Sulla base degli ultimi dati dell’Oficina
Nacional de Estadisticas (ONE), l’Italia risulta essere il settimo
partner commerciale di Cuba a livello mondiale, dietro a Venezuela,
Cina, Canada, Spagna, Stati Uniti e Brasile, ed il secondo partner
commerciale di Cuba tra i Paesi dell’UE, dietro la Spagna.
I dati ISTAT rivelano che nel 2009 le esportazioni italiane verso
Cuba, pari a 186 milioni di Euro, sono diminuite del 36,9% rispetto al
2008 (295 milioni di Euro). Le importazioni italiane da Cuba nel 2009,
pari a 22,6 milioni di Euro, sono invece diminuite del 54,2% rispetto
al 2008 (49,4 milioni di Euro). Il crollo dell’interscambio tra Cuba e
Italia si spiega soprattutto con la crisi mondiale, con la difficile
situazione dell’economia cubana e con la connessa scelta governativa
di ridurre le importazioni per ristabilire l’equilibrio della bilancia
dei pagamenti. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel campo
degli investimenti esteri diretti l’Italia risulta essere il terzo
paese investitore a Cuba, con una quota del 19%, dopo la Spagna (25%)
e il Canada (20%). A Cuba l’Italia può vantare l’operatività di circa
una decina di imprese miste. I maggiori settori d’intervento sono le
telecomunicazioni - in particolare la partecipazione del 27% di
Telecom Italia quale unico socio straniero nell’azienda telefonica
cubana Etecsa – e l’industria agro-alimentare, in particolare il
controllo del 55% del capitale dell’impresa mista Citrus International
Corporation S.A. da parte del Gruppo Parmalat. L’Italia è stato
il primo Paese occidentale a firmare con Cuba, nel 1993, un Accordo
sulla promozione e protezione degli investimenti. Nel 2000 i due
Governi hanno inoltre sottoscritto un Accordo per evitare la doppia
imposizione dei redditi. L'Italia ha partecipato, con una
propria collettiva, alla XXVII edizione della Fiera Internazionale
dell’Avana (FIHAV), la più importante manifestazione fieristica dei
Caraibi nonché la terza dell’America Latina, tenutasi dal 2 al 7
novembre 2009. Il Padiglione Italia è stato ufficialmente
inaugurato, il 2 novembre 2009, dal Vice Ministro per lo Sviluppo
Economico, On. Adolfo Urso, in missione a L’Avana e dal Primo Vice
Ministro per il commercio estero e gli investimenti, Orlando Hernandez
Guillen. In tale occasione i due Governi hanno firmato una
dichiarazione congiunta per la costituzione di un Gruppo di lavoro
interministeriale tra il nostro Ministero dello Sviluppo Economico (MSE)
e il Ministero per il commercio e gli investimenti esteri cubano (MINCEX).
Il gruppo bilaterale è destinato a dare un impulso alla
concretizzazione dei progetti di cooperazione economica e commerciale
tra i due Paesi. La missione del Vice Ministro Urso a Cuba, la
prima di un esponente governativo italiano negli ultimi nove anni, era
stata preceduta dalla firma a Roma, il 15 ottobre 2009, della
dichiarazione per la ripresa della cooperazione bilaterale da parte
del Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri italiano, On. Vincenzo
Scotti, e del Vice Ministro degli Esteri cubano, On. Dagoberto
Rodríguez Barrera. Da diverso tempo la SACE non effettua
operazioni assicurative sul mercato cubano a causa dell’elevato
rischio Paese. In ambito OCSE Cuba è stata collocata nella settima
categoria di rischio, la più alta esistente. Per ulteriori
approfondimenti su rischi e condizioni di assicurabilità si possono
consultare i siti della SACE (www.sace.it)
e dell’OCSE (www.oecd.org). Per
conoscere i prodotti della SIMEST attualmente utilizzabili si può
consultare il sito www.simest.it
Per informazioni sugli accordi bilaterali tra l’Italia e Cuba è
possibile consultare l’Archivio dei Trattati Internazionali del
Ministero degli Affari Esteri al seguente sito:
http://itra.esteri.it
L’ECONOMIA CUBANA: I NUMERI
Come premessa generale, va detto che le statistiche cubane sono in
genere incomplete e poco affidabili, anche se alcuni miglioramenti
sono stati realizzati negli ultimi anni. Per l’opposizione degli Stati
Uniti, Cuba non aderisce al Fondo Monetario Internazionale, né alle
altre Istituzioni Finanziarie Internazionali (Banca Mondiale, Banca
Interamericana di Sviluppo), il che lascia la Comunità internazionale
priva di statistiche economiche e finanziarie redatte sulla base di
una metodologia condivisa. La contabilità dello Stato e delle imprese
è redatta, inoltre, utilizzando come unità di misura il peso cubano
convertibile (CUC), che in tali calcoli è pari ufficialmente ad un
peso cubano nazionale (CUP). Nella sostanza sia il tasso di cambio non
ufficiale CUC/CUP (1 CUC = 24 CUP) sia il tasso di cambio ufficiale
CUC/USD (1 CUC = 1,08 USD) sono rivalutati unilateralmente dalle
autorità cubane. Di conseguenza, le cifre fornite sono di difficile
interpretazione, ma possono essere utili per conoscere, a grandi
linee, le tendenze e gli squilibri dell’economia cubana che sono
ufficialmente “riconosciuti” dalle stesse autorità cubane. Secondo i
dati preliminari pubblicati dall’ONE nel “Panorama economico e sociale
2009” lo scorso dicembre, nel 2009 il Prodotto Interno Lordo cubano,
pari a 46,3 miliardi di USD, sarebbe cresciuto del 1,4% rispetto al
2008, trainata dai settori dell’agricoltura (+4,5%), dei servizi (+4%)
e dei trasporti (+4,6%). Tale incremento risulta di gran lunga
inferiore all’obiettivo di crescita del 6% previsto dalle autorità
cubane ad inizio 2009 e oggetto di due revisioni al ribasso nel corso
dell’anno (+2,5% a maggio, +1,7% ad agosto). Per far quadrare i conti
dello Stato rispetto agli obiettivi di crescita inizialmente
programmati il Ministero dell’Economia e della Pianificazione cubano (MEP)
ha dovuto apportare, nel corso del 2009, due aggiustamenti del
bilancio, che hanno prodotto una drastica riduzione delle importazioni
e tagli alle spese correnti non imprescindibili. Nel dicembre 2009,
all’ultima sessione dell’Assemblea Nazionale del Poder Popular, il
Ministro dell’Economia e della Pianificazione, Marino Murillo, ha
menzionato tra le principali cause del rallentamento della crescita
del PIL nel 2009 l’embargo statunitense, la crisi economica mondiale,
il peggioramento dei termini di scambio, con particolare riferimento
alle quotazioni del nichel, il calo degli introiti derivanti dal
turismo e gli effetti dei tre cicloni del 2008. Un’enfasi particolare
è stata posta sulla crisi di liquidità del Paese iniziata a fine 2008,
che avrebbe fortemente limitato l’accesso al mercato dei capitali nel
corso del 2009.
Indicatori 2009 Valore Variazione annuale
Prodotto interno lordo (PIL) 46,3 miliardi di USD +1,4%
Deficit/PIL 3 miliardi di USD -4,8%
Saldo della Bilancia commerciale Non disponibile -
Saldo della Bilancia di servizi Non disponibile -
Saldo della Bilancia di beni e servizi 1,15 miliardi di USD -
Saldo della Bilancia delle partite correnti Non disponibile -
Saldo della Bilancia dei pagamenti Non disponibile -
Debito estero attivo (2007) 8,9 miliardi di USD +14,3%
Riserve auree e in valuta (stima) 2,6 miliardi di USD -
Rimesse dall’estero (stima) 900 milioni di USD -
Indice dei prezzi al consumatore In CUC
In CUP +1,4%
-3,3%
Tasso di disoccupazione - +1,7%
Salario medio nominale 427 CUP (19USD) +2,9%
Produttività del lavoro - -1,1%
Le numerose omissioni e i continui ritardi nella pubblicazione di
alcuni dati statistici fondamentali (bilancia commerciale, conto delle
partite correnti, flussi d’investimenti in entrata, ecc) non lasciano
tuttavia molto spazio all’ottimismo circa le reali condizioni
dell’economia cubana. Da fine 2008 Cuba sta attraversando una
gravissima crisi di liquidità, che rischia di trasformarsi in una
crisi di solvibilità nel corso del 2010. Durante l’ultima sessione
dell’Assemblea Nazionale del Poder Popular tale squilibrio è stato
definito dal Ministro Murillo come “il problema più immediato
dell’economia cubana”. Il sintomo più evidente di tale crisi è il
blocco dei pagamenti in valuta e dei trasferimenti verso l’estero
della valuta accumulata nei conti correnti delle imprese straniere
operanti a Cuba, manifestatosi a partire dal gennaio 2009.
Nell’utilizzo della scarsa valuta disponibile le autorità cubane
avrebbero attribuito un ordine di priorità alle importazioni di
alimenti dagli Stati Uniti, al settore petrolifero ed energetico, alle
importazioni indispensabili per i settori dell’economia che apportano
valuta al Paese (sanità, turismo, rum, sigari, ecc) e al rimborso dei
prestiti strutturati concessi da alcune grandi banche e delle lettere
di credito. Secondo molti analisti, la crisi di liquidità sarebbe di
natura sistemica dal momento che coinvolgerebbe la Banca centrale e
tutto il sistema bancario cubano. Lo Stato cubano non appare in grado,
infatti, di operare come prestatore in valuta di ultima istanza, né
può richiedere il sostegno finanziario degli organismi finanziari
internazionali o regionali, né può emettere facilmente obbligazioni
nel mercato dei capitali a causa del bassissimo rating internazionale.
Nel suo discorso del 20 dicembre scorso davanti all’Assemblea
Nazionale, Raul Castro non ha mancato di sottolineare che “nonostante
i segnali di recupero dell’economia mondiale, il 2010 sarà un anno
difficile e che si manterranno le restrizioni finanziarie derivanti
dalla crisi”.
Particolari sforzi sono profusi dal Governo cubano per salvaguardare
un minimo di credibilità del Paese nei confronti delle grandi banche
straniere, dalle quali dipende in definitiva il costo del credito e la
sua disponibilità nel medio termine. Lo scorso dicembre Raul Castro ha
reso noto che gli insoluti nei confronti di imprese straniere
accumulati al 1 agosto 2009 sarebbero stati ridotti di un terzo, ha
riaffermato la volontà del Governo cubano di “onorare i propri
obblighi fino all’ultimo centesimo nella misura delle possibilità
dell’economia” e ha sottolineato l’importanza delle ristrutturazioni
dei debiti in corso con i creditori stranieri. Cuba intrattiene
relazioni commerciali con 176 Paesi in tutto il mondo, ma i principali
Paesi partner risultano essere solo 15, appartenenti a quattro grandi
zone: l’America Latina (Venezuela, Brasile e Messico), l’America del
Nord (Canada e Stati Uniti), l’Europa (Spagna, Italia, Germania,
Olanda e Francia) inclusa la Russia, e l’Asia (Cina, Vietnam e
Giappone). Ad inizio 2010 il Governo cubano ha pubblicato le cifre
relative all’interscambio di beni e servizi relativo al 2009. Sulla
base delle statistiche dell’ONE, nel 2009 le importazioni cubane di
beni e servizi sarebbero diminuite del 37% e le esportazioni del 17%.
Nel 2009 il saldo di tale interscambio, che nel 2008 era stato
negativo per 2,3 miliardi di USD, ritornerebbe positivo a 1,15
miliardi di USD, grazie ad una drastica riduzione delle importazioni.
I tre principali prodotti dell’export cubano sono, nell’ordine, il
nichel e il cobalto, i prodotti petroliferi derivati e i prodotti
medicinali e le biotecnologie. Altri prodotti tipici esportati sono lo
zucchero e i suoi derivati, il tabacco, i prodotti della pesca, il
caffé e il rum. Tra i principali prodotti dell’import cubano figurano,
nell’ordine, il petrolio, i macchinari e le derrate alimentari. Cuba
importa inoltre metalli, prodotti dell’industria manifatturiera,
veicoli ed altri mezzi di trasporto e prodotti chimici.