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ULTIME CORRISPONDENZE

 

LE FARC-EP DIVERRANNO UN PARTITO POLITICO?

 

Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo (FARC-EP) hanno dichiarato che potranno diventare un partito politico aperto, legale ed inclusivo, dopo che sarà raggiunto l’accordo di pace col governo della Colombia.

Le due le parti sviluppano conversazioni dalla fine del novembre del 2012,  a L'Avana, per trovare una soluzione  politica al conflitto sociale ed armato che soffre la Colombia da più di mezzo secolo.

In un comunicato emesso in occasione del 14° Anniversario del Movimento Bolivariano per la Nuova Colombia, la delegazione di pace di questa organizzazione, ha patrocinato la costruzione di uno scenario politico davvero inclusivo.

“Se ora realizziamo un dialogo per la riconciliazione è perché esiste una forza clandestina e vigorosa,  una massa disposta a prendere le redini per la conduzione del suo futuro, si legge nel testo diffuso.  Il Movimento Bolivariano è pronto a continuare il suo cammino per la costruzione di una  Nuova Colombia, in un nuovo scenario dominato dalla pace, si legge ancora nel messaggio che insiste sulla necessità della creazione  di un’Assemblea Nazionale Costituente.  Come risultato delle conversazioni a L'Avana, le parti sono giunte ad accordi parziali nei temi dello sviluppo agrario integrale e della partecipazione politica, e si spera che si raggiungano i consensi per i risarcimenti delle vittime del confronto armato.

Le delegazioni di pace, guidate dall'ex vicepresidente Umberto de la Calle e dal comandante guerrigliero Ivan Marquez, dovranno stabilire gli impegni sulla fine della guerriglia, con i meccanismi d’implementazione, verifica e vidimazione di uno sperato e  atteso accordo finale.

 

LE FARC-EP DISPOSTE AD ASCOLTARE LE PROPOSTE DI ARMISTIZIO

Il membro della delegazione di pace delle FARC-EP, Andrés París,  ha assicurato mercoledì 23, che la guerriglia è interessata a conoscere di prima mano la proposta fatta dal politico colombiano  Álvaro Leyva su un armistizio tra le parti in conflitto.

“Speriamo che il governo nazionale apra le porte per far sì che Leyva possa spiegare il contenuto della sua iniziativa, che potrebbe giocare un ruolo molto importante nell’attuale congiuntura ha detto  París all’inizio del ciclo di conversazioni  numero 16 nel Palazzo delle Convenzioni  de L’Avana.

Alcuni giorni fa Leyva, un politico conservatore che è stato candidato alla presidenza colombiana e che ha una vasta esperienza nei processi di pace precedenti, ha proposto un armistizio o un’interruzione delle ostilità perchè la pace non abbia rovesci, nonostante le elezioni previste per il maggio del prossimo anno.

In una lettera indirizzata  ai plenipotenziari del Governo e delle FARC-EP, ha riferito che l’interruzione delle ostilità dovrebbe avvenire dal prossimo 18 novembre,  giorno in cui si compie un anno dall’inizio dei dialoghi a L’Avana. Questo  armistizio conterebbe su verifiche internazionali, ha aggiunto il politico.Le parti negoziatrici potrebbero sollecitare al Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, che si realizzi una  supervisione  mediante il Dipartimento delle Operazioni di Mantenimento della Pace.

Leyva ha chiarito che  questo armistizio non suppone una pausa nei  dialoghi ma, al contrario, assicura che durante il tempo che precede l’interruzione delle ostilità, con l’impegno di firmare la pace, si lavorerà alla soluzione dell’eliminazione delle mine nel paese  ed anche  del terzo punto dell’agenda de L’Avana, relazionato alla soluzione del problema delle droghe illecite.  Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo (FARC-EP) hanno già dichiarato un cessate il fuoco unilaterale nei primi due mesi dei dialoghi a L’Avana, nei mesi di novembre del 2012 e gennaio del 2013,  ed inoltre hanno insistito da allora sulla necessità di un alt al fuoco bilaterale per negoziare la pace senza gli spari dei fucili.

Il governo di Juan Manuel Santos,  si è mantenuto fermo nella sua politica di negoziare a L’Avana mentre  riprende  la guerra in Colombia. Ha detto che non si può commettere lo stesso errore avvenuto nei processi precedenti che, secondo lui, furono utilizzati dalle  FARC-EP per rinforzarsi  militarmente. A poco più di un anno dall’inaugurazione formale dell’attuale dialogo di pace tra il governo di Santos e la principale guerriglia del paese a Oslo, in Norvegia, le parti hanno solo realizzato un accordo  parziale nel primo punto dell’Agenda, riferito allo spinoso tema della terra.

Gli ultimi mesi di conversazioni sono stati dedicati al secondo punto, la partecipazione politica, senza che si sia giunti ad accordi concreti.

Il leader guerrigliero Andrés París ha considerato che le FARC-EP giungono a questo nuovo ciclo con una rinnovata volontà d’avanzare in un accordo di pace.

“Se la delegazione del governo è disposta ad incorporare le circa 100 proposte che ha fatto la guerriglia sulla partecipazione politica, credo che potremo chiudere il punto di questo ciclo” ha assicurato París. “ La cosa più importante è che le due delegazioni stiano sedute attorno al tavolo del dialogo”.   Il leader della delegazione del governo, l’ex vicepresidente Humberto de la Calle, ieri non ha fatto dichiarazioni alla stampa.

 

COLOMBIA: CHE COSA VOGLIONO LE FARC?

FARC non andrà ai negoziati di pace a cercare una rivoluzione da contratto, non nascondendo l’ideale socialista e confermando il loro passato di gruppo armato perché senza alternativa di altra lotta.

Nacquero ufficialmente nel maggio del 1964 quando ci fu una poderosa offensiva dell’esercito colombiano contro quelle che erano chiamate ‘repubbliche indipendenti’ che null’altro erano che zone di campagna difese da contadini nei dipartimenti di Tolima, Cauca e  Caquetá. Per capire qualcosa, dobbiamo andare al 9 aprile del 1948 quando il leader antioligarchico Jorge Eliecer Gaitán fu assassinato insieme ad altri compagni che rappresentavano libertari e comunisti in varie regioni del paese. Questo generò un moto contadino nato appunto nel 1948 e che dopo l’offensiva del maggio 1964 si ufficializzò nelle FARC come gruppo organizzato di autodifesa con chiara influenza del Partito Comunista Colombiano. Gruppo che per molti anni si identificò con un marxismo ortodosso anche se contaminato dalla netta impronta contadina dalla quale proveniva. A metà del ’64 in piena offensiva militare colombiana, le FARC proclamarono il loro programma agrario dedicato ai contadini senza terra e che prevedeva la confisca di terre dei latifondi di proprietà di ricchi signorotti locali; crediti ed assistenza tecnica dedicati all’inizio di ogni singola attività contadina; servizi sanitari per rispondere al vuoto dell’assistenza allora inesistente nelle zone rurali; calmiere di prezzi per generi fondamentali sia alla sopravvivenza che alla coltivazione delle terre; protezione delle comunità indigene; alleanza con il movimento sindacale.

Nell’aprile del 1993 le FARC emisero il documento “Piattaforma per un Governo di Ricostruzione e Riconciliazione Nazionale” che somiglia ad un progetto di alcuni governi di sinistra dell’America Latina e che prevede: controllo da parte dello Stato dei settori strategici dell’economia nazionale (leggasi: no alle multinazionali imperialiste straniere); sviluppo del mercato interno; autosufficienza alimentare; stimolo per le piccole e medie imprese; sviluppo delle microimprese e dell’economia solidale; 50% di ogni guadagno convertito per il benessere sociale; 10%  del PIL dedicato alla ricerca e sviluppo; forme di tutele statali di fronte alla disuguaglianza internazionale; costituzione di un governo pluralista nazionale e democratico; suddivisione dei poteri; parlamento unicamerale.

Elementi questi dei colloqui negoziali tra le FARC ed il governo colombiano che dovrebbero fungere da base per una giustizia sociale e rispetto alla sovranità.  Questo implica uno sviluppo agrario che metta freno agli investimenti di grandi capitali investiti in megaprogetti minerari ed elettrici che provocano la sofferenza di molte comunità contadine colombiane. Così come si chiede l’eliminazione delle basi militari USA della tutela delle risorse naturali nazionali, l’abolizione del Trattato di Libero Commercio, garanzia alla vita dei sindacalisti e degli eventuali guerriglieri smobilitati, soluzione al narcotraffico, lotta alla corruzione.

In voce dei membri del Secretariado Rodrigo Granda ed Iván Márquez, le FARC esprimono  che non andranno alle negoziazioni a cercare "una rivoluzione per contratto" non nascondendo mai  i loro ideali socialisti ed affermando che fino ad ora hanno dovuto combattere con le armi per questi ideali perché non hanno avuto altra opzione.  Ora quello che vogliono, è farlo pacificamente ma esigono garanzie che non si ripeta la storia dell'Unione Patriottica, fronte ampio nel quale convogliarono  le FARC tra 1985 e 1990 e che fu annichilito in 5 anni, provocando l’uccisione del  il  5 mille dei suoi militanti ed i suoi due candidati presidenziali.   

 

Partes del Bloque Magdalena Medio del 20 de febrero al 2 de abril 2011



Escrito por BMM de las FARC-EP


El 21 a las 17:20 horas, entre Convención y La Esperanza, Norte de Santander, se emboscó con minado una patrulla de la policía. R: 4 policías heridos.
El 25 a las 14:20 horas, en Filo Guamo, corregimiento del Aserrío, Norte de Santander se dinamitó el oleoducto de caño Limón – Coveñas.
Marzo:
El 1º a las 16:40 horas, en las Cruces de Guasiles, municipio de Convención, Norte de Santander, se hostigó al ejército con ramplas y fusiles.
El 4 desde las 08:00 a las 22:00 horas, en el sitio Casa Zinc, entre los municipios de Tibú y La Gabarra, Norte de Santander, se montó reten y se habló con la población.
A las 09:16 horas, en la vereda el Espejo del municipio del Tarra, Norte de Santander, se hostigó patrulla del ejército perteneciente a la 30 Brigada que cuidaba maquinaria de Ecopetrol. R: 1 soldado muerto
A las 10:00 horas, en la vereda Vegas del corregimiento San Carlos, municipio de Tarra, Norte de Santander, se activó minado a la patrulla de maniobra en reacción a la muerte del soldado.
A las 12:30 horas, se hostigó helicóptero que vino a evacuar el muerto, aterrizó en dos ocasiones mientras otro lo cubría ametrallando; en la misma reacción del enemigo un soldado se lo arrastró el rió y otro soldado se tiró y se ahogó.
El 5 de marzo a las 08:00 horas, en la vereda Miramonte, sobre la vía entre los municipios de Tibú el Tarra, Norte Santander, un comando quemó maquinaría que construye carretera para transporte de carbón.
El 7 a las 16:10 horas, en la vereda el Bejuco de Teorama, Norte de Santander, se hostigaron helicópteros. R: Un helicóptero impactado y obligado a votar parte de la carga
El 11 a las 21:20 horas, en la vereda los Robles municipio del Tarra, Norte de Santander un comando nuestro chocó con el ejército dándose un intercambio de disparos. PSN: se perdió un equipo
El 12 a las 07:00 horas, se hostigó con mortero a la misma patrulla desarrollándose un combate hasta las 17:00, vino el helicóptero Arpía y ametralló; luego vino la marrana e hizo lo mismo.
El 13 a las 14:00 horas, en la vereda Bella Larga, Teorama, Norte Santander cayeron erradicadores en campo minado. R: 8 erradicadores muertos y 4 heridos
El 17 de las 04-00 a las 11-00 horas, un comando nuestro y un comando del Frente Capitán Mauricio del ELN, colocaron reten en el Saltillo, vía entre los municipios de Zaragoza a Segovia, Antioquia. Se habló con la gente y entregó propaganda. A las 15-00 un helicóptero sobrevoló el caserío.
El 18 de marzo realizaron evento político en homenaje a Manuel Marulanda el guerrillero inclaudicable, en El Diamante, Municipio de San Pablo. Hubo presencia de 200 personas. Se instalaron vallas publicitarias y se entregaron CD con música y videos. La presencia en el caserío fue de 5 horas.
A las 01:38 horas, se atacó puesto de policía del corregimiento de las Mercedes, municipio de Sardinata. R: 3 policías muertos, 3 heridos la mayor parte del cuartel quedó destruida a las 03:00 llegaron helicópteros y ametrallaron el área.
A las 01:38 horas, se hostigó con ramplas puesto de policía del municipio de San Calixto, Norte de Santander.
A las 04:15 horas, se montó reten en la Y de las Mercedes, vía entre los municipios de Ocaña y Cúcuta, Norte de Santander. Se bloqueó la vía y se quemó una tractomula.
El 19, se instaló reten en Santo Domingo, vía San Pablo a Santa Rosa, sur de Bolívar; se habló con la población por espacio de una hora sobre el derecho universal de los pueblos a la rebelión armada, se entregó propaganda, se hicieron grafitis y se instalaron vallas. En el caserío se hizo presencia durante 4 horas.
A las 17 horas, se hizo mitin en homenaje a Manuel Marulanda y se repartió propaganda en el corregimiento Pozo Azul, municipio de San Pablo, Bolívar. Hubo presencia de unas 150 personas.
En la vereda El Martillo Alto, sitio conocido como el Boquerón del municipio del Tarra, Norte de Santander, un comando nuestro fue contra emboscado por el ejército perteneciente a la Brigada 30. R: un soldado muerto. Propios: 2 guerrilleros muertos, uno capturado herido, se entregó uno, perdidos 4 fusiles.
A las 16:30 horas, comando de la Arturo Ruiz hostigó al ejército de la Brigada 30 en la base militar las Indias ubicada en el casco urbano del municipio del Tarra, Norte de Santander. R: 2 soldados muertos. Se hostigó helicóptero en la misma base.
A las 23:40 horas, se hostigó ejército que cuidaban los planchones en el rió Sardinata en Campos Dos, municipio de Tibú, Norte de Santander. Se hicieron pintas y se entregó propaganda. R: Un soldado muerto.
El 20 a las 14:30 horas, se derribó torre de energía en el barrio Motilanda, municipio del Tarra, Norte de Santander.
El 21 a las 22:30 horas, se realizó una voladura a Petróleos del Norte, en el sitio las Indias, municipio del Tarra, Norte de Santander.
El 22, se hizo presencia en la carretera entre los municipios de Zaragoza y Segovia, Antioquia. Se habló con la población durante 3 horas.
El 23 de las 09-40 a las 10-10 horas, combatieron con el ejército en la vereda Las Camelias, municipio de Remedios, Antioquia. R: 4 militares muertos y 3 heridos. Propios: un camarada muerto y un fusil perdido con toda la dotación. A las 21-15 los helicópteros retiraron al ejército del área.
El 24 colocaron pasacalles en el Tarra, Norte de Santander y se dinamitó Petróleo del Norte.
A las 18:30 horas, se hostigó al ejército en Puente Rojo, municipio de San Pablo, Norte de Santander.
El 25 a las 23:20 horas, hostigaron el puesto de policía de Monterrey, municipio de Simití, Bolívar. R: 2 policías heridos.
A las 18:40 horas, se hostigó ejército en la Cristalina, Aserrio Norte de Santander.
El 26 realizaron evento político en homenaje a Manuel Marulanda el guerrillero inclaudicable, en Cañabraval Bajo, municipio de San Pablo, durante 3 horas. Se instalaron vallas en Cañabraval, Ye de Wicho y San Pablo, Sur de Bolívar.
Desde las 05:00 hasta las 07:00 horas, se hizo reten en la Válvula vía El Tarra Ocaña, Norte de Santander, se repartió propaganda y se pusieron pasacalles.
En la vereda Unión Vetas municipio de Tibú, Norte de Santander, reunieron 160 personas, se hizo conferencia en homenaje al camarada Manuel Marulanda Vélez, por espacio de 50 minutos y se repartió propaganda
Concentración de masas en las Negritas con un buen número de población.
Se hizo acto político en las Nutrias con presencia de gente de La Poza.
Actos políticos culturales en homenaje al comandante Manuel Marulanda, el guerrillero inclaudicable, en los caseríos de Carrizal, Cañaveral municipio de Remedios y en las Guaguas municipio de Segovia, Antioquia.
El 27 a las 06:00 horas, se hostigó puesto de policía del corregimiento de las Mercedes, municipio de Sardinata, Norte de Santander.
A las 19:00 horas, se voló válvula de inyección cerca al Remolino, corregimiento de San Luís, municipio de Yondó, Antioquía. Se pararon 3 machines.
Se realizó el acto político en Santa Marta municipio de Remedios, Antioquia. La presencia de la población, sumando todos los actos, alcanzó a más de 800 personas.
El 29 a las 17:20 horas, se hostigó puesto de policía en el corregimiento de las Mercedes, Norte de Santander.
A las 08-00 horas, se le activó minado a patrulla del ejército, en conjunto con el Frente Capitán Mauricio del ELN, en la cordillera de Machuca, municipio de Amalfi, Antioquia. R: 2 soldados heridos.
A las 11-50 horas, en la Pedregosa, corregimiento de Pozo Azul del municipio de San Pablo, Bolívar, el ejército asaltó unidad del 24 Frente. Propios: Murió un camarada. Perdidos 3 fusiles y un HF.
El 30 a las 13:30 horas, se montó reten hasta las 14:30 en el sitio Ambato en la vía entre los municipios de Tibú y Cúcuta, Norte de Santander. Se habló con la población civil se quemaron 2 tracto mulas y un bus.
El 31, a las 12:30 horas, se dinamitaron 3 Torres de energía y se quemaron 3 carros de Ecopetrol en la Silla, municipio de Tibú, Norte de Santander. Se decomisaron 2 computadores.
A las 21:30 horas, se hostigó puesto de policía en el corregimiento de 3 Bocas del municipio de Tibú, Norte de Santander por espacio de 10 minutos al mismo tiempo se montó reten a la salida del caserío, se repartió propaganda. R: un policía muerto.
Abril
El 2 de abril se realizó el acto de homenaje al camarada Manuel en El Paso de la Mula, municipio de Remedios, Antioquia, con la asistencia de más de mil personas.
Nota: En el Catatumbo se realizaron otros actos de masas pero el mando no pasó el reporte en detalle.


La CADENA RADIAL BOLIVARIANA, VOZ DE LA RESISTENCIA deplora la detención arbitraria de Joaquín Pérez Becerra, Director de la Agencia de Noticias Nueva Colombia, ANNCOL, en el aeropuerto internacional de Maiquetía (Caracas, República Bolivariana de Venezuela).


No valieron las protestas y justas voces levantadas desde los sectores democráticos y revolucionarios del continente, clamando la liberación inmediata del comunicador social, para impedir su entrega ilegal a la jauría fascista que representa el gobierno criminal de Juan Manuel Santos en Colombia. Este gobernante es el mismo personaje que como ministro de defensa, durante el período presidencial del destripador Álvaro Uribe Vélez, encabezó la fase de ejecuciones extrajudiciales, asesinatos imperdonables, perpetrados por las fuerzas armadas del régimen, eufemísticamente denominados “falsos positivos” y que cobraron la vida de por lo menos 1200 personas inocentes e inermes a las que hacían pasar por guerrilleros dados de baja en combate.
El comunicador, quien fuera totalmente aislado desde el momento de su captura, aunque entró al vecino país de manera legal identificándose como ciudadano sueco, nacionalidad que adquirió como perseguido y refugiado político desde hace algo más de una década, y con la cual se movía por Europa sin ninguna restricción, sin observar consideraciones éticas ni jurídicas fue entregado por las autoridades venezolanas de manera insólita y expedita al gobierno colombiano, violándosele todas las garantías procesales, tal como lo denunció el abogado de Joaquín Pérez Becerra, y organizaciones políticas como el Partido Comunista de Venezuela y el Movimiento Continental Bolivariano.
No es la primera vez que un fenómeno penoso como este ocurre en territorio venezolano durante el gobierno del Presidente Hugo Rafael Chávez Frías. En épocas recientes han sido entregados, sin formula de juicio alguna, personas a las que se les acusa de ser guerrilleros o militantes de organizaciones rebeldes como las FARC, el ELN ó ETA, colocándoselas con el uso del rasero del imperialismo, en condición de terroristas, con lo que las autoridades del país hermano hacen el juego a la persecución, tipo Plan Cóndor, a la manera de las viejas dictaduras militares del Cono Sur, que los regentes del capitalismo han desencadenado contra los luchadores populares.
Es esta, una afrenta contra el movimiento popular que al tiempo que devalúa la genuina condición bolivariana y revolucionaria del gobierno venezolano, alimenta las nefandas pasiones de un régimen que como el colombiano ha desbocado su ira en función de destruir y silenciar a quienes, incluso desde la pluma y los micrófonos, hacen esfuerzos pacíficos para que el mundo conozca la opinión de la otra parte contendiente en la lucha por el poder político en Colombia y sobre todo se entere de la profunda crisis humanitaria en que el Estado colombiano mantiene a la población más humilde de nuestro país desangrado por la guerra de exterminio que sus gobernantes le han declarado para beneficiar a las trasnacionales del dólar.
Nosotros que respetamos y consideramos altamente los esfuerzos del gobierno venezolano por dignificar a los pueblos del continente, expresamos en estas circunstancias marcadas por el absurdo que, más allá de las motivaciones que le empujen a anteponer sus intereses de Estado frente a los clamores de la nación granadina comunera, herida y sangrante bajo el látigo de sus opresores, confiamos totalmente en que el Bravo Pueblo hermano, hijo de nuestro mismo padre e historia, sostendrá su solidaridad incondicional con las FARC-EP y con la lucha del sufrido pueblo colombiano. Estamos convencidos, que bien saben los venezolanos con decoro, que nunca las concesiones contra-revolucionarias han servido ni servirán para aplacar los odios ni la voracidad de imperios como el de Estados Unidos en su afán por apropiarse de los recursos naturales del mundo. Quien así no lo crea, bien puede mirarse en el espejo de la triste realidad que padece el pueblo libio, hoy sometido a las infamias del imperio yanqui y de la Alianza Militar Atlántica.
Convocamos, la solidaridad de todos los revolucionarios del mundo y de las agencias de prensa independientes y democráticas, para manifestarse en favor del decoro antiimperialista, en contra de la opresión fascista que padece Colombia en manos de sus victimarios oligarcas. Ninguna persona que tenga amor por la dignidad humana puede convertirse en apoyo de las ignominias del régimen de Juan Manuel Santos
Se nos fueron las palabras

Norberto Emmerich
Centro Argentino de Estudios Internacionales



En esto días fallecieron el periodista boliviano Ted Córdova-Claure y el periodista argentino-cubano Jorge Timossi.
Uno murió víctima de su propia vida y tuvo el orgullo y la tozudez de contar su propia muerte. El otro murió como mueren todos, con un corazón que dijo basta, después de haber vivido como viven pocos.
El periodismo es el oficio que se encarga de hacer historia con el presente y ellos nos contaron una América Latina que aspiraba a una revolución que no sucedió, pisoteada por las botas de las dictaduras y acolchonada por las migajas del neoliberalismo. Sabían estar en el lugar justo y contarlo bien. Y mientras América Latina hacía historia contaba con las voces que amplificaban el día y combatía de igual a igual en ese desparejo terreno que habita en la mente de cada latinoamericano.

Ahora que los periodistas son voceros especializados de los medios, extrañamos la época en que los periodistas eran los medios que hacían de voceros de la realidad.

Nos quedan pocas voces para relatar nuestros silencios. América Latina siempre parece estar renaciendo de las cenizas, pero ahora necesitamos más que nunca que nos cuenten lo que hacemos. Si no están ellos nos vemos obligados a contar nuestras luchas con las palabras de otros, con las letras de los traidores. ¿Quién emocionará nuestros días con el relato de las proezas presentes? ¿quién nos contará las historias de los héroes que no conocemos? ¿quién rescatará del olvido los recuerdos que olvidamos haber olvidado? Sin ellos nos llegará el meloso y embriagante cantar de las sirenas que nos desviarán de Ítaca y nos harán olvidar nuestro hogar.

Ted Córdova Claure dio las pistas para encontrar el cadáver del Che en Bolivia, Jorge Timossi fundó Prensa Latina. Ambos eran latinoamericanos, porque el oficio de periodista bien llevado te hace ciudadano del mundo y nativo de ningún lado. Y ambos eran el resultado de una coyuntura peculiar de América Latina, pero ¡qué excelente resultado, ser tan excelente consecuencia de tan conmovedora causa!

La mezcla combustible de la derrota bélica norteamericana en el apartado sudeste asiático, el triunfo de la revolución cubana y la crisis mundial del petróleo dibujaron un momento donde la revolución “estaba a la vuelta de la esquina”. Y ellos estuvieron allí.

Quedamos algo mudos, tendremos que seguir gesticulando hasta que alguien suplante este silencio de los que no tenemos voz. “El periodismo me agarró tanto, que me permitió enviar esta última noticia de mi muerte, a los 70 años y nueve días de vida en un mundo cada vez más caótico”, escribió Ted al anunciar su muerte inminente hace 5 años. Porque el mundo es caótico no encontramos las palabras que lo describen, no sabemos decir qué parte del desfile está pasando ante nosotros. Y un mundo sin palabras es un eterno destierro en la tierra de nadie, donde deambulamos yendo hacia ningún lugar. Nos faltan los letreros, las luces de neón, las indicaciones de la autopista, los alertas.

Nos duele, porque nos faltan las palabras, las mejores se fueron con ellos. Y nos rodea un largo minuto de silencio.


 

Aquile nere.
Il vero volto dei nuovi “paras” colombiani.

 di Andrea Necciai

Da qualche anno imperversano in Colombia, un paese già martoriato dalla povertà di ampi strati della popolazione e da una guerra civile di lunga durata. Si fanno chiamare “Aquile nere”, le nuove organizzazioni criminali dedite a ogni forma di delinquenza, considerate – a ragione –  le degne eredi delle famigerate AUC (Autodefensas Unidas de Colombia), i corpi paramilitari di estrema destra di recente smantellati in seguito all’entrata in vigore della legge “Justicia y paz”.

Le AN sono comparse per la prima volta nel dipartimento Norte de Santander, nel nordest colombiano, al confine con il Venezuela. Da lì altri gruppi criminali, sempre sotto il nome di “Aquile nere”, hanno cominciato ad espandere le loro attività in vari municipi concentrandosi nelle zone di Santander, Cesar, Caquetà e Antioquia, tanto da indurre il presidente colombiano Uribe – sul cui governo continuano a piovere accuse di combutta con le vecchie AUC per attività di “guerra sporca” e di narcotraffico – a ordinare al suo esercito la creazione di un “Nucleo speciale di ricerca” per snidare i membri di queste pericolose bande armate.

Col tempo le AN hanno stretto legami con i potenti cartelli della droga (come già era accaduto per le AUC) e sono coinvolte in attività illecite come estorsioni, rapine, sequestri di persona e atti terroristici contro le popolazioni. Peraltro, in perfetta continuità con le vecchie AUC, le AN svolgono oggi la loro medesima funzione politica attaccando membri delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia, la guerriglia di ispirazione bolivariana e guevarista) e provvedendo all’eliminazione fisica – sovente dietro commissione – di sindacalisti, attivisti politici e dei diritti umani, e di altri individui “scomodi” appartenenti ai movimenti civili. La loro attività più redditizia resta il narcotraffico, grazie al quale si finanziano e si armano e che li spinge, in casi sporadici, persino a scendere a patti scellerati con i loro nemici ideologici, i guerriglieri delle FARC, per spartirsi i lauti guadagni del commercio della droga. A gonfiare i sempre più folti ranghi di queste bande criminali sono sia gli ex paras delle AUC (quelli che non hanno aderito alla smobilitazione, ma anche molti “smobilitati” tornati a delinquere), sia malviventi “comuni” senza alcuna relazione con i vecchi paramilitari, ma particolarmente vogliosi di entrare nel business del narcotraffico. Secondo un rapporto della Polizia Colombiana, tra il 2006 e il 2007 sono stati catturati ben 1.765 membri di bande armate criminali (Bacrim), dei quali 258 erano paramilitari “smobilitati”.

Uno degli individui sospettati di comandare le AN è l’ex paras Vicente Castaño (meglio conosciuto con il nome di “El Profe” e cofondatore delle AUC), il quale scomparve in seguito alla smobilitazione dei paramilitari e subito dopo essere stato accusato dell’assassinio del fratello Carlos, il capo storico delle AUC freddato ad Antioquia per ordine degli altri jefes reclusi nel carcere di massima sicurezza di Itagüí. Ma in realtà i sospetti arrivano ben più in alto, fino a lambire i palazzi della politica. Se il presidente colombiano Alvaro Uribe nega l’esistenza di legami tra le istituzioni e le decine di organizzazioni armate facenti capo alle nuove AN, la magistratura – di contro – continua a svolgere spinose indagini sulla presunta alleanza di un settore del governo con i capi dei narco-paramilitari. Molti di loro, come Salvatore Mancuso (di chiare origini italiane), don Berna e Jorge 40, sono già stati estradati negli Stati Uniti per reati legati al narcotraffico, ma potrebbero decidere da un momento all’altro di “vuotare il sacco” rivelando molte verità compromettenti sul conto di Uribe e dei suoi uomini di partito, per far scontare al presidente colombiano il fatto di non aver mantenuto le sue promesse di impunità secondo i dettami della legge di amnistia “Justicia y paz”.

Per allontanare e far dimenticare all’opinione pubblica i sospetti che lo riguardano, il mandatario colombiano si affida ai media nazionali (tutti – o quasi – subordinati al suo governo), i quali “sebbene non possano nascondere la portata degli scandali in atto, continuano ad avvalorare una presunta popolarità di Uribe ottenendo, grazie alla tecnica Goebbels (“ripetete una bugia, cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”), che sia presa per buona anche internazionalmente. Dimenticando che le elezioni di Uribe sono state non soltanto illegittime (per l’asseverata compra di voti che hanno reso possibile la riforma costituzionale che ha permesso la rieleggibilità presidenziale), ma anche ottenute con il contributo decisivo dei vari blocchi paramilitari, all’origine dello stesso scandalo della cosiddetta para-politica”. *

Mentre le istituzioni colombiane affondano sommerse dagli scandali, le Aquile nere sono tornate prepotentemente alla ribalta, ora anche sulla scena internazionale. Qualche mese fa, i loro capi si sono fatti sentire inviando lettere minatorie ad Ong di vari Paesi (tra cui l’Italia) con sede in Colombia, a sindacati dei lavoratori e a movimenti studenteschi nazionali ed internazionali che da anni si battono per la difesa dei diritti civili del popolo colombiano. Nel testo, pieno di insulti all’indirizzo delle FARC e dei suoi “fiancheggiatori”, si legge che tutte queste organizzazioni e i loro aderenti sono dichiarati dalle Aquile nere “obbiettivi militari”, e pertanto passibili di eliminazione. E di solito, purtroppo, alle minacce dei paramilitari fa regolarmente seguito l'esecuzione delle stesse.

Note
* “La nazione dei veleni” di Guido Piccoli – Latinoamerica n°104 (3/2008).

 

FORMULATE NUOVE ACCUSE ALL'AMBASCIATORE SABAS PRETELT DE LA VEGA

 

La Procura colombiana ha formulato nuove accuse all'ex Ministro dell'Interno, ed ora ambasciatore in Italia, Sabas Pretelt de la Vega e al Ministro della Protezione Sociale Diego Palacios Betancourt, per i fatti inerenti alla rielezione fraudolenta del presidente Uribe. La misura colpisce anche Hernando Angarita, ex vice Ministro dell'Interno. Pretelt de la Vega e Angarita avrebbero garantito raccomandazioni nella pubblica amministrazione e denaro all'ex rappresentante alla Camera Teodolindo Avendaño (già agli arresti), in cambio di un "aiuto" per la rielezione dell'attuale presidente. L'ambasciatore italiano, già accusato precedentemente dall'ex congressista Yidis Medina per lo stesso reato, sembra essere il "regista" della scandalosa truffa che ha portato all'illegittima rielezione di Uribe.

 

Il paradosso è che, (tra promesse di non estradizione a paramilitari e corruzione di congressisti) questo rappresentante dell'oligarchia colombiana, ricoprendo indisturbato l'incarico di diplomatico in Italia, dispensa medagliette di merito perfino al Direttore dell'ONU a Vienna e Direttore dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), che "evidentemente ignora" il ruolo di questo corruttore in giacca e cravatta!

 

HEBE DE BONAFINI MEDIATRICE IN FAVORE DEI MEMBRI DELLE FARC DETENUTI NELLE CARCERI COLOMBIANE

 

L'esponente dell'Associazione "Madres de Plaza de Mayo", Hebe de Bonafini, ha accettato l'appello in favore di un Accordo Umanitario, lanciato dai prigionieri di guerra delle FARC-EP reclusi nelle carceri colombiane. La nota leader argentina ha dichiarato che è oramai indispensabile giungere ad un intercambio umanitario e che il presidente Uribe deve dimostrare la propria volontà democratica per questo fine.

 

Sono centinaia gli appelli che provengono da diversi settori nazionali ed internazionali in favore dell'Accordo Umanitario tra le due parti belligeranti: l'insorgenza e lo Stato colombiano. Premi Nobel, intellettuali, riconosciute personalità, partiti politici e ONG si stanno battendo da tempo affinché Uribe abbandoni l'idea del riscatto a ferro e fuoco dei detenuti, e scelga la strada della soluzione politica. Da una parte l'insorgenza ha già dimostrato la sua buona volontà per il raggiungimento dell'accordo, con liberazioni unilaterali; ora tocca al governo di Bogotà.

 

ASSASSINATO LEADER COMUNISTA DELLA REGIONE TOLIMA

 

Il 1° gennaio del 2009 il leader comunista Adolfo Tique, membro del sindacato SINTRAGRITOL e del Polo Democratico Alternativo, è stato assassinato con tre pugnalate al petto. Tique, padre di sei figli, era continuamente accusato dai militari di essere un ausiliario della guerriglia. Il sicario, José Vicente Acosta, alias "Pacheco", dopo essere stato tratto in arresto da membri della Brigata Mobile n°2, è stato immediatamente rimesso in libertà. Al funerale il capo delegazione del Partito Comunista, Raúl Rojas González, è stato fotografato e il suo intervento è stato registrato dagli stessi militari.

  Non era ancora iniziato il nuovo anno, e la Sicurezza Democratica di Uribe mieteva la sua prima vittima. Non è più possibile che la cosiddetta Comunità Internazionale continui a tollerare questi crimini di lesa umanità: riconoscendo la legittimità del regime di Bogotà essa si rende a sua volta complice del fascismo instaurato in Colombia.

 

MEDAGLIA PRESIDENZIALE PER VIOLAZIONE DI DIRITTI UMANI

 

Il narco-paramilitare presidente della Colombia, Álvaro Uribe Vélez, riceverà la "medaglia presidenziale della libertà" dalle mani del più grande violatore di diritti umani del mondo, George W. Bush. Disonorevole per chi la offre e per chi la riceve: ricordiamo ad esempio che Al Gore, ex vicepresidente di Bill Clinton (creatore del Plan Colombia), defraudato della vittoria elettorale da Bush stesso, nel 2007 si è rifiutato di sedersi a fianco di Uribe per via dei suoi rapporti con i paramilitari. Anche Uribe è stato eletto per mezzo di frodi, corruzione e violenze; Bush ha assassinato più di un milione di iracheni; Uribe ha assassinato 13.650 civili colombiani. Si abbracciano reciprocamente per festeggiare il nefasto Plan Colombia (anche se sarà rivisto, secondo quanto ha affermato il futuro presidente Barack Obama, perché il Congresso statunitense non approverà il Trattato di Libero Commercio).

 

Ci sono omaggi che fanno vergognare chi li riceve, se questi ha un minimo di dignità morale. Evidentemente questo non è il caso del presidente Uribe.

 

L'UNICA POSSIBILITA' PER USCIRE DAL CONFLITTO E' L'ACCORDO UMANITARIO

 

Il professor Gustavo Moncayo, padre di Pablo Emilio Moncayo, sottoufficiale dell'esercito detenuto dalle FARC da 11 anni, in un'intervista rilasciata il 12 dicembre 2008 ha dichiarato che l'unica possibilità per uscire dal conflitto colombiano è l'accordo umanitario, perché ritiene che altrimenti "la violenza continuerà" .

 

Il professore, che da giugno ad agosto 2007 ha marciato per 1.200 km per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dei prigionieri di guerra, ha affermato che "le parti devono sedersi ad un tavolo e dialogare", perché il riscatto con la forza non rappresenta una soluzione ai problemi del conflitto. Moncayo ritiene che se la guerriglia dichiarasse la liberazione unilaterale dei prigionieri, la violenza continuerebbe, il governo continuerebbe con i falsi positivi, insisterebbe nella stigmatizzazione degli intermediari e nel favorire la pratica della delazione, che brucerebbe i contatti. Ad una domanda sul tema della marcia, il professore ha risposto che l'idea era quella di presentare la proposta di utilizzare altri paesi come facilitatori e accompagnatori del processo dell'accordo umanitario, cosa che darebbe fiducia alle parti, sia al governo che alla guerriglia, di modo che tutte le risorse che si investono nella guerra potrebbero essere impiegate in forme diverse, ad esempio riassegnando le terre agli sfollati, migliorando il sistema educativo, migliorando il servizio sanitario.

 

Lo scambio umanitario rappresenta l'unica credibile possibilità per uscire dal conflitto che insanguina la Colombia; solo il governo paramilitare e la cosiddetta comunità internazionale sembrano non accorgersene!

 

OLTRE 30.000 MORTI IN COLOMBIA DURANTE IL 2008

Secondo un documento ufficiale dell'Istituto Nazionale di Medicina Legale, durante il 2008 i decessi registrati sarebbero oltre 30.000. I casi di morte naturale sarebbero solo 2.632, mentre i casi di omicidio ammonterebbero a 13.525. Oltre 5.000 decessi per incidenti stradali e più di 1.600 casi di suicidio. 3.318 sono i casi ancora in studio, mentre 938 persone sono perite per cause violente ma non stabilite; per altre 378 non si è potuto accertare il decesso. Il rapporto evidenzia di come i casi di morte violenta siano aumentati del 14% rispetto all'anno precedente (2007). L'aumento esponenziale della violenza è riconducibile all'intensificazione del conflitto sociale, politico e armato che perdura in Colombia da oltre cinquant'anni. La dottrina uribista della "Sicurezza Democratica" ha mostrato tutto il suo fallimento, oltre a constatare il fiasco operativo delle forze (para) militari di Bogotà. Solo una soluzione politica e negoziata tra le due parti in conflitto potrà portare a una Pace duratura e alla fine di una guerra scatenata da un'oligarchia cieca e sanguinaria, arroccata dietro agli esecrabili privilegi che condannano la maggioranza della popolazione alla povertà e alla miseria.

DAL 1994 LA CIA CONOSCE IL VINCOLO TRA L'ESERCITO COLOMBIANO ED I GRUPPI PARAMILITARI

Secondo quanto pubblicato dal National Security Archive (gli archivi nazionali di sicurezza) nella sua pagina internet, la CIA è al corrente dei vincoli tra l'Esercito colombiano ed i gruppi paramilitari sin dal 1994. Questa organizzazione senza fini di lucro dell'Università "George Washington" ha pubblicato documenti desecretati che evidenziano come la mattanza di civili fatti passare per combattenti guerriglieri, pratica conosciuta in Colombia come "falsos positivi", sia una vecchia pratica. Ingigantire il conteggio dei morti in combattimento è qui descritto come una pratica antica ed ufficiale per presentare quei successi militari che non trovavano riscontro sul campo di battaglia. Proprio agli inizi degli anni '90 la stessa DEA statunitense segnalava l'attuale presidente Álvaro Uribe Vélez come uno dei più pericolosi narcotrafficanti mondiali; ed è costui che ha istituzionalizzato le squadracce della morte che oggi godono dell'impunità e del "reinserimento nella società civile" attraverso la legge "Justicia y Paz". Non ci sono più alibi per continuare a riconoscere questo governo mafioso, paramilitare e narcotrafficante!

LA SENATRICE PIEDAD CORDOBA PROPOSTA AL PREMIO NOBEL PER LA PACE

Adolfo Pérez Esquivel, ex premio Nobel per la Pace, ha formalizzato al Comitato del Nobel ad Oslo (Norvegia) la proposta di candidatura della senatrice liberale Piedad Córdoba per il prestigioso premio 2009. "Ho presentato la candidatura di Piedad Córdoba, tenendo conto del suo lavoro in favore della Pace, della sua traiettoria politica e del suo impegno in difesa dei Diritti Umani", ha dichiarato Esquivel, che ha aggiunto: "la sua eventuale vittoria potrebbe contribuire a far nascere possibili opzioni per la Pace in Colombia e a impedire i massacri, le violenze e le violazioni dei Diritti Umani". Candidatura scomoda per il governo Uribe e per i nemici della soluzione politica, i quali preferirebbero sicuramente un personaggio come la Betancourt, che come "proposta pacifica" dichiara che è auspicabile la sconfitta militare della guerriglia. La Córdoba, la quale si batte da tempo affinché si trovino cammini di dialogo ed un accordo umanitario per porre fine al conflitto non si pronuncia sul tema perché, a suo giudizio, potrebbe intorpidire il rilascio imminente dei detenuti, e con grande umiltà ha espresso: " in ogni caso non me lo merito".

 

L'INVOLUZIONE DI GUSTAVO PETRO DEVE ESSERE SANZIONATA DALLA SUA BASE

L'ambizione personale del senatore Gustavo Petro gli impedisce di rendersi conto della crisi sociale, politica ed economica che vive il paese, stretto nella morsa fra il regime di Sicurezza Democratica ed il terrorismo di Stato del presidente Uribe e della sua cricca mafiosa eterodiretta dagli Stati Uniti. Dopo aver affermato che occorre allearsi con Uribe per farla finita con l'insorgenza, e che non tutto il contenuto del Trattato di Libero Commercio è da buttare, alla fine si è lanciato nella proposta di realizzare una coalizione di partiti di destra e di sinistra per ottenere la presidenza.

Gustavo Petro è un ex militante del movimento guerrigliero M-19, smobilitato nel 1990 e convertitosi in partito politico. A proposito di questo movimento, ricordiamo che il prestigioso scrittore e giornalista colombiano ed esiliato in Europa, Hernando Calvo Ospino sostiene che Antonio Navarro Wolf, ex capo del M-19, abbia facilitato l'acquisizione di una quota di seggi nell'Assemblea Costituente ai paramilitari del dipartimento del Magdalena Medio, ovviamente all'insaputa dei suoi sostenitori.

Petro non può ignorare questi fatti, né la vergognosa impunità ratificata dalla legge "Giustizia e Pace", approvata dal congresso il 21 giugno del 2005, che annovera fra le sue perle lo status politico ai paramilitari, l'impunità e la conseguente legalizzazione di fatto dei loro crimini, la mitezza delle pene inflitte. La politica è piena di opportunisti che cambiano casacca ed ideologia in funzione del proprio vantaggio personale, in Colombia e nel resto del mondo, ma la posizione di Gustavo Petro è scandalosa nella sua complicità con i macellai fascisti e narcotrafficanti che scorrazzano nel paese.

 

GOVERNO COLOMBIANO ACCUSATO DI CORROMPERE UN GIUDICE ECUADORIANO

Martedì 6 gennaio un gruppo di parlamentari messicani del PRD ha annunciato il desiderio di riunirsi con il presidente dell'Ecuador Rafael Correa, con l'obiettivo di evitare l'estradizione di Lucia Morett, la studentessa messicana sopravvissuta al massacro di Sucumbìos del primo marzo, il bombardamento all'accampamento temporaneo del capo della commissione internazionale delle FARC Raùl Reyes effettuato dall'esercito colombiano in territorio ecuadoriano. Il deputato messicano Cuauhtémoc Sandoval, che dirige il collegio di difesa della studentessa nel suo paese, ha dichiarato che dietro la sollecita richiesta di estradizione c'è la corruzione, da parte del governo colombiano, di un giudice dell'Ecuador.

Il presidente Correa, che alla fine del 2008 aveva pubblicamente stigmatizzato la collusione fra paramilitari e governo colombiano, qualche settimana dopo il bombardamento ha dichiarato che Lucia Morett non ha commesso alcun delitto in Ecuador, essendo entrata regolarmente nel paese con un visto turistico. Ciononostante, in virtù della separazione dei poteri, l'ultima parola sulla questione spetta ad un giudice.

 

Il governo colombiano usa uno degli strumenti che conosce meglio, la corruzione, per cambiare le carte in tavola e mettere sotto accusa le vittime del terrorismo di Stato; la studentessa Lucia Morett, che ora è tornata in Messico, era stata accolta in Nicaragua dal presidente Ortega per ragioni di sicurezza, poiché aveva subìto molte minacce. Presente nell'accampamento per la realizzazione di una ricerca accademica sul gruppo insorgente, è l'unica sopravvissuta del gruppo di messicano trucidati dall'esercito colombiano: può senz'altro essere sentita da un tribunale ecuadoriano, ma ovviamente in veste di testimone dei fatti e non certo di accusata. 

 

COMUNITA’ DI PACE SAN JOSE’ DE APARTADO’ MINACCIATA DA GRUPPI PARAMILITARI

 

La Comunità di Pace di San José de Apartadó è stata nuovamente oggetto di intimidazioni e minacce da parte di gruppi paramilitari ed anche dell’Esercito ufficiale. Dopo varie provocazioni intimidatorie compiute dall’Esercito, il 28 ed il 29 ottobre, lo stesso permane tutto il giorno nel municipio La Esperanza occupando varie case e la scuola. Agli abitanti che hanno invitato i militari ad abbandonare la scuola è stato risposto che questa comunità era un nido di guerriglieri e che per questo motivo doveva essere sterminata. Il giorno seguente alcuni membri della comunità sono stati fermati da individui armati che assicuravano possedere una lista di sei persone da assassinare, “invitando” gli abitanti a sfollare onde evitare un massacro.

Il copione è sempre lo stesso: prima arriva l’Esercito provocando e minacciando, seguito dall’azione dei paramilitari, che molte volte sono gli stessi appartenenti alla “Forza Pubblica”. Il pretesto che chiunque si opponga alle logiche di potere sia additato come guerrigliero, è ormai un ritornello stancante. Lungi dall’essersi “smobilitati” i paracos continuano ad essere una delle colonne portanti della dottrina della “sicurezza democratica” di Uribe.

 

 

ARRESTATI MILITANTI DELLA REGIONE DI ARAUCA

Il 4 novembre almeno 13 persone, fra attivisti dei diritti umani, dirigenti sindacali, militanti del Polo Democratico Alternativo e dirigenti comunisti locali sono stati privati della libertà per ordine della magistratura inquirente di Arauca. Secondo informazioni provenienti dalla città di Arauquita, dove sono state effettuate le detenzioni, la magistratura li accusa di essere ausiliari della guerriglia criminalizzando  la denuncia e la protesta sociale in questa provincia secondo il solito copione, che imita misure simili prese a livello nazionale contro dirigenti del Polo e del Partito Comunista. Come sempre, la scusa per colpire gli attivisti e gli oppositori del regime è quella di affiliarli d'ufficio all'insorgenza colombiana; eppure essi sono le principali vittime della violenza dei paramilitari e dell'esercito; il presidente Uribe (in quanto comandante in capo delle forze armate) ed i suoi alleati narco-parlamentari sono responsabili della violenza fisica, verbale e giudiziaria contro chi denuncia le barbarie della società colombiana.

 

RINUNCIA IL COMANDANTE DELL’ESERCITO

 

Il comandante dell’Esercito colombiano, Generale Mario Montoya, ha rinunciato dopo essere stato travolto dal caso dei “falsi positivi”. Il questionato ufficiale era già coinvolto in vari casi di violazione dei diritti umani: dalla creazione di un battaglione di intelligence alla fine degli anni 70, che di fatto era un’unità clandestina terrorista, responsabile di sequestri, assassini ed attacchi dinamitardi, alla protezione dei gruppi paramilitari e all’attacco della “Comuna 13”, un quartiere di Medellin, dove perirono 14 persone durante gli operativi militari contro milizie bolivariane delle FARC, e ne sparirono altre 50 nelle settimana seguenti.

Questo ex istruttore della famigerata Scuola delle Americhe, dove sono stati forgiati i peggiori torturatori e macellai dell’America Latina, è lo stesso che durante lo show massmediatico del ”la operacion jaque”, che portò alla liberazione della Betancourt, usò l’emblema della Croce Rossa, in piena violazione dei Trattati Internazionali e commettendo un crimine di guerra. Solo nel 2007, secondo Amnesty International, sarebbero almeno 330 le esecuzioni extra-giudiziarie perpetrate dalle “forze dell’ordine”, comandate da criminali del calibro di Montoya.

 

 

EX AUC CONFESSA OMICIDI DI CIVILI IN FALSI COMBATTIMENTI

 

Un ex paramilitare colombiano, identificato come  Daniel Alfonso Guerra Ruiz, ha confermato davanti alle autorità giudiziarie che diversi civili che aveva egli stesso riunito, attirandoli con l'offerta di un lavoro, sono stati assassinati da effettivi dell'esercito per poi essere presentati come guerriglieri “morti in combattimento”, secondo una informativa pubblicata dal quotidiano El Tiempo.

L'ex AUC ha confessato ad agenti della Polizia Giudiziaria di avere contattato 7 ragazzi su richiesta di  Roberto Carlos López Vega, militare di professione; sei di questi sono ricomparsi come morti in combattimento, con gli abiti che avevano il giorno della loro sparizione, oltre a stivali e armi; di un altro giovane non si hanno più notizie, i suoi genitori lo danno per morto.

Uno degli agenti che era presente all'atto del ritrovamento dei cadaveri, e che ha preferito non rivelare il proprio nome, ha affermato che gli stivali ritrovati davano l'impressione di essere nuovi, e che sembrava che quasi tutti i giovani fossero stati uccisi da un solo colpo di fucile (come in un'esecuzione).

Oggi che gli “ex” AUC confessano una piccola parte dei loro crimini, le cronache riportano dell'indissolubile intreccio fra esercito regolare e forze paramilitari, nient'altro che crudeli esecutori di un piano ideato nei piani alti della politica; il desiderio di sbandierare inesistenti risultati sul campo contro-insurrezionale e la macabra pratica delle ricompense per i guerriglieri abbattuti, unita all'altissimo grado di corruzione delle forze armate, portano a questi aberranti risultati.

 

 

ENNESIMA PROVOCAZIONE AI DANNI DEL DIRIGENTE RIVOLUZIONARIO DOMINICANO NARCISO ISA CONDE

 

La notte del 5 novembre, mentre insieme a sua moglie si recava a casa di suo figlio, il dirigente comunista dominicano Narciso Isa Conde è stato oggetto dell’ennesima provocazione da parte della polizia nazionale. Mentre i due compagni appartenenti alla scorta lo attendevano in macchina, alcuni poliziotti hanno chiesto a loro i documenti. Molto tranquillamente la scorta ha spiegato che attendevano Narciso e che lo chiamavano immediatamente per gli opportuni chiarimenti, ma costoro non ne hanno voluto sapere minacciandoli di trarli in arresto. La tensione è aumentata fino a quando i due uniformati hanno impugnato le armi; a questo punto la scorta ha avuto la stessa reazione nel timore che volessero assassinarli. Solo l’intervento di Isa Conde e del figlio, che ha chiamato alcuni mezzi informativi, hanno scongiurato una tragedia.

Mentre le autorità dominicane si limitano a definire questa nuova istigazione solo come “un incidente mal gestito”, si tratta di un tentativo provocatorio, dopo quelli attuati poche settimane orsono, per trucidare il noto esponente politico. Le pressioni del regime narco-terrorista di Uribe e della CIA sulle autorità dominicane, per concretizzare l’eliminazione di Narciso sono finora fallite per la straordinaria determinazione e calma dello stesso. Le denunce contro l’oligarchia mafiosa ed i suoi rappresentati paramilitari, sono la causa di questo accanimento. Il presidente Leonel Fernández, che finora non è riuscito a garantire l’incolumità fisica del dirigente rivoluzionario, dovrà a rispondere di questi inaccettabili fatti.

 

 

ECUADOR PROTESTA PER INCURSIONE PARAMILITARE

 

Il governo dell’Ecuador ha inviato un’energica protesta al suo omonimo colombiano e all’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), dovuta all’incursione di un gruppo di paramilitari nel suo territorio ed alla mancanza di controllo delle frontiere. I paramilitari delle “Águilas Negras”, dopo essere arrivati nella città di Borbón, situata nella confinante provincia ecuadoregna di Esmeraldas, si sono diretti in una discoteca in cerca di una persona da eliminare. Qui hanno malmenato il personale e ferito tre persone, di cui una deceduta in seguito. Il Ministero degli Esteri ha sottolineato la gravità dell’episodio dovuto alla mancanza di controllo militare nella frontiera, sollecitando le autorità colombiane affinché, attraverso contromisure adeguate, simili episodi non si ripetano.

La nota è stata inviata attraverso l’ambasciata argentina a Bogotà, dopo la rottura diplomatica avvenuta il 3 marzo, a causa della violazione della sovranità nazionale da parte dell’esercito e dell’aviazione colombiana. Un nuovo episodio istigatore da parte del paramilitarismo di Stato tenta di destabilizzare il vicino Paese, non disposto a lasciare impunito un atto criminale attuato congiuntamente con Washington. L’integrazione politica, economica e sociale dei popoli latinoamericani, vede oggi il governo Uribe come il principale alleato delle politiche neoliberiste USA; testa di ponte dell’imperialismo nordamericano nel continente.

 

 

TRUFFA MILIONARIA PROVOCA DISORDINI

 

L’impresa promotrice finanziaria DRFE (Depósito Rápido, Fácil y Efectivo ), ha messo in atto una scandalosa truffa ai danni di migliaia di piccoli risparmiatori colombiani. Con 66 agenzie sparse in 12 regioni del Paese, la DRFE ha usato il sistema della “catena di Sant’Antonio” per raggranellare, si stima, 200 milioni di dollari. I piccoli risparmiatori venivano allettati con interessi mensili che partivano dal 35% e raggiungevano anche il 150%. Il rappresentante legale, Carlos Alfredo Suárez, è sparito con 15 guardie del corpo e varie valigie, probabilmente colme del denaro sottratto illecitamente.

La rabbia popolare è esplosa quando alcune sedi sono state chiuse in fretta e furia, ed oltre al danno è arrivata anche la beffa: in alcune agenzie sono stati trovati “biglietti di addio” che ringraziavano l’incredulità e la stupidità dei benefattori creduloni. È stato necessario imporre il coprifuoco in cinque città per contenere la protesta. Mentre la stessa impresa aveva in passato avuto problemi nel vicino Ecuador, il quale dopo indagini e perquisizioni ne aveva decretato la chiusura immediata, in Colombia come sempre il governo è rimasto passivo ed ora si appresta a chiudere la stalla; ma i buoi sono già lontano.

 

 

LA PROCURA GENERALE  COLOMBIANA CERCA “TERRORISTI” NELLE UNIVERSITÀ

 

La procura generale della Colombia ha chiesto a diverse università pubbliche di Bogotà gli archivi con i dati su professori e studenti per stabilire se qualcuno di loro ha vincoli con organizzazioni terroriste.

Radio Caracol ha indicato che Jorge Piedrahíta, magistrato dell'Unità contro il Terrorismo, ha dato istruzione perché si chiedano alle università i dati dal 1992 ad oggi; per effetto di questa inchiesta, è già stato arrestato un professore del collegio Saludcoop Sur, nella zona ovest della capitale.

Gli agenti sono arrivati all'ora dell'ingresso degli studenti nel complesso, il che ha fatto sì che si opponessero alla detenzione gli stessi studenti, i docenti e anche la direzione dell'istituto.

Successivamente il professore ha deciso di consegnarsi alle autorità; secondo  Olga Marina Amaya, direttrice del collegio, l’accademico detenuto teneva lezioni  di Scienze Sociali alle scuole superiori, ed è titolare di una cattedra sui Diritti Umani nell'Università Distrettuale; inoltre ha assicurato che nell'ultimo anno, nel suo lavoro, non ha avuto comportamenti strani e che si è distinto per aver compiuto correttamente il proprio dovere. La caccia alle streghe lanciata dalla cosca uribista continua imperterrita a mietere vittime innocenti.


 

 

 

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