40 ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI ERNESTO
CHE GUEVARA
Quando anche l’ultimo bossolo cadde per terra, l’odore di
cordite ed un irreale silenzio presero il posto della tensione che aveva regnato
fino a qualche attimo primo.
Ernesto Guevara de la Serna era stato assassinato per
ordine di Barrientos ma nessuno poteva immaginare che, proprio in quel momento,
era nata l’immortalità del guerrillero heroico.
Nello stesso anno il movimento giovanile degli studenti
americani di Berkely e quello del maggio francese, alzavano la testa
evidenziando quel malessere che anche in Italia – a qualche mese di distanza-
sarebbe stato ricordato come il sessantotto e che apriva la stagione di un
fenomenale movimento politicizzato di studenti ed operai che avrebbero lottato,
parallelamente, contro il letargo di idee che aveva contraddistinto quella epoca
fino a quel momento.
Non è nostra intenzione tracciare la storia di Ernesto Che
Guevara.
Abbastanza numerose sono le varie biografie che riempiono
scaffali di librerie di tutto il mondo, alle quali fare esplicito riferimento
per sapere tutto e di più sulla vita e sulle opere di questo argentino che ebbe
il coraggio di dedicare tutta la sua esistenza in nome di un mondo differente
che non fu mai realizzato.
Certo, rimangono tante domande in sospeso alle quali
nessuno risponderà mai e che, ovviamente, hanno dato modo a una miriade di
speculazioni di essere sponsorizzate da ogni parte.
Il quarantesimo anniversario della sua morte pare,
paradossalmente, vicino e lontano nello stesso tempo.
Vicino, perché le idee dell’uomo nuovo teorizzate dal Che e
le battaglie in nome della giustizia sociale, paiono essere ancora di piena
attualità in questo mondo chiuso, globalizzato e disumanizzato entro il quale
stiamo vivendo (o vegetando?).
Lontano e remoto perché anacronistici ci paiono i suoi
ideali, sconvolti da una carenza di stimoli che si sono duramente appiattiti
sotto l’egida del consumismo imperante, la crisi mondiale economica, il
saccheggio ambientale.
E, circa “l’uomo nuovo”, ci accontenteremmo di trovare
ancora quello “vecchio” che, nostalgicamente vive –forse e a volte- ancora nelle
nostre coscienze sepolte da blasfemi ritmi sociali.
A livello mondiale, si percorreranno centinaia di
manifestazioni per la sua commemorazione; si pubblicheranno nuovi testi sulla
sua vita; si rincorrerà ancora il sogno: elementi questi, che sono molto
distanti da quanto avrebbe desiderato Ernesto Guevara, molto più pragmatico e
realista e piuttosto schivo. Ma, sappiamo, è e sarà inevitabile che tutti (o
quasi) indistintamente abbracceranno l’evento per sventolare ancora fa sua
effigie.
Ci saranno quelli che lo faranno in buona fede, pensando di
coltivare ancora la speranza senza perdere la tenerezza –come scriveva il Che-,
e quelli che mercanteggeranno una volta di più il suo volto per ottenere
guadagno e prestigio.
Non sta a noi a giudicare chi farà cosa ma un certo alone
di cupa tristezza e nostalgia adombra i nostri cuori di vecchi ‘rivoluzionari’
ancora propensi a credere nell’idea di un futuro differente.
Gli anni passano inesorabili ed il mondo dove ha vissuto e
combattuto il Che è sparito definitivamente. E’ un errore pensare di riportare
indietro le lancette del tempo e non vorremmo cadere in questo tentativo inutile
e dannoso. Troppi ed irreversibili gli avvenimenti storici e sociali che hanno
mutato profondamente la realtà degli anni 50-60 nei confronti del presente che
viviamo ed inutili sarebbero le acrobazie teoriche che potremmo compiere solo
attualizzando la figura di Guevara nell’immediato presente.
La realtà è differente e lo sappiamo bene.
Quello che resta (e non è poco) sono gli insegnamenti e
l’esempio della sua vita, sui quali poter far riferimento anche ai nostri
giorni. E’ il coraggio di vivere che il Che ci ha tramandato, insieme alla
voglia di lottare.
Non potremo farlo mitra in spalla vagando per una selva
boliviana o cubana o congolese ma, pur cambiando forma di lotta, potremmo dare
il nostro contributo mutando il nostro atteggiamento quotidiano; cercando quel
senso di giustizia che spesso dimentichiamo; seguendo a credere che
l’impossibile dobbiamo pretenderlo anche quando tutto appare remoto.
La trasformazione dell’hombre nuevo può e deve partire da
ognuno di noi, ogni momento di ogni giorno.
Dobbiamo imparare a convivere con una diversa realtà
personale che deve essere applicata nei nostri modi di agire, senza cadere in
tentazione di ritualità poco vicine alla filosofia guevariana.
Solo in questa maniera, e tutti i giorni dell’anno –senza
attendere celebrazioni- possiamo seguire l’insegnamento del Che e possiamo
pensare che lui è vivo ed è sempre con noi.