Tre racconti del
mese: Dedicati ai bambini
di DORA ALONSO -
Da “El libro de Camilin”
CAMBIACASACCA
Vi piacerebbe
sapere che cosa è successo a una cammello troppo originale? A un
cammello che voleva essere elegante?
Io ve lo racconto
perchè queste cose si devono riferire: se voi per caso conoscete
qualcuno del genere, lo potrete consigliare a tempo ed evitargli dei
momenti difficili.
C’era nell’isola
di Gran Canaria un cammello veramente capriccioso.
Se c’era un bel
sole per lui era una contrarietà.
“Ma quando cadrà
una bella pioggia”? diceva. “Ho proprio voglia di inaugurare il mio
ombrello nuovo”!
Se invece pioveva?
“Ma tu guarda! Diventeremo tutti delle rane! Ma quando verrà il sole? A
me piace la primavera”! diceva.
Assicurava che le
erbe che tutti gli altri cammelli mangiavano volentieri a lui facevano
male. Oggi era contento, diceva, d’essere lì e domani diceva degli
orrori senza la altra ragione che i suoi capricci.
Nel tempo, invece
di migliorare, Cambiacasacca peggiorò con la sua volubilità.
Un giorno andò a
vedere il Re dei cammelli e gli disse: “Io non voglio essere un cammello
qualsiasi; vengo a chiederle il permesso di cambiare a mio gusto la mia
figura”!
Il Re gli diede il
permesso e Cambiacasacca fece una lista.
“Voglio avere gli
occhi del lama, il collo della giraffa, le orecchie di un cane e la
criniera di un cavallo. Amico chirurgo plastico, puoi cominciare la tua
opera”!
“E le gobbe le
lasciamo dove sono”? chiese il chirurgo.
“No, ne voglio una
rotonda e una a punta”, disse Camabiacasacca.
“Guarda amico mio
che questi cambiamenti sono molto strani, un cammello è un cammello e
basta così. Non ci sono motivi per tagliare o per aggiungere...”
“Non voglio
consigli:i fai quello che dico”!
E così fecero
tutto come aveva domandato, a suo gusto e desiderio.
Cambiacasacca dopo
la trasformazione, uscendo per la prima volta, si aspettava un applauso
ma invece lo accolse... una sghignazzata generale! Che animale era
quello che non era un cavallo, non era un cane, che ruminava, camminava
e mostrava coda e zampe da cammello?
Cambiacasacca
fuggì pieno di vergogna. Non sapeva cosa fare, poi si comprò un
fazzoletto grande come un lenzuolo per asciugarsi le lacrime dopo la sua
pazzia, perchè già non c’era più rimedio...
IL RE DELLE CARAMELLE
In un certo posto
del mondo c’e un paese così piccolo che non è segnalato neanche come un
puntino nelle carte geografiche. Gli alberi sono nani, gli animali
sembrano dei giocattoli e le mucche danno solo tre ditali di latte al
giorno. I bambini in questo paese non piangono mai perchè nessuno si
ammala e non hanno neanche il mal di denti.
In un giorno
dell’anno che non si annuncia per far sì che la sorpresa sia maggiore,
arriva il Re delle Caramelle, accompagnato dalla musica e seguito da
stormi di uccellini mosca, gli zunzun e da passerotti cinguettanti.
Il Re invece della
corona porta uno strano cappellino di vetro e veste un abito di raso
verde con i bottoni dorati e un gran mantello tutto coperto di stelle
fatte con la carta che avvolge i cioccolatini.
Il Re arriva
marciando e suonando una trombetta: Tarara! Tarara! E i bambini corrono
a riceverlo e in quel momento comincia una pioggia di caramelle che
brillano al sole come migliaia di gocce di vetro di distinto colore.
Non si sa se le
caramelle cadono da una nuvola o se c’è da qualche parte un mago che il
Re ha incaricato per l’occasione.
Che corteo
allegro! Il Re soffia forte nella sua trombetta: Tarara! Tarara! mentre
si sente il rumore dei giocattoli che si muovono da soli e le galline
depongono uova rosa.
Una volta i fiori
si alzarono in volo come farfalle e in un’altra occasione che tutti
ricordano la pianta di mandarino della signora Moña, la sola adulta del
paese che si dedica a raccontare le favole, invece i coprirsi di frutti,
si coprì di campanellini.
Sono così tante le
cose straordinarie che avvengono in questo paesino lontano che si
dovrebbe scrivere un libro intero per raccontarle tutte.
Noi dal territorio
vicino al minuscolo stato, ogni dodici mesi possiamo sentire l’allegro
suono della tromba del Re: Tarara! Tarara!
Se anche voi
riuscirete a sentirlo, in quel momento le vostre tasche si riempiranno
tutte di caramelle!
L’ASINELLO PLATANILLO
Sin da quando
Platanillo trottava dietro alla sua mamma sulla Sierra Maestra, si
sapeva che sarebbe diventato un gran lavoratore: era peloso, con grandi
orecchie lunghe e zampe sottili.
Tutti i bambini
gli volevano bene.
“Mamma, chiedeva
l’asinello, quando sarò grande come il mio papà? Anch’io potrò tirare il
carretto pieno d’erba e portare una persona in groppa?”
La mamma gli
diceva di sì e Platanillo era contento e desiderava crescere presto per
essere utile, ma successe qualcosa di molto triste.
Anche se il tempo
passava, Platanillo cresceva così poco che sembrava un asinello
giocattolo e la cosa peggiore è che nessuno lo considerava dargli
lavoro.
“Non mi servi
Platanillo: più che un asino sembri un cane”, gli dicevano.
“Ma io non sono un
cane! Ho forza e desidero far parte di un gruppo di lavoro... conosco
bene i sentieri di montagna”, spiegava Platanillo.
“Mettiti vicino a
un mulo e vedrai che sembri un nano! Inoltre non potresti sopportare il
peso delle ceste di cacao, di caffè, di carbone... neanche quelle delle
banane”!
L’asinello
abbassava la testa e andava a cercare lavoro in un altro posti, ma la
risposta era sempre la stessa da tutte le parti: “Non mi servi”!
Quante volte
Platanillo si asciugò gli occhi sconsolato! Quante volte si chiese se
avrebbe passato tutta la sua vita senza servire a niente!
Riempiva l’aria di
sospiri e non aveva la forza neanche di ragliare.
Niente lo
consolava: nè le farfalle o le piogge d’aprile, l’erba verde che copriva
le colline...
Le cose erano cosi
quando un giorno sentì per caso delle parole che gli fecero battere
forte il cuore. Qualcuno stava dicendo che il maestro della scuola nuova
doveva portare un carico di libri per i bambini e non trovava nessuno
che lo aiutasse perchè tutti gli asini e i muli erano occupati nel
raccolto del caffè.
Platanillo drizzò
le orecchie, mostrò tutti i denti come in un gran sorriso e senza
aspettare un secondo si mise a galoppare sino a quando giunse alla
scuola.
“Io le trasporterò
tutto quello che sarà necessario, signor maestro”,disse. “Lei può avere
fiducia in me”!
Questa volta senza
parlare della sua altezza e senza dirgli impertinenze lo accettarono.
Gli misero sulla schiena un contenitore e il maestro lo riempì di libri
con molta cura e che belli che erano quei libri!
Orgoglioso,
pestando forte con gli zoccoli, l’asinello s’incamminò e portò il carico
dove gli avevano indicato.
“Che servizievole,
che buono, che buon carattere che questo asinello!”, dichiarò il
maestro. “Lavorerà sempre con noi!”
E da quel giorno
Platanillo fu felice. Sotto il sole e sotto le pioggerelle estive, nelle
mattine d’inverno quando fioriscono le stelle di Natale, si può vedere
Platanillo che cammina, scende o sale, con il suo passo fermo, carico di
giocattoli, vaccinazioni, libri, quaderni, matite, per i sentieri della
Sierra Maestra.
Non è mai mancato
neanche un giorno l’asinello Platanillo !
(Dora Alonso,
giornalista e scrittrice, Premio Nazionale di Letteratura, ha scritto
moltissimo per i bambini ed è stata tradotta in decine di lingue. In
Italia è stato pubblicato solo e in poche copie il libro Popolani,
tradotto da Gioia Minuti)