L'espulsione dei diplomatici cubani - FBI:
"Una decisione politica, non spionaggio"
di
JIM CASON e DAVID BROOKS - corrispondenti
WASHINGTON, 15 maggio -.
L'Ufficio Federale delle Indagini (FBI) ha confermato oggi che il Governo
del presidente George W. Bush ha espulso dagli USA 14 diplomatici cubani per
ragioni politiche e non perché fossero coinvolti in fatti spionaggio. E' un
fatto che ribadisce la versione cubana che le espulsioni sono la conseguenza
di una decisione politica per incrementare le tensioni tra Cuba e gli USA.
Gli ufficiali del FBI hanno dichiarato al New York Times che i
funzionari "al più alto livello" della Casa Bianca e del Dipartimento di
Stato hanno deciso di dichiarare i sette cubani a New York e gli altri sette
a Washington "persona non grate". Philip Reeker, portavoce
del Dipartimento di Stato, ha detto che i cubani sono stati espulsi per "
attività non adatte e inaccettabili, contro gli USA" e ha vincolato la
decisione con lo spionaggio. Tuttavia il FBI ha informato che nessun fatto
di questo tipo ha provocato le espulsioni. "La decisione non è stata un
ordine nostro", ha dichiarato il funzionario del FBI al New York Times.
La Casa Bianca e il Dipartimento di Stato hanno deciso di espellere i
diplomatici cubani e poi hanno chiesto una relazione con i sospetti per
poterli accusare.
"Sfidiamo il Governo USA a
presentare almeno un'evidenza di attività illegale da parte di qualche
funzionario di questo Ufficio di Interesse. Loro sanno che mentono come
Pinocchi professionisti", ha dichiarato mercoledì scorso Dagoberto Rodríguez
Barrera, capo dell'Ufficio di Interesse di Cuba a Washington.
"Il Governo del presidente
Bush - ha segnalato Rodríguez - ha espulso questi cubani per continuare la
scalata di tensioni, con l'obiettivo di chiudere gli uffici di interessi".
Gran parte dei diplomatici
statunitensi all'Avana controllano i visti dei 20 mila cubani che in teoria
possono entrare negli USA ogni anno, secondo l'accordo di migrazione tra i
due paesi. "Se verrà chiuso l'Ufficio di Interessi USA a Cuba - ha spiegato
Rodríguez - verrà provocata un'emigrazione disordinata dall'Isola che
giustificherà un'aggressione contro Cuba".
"Quello è il sogno dei
gruppi di destra, dei terroristi di Miami, dei nemici di Cuba nel Governo
USA", ha detto il Capo dell'Ufficio di Interessi di Cuba a Washington.
"L'attuale amministrazione ha dimostrato il suo impegno con quei gruppi e il
suo desiderio di rispondere a qualsiasi esigenza senza senso, come le
retribuzione per i favori del passato e per quelli che verranno offerti
nelle future elezioni".
A Washington non c'è
consenso nella direzione politica sul il tema Cuba. Mercoledì i senatori e i
rappresentanti dei "gruppi di lavoro su Cuba" nelle due camere del Congresso
hanno lanciato una nuova campagna per eliminare le restrizioni dei viaggi
tra gli USA e Cuba. La Federazione degli Agricoltori Americani, la Società
degli Agenti di viaggi e la Coalizione USA Engage, un'organizzazione di
oltre 600 grandi imprese di questo paese appoggiano l'iniziativa.
L'anno scorso la
maggioranza della Camera Bassa ha approvato una legge per rimuovere le
restrizioni ai viaggi verso Cuba dagli USA. Gli altri che le vogliono
eliminare sono David Rockefeller, l'ex segretario della Difesa James
Schlesinger, il generale Jack Sheehan, il presidente dell'impresa Archer
Daniels Midland Dwayne Andreas e il governatore repubblicano della Carolina
del Sud Mark Sanford.
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