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LE
FARC-EP DIVERRANNO UN PARTITO POLITICO?
Le
Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo (FARC-EP)
hanno dichiarato che potranno diventare un partito politico aperto,
legale ed inclusivo, dopo che sarà raggiunto l’accordo di pace col
governo della Colombia.
Le
due le parti sviluppano conversazioni dalla fine del novembre del 2012,
a L'Avana, per trovare una soluzione politica al conflitto sociale ed
armato che soffre la Colombia da più di mezzo secolo.
In
un comunicato emesso in occasione del 14° Anniversario del Movimento
Bolivariano per la Nuova Colombia, la delegazione di pace di questa
organizzazione, ha patrocinato la costruzione di uno scenario politico
davvero inclusivo.
“Se
ora realizziamo un dialogo per la riconciliazione è perché esiste una
forza clandestina e vigorosa, una massa disposta a prendere le redini
per la conduzione del suo futuro, si legge nel testo diffuso. Il
Movimento Bolivariano è pronto a continuare il suo cammino per la
costruzione di una Nuova Colombia, in un nuovo scenario dominato dalla
pace, si legge ancora nel messaggio che insiste sulla necessità della
creazione di un’Assemblea Nazionale Costituente. Come risultato delle
conversazioni a L'Avana, le parti sono giunte ad accordi parziali nei
temi dello sviluppo agrario integrale e della partecipazione politica, e
si spera che si raggiungano i consensi per i risarcimenti delle vittime
del confronto armato.
Le
delegazioni di pace, guidate dall'ex vicepresidente Umberto de la Calle
e dal comandante guerrigliero Ivan Marquez, dovranno stabilire gli
impegni sulla fine della guerriglia, con i meccanismi d’implementazione,
verifica e vidimazione di uno sperato e atteso accordo finale.
LE
FARC-EP DISPOSTE AD ASCOLTARE LE PROPOSTE DI ARMISTIZIO
Il
membro della delegazione di pace delle FARC-EP, Andrés París, ha
assicurato mercoledì 23, che la guerriglia è interessata a conoscere di
prima mano la proposta fatta dal politico colombiano Álvaro Leyva su un
armistizio tra le parti in conflitto.
“Speriamo che il governo nazionale apra le porte per far sì che Leyva
possa spiegare il contenuto della sua iniziativa, che potrebbe giocare
un ruolo molto importante nell’attuale congiuntura ha detto París
all’inizio del ciclo di conversazioni numero 16 nel Palazzo delle
Convenzioni de L’Avana.
Alcuni giorni fa Leyva, un politico conservatore che è stato candidato
alla presidenza colombiana e che ha una vasta esperienza nei processi di
pace precedenti, ha proposto un armistizio o un’interruzione delle
ostilità perchè la pace non abbia rovesci, nonostante le elezioni
previste per il maggio del prossimo anno.
In
una lettera indirizzata ai plenipotenziari del Governo e delle FARC-EP,
ha riferito che l’interruzione delle ostilità dovrebbe avvenire dal
prossimo 18 novembre, giorno in cui si compie un anno dall’inizio dei
dialoghi a L’Avana. Questo armistizio conterebbe su verifiche
internazionali, ha aggiunto il politico.Le parti negoziatrici potrebbero
sollecitare al Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, che
si realizzi una supervisione mediante il Dipartimento delle Operazioni
di Mantenimento della Pace.
Leyva ha chiarito che questo armistizio non suppone una pausa nei
dialoghi ma, al contrario, assicura che durante il tempo che precede
l’interruzione delle ostilità, con l’impegno di firmare la pace, si
lavorerà alla soluzione dell’eliminazione delle mine nel paese ed
anche del terzo punto dell’agenda de L’Avana, relazionato alla
soluzione del problema delle droghe illecite. Le Forze Armate
Rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo (FARC-EP) hanno già
dichiarato un cessate il fuoco unilaterale nei primi due mesi dei
dialoghi a L’Avana, nei mesi di novembre del 2012 e gennaio del 2013,
ed inoltre hanno insistito da allora sulla necessità di un alt al fuoco
bilaterale per negoziare la pace senza gli spari dei fucili.
Il
governo di Juan Manuel Santos, si è mantenuto fermo nella sua politica
di negoziare a L’Avana mentre riprende la guerra in Colombia. Ha detto
che non si può commettere lo stesso errore avvenuto nei processi
precedenti che, secondo lui, furono utilizzati dalle FARC-EP per
rinforzarsi militarmente. A poco più di un anno dall’inaugurazione
formale dell’attuale dialogo di pace tra il governo di Santos e la
principale guerriglia del paese a Oslo, in Norvegia, le parti hanno solo
realizzato un accordo parziale nel primo punto dell’Agenda, riferito
allo spinoso tema della terra.
Gli
ultimi mesi di conversazioni sono stati dedicati al secondo punto, la
partecipazione politica, senza che si sia giunti ad accordi concreti.
Il
leader guerrigliero Andrés París ha considerato che le FARC-EP giungono
a questo nuovo ciclo con una rinnovata volontà d’avanzare in un accordo
di pace.
“Se
la delegazione del governo è disposta ad incorporare le circa 100
proposte che ha fatto la guerriglia sulla partecipazione politica, credo
che potremo chiudere il punto di questo ciclo” ha assicurato París. “ La
cosa più importante è che le due delegazioni stiano sedute attorno al
tavolo del dialogo”. Il leader della delegazione del governo,
l’ex vicepresidente Humberto de la Calle, ieri non ha fatto
dichiarazioni alla stampa.
COLOMBIA: CHE COSA
VOGLIONO LE FARC?
FARC non andrà ai negoziati di pace a cercare una rivoluzione da
contratto, non nascondendo l’ideale socialista e confermando il loro
passato di gruppo armato perché senza alternativa di altra lotta.
Nacquero ufficialmente
nel maggio del 1964 quando ci fu una poderosa offensiva dell’esercito
colombiano contro quelle che erano chiamate ‘repubbliche indipendenti’
che null’altro erano che zone di campagna difese da contadini nei
dipartimenti di Tolima, Cauca e Caquetá. Per capire qualcosa, dobbiamo
andare al 9 aprile del 1948 quando il leader antioligarchico Jorge
Eliecer Gaitán fu assassinato insieme ad altri compagni che
rappresentavano libertari e comunisti in varie regioni del paese. Questo
generò un moto contadino nato appunto nel 1948 e che dopo l’offensiva
del maggio 1964 si ufficializzò nelle FARC come gruppo organizzato di
autodifesa con chiara influenza del Partito Comunista Colombiano. Gruppo
che per molti anni si identificò con un marxismo ortodosso anche se
contaminato dalla netta impronta contadina dalla quale proveniva. A metà
del ’64 in piena offensiva militare colombiana, le FARC proclamarono il
loro programma agrario dedicato ai contadini senza terra e che prevedeva
la confisca di terre dei latifondi di proprietà di ricchi signorotti
locali; crediti ed assistenza tecnica dedicati all’inizio di ogni
singola attività contadina; servizi sanitari per rispondere al vuoto
dell’assistenza allora inesistente nelle zone rurali; calmiere di prezzi
per generi fondamentali sia alla sopravvivenza che alla coltivazione
delle terre; protezione delle comunità indigene; alleanza con il
movimento sindacale.
Nell’aprile del 1993 le
FARC emisero il documento “Piattaforma per un Governo di Ricostruzione e
Riconciliazione Nazionale” che somiglia ad un progetto di alcuni governi
di sinistra dell’America Latina e che prevede: controllo da parte dello
Stato dei settori strategici dell’economia nazionale (leggasi: no alle
multinazionali imperialiste straniere); sviluppo del mercato interno;
autosufficienza alimentare; stimolo per le piccole e medie imprese;
sviluppo delle microimprese e dell’economia solidale; 50% di ogni
guadagno convertito per il benessere sociale; 10% del PIL dedicato alla
ricerca e sviluppo; forme di tutele statali di fronte alla
disuguaglianza internazionale; costituzione di un governo pluralista
nazionale e democratico; suddivisione dei poteri; parlamento
unicamerale.
Elementi questi dei
colloqui negoziali tra le FARC ed il governo colombiano che dovrebbero
fungere da base per una giustizia sociale e rispetto alla sovranità.
Questo implica uno sviluppo agrario che metta freno agli investimenti di
grandi capitali investiti in megaprogetti minerari ed elettrici che
provocano la sofferenza di molte comunità contadine colombiane. Così
come si chiede l’eliminazione delle basi militari USA della tutela delle
risorse naturali nazionali, l’abolizione del Trattato di Libero
Commercio, garanzia alla vita dei sindacalisti e degli eventuali
guerriglieri smobilitati, soluzione al narcotraffico, lotta alla
corruzione.
In voce dei membri del
Secretariado Rodrigo Granda ed Iván Márquez, le FARC esprimono che non
andranno alle negoziazioni a cercare "una rivoluzione per contratto" non
nascondendo mai i loro ideali socialisti ed affermando che fino ad ora
hanno dovuto combattere con le armi per questi ideali perché non hanno
avuto altra opzione. Ora quello che vogliono, è farlo pacificamente ma
esigono garanzie che non si ripeta la storia dell'Unione Patriottica,
fronte ampio nel quale convogliarono le FARC tra 1985 e 1990 e che fu
annichilito in 5 anni, provocando l’uccisione del il 5 mille dei suoi
militanti ed i suoi due candidati presidenziali.
Partes
del Bloque Magdalena Medio del 20 de febrero al 2 de abril 2011
Escrito por BMM de las FARC-EP
El 21 a las 17:20 horas, entre Convención y La Esperanza, Norte de
Santander, se emboscó con minado una patrulla de la policía. R: 4
policías heridos.
El 25 a las 14:20 horas, en Filo Guamo, corregimiento del Aserrío, Norte
de Santander se dinamitó el oleoducto de caño Limón – Coveñas.
Marzo:
El 1º a las 16:40 horas, en las Cruces de Guasiles, municipio de
Convención, Norte de Santander, se hostigó al ejército con ramplas y
fusiles.
El 4 desde las 08:00 a las 22:00 horas, en el sitio Casa Zinc, entre los
municipios de Tibú y La Gabarra, Norte de Santander, se montó reten y se
habló con la población.
A las 09:16 horas, en la vereda el Espejo del municipio del Tarra, Norte
de Santander, se hostigó patrulla del ejército perteneciente a la 30
Brigada que cuidaba maquinaria de Ecopetrol. R: 1 soldado muerto
A las 10:00 horas, en la vereda Vegas del corregimiento San Carlos,
municipio de Tarra, Norte de Santander, se activó minado a la patrulla
de maniobra en reacción a la muerte del soldado.
A las 12:30 horas, se hostigó helicóptero que vino a evacuar el muerto,
aterrizó en dos ocasiones mientras otro lo cubría ametrallando; en la
misma reacción del enemigo un soldado se lo arrastró el rió y otro
soldado se tiró y se ahogó.
El 5 de marzo a las 08:00 horas, en la vereda Miramonte, sobre la vía
entre los municipios de Tibú el Tarra, Norte Santander, un comando quemó
maquinaría que construye carretera para transporte de carbón.
El 7 a las 16:10 horas, en la vereda el Bejuco de Teorama, Norte de
Santander, se hostigaron helicópteros. R: Un helicóptero impactado y
obligado a votar parte de la carga
El 11 a las 21:20 horas, en la vereda los Robles municipio del Tarra,
Norte de Santander un comando nuestro chocó con el ejército dándose un
intercambio de disparos. PSN: se perdió un equipo
El 12 a las 07:00 horas, se hostigó con mortero a la misma patrulla
desarrollándose un combate hasta las 17:00, vino el helicóptero Arpía y
ametralló; luego vino la marrana e hizo lo mismo.
El 13 a las 14:00 horas, en la vereda Bella Larga, Teorama, Norte
Santander cayeron erradicadores en campo minado. R: 8 erradicadores
muertos y 4 heridos
El 17 de las 04-00 a las 11-00 horas, un comando nuestro y un comando
del Frente Capitán Mauricio del ELN, colocaron reten en el Saltillo, vía
entre los municipios de Zaragoza a Segovia, Antioquia. Se habló con la
gente y entregó propaganda. A las 15-00 un helicóptero sobrevoló el
caserío.
El 18 de marzo realizaron evento político en homenaje a Manuel Marulanda
el guerrillero inclaudicable, en El Diamante, Municipio de San Pablo.
Hubo presencia de 200 personas. Se instalaron vallas publicitarias y se
entregaron CD con música y videos. La presencia en el caserío fue de 5
horas.
A las 01:38 horas, se atacó puesto de policía del corregimiento de las
Mercedes, municipio de Sardinata. R: 3 policías muertos, 3 heridos la
mayor parte del cuartel quedó destruida a las 03:00 llegaron
helicópteros y ametrallaron el área.
A las 01:38 horas, se hostigó con ramplas puesto de policía del
municipio de San Calixto, Norte de Santander.
A las 04:15 horas, se montó reten en la Y de las Mercedes, vía entre los
municipios de Ocaña y Cúcuta, Norte de Santander. Se bloqueó la vía y se
quemó una tractomula.
El 19, se instaló reten en Santo Domingo, vía San Pablo a Santa Rosa,
sur de Bolívar; se habló con la población por espacio de una hora sobre
el derecho universal de los pueblos a la rebelión armada, se entregó
propaganda, se hicieron grafitis y se instalaron vallas. En el caserío
se hizo presencia durante 4 horas.
A las 17 horas, se hizo mitin en homenaje a Manuel Marulanda y se
repartió propaganda en el corregimiento Pozo Azul, municipio de San
Pablo, Bolívar. Hubo presencia de unas 150 personas.
En la vereda El Martillo Alto, sitio conocido como el Boquerón del
municipio del Tarra, Norte de Santander, un comando nuestro fue contra
emboscado por el ejército perteneciente a la Brigada 30. R: un soldado
muerto. Propios: 2 guerrilleros muertos, uno capturado herido, se
entregó uno, perdidos 4 fusiles.
A las 16:30 horas, comando de la Arturo Ruiz hostigó al ejército de la
Brigada 30 en la base militar las Indias ubicada en el casco urbano del
municipio del Tarra, Norte de Santander. R: 2 soldados muertos. Se
hostigó helicóptero en la misma base.
A las 23:40 horas, se hostigó ejército que cuidaban los planchones en el
rió Sardinata en Campos Dos, municipio de Tibú, Norte de Santander. Se
hicieron pintas y se entregó propaganda. R: Un soldado muerto.
El 20 a las 14:30 horas, se derribó torre de energía en el barrio
Motilanda, municipio del Tarra, Norte de Santander.
El 21 a las 22:30 horas, se realizó una voladura a Petróleos del Norte,
en el sitio las Indias, municipio del Tarra, Norte de Santander.
El 22, se hizo presencia en la carretera entre los municipios de
Zaragoza y Segovia, Antioquia. Se habló con la población durante 3 horas.
El 23 de las 09-40 a las 10-10 horas, combatieron con el ejército en la
vereda Las Camelias, municipio de Remedios, Antioquia. R: 4 militares
muertos y 3 heridos. Propios: un camarada muerto y un fusil perdido con
toda la dotación. A las 21-15 los helicópteros retiraron al ejército del
área.
El 24 colocaron pasacalles en el Tarra, Norte de Santander y se dinamitó
Petróleo del Norte.
A las 18:30 horas, se hostigó al ejército en Puente Rojo, municipio de
San Pablo, Norte de Santander.
El 25 a las 23:20 horas, hostigaron el puesto de policía de Monterrey,
municipio de Simití, Bolívar. R: 2 policías heridos.
A las 18:40 horas, se hostigó ejército en la Cristalina, Aserrio Norte
de Santander.
El 26 realizaron evento político en homenaje a Manuel Marulanda el
guerrillero inclaudicable, en Cañabraval Bajo, municipio de San Pablo,
durante 3 horas. Se instalaron vallas en Cañabraval, Ye de Wicho y San
Pablo, Sur de Bolívar.
Desde las 05:00 hasta las 07:00 horas, se hizo reten en la Válvula vía
El Tarra Ocaña, Norte de Santander, se repartió propaganda y se pusieron
pasacalles.
En la vereda Unión Vetas municipio de Tibú, Norte de Santander,
reunieron 160 personas, se hizo conferencia en homenaje al camarada
Manuel Marulanda Vélez, por espacio de 50 minutos y se repartió
propaganda
Concentración de masas en las Negritas con un buen número de población.
Se hizo acto político en las Nutrias con presencia de gente de La Poza.
Actos políticos culturales en homenaje al comandante Manuel Marulanda,
el guerrillero inclaudicable, en los caseríos de Carrizal, Cañaveral
municipio de Remedios y en las Guaguas municipio de Segovia, Antioquia.
El 27 a las 06:00 horas, se hostigó puesto de policía del corregimiento
de las Mercedes, municipio de Sardinata, Norte de Santander.
A las 19:00 horas, se voló válvula de inyección cerca al Remolino,
corregimiento de San Luís, municipio de Yondó, Antioquía. Se pararon 3
machines.
Se realizó el acto político en Santa Marta municipio de Remedios,
Antioquia. La presencia de la población, sumando todos los actos,
alcanzó a más de 800 personas.
El 29 a las 17:20 horas, se hostigó puesto de policía en el
corregimiento de las Mercedes, Norte de Santander.
A las 08-00 horas, se le activó minado a patrulla del ejército, en
conjunto con el Frente Capitán Mauricio del ELN, en la cordillera de
Machuca, municipio de Amalfi, Antioquia. R: 2 soldados heridos.
A las 11-50 horas, en la Pedregosa, corregimiento de Pozo Azul del
municipio de San Pablo, Bolívar, el ejército asaltó unidad del 24 Frente.
Propios: Murió un camarada. Perdidos 3 fusiles y un HF.
El 30 a las 13:30 horas, se montó reten hasta las 14:30 en el sitio
Ambato en la vía entre los municipios de Tibú y Cúcuta, Norte de
Santander. Se habló con la población civil se quemaron 2 tracto mulas y
un bus.
El 31, a las 12:30 horas, se dinamitaron 3 Torres de energía y se
quemaron 3 carros de Ecopetrol en la Silla, municipio de Tibú, Norte de
Santander. Se decomisaron 2 computadores.
A las 21:30 horas, se hostigó puesto de policía en el corregimiento de 3
Bocas del municipio de Tibú, Norte de Santander por espacio de 10
minutos al mismo tiempo se montó reten a la salida del caserío, se
repartió propaganda. R: un policía muerto.
Abril
El 2 de abril se realizó el acto de homenaje al camarada Manuel en El
Paso de la Mula, municipio de Remedios, Antioquia, con la asistencia de
más de mil personas.
Nota: En el Catatumbo se realizaron otros actos de masas pero el mando
no pasó el reporte en detalle.
La CADENA RADIAL BOLIVARIANA, VOZ DE LA RESISTENCIA deplora la detención
arbitraria de Joaquín Pérez Becerra, Director de la Agencia de Noticias
Nueva Colombia, ANNCOL, en el aeropuerto internacional de Maiquetía
(Caracas, República Bolivariana de Venezuela).
No valieron las protestas y justas voces levantadas desde los sectores
democráticos y revolucionarios del continente, clamando la liberación
inmediata del comunicador social, para impedir su entrega ilegal a la
jauría fascista que representa el gobierno criminal de Juan Manuel
Santos en Colombia. Este gobernante es el mismo personaje que como
ministro de defensa, durante el período presidencial del destripador
Álvaro Uribe Vélez, encabezó la fase de ejecuciones extrajudiciales,
asesinatos imperdonables, perpetrados por las fuerzas armadas del
régimen, eufemísticamente denominados “falsos positivos” y que cobraron
la vida de por lo menos 1200 personas inocentes e inermes a las que
hacían pasar por guerrilleros dados de baja en combate.
El comunicador, quien fuera totalmente aislado desde el momento de su
captura, aunque entró al vecino país de manera legal identificándose
como ciudadano sueco, nacionalidad que adquirió como perseguido y
refugiado político desde hace algo más de una década, y con la cual se
movía por Europa sin ninguna restricción, sin observar consideraciones
éticas ni jurídicas fue entregado por las autoridades venezolanas de
manera insólita y expedita al gobierno colombiano, violándosele todas
las garantías procesales, tal como lo denunció el abogado de Joaquín
Pérez Becerra, y organizaciones políticas como el Partido Comunista de
Venezuela y el Movimiento Continental Bolivariano.
No es la primera vez que un fenómeno penoso como este ocurre en
territorio venezolano durante el gobierno del Presidente Hugo Rafael
Chávez Frías. En épocas recientes han sido entregados, sin formula de
juicio alguna, personas a las que se les acusa de ser guerrilleros o
militantes de organizaciones rebeldes como las FARC, el ELN ó ETA,
colocándoselas con el uso del rasero del imperialismo, en condición de
terroristas, con lo que las autoridades del país hermano hacen el juego
a la persecución, tipo Plan Cóndor, a la manera de las viejas dictaduras
militares del Cono Sur, que los regentes del capitalismo han
desencadenado contra los luchadores populares.
Es esta, una afrenta contra el movimiento popular que al tiempo que
devalúa la genuina condición bolivariana y revolucionaria del gobierno
venezolano, alimenta las nefandas pasiones de un régimen que como el
colombiano ha desbocado su ira en función de destruir y silenciar a
quienes, incluso desde la pluma y los micrófonos, hacen esfuerzos
pacíficos para que el mundo conozca la opinión de la otra parte
contendiente en la lucha por el poder político en Colombia y sobre todo
se entere de la profunda crisis humanitaria en que el Estado colombiano
mantiene a la población más humilde de nuestro país desangrado por la
guerra de exterminio que sus gobernantes le han declarado para
beneficiar a las trasnacionales del dólar.
Nosotros que respetamos y consideramos altamente los esfuerzos del
gobierno venezolano por dignificar a los pueblos del continente,
expresamos en estas circunstancias marcadas por el absurdo que, más allá
de las motivaciones que le empujen a anteponer sus intereses de Estado
frente a los clamores de la nación granadina comunera, herida y
sangrante bajo el látigo de sus opresores, confiamos totalmente en que
el Bravo Pueblo hermano, hijo de nuestro mismo padre e historia,
sostendrá su solidaridad incondicional con las FARC-EP y con la lucha
del sufrido pueblo colombiano. Estamos convencidos, que bien saben los
venezolanos con decoro, que nunca las concesiones contra-revolucionarias
han servido ni servirán para aplacar los odios ni la voracidad de
imperios como el de Estados Unidos en su afán por apropiarse de los
recursos naturales del mundo. Quien así no lo crea, bien puede mirarse
en el espejo de la triste realidad que padece el pueblo libio, hoy
sometido a las infamias del imperio yanqui y de la Alianza Militar
Atlántica.
Convocamos, la solidaridad de todos los revolucionarios del mundo y de
las agencias de prensa independientes y democráticas, para manifestarse
en favor del decoro antiimperialista, en contra de la opresión fascista
que padece Colombia en manos de sus victimarios oligarcas. Ninguna
persona que tenga amor por la dignidad humana puede convertirse en apoyo
de las ignominias del régimen de Juan Manuel Santos
Se nos fueron las palabras
Norberto Emmerich
Centro Argentino de Estudios Internacionales
En esto días fallecieron el periodista boliviano Ted Córdova-Claure y el
periodista argentino-cubano Jorge Timossi.
Uno murió víctima de su propia vida y tuvo el orgullo y la tozudez de
contar su propia muerte. El otro murió como mueren todos, con un corazón
que dijo basta, después de haber vivido como viven pocos.
El periodismo es el oficio que se encarga de hacer historia con el
presente y ellos nos contaron una América Latina que aspiraba a una
revolución que no sucedió, pisoteada por las botas de las dictaduras y
acolchonada por las migajas del neoliberalismo. Sabían estar en el lugar
justo y contarlo bien. Y mientras América Latina hacía historia contaba
con las voces que amplificaban el día y combatía de igual a igual en ese
desparejo terreno que habita en la mente de cada latinoamericano.
Ahora que los periodistas son voceros especializados de los medios,
extrañamos la época en que los periodistas eran los medios que hacían de
voceros de la realidad.
Nos quedan pocas voces para relatar nuestros silencios. América Latina
siempre parece estar renaciendo de las cenizas, pero ahora necesitamos
más que nunca que nos cuenten lo que hacemos. Si no están ellos nos
vemos obligados a contar nuestras luchas con las palabras de otros, con
las letras de los traidores. ¿Quién emocionará nuestros días con el
relato de las proezas presentes? ¿quién nos contará las historias de los
héroes que no conocemos? ¿quién rescatará del olvido los recuerdos que
olvidamos haber olvidado? Sin ellos nos llegará el meloso y embriagante
cantar de las sirenas que nos desviarán de Ítaca y nos harán olvidar
nuestro hogar.
Ted Córdova Claure dio las pistas para encontrar el cadáver del Che en
Bolivia, Jorge Timossi fundó Prensa Latina. Ambos eran latinoamericanos,
porque el oficio de periodista bien llevado te hace ciudadano del mundo
y nativo de ningún lado. Y ambos eran el resultado de una coyuntura
peculiar de América Latina, pero ¡qué excelente resultado, ser tan
excelente consecuencia de tan conmovedora causa!
La mezcla combustible de la derrota bélica norteamericana en el apartado
sudeste asiático, el triunfo de la revolución cubana y la crisis mundial
del petróleo dibujaron un momento donde la revolución “estaba a la
vuelta de la esquina”. Y ellos estuvieron allí.
Quedamos algo mudos, tendremos que seguir gesticulando hasta que alguien
suplante este silencio de los que no tenemos voz. “El periodismo me
agarró tanto, que me permitió enviar esta última noticia de mi muerte, a
los 70 años y nueve días de vida en un mundo cada vez más caótico”,
escribió Ted al anunciar su muerte inminente hace 5 años. Porque el
mundo es caótico no encontramos las palabras que lo describen, no
sabemos decir qué parte del desfile está pasando ante nosotros. Y un
mundo sin palabras es un eterno destierro en la tierra de nadie, donde
deambulamos yendo hacia ningún lugar. Nos faltan los letreros, las luces
de neón, las indicaciones de la autopista, los alertas.
Nos duele, porque nos faltan las palabras, las mejores se fueron con
ellos. Y nos rodea un largo minuto de silencio.
Aquile nere.
Il vero volto dei nuovi “paras” colombiani.
di Andrea
Necciai
Da qualche anno
imperversano in Colombia, un paese già martoriato dalla povertà di
ampi strati della popolazione e da una guerra civile di lunga
durata. Si fanno chiamare “Aquile nere”, le nuove organizzazioni
criminali dedite a ogni forma di delinquenza, considerate – a
ragione – le degne eredi delle famigerate AUC (Autodefensas Unidas
de Colombia), i corpi paramilitari di estrema destra di recente
smantellati in seguito all’entrata in vigore della legge “Justicia y
paz”.
Le AN sono comparse
per la prima volta nel dipartimento Norte de Santander, nel nordest
colombiano, al confine con il Venezuela. Da lì altri gruppi
criminali, sempre sotto il nome di “Aquile nere”, hanno cominciato
ad espandere le loro attività in vari municipi concentrandosi nelle
zone di Santander, Cesar, Caquetà e Antioquia, tanto da indurre il
presidente colombiano Uribe – sul cui governo continuano a piovere
accuse di combutta con le vecchie AUC per attività di “guerra
sporca” e di narcotraffico – a ordinare al suo esercito la creazione
di un “Nucleo speciale di ricerca” per snidare i membri di queste
pericolose bande armate.
Col tempo le AN
hanno stretto legami con i potenti cartelli della droga (come già
era accaduto per le AUC) e sono coinvolte in attività illecite come
estorsioni, rapine, sequestri di persona e atti terroristici contro
le popolazioni. Peraltro, in perfetta continuità con le vecchie AUC,
le AN svolgono oggi la loro medesima funzione politica attaccando
membri delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia, la
guerriglia di ispirazione bolivariana e guevarista) e provvedendo
all’eliminazione fisica – sovente dietro commissione – di
sindacalisti, attivisti politici e dei diritti umani, e di altri
individui “scomodi” appartenenti ai movimenti civili. La loro
attività più redditizia resta il narcotraffico, grazie al quale si
finanziano e si armano e che li spinge, in casi sporadici, persino a
scendere a patti scellerati con i loro nemici ideologici, i
guerriglieri delle FARC, per spartirsi i lauti guadagni del
commercio della droga. A gonfiare i sempre più folti ranghi di
queste bande criminali sono sia gli ex paras delle AUC
(quelli che non hanno aderito alla smobilitazione, ma anche molti
“smobilitati” tornati a delinquere), sia malviventi “comuni” senza
alcuna relazione con i vecchi paramilitari, ma particolarmente
vogliosi di entrare nel business del narcotraffico. Secondo un
rapporto della Polizia Colombiana, tra il 2006 e il 2007 sono stati
catturati ben 1.765 membri di bande armate criminali (Bacrim), dei
quali 258 erano paramilitari “smobilitati”.
Uno degli individui
sospettati di comandare le AN è l’ex paras Vicente Castaño
(meglio conosciuto con il nome di “El Profe” e cofondatore delle AUC),
il quale scomparve in seguito alla smobilitazione dei paramilitari e
subito dopo essere stato accusato dell’assassinio del fratello
Carlos, il capo storico delle AUC freddato ad Antioquia per ordine
degli altri jefes reclusi nel carcere di massima sicurezza di
Itagüí. Ma in realtà i sospetti arrivano ben più in alto, fino a
lambire i palazzi della politica. Se il presidente colombiano Alvaro
Uribe nega l’esistenza di legami tra le istituzioni e le decine di
organizzazioni armate facenti capo alle nuove AN, la magistratura –
di contro – continua a svolgere spinose indagini sulla presunta
alleanza di un settore del governo con i capi dei narco-paramilitari.
Molti di loro, come Salvatore Mancuso (di chiare origini italiane),
don Berna e Jorge 40, sono già stati estradati negli Stati Uniti per
reati legati al narcotraffico, ma potrebbero decidere da un momento
all’altro di “vuotare il sacco” rivelando molte verità
compromettenti sul conto di Uribe e dei suoi uomini di partito, per
far scontare al presidente colombiano il fatto di non aver mantenuto
le sue promesse di impunità secondo i dettami della legge di
amnistia “Justicia y paz”.
Per allontanare e
far dimenticare all’opinione pubblica i sospetti che lo riguardano,
il mandatario colombiano si affida ai media nazionali (tutti – o
quasi – subordinati al suo governo), i quali “sebbene non possano
nascondere la portata degli scandali in atto, continuano ad
avvalorare una presunta popolarità di Uribe ottenendo, grazie alla
tecnica Goebbels (“ripetete una bugia, cento, mille, un milione di
volte e diventerà una verità”), che sia presa per buona anche
internazionalmente. Dimenticando che le elezioni di Uribe sono state
non soltanto illegittime (per l’asseverata compra di voti che
hanno reso possibile la riforma costituzionale che ha permesso la
rieleggibilità presidenziale), ma anche ottenute con il contributo
decisivo dei vari blocchi paramilitari, all’origine dello stesso
scandalo della cosiddetta para-politica”. *
Mentre le
istituzioni colombiane affondano sommerse dagli scandali, le Aquile
nere sono tornate prepotentemente alla ribalta, ora anche sulla
scena internazionale. Qualche mese fa, i loro capi si sono fatti
sentire inviando lettere minatorie ad Ong di vari Paesi (tra cui
l’Italia) con sede in Colombia, a sindacati dei lavoratori e a
movimenti studenteschi nazionali ed internazionali che da anni si
battono per la difesa dei diritti civili del popolo colombiano. Nel
testo, pieno di insulti all’indirizzo delle FARC e dei suoi
“fiancheggiatori”, si legge che tutte queste organizzazioni e i loro
aderenti sono dichiarati dalle Aquile nere “obbiettivi militari”, e
pertanto passibili di eliminazione. E di solito, purtroppo, alle
minacce dei paramilitari fa regolarmente seguito l'esecuzione delle
stesse.
Note
* “La nazione dei veleni” di Guido Piccoli – Latinoamerica n°104
(3/2008).
FORMULATE NUOVE
ACCUSE ALL'AMBASCIATORE SABAS PRETELT DE LA VEGA
La Procura colombiana ha formulato
nuove accuse all'ex Ministro dell'Interno, ed ora ambasciatore in
Italia, Sabas Pretelt de la Vega e al Ministro della Protezione
Sociale Diego Palacios Betancourt, per i fatti inerenti alla
rielezione fraudolenta del presidente Uribe. La misura colpisce
anche Hernando Angarita, ex vice Ministro dell'Interno. Pretelt de
la Vega e Angarita avrebbero garantito raccomandazioni nella
pubblica amministrazione e denaro all'ex rappresentante alla Camera
Teodolindo Avendaño (già agli arresti), in cambio di un "aiuto" per
la rielezione dell'attuale presidente. L'ambasciatore italiano, già
accusato precedentemente dall'ex congressista Yidis Medina per lo
stesso reato, sembra essere il "regista" della scandalosa truffa che
ha portato all'illegittima rielezione di Uribe.
Il paradosso è che, (tra promesse
di non estradizione a paramilitari e corruzione di congressisti)
questo rappresentante dell'oligarchia colombiana, ricoprendo
indisturbato l'incarico di diplomatico in Italia, dispensa
medagliette di merito perfino al Direttore dell'ONU a Vienna e
Direttore dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il
Crimine (UNODC), che "evidentemente ignora" il ruolo di questo
corruttore in giacca e cravatta!
HEBE DE
BONAFINI MEDIATRICE IN FAVORE DEI MEMBRI DELLE FARC DETENUTI NELLE
CARCERI COLOMBIANE
L'esponente dell'Associazione "Madres
de Plaza de Mayo", Hebe de Bonafini, ha accettato l'appello in
favore di un Accordo Umanitario, lanciato dai prigionieri di guerra
delle FARC-EP reclusi nelle carceri colombiane. La nota leader
argentina ha dichiarato che è oramai indispensabile giungere ad un
intercambio umanitario e che il presidente Uribe deve dimostrare la
propria volontà democratica per questo fine.
Sono centinaia gli appelli che
provengono da diversi settori nazionali ed internazionali in favore
dell'Accordo Umanitario tra le due parti belligeranti: l'insorgenza
e lo Stato colombiano. Premi Nobel, intellettuali, riconosciute
personalità, partiti politici e ONG si stanno battendo da tempo
affinché Uribe abbandoni l'idea del riscatto a ferro e fuoco dei
detenuti, e scelga la strada della soluzione politica. Da una parte
l'insorgenza ha già dimostrato la sua buona volontà per il
raggiungimento dell'accordo, con liberazioni unilaterali; ora tocca
al governo di Bogotà.
ASSASSINATO
LEADER COMUNISTA DELLA REGIONE TOLIMA
Il 1° gennaio del 2009 il leader
comunista Adolfo Tique, membro del sindacato SINTRAGRITOL e del Polo
Democratico Alternativo, è stato assassinato con tre pugnalate al
petto. Tique, padre di sei figli, era continuamente accusato dai
militari di essere un ausiliario della guerriglia. Il sicario, José
Vicente Acosta, alias "Pacheco", dopo essere stato tratto in arresto
da membri della Brigata Mobile n°2, è stato immediatamente rimesso
in libertà. Al funerale il capo delegazione del Partito Comunista,
Raúl Rojas González, è stato fotografato e il suo intervento è stato
registrato dagli stessi militari.
Non era ancora iniziato il nuovo
anno, e la Sicurezza Democratica di Uribe mieteva la sua prima
vittima. Non è più possibile che la cosiddetta Comunità
Internazionale continui a tollerare questi crimini di lesa umanità:
riconoscendo la legittimità del regime di Bogotà essa si rende a sua
volta complice del fascismo instaurato in Colombia.
MEDAGLIA
PRESIDENZIALE PER VIOLAZIONE DI DIRITTI UMANI
Il narco-paramilitare presidente
della Colombia, Álvaro Uribe Vélez, riceverà la "medaglia
presidenziale della libertà" dalle mani del più grande violatore di
diritti umani del mondo, George W. Bush. Disonorevole per chi la
offre e per chi la riceve: ricordiamo ad esempio che Al Gore, ex
vicepresidente di Bill Clinton (creatore del Plan Colombia),
defraudato della vittoria elettorale da Bush stesso, nel 2007 si è
rifiutato di sedersi a fianco di Uribe per via dei suoi rapporti con
i paramilitari. Anche Uribe è stato eletto per mezzo di frodi,
corruzione e violenze; Bush ha assassinato più di un milione di
iracheni; Uribe ha assassinato 13.650 civili colombiani. Si
abbracciano reciprocamente per festeggiare il nefasto Plan Colombia
(anche se sarà rivisto, secondo quanto ha affermato il futuro
presidente Barack Obama, perché il Congresso statunitense non
approverà il Trattato di Libero Commercio).
Ci sono omaggi che fanno
vergognare chi li riceve, se questi ha un minimo di dignità morale.
Evidentemente questo non è il caso del presidente Uribe.
L'UNICA
POSSIBILITA' PER USCIRE DAL CONFLITTO E' L'ACCORDO UMANITARIO
Il professor Gustavo Moncayo,
padre di Pablo Emilio Moncayo, sottoufficiale dell'esercito detenuto
dalle FARC da 11 anni, in un'intervista rilasciata il 12 dicembre
2008 ha dichiarato che l'unica possibilità per uscire dal conflitto
colombiano è l'accordo umanitario, perché ritiene che altrimenti "la
violenza continuerà" .
Il professore, che da giugno ad
agosto 2007 ha marciato per 1.200 km per sensibilizzare l'opinione
pubblica sul tema dei prigionieri di guerra, ha affermato che "le
parti devono sedersi ad un tavolo e dialogare", perché il riscatto
con la forza non rappresenta una soluzione ai problemi del
conflitto. Moncayo ritiene che se la guerriglia dichiarasse la
liberazione unilaterale dei prigionieri, la violenza continuerebbe,
il governo continuerebbe con i falsi positivi, insisterebbe nella
stigmatizzazione degli intermediari e nel favorire la pratica della
delazione, che brucerebbe i contatti. Ad una domanda sul tema della
marcia, il professore ha risposto che l'idea era quella di
presentare la proposta di utilizzare altri paesi come facilitatori e
accompagnatori del processo dell'accordo umanitario, cosa che
darebbe fiducia alle parti, sia al governo che alla guerriglia, di
modo che tutte le risorse che si investono nella guerra potrebbero
essere impiegate in forme diverse, ad esempio riassegnando le terre
agli sfollati, migliorando il sistema educativo, migliorando il
servizio sanitario.
Lo scambio umanitario rappresenta
l'unica credibile possibilità per uscire dal conflitto che
insanguina la Colombia; solo il governo paramilitare e la cosiddetta
comunità internazionale sembrano non accorgersene!
OLTRE 30.000
MORTI IN COLOMBIA DURANTE IL 2008
Secondo un documento ufficiale
dell'Istituto Nazionale di Medicina Legale, durante il 2008 i
decessi registrati sarebbero oltre 30.000. I casi di morte naturale
sarebbero solo 2.632, mentre i casi di omicidio ammonterebbero a
13.525. Oltre 5.000 decessi per incidenti stradali e più di 1.600
casi di suicidio. 3.318 sono i casi ancora in studio, mentre 938
persone sono perite per cause violente ma non stabilite; per altre
378 non si è potuto accertare il decesso. Il rapporto evidenzia di
come i casi di morte violenta siano aumentati del 14% rispetto
all'anno precedente (2007). L'aumento esponenziale della violenza è
riconducibile all'intensificazione del conflitto sociale, politico e
armato che perdura in Colombia da oltre cinquant'anni. La dottrina
uribista della "Sicurezza Democratica" ha mostrato tutto il suo
fallimento, oltre a constatare il fiasco operativo delle forze
(para) militari di Bogotà. Solo una soluzione politica e negoziata
tra le due parti in conflitto potrà portare a una Pace duratura e
alla fine di una guerra scatenata da un'oligarchia cieca e
sanguinaria, arroccata dietro agli esecrabili privilegi che
condannano la maggioranza della popolazione alla povertà e alla
miseria.
DAL 1994 LA CIA
CONOSCE IL VINCOLO TRA L'ESERCITO COLOMBIANO ED I GRUPPI
PARAMILITARI
Secondo quanto pubblicato dal
National Security Archive (gli archivi nazionali di sicurezza) nella
sua pagina internet, la CIA è al corrente dei vincoli tra l'Esercito
colombiano ed i gruppi paramilitari sin dal 1994. Questa
organizzazione senza fini di lucro dell'Università "George
Washington" ha pubblicato documenti desecretati che evidenziano come
la mattanza di civili fatti passare per combattenti guerriglieri,
pratica conosciuta in Colombia come "falsos positivi", sia una
vecchia pratica. Ingigantire il conteggio dei morti in combattimento
è qui descritto come una pratica antica ed ufficiale per presentare
quei successi militari che non trovavano riscontro sul campo di
battaglia. Proprio agli inizi degli anni '90 la stessa DEA
statunitense segnalava l'attuale presidente Álvaro Uribe Vélez come
uno dei più pericolosi narcotrafficanti mondiali; ed è costui che ha
istituzionalizzato le squadracce della morte che oggi godono
dell'impunità e del "reinserimento nella società civile" attraverso
la legge "Justicia y Paz". Non ci sono più alibi per continuare a
riconoscere questo governo mafioso, paramilitare e narcotrafficante!
LA SENATRICE
PIEDAD CORDOBA PROPOSTA AL PREMIO NOBEL PER LA PACE
Adolfo Pérez Esquivel, ex premio
Nobel per la Pace, ha formalizzato al Comitato del Nobel ad Oslo
(Norvegia) la proposta di candidatura della senatrice liberale
Piedad Córdoba per il prestigioso premio 2009. "Ho presentato la
candidatura di Piedad Córdoba, tenendo conto del suo lavoro in
favore della Pace, della sua traiettoria politica e del suo impegno
in difesa dei Diritti Umani", ha dichiarato Esquivel, che ha
aggiunto: "la sua eventuale vittoria potrebbe contribuire a far
nascere possibili opzioni per la Pace in Colombia e a impedire i
massacri, le violenze e le violazioni dei Diritti Umani".
Candidatura scomoda per il governo Uribe e per i nemici della
soluzione politica, i quali preferirebbero sicuramente un
personaggio come la Betancourt, che come "proposta pacifica"
dichiara che è auspicabile la sconfitta militare della guerriglia.
La Córdoba, la quale si batte da tempo affinché si trovino cammini
di dialogo ed un accordo umanitario per porre fine al conflitto non
si pronuncia sul tema perché, a suo giudizio, potrebbe intorpidire
il rilascio imminente dei detenuti, e con grande umiltà ha espresso:
" in ogni caso non me lo merito".
L'INVOLUZIONE
DI GUSTAVO PETRO DEVE ESSERE SANZIONATA DALLA SUA BASE
L'ambizione personale del senatore
Gustavo Petro gli impedisce di rendersi conto della crisi sociale,
politica ed economica che vive il paese, stretto nella morsa fra il
regime di Sicurezza Democratica ed il terrorismo di Stato del
presidente Uribe e della sua cricca mafiosa eterodiretta dagli Stati
Uniti. Dopo aver affermato che occorre allearsi con Uribe per farla
finita con l'insorgenza, e che non tutto il contenuto del Trattato
di Libero Commercio è da buttare, alla fine si è lanciato nella
proposta di realizzare una coalizione di partiti di destra e di
sinistra per ottenere la presidenza.
Gustavo Petro è un ex militante
del movimento guerrigliero M-19, smobilitato nel 1990 e convertitosi
in partito politico. A proposito di questo movimento, ricordiamo che
il prestigioso scrittore e giornalista colombiano ed esiliato in
Europa, Hernando Calvo Ospino sostiene che Antonio Navarro Wolf, ex
capo del M-19, abbia facilitato l'acquisizione di una quota di seggi
nell'Assemblea Costituente ai paramilitari del dipartimento del
Magdalena Medio, ovviamente all'insaputa dei suoi sostenitori.
Petro non può ignorare questi
fatti, né la vergognosa impunità ratificata dalla legge "Giustizia e
Pace", approvata dal congresso il 21 giugno del 2005, che annovera
fra le sue perle lo status politico ai paramilitari, l'impunità e la
conseguente legalizzazione di fatto dei loro crimini, la mitezza
delle pene inflitte. La politica è piena di opportunisti che
cambiano casacca ed ideologia in funzione del proprio vantaggio
personale, in Colombia e nel resto del mondo, ma la posizione di
Gustavo Petro è scandalosa nella sua complicità con i macellai
fascisti e narcotrafficanti che scorrazzano nel paese.
GOVERNO
COLOMBIANO ACCUSATO DI CORROMPERE UN GIUDICE ECUADORIANO
Martedì 6 gennaio un gruppo di
parlamentari messicani del PRD ha annunciato il desiderio di
riunirsi con il presidente dell'Ecuador Rafael Correa, con
l'obiettivo di evitare l'estradizione di Lucia Morett, la
studentessa messicana sopravvissuta al massacro di Sucumbìos del
primo marzo, il bombardamento all'accampamento temporaneo del capo
della commissione internazionale delle FARC Raùl Reyes effettuato
dall'esercito colombiano in territorio ecuadoriano. Il deputato
messicano Cuauhtémoc Sandoval, che dirige il collegio di difesa
della studentessa nel suo paese, ha dichiarato che dietro la
sollecita richiesta di estradizione c'è la corruzione, da parte del
governo colombiano, di un giudice dell'Ecuador.
Il presidente Correa, che alla
fine del 2008 aveva pubblicamente stigmatizzato la collusione fra
paramilitari e governo colombiano, qualche settimana dopo il
bombardamento ha dichiarato che Lucia Morett non ha commesso alcun
delitto in Ecuador, essendo entrata regolarmente nel paese con un
visto turistico. Ciononostante, in virtù della separazione dei
poteri, l'ultima parola sulla questione spetta ad un giudice.
Il governo colombiano usa uno
degli strumenti che conosce meglio, la corruzione, per cambiare le
carte in tavola e mettere sotto accusa le vittime del terrorismo di
Stato; la studentessa Lucia Morett, che ora è tornata in Messico,
era stata accolta in Nicaragua dal presidente Ortega per ragioni di
sicurezza, poiché aveva subìto molte minacce. Presente
nell'accampamento per la realizzazione di una ricerca accademica sul
gruppo insorgente, è l'unica sopravvissuta del gruppo di messicano
trucidati dall'esercito colombiano: può senz'altro essere sentita da
un tribunale ecuadoriano, ma ovviamente in veste di testimone dei
fatti e non certo di accusata.
COMUNITA’
DI PACE SAN JOSE’ DE APARTADO’ MINACCIATA DA GRUPPI PARAMILITARI
La Comunità di Pace di San
José de Apartadó è stata nuovamente oggetto di intimidazioni e
minacce da parte di gruppi paramilitari ed anche dell’Esercito
ufficiale. Dopo varie provocazioni intimidatorie compiute
dall’Esercito, il 28 ed il 29 ottobre, lo stesso permane tutto il
giorno nel municipio La Esperanza occupando varie case e la scuola.
Agli abitanti che hanno invitato i militari ad abbandonare la scuola
è stato risposto che questa comunità era un nido di guerriglieri e
che per questo motivo doveva essere sterminata. Il giorno seguente
alcuni membri della comunità sono stati fermati da individui armati
che assicuravano possedere una lista di sei persone da assassinare,
“invitando” gli abitanti a sfollare onde evitare un massacro.
Il copione è
sempre lo stesso: prima arriva l’Esercito provocando e minacciando,
seguito dall’azione dei paramilitari, che molte volte sono gli
stessi appartenenti alla “Forza Pubblica”. Il pretesto che chiunque
si opponga alle logiche di potere sia additato come guerrigliero, è
ormai un ritornello stancante. Lungi dall’essersi “smobilitati” i
paracos continuano ad essere una delle colonne portanti della
dottrina della “sicurezza democratica” di Uribe.
ARRESTATI
MILITANTI DELLA REGIONE DI ARAUCA
Il 4 novembre
almeno 13 persone, fra attivisti dei diritti umani, dirigenti
sindacali, militanti del Polo Democratico Alternativo e dirigenti
comunisti locali sono stati privati della libertà per ordine della
magistratura inquirente di Arauca. Secondo informazioni provenienti
dalla città di Arauquita, dove sono state effettuate le detenzioni,
la magistratura li accusa di essere ausiliari della guerriglia
criminalizzando la denuncia e la protesta sociale in questa
provincia secondo il solito copione, che imita misure simili prese a
livello nazionale contro dirigenti del Polo e del Partito Comunista.
Come sempre, la scusa per colpire gli attivisti e gli oppositori del
regime è quella di affiliarli d'ufficio all'insorgenza colombiana;
eppure essi sono le principali vittime della violenza dei
paramilitari e dell'esercito; il presidente Uribe (in quanto
comandante in capo delle forze armate) ed i suoi alleati
narco-parlamentari sono responsabili della violenza fisica, verbale
e giudiziaria contro chi denuncia le barbarie della società
colombiana.
RINUNCIA IL COMANDANTE
DELL’ESERCITO
Il comandante dell’Esercito
colombiano, Generale Mario Montoya, ha rinunciato dopo essere stato
travolto dal caso dei “falsi positivi”. Il questionato ufficiale era
già coinvolto in vari casi di violazione dei diritti umani: dalla
creazione di un battaglione di intelligence alla fine degli anni 70,
che di fatto era un’unità clandestina terrorista, responsabile di
sequestri, assassini ed attacchi dinamitardi, alla protezione dei
gruppi paramilitari e all’attacco della “Comuna 13”, un quartiere di
Medellin, dove perirono 14 persone durante gli operativi militari
contro milizie bolivariane delle FARC, e ne sparirono altre 50 nelle
settimana seguenti.
Questo ex
istruttore della famigerata Scuola delle Americhe, dove sono stati
forgiati i peggiori torturatori e macellai dell’America Latina, è lo
stesso che durante lo show massmediatico del ”la operacion jaque”,
che portò alla liberazione della Betancourt, usò l’emblema della
Croce Rossa, in piena violazione dei Trattati Internazionali e
commettendo un crimine di guerra. Solo nel 2007, secondo Amnesty
International, sarebbero almeno 330 le esecuzioni extra-giudiziarie
perpetrate dalle “forze dell’ordine”, comandate da criminali del
calibro di Montoya.
EX AUC
CONFESSA OMICIDI DI CIVILI IN FALSI COMBATTIMENTI
Un ex paramilitare
colombiano, identificato come Daniel Alfonso Guerra Ruiz, ha
confermato davanti alle autorità giudiziarie che diversi civili che
aveva egli stesso riunito, attirandoli con l'offerta di un lavoro,
sono stati assassinati da effettivi dell'esercito per poi essere
presentati come guerriglieri “morti in combattimento”,
secondo una informativa pubblicata dal quotidiano El Tiempo.
L'ex AUC ha
confessato ad agenti della Polizia Giudiziaria di avere contattato 7
ragazzi su richiesta di Roberto Carlos López Vega, militare di
professione; sei di questi sono ricomparsi come morti in
combattimento, con gli abiti che avevano il giorno della loro
sparizione, oltre a stivali e armi; di un altro giovane non si hanno
più notizie, i suoi genitori lo danno per morto.
Uno degli
agenti che era presente all'atto del ritrovamento dei cadaveri, e
che ha preferito non rivelare il proprio nome, ha affermato che gli
stivali ritrovati davano l'impressione di essere nuovi, e che
sembrava che quasi tutti i giovani fossero stati uccisi da un solo
colpo di fucile (come in un'esecuzione).
Oggi che gli
“ex” AUC confessano una piccola parte dei loro crimini, le cronache
riportano dell'indissolubile intreccio fra esercito regolare e forze
paramilitari, nient'altro che crudeli esecutori di un piano ideato
nei piani alti della politica; il desiderio di sbandierare
inesistenti risultati sul campo contro-insurrezionale e la
macabra pratica delle ricompense per i guerriglieri abbattuti, unita
all'altissimo grado di corruzione delle forze armate, portano a
questi aberranti risultati.
ENNESIMA
PROVOCAZIONE AI DANNI DEL DIRIGENTE RIVOLUZIONARIO DOMINICANO
NARCISO ISA CONDE
La notte del 5 novembre,
mentre insieme a sua moglie si recava a casa di suo figlio, il
dirigente comunista dominicano Narciso Isa Conde è stato oggetto
dell’ennesima provocazione da parte della polizia nazionale. Mentre
i due compagni appartenenti alla scorta lo attendevano in macchina,
alcuni poliziotti hanno chiesto a loro i documenti. Molto
tranquillamente la scorta ha spiegato che attendevano Narciso e che
lo chiamavano immediatamente per gli opportuni chiarimenti, ma
costoro non ne hanno voluto sapere minacciandoli di trarli in
arresto. La tensione è aumentata fino a quando i due uniformati
hanno impugnato le armi; a questo punto la scorta ha avuto la stessa
reazione nel timore che volessero assassinarli. Solo l’intervento di
Isa Conde e del figlio, che ha chiamato alcuni mezzi informativi,
hanno scongiurato una tragedia.
Mentre le
autorità dominicane si limitano a definire questa nuova istigazione
solo come “un incidente mal gestito”, si tratta di un tentativo
provocatorio, dopo quelli attuati poche settimane orsono, per
trucidare il noto esponente politico. Le pressioni del regime
narco-terrorista di Uribe e della CIA sulle autorità dominicane, per
concretizzare l’eliminazione di Narciso sono finora fallite per la
straordinaria determinazione e calma dello stesso. Le denunce contro
l’oligarchia mafiosa ed i suoi rappresentati paramilitari, sono la
causa di questo accanimento. Il presidente
Leonel
Fernández, che finora non è riuscito a garantire l’incolumità fisica
del dirigente rivoluzionario, dovrà a rispondere di questi
inaccettabili fatti.
ECUADOR
PROTESTA PER INCURSIONE PARAMILITARE
Il governo dell’Ecuador ha
inviato un’energica protesta al suo omonimo colombiano e
all’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), dovuta
all’incursione di un gruppo di paramilitari nel suo territorio ed
alla mancanza di controllo delle frontiere. I paramilitari delle
“Águilas Negras”, dopo essere arrivati nella città di Borbón,
situata nella confinante provincia ecuadoregna di Esmeraldas, si
sono diretti in una discoteca in cerca di una persona da eliminare.
Qui hanno malmenato il personale e ferito tre persone, di cui una
deceduta in seguito. Il Ministero degli Esteri ha sottolineato la
gravità dell’episodio dovuto alla mancanza di controllo militare
nella frontiera, sollecitando le autorità colombiane affinché,
attraverso contromisure adeguate, simili episodi non si ripetano.
La nota è
stata inviata attraverso l’ambasciata argentina a Bogotà, dopo la
rottura diplomatica avvenuta il 3 marzo, a causa della violazione
della sovranità nazionale da parte dell’esercito e dell’aviazione
colombiana. Un nuovo episodio istigatore da parte del
paramilitarismo di Stato tenta di destabilizzare il vicino Paese,
non disposto a lasciare impunito un atto criminale attuato
congiuntamente con Washington. L’integrazione politica, economica e
sociale dei popoli latinoamericani, vede oggi il governo Uribe come
il principale alleato delle politiche neoliberiste USA; testa di
ponte dell’imperialismo nordamericano nel continente.
TRUFFA
MILIONARIA PROVOCA DISORDINI
L’impresa promotrice
finanziaria DRFE (Depósito Rápido, Fácil y Efectivo ), ha messo in
atto una scandalosa truffa ai danni di migliaia di piccoli
risparmiatori colombiani. Con 66 agenzie sparse in 12 regioni del
Paese, la DRFE ha usato il sistema della “catena di Sant’Antonio”
per raggranellare, si stima, 200 milioni di dollari. I piccoli
risparmiatori venivano allettati con interessi mensili che partivano
dal 35% e raggiungevano anche il 150%. Il rappresentante legale,
Carlos Alfredo Suárez, è sparito con 15 guardie del corpo e varie
valigie, probabilmente colme del denaro sottratto illecitamente.
La rabbia
popolare è esplosa quando alcune sedi sono state chiuse in fretta e
furia, ed oltre al danno è arrivata anche la beffa: in alcune
agenzie sono stati trovati “biglietti di addio” che ringraziavano
l’incredulità e la stupidità dei benefattori creduloni. È stato
necessario imporre il coprifuoco in cinque città per contenere la
protesta. Mentre la stessa impresa aveva in passato avuto problemi
nel vicino Ecuador, il quale dopo indagini e perquisizioni ne aveva
decretato la chiusura immediata, in Colombia come sempre il governo
è rimasto passivo ed ora si appresta a chiudere la stalla; ma i buoi
sono già lontano.
LA PROCURA
GENERALE COLOMBIANA CERCA “TERRORISTI” NELLE UNIVERSITÀ
La procura generale della
Colombia ha chiesto a diverse università pubbliche di Bogotà gli
archivi con i dati su professori e studenti per stabilire se
qualcuno di loro ha vincoli con organizzazioni terroriste.
Radio Caracol
ha indicato che Jorge Piedrahíta, magistrato dell'Unità contro il
Terrorismo, ha dato istruzione perché si chiedano alle università i
dati dal 1992 ad oggi; per effetto di questa inchiesta, è già stato
arrestato un professore del collegio Saludcoop Sur, nella zona ovest
della capitale.
Gli agenti
sono arrivati all'ora dell'ingresso degli studenti nel complesso, il
che ha fatto sì che si opponessero alla detenzione gli stessi
studenti, i docenti e anche la direzione dell'istituto.
Successivamente il professore ha deciso di consegnarsi alle
autorità; secondo Olga Marina Amaya, direttrice del collegio,
l’accademico detenuto teneva lezioni di Scienze Sociali alle scuole
superiori, ed è titolare di una cattedra sui Diritti Umani
nell'Università Distrettuale; inoltre ha assicurato che nell'ultimo
anno, nel suo lavoro, non ha avuto comportamenti strani e che si è
distinto per aver compiuto correttamente il proprio dovere. La
caccia alle streghe lanciata dalla cosca uribista continua
imperterrita a mietere vittime innocenti.
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