Questa Conferenza Internazionale è stata convocata dall’Università
dell’Avana tramite il suo Centro di Studi sugli Stati Uniti assieme
all’Istituto di Storia di Cuba, il Centro di Ricerche Storiche della
Sicurezza di Stato e il Centro di Studi sull’America, che si è svolta
nel marzo di quest’anno.
Il
giorno 21 si è svolta nell’Hotel Palco la prima di quattro conferenze
stampa (la Conferenza ufficiale era a porte chiuse). I partecipanti
disposti a parlare con i giornalisti cubani e internazionali erano per
la parte statunitense: Arthur Schlesinger, ex assessore del presidente
John Kennedy; Alfredo Durán, ex membro della brigata degli invasori
2506; Jorge Domínguezm
la nostra Gioia Minuti
alla conferenza
direttore del Centro di Studi Internazionali
dell’Università di Harvard; Peter Kombluh, direttore del progetto Cuba
dell’Archivio di Sicurezza degli Stati Uniti.
Per
la parte cubana c’erano José Ramón Fernández, Vicepresidente del Governo
cubano; Juan Vela Valdés, Magnifico Rettore dell’Università dell’Avana;
José Ramón Barrios, direttore del dipartimento degli Stati Uniti del
Minrex (il Ministero degli Esteri di Cuba).
Il
primo a parlare è stato J.R. Fernández con un breve discorso di
circostanza.
Kombluh a sua volta ha spiegato le funzioni dell’Archivio dell’Archivio
che lui dirige e che ha sede a Washington. Kombluh ha messo in risalto
il fatto che il tema più importante nelle relazioni politiche tra gli
Stati Uniti e Cuba è stata la battaglia della Baia dei Porci. Egli ha
anche segnalato l’importantissimo ruolo di alcuni membri della
delegazione statunitense come Arthur Schlesinger e Robert Goodwin, due
figure chiave dell’amministrazione del Presidente Kennedy. John Nolan è
stato consigliere di Robert Kennedy ( Ministro di Giustizia durante la
presidenza di suo fratello John ) e il personaggio principale dei
negoziati per il rientro negli Stati Uniti dei membri prigionieri della
Brigata 2506; erano presenti anche i due agenti della CIA, Robert
Reynolds, ex responsabile della stazione di Miami e Sam Helpurn,
l’ufficiale responsabile della “Operazione Mangosta”.
Alfredo Durán ha detto che: “I membri della Brigata 2506 sono venuti
all’Avana perché pensano che sia venuto il tempo di incontrarsi per i
rappresentanti delle due parti, di coloro che parteciparono alla
preparazione dell’invasione e alla battaglia, coloro che hanno sofferto
e che hanno diviso le conseguenze di un avvenimento che ha avuto una
così grande importanza marcando la storia di Cuba per quaranta anni e
più. Non era possibile effettuare questo incontro senza la
presenza di membri della brigata 2506 - ha continuato a dire Durán -
perché noi venimmo a Cuba per combattere contro i nostri compatrioti e
lì morirono cubani delle due parti, cubani che avevano famiglia, cubani
che, nelle due parti, erano persone d’onore che amavano la patria,
persone con grandi e profondi sentimenti per la propria patria e il
proprio popolo.”
“Non
si poteva effettuare questa riunione senza offrirci l’opportunità di
partecipare. Noi siamo venuti qui con il profondo desiderio – in un
atmosfera di rispetto totale - di analizzare i fatti storicamente.
Vogliamo esporre le nostre ragioni, spiegare perché i membri della
Brigata 2506 sbarcarono il 17 aprile nella Baia dei Porci: noi sbarcammo
come cubani, sbarcammo per amore alla patria… non sbarcammo pensando a
noi stessi e non eravamo al servizio di alcun paese straniero. Noi
sbarcammo con la sola condizione di cubani coinvolti nella realtà di
quei momenti: eravamo convinti di fare il nostro dovere e per quello
venimmo a Cuba. Io spero che in questi giorni di dibattito, con la
visita finale a Playa Girón, potremo chiarire per sempre ciò che avvenne
nella Baia dei Porci e anche perché avvenne tutto quello. Perché si
scatenò quel conflitto che ci pose gli uni contro gli altri… Io spero
che tutto ciò possa essere una lezione che ci farà riflettere per far sì
che cose simili non accadano mai più.
Perché noi cubani non dobbiamo combattere tra di noi causare la morte e
la tristezza e la tragedia nel nostro popolo.”
Shlesinger
ha detto: “ Io sono venuto all’Avana con un doppio ruolo: uno come ex
assessore di Kennedy e l’altro - un ruolo veramente storico - perché
sono dei sopravvissuti del Governo Kennedy nella Casa Bianca, tra coloro
che approvarono l’invasione. Ringrazio ai cubani di aver reso pubbliche
centinaia di pagine di documenti, perché ciò permetterà di arricchire e
di completare gli archivi storci di quel deplorevole avvenimento.”
Un
famoso studioso di storia francese disse che i partecipanti allo stesso
avvenimento storico, anche se sono stati antagonisti, hanno una certa
affinità e io penso che i nordamericani presenti qui e i cubani che
parteciparono a quella battaglia non siano soddisfatti della divisione
che esiste tra i nostri paesi.”
“Io
credo che lo stesso Presidente Kennedy, nell’autunno del 1963 stava
svolgendo una ricerca – con l’appoggio degli ambasciatori William Atwood
e Carlos Lechuga – per normalizzare le relazioni tra gli Stati Uniti e
Cuba . Sfortunatamente tutto terminò quando le pallottole lo uccisero a
Dallas.”
“Tutto questo avvenne molti anni fa ma i nostri paesi oggi sono ancora
divisi. Io spero che questa Conferenza contribuisca a una miglior
comprensione tra le due nazioni e che le relazioni possano avere un
andamento normale…”
Jorge Domínguez, professore dell’Università di Harvard, ha chiarito che:
“ Io
sono qui come cattedratico e per appoggiare le dichiarazioni dei
partecipanti a quegli avvenimenti. Voglio sottolineare due cose: la
prima è che ciò che ha detto Schlesinger sul processo di sviluppo delle
conversazioni, chiamato “logistica tecnica” che ha permesso di unire i
partecipanti agli avvenimenti, cioè coloro che furono gli autori di
documenti importanti a questa riunione. Indubbiamente Cuba ha documenti
importanti di fonti individuali. Questa è una conferenza storica per
molte ragioni e io credo che noi che siamo venuti da fuori e – suppongo
– anche coloro che vivono a Cuba e che hanno vissuto a Cuba in tutti
questi anni dividono con noi un criterio molto importante che va molto
più in là della ricerca…“Onorare onora” e noi siamo venuti qui a onorare
tutti coloro che parteciparono a quegli avvenimenti da tutte e due le
parti, i cubani degli Stati Uniti e quelli di Cuba, a un conflitto che
oggi ricordiamo perchè gli avversari sono qui presenti, come ha detto
Alfredo Durán. Io credo che noi ci troviamo qui per trattare di
affermare con tutta la volontà che abbiamo, che quei fatti e quegli
avvenimenti non si dovranno ripetere mai più.”
José
Ramón Fernández : “Le parole pronunciate dai presenti ci stimolano a
confermare che sentiamo una profonda soddisfazione nel vedere questo
gruppo di persone coinvolte in molti modi diversi in quei fatti, come
partecipanti attivi o come funzionari di governo in differenti
istituzioni, come ricercatori o come autori, che oggi sono qui presenti
e che il proposito che li anima è solamente quello di dibattere, di
esaminare i punti di vista delle parti, in una atmosfera di profondo
rispetto, con la volontà di fare chiarezza, di analizzare profondamente
quei fatti, di trarre conclusioni… insomma di operare in maniera
educativa per l’attualità e per il futuro, di chiarire tutti gli errori
commessi. Io ringrazio vivamente per le parole appena pronunciate da chi
mi ha preceduto e ripeto il nostro ringraziamento per la loro
disposizione, per la loro attitudine, perchè sono venuti qui e perché
vogliono come noi riesaminare quegli avvenimenti alla ricerca della
verità.”
La
parola ai giornalisti:
Domanda: “Sig. Durán, può chiarire meglio quanti ex membri della
Brigata 2506 sono venuti qui e se la sua partecipazione alla Conferenza
ha provocato reazioni di ostilità nei circoli cubano - americani della
Florida?”
Durán;“ Sino ad oggi siamo qui presenti in cinque, tra coloro che
parteciparono alla invasione della Baia dei Porci. Se ci sono stati (e
ci saranno) problemi per la nostra partecipazione, senza dubbio,
considerando che questo incontro ha un valore storico, questi problemi
provengono da settori che tradizionalmente non vogliono capire i
processi storici, quei processi che portano ad una discussione libera
sul problema di Cuba.”
Domanda: Il Presidente Kennedy è stato incolpato della disfatta di Baia
dei Porci e non il Governo degli Stati Uniti… Lei pensa che sia stato
giusto…”
Schlesinger: Il Presidente Kennedy ha “ereditato” l’organizzazione della
spedizione dall’amministrazione Eisenhower, quando già le forze erano
state addestrate. Avrebbe potuto annullare l’invasione, ma non poteva
cancellare né gli uomini, né la CIA che l’avevano preparata.
Domanda a Fernández: “Questo incontro accademico, secondo alcuni,
corrisponde a uno scongelamento di verità storiche…”
Fernández: “Cuba non ha congelato mai le verità…
Noi
abbiamo sempre reso nota la verità, ma ovviamente questa verità diviene
più solida quando la confrontiamo con l’altra parte e ascoltiamo i
differenti criteri sui momenti corrispondenti. È chiaro anche che
noi nella nostra verità abbiamo situazioni che non sono state valute a
fondo perché non conosciamo le ragioni di determinate azioni, non
sappiamo chi decise che si effettuassero e che propositi specifici si
stavano perseguendo, anche se conosciamo i propositi generali.
Per questo non si può parlare di “scongelamento” dal mio punto di vista,
perché esiste la ratificazione di tutti i fatti che conosciamo, un
consolidamento della verità che noi vogliamo confrontare con l’altra
parte e l’addizione alla nostra verità di quegli elementi che erano
sconosciuti sino ad ora e che solo con la partecipazione dell’altra
parte si potranno definire o meno determinanti.”
Domanda a Durán: Come vede le prospettive delle relazioni tra i due
paesi dopo questo incontro che è un evento storico nel bel mezzo di un
inasprimento della tensione dell’embargo a Cuba. Crede che possa avere
un significato speciale?”
Durán: “Io non voglio speculare su questioni che non conosco realmente,
come l’inasprimento delle relazioni o le posizioni storiche; non sono
cose che io posso risolvere, non voglio e non posso speculare su ciò che
significherà questa conferenza, se avverranno fatti che potranno
risolvere alcune di queste problematiche. Io so che sia Kombluh che
Domínguez hanno dichiarato che questa conferenza non è solo un’analisi
storica, ma è in sé e per sé un fatto storico, perché quando gli
avversari si riuniscono attorno a un tavolo in maniera civile per capire
e discutere avvenimenti così importanti come quelli che avvennero
durante tutto il processo dell’invasione di Playa Girón – prima, durante
e dopo - qualsiasi persona può speculare su tutto e la politica
acquisisce una dinamica propria… io sono sicuro che chi partecipa a
questa riunione lo fa però in modo differente, senza speculare.
Preferisco aspettare che la riunione finisca e poi risponderò alle
domande e dirò la mia opinione.”
Fernández:. “Io sono d’accordo con Durán. Questa è una conferenza
storica, ma non solo di carattere storico: queste analisi e queste
discussioni civili, precise, calme, pazienti, alla ricerca di una
verità, sono ciò che la parte cubana ha proclamato da diversi mesi e
speriamo che in nessun caso le discussioni e le analisi, per quanto
controverse e differenti nelle proprie posizioni, abbiano altre
sfumature o altro spirito che non sia quello della ricerca della verità
in maniera obiettiva, realista, profonda e misurata, per non creare
irritazioni, non stimolare antagonismi, anche se locali e
momentanei…”
Seconda Conferenza Stampa
Partecipanti: Jorge Hernández direttore del Centro di Studi sugli Stati
Uniti dell’Università dell’Avana, Thomas Blanton Direttore degli Archivi
Nazionali di Sicurezza, Peter Kombluh Responsabile del Progetto Cuba
degli Archivi Nazionali di Sicurezza, José Ramón Fernández Vice –
Presidente cubano.
Jorge Hernández presenta un riassunto dei lavori del primo giorno.
“In
realtà stiamo operando con molto entusiasmo ed eccitazione, perché la
conferenza si sta sviluppando in maniera fruttifera e con molti
argomenti. Ci entusiasma anche il fatto che il Presidente (Fidel Castro)
abbia trovato il tempo di stare con noi nella mattina e nel pomeriggio
di oggi. La conferenza sino ad ora è stata caratterizzata da una
partecipazione molto differente delle parti, la cubana e la
statunitense, con una miscela di tutti i punti di vista, con opinioni,
domande, osservazioni, chiarimenti da parte dei partecipanti, degli
attori storici, dei funzionari dei due lati, degli accademici e degli
studiosi. La fluidità caratterizza questa conferenza, nel senso
che stiamo passando da un tema all’altro, anche se abbiamo cercato di
lavorare con disciplina e di addentrarci nelle motivazioni e nelle
attitudini - che il Governo degli USA, le sue diverse agenzie, i membri
della Brigata 2506, i cosiddetti esiliati politici – che tutti portarono
alla organizzazione di tutto quel processo che voleva la distruzione
della Rivoluzione cubana e poi la risposta cubana…
Ci
siamo soffermati sull’esame e nell’analisi delle relazioni cubane, delle
risposte cubane di fronte a quelle manovre, a quella strategia, in un
congiunto di azioni di carattere sovversivo.
Facendo questo breve riassunto di alcuni aspetti e delle questioni
fondamentali, ci possiamo soffermare su due o tre questioni importanti.
La prima è stata segnalata da Kombluh questa mattina ed è una analisi
filosofica che ha sempre primeggiato nelle analisi fatte sugli
avvenimenti di Playa Girón ignorando il ruolo vissuto da Cuba nella
sconfitta degli Stati Uniti. Molte volte la storia dell’invasione di
Playa Girón si legge attraverso il prisma della Brigata 2506 e del
governo statunitense che la fece addestrare e la appoggiò in ogni senso.
Costoro sono stati gli sconfitti ma questo non si legge quasi mai con il
prisma della verità cubana sugli avvenimenti. Non si parla del popolo
cubano organizzato, delle milizie armate rivoluzionarie. Del ruolo
fortissimo della Rivoluzione, nel nome della quale Cuba vinse la
battaglia. Abbiamo cercato di stabilire un bilancio tra perdite e
vantaggi, trattando di chiarire e di delucidare un punto - e credo che
questo sarà l’argomento chiave anche domani - cioè di tutto ciò che
Cuba, il governo cubano e le sue strutture specializzate conoscevano sul
progetto dell’invasione, sulle risorse del nemico, su quando sarebbe
avvenuta e altro…
Stiamo anche discutendo di un altro argomento, cioè delle aspettative e
delle percezioni della popolazione degli Stati Uniti e di come venne a
conoscenza dell’invasione.
In
senso generale stamattina abbiamo precisato gli argomenti fondamentali e
il fatto che ci si aspettava che la Rivoluzione cubana, ossia il governo
rivoluzionario non avrebbe sopportato l’invasione . Inoltre si credeva
che le milizie non erano all’altezza di ciò che era necessario compiere
per vincere la battaglia e infine si pensava anche che gli Stati Uniti
si aspettavano una vittoria facile, consolidando l’obiettivo di base con
la conquista di una spiaggia. Questo doveva essere il preludio dello
stabilimento di un governo provvisorio di cubani emigrati che si
sarebbero trasferiti nuovamente a Cuba. Un altro punto importante del
dibattito è quello che vuole stabilire se l’invasione fu un atto che
apparteneva alla logica della guerra fredda (e c’è molta discussione a
questo proposito); poi abbiamo parlato del problema dei sovietici e del
comunismo, che era l’inquietudine fondamentale attorno al quale si
sviluppava il processo rivoluzionario cubano, definito pericoloso dagli
Stati Uniti, perché faceva parte di una correlazione globale di forze
che portavano ad una analisi che si dirigeva irresistibilmente verso il
comunismo, verso l’Unione Sovietica, verso il sistema socialista
internazionale.
Il
nostro dibattito vuole analizzare se tutta questa azione era invece una
parte di un’anteriore scalata nello stesso senso, compiuta con la
logica interventista che aveva caratterizzato il ruolo degli Stati
Uniti nell’emisfero, in America Latina e nei Caraibi al di fuori di
quella logica di guerra fredda o delle implicazioni del socialismo
nell’ambito di Nostra America. Per le questioni specifiche stiamo
avanzando nell’esplorazione delle attitudini della CIA verso la
rivoluzione cubana prima dell’invasione di Playa Girón. Stiamo cercando
di dare una continuità a tutte quelle preoccupazioni che dava la
rivoluzione cubana prima di Playa Girón. Quali elementi avevano inciso
nei cambiamenti di quelle percezioni, quale era la posizione
dell’ambasciata statunitense qui all’Avana, nella tappa immediatamente
precedente l’invasione, le motivazioni della Brigata 2506 e il modo di
agire dei suoi membri, che ruoli avevano disimpegnato nelle
modificazioni della strategia degli Stati Uniti verso Cuba in quegli
anni...
Insomma stiamo lavorando per ricostruire il contesto storico e la
situazione di 40 anni fa, stimolando la partecipazione di tutti i
presenti.
Il
ruolo e la partecipazione del terrorismo come parte della strategia di
intervento sono stati un punto che ha attirato maggiormente
l’attenzione, soprattutto l’importanza che ebbe il sabotaggio della nave
francese La Coubre nel marzo del 1960 con le relazioni che iniziarono
allora tra Cuba e l’Unione Sovietica, che forse erano già sviluppate e
anche le possibili relazioni esistenti tra Cuba e la Cina. Inoltre
abbiamo analizzato le affinità ideologiche di tutte le questioni che
avevano a che vedere con il meccanismo interno sovversivo assieme ai
problemi del banditismo, i problemi della controrivoluzione interna,
delle organizzazioni che esistevano in quegli anni che cercavano di
bloccare lo svolgimento del processo rivoluzionario con azioni
terroristiche e sabotaggi. John Kennedy era il Presidente
durante l’invasione, perché Nixon non aveva vinto le elezioni, ma fino a
che punto l’invasione fu un fattore soggettivo e sino a che punto Nixon
aveva giocato un ruolo importante nello svolgimento dell’invasione ? Ci
siamo chiesti anche se Kennedy avrebbe promosso l’intervento USA nel
caso in cui la Brigata avesse conquistato Playa Girón.”
Domanda: “Gli accademici qui presenti hanno sostenuto che sicuramente
l’invasione di Baia dei Porci e l’esplosione della nave “La Coubre”
erano state organizzate, finanziate e dirette dai dirigenti del Governo
degli Stati Uniti…Da cosa deriva questa sicurezza?”
Risposta: “La partecipazione del governo degli Stati Uniti
nell’organizzazione, implementazione e logistica dell’invasione di Playa
Girón ha presentato una serie di evidenze, diciamo delle reiterazioni,
perché ci sono le conferme che avallano tutto questo; l’azione vincolata
al sabotaggio della Coubre è stata uno dei punti di maggior
partecipazione da parte del Comandante Fidel Castro. Ci si è
chiesti se esistevano evidenze che documentavano i vincoli della CIA in
quei fatti. La conclusione è stata questa: anche se non esistono
evidenze esiste la convinzione, considerando i precedenti simili che
parlano di una cornice nella quale si inquadra tutto ciò. La nave
portava armi per la rivoluzione che a causa del sabotaggio produssero
due esplosioni, la seconda molto più dannosa della prima …tutto era
stato previsto prevedendo - dati i comportamenti abituali e il modo di
trattare i problemi da parte dei dirigenti della rivoluzione - effetti
devastanti con la seconda esplosione che avrebbero potuto essere fatali…
Il
Comandante Fidel Castro venne fermato proprio quando avvenne la seconda
esplosione e il compagno Fernández e altri partecipanti studiarono a
fondo i fatti e la situazione…
Abbiamo parlato di chi sosteneva la tesi di un incidente accaduto nel
trasporto delle granate e delle munizioni, ma ogni genere di intento –
compreso il lancio simulato da un aereo di un artefatto - ha avuto un
risultato negativo, ossia non è stato possibile provocare due
esplosioni successive similari, e inoltre non è mai successo nulla di
simile in tutti gli invii di armi fatti a Cuba dall’estero e non si sono
mai verificate esplosioni… Inoltre esistevano antecedenti tanto precisi
che confermano in maniera inequivocabile che si trattava di un’azione di
sabotaggio.”
Domanda: “L’invasione di Playa Girón è stata determinante per una
radicalizzazione posteriore della rivoluzione cubana?”
.Il
vincolo di Cuba con la ex Unione Sovietica era stato già stabilito? La
politica degli USA verso i movimenti della sinistra nella regione
divenne più aspra per queste ragioni?”
Risposta di Thomas Blanton: “Stiamo discutendo di tutto questo e la base
del dibattito generale sono ovviamente le relazioni tra gli USA e Cuba
in quegli anni, giungendo sino ad oggi. Le radici del conflitto e
l’ubicazione di Cuba in un contesto più generale saranno il tema
principale di domani. Parleremo della radicalizzazione delle ostilità
degli Stati Uniti verso Cuba come fattore contingente, che ha
condizionato la posizione difensiva della Rivoluzione, perché Cuba ha
sofferto fortemente la rottura delle relazioni diplomatiche ed
economiche con gli Stati Uniti a causa del blocco economico…
Cuba
ha sofferto un’invasione militare mascherata, la cui verità è stata
rivelata nel tempo.
Io
sono Thomas Blanton e dirigo l’archivio nazionale di sicurezza
dell’università George Washington. Ho auspicato questo incontro e credo
di poter offrire elementi interessanti per il dibattito, interessante e
rigoroso che si è svolto sinora . Io ho con me dei documenti chiave che
ora consegneremo a voi giornalisti. Peter che lavora con mesi è
impegnato molto per poter portare qui questo materiale che era segreto
negli Stati Uniti e nel quale si leggono notizie decisamente nuove.
Robert Reynolds, ufficiale pensionato della CIA e direttore dell’ufficio
dei Caraibi dal 1957 al 1960, quando si unì alle forze speciali che
stavano organizzando l’invasione di Baia dei Porci si sentiva, come ha
dichiarato “un convinto fidelista” in quell’epoca, perché Fidel aveva
attaccato e vinto un regime corrotto, vincendo la guerra, nonostante le
incredibili difficoltà. Il popolo cubano si era identificato con quella
vittoria, anche se poi le cose cambiarono nel 1959. Per un certo periodo
Reynolds si sentì a lato dei “fidelisti” originali così come tutto il
suo personale.
Un
fatto molto importante per questa riunione è che tutti i presenti hanno
analizzato un enorme volume di documenti, tutti quelli presentati alla
riunione …Il Presidente Castro ha portato un documento tratto da un
libro di informazioni statunitensi e ci ha letto sorridendo un paragrafo
nel quale si riassume la sua visita negli USA, nell’aprile del 1959.
Il
Dipartimento di Stato USA affermava che :
“
Nonostante la sua apparente semplicità e il desiderio di dare sicurezza
al popolo degli Stati Uniti ci sono poche probabilità che Cuba alteri il
corso radicale della Rivoluzione
Fidel Castro conosce il pubblico statunitense e le sue reazioni e forse
questo rivela che Castro sarà un uomo più difficile da affrontare
quando tornerà a Cuba, sarebbe un grave errore sottovalutare quest’uomo
nonostante il suo aspetto ingenuo e non sofisticato e nonostante sia
ingenuo, poco sofisticato e ignorante su molti fatti è evidentemente un
persona con una forte personalità un leader nato con un grande coraggio
e forti convinzioni personali…” Tutti noi presenti, gli accademici e i
48 veterani, siamo stati d’accordo su questo. Fidel Castro – ha
continuato Blanton – ci ha parlato dei primi invii di armi a Cuba e ci
ha rivelato che la Rivoluzione non si avvicinò al blocco sovietico in
cerca di armi nel ’59, conoscendo bene il fatto accaduto in Guatemala,
quando una nave di armi provenienti dalla ex Cecoslovacchia era
divenuta motivazione di ricatto e minaccia da parte della CIA.
Un nostro collega ci ha fornito un documento recuperato nell’Ufficio dei
Documenti Pubblici di Londra, nel quale si legge una corrispondenza tra
l’ambasciatore britannico e Allen Dulles, il direttore della CIA. Il
documento è del 24 novembre del 1959, quando gli inglesi pensavano di
migliorare le forze armate di Castro vendendo alla Rivoluzione aerei
Hunter. Dulles avvisò l’ambasciatore inglese che sperava fortemente che
potessero ritornare su questa decisione, rinunciando a vendere gli aerei
a Cuba. In questo modo i cubani forse avrebbero acquistato armi dai
sovietici o al blocco sovietico…
Nello stesso documento Dulles, dopo aver fatto un riferimento alla
spedizione di armi in Guatemala, dichiara che se gli inglesi avessero
deciso di non vendere gli aerei si poteva sperare in una offerta da
parte dei sovietici e lui quindi avrebbe potuto agire…
L’eco provocato dalle dichiarazioni di Castro e di quelle di Dulles era
tremendo.
Fidel Castro – ha continuato a riferire l’accademico statunitense – ha
dichiarato che l’invasione di Playa Girón non voleva provocare un
sollevamento popolare, ma era stata organizzata per permettere un
intervento armato degli Stati Uniti.”
Alfredo Durán, ex presidente della brigata 2506 ha risposto alle
affermazioni del Presidente Castro:
“Sono completamente d’accordo che l’invasione fu preparata per
permettere un intervento militare USA a Cuba e io stesso pensavo che i
marines erano proprio dietro di me”
Con
questa conferenza stiamo cercando di creare una storia interattiva
congiunta di questa nostra storia comune così amara…”
Peter Kombluh:
Credo che la conferenza sia molto positiva e un aspetto importante è
stata la lettura da parte di James Blight, il moderatore, che ha letto
una nota dell’ex Segretario di Stato MacNamara è molto dispiaciuto di
non poter partecipare a causa di impegni presi in precedenza. MacNamara
ha dichiarato che l’invasione della Baia dei Porci è stata un errore e
che non si doveva realizzare. Attualmente un pacchetto di
documenti internazionali si può consultare nel sito web dell’archivio di
sicurezza degli Stati Uniti. Questi documenti erano presenti anche
negli archivi inglesi, cechi, canadesi, russi, brasiliani e di altri
paesi e sono molto interessanti. Oggi vi presento un nuovo
documento scritto nell’estate del ’59; fu il primo, di molti, che la CIA
propose. Cito direttamente:
“Analisi profonda sull’eliminazione di Fidel Castro e dei personaggi più
vicini a lui: Raúl Castro e Ernesto Che Guevara, anche se non hanno la
stessa importanza per la popolazione. Molti stranieri pensano che la
scomparsa di Fidel Castro potrebbe accelerare tremendamente la caduta
del governo attuale.”
Questo è il primo documento ufficiale nel quale la CIA propone di
assassinate l’attuale Presidente di Cuba, che allora era Primo Ministro.
La data del documento è 11 dicembre del 1959.
Questi sono i documenti che abbiamo ottenuto senza la censura,
escludendo due nomi alla fine. Un nome che si legge è quello di Robert
Reynolds, che è qui presente e che ha dato un apporto molto utile a
tutta questa parte della storia. Egli ha parlato per primo oggi e
ha spiegato il ruolo svolto dalla CIA, di cui lui era responsabile per i
Caraibi e poi vice direttore delle forze speciali ossia del gruppo
speciale per Cuba. Pochi mesi fa – 4 o 5 – è stato presentato senza
censura e per la prima volta il documento dove si legge la differenza di
opinioni della CIA nell’emisfero occidentale. Il responsabile
della divisione dell’emisfero occidentale sostiene nel documento che il
Governo cubano si poteva distruggere solamente con la forza e non
solamente con l’assassinio di Fidel Castro, Raúl Castro e del Che
Guevara: anzi, l’operazione per l’eliminazione dei tre era un fatto
troppo tortuoso. Nel documento si vedono i piani originali per creare
gruppi di infiltrati a Cuba, per armarne altri, per addestrarli, nella
concezione iniziale che portò alla invasione della Baia dei Porci .
Vi
presentiamo anche un documento del Brasile, straordinario, perché parla
di quei cinque appartenenti alla Brigata 2506 che riuscirono ad arrivare
sino all’Avana da Playa Girón, e che si rifugiarono nell’Ambasciata del
Brasile. Così i brasiliani vennero informati su tutta l’organizzazione
dell’invasione e noi siamo riusciti ad ottenere questi documenti dai
loro archivi e a tradurli. Inoltre abbiamo anche un documento sulla
relazione dell’Ispettore Generale della CIA a proposito dell’invasione a
Cuba. Si tratta di uno studio sull’operazione eseguito nell’ottobre del
1961 ed è la maggiore autocritica mai letta nella storia della CIA .
Questo documento è stato segreto per quasi 38 anni e da soli tre anni è
stato reso pubblico. Noi riteniamo che l’invasione a Cuba fu una
infamia…”
José
Ramón Fernández:
“Io
consegnerò ora due documenti della sicurezza di Cuba, uno del 12 gennaio
e l’atro del 15 aprile del 1961, che parlano della preparazione,
dell’attacco e dell’aggressione armata contro la nostra patria. Un
documento che ora vi consegneremo ha un’importanza molto notevole perché
rivela la sequenza delle decisioni prese dal Comandante Fidel Castro
durante tutte le azioni, a partire dal 17 aprile, quando la Brigata 2506
sbarcò in due punti delle nostre coste.
Fidel Castro personalmente diresse la difesa della Rivoluzione e in
questi documenti potete leggere ordini, disposizioni e commenti. Egli
visse un ruolo decisivo in quella battaglia e prese tutte le decisioni
necessarie per la disfatta degli invasori. Tutti i cubani erano
certi della vittoria sin dall’inizio della battaglia e la partecipazione
fu rapida e ferma. Fu una vittoria del popolo cubano. La fiducia
illimitata di Fidel Castro nelle Forze Armate Rivoluzionarie e nella
Milizia era contraccambiata da parte di tutti i combattenti.
Purtroppo alcuni documenti non esistono più soprattutto quelli che
riguardavano l’inizio dell’invasione, ma in questo che presentiamo si
legge lo svolgimento dei fatti e degli ordini più importanti, sino alla
vittoria.
Potete leggere per esempio:
12:05 la batteria di Puentes Grandes deve mandare la batteria di Verama
a Covadonga, dove stanno avvenendo le azioni offensive comandate da
Pedro Mir. L’altra batteria deve andare a Oriente da Raúl.
12:07, due minuti dopo: Messaggio per Curbelo che era il capo della
Forza Aerea. Controlla la posizione degli invasori lì dove sei, dimmi
dove si trovano (qui si legge una serie di parole molto forti e volgari
che puntualizzano la situazione…) abbiamo deciso di non eliminare le
parolacce…
Ieri
Domínguez parlava della presentazione di documenti autocritici: io
sapevo che si stava parlando di un documento scritto da me e voglio
precisare che sono stati gli organismi specializzati e incaricati dalla
legge che hanno deciso di non diffonderlo. Fidel però, con la sua
autorità, ha deciso che era meglio presentarlo e domani ne avrete una
copia. Sono certo che noi cubani abbiamo consegnato documenti
importantissimi su quei momenti. Fidel lo fece nella riunione
sulla Crisi di Ottobre e anche in altre occasioni, ma mai prima di oggi
erano stati resi pubblici documenti con più di 600 pagine e nessuno
parla di cose leggere…”
Terza Conferenza Stampa
Partecipano Esteban Morales, Ricercatore Titulare del Centro di Studi
sugli Stati Uniti della Università dell’Avana, Juan Carlos Rodríguez,
storiografo e autore del libro “La Battaglia Inevitabile”, José Ramón
Fernández , Vice – Presidente del Governo di Cuba, Thomas Blanton
direttore dell’Archivio della Sicurezza Nazionale dell’Università
George Washington, Jorge Domínguez dell’Università di Harvard.
Esteban Morales: Questa conferenza è storica anche per la realtà che
stiamo vivendo qui. Oggi potremmo dire che il Comandante Fidel Castro ha
di nuovo diretto la battaglia di Playa Girón sino alla vittoria cubana.
Coloro che si affrontarono a Girón oggi hanno cercato di rivedere
insieme quello che accadde ed è stato molto emozionante sia per i cubani
che per tutti gli statunitensi che parteciparono a quella battaglia..
Credo che il nostro sia un autentico appuntamento con la storia. Abbiamo
parlato della situazione che si creò all’inizio dei bombardamenti il 15
aprile e in quel momento il Colonnello Jímenez che faceva il moderatore
propose di andare a parlare intorno al plastico …abbiamo praticamente
ricostruito tutti gli avvenimenti della battaglia di Girón assieme agli
ufficiali che vi parteciparono. Un ex membro della Brigata ha ricordato
tutto quello che accadde dal suo lato e io mi sento privilegiato per
aver partecipato a questa riunione. Abbiamo poi analizzato la lezione
che è stata Girón per la politica USA verso Cuba e in generale per le
relazioni bilaterali tra i due paesi. Noi speriamo anche che un giorno
si possa realizzare una conversazione o un’attività tra i Governi di
Cuba e degli USA, dove si analizzino i fatti e le posizioni con la
stessa precisione e serietà con cui qui abbiamo analizzato i fatti
avvenuti dopo il trionfo della Rivoluzione. Tra Cuba e gli USA esistono
precedenti storici antichi…Noi abbiamo analizzato i primi anni di
Rivoluzione – tra il ‘59 e ‘63 - e abbiamo chiarito molte cose che
avvennero tra le due nazioni in quel periodo. Abbiamo discusso le
posizioni del Presidente Kennedy poco prima della sua uccisione,
cercando di chiarire se davvero ci furono opportunità perdute nelle
relazioni, quando apparentemente c’era la volontà di trovare
un’alternativa di intesa con Cuba, di negoziare i rapporti.
L’Operazione Mangosta fu più fumo che arrosto si disse e si legge anche
in alcuni documenti che abbiamo presentato, però in quel periodo
furono eseguiti più di 5800 sabotaggi a Cuba e si cercò ripetutamente di
uccidere i leaders della Rivoluzione… Quello fu il prezzo che dovette
pagare Cuba e che dimostrò quanto aggressiva era l’Operazione Mangosta.”
“Questa conferenza non è terminata ma i suoi risultati sono decisamente
storici e straordinariamente importanti ed entreranno a far parte degli
elementi basilari nel confronto tra Cuba e gli Stati Uniti” ha
dichiarato Thomas Blanton, raccontando che Fidel Castro aveva
sottolineato quella mattina che per la prima volta nella storia tutti
gli ufficiali cubani che avevano partecipato alla battaglia (i
sopravvissuti ovviamente) erano riuniti insieme. Un documento a
cui voglio accennare, con altri, riguarda il Vicepresidente Fernández,
e dice di quando costui decise di non sparare ai distruttori
statunitensi che stavano vicino alla costa perché sparare significava
creare un confronto molto più duro e difficile. Fernández e Fidel Castro
hanno avuto una piccola discussione e il Presidente Castro scherzando ha
detto: “Lei non mi ha consultato in quella occasione !” Alfredo Durán,
l’ex presidente dell’associazione dei veterani di Playa Girón si è
avvicinato e si è presentato dopo che molti avevano già parlato,
presentando la propria avversione su quei fatti, sulle reazioni che
avevano provocato, su quello che ere stato detto e su quello che invece
era stato taciuto.
Durán ha presentato la sua versione, spiegando che lui era giunto sulla
costa dalla zona laterale … Fidel Castro gli ha offerto una sedia;
all’altro lato c’era Arnaldo Morfa.
.
Fidel gli ha detto: “ Qui c’era l’uomo che ti stava sparando addosso,
proprio a te e contro di te: tutti e due vi stavate sparando addosso,
uno contro l’atro… In quel momento i due antichi nemici si sono dati la
mano e hanno raccontato l’uno all’altro come si sparavano in quei
momenti.
Successivamente un altro membro della Brigata 2506, Mario Cabello, di
Miami, raccontò che si trovava a bordo della nave Houston, quando
Enrique Carreras la bombardò e che per fortuna – disse - i proiettili
colpirono la nave sotto la linea di galleggiamento, perché era piena di
benzina… se le avessero sparato in un altro punto più alto la nave
sarebbe saltata, incendiandosi. Fidel Castro ha raccontato che:
“Carreras istintivamente avrebbe voluto sparare sugli invasori ma io gli
dissi – No! Attaccate le navi – Noi avremmo potuto utilizzare metodi
molto più duri e più precisi… e per fortuna l’impatto era in acqua… così
Carreras ti ha salvato la vita…” ha aggiunto guardando Mario Cabello.
Tutti abbiamo riso e ci sono stati anche degli applausi
Al
termine di questa conferenza daremo a voi giornalisti quattro documenti;
in uno di questi (tratto dagli archivi brasiliani), si leggono le
dichiarazioni di Goodwin (assessore di Kennedy) in una conversazione con
l’ambasciatore del Brasile negli Stati Uniti che dichiarava:
“La
situazione è catastrofica, l’amministrazione è confusa e non sappiamo
che fare!”
Questa informazione dice quanto fu forte le choc per la Casa Bianca e
che disordine c’era in quel momento. Un altro documento degli archivi
canadesi – Canadà era uno stretto alleato degli Stati Uniti, del giugno
del 1961 - riassume in 4 pagine scritte dall’incaricato degli affari
canadesi a Cuba la descrizione della fallita invasione di Baia dei
Porci, spiega come la tentata invasione contribuì a rinforzare la
Rivoluzione, aggiungendo poi le conclusioni per la futura politica
canadese verso Cuba. “Il Canada seguirà una politica di relazioni
amichevoli, non fraterne, evitando interventi negli affari interni della
politica cubana.”
Un
documento molto interessante scritto sempre da Richard Goodwin parla di
una operazione d’ordine che doveva essere diretta da Robert Kenendy,
fratello del Presidente. Si trattava del memorandum per la partenza
della Operazione Magosta.
Io
credo che furono determinanti due decisioni prese nei momenti finali
della battaglia di Playa Girón – su cui abbiamo discusso stamattina –
una del Presidente degli USA John Kennedy che decise, nonostante lo
straordinario potere politico e militare della sua nazione, di non
continuare a combattere, intensificando il conflitto tra Cuba e gli
Stati Uniti. Egli decise di non permettere alle forze armare degli USA
di sbarcare a Cuba prolungando quella guerra . L’altra decisione fu
quella della parte cubana che anche se era in guerra, anche se aveva
quelle navi nemiche statunitensi nella baia davanti alla costa, non
intensificò la difesa per rendere peggiori quei momenti. Ricordo tutto
questo perché non solo quelle decisioni ebbero un notevole valore
storico, ma anche perchè è importate ricordare che queste persone
presero decisioni responsabili in momenti difficili, nonostante tutti i
problemi che poi sorsero e che sono stati decisivi nelle relazioni tra i
due paesi: potremmo dire che senza quelle decisioni potevano avvenire
fatti sicuramente peggiori.
Jorge Domínguez: Io sono troppo giovane e non ho mai fatto parte della
Brigata 2506 ma ieri ho avuto l’occasione di andare a cenare con alcuni
degli ex membri della Brigata e abbiamo conversato. Io ho chiesto loro
se avevano ascoltato o se c’erano parole che li potevano offendere e la
risposta è stata unanime: Mercenari. La delegazione cubana è stata
molto rispettosa riferendosi agli ex brigatisti e solo in un caso,
durante una discussione accalorata uno dei partecipanti ha usato la
parola “Mercenario” e Fidel Castro, con un gran senso dell’umorismo lo
ha corretto dicendogli : “Ti sei sbagliato, dovevi dire brigatista !”
.Segnalo tutto questo perchè le parole hanno valore simbolico e hanno
anche valore storico; le parole hanno valore politico, non solo in
relazione al passato ma anche riferendosi al presente e al futuro. Cuba
è stata molto gentile con gli ex appartenenti alla Brigata 2506 e tutti
gli ex membri sono d’accordo con questo mio criterio. Voglio ricordare
anche un momento molto drammatico , quando Fidel Castro ha invitato il
Gen. Morfa che era quello che sparava le cannonate contro la brigata
degli invasori a stringere la mano a Alfredo Durán che gli stava a lato.
Io avevo le lacrime agli occhi…
José
Ramón Fernández:
Il
Sig. Domínguez senza nominarmi due giorni fa parlò di un documento reso
noto per l’occasione nel quale io segnalavo criticamente alcune
decisioni riferite allo sviluppo del combattimento da parte delle forze
armate cubane, dell’aprile del 1961. Voglio solamente chiarire un
particolare a questo proposito: il documento che non doveva apparire qui
e che invece consegneremo tra poco alla stampa per me non esisteva più
da molti anni e rimasi molto stupito quando me ne parlarono… Dissi che
c’era un errore, ma mi sbagliavo perché il documento era davvero
nell’archivio di Playa Girón. È lo stesso documento che io firmai però;
voglio dire che tutto quello c’è scritto è completamente autentico…
tutto fu scritto da me il 12 agosto del 1961, il documento è quello
originale…
LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA SULLA CONFERENZA “PLAYA GIRON 40 ANNI DOPO”
LETTA DAL MAGNIFICO RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DELL’AVANA, JUAN VELA
Siamo giunti al termine di questa Conferenza Accademica “Girón 40 anni
dopo” soddisfatti di aver realizzato gli obiettivi previsti. Questo è
stato uno storico incontro sulla storia che ha riunito i partecipanti
sopravvissuti a quel tentativo di invasione, i membri del Governo
cubano, della Casa Bianca di John Kennedy, della Agenzia Centrale di
Intelligenza (CIA) e della Brigata 2506. Aiutati dalla lettura dei
documenti segreti resi noti, provenienti dai due governi e con l’aiuto
di specialisti dei due paesi, i partecipanti hanno avuto un’opportunità
eccezionale per ampliare e per chiarire tutta questa documentazione
storica. La stessa documentazione storica si è arricchita in maniera
considerevole grazie alla presentazione pubblica di questi nuovi
documenti, soprattutto da parte cubana, con una pubblicazione ufficiale
senza precedenti degli archivi di questa conferenza. La nostra
comprensione e interpretazione di questi documenti è stata migliorata
dalle testimonianze e dai commenti dei partecipanti diretti che
parteciparono a quei fatti. Nei dibattiti che hanno toccato molti temi i
partecipanti hanno abbordato l’invasione da ogni punto di vista, con i
comportamenti, le attitudini, le azioni e le reazioni che portarono
all’attacco, la battaglia di tre giorni, come tale e anche la
conseguenza per le relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti che si
svilupparono da quel momento. Il dibattito è stato emozionante, ma
sempre misurato e ciò ha rivelato un forte contrasto con il carattere
amaro dei fatti dell’aprile del 1961.
Nuovi fatti sono stati rivelati e sono state chiarite vecchie polemiche:
tutto si è svolto con onestà e con rispetto mutui. Noi speriamo che il
successo di questa conferenza serva da modello per continuare ad
ampliare il dialogo su questi fatti e su altri temi importanti del
prolungato conflitto tra gli Stati Uniti e Cuba.
Lo
spirito che ha caratterizzato questa importante riunione ha implicazioni
per tutti i cubani come per tutti gli statunitensi. Gli organizzatori
dei due paesi che hanno partecipato a questa storica riunione sperano
che l’esempio che questa ha significato contribuisca nel futuro a
salvare le differenze che esistono tra Cuba e gli Stati Uniti.
Le interviste ai partecipanti al termine della Conferenza
“Girón 40 anni dopo”
La
Conferenza è terminata ufficialmente e ci troviamo nel Museo di Playa
Girón. Qui ci sono i resti di alcuni aerei abbattuti c’è la grande
lapide con tutti i nomi dei 156 morti in combattimento e all’interno ci
sono, in un grande salone oltre a documenti armi e reperti vari, le foto
di tutti i cubani che hanno dato la vita per difendere la patria e la
Rivoluzione socialista. Un collega giornalista mi dice “Quello lì
con i baffetti era un mio vicino di casa, faceva il panettiere… aveva 18
anni. Adesso ne avrebbe 58 come me. Sua mamma abita sempre vicino a noi:
era figlio unico!”
I
visi degli Eroi di Girón sono quasi tutti giovani e a volte
giovanissimi.
Dichiarazione di Thomas Blanton, il direttore degli archivi della
Sicurezza Nazionale dell’Università George Washington.
I.G.:
“Quali sono le sue impressioni finali su questa Conferenza?”
T.B.:
“E stata un successo autentico e oggi noi abbiamo una nuova versione
della storia grazie alla riunione di diversi personaggi, e non parlo
solamente dei membri della Brigata 2506 e dei cubani che parteciparono
alla battaglia contro l’invasione. Parlo per esempio di Fidel Castro che
ha potuto vedere ieri dopo 40 anni tutti i comandanti delle unità che
combatterono al suo lato e che si sono riuniti per la prima volta dopo
tanto tempo. I documenti presentai dalle due parti sono straordinari e
formano una nuova e più autentica storia e il fatto di camminare su
quelle spiagge – e non solamente coloro che sbarcarono qui, ma anche
alcuni che dirigevano dalla Casa Bianca e altri che cercarono
inutilmente di evitare lo sbarco, produce emozioni molto forti.”
I.G.:
“ È stata una Conferenza utile dal suo punto di vista?”
T.B.:
“ Incredibilmente positiva.”
I.G.:
Crede che si potrà organizzare una nuova Conferenza negli Stati Uniti su
questo aspetto?”
T.B.:
“ Certo che si potranno organizzare altre Conferenze su altri aspetti
della lunga storia di avvenimenti accaduti tra gli USA e Cuba!”
I.G.:
“ Quali per esempio?”
T.B.:
“ Per esempio il prossimo anno si compiranno 40 anni dalla crisi dei
missili e questo potrebbe essere un argomento molto interessante. Io
sono molto contento di aver partecipato e anche di aver potuto
dichiarare i miei sentimenti su quei fatti e sulla realtà attuale.”
Arthur Schlesinger assistente speciale del Presidente J. F. Kennedy è
un uomo anziano, che risponde lentamente alle domande, abbastanza
sfuggente, apparentemente in difesa di quella amministrazione dopo tanti
anni. Lo accompagna la moglie, che tutti scambiano per la sorella minore
del Presidente Kennedy sino a che l’equivoco non viene chiarito …
I.G.:
“ Quali sono le sue impressioni finali su questa conferenza?”
A.S.:
“Credo che sia stato un incontro molto importante e interessante, perchè
oggi possiamo parlare meglio della storia, per completare e chiarire
tutte quelle notizie ufficiali su quella lontana avventura. Per il mio
paese questo aspetto è molto importate. La conferenza si è svolta in
un’atmosfera molto civile e sono anche stati realizzati progetti per il
futuro. Uno dei momenti più emozionanti è stato quello nel quale alcuni
membri della Brigata 2506 hanno stretto la mano dei difensori cubani… Io
credo che la riconciliazione tra di loro sia stata molto
soddisfacente.”
I.G.:
“Questa Conferenza ha risposto alle sue aspettative?”
A.
S.: “Io credo che sia stata molto vantaggiosa, soprattutto per ciò che
riguarda la declassificazione dei documenti cubani perché quelli degli
Stati Uniti erano già stati resi noti mentre i cubani erano ancora
segreti . Si tratta di un notevole successo valutandola politica che
abitualmente portano avanti i paesi comunisti…”
Marta Elina Denis Cepero, membro del Bureau Politico - Ideologico del
Comitato Municipale del Partito Comunista Cubano.
I.G.:
“ Voi che vivete in quest’area che venne attaccata dagli invasori, cosa
pensate della visita in questi luoghi di alcuni membri della Brigata
2506?”
M.E.D.C.: “Posso dire solamente che c’era molto interesse da parte
nostra nel conoscere, quaranta anni dopo, che cosa pensano oggi alcuni
tra coloro che parteciparono all’invasione di Playa Girón, sapere come
valutano oggi tutti quei fatti…I cittadini che vivono in questa zona (
e molti ci vivevano anche durante l’invasione) hanno seguito con
interesse le notizie dei telegiornali e delle radio sullo svolgimento
della conferenza - che si è svolta a porte chiuse - e hanno letto con
passione le rivelazioni dei documenti segreti resi noti, che sono state
pubblicati nella stampa cubana. Tutti coloro che vivono in questa zona
sono molto interessati soprattutto al cambiamento avvenuto in quei
partecipanti all’invasione che oggi sono venuti qui a Cuba, perché, chi
avrebbe mai detto che quaranta anni dopo ci saremmo potuti sedere, noi
con loro, fianco a fianco, per parlare di tutto quello che successe
allora, con tutte le sue conseguenze ?”
Juan Vela, Magnifico Rettore dell’Università dell’Avana
I.G.:
“ Quali sono le sue opinioni sui risultati di questa Conferenza?
Coincidono in pieno con la dichiarazione congiunta che lei ha letto?”
J.V.:
“Io credo che sia stato un incontro molto positivo, che si è svolto
nello scenario più adeguato, perché i partecipanti storici potessero
confrontare le proprie opinioni e i propri criteri, rivelando la propria
versione su tutti quei fatti. Io penso che la delegazione cubana ha
davvero chiarito molte cose e ha ratificatole proprie posizioni. Gli
specialisti del tema hanno potuto leggere molti documenti che hanno
chiarito molti fatti rispetto all’invasione di Playa Girón.”
I.G.:
“ Come le è sembrata la partecipazione del Comandante Fidel Castro?”
J.V.:
“ Potrei dire che ieri Fidel ha diretto un’altra volta la battaglia di
Playa Girón assieme a tutti i suoi compagni, sui vari fronti di
combattimento, davanti alle colonne delle truppe cubane. Parteciparono
molte forze differenti di cubani a quella battaglia! Fidel era davvero
“Il Comandante” e 40 anni dopo ha diretto nuovamente la nostra vittoria
a Playa Girón.”
I.G.: “ E ha vinto nuovamente?”
J.V.:
“ Ha vinto un’altra volta, come sempre!”
ALFREDO DURAN, EX INTEGRANTE DELLA BRIGATA 2506 E EX PRESIDENTE DELLA
ASSOCIAZIONE DEI VETERANI INVASORI NELLA BATTAGLIA DI PLAYA GIRÓN
I.G.:
“ Ci può raccontare le sue impressioni sul risultato finale di questa
conferenza? Quali sono stati per lei i momenti più interessanti? Le è
sembrato che ci fossero dei difetti nell’organizzazione o nello
svolgimento?”
A.D.:
Questa Conferenza si è svolta con un grande rispetto reciproco, da parte
di tutti e in forma veramente straordinaria e io mi sento molto
soddisfatto per aver partecipato, tutti riuniti, a questo incontro.
Abbiamo potuto parlare di fatti tanto importanti come tutta la storia
dell’invasione di Playa Girón. Nessun partecipante ha mai usato parole
offensive, nessuno è trasceso… Io spero che il risultato permetta
un’analisi ancora più profonda su perché avvennero quei fatti e quali
furono le conseguenze della battaglia di Playa Girón. Noi avremmo dovuto
capire, con quella lezione, che fatti simili non si dovrebbero mai più
ripetere, a Cuba o in altri paesi.
I.G.:
“ Ieri nel Miami Herald c’era scritto che qui all’Avana non c’era una
vera rappresentanza della Brigata 2506, perché erano venuti solamente
cinque integranti …La reazione in Florida è molto accesa per la vostra
presenza a questa conferenza. Lei che cosa commenta a questo proposito.”
A.D.:
“Io mi aspettavo tutto questo e sono venuto a Cuba con la coscienza che
mi avrebbero attaccato. So esattamente che un gruppo di persone non ha
potuto e saputo superare il proprio odio, mentre io ho vinto il mio
antico odio. Coloro sono divenuti i fondamentalisti del processo con
Cuba, ma per fortuna il numero di queste persone è sempre più ridotto.
In realtà questa Conferenza è un processo storico al quale doveva
partecipare qualche integrante della Brigata, per esporre i punti di
vista della Brigata, i suoi motivi… Per dire chi eravamo noi della
Brigata, noi che siamo venuti qui e anche quelli che non hanno voluto
venire. Questo è un problema loro, non è un problema mio e io credo di
stare compiendo il mio dovere.
La
questione della rappresentatività alla Conferenza è relativa. A questo
incontro non potevano partecipare tutti : per esempio contro di noi
combatterono circa 60 – 70 – 80.000 miliziani… non so quanti erano in
realtà e oggi ci sono solamente 24 persone dell’opposto schieramento per
parlare delle proprie posizioni… ossia se si parla di rappresentatività
si devono anche valutare il contesto e le motivazioni della riunione.
Altrimenti dovevamo andare a Piazza della Rivoluzione, no?”
I.G.:
“ Vuole aggiungere qualcosa?”
A.D.:
“ No, no, basta così!”
ROBERT REYNOLDS, EX AGENTE DELLA CIA E RESPONSABILE DELLA STAZIONE DI
MIAMI NEGLI ANNI ’60.
I.G.:
“ Lei faceva parte del gruppo che organizzò l’operazione di Baia dei
Porci nel 1961?”
R.R.:
“ No, no! Io no!”
I.G..:
“Quale era quindi il suo ruolo nella CIA rispetto a Cuba?”
R.R.:
“ Il mio ruolo principale io lo svolgevo a Miami, dove avevamo una base
e dove reclutammo moltissimi cubani auto - esiliati, nel 1960.
Noi
li portavamo nei campi di addestramento e molti poi parteciparono alla
invasione e alla battaglia di Baia dei Porci, a Cuba.”
I.G.:
“Lei dice che ammirava Fidel Castro, però il suo lavoro era quello di
reclutare persone per combattere contro Cuba. Non ha mai avuto problemi
per il suo comportamento così contraddittorio?”
R.R.:
“No, no! Lei sa bene come succede quando si lavora per un governo…”
Si gira e se ne va…
PETER KOMBLUH, DIRETTORE DEL PROGETTO CUBA DEGLI ARCHIVI DELLA SICUREZZA
NAZIONALE DELL’UNIVERSITÀ GEORGE WASHINGTON
I.
G.: “ Che pensa al suo termine, di questa conferenza?”
P.
K.: “ La conferenza è stata uno sforzo per esaminare nuovamente la
storia: una storia molto importante per le relazioni tra Cuba e gli
Stati Uniti. La battaglia della Baia dei Porci fu anche un aspetto molto
importante delle politica interna degli USA.
Io
credo che questa sia stata una conferenza storica, ma il fatto di aver
unito le due parti per la prima volta creando un ponte tra i combattenti
che si affrontarono su questa stessa spiaggia 40 anni fa è un fatto
davvero straordinario… Io credo che questa conferenza abbia un
significato immenso per la situazione politica degli Stati Uniti e che
avrà una forte ripercussione, forse nel tempo e sicuramente non con
questa amministrazione (Bush). Forse ci vorranno 3 o 4 anni ancora.
L’incontro al quale abbiamo partecipato è stato molto positivo perché
quella lezione che è stata la sconfitta nella battaglia di Baia dei
Porci insegna che una aggressione come quella non deve far pare dei
metodi di politica estera di una super - potenza come gli Stati Uniti,
soprattutto nel mondo in cui viviamo attualmente.
WAYNE SMITH, EX AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI A CUBA
Waye
Smith fu ambasciatore degli Stati Uniti dal 1958 al 1961 e poi il
responsabile - dal 1978 al 1989 - dell’Ufficio di Interesse.
I.G.:
“ Lei crede che questa conferenza possa in qualche modo influire sulle
relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba ?”
W.S.:
“Assolutamente no! Questo forse è il fatto più doloroso e mi dispiace
dirlo, essendo io un cittadino statunitense, ma negli ultimi due giorni
parlando degli errori degli Stati Uniti e della CIA abbiamo constatato
che gli USA non hanno appreso nulla negli ultimi 40 anni e proprio
adesso si sta parlando di nominare Otto Reich un “duro” tra gli esiliati
di Miami, sotto - segretario per gli Affari Latino – Americani.
Si
sta parlando di fondi per fare propaganda contro Cuba, per organizzare
l’opposizione a Cuba e via dicendo.
Siamo ancora fermi al primo capitolo della conferenza, ossia alla
organizzazione della battaglia, con un totale fallimento…
I.G.:
“ Lei che è un ex diplomatico e che conosce bene l’Avana che cosa
prevede da questo governo con il Presidente George Bush?”
W.S.:
“ Io credo che sia giunto il momento di stabilire una politica sensata
verso Cuba, anche se non è necessario essere d’accordo su tutto, ma si
deve cominciare a aprire un dialogo e discutere, negoziare i disaccordi
tra i due paesi …Se abbiamo relazioni diplomatiche e commerciali,
relazioni normali con la Cina e con il Vietnam, se possiamo dialogare
con la Corea del Nord – io ero caporale durante la guerra in Corea e ho
perduto là molti amici, ma oggi possiamo sederci attorno a una tavola
con i nord - coreani e ne sono lieto perché questo fatto merita un
applauso - perchè non facciamo lo stesso con i cubani? Mi appare
decisamente assurdo…”
I.G.:
“ Avrebbe partecipato a una riunione come questa dieci anni fa?”
W.S.:
“ Si di fatto io ho partecipato anche alla conferenza sulla crisi di
ottobre …
I.G.
Prima si poteva conversare meglio di adesso?”
W.S.:
“ Nel ’92, con Clinton nacquero alcune speranze per un cambiamento, una
apertura, ma adesso con Bush io credo che non ci si possa aspettare
nulla di positivo: certo che vorrei poter essere più ottimista.”
I.G.:
Perché questa amministrazione è tanto ostinata nella sua politica contro
Cuba?”
W.S.:
“ Non me lo spiego nemmeno io…Sembra che il Congresso abbia un debito
verso il gruppo, assolutamente minoritario, dei cubano – americani di
Miami. È assurdo anche pensando alle elezioni… Gore ha vinto nella
Contea di Miami - Dade dove vivono moltissimi cubani esiliati. Lì ha
vinto Gore e la sua vittoria, ossia il margine di differenza fu molto
stretto per la vittoria per la Florida. Alcune centinaia di cittadini,
includendo tutti coloro che sono decisamente contrari all’embargo,
avrebbero potuto coprire il margine della vittoria… La FNCA, la
Fondazione Nazionale Cubano Americana e i suoi “duri” regalano molto
denaro, ma non si deve dimenticare che gli industriali ne regalano
molto di più e così i ricchi agricoltori e altri … perché quindi
compiacere questo piccolo gruppo di Miami? La nostra politica verso Cuba
è obsoleta per definizione, la guerra fredda è terminata, non serve per
gli interessi degli Stati Uniti, non risponde agli interessi degli
imprenditori e degli agricoltori, non viene appoggiata dalla gran
maggioranza degli statunitensi e nemmeno dalla maggioranza del
Congresso… Ma l’amministrazione insite a mantenere o forse anche a
rendere più dura questa politica assurda per fare piacere a questa
piccola minoranza. Io davvero non mi spiego il perché. Affermare che si
tratta di un problema di politica interna non è certo una spiegazione!
Io posso capire questo, ma la politica interna necessita un cambiamento
che non si fa vedere… Io dico anche che tutto questo è umiliante per un
cittadino statunitense e che questa politica è così stupida che è penoso
analizzarla.”
I.G.:
“ Lei dice che è umiliante perché il governo degli Stati Uniti si
comporta come un ostaggio nelle mani della comunità cubano americana
della Florida ?”
W.S.:
“ Non dico nemmeno che si tratta di affari interni, affari nostri …va
bene… ma non c’è nessuna logica!”
I.G.:
“ Lei crede che da parte del Governo cubano ci siano le condizioni per
effettuare cambiamenti?”
W.S.:
Io credo che con una politica differente da parte degli Stati Uniti si
potrebbe ottenere una miglior disposizione da parte del governo cubano
per negoziare e per cominciare un dialogo. Dato però che il governo
cubano vede solamente ostilità la reazione è di difesa ed anche
totalmente comprensibile. D’altronde, in che maniera si potrebbe reagire
davanti al tentativo di nominare sotto segretario il Sig. Otto Reich?”
Ci
saluta e se ne va ridendo …
José Ramón Fernández
I.G.:
Come valuta la Conferenza al suo termine? Che effetto le ha fatto
rivivere tutti quei successi dopo 40 anni?
J.R.F.: “ Credo che si stata un successo, si è svolta molto bene è stata
utile, ma non possiamo pretendere in un solo incontro di chiarire tutti
i dubbi… Certo un dialogo e uno scambio come questi aiutano a chiarire
il passato e anche il pensiero di tutti coloro che parteciparono e che
sono qui presenti: abbiamo coinciso fortemente nell’analisi dei fatti
che accaddero…”
I.G.:
“ Lei crede che il prossimo anno si potrebbe ripetere un incontro come
questo per il 40º anniversario della crisi di ottobre o crisi dei
missili?”
J.R.F.: “ Non dipende da me perché io non partecipai alla crisi dei
missili ma credo che potrebbe essere sicuramente utile.”
I.G.
: “Per tutta la Conferenza i cinque ex membri della Brigata 2506 sono
stati chiamati “brigatisti”… Al termine dell’incontro torneranno ad
essere mercenari?”
J.R.F.: “ Saranno gli invasori o i brigatisti come abbiamo detto in
questi giorni. Noi siamo persone serie e abbiamo valutato accuratamente
la volontà di costoro che sono venuti qui e abbiamo utilizzato termini
precisi per riferirci a loro e a tutti coloro che hanno un comportamento
civile, di dialogo e di scambio, di analisi e di discussione.”
I.G.:
“C’è stato qualcosa in questa Conferenza che non l’ha soddisfatta?”
J.R.F.: “ Io mi sento soddisfatto e mi sono mosso seguendo le mie
convinzioni, ho chiarito sin dall’inizio che non si trattava di un
dialogo composto da rancori e parole amare perché 40 anni sono
sufficienti per creare condizioni favorevoli a uno scambio civile e
rispettoso così come è avvenuto.”
I.G.:
“ Lei aveva detto che con questo incontro si sarebbe fissata
definitivamente la storia di tutto ciò che avvenne a Playa Girón (e che
lei lo sperava vivamente). Al termine di questa Conferenza pensa davvero
che la messa a fuoco sui quei fatti sia cambiata, sia più chiara?”
J.R.F.: “Oggi abbiamo una migliore comprensione sull’origine di molti
fatti, considerando che anche coloro che venivano contro di noi avevano
pareri differenti e spesso non attribuivano ai fatti le stesse origini o
le stesse responsabilità. Io credo che ci sia una nuova messa a fuoco
anche se non riguarda tutti i fatti avvenuti passo passo… Spero che
continueremo a parlare anche quando la conferenza sarà finita.
I.G.:
“ Generale Fernandez, come mai sono rimasti i cartelloni con la parola
“Mercenari”, visto che il termine è stato annullato durante la
Conferenza?”
J.R.F.: “ I cartelloni sono lì e lì rimarranno per favore…Non abbiamo
usato il termine per i motivi già spiegati precedentemente…”
I.G.:
Ma si pensa comunque che i membri della Brigata 2506 erano mercenari
oppure no?”
J.R.F.: “ Non voglio parlare di questo perché noi, qui e adesso abbiamo
usato termini rispettosi e concetti ritenuti adatti alla discussione
nella situazione attuale e con l’atmosfera che si è creata tra di noi,
per loro e per noi.”
I.G.:
“ Ma quale è stato questo stato d’animo?”
J.R.F.: “ Pacato, di analisi solida ben fondato alla ricerca di cause
per realizzare un’esperienza educativa…”
Ricardo Alarcón de Quesada, Presidente dell’Assemblea Nazionale del
Poder Popular.
Credo che la Conferenza sia stata importante perché ci ha permesso
un’analisi ponderata su tutti gli avvenimenti nel loro contesto storico,
inseriti nella loro cornice, cioè in quella politica statunitense che
portò al tentativo di invasione di Cuba e ci ha anche permesso anche
un’analisi dell’attualità, con quei fattori che portarono a quei fatti
sempre presenti. Negli Stati Uniti si è fatto molto rumore attorno a
questa Conferenza, ma purtroppo la sconfitta durissima subita 40 anni fa
non ha insegnato nulla agli USA, soprattutto nell’ambito ufficiale di
Washington.
I.G.:
“ Questa Conferenza con la sua dichiarazione finale per esempio potrebbe
contribuire a migliorare le relazioni con gli USA?”
R.A.:
“ Gli Stati Uniti non sono qui; qui sono presenti alcune personalità che
furono importanti personaggi in causa nell’amministrazione Kennedy, ci
sono alcuni ufficiali importanti della CIA dell’epoca, accademici vari…I
rappresentanti del governo attuale però non ci sono…e inoltre
guardandoci bene intorno sembra che l’attuale governo statunitense,
l’attuale amministrazione e l’attuale congresso stiano seguendo
esattamente la stessa linea che portò a Playa Girón in quei giorni.”
I.G.:
“ Lei crede che si potrebbe ripetere un aggressione?”
R.A.:
Quando una politica si basa sull’irrazionalità non si può escludere
nulla e io credo che, perlomeno, dobbiamo avere fiducia nel fatto che è
molto utile ricordare a quei signori che se 40 anni fa non sono stati
capaci di batterci, oggi la loro sconfitta sarebbe sicuramente
decuplicata.
Arthur Schlesinger, Assessore di John Kennedy
Io
faccio parte della delegazione degli Stati Uniti e ringrazio tutti per
averci dato la possibilità di confrontarci Ringrazio il Presidente
Castro che ha dato la sua disponibilità per questo nuovo incontro. Il
Presidente Kennedy disse dopo la sconfitta di Baia dei Porci che la
vittoria ha cento padri, ma la sconfitta è orfana…
Richard Goodwuin ha chiarito questa dichiarazione e l’ha convertita in
un aforisma; ha detto che se la vittoria ha cento padri, la sconfitta
ha cento storiografi. Ma la storia è un argomento senza fine e non
esiste una mai parola definitiva…
Alcuni storiografi sono prigionieri delle proprie ricerche e dei propri
risultati e, come disse Oscar Wilde, la storia dovrà sempre venire
scritta nuovamente. Io da parte mia dirò che la Conferenza ha messo in
risalto nuovi punti di vista, nuovi documenti… e così siamo riusciti a
chiarire, ad arricchire, a cambiare anche la storia di alcuni fatti
registrati sino ad oggi con procedimenti meno esatti. Vorrei
sottolineare quello che ha detto Kombluh rispetto al passato e rispetto
al futuro. Questo dialogo riguarda un ricordo amaro, una situazione
triste per alcuni di noi presenti: è stato positivo trovarci qui,
parlando in maniera misurata, perché ci aiuta a sperare nel futuro.
Oggi io sono contrario a quella terribile avventura, così come mi
oppongo alla politica attuale del mio governo che sostiene l’embargo
contro Cuba anche molto tempo dopo che le motivazioni che giustificarono
questa imposizione sono scomparse, con il termine della guerra fredda e
da quando il governo cubano non appoggia più i movimenti rivoluzionari
dell’America del Sud. Ormai è stata eliminata la possibilità
dell’esistenza di una base sovietica a Cuba e non ci sono motivazioni
per mantenere l’embargo. Non sono probabili cambiamenti in questo senso
dopo le elezioni avvenute negli USA, ma dobbiamo sperare, perché le
inchieste tra il pubblico degli Stati Uniti dimostrano che la
maggioranza dei cittadini sarebbe felice di eliminare questa imposizione
contro il popolo cubano. Io penso che l’amministrazione Bush dovrebbe
riflettere. Potrebbero avvenire cambiamenti e spero di vivere abbastanza
per vederli ( chi parla ha più di 80 anni). Mi piacerebbe vivere ancora
nel momento in cui le relazioni tra i due paesi si saranno ristabilite.
Alfredo Durán membro della Brigata 2506:
Io
sono qui a Playa Girón per rendere omaggio a tutti i cubani che sono
morti su queste spiagge: quelli delle forze rivoluzionarie di Cuba e
quelli della Brigata 2506, con la speranza che un fatto tanto tragico
non si ripeta mai nella storia della nostra patria (Cuba). Ringrazio per
avermi permesso di partecipare e di venire qui a rendere omaggio a tutti
quei coraggiosi cubani.
Gioia Minuti, la direttrice di Isla Grande :
Domanda :“Non so chi mi vorrà rispondere, ma vorrei sapere, dopo tutto
quello che ho sentito, se veramente la sola soluzione per ottenere una
relazione rispettosa da parte degli USA verso Cuba sarà lo sviluppo
della questione morale, ossia lo sviluppo della coscienza nel popolo
statunitense per far sì che effettui una pressione tale sul suo Governo
e sul suo Congresso da obbligarli a cambiare la politica verso Cuba ?”
Arthur Schlesinger
Credo che la popolazione degli USA sia a favore di una normalizzazione
delle relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba. La minoranza che vi si
oppone con violenza ha sempre avuta una forte influenza e purtroppo si
trova concentrata in uno Stato importante come la Florida, che ha un
numero considerevole di voti elettorali (24). Le relazioni tra gli Usa e
Cuba non sono solamente di politica estera, ma anche di politica
interna. Voglio poi dire che i democratici che avevano più
possibilità di un’intesa con Cuba stavano per vincere in Florida nelle
ultime elezioni… Alcune autorità pensano che il Partito Democratico
vinse realmente e io spero che avvenga un cambio, prima o poi ...
Ricardo Alarcón de Quesada Presidente del Parlamento Cubano
Indubbiamente la vittoria di Playa Girón è stata determinante nel corso
della rivoluzione cubana. Qui, su questa sabbia, su queste spiagge, i
cubani hanno combattuto per la prima volta in difesa del socialismo,
come si può vedere dalle foto del museo. Qui combatterono i cubani che
avevano fatto parte delle associazioni che lottarono contro Batista,
riunite in una sola organizzazione politica. La maggioranza dei
combattenti erano persone del popolo: Playa Girón fu il loro battesimo
del fuoco. Comunque vennero qui a difendere Cuba i combattenti della
Sierra e quelli della clandestinità, migliaia di cubani e di giovani che
sino a quel momento non avevano mai partecipato alla lotta
rivoluzionaria…
Fu
un momento di consacrazione dell’unità rivoluzionaria dell’unità di un
progetto socialista : dopo Playa Girón il cosiddetto “Progetto Cuba”,
ossia il progetto degli Stati Uniti per distruggere la Rivoluzione
cubana non scomparve, ma andò avanti. In questa Conferenza sono state
analizzate molte facce della tappa posteriore alla tentava invasione,
quando continuò la resistenza e la lotta del popolo cubano, alla quale
si riferì anche Ernesto Che Guevara. Il Che parlò della dinamica
dell’aggressione statunitense, delle azioni della contro rivoluzione e
della radicalizzazione della Rivoluzione cubana quale risposta. La
battaglia di Playa Girón fu uno dei momenti chiave di quella dinamica.
Domanda: “Come si potrebbe eliminare il blocco economico adesso, che si
può fare per eliminarlo?”
Arthur Schlesinger: Qualsiasi Presidente USA, prima di Bush, poteva
cancellare il blocco economico contro Cuba che venne creato con un
ordine esecutivo. Dopo che il Governo cubano sparò ai due aerei del
gruppo Hermanos al Rescate, (che avevano ripetutamente invaso il
territorio aereo cubano mettendo in pericolo anche la sicurezza degli
aerei in transito – Nota del giornalista) il progetto Helms - Burton
venne approvato dal Congresso. Il risultato fu che adesso nessun
Presidente degli Stati Uniti può annullare l’embargo, anche se gli
uomini d’affari statunitensi vogliono investire e fare affari con Cuba e
a Cuba. Speriamo che sorgano opportunità più favorevoli nel Congresso
per far sì che la presidenza USA possa abolire questa limitazione.
Alarcón chiede di aggiungere alcune dichiarazioni:
R.A.:
“La dichiarazione congiunta letta poco fa dimostra che la Conferenza ha
avuto un carattere costruttivo, con un dialogo e un dibattito utili e
mutuamente rispettosi. Possiamo dire, come cubani, che la conclusione
più importante da trarre dalla battaglia di Playa Girón si
riferisce alle conseguenze che portò per i due paesi e si può aggiungere
anche che gli Stati Uniti d’America, in tanti anni di storia, hanno
voluto ignorare la realtà che Cuba è una nazione libera e indipendente.
Questa pretesa di ignorare l’indipendenza di Cuba condusse a quel dramma
che si svolse su queste spiagge.
Quella pretesa esisteva nella storia molto prima che la CIA sviluppasse
il “Programma Cuba” negli anni ’60. Molti documenti ora pubblici lo
testimoniano, così come altri documenti mai classificati, che sono parte
di una storia comune per i due paesi, come per esempio il Diario di John
Quincy, che si pubblicò nel secolo passato…
Agli
inizi del XXº secolo lo storiografo Ramiro Guerra lo rese famoso a Cuba.
Molti cubani lo lessero e oggi quel diario parla, come 178 anni fa, di
un eventuale annessione e il Consiglio dei Ministri degli USA di quell’epoca
dovette analizzare e discutere in molte sessioni anche le notizie
fornite da un Sig. Sánchez e un Sig. Hernández (erano evidentemente i
nomi di guerra di futuri agenti della CIA) presentate a un gabinetto
ministeriale; lì si discuteva il destino di Cuba, prima ancora che
nascesse la maggioranza dei cubani che avrebbe combattuto nella prima
guerra di indipendenza. La pretesa di annessione è molto anteriore
all’origine stessa della nazione cubana, ha radici molto profonde e
disgraziatamente non è solo un problema storico, ma appare oggi in molti
Siti Internet degli Stati Uniti. La negazione dell’indipendenza continua
ad essere preponderante negli USA rispetto a Cuba. Noi oggi non stiamo
però affrontando un’aggressione militare: la differenza tra il progetto
Cuba di oggi e che quello di 40 anni fa è che allora era un’azione
nascosta e segreta
mentre adesso, oltre alle operazioni nascoste e segrete ci sono anche le
sanzioni legislative e quelle presidenziali, diffuse perché tutti le
conoscano. È sufficiente entrare nel Sito Web della CIA Internazionale
per conoscere come si sviluppa questo programma: la differenza con gli
anni 59 – 60 è assai poca. Allora il programma lo aveva approvato
Eisenhower che voleva disporre di una opposizione forte dentro e fuori
di Cuba …Vi racconto ciò che il generale Kirkpatrick ci ha spiegato su
ciò che si sta facendo sin dal 1959 negli Stati Uniti a questo
proposito. La AID (Agenzia di Sviluppo Internazionale USA) ha
sostenuto che ciò che si legge nei Siti è solo una piccola parte di ciò
che si fa e che tutto il movimento viene controllato da Inter Agency
Working Group che decide l’uso dei fondi, che controlla e verifica
l’esecuzione dei progetti dentro Cuba e che è composta dai principali
dipartimenti del governo degli Stati Uniti. Non solamente il
Tesoro, ossia lo Stato vero e proprio, ma anche il Consiglio Nazionale
di Sicurezza - anche con l’attuale amministrazione – hanno sempre
progettato e progettano di intensificare le attività sovversive contro
Cuba. 40 anni fa, quando cominciò la prima fase del Progetto Cuba,
i propositi erano gli stessi di oggi. Avvenne la disfatta militare di
Playa Girón, una lezione solenne per gli USA, che fece capire che i
cubani non rinunceranno mai alla propria indipendenza, che dimostrò che
i cubani sanno combattere …La lezione però non è servita e quelli che
prendono le decisioni negli Stati Uniti, ma costoro devono stare
attenti a non obbligarci a dimostrare di nuovo che su qualsiasi terreno
noi continueremo a salvare la nostra indipendenza e la nostra sovranità.
Può
sembrare un processo molto complicato un lavoro sulle coscienze degli
abitanti degli USA, come diceva la collega italiana, Direttrice di Isla
Grande, ma certamente il ruolo del popolo è determinante, così come la
buona volontà e la grande maggioranza degli statunitensi non vuole
opprimere, non ha pretese imperialistiche e per questo è basilare che il
popolo statunitense conosca la verità su Cuba. La funzione degli
storiografi, degli accademici e dei ricercatori come coloro che sono
venuti qui all’Avana per la Conferenza, è molto importante.
Arthur Schlesinger Asessore del Presidente Kennedy: Alarcon conosce bene
la storia degli USA ed è vero che sicuramente Quincy pensava
nell’annessione di Cuba agli Stati Uniti, così come Thomas Jefferson,
ma di fatto oggi Cuba non è annessa alla Unione Americana perché è
indipendente, al disopra di ciò che pensano gli statisti. Il popolo
statunitense rispetta la libertà del popolo di Cuba ( e il popolo cubano
l’ha fatta rispettare nella storia… (Nota del giornalista). Il
fatto è che dopo le dichiarazioni di Quincy non è mai stata organizzata
una vera mobilitazione in favore dell’annessione di Cuba e io ve lo
posso garantire.
I
DOCUMENTI RIVELATI
DOCUMENTO SEGRETO
LA
CASA BIANCA
WASHINGTON
Agosto 22, 1961.
MEMORANDUM PER IL PRESIDENTE
Assunto: La Conversazione con il Comandante Ernesto Guevara di
Cuba.
La
conversazione è avvenuta nella notte del 17 agosto (alle 2 circa).
Numerosi membri delle delegazioni del Brasile e dell’Argentina avevano
operato notevolmente durante la Conferenza a Punta dell’Est per
concordare questo incontro tra me e Che Guevara . L’incontro si è
svolto con l’ovvio consenso del Che Guevara che dimostrava anche con
una certa fretta. Io invece avevo evitato di incontrarlo durante la
Conferenza. Il martedì eravamo arrivati a Montevideo e mi avevano
invitato alla festa di compleanno del delegato locale del Brasile,
responsabile dell’area di libero commercio. Io ero già arrivato da
alcune ore, quando uno degli argentini presenti, che faceva parte della
delegazione del suo paese, mi informò che era stato invitato alla festa
anche il Che Guevara . Giunse alle due della notte circa e avvisò
Edmundo Barbosa Da Silva del Brasile e Horacio Larreta dell’Argentina
che aveva qualcosa da comunicarmi. Entrammo tutti e quattro in una
stanza e quanto segue è un riassunto di quello che ci siamo detti. Il
brasiliano e l’argentino si alternavano come interpreti.
Il
Che Guevara era vestito con l’uniforme verde olivo abituale. Dietro la
barba rada e scarsa i suoi lineamenti erano dolci e gentili, quasi
femminili, e il suo comportamento era molto intenso. Egli ha molto senso
umoristico e ha scherzato molto durante tutto l’incontrò. Quando ha
iniziato a parlare però pareva arrabbiato, ma poi si è rilassato e ha
parlato liberamente per tutto il tempo. Non ha permesso mai che
nascessero dubbi sulla sua personale e intensa devozione per il
comunismo, ma la sua conversazione era libera dalla propaganda o da
posizioni presuntuose. Ha parlato tranquillamente e direttamente
dando molti dettagli e con molta obiettività. Non ha permesso mai che
noi avessimo dubbi sul fatto che era libero nel parlare a nome del suo
governo e raramente ha espresso distinzioni tra le sue osservazioni
personali e la posizione ufficiale del governo cubano. Io avevo la
precisa impressione che lui avesse pensato molto accuratamente a tutto
quello che stava sostenendo - - loro erano molto ben organizzati. Io gli
ho detto al principio della conversazione che non avevo l’autorità per
negoziare i problemi del mio paese, ma che avrei riferito tutto quello
che egli mi avrebbe detto agli ufficiali interessati del nostro governo.
Il
Che Guevara mi ha detto “ Bene!” e ha cominciato a parlare.
Che
Guevara ha cominciato la conversazione dicendo che io dovevo cercare di
comprendere la Rivoluzione cubana. A Cuba si voleva costruire uno stato
socialista e quella rivoluzione che i cubani avevano appena iniziato
era irreversibile. Cuba era già uscita dalla sfera di influenza
degli Stati Uniti ed anche questo era un fatto irreversibile.
I
cubani volevano stabilire un sistema di partito unico con Fidel Castro
come Segretario Generale del Partito. Cuba avrebbe avuto molte relazioni
con i paesi dell’est europeo per simpatie naturali e per le convinzioni
comuni sulle strutture proprie dell’ordine sociale.
“I
cubani sentono di avere l’appoggio delle masse per la loro Rivoluzione e
sanno anche che questo appoggio crescerà con il passare del tempo.” Ha
dichiarato.
Che
Guevara mi ha detto anche che gli Stati Uniti non devono pronunciare
false accuse come queste :
a)
Gli Stati Uniti possono riscattare Cuba degli artigli del comunismo (si
stava riferendo a una seconda azione militare diretta);
b)
Fidel è un moderato circondato da una banda di uomini fanatici e
aggressivi che lo possono convincere ad avere relazioni con il mondo
occidentale.
La
Rivoluzione non si può distruggere, ha continuato, togliendole gli
appoggi per danneggiarla, perché diventerà sempre più forte.
Egli
ha parlato della grande forza della Rivoluzione cubana e dell’effetto
notevolissimo che aveva nel pensiero liberale di tutta l’America Latina…
Per esempio – ha aggiunto ancora - le forze della sinistra dell’Uruguay
si stanno riunendo sotto le bandiere di Cuba. Poi ha detto che se
Cuba avesse corso un pericolo si potevano scatenare molte guerre civili
in molti paesi - - e che quelle guerre potevano scoppiare in qualsiasi
momento.
Egli
ha parlato con molta intensità dell’effetto di Cuba nel continente e
della crescete forza del suo esempio. Per la costruzione di uno stato
comunista Cuba non aveva ripetuto tutti i movimenti aggressivi avvenuti
nei paesi dell’Est. Non pretendevano certo di costruire una cortina di
ferro attorno a Cuba, ma volevano invece dare il benvenuto a tecnici e
visitanti di tutti i paesi che sarebbero venuti a collaborare. Ha
parlato del problema del furto degli aerei…Ha detto che non sapeva se io
ero al corrente che Cuba non era responsabile di alcun sequestro.
Il
primo aereo era stato preso da un giovane che era un buon ragazzo in
fondo, un po’ ribelle però, e che ora si trovava rinchiuso in un
carcere.
I
cubani sospettavano che l’ultimo aereo era stato rubato da un
provocatore (un agente della CIA). Che Guevara ha insinuato che temeva
che continuando ad avvenire, quei furti sarebbero divenuti un forte
pericolo. Poi ha cominciato a parlare delle difficoltà dell’Alleanza per
il Progresso. Mi ha chiesto se avevo ascoltato il suo discorso alla
chiusura della Conferenza e io gli ho risposto che lo avevo ascoltato
con grande attenzione.
Nel
suo discorso egli aveva parlato – mi ha ricordato – dei suoi punti di
vista sull’Alleanza per il Progresso.
(In
quel discorso Guevara disse che l’andamento dell’Alleanza era buono, ma
che nel tempo si sarebbe rivelato un fallimento). Poi ha parlato del
ruolo delle forze storiche che stavano lavorando per combattere il
comunismo, etc – che ci sarebbero state rivoluzioni comuniste e colpi di
stato di destra per evitare che le sinistre potessero trionfare e che si
sarebbero presentate le occasioni per la conquista del potere da parte
dei comunisti con elezioni popolari.
Ha
anche detto che voleva aggiungere che esisteva un contraddizione
intrinseca nell’Alleanza. Dando coraggio alle forze del cambiamento e ai
desideri delle masse, gli Stati Uniti potevano perdere l’autorità su
quelle forze che già si trovavano fuori dal loro controllo e che poteva
avvenire anche negli USA una rivoluzione come quella cubana. Non ha
detto mai però che Cuba giocherà un ruolo più diretto nella marcia
della storia. Lui – ha continuato Che Guevara – ora che aveva
discusso i nostri problemi (degli USA), sarebbe stato contento di
discutere i problemi cubani –facendolo in maniera franca perché a Cuba
si dovevano risolvere molti problemi di base, ha commentato.
1. A
Cuba esisteva un sentimento rivoluzionario perturbatore, c’erano uomini
armati e sabotaggi.
2.La
piccola borghesi era ostile alla Rivoluzione o, nel migliore dei casi,
era molto tiepida.
3 La
chiesa cattolica… ( qui egli ha scosso la testa in un gesto di
incomprensione)
“Le
fabbriche cubane continuano a cercare negli USA le risorse necessarie
specialmente i pezzi di ricambio e spesso la mancanza di questi pezzi
rendeva molto critiche le situazioni.
I
cubani hanno accelerato i processi di sviluppo troppo rapidamente e le
riserve di moneta forte sono decisamente scarse. Per questo,
attualmente, Cuba non ha la possibilità di importare beni di consumo e
di soddisfare le necessità di base della popolazione.”
I
Cubani però non chiedevano una intesa con gli USA perché sapevano che
non era possibile Chiedevano un “modus vivendi”, una formula transitoria
di modus vivendi tra le due nazioni.
Ovviamente – ha continuato – è molto difficile trovare la formula
effettiva di questo modus vivendi e lui lo sapeva bene perché ci stava
pensando già da molto tempo.
Che
Guevara ha aggiunto che pensava che gli Stati Uniti stessi potevano
trovare la formula giusta, perché da noi, negli USA, ci si deve
preoccupare dell’opinione pubblica, e ha detto anche che lui stesso,
cioè Cuba, avrebbe accettato qualsiasi formula che non preoccupasse
l’opinione pubblica.
Io
non ho detto nulla, nemmeno una parola; lui ha atteso e poi ha aggiunto
che aveva delle idee che gli giravano per la testa…
Gli
cubani non potevano restituire le proprietà espropriate e le banche ma
Cuba poteva pagare in cambio per queste proprietà.
Cuba
poteva accettare di non stabilire relazioni di alleanza con l’Est
europeo, anche se questo non avrebbe danneggiato le simpatie naturali
per quella regione.
“Cuba avrà libere elezioni solamente dopo un periodo di
istituzionalizzazione, quando la Rivoluzione sarà terminata.”
Rispondendo a una mia domanda, Che Guevara ha aggiunto che era previsto
lo stabilimento di un partito unico. Cuba ovviamente non avrebbe
attaccato Guantanamo (in quel momento Guevara ha sorriso sapendo
l’assurdità di quella dichiarazione). Egli mi ha detto con
evidente imbarazzo, abbastanza seccato per la presenza dei due
“interpreti”, che i cubani avrebbero discusso le attività della
Rivoluzione cubana in altri paesi. Poi ha continuato dicendo che
ci ringraziavano molto per la tentata invasione di Playa Girón, perché
questa si era trasformata in una grande vittoria politica per Cuba --
che aveva permesso di consolidare la realtà cubana e che aveva
trasformato una piccola isola in un paese uguale agli USA.
Ernesto Guevara ha sostenuto che erano tutte cose molto complicate da
negoziare, ma che gli USA potevano aprire su alcuni aspetti per
cominciare a discutere di molti fatti subordinati.
Egli
ha suggerito di cominciare la discussione proprio parlando del sequestro
degli aerei.(Noi presumibilmente invece preferivamo utilizzare il caso
degli aerei come copertura in conversazioni molto più serie).
I
cubani, ha detto ancora, potevano discutere qualsiasi formula che non
implicasse la rinuncia al tipo di società che Cuba aveva scelto.
Alla
fine egli ha assicurato che non avrebbe detto a nessuno – meno che a
Fidel – ciò che si stava dicendo tra di noi. Io l’ho assicurato a mia
volta che non avrei mai reso pubblica la conversazione. Quando
abbiamo terminato di parlare io sono andato a scrivere queste note su
tutto quello che Guevara aveva sostenuto. Egli è rimasto alla festa e ha
conversato con i brasiliani e gli argentini. Larreta, l’argentino,
mi ha telefonato la mattina seguente per dirmi che Ernesto Che Guevara
pensava che la conversazione era stata buona e che gli aveva anche
confessato che era più facile parlare con le persone della “nuova
generazione”.
Queste note riassumono totalmente ciò è stato detto durante la
conversazione completa.
Dick
Goodwin
(
Assessore speciale del Presidente Kennedy)
Note
da un documento segreto cubano
·
Uno dei centri di reclutamento a Miami si trova in calle 17 e Biscayne
Boulevard e lì i mercenari si iscrivono apertamente per formare un
esercito invasore… ( è il 1960)
·
Agli inizi del ’61 un gruppo di 200 cubani e 23 statunitensi accampati
in baracche nel centro di Miami si stava preparando per sbarcare a Cuba
L’Isola Cisne (Swan) serve da punto di transito per i gruppi di
mercenari… Quest’isola in realtà appartiene al Guatemala, ma gli Stati
Uniti la usano come terra propria.
·
“Radio Cuba Indipendente” trasmette ogni giorno da una imbarcazione che
parte da Miami e trasmette consigli su come effettuare sabotaggi in
cinema, teatri e altri luoghi affollati dell’Avana.
·
Da New York a onde corte cinque volte la settimana si trasmette il
programma contro la rivoluzione “Per Cuba e con Cuba” che poi Radio Swan
ritrasmette a onde lunghe…
Tutte queste notizie fanno parte di una relazione redatta dal Comandante
della Rivoluzione Ramiro Valdés, che contiene notizie sugli accampamenti
e sulle basi dei contro rivoluzionari in Guatemala, in Nicaragua e nella
Florida.
La
relazione è datata 12 gennaio del 1961.
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uno dei partecipanti 40 anni dopo |
l'arrivo a Giron per la conferenza |
cartellone a Giron |
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Museo della Central Australia |
l'ex capo dell'ufficio degli interessi
USA |
Schelesinger e José Ramon Fernandez |
clicca sulle foto per ingrandirle
foto Samuel Hernandez
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