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L’Uruguay, e il mondo, hanno dato l’ultimo addio a Mario Benedetti

           

di Alberto Salazar Gutierrez   

          

Migliaia di uruguaiani hanno salutato lo scrittore Mario Benedetti a nome proprio e in quello di milioni di persone di tutto il mondo, arricchite dall’ estetica del suo verbo e dall’etica della sua vita.

I resti di Benedetti sono stati trasportati da lavoratori e studenti sino al Pantheon Nazionale del Cimitero Centrale di Montevideo, in un eloquente silenzio rotto da un applauso rispettoso quando il feretro è giunto davanti al cimitero ed in alcuni istanti del saluto.

“Oggi seppelliamo un uomo che credeva nella speranza che le cose - quelle importanti come l’amore, la giustizia, la solidarietà, l’onestà, il rigore, l’impegno nella vita . possono essere realizzate”, ha detto Hugo Achugar, direttore di Cultura del Governo dell’Uruguay.

 

“Seppelliamo il suo corpo magro, i suoi baffi e il suo modo ironico di guardare i problemi del mondo e degli esseri umani, ha detto, ma tutto il resto, la sua scrittura, il suoi valori, quelli non li può seppellire nessuno”.

Il cantautore e amico intimo di Benedetti, Daniel Biglietti, ha ricordato il poeta morto domenica all’età di 88 anni.

“Siamo tutti costernati, come scrisse lui per la morte del Che, ma la sua penna ci lascia l’anima piena di versi semplici nella loro grandezza, come quelli del cubano José Martím che lui tanto ammirava”.

Viglietti ha risaltato l’esemplare modestia del poeta, una modestia che il suo amico, Eduardo Galeano, spiegava dicendo che Mario non si rendeva conto d’essere Mario Benedetti. 

Il cantautore ha assicurato che il prestigioso intellettuale sopravvive negli altri anche per il suo impegno nella lotta politica prima e dopo gli anni di piombo - la dittatura in Uruguay - ed ha ricordato gli anni di Benedetti in Cuba. 

“Sopravvive per il suo fermo appoggio alla Rivoluzione cubana, la sua tappa di lavoro nella Casa de las Américas, la sua amicizia con Haydée Santamaria e Roberto Fernández Retamar, tra i tanti compagni...”

“Mario non necessita che lo si idealizzi, perchè è un ideale in sè stesso”, ha detto ancora Biglietti, e dovremo abituarci ad incontrare nel ricordo la sua amicizia, la forza, il calore della sua parola”. 

La Ministra di Educazione e Cultura dell’Uruguay María Simón, ha detto che Benedetti è stato soprattutto un uomo in cui l’estetica, la politica, la morale, formavano un solo pezzo.

Al funerale erano presenti politici, compagni delle lotte politiche, personalità della cultura e dello sport, diplomatici e una legione di bambini e di studenti.

I resti sono stati collocati temporaneamente nel Panteon Nazionale e saranno poi trasferiti in un altro cimitero della capitale uruguayana, accanto alla tomba di sua moglie Luz, morta nel 2006.


Nota della Casa de las Américas per la morte di Mario Benedetti

 

È appena morto lo scrittore Mario Benedetti.

La notizia è triste per le lettere latinoamericane.  Dalla metà degli anni quaranta, Benedetti ha tessuto un’opera vasta e diversa nella quale hanno avuto spazio non solo la poesia e la narrativa, che hanno conquistato milioni di lettori, ma anche il saggio, il teatro, la critica ed il giornalismo. Accattivante, preciso e polemico, Benedetti aveva la capacità d’attrarre moltitudini che si riunivano per ascoltare, dovunque fosse, i suoi versi,  e nello stesso tempo sapeva generare accese discussioni intellettuali e politiche. Le sue decine di libri integrano una delle opere più lette della letteratura latinoamericana della seconda metà del XX secolo.

È appena morto l’amico Mario Benedetti.

La notizia è dolorosa per coloro che hanno sempre contato sulla sua voce e la sua solidarietà. Dalla sua prima visita in Cuba, nel 1966, il suo impegno al progetto di costruzione di una nuova società è stato sempre esemplare.  Le sua convinzioni lo obbligarono all’esilio - che trascorse quasi sempre aL’Avana – e a difendere le sue idee che erano anche le nostre, in tutti i Forum in cui è stato presente. Per il suo appoggio a Cuba è stato molestato senza che questo gl’impedisse di togliere per un solo momento il suo appoggio ad una Rivoluzione che considerava propria. 

È appena morto l’indimenticabile Mario Benedetti.

La notizia ci lascia costernati, per usare un’espressione che lo stesso Mario utilizzò per pennellare la sua poesia per il Che.

Mario non è stato solo  un grande scrittore e un amico solidale.

È stato un infaticabile lavoratore della CASA, compito a cui aveva vincolato anche l’amata Luz – da quella prima visita alla quale partecipò come giurato del Premio Letterario.  Poi aveva ripetuto l’esperienza  integrando il Comitato di Collaborazione della rivista Casa e fondò nel 1967 il Centro d’Investigazioni Letterarie.

Nella CASA, che ha pubblicato diversi suoi titoli e più di un disco con la sua voce, e che ha accolto i suoi affollatissimi recitals poetici, lui ha lavorato per anni intensi di contributi, per darle quel profilo che nell’essenza conserva. Per una triste coincidenza, Mario ci ha lasciato  quando la CASA compie i suoi primi 50 anni. Senza dubbio restano qui con noi la sua voce e i suoi ricordi, i suoi libri e quest’altra opera sua che è la CASA stessa.

 

 

 

info@siporcuba.it

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