LE RIFLESSIONI DI FIDEL

 

La Battaglia di Girón
(Terza parte)

 

 

 

 

 

 

 "...una sintesi a partire dalla quale si potrebbe indagare la storia dettagliata e obiettiva di fatti che qualcuno  con tempo, salute ed energia sufficiente, potrebbe ricostruire..."

Il finale di quel discorso fu, senza dubbio, un’accesa arringa di risposte e domande   rivoluzionarie. Alla fine, con  i Viva per la classe operaia, i contadini,  gli umili, la Rivoluzione Socialista, i  martiri della  Patria,  terminai con "Patria o Morte!" che è divenuto abituale  da quando demmo sepoltura ai morti di un anno prima nell’esplosione del La Coubre.

Quello che non sapeva nessuno è che mentre io parlavo, ed era già quasi notte, un compagno della scorta  si era avvicinato e mi aveva comunicato che il nemico stava sbarcando in prossimità della baia di Cabañas,  a Ovest de L’Avana.

Lo sbarco  era  assolutamente logico e atteso, dopo l’attacco per distruggere le nostre piccole forze aeree all’alba del giorno precedente.

Feci allora quello che non avevo mai fatto prima alla fine di un discorso. Dopo l’abituale frase di Patria o Morte, continuai a parlare brevemente. In realtà stavo dando le istruzioni ai combattenti.

Dopo gli applausi finali  dissi testualmente: “Al combattimento... Cantiamo l’Inno nazionale compagni!”  (I presenti intonarono l’Inno Nazionale).

"Compagni, tutte le unità devono dirigersi verso la sede dei loro rispettivi battaglioni in vista della mobilitazione ordinata per mantenere il paese in stato d’allerta, di fronte all’ imminenza che si deduce da tutti fatti dell’ultima settimana e dal vile attacco di ieri, dell’ aggressione dei mercenari.

“Andiamo in marcia alle Case dei Miliziani, formiamo dei battaglioni e disponiamoli  a partire, di fronte al nemico, con l’Inno Nazionale, con le strofe dell’Inno Patriottico, con il grido ‘Al combattimento’, con la convinzione che morire per la Patria è vivere e che in catene, vivere  è vivere oppressi dall’obbrobrio e dall’affronto!”

"Marciamo verso in nostri rispettivi battaglioni e aspettate lì gli ordini, compagni”

Dopo la manifestazione andai al  "Punto Uno", il nome in chiave dello Stato Maggiore delle Forze Armate, per conoscere la situazione.

Non c’era stato nessuno sbarco, era un simulacro strumentato dalla  Marina degli Stati Uniti. Si controllò la situazione e di diedero istruzioni.

Poi mi ritirai circa a mezzanotte.  Persuaso che il nemico era al punto di attaccare, decisi di guadagnare alcune ore di sonno.

Roxana Rodríguez, morta pochi giorni fa, moglie dell’allora direttore del  Piano di Sviluppo della  Ciénaga de Zapata, Abraham Maciques, testimoniò che  lei aveva chiamato Celia per comunicarle che il tenente Antelo Fernández, capo dell’ unità militare di Jagüey Grande, l’aveva informata di uno sbarco a Playa  Larga, e che si sentivano  forti spari di mitragliatrice e cannonate da quel punto.

In una nota trasmessa da Celia al "Punto Uno", affermava che in una comunicazione con la Centrale Australia aveva avuto conferma che stavano attaccando Playa Girón e  Playa Larga.

La nota del Posto di Comando segnalava le 03:29 del 17 aprile del 1961.

Ripassando le mie stesse parole nel programma televisivo Università Popolare, ossia tre giorni dopo la vittoria, parlai delle 03:15 come dell’ora in cui avevo ricevuto la notizia. Celia realmente non perdeva un minuto di fronte a qualsiasi situazione.

Da quel momento avvennero avvenimenti difficili da credere. Su quelli scrivo una sintesi a partire dalla quale si potrà indagare la storia dettagliata e obiettiva dei fatti che qualcuno con tempo, salute ed energia sufficiente potrà ricostruire.

L’importante è l’essenza, che non deve mai essere alterata. I dettagli  sono di speciale significato per gli storiografi più rigorosi. In questo caso, il mio interesse si relaziona al desiderio che la nostra gioventù abbia accesso agli avvenimenti  accaduti in quegli anni decisivi, che conosca la battaglia nella quale i suoi predecessori rischiarono la propria esistenza per la Rivoluzione e per l’immensa ricchezza culturale che oggi i nostri giovani possiedono ed ai quali corrisponde continuare a difenderla.

"Patria è umanità!"

Come spiegai al programma Università Popolare "...mi comunicano e  comunicano agli  altri  compagni che si stava  combattendo a Playa Girón e Playa Larga,  dove il nemico era sbarcato...".

"Mandiamo a verificare, a confermare. In queste cose si deve avere sempre sicurezza, perchè poi giungono le notizie che ci sono navi in quel punto, ci sono navi in un altro  punto [...] il fatto è già, in maniera certa, totale, e  con i primi feriti dei combattimenti, giunge la notizia che una forza di invasori sta cannoneggiando  fortemente con bazuka, con cannoni  senza rinculo, con mitragliatrici  50 e con cannoni da nave. Stanno  attaccando a Playa Girón e a Playa Larga, nella Ciénaga di Zapata. Già non avevo il minimo dubbio che effettivamente stava avvenendo uno sbarco in quel punto e che quello sbarco era fortemente appoggiato con armi pesanti.

"Le microonde di Playa Girón e Playa Larga comunicavano il risultato dell’attacco [...] sino allo stesso momento in cui come conseguenza dell’attacco smisero di funzionare  [...] e alle tre o alle quattro della mattina già non c’erano più da Playa Larga e da Playa Girón."

"La penisola di Zapata ha  queste caratteristiche: questo pezzo di terra ferme sulla riva della costa [...] terra ferma rocciosa e di montagna [...] Ma a nord di questo  pezzo di terra ferme c’è una zona di palude assolutamente intransitabile."

"Prima non esisteva la minor comunicazione [...] una ferrovia stretta era l’unica comunicazione che avevano i contadini in quella zona."

"C’erano duecento maestri nella zona della Ciénaga di Zapata, alfabetizzando, nel momento che si produce l’invasione."

"Era uno di luoghi  piloti della Campagna d’Alfabetizzazione. Tutti quei villaggi - Jagüey Grande, Covadonga, Australia-, [...] non avevano accesso  al mare, erano paludosi  esclusivamente. Adesso tutta questa gente ha una spiaggia. A Playa Larga e a Playa Girón vanno migliaia di persone, la domenica, anche se non sono ancora terminate."

"C’erano [...] trecento figli di contadini della Cienaga a L’Avana che stavano studiando ceramica,  meccanica, falegnameria, uso del pelli."

"La  Ciénaga di Zapata era diventata uno dei luoghi più visitati ed apprezzati."

Nel luglio del 1976 commentai al cineasta della televisione svedese, Gaetano Pagano:

"Loro sbarcarono in un luogo che potevano mantenere per un certo tempo, perchè era un posto molto difficile da recuperare, dato che le vie d’accesso dovevano attraversare  vari chilometri di palude intransitabile e diventava una sorta di Passo delle Termopili.

La costa de Playa Larga, che i mercenari pretendevano occupare, si torva ubicata a una distanza di 29 chilometri dalla piccola centrale Australia. Da Playa Larga a Girón, in una strada molto vicina  al mare, ci sono 39 chilometri, per un totale di 68 chilometri tra la fabbrica di zucchero  Australia e Playa Girón. A Nord di Girón, a 11 chilometri, c’è Cayo Ramona, che non è circondato dal mare; è uno spazio di terra ferme circondato dalla palude. A 14 chilometri da Girón, c’è San Blas; a 30 chilometri, Covadonga; a 36 chilometri a nordest s’incontra Horquita; e a 44 chilometri, Yaguaramas.

Sulla Sierra Maestra io no avevo scorta di sicurezza e non la necessitavo.

Marciavo con la  truppa e quando mi muovevo da un punto all’altro, ero accompagnato da persone che mi aiutavano in diversi compiti. I responsabili di armi, servizi di salute, rifornimenti  e trasporti si mossero per i loro rispettivi  compiti sino alla fine della guerra. Celia si occupava della logistica del  Piccolo gruppo che mi accompagnava e dei combattenti della  Colonna 1.

Quando avvenne il collasso della tirannia, mi stavo muovendo verso la capitale con una forza della Colonna 1 e i carri armati, l’artiglieria e due mila soldati delle truppe scelte-  sconfitte nella controffensiva e nell’offensiva ribelle già narrata  nei testi corrispondenti- che si erano uniti a noi, che curavamo i soldati feriti in combattimento e rispettavamo i prigionieri senza una sola eccezione.

Li portavo con me perchè la situazione nella capitale non era ancora ben definita. 

Camilo  e il Che ricevettero istruzioni d’avanzare rapidamente per  Carretera Centrale e occupare l’Accampamento di Columbia e la Cabaña, rispettivamente. Ebbi allora, per la prima volta, una scorta di combattenti  selezionati da Raúl delle Forze del Secondo Fronte Orientale Frank País.

Furono eccellenti e mi accompagnarono per più di due anni. Poi marciarono per svolgere altri compiti importanti della Rivoluzione.

La sicurezza divenne un compito del Ministero  degli Interni, sotto la direzione del compagno  Ramiro Valdés e dei suoi  assessori. Ramiro fu combattente della Moncada, del Granma, e invasore con il Che. Non discussi mai nessuna delle persone scelte. Erano, come norma, giovani provenienti da umili famiglie contadine ed operaie con conosciute idee di sinistra.

Come si sa, nel nostro paese c’era  un caos ideologico seminato dagli yankee, che  dominavano più con le menzogne e l’ignoranza che con la forza.

I nuovi compagni della scorta  ricevevano corsi rapidi di addestramento per i loro compiti ed erano generalmente coraggiosi e decisi, ma non avevano esperienze di combattimenti.

Questo non mi preoccupava molto. Mi importavano soprattutto le qualità personali di ognuno di loro. Tra le altre cose, che maneggiassero bene le armi e i carri armati.  Tutti avevamo molte cose da imparare.

Vi racconto quello che uno di loro disse testualmente, ed esiste lo scritto della sua testimonianza, su quello che accadde all’alba del 17 apri, quando giunse la notizia dello sbarco: "Io ero di guardia nel corridoio di fronte alla scala e ricordo che verso l’alba cominciò un movimento anormale nel piano. Rapido il Comandante si alzò e cominciò a chiedere chiamate telefoniche con i distinti  capi militari.

Mentre  comunicava, camminava avanti e indietro e diceva: ‘Sono già sbarcati e  dove immaginavo. Ma non importa. Li schiacceremo![...] Andiamo!'

Io pensai: Adesso tutto quando è andato in malora, gli americani stanno sbarcando e quest’uomo è impazzito. Andiamo veloci al Punto Uno."

Nel  "Punto Uno" erano riuniti, all’alba del 17 aprile, il  comandante Sergio del Valle Jiménez, capo dello Stato Magiore; il capitano Flavio Bravo Pardo; i capi di settore della difesa de L’Avana: il comandante  Filiberto Olivera Moya, il capitano Emilio Aragonés Navarro, il capitano Osmany  Cienfuegos Gorriarán, il capitano Rogelio Acevedo González, il capitano Raúl Curbelo  Morales, che sarebbe stato poi nominato capo della Forza Aerea Rivoluzionaria, e il capitano  Sidroc Ramos Palacios, tra gli altri. Già comunicavo con i distinti capi.

Devo segnalare che durante la battaglie di Girón, stenografi di prima qualità lavoravano a turno nel "Punto Uno" annotando con incredibile precisione ogni conversazione che io sostenevo  con i diversi Punti, e anche con il Quartiere Generale  Centrale e con qualsiasi capo della zona delle operazioni. Qui trascrivo molte di quelle comunicazioni che segnarono lo sviluppo della battaglie con il minimo di spiegazioni che elaboro solo quando sono indispensabili.

Se qualcosa non è chiara, la completo; molte volte elimino parole grosse e le trascrivo solo quando servono per offrire l’idea dell’ardore che sperimentavamo.

 

NOTE E ORDINI EMESSI  DAL PUNTO UNO:

 

"03:30 ore. Il Comandante Sergio Del Valle (comandante dell’Esercito Ribelle e Capo dello Stato Maggiore delle Forze Armate Rivoluzionarie) comunica alla Scuola dei Responsabili delle Milizie di Matanzas di prepararsi  per partire in operazione e d’includere anche i  camions”.

"03:35 hrs. Il Comandante Fidel Castro comunica al capitano (dell’Esercito Ribelle) Osmany Cienfuegos Gorriarán che tenga pronti tutti i battaglioni del suo settore neicmaions per partire in operazione”.

"03:36 hrs. Confermato lo sbarco a Playa Larga. Il battaglione  339 delle Milizie - che sta nella Centrale Australia- deve avanzare sino a  Playa Larga urgentemente. Il battaglione delle Milizie di Matanzas deve avanzare urgentemente verso Jovellanos."

Il battaglione  339 di Cienfuegos doveva stare a Girón e a Playa Larga, in accordo con le istruzioni che personalmente trasmisi con tempo sufficiente prima dello sbarco nemico. Una testimonianza fatta molti anni fa, il 17 marzo del 1986, 24 anni dopo, da Abraham Maciques, direttore del Piano di Sviluppo  della Penisola della Ciénaga de Zapata, affermava: "Una settimana prima dello sbarco, il Comandante si trovava nella zona di Girón. Aveva percorso il malecón, l’aeroporto, e le opere turistiche, in compagnia del comandante Guillermo García e di altri  ufficiali. Aveva commentato che se lui avesse dovuto  realizzare uno sbarco lo avrebbe fato in quella zona, perchè aveva due accessi di partenza e altre condizioni Aveva dato istruzioni di mettere la mitragliatrice a quattro bocche nell’aeroporto e una mitragliatrice calibro 50 nel contenitore dell’acqua di Girón. Aveva mandato mille fucili cecoslovacchi M-52 per le milizie e aveva indicato al   comandante Juan Almeida di trasferire il battaglione  339 da Cienfuegos verso questa zona. Questi orientamenti non si verificarono, perchè pochi giorni dopo avvenne l’invasione.

Almeida inviò il battaglione. Per una confusione, il battaglione aveva un plotone a Playa Larga. Dese fose stato piazzato a Girón e a Playa Larga, e non nella Centrale Australia, a 68 e 29 Km. rispettivamente, le conseguenze sarebbero state considerevoli  per gli invasori che stavano già navigando verso tali punti.

Le istruzioni che avevo dato alle 03:36, prima dell’alba, perchè questa unità si muovesse nelle ore della notte per appoggiare gli uomini che resistevano a Playa  Larga, erano quelle  andavano trasmesse. Dare quell’istruzione in pieno giorno, quando i paracadutisti nemici erano stati lanciati, non sarebbe stato corretto.

Fu verso le 6.30, cioè tre ore dopo, che il nemico lanciò il battaglione dei paracadutisti per occupare le vie d’accesso attraverso la Ciénaga. 

Com’era logico i  B-26 nemici, tra i quali c’erano i piloti  batistiani che lanciarono tante bombe su di noi sulla Sierra Maestra, davano appoggio aereo ai paracadutisti che scendevano su Pálpite, dove non poteva giungere a quell’ora l’antiaerea che doveva partecipare al contrattacco.

Questa è un’importante osservazione per comprendere gli avvenimenti successivi.

"03:55 ore. Si informi il Comandante in Capo delle FAR (della Forza Aerea Rivoluzionaria) che mantenga pronti due Sea Fury y e un  B-26 con tutto il carico pronto. Julio. (capitano Flavio Bravo Pardo).

"04:06 ore.  Fidel ordina al Capo  FAR di tenere pronti gli aerei, organizzare due  Squadriglie, due Sea Fury e un B-26.

"04:45 ore. Fidel ordina a Silva (capitano dell’Esercito Ribelle e pilota di combattimento Luis Alfonso Silva Tablada) della Base di San Antonio de los Baños di compiere la missione. Due Sea Fury e due B-26; un aereo T-33 a retropropulsione a spruzzo di fabbricazione nordamericana, dev’essere  pronto a partire per difendere la Base. Silva e gli altri aerei con missili e mitragliatrice, per attaccare la testa di spiaggia a  Playa Larga e a Punta Perdiz [...] Decollo alle 05:20, attaccare   primo le navi e poi ritornare a L’Avana per informare. Il ‘Chorro’ (lo spruzzo) dev’essere pronto per difendere  la base, e anche le anti aeree [...] importa anche  Punta Perdiz (molto vicino  a Girón), ma adesso interessa di più  Playa Larga."

La base aerea di San Antonio de los Baños si trova a 149 chilometri e 600 metri da Playa Larga, e a 176 chilometri e 800 metri da Playa Girón; era questione di minuti.

"04:48 ore. Muovere un altro battaglione per  Matanzas, è importante occupare tutti i ponti  per L’Avana e Matanzas e lasciare quattro (battaglioni) di riserva a Kukine.

"05:10 ore. La chiamata del Comandante Fidel a Silva, nella Base di San Antonio de los Baños per ratificare gli ordini precedenti, è la seguente: Si assicuri che hanno preso Playa Girón e non Playa Larga come avevano informato, se avanzano forze considerevoli di nemici, se questi sono situati  all’entrata della Baia dei Porci, verso est, dove s’incontra un villaggio costruito da noi  (Girón), e c’è anche  un campo d’aviazione con la pista. Silva, immagina un ferro di cavallo con il suo centro verso nord e le due punte verso sud. Guardando con l’estremo sud a destra, più o meno lì, c’è questo punto: Girón, e devi osservare se ci sono aerei nell’aeroporto; se ci sono sparagli e se no attacca le navi, se stanno in acque giurisdizionali. Primo obiettivo gli aerei, secondo le navi. Osserva se c’è movimento di camion vicino a Girón, qualsiasi camion vedi tra Girón y Playa Larga, a due chilometri partendo da Girón a Playa Larga, tutto quello che è in questi termini, attaccalo. Allora gli obiettivi da seguire sono i seguenti:

"Primo obiettivo: attaccare con tutte le armi l’aeroporto, se ci sono aerei.

"Secondo obiettivo: attaccare le navi.

"Terzo obiettivo: osservare se ci sono  movimenti di camion molto vicino a  Girón, e  se è positivo attaccarli a loro volta, così come il personale.

"Se si vedono manovre  di navi e personale, spara prima alle navi e poi alla gente.

Prendere da sudest la Baia dei Porci, l’aereo deve partire alle 05:20 ." (ossia prima dell’alba )

"05:45. Il Comandante Del Valle ha effettuato una chiamata alla  Base San Antonio al comandante Raúl Guerra Bermejo, Maro (capo della Forza Aerea Rivoluzionaria), per informare che è stato inviato là il Ministro Curbelo per trattare il tema dell’aria, che si coordini tra tu e lui, già che lui è al disposta comprendendo civili e militari."

"Alle 05:50 del 17. Avvisati  Olivera e Acevedo per ordine del comandante Del Valle di mobilitare tutto il personale senza utilizzare la radio e ho tutto pronto  per ricevere ordini. È stato informato dello sbarco e di come sta avvenendo. Tenente Crabb.

"Tutto pronto a Managua, aspettando gli ordini di Fidel."

(Continua)

 

 

 

 

 

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