SFUMATURE DELLA GUERRA DELL'IMPERO

 

 

 

Gli Usa : troppo deboli nella retroguardia

JORGE GÓMEZ BARATA

 

Bush sta entrando in una zona dove nessun presidente ha mai avuto successo: tentare di vincere all'estero una guerra senza appoggio domestico.

James Polk è considerato il presidente che ha realizzato il migliore affare  in tutta la storia americana. Con 25.000 uomini sconfisse il Messico ed annesse un milione di miglia quadrate. L'America lo apprezzò tanto che premiò due dei suoi generali: Ulysses Grant e Zachary Taylor con la presidenza degli USA.

William McKinley sfidò l'Europa ed attaccò la Spagna,  sconfiggendola in 100  giorni. Il paese appoggiò il presidente, tra le altre cose, per il basso costo e per gli enormi guadagni, dato che l’Unione s’impadronì di Cuba, delle Filippine, Guam e Puerto Rico. La vittoria catapultò Teodoro Roosevelt alla fama e alla presidenza quando, nel 1901, McKinley fu assassinato.

Woodrow Wilson, mise fine all'isolazionismo e fece entrare gli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale, mobilitando 4.355.000 uomini tra i quali furono resi invalidi più di 350 000, con circa 126.000 morti. Di fronte a questo disastro, il Congresso adottò leggi di neutralità per evitare avventure simili in futuro.

Il paese lo perdonò perchè mise fine alla supremazia politica europea, posizione che gli Stati Uniti mantengono da allora .

Franklin D. Roosevelt, il più fragile di tutti i presidenti nordamericani, guidò il paese  nel più grande conflitto militare di tutti i tempi: la IIª Guerra Mondiale.

Nel 1941 Roosevelt prese il comando della coalizione alleata quando, insieme a Churchill, firmò la Carta Atlantica, alla quale si aggiunse in seguito Stalin e l’8 dicembre del 1941, 24 ore dopo l'attacco a Pearl Harbour, dichiarò guerra al Giappone, entrando in pieno in una guerra che il popolo nordamericano appoggiò decisamente.

La Guerra della Corea, dove morirono 53.600 nordamericani fu molto  “popolare” negli Stati Uniti e fu quella contro il Vietnam la prima guerra impopolare nella storia nordamericana.

Truman mandò assessori, Eisenhower concesse aiuti militari, Kennedy inviò le prime truppe, Lyndon Johnson impegnò tutto il potere militare degli Stati Uniti e Nixon negoziò la sconfitta.

La più lunga delle guerre intraprese dagli Stati Uniti, fu anche la più  ingloriosa. Nessun presidente e nessun generale ricevette un premio.

La Guerra del Golfo, motivata dall'invasione del Kuwait, permise che per la prima volta dalla Corea, un presidente nordamericano mobilitasse le Nazioni Unite e di fronte ad una coalizione internazionale di mezzo milione di effettivi, produsse una guerra spettacolare con meno di 200 morti.

L’11 settembre è stato una frontiera nel tempo, un atto di terrorismo inedito  per la sua enormità, per la sua crudeltà e per il precedente della prima volta degli Stati Uniti, mai attaccati prima nel loro territorio, dettaglio sfruttato da George W Bush per decretare una crociata globale al terrorismo: per alcuni il primo capitolo di una guerra mondiale per la totale egemonia nordamericana.

Per ragioni emozionali, l'opinione pubblica nordamericana stava dalla parte di Bush quando questo ha ordinato le invasioni dell'Afghanistan e dell’ Iraq,  sostegno che è molto diminuito, non tanto per le rivelazioni che il presidente

ha mentito, quanto per l’evidenza che si tratta di una strategia sbagliata che ha trascinato il paese in una guerra durata già  troppo tempo e che è costata troppe vite.

Bush sta perdendo l'appoggio popolare perché il popolo nordamericano non è disposto a regalare nessuna vita in più, né a rinunciare ad ulteriori diritti in nome di una guerra che non si può vincere.

Con tanta resistenza sul suo fronte e tanta debolezza nella retroguardia, subendo il “fuoco amico”, nessuno può vincere.

 

 

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