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ANNOTAZIONI E SPIGOLATURE CUBANE

a cura di
Gioia Minuti

 

PRESENTI NELLA SFILATA DEL 1º MAGGIO, MIGLIAIA DI AMICI DI ALTRI PAESI

 

Circa 1000 amici di Cuba provenienti da un centinaio di paesi hanno assistito alla sfilata del 1º Maggio dallaa...[segue SPECIALE 1° MAGGIO 2019]

 

 

 

speciale Siporcuba
sui 5 patrioti cubani
discorsi di Fidel

 

discorsi di Miguel Díaz-Canel Bermúdez


 

PL notizie, info e molto di piu'
il romanzo cult degli anni '90

Una storia d'amore nella Cuba dei primi anni '90, quando molti italiani scoprirono le gioie ed i sogni che Cuba riservava loro...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE PIU' BELLE FOTO DI CUBA

le foto di Rod


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COLOMBIA

 
 

 

 


 

CUBA HA IL PRIMO LABORATORIO CON

 

CATEGORIA STAR IN AMERICA LATINA

 

 

L’Avana- L’Alleanza Solare Internazionale (ISA) ha assegnato al Laboratorio di Fotovoltaica dell’Università de L’Avana la categoria di Centro delle Risorse per le Applicazioni di Tecnologia Solare in Cuba (Centro STAR), il primo in America Latina. Durante l’assegnazione della categoria e l’inaugurazione del Centro STAR ubicato nell’Università de L’Avana, il direttor generale della ISA, Ashish Khanna, ha risaltato che questa categoria aprirà più porte all’investigazione e allo sviluppo, alla capacitazione, alla ricerca di soluzioni proprie, sia per il riscaldamento pubblico, il combustibile solare, le bombe solari e l’immagazzinaggio solare. Khanna ha sottolineato che le necessità sono abbastanza uniche per ogni paese, anche se alcuni problemi possono essere simili, e ha aggiunto che li entusiasma quello che potrà ottenere la società futura. Il ministro di Educazione Superiore, Walter Baluja, intervenendo durante la cerimonia, ha ringraziato il Ministero di Energia e Miniere (Minem) per la fiducia nella base storica rilevante dell’Università de l’ Avana per sviluppare il Centro STAR che risponde al suo prestigio, tradizione e risultati, sia del laboratorio come dei professionisti che operano attorno a questo servizio. Il primo viceministro del Minem, Argelio Abad, ha risaltato l’iniziativa della ISA per promuovere lo sviluppo dell’investigazione e l’implementazione della tecnologia relazionata con le energie rinnovabili, specialmente l’energia solare. Secondo Abad il Centro STAR è giunto a Cuba per rinforzare l’alleanza esistente tra il settore accademico e il settore produttivo in un contesto in cui l’Isola scommette per avanzare rapidamente nella transizione energetica, nella quale l’utilizzo dell’energia fotovoltaica. Installazioni come il laboratorio, ha continuato, sono una vera forza per il paese, con il fine di garantire lo spiegamento di massa della tecnologia solare nel compimento delle norme internazionali, e generare attorno un’infrastruttura della qualità che permetta il suo sfruttamento in maniera efficiente e sicura. Ugualmente ha ringraziato ISA per l’appoggio offerto e la disposizione costante di continuare a lavorare con Cuba, così come per la sua scommessa a favore dell’integrazione e lo sviluppo strategico regionale. Inoltre ha elogiato l’Università de L’Avana per tutta la conoscenza al servizio dello sviluppo energetico del paese. Poi la Rettrice dell’Università de L’Avana, Miriam Nicado, ha segnalato la guida e l’impegno scientifico del Laboratorio di Fotovoltaica al quale si assegnerà la categoria Centro STAR e lo ha definito come una scuola di conoscenze e uno spazio d’investigazione, innovazione e formazione di capacità. Miriam Nicado ha assicurato che il Laboratorio assumerà coscientemente la missione come Centro di Formazione delle Conoscenze e punto di riferimento, per aumentare gli standard professionali nell’ambito dell’energia solare, con l’obiettivo di migliorare le capacità nell’accesso alla conoscenza, le tecnologie e l’amministrazione del processo per una migliore implementazione dell’energia solare in Cuba e nei Caraibi. «L’università che abbiamo oggi è più internazionale, integrata, rurale, multi disciplinare, impegnata con lo sviluppo sostenibile e disposta sempre a contribuire a un futuro migliore per il nostro popolo», ha sottolineato la Rettrice. La capo del Laboratorio di Fotovoltaica e il Centro STAR dell’Università de L’ Avana, Lídice Vaillant, ha parlato dell’importanza dell’incontro, che ha riunito anche l’Organizzazione Latinoamericana di Energía nel laboratorio che si è svolto sulle Transizioni Energetiche in Centroamerica e nei Caraibi. «È un incontro molto importante, ha detto, perché la transizione energetica ha molti spigoli, necessita molte alleanze, e le due organizzazioni lavorano sistematicamente e in maniera effettiva. Lidice Vaillant ha reiterato l’impegno del Centro di continuare il suo lavoro quotidiano sostenuto e sistematico. Così si costruisce scienza d’eccellenza, si fanno gestioni d’innovazione e si realizza l’impatto sociale, ha precisato. Poi ha ringraziato il Minem per la visione strategica di sviluppare strumenti per far si che i leaders scientifici possano superare i muri universitari, una delle barriere più difficili da realizzare, e apportare la conoscenza che si elabora e si condensa in molti spazi scientifici sino a questa zona dove riesce a realizzare realmente un impatto.


CUBA  ATTUALITA'
  

 

DIARI DI NAVIGAZIONE


 

di Yesey Pérez López

 


 

Il sole e l’intenso calore dell’estate a Pechino non sono ostacoli perchè decine di migliaia di persone percorrano ogni giorno i luoghi emblematici della città. Tra questi spicca la Città Proibita, uno dei complessi storici più significativi della Cina, ubicata nel centro della capitale del gigantesco paese asiatico. Le sue porte ricevono ogni giorno decine di migliaia di persone interessate a conoscere e sperimentare il luogo, con singolari valori architettonici, culturali e patrimoniali. Dopo il percorso dei suoi spazi sorprende conoscere che circa 40.000 persone vengono qui ogni giorno . Nel 2019, il numero dei visitatori toccò i 19 milioni, Il recinto, attualmente Museo del Palazzo, è uno dei luoghi del suo tipo più visitati del mondo. Per questo la preservazione della sua storia e la cura del legato culturale hanno fatto sì che la definizione di «proibita» oggi sia solo un riferimento storico. La Città Proibita fu costruita tra il 1406 e il 1420, durante il regno dell’imperatore Yongle, della dinastia Ming. Per più di 500 anni, fu la residenza di 24 imperatori delle dinastie Ming e Qing e il centro del potere politico in Cina. Il complesso del palazzo ospitava la vita privata dell’imperatore, la sua famiglia e l’apparato amministrativo dello Stato. Copre una superficie totale di 720.000 metri quadrati, dei quali 150.000 sono di area costruita, con più di 70 palazzi e 9.000 abitazioni. Ha una lunghezza di 961 metri da Nord a Sud e 753 metri da Est a Ovest, circondato da un muro di dieci metri d’altezza, che s’estende per 3.400 metri. Gli edifici sono ubicati in due grandi aree: la Corte Esterna e la Corte Interna. Nella prima ci sono il Salone dell’Armonía Suprema, il Salone dell’Armonia Centrale e il Salone dell’Armonia Preservata, dove si celebravano le cerimonie importanti del paese. Nella Corte Interna si trova il Palazzo della Purezza Celestiale e il Salone della Tranquillità Terrena, dove vivevano l’imperatore e l’imperatrice. La Città ha quattro porte principali: la Porta Meridiana (Wumen), la Porta della Divina Destrezza (Shenwumen), la Porta Fiorita dell’Est (Donghuamen) e la Porta Fiorita dell’Ovest (Xihuamen). Questa organizzazione non solo rifletteva il potere politico, ma anche un ordine basato nella filosofia cinese tradizionale, specialmente il yin-yang, i Cinque Elementi e l’armonia tra il Cielo e la Terra. È uno dei complessi in legno più grande e meglio conservato del mondo. Nel 1987 è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO). L’organismo internazionale segnala che «costituisce una testimonianza inestimabile della civiltà cinese durante le dinastie Ming e Qing». Con innumerevoli storie da raccontare, la Città Proibita è essenziale per la conoscenza della cultura cinese. Sintetizza la sua cosmovisione, i valori e il potere imperiale: il suo disegno riflette l’equilibrio cosmico e la sua architettura simbolizza la legittimità divina dell’imperatore come mediatore tra l’ordine cosmico e il mondo umano, integrando arte, filosofia e politica in un simbolo duraturo dell’identità culturale. È molto più di una destinazione turistica. È anche una testimonianza essenziale dello sforzo del gigantesco paese asiatico per preservare e promuovere il suo legato culturale in uno spazio dove si sintetizzano secoli di pensiero e cosmo visione propri. Il Museo del Palazzo, nome dell’istituzione che radica nella Città Proibita, fu fondato il 10 ottobre del 1925. Nel contesto del suo centenario, organizza esposizioni speciali, eventi internazionali e azioni di restauro del patrimonio. Svolge un ruolo fondamentale nella promozione e preservazione dell’eredità culturale cinese. Funziona anche come un laboratorio dove si trasmettono tecniche tradizionali alle nuove generazioni. Tra i passi avanti tecnologici dell’istituzione ci sono i percorsi virtuali in tre dimensioni, disponibili nella sua web, che permettono di esplorare spazi da qualsiasi luogo del mondo e apprezzare le repliche digitali di pezzi della collezione di francobolli emessa dalle Nazioni Unite in occasione del centenario del Museo del Palazzo. Nell’ ambito internazionale, mantiene collaborazioni che riguardano il restauro di opere mediante tecniche d’avanguardia, includendo l’uso dell’intelligenza artificiale (IA). La progressiva digitalizzazione della sua collezione che riguarda già più della metà di 1.800.000 oggetti, è un passo importante per facilitare l’accesso del suo patrimonio culturale, permettendo che studiosi e appassionati di tutto il mondo possano esplorare i loro tesori. Così il Museo riafferma la sua importanza per lo stabilimento di vincoli tra il passato e la Cina contemporanea, dimostrando come si è trasformato il Palazzo Proibito in tesoro culturale accessibile a tutti. Recentemente, questo ruolo è stato riconosciuto con una collezione commemorativa di francobolli postali emessi dalle Nazioni Unite, nei quali si riflettono le essenze architettoniche e artistiche della Città Proibita, confermando il suo legato e la sua importanza. Il Museo del Palazzo celebra il suo centenario, come protagonista dell’identità nazionale del gigante asiatico e testimonianza degli scambi multi culturali, dimostrando che la preservazione del passato può essere nello stesso tempo il ponte più solido per il dialogo globale.

 


 

PAROLE DI TRINCEA


 

In 'Fidel e la cultura. Parole agli scrittori, gli artisti e gli istruttori d’arte', una compilazione di Elier Ramírez Cañedo e Luis Morlote Rivas, recentemente pubblicata da Ocean Sur, Abel Prieto dice nel suo prologo: «La cultura non fu mai per Fidel una cosa ornamentale. (…). La vide come un’energia trasformatrice d’enorme importanza associata alla condotta, all’etica, alla qualità della vita, capace di contribuire decisamente al “miglioramento umano”. La vide soprattutto come l’unica via capace di condurci all’emancipazione». In un altro libro –sempre di Ramírez e Morlote– intitolato 'Il primo che va salvato. Interventi di Fidel nella Uneac', riferendosi alla midollare frase di Fidel rispetto alla cultura, i due autori alludono al fatto che gli scambi con gli artisti e gli scrittori si sarebbero moltiplicati negli anni ’90, al di là dei congressi che lui guidò in maggioranza e che da quelle discussioni sarebbero usciti i precetti sui quali si sostentò la «nuova e profonda rivoluzione culturale, conosciuta come Battaglia delle Idee, che raggiunse il suo punto più alto alla fine degli anni ’90 e all’inizio del XXI secolo, attraverso numerosi programmi educativi e sociali». Tra le preoccupazioni esposte dal Leader della Rivoluzione nel VI Congresso –ricordano gli autori– ci fu il tema “Globalizzazione e cultura”. Fidel si riferì a «come il governo degli Stati Uniti stava utilizzando l’informazione e la cultura come la nuova arma nucleare per dominare il pianeta», e convocò gli intellettuali e gli artisti ad essere protagonisti della loro Girón a favore della cultura. Fidel non partecipò al VII e al VIII congresso per via della sua già delicata salute; senza dubbio fu ineludibile la sua presenza, spiegata nelle vocazione del suo pensiero e nei programmi ai quali diede vita dal suo intelletto e dalla sua chiaroveggenza. Nel 2019, il Presidente Miguel Díaz-Canel partecipò alla chiusura del IX Congresso della Uneac. In un applauditissimo discorso, esortò gli intellettuali e gli artisti ad apportare sino ai nostri giorni i concetti esposti da Fidel nelle sue forti Parole… per valutare i nuovi scenari, le piattaforme colonizzatrici e banalizzanti che si cerca di stabilire. Il X Congresso dell’organizzazione, realizzato l’anno scorso, ha reso omaggio, attraverso Diaz Canel, al Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz. Una dedica accompagnava la piccola scultura che gli s’inviava: «A Lei, caro Raúl, che è sempre stato un compagno nelle fila in difesa della cultura nazionale, va l’impegno grato dell’Unione dove continueremo a difendere la volontà di Fidel, che concepì l’azione creatrice come scudo e spada della nazione». Quel «Quí stiamo e qui staremo», pronunciato nell’occasione da Marta Bonet, presidente eletta della Uneac, parla di queste lealtà sacre a uomini che conducono e illuminano, come non smetterà mai di farlo Fidel.


 

IL GIOCO D'AZZARDO A CUBA

 

 

L’iconografia di una Cuba prima della rivoluzione si basa su di una specie di Eden del piacere dominato dalla mafia e tacitamente approvato dal presidente Fulgencio Batista. Nei più sfarzosi hotel dell’Avana non era raro incontrare elementi come Lucky Luciano o Meyer Lansky che trasformarono la capitale cubana in un porto franco dell’illegalità dove tutto era consentito. Dal gioco d’azzardo alla prostituzione, ogni cosa era condita dalla corruzione di un potere politico alquanto disponibile quanto capace di approfittare di facili compensi. L’immagine di una Cuba felice tra ballerine e mambo suonati da abili orchestre, si scontrava con il quotidiano di milioni di poveri cubani che dovevano arrabattarsi solo per avere di che sopravvivere. Si può dire a posteriori che la dissolutezza a Cuba era originata dalla criminalità e dal potere politico, ovviamente tutelato da forze militari appositamente addestrate, che avevano trovato un denominatore comune. Ovvio che anche al di fuori dai patrii confini, la nomea che a Cuba ci si poteva divertire senza alcun limite, provocava una forte domanda turistica e non solo provenienti dai vicini Stati Uniti. Al giorno d’oggi, trascorsi diversi decenni dal trionfo dei barbudos che rovesciarono il regime del dittatore Batista e l’impostazione di un socialismo tropicale, L’Avana e altre storiche città, hanno riacquistato quella dignità che nega qualsiasi virtuale contatto con quella che era la Cuba ante rivoluzione anche se, dal tessuto urbano – profondamente restaurato – alle vecchie automobili americane che ancora miracolosamente si muovono per l’isola, sono testimoni di un tempo oramai passato. Per chi volesse assaporare l’epoca d’oro del gioco d’azzardo, al giorno d’oggi esistono altri sistemi che possono essere sfruttati da qualsiasi device connesso ad Internet attraverso il quale entrare in diretto contatto con la fortuna. È sufficiente andare sul sito NetBet per tentare la sorte con tanti divertenti e coinvolgenti giochi d’azzardo come se foste davanti ad un tavolo verde attenti a sviluppare il vostro gioco.

 

   



NEWS DA CUBA

 

 

El rincón de la poesía

Siamo entusiasti di aprire una nuova collaborazione che speriamo sia ben accolta da tutti i nostri visitatori. Diamo il benvenuto a Yuleisy Cruz Lezcano  poetessa, scrittrice e professionista della salute originaria di Cuba. Laureata in Scienze Biologiche e successivamente in Scienze Infermieristiche e Ostetriche presso l’Università di Bologna, ha unito la formazione scientifica a una profonda vocazione umanistica. Attualmente frequenta un master universitario di secondo livello in Gestione della violenza in ambito sociale, sanitario ed educativo, tema su cui è attivamente impegnata anche attraverso un progetto educativo itinerante che promuove la sensibilizzazione contro la violenza sulle donne.[segui...]

 


 

IN OGNI ANGOLO DELL’ISOLA UN OMAGGIO A FIDEL


 

di Germán Veloz Placencia


 

Il Programma Commemorativo per i cento anni di Fidel, approvato nel X Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, sarà posto in marcia nel Congiunto Storico Biran, il prossimo mercoledì 13 agosto, nel giorno in cui l’indimenticabile leader compirebbe 99 anni. Il programma, compreso nella tappa che comincia in questo giorno, si estenderà sino al 4 dicembre del 2026. Il suo obiettivo è promuovere le convinzioni e gli ideali del Comandante in Capo, potenziare lo studio e l’investigazione del suo pensiero con tante azioni in tutti gli ambiti della vita del paese. Nel Complesso Storico, dichiarato Monumento Nazionale, in accordo con la sua direttrice, Aliety Castro Medina, si ultimano i dettagli per quando la compagnia teatrale infantile La Colmenita offrirà uno spettacolo culturale, pieno come sempre di tenerezza e sensibilità. Prima di queste giornate sono state realizzate varie azioni nel luogo, come il restauro della seconda casa della famiglia Castro, il campo di combattimento dei galli e le capanne che erano occupate dagli emigranti haitiani assunti dal padre di Fidel, oltre ai lavori per abbellire le aree verdi. Yaniel Cobos, responsabile della sfera ideologica nel Burò Nazionale dell’Unione dei Giovani Comunisti, ratificando che il programma iniziale comprende una celebrazione di popolo con protagonisti i giovani, ha detto che mercoledì 13 saranno presenti 250 tra ragazze e ragazzi di varie province che nella notte di martedì 12, saranno accampati vicino al Complesso Storico, dopo aver dedicato la giornata alle attività pianificate in occasione del Giorno Internazionale della Gioventù. A questa attività si sommano lavori produttivi nel popolo agricolo di Beola, nel municipio di Rafael Freyre, e nell’Ospedale Provinciale Vladimir Ilich Lenin, nella città di Holguín. Il dirigente ha risaltato che in molti luoghi del paese, nella stessa giornata, vari distaccamenti giovanili saranno protagonisti di una giornata di apporti economici e che aspetteranno il 13 con veglie culturali in omaggio a Fidel.

 


 

CUBA CONDANNA «IL CIRCO MEDIATICO» CONTRO MADURO


 


 

Il Governo cubano ha denunciato la ricompensa che, «nuovamente», è stata annunciata dall’Amministrazione statunitense, come incentivo per riuscire a far sì che conduca all’arresto del presidente legittimo del Venezuela, Nicolás Maduro. Per mezzo di un messaggio in X, il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha condannato l’azione di Washington, che –ha scritto– «si presenta come "un giudice globale" per giustificare le sue illegali e unilaterali misure contro il paese sudamericano e il suo mandatario», eletto con il 51,95 % del totale dei voti, nel luglio del 2024. Il Governo bolivariano non ha tardato a rispondere all’aberrazione della Casa Bianca. Il cancelliere venezuelano, Yván Gil, ha definito «patetica» l’offerta de 50 milioni di dollari che la procuratrice degli USA, Pamela Bondi, ha offerto e l’ha considerata «la cortina di fumo più ridicola» mai vista. Gil ha segnalato in Telegram, che Bondi ha armato solamente «un circo mediatico» per compiacere l’opposizione ultra reazionaria di questa nazione, dopo la scoperta recente di un nuovo tentativo di destabilizzazione nel paese. La Forza Armata Nazionale Bolivariana, in un comunicato ufficiale, ha precisato che il Venezuela è in pace assoluta dopo la realizzazione delle elezioni municipali, evento che al Governo di Donald Trump, provoca scomodità.


 

FIDEL E LA CULTURA, L’ETERNA BATTAGLIA


 

di Madeleine Sautié


 

La cultura, nel suo più ampio concetto, fu un’ossessione permanente per Fidel, una convinzione del ruolo cruciale che aveva nella trasformazione d’una società che si inaugurava in Rivoluzione. Senza cultura, disse «non c’è libertà possibile». Cosciente del sostegno spirituale che offre la cultura e delle forze che comporta per un popolo toccarla con la mano, Fidel la pose tra le prime priorità in assoluto del Governo Rivoluzionario, che doveva seminare gli ideali che i nuovi tempi stavano esigendo. Anche se – e ricordando Cintio – era sorprendente « (…) la fecondazione cancellando le innumerevoli frustrazioni, le umiliazioni indicibili, gli incubi minuziosi!», era anche certo che cominciavano allora altre battaglie». Condotte dal loro leader furono titaniche le iniziative che si propose la giovane Rivoluzione che a tre mesi dal suo trionfo fondava la Tipografia Nazionale di Cuba e si presentava, non a caso, con un’edizione di centomila volumi de 'L’ingegnoso gentiluomo Don Chisciotte della Mancha'. La Tipografia, oltre che produrre libri, pubblicò i materiali utilizzati nella campagna d’alfabetizzazione, la più grande epopea culturale delle gesta, che si realizzò nel 1961, e pose fine a uno dei più tristi passaggi della Cuba neocoloniale: quello dell’ignoranza, dichiarando il 22 dicembre che l’Isola era territorio libero dall’analfabetismo. Fondate nello stesso 1959, altre istituzioni culturali, divenute simboli del paese, come la Casa de las Américas –con la brillante guida di Haydee Santamaría– e l’Istituto Cubano dell’Arte e l’Industria Cinematografiche (Icaic), videro la luce e progressivamente si appoggiò l’operato di molte altre trea le quali il Teatro Nazionale, la Biblioteca Nazionale, l’Orchestra Sinfonica, e il Balletto Nazionale di Cuba. Nello stesso anno Fidel trasformò le caserme in scuole. Il Comandante in Capo diede sempre mostre di questo istinto comunicativo che offre l’efficacia del dialogo. Lo fece con i maestri, con i medici, con gli scienziati, con le persone comuni, con i bambini. Quando nella cerimonia d’apertura del primo corso nella Città Scuola Libertad- il 14 settembre del 1959- parlò agli studenti, spiegò loro in modo che lo potessero capire, perché quella «era la manifestazione più bella di questa Rivoluzione». Disse loro che molti giovani avevano pagato con la vita questa conquista,«così che la più forte gratitudine dei ragazzi deve andare ai compagni nostri che sono morti nella lotta. Il più profondo inchino dev’essere per i ribelli che sono morti, i rivoluzionari che sono morti, per rendere realtà questo sogno». Ai ragazzi ammiratori dei ribelli raccontò che molti di quei soldati non avevano potuto andare a scuola e ora dovevano fare quello che si offriva ai ragazzi. Con amore di padre indicò che dovevano imparare a fare bene le cose, meglio degli stessi ribelli, perchè gli adulti avevano molto da fare per preparare bene il popolo. Nel suo discorso chiese se credevano d’avere già fatto la Rivoluzione. -No!- gridarono in coro i ragazzi. -E se la Rivoluzione non è stata fatta, chi la farà?- chiese di nuovo. –Noi!- risposero loro. -E la prima cosa che dovrete fare?- interrogò. -Studiare!- dissero tutti. Fidel continuò- A studiare allora! Il ragazzo che non studia non è un buon rivoluzionario! Perchè il ragazzo che non studia non saprà fare bene le cose e gli succederà quello che accade a noi che facciamo qualcosa, ma non ci viene bene. Il ragazzo che non studia non è un buon rivoluzionario nè un buon ribelle, perchè se si vuole aiutare la Rivoluzione, se si vuole aiutare i ribelli, se si vuole aiutare la propria Patria, si deve studiare, perchè chi non sa fare le cose non può aiutare nessuno se sbaglia e anche se le vuole fare bene non lo può fare, perchè non sa».  Il 30 giugno del 1961, Fidel terminava tre giorni di scambio con scrittori, artisti e intellettuali, un fatto che passò alla storia con il nome di 'Parole agli intellettuali'. Anche se la super censura di un documentario che aveva agitato l’ambiente dei creatori servì come pretesto per la riunione, Fidel aveva comunque deciso di riunirsi con questo gruppo sociale e ascoltare le loro preoccupazioni. Le giornate costituirono il tracciato della politica culturale della Rivoluzione. Neanche con il paese mobilitato e già terminata l’aggressione a Playa Girón, Fidel aveva tralasciato i temi relazionati con la cultura. Un martiano come lui sapeva che per essere liberi si dev’essere colti e che la cultura era uno dei nomi della felicità che la Rivoluzione desiderava per il suo popolo. Per cancellare i mormorii e neutralizzare le calunnie, si chiarirono molte questioni: « La Rivoluzione non può pretendere d’asfissiare l’ arte o la cultura quando una delle mete e uno dei propositi fondamentali della Rivoluzione è sviluppare l’arte e la cultura, precisamente per far sì che l’arte e la cultura giungano ad essere un patrimonio reale del popolo», disse Fidel, che lontano all’escludere accettava la varietà del pensiero meno quello di coloro che erano «incorregibilmente reazionari, (…) incorreggibilmente contro rivoluzionari». Molti anni dopo in un’intervista concessa al programma Hurón Azul della Uneac (organizzazione fondata al termine del Primo Congresso degli Scrittori e gli Artisti di Cuba, due mesi dopo i citati incontri), Ambrosio Fornet, Premio Nazionale di Letteratura, rispetto alla più citata, – molte volte fuori dal contesto – frase di Fidel nel suo discorso: «con la Rivoluzione tutto, contro la Rivoluzione niente», dichiarò: «Cuba è un paese che è sempre stato collocato in una posizione molto dura, dove stare contro determinate cose significa stare a favore di altre. Ho detto alcune volte che nelle trincee non si pratica la democrazia. Nella misura in cui la situazione storica ci colloca in una trincea, noi restiamo con l’idea che «per noi tutto, per il nemico niente».  In 'Fidel e la cultura. Parole agli scrittori, gli artisti e gli istruttori d’arte', una compilazione di Elier Ramírez Cañedo e Luis Morlote Rivas, recentemente pubblicata da Ocean Sur, Abel Prieto dice nel suo prologo: «La cultura non fu mai per Fidel una cosa ornamentale. (…). La vide come un’energia trasformatrice d’enorme importanza associata alla condotta, all’etica, alla qualità della vita, capace di contribuire decisamente al “miglioramento umano”. La vide soprattutto come l’unica via capace di condurci all’emancipazione». In un altro libro –sempre di Ramírez e Morlote– intitolato 'Il primo che va salvato. Interventi di Fidel nella Uneac', riferendosi alla midollare frase di Fidel rispetto alla cultura, i due autori alludono al fatto che gli scambi con gli artisti e gli scrittori si sarebbero moltiplicati negli anni ’90, al di là dei congressi che lui guidò in maggioranza e che da quelle discussioni sarebbero usciti i precetti sui quali si sostentò la «nuova e profonda rivoluzione culturale, conosciuta come Battaglia delle Idee, che raggiunse il suo punto più alto alla fine degli anni ’90 e all’inizio del XXI secolo, attraverso numerosi programmi educativi e sociali». Tra le preoccupazioni esposte dal Leader della Rivoluzione nel VI Congresso –ricordano gli autori– ci fu il tema “Globalizzazione e cultura”. Fidel si riferì a «come il governo degli Stati Uniti stava utilizzando l’informazione e la cultura come la nuova arma nucleare per dominare il pianeta», e convocò gli intellettuali e gli artisti ad essere protagonisti della loro Girón a favore della cultura. Fidel non partecipò al VII e al VIII congresso per via della sua già delicata salute; senza dubbio fu ineludibile la sua presenza, spiegata nelle vocazione del suo pensiero e nei programmi ai quali diede vita dal suo intelletto e dalla sua chiaroveggenza. Nel 2019, il Presidente Miguel Díaz-Canel partecipò alla chiusura del IX Congresso della Uneac. In un applauditissimo discorso, esortò gli intellettuali e gli artisti ad apportare sino ai nostri giorni i concetti esposti da Fidel nelle sue forti Parole… per valutare i nuovi scenari, le piattaforme colonizzatrici e banalizzanti che si cerca di stabilire. Il X Congresso dell’organizzazione, realizzato l’anno scorso, ha reso omaggio, attraverso Diaz Canel, al Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz. Una dedica accompagnava la piccola scultura che gli s’inviava: «A Lei, caro Raúl, che è sempre stato un compagno nelle fila in difesa della cultura nazionale, va l’impegno grato dell’Unione dove continueremo a difendere la volontà di Fidel, che concepì l’azione creatrice come scudo e spada della nazione». Quel «Quí stiamo e qui staremo», pronunciato nell’occasione da Marta Bonet, presidente eletta della Uneac, parla di queste lealtà sacre a uomini che conducono e illuminano, come non smetterà mai di farlo Fidel.



AMERICA LATINA
 

I GIOCHI CHE HANNO AVUTO ORIGINE IN SUD AMERICA

Il Sud America è una regione nota per le sue tradizioni e cultura. Le persone che vivono qui sono tra l’altro gentili, amichevoli e ospitali. Premesso ciò, va altresì aggiunto che mentre questo territorio è principalmente conosciuto per la sua musica, i balli tradizionali e la cucina straordinaria, le persone che vivono qui amano anche un'altra attività ossia i giochi da casinò con alcuni di questi che sono persino nati in loco.

Il boom dei giochi online in Sud America

I giochi da casinò sono creati da alcuni dei fornitori più rinomati al mondo e presentano decine di elementi che si richiamano propri alla cultura latino-americana.  Questo gioco ha preso piede in tutta Europa, nonostante, la sua fama, non ha mai potuto superare quella del blackjack, oggi molto giocato anche nel nostro paese, grazie agli operatori legali come starcasino.it/blackjack, con... [segue]

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direttrice della informazione da Cuba: Gioia Minuti