“La necessità di
porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli
Stati Uniti d’America contro Cuba”
Le autorità degli
Stati Uniti sostengono. come pretesto per sostenere la loro politica
unilaterale di coercizione economica, che ogni paese ha il diritto di
selezionare le proprie controparti commerciali, ma sena dubbio nel caso
del blocco contro Cuba è evidente che l’applicazione di questa politica
accresce a usura un semplice rifiuto di un socio commerciale.
La politica del
blocco contro Cuba è sommamente aggressiva e attiva per tutto ciò che è
guerra e persecuzione agli investimenti stranieri o a qualsiasi genere
di vincolo commerciale e finanziario tra l’Isola e il resto del mondo.
L’attuale governo nordamericano ha approvato integralmente i
suggerimenti della relazione chiamata “Commissione di aiuti a una Cuba
libera”, nella quale si vogliono approfondire l’effettività e l’ampiezza
extra territoriale delle misure utili per asfissiare l’economia cubana.
Nel primo capitolo
della relazione che spiega come distruggere la Rivoluzione cubana, si
raccomanda di applicare fermamente le sanzioni contenute nel titolo IVº
della legge Helms Burton, che proibisce la consegna dei visti per
entrare negli Stati Uniti a imprenditori stranieri che operano a Cuba.
Inoltre è stato deciso di destinare risorse addizionali e più personale
per far compiere queste disposizioni della legge.
La relazione
invita le autorità nordamericane a realizzare uno studio rigoroso per
valutare se l’applicazione del Titolo IIIº della legge Helms Burton è
contraria agli interessi nordamericani o se la sua applicazione può
accelerare la caduta della Rivoluzione cubana. In pratica evoca la
possibilità di effettuare processi in tribunali nordamericani contro
impresari di terzi paesi che realizzano affari con Cuba, una cosa che
sino ad oggi, grazie alle pressioni internazionali era sempre stata
posposta.
Per questo le
nuove misure prevedono inoltre una revisione paese per paese,
probabilmente per imporre indicazioni selettive di castigo e dividere la
comunità internazionale nella sua condanna all’applicazione delle misure
extra territoriali della legge.
Pochi giorni dopo
l’annuncio delle nuove misure contro Cuba il Dipartimento di Stato, di
nuovo, ha accelerato i suoi meccanismi di minacce e di ricatti contro
gli imprenditori a Cuba.
Il 10 maggio
scorso il presidente della catena alberghiera della Giamaica, Super
Club, ha ricevuto un inquietante notificazione del Dipartimento di Stato
nordamericano. Nel documento gli veniva ricordato che uno dei suoi
contratti di amministrazione alberghiera a Cuba contravveniva quanto
disposto dalla legge Helms Burton e che per quella ragione sarebbero
stati negati i visti di entrata negli USA a lui e alla sua famiglia.
Inoltre gli è stato chiarito che entrando in vigore il IIIº capitolo di
questa legge egli avrebbe corso seri pericoli di subire un processo,
poichè il capitolo in questione prevede di processare quegli
imprenditori e uomini d’affari stranieri che “trafficano” con proprietà
confiscate a Cuba dopo il 959 a nordamericani o a cubani nazionalizzati
nordamericani. Come conseguenza di tutto questo, Super Club ha deciso di
annullare il contratti di amministrazione firmato pochi mesi prima con
il gruppo alberghiero cubano Gaviota S.A. per la gestione dell’Hotel Las
Dalias, che si trova a Playa Pesquero, in provincia di Holguin.
Anche se le
imprese cubane che operano nel mercato internazionale lo fanno con
chiara personalità giuridica e registrazioni legali e compiono
strettamente tutti i regolamenti stabiliti dalle legislazioni dei paesi
dove si trovano e sviluppano gli affari e anche se questi affari sono
strettamente rispettosi di ogni norma e pratica stabilita
internazionalmente, la relazione detta “Commissione di aiuto per una
Cuba libera” insiste a perseguitare e rendere molto complicato lo
svolgimento di questi affari.
Inoltre raccomanda
di neutralizzare le imprese fittizie che in realtà sono di proprietà del
governo cubano e con questo fine propone di creare un gruppo di
valutazione dei beni che dovrà investigare le nuove maniere di
introdurre e far uscire la moneta forte da Cuba.
Prima di
annunciare le nuove misure anticubane l’amministrazione di Bush aveva
fatto dei passi ulteriori per intorpidire le relazioni di Cuba con
differenti istituzioni bancarie nel mondo e bloccare le entrate per
concetto di turismo e i dollari ottenuti attraverso le vendite nei
negozi in moneta forte e altri servizi che Cuba ottiene e deposita in
banche straniere.
Per questa via il
governo nordamericano esercita pressioni per far sì che le banche
straniere non eseguano il cambio in altre monete dei dollari
nordamericani che entrano a Cuba. Il procedimento di cambio e
trasferimento di divisa è imprescindibile per lo stato cubano, anche per
eseguire le importazioni di alimenti e medicinali, considerando che il
blocco impedisce agli stranieri che visitano Cuba l’uso di carte di
credito o assegni emessi da banche o altre entità finanziarie
nordamericane, che sono proprio quelle che controllano questo mercato.
Gli invii di
rimesse familiari e i pagamenti dei visitanti stranieri nell’Isola si
devono realizzare con contanti nella maggioranza dei casi.
Questi fondi le
cui origini sono assolutamente legittime, si usano direttamente tra gli
altri fini, per comprare combustibili e altri materiali indispensabili
per il funzionamento dell’economia nazionale, per migliorare
progressivamente l’alimentazione della popolazione e per continuare e
garantire e perfezionare l’accesso di tutta la popolazione ai servizi di
base di qualità nei settori dell’educazione, la salute, l’assistenza e
la protezione sociale.
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