INTERVISTA A CAROLINA AMADOR PEREZ della Federazione
Donne Cubane (FMC)
di MARINA DEL MONTE
Incontriamo Carolina Amador Perez,
responsabile per le relazioni con l’estero della federazione Donne
Cubane (FMC) durante uno degli eventi organizzati in occasione del suo
viaggio in Italia, dal 9 al 19 febbraio. La sala della Villetta, al
quartiere Garbatella, è colma di compagni. Tra di loro, qualche faccia
nota: Jussef Salman, delegato per l’Italia della Mezzaluna Rossa
Palestinese; il presidente dell’XI municipio Andrea Catacci; Roberto
Bellardini, del Dipartimento Esteri del Partito della Rifondazione
Comunista, Aladino Lombardi, Segretario regionale dell’Associazione
Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI); infine noi, dell’associazione
Siporcuba.
Carolina Amador Perez ha iniziato da poco
il suo intervento: con la semplicità e la chiarezza che contraddistingue
il suo stile parla del ruolo storico delle donne a Cuba, della nascita
dell’FMC e delle modalità utilizzate per coinvolgere le donne cubane nel
lavoro della federazione, iniziato nei quartieri, attraverso la
partecipazione di donne appartenenti ad ogni categoria professionale
rappresentata.
Quanto afferma acquista ulteriore valenza
per il ruolo da lei ricoperto come Delegata al Consiglio dei Diritti
Umani dell’ONU a Ginevra. Parla dell’importanza di affiancare a leggi
che proteggano la donna ad un cambiamento di mentalità nella
popolazione, che tenga in considerazione le pari opportunità, la
specificità di Genere. Ci racconta della composizione estremamente
diversificata della Federazione delle Donne Cubane, delle modalità di
condivisione e di partecipazione tra le donne che ne fanno parte, di
quanto il governo cubano riconosca il gruppo come interlocutore tra la
popolazione femminile ed il livello centrale. La donna, a Cuba, è stata
investita personalmente dalla crisi economica negli anni 90, e il ruolo
della FMC ha rappresentato un veicolo per organizzarle a resistere nella
maniera migliore possibile a questo impatto, insegnando alle famiglie il
modo per sopravvivere alla crisi, ma soprattutto il veicolo della
Rivoluzione perché la donna mantenesse il suo ruolo lavorativo e non
rientrasse in casa, evitando l’esclusione dal mondo del lavoro. La
maggior parte delle donne a Cuba ricopre ruoli tecnici qualificati; il
66% della forza professionale è composta a Cuba di donne, così come il
46% della forza lavoro, il 53% dei professori universitari, oltre il 50%
dei ricercatori universitari sono donne, oltre il 70% di donne opera nel
settore sanitario e del’educazione, così come nel settore giuridico.
Dalle sue parole veniamo a conoscenza di un Piano di Azione Nazionale
firmato nel 1997 da Fidel Castro, che prevede un organismo che
stabilisce 90 misure da attuare per il progresso della Donna; è tuttora
in corso la verifica dell’attuazione di questi obiettivi, alla quale
partecipa la FMC in qualità di garante. Ciò dimostra l’interesse e
l’appoggio del Governo nei confronti della partecipazione della Donna,
la profonda convinzione dell’importanza del ruolo femminile. La FMC,
partecipando a seminari internazionali, ha potuto inoltre denunciare nel
bloqueo il principale ostacolo per la donna cubana a progredire;
attraverso i contatti internazionali della Federazione Donne Cubane
altri organismi internazionali hanno potuto appoggiare le campagne per
la liberazione dei Cincos.
Si commuove, Carolina, quando al termine
del suo intervento annuncia la data importante del loro prossimo
congresso, il 7 e l’8 marzo, il primo che non vedrà la presenza della
compagna Vilma Espin, che ne è stata la Presidente fin dalla fondazione.
Ma sarà comunque presente, dice, con le sue idee, il suo pensiero, la
sua determinazione che ha passato a noi.
Il seminario termina, dalla cucina arriva
un buon profumo di salsa di pomodoro…Ed è proprio durante la cena che
rivolgiamo a Carolina alcune domande:
Interv. “La visita di Michelle Bachelet
rappresenta la prima volta, dopo 37 anni, che un Capo di Stato cileno
torna a Cuba: l’ultimo fu Salvator Allende nel 1972. A gennaio un’altra
donna, Cristina Fernandez, presidente dell’Argentina, dopo 22 anni è
stata ricevuta da Raul Castro. Entrambe donne: che risvolto pensi possa
aver avuto sull’opinione pubblica femminile cubana?”
Amador Perez “Non c’è stato un risvolto
così diretto. Alle Donne della Federazione Cubana certo il tema è
interessato. Cuba è il centro dell’integrazione, in America latina, e le
visite dei Capi di Stato cileno e argentino dimostrano il punto in cui
questa integrazione è arrivata. Cuba per moltissimi anni è stata sola,
abbandonata da tutti; quindi ora vedere un interesse da parte
dell’America latina non può che far piacere alle donne cubane”
Interv."In questi 50 anni Cuba è sopravvissuta a dieci presidenti USA.
Appare superfluo sottolineare la speranza
che sotto la presidenza Obama si
possa finalmente arrivare al superamento del Bloqueo. Il presidente Lula
ha fatto appello a che questo avvenga, e desta
interesse la sua presa di posizione
dotata di maggiore forza, in
quanto Capo di Stato amico degli USA.
Fidel, d'altro canto, critica Obama,
dicendo che il suo interesse si
limita ai cubani-americani.
All'interno dell'universo femminile
cubano, quali aspettative ci sono su Obama?"
Amador Perez “La Federazione Donne Cubane
non si aspetta
molto dall’elezione di Obama: poco tempo è passato, ed Obama sta
lentamente tentando di alleviare gli effetti della gravissima crisi
lasciata dal mandato Bush, modificando la politica interna del suo
Paese. I cubani americani di Miami hanno votato per Obama e penso che
Obama debba
mantenere un accordo con coloro che lo
hanno votato. Cuba però non ha votato
Obama! Cuba mantiene quindi i suoi
obiettivi da perseguire. Certo che se Obama eliminasse il Bloqueo,
ovviamente il popolo cubano ne beneficerebbe. Però io non vedo segnali
in tal senso. Molti latinoamericani vorrebbero questo perchè sanno cosa
significa l'embargo contro Cuba. Lo
stesso Lula vuole che i cubani
avanzino e lui stesso ha inviato molte petizioni ad Obama.
Staremo a vedere, senza dimenticare che
Obama è il presidente del Paese
più imperialista della storia dell'umanità.
Noi cubani, comunque, non coltiviamo
aspettative circa questa possibilità.”
Interv.”In Italia, come ormai in tutta Europa, si tende sempre più
spesso a far partorire la donna attraverso il parto cesareo: la
motivazione è quella che in tal modo si eviterebbero i rischi connessi
ad una nascita naturale, ed i traumi da parto. Esiste anche a Cuba
questa tendenza? ”
Amador Perez “ A Cuba il parto resta un evento fisiologico, naturale;
non deve esserci intervento chirurgico, a meno che non ci sia il rischio
per la vita della madre o del nascituro. “
Interv.” Dall’attuale governo italiano vengono sferrati pesanti attacchi
alla legge 194, che permette l’interruzione volontaria di gravidanza.
Esiste il rischio reale che questa legge, voluta dalle lotte delle donne
italiane negli anni ‘70 venga riveduta, in base a considerazioni
relative al fatto che la vita sarebbe presente fin dal momento del
concepimento. Tutto il mondo cattolico, trasversalmente, spinge per
riconoscere la vita dell’embrione. Qual ‘è la situazione dell’aborto, a
Cuba? ”
Amador Perez “ A Cuba l’aborto è permesso solamente in ambienti medici
specializzati. A Cuba si da molta importanza alla prevenzione delle
gravidanze indesiderate o precoci, attraverso campagne televisive,
informazione scolastica, etc. L’aborto dovrà essere l’ultima cosa a cui
ricorrere, nel momento in cui abbiano fallito la pianificazione
familiare e riproduttiva, l’educazione sessuale: ad esempio, a Cuba si
lavora moltissimo per promuovere l’uso del condom maschile, non
solo per evitare le gravidanze indesiderate o precoci, ma anche per
proteggere la popolazione dalle malattie a trasmissione sessuale.
Difatti a Cuba il tasso d’incidenza di questo tipo di malattie è
nettamente più basso che nelle aree limitrofe, proprio per la grande
importanza che si da alla prevenzione. L’aborto, lo ripeto, deve essere
l’ultima cosa a cui ricorrere. “