zelaya lo nombró como de ministro el Pronaders,  el no sabía nada de agricultura, critica el papel de las transnacionales de los combustibles, el sistema de administración de justicia, lo mismo que el papel de personajes como Carlos Flores, a quien señaló como involucrado directamente en el golpe de Estado.

 Valenzuela no va poder declarar ante la “Comisión de Verdad” por su asesinato a sangre fría, en la ciudad de San Pedro Sula, pero sin saber sus declaraciones serán un buen aporte al conocimiento de la verdad, aunque ahora, Valenzuela este muerto.

 

 

 

 

 

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