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CORRISPONDENZA DAL NICARAGUA
di Claudio Coronati
Managua, 20 Ottobre
Aeroporto Internazionale Augusto Cesar Sandino, 18 anni
dopo... una lunga fila di americani, uomini e donne di una certa eta',
portano aiuti umanitari alle popolazioni della Costa Atlantica di recente
disastrate dal passaggio dell´Uragano Felix. Il tempo per dare un'occhiata
ai negozi che come in tutta la zona franca sono spuntati come funghi in
questi anni attraverso l'investimento di imprese di Taiwan. Stipendi da fame
per i dipendenti nicaraguensi, i piu' bassi d´America Latina, tant'e' che al
rivalutarli del 18% (uno dei primi decreti del nuovo governo sandinista) i
taiwanesi hanno gia' fatto sapere che se ne andranno a reinvestire (e
paradossalmente) in Cina.
In taxi fino al centro di Managua cerchiamo di riconoscere i
luoghi di quella citta' fantasma dove fra un quartiere e l'altro per
chilometri non vedevi che erbacce e ruderi del terremoto devastante del 1974
cosi' come il dittatore Somoza aveva voluto che restasse anche per rendere
piu' difficili l'organizzazione e i collegamenti del Fronte
Sandinista.Macche', tutto cambiato: anche qui le corporazioni internazionali
approfittando del neo-liberismo sfrenato dei governi di destra succedutisi
per 17 anni a quello del FSLN e che hanno portato il Nicaragua ad essere il
secondo paese piu' povero in America Latina, hanno riempito quasi tutti gli
spazi vuoti, ma certo non di case popolari, scuole e ospedali come era nel
progetto originario dei sandinisti (e non fu a causa della guerra), bensi'
di centri commerciali e altri insensati, orribili, quanto misteriosi edifici
di "cartone".
Il tutto a fronte di una miseria ancor piu' dilagante di
prima che si evidenzia ai semafori con eserciti di venditori ambulanti fra
cui i soliti bellissimi bambini nicaraguensi scalzi che ti guardano
sorridenti con quegli occhioni che sembrano cioccolatini, ma che non
arrivano neppure al finestrino che ti offrono di lavare. Il taxista ci dice
che il governo non vi ha ancora potuto porre rimedio, anche se uno dei
progetti prevede la costruzione di infrastrutture che risolvano questa piaga
una volta per tutte, potendo accogliere, crescere ed educare tutti questi
bambini.Dal 10 gennaio, data del reinsediamento al governo del leggendario
Comandante Daniel Ortega (di cui lungo la strada campeggiano ancora i
cartelloni della campagna elettorale che lo ritraggono pugno in alto con la
frase "avanti i poveri della terra") pure troppo si e' fatto, in una
societa' divisa ed impaurita come questa.
Pur dovendo mediare su molte cose anche con la Chiesa (com'e'
il caso dell'aborto terapeutico) cose un tempo impensabili, Daniel, cosi' lo
chiama la gente, e' andato poco a poco vincendo le vecchie diffidenze e in
ogni suo discorso va sempre piu' riconquistando il vigore e l'appoggio dei
tempi trionfali della rivoluzione. Ha ridecretato subito gratuiti la Sanita'
e l'Istruzione per tutti, ha varato e sta varando una serie di misure
popolari, vuole ridare appezzamenti di terra, bestiame e case alla gente, in
primo luogo alle famiglie vittime del conflitto che insanguino' il Nicaragua
per tutti gli anni '80; ha la scorsa settimana aumentato sensibilmente le
pensioni delle madri dei caduti, oltre quelle di altre persone rimaste a
vario titolo danneggiate dalla guerra beneficiando in totale, con questo
decreto, oltre 21mila cittadini e ha promesso di raddoppiarle entro ottobre
del 2008.
E poi, seppur fra le critiche della destra, che avrebbe
voluto parlasse solo dell'uragano Felix e degli aiuti internazionali per la
ricostruzione, a New York nel suo recente intervento all' Assemblea Generale
dell'Onu anche lui ha tuonato contro l'impero, ricordando tra l'altro
l'ingiustizia dei 5 cubani che permangono tuttora li' incarcerati. Ma subito
dopo e' riuscito ugualmente a riunirsi e firmare gli accordi previsti con il
Fondo Monetario Internazionale. Insomma, sta riguagnando giorno dopo giorno
sempre piu' terreno, anche se il suo governo deve fare i conti con una
terra, meravigliosa come il suo popolo, ma a dir poco sfortunatissima: come
se non era bastato l'uragano, l'altroieri dopo 10 giorni di pioggia
incessante e' straripato il Rio Grande, il fiume di Matagalpa causando oltre una
decina fra morti e desaparecidos, ponti crollati e strade demolite. E' quasi
nuovamente emergenza nazionale.
L'intervento dell'amico Chavez, il Presidente del Venezuela
non si e' fatto attendere: in televisione e in diretta telefonica Hugo
Chavez ha promesso aiuti immediati e alle parole sono seguiti i fatti; e'
gia' giunta da Caracas una prima delegazione di esperti venezuelani. Anche
per la piccola e media impresa nicaraguense attualmente non vi sono
soluzioni possibili senza Daniel Ortega, che in caso di una nuova probabile
impennata del prezzo del greggio, sarebbe l'unico a poter salvare il paese
dalla paralisi economica e proprio attraverso il petrolio del suo grande
amico e alleato venezuelano. Infatti, sempre fra le prime misure del nuovo
governo nicaraguense vi e' stata anche l'adesione all'ALBA (Alternativa
Bolivariana para las Americas) quell'accordo politico-economico che unisce
ora anche Managua ai governi di Caracas, La Habana e La Paz.
Ma le proteste non mancano, come il corteo di maestri e
professori che ha l'altro giorno riempito le strade di Managua in richiesta
di un salario dignitoso; c'e' poi chi si lamenta dell'aumento dei prezzi
tant'e' che il costo di "una libbra de frijoles" (mezzo chilo di fagioli) il
piatto base nicaraguense, e' arrivato a 18 cordobas (1 dollaro); chi dei
ritardi del governo nel consegnare le terre e le case nella capitale,
sostenendo che si privilegiano le campagne poiche' li' si concentrano il
consenso e i voti del FSLN; e chi, a buona ragione (ma questo non dipende da
Ortega) dei prezzi della corrente elettrica imposti dall'impresa spagnola
Union Fenosa che in piu' ogni pomeriggio meno il fine settimana lascia al
buio tutti i quartieri di Managua per 3 ore favorendo di fatto anche
l'imperversare di piccole bande di delinquenti che assaltano e derubano
chiunque.
Quest'ultimo fenomeno e' diminuito ultimamente attraverso
retate della polizia ma non cessa ancora di preoccupare. "Non e' piu' come
ai tempi della Rivoluzione - racconta davanti a noi una madre al suo giovane
figlio - che vedevi la gente, gli stranieri uscire tranquillamente e anche
di sera per le strade semibuie di Managua con la macchina fotografica a
tracolla..." Obiettivo privilegiato delle loro rapine e' il cellulare:
quelli si' non mancano in Nicaragua, sembra di stare in Italia... ce l'hanno
quasi tutti addosso, l'abbiamo persino visto usare ad alcuni venditori
ambulanti. Promesse di mettere fine alla delinquenza, anche quelle non
mancano, soprattutto ora che siamo in vista delle elezioni per il nuovo
sindaco di Managua.
Certo insomma, compito ingrato quello che e' toccato ora a
Daniel Ortega che appare spesso e sempre in compagnia di sua moglie o meglio
"de la Compaņera Rosario Murillo" come preferisce essere chiamata: rimettere
in piedi un paese riconsegnatogli in condizioni disperate. Ma lui giura di
farcela ed effettivamente ci sta provando. Non piu' in uniforme verde olivo
ma in camicia bianca. Costretto, dalla mediazione e spesso dalla stessa
presenza fisica del Cardinal Obando y Bravo che ora presiede (con non pochi
sacrifici, questo si') la Commissione Nazionale di Riconciliazione e Pace,
ad inserire nei suoi agguerriti discorsi contro "l'imperialismo del
capitalismo globale" qua' e la' anche un paio di frasi da buon cristiano...
Daniel e' comunque tornato.E insieme a lui... pure noi.
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