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POLITICA - CULTURA |
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ANNOTAZIONI E
SPIGOLATURE CUBANE
a cura di
Gioia Minuti
PRESENTI NELLA SFILATA DEL 1º MAGGIO, MIGLIAIA DI AMICI DI
ALTRI PAESI
Circa 1000 amici di Cuba provenienti da un
centinaio di paesi hanno assistito alla
sfilata del 1º Maggio dallaa...[segue
SPECIALE 1° MAGGIO 2019]
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discorsi di Fidel

discorsi di
Miguel Díaz-Canel Bermúdez

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il romanzo cult
degli anni '90 |
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Una storia d'amore
nella Cuba dei primi anni '90, quando molti
italiani scoprirono le gioie ed i sogni che Cuba
riservava loro... |
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 LE PIU' BELLE FOTO DI CUBA
le foto di Rod |
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juaicaterra
COLOMBIA
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CUBA HA IL PRIMO LABORATORIO CON
CATEGORIA STAR IN AMERICA LATINA
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L’Avana- L’Alleanza Solare Internazionale (ISA) ha
assegnato al Laboratorio di Fotovoltaica dell’Università de
L’Avana la categoria di Centro delle Risorse per le
Applicazioni di Tecnologia Solare in Cuba (Centro STAR), il
primo in America Latina. Durante l’assegnazione della
categoria e l’inaugurazione del Centro STAR ubicato
nell’Università de L’Avana, il direttor generale della ISA,
Ashish Khanna, ha risaltato che questa categoria aprirà più
porte all’investigazione e allo sviluppo, alla capacitazione,
alla ricerca di soluzioni proprie, sia per il riscaldamento
pubblico, il combustibile solare, le bombe solari e l’immagazzinaggio
solare. Khanna ha sottolineato che le necessità sono
abbastanza uniche per ogni paese, anche se alcuni problemi
possono essere simili, e ha aggiunto che li entusiasma
quello che potrà ottenere la società futura. Il ministro di
Educazione Superiore, Walter Baluja, intervenendo durante la
cerimonia, ha ringraziato il Ministero di Energia e Miniere
(Minem) per la fiducia nella base storica rilevante
dell’Università de l’ Avana per sviluppare il Centro STAR
che risponde al suo prestigio, tradizione e risultati, sia
del laboratorio come dei professionisti che operano
attorno a questo servizio. Il
primo viceministro del Minem, Argelio Abad, ha risaltato
l’iniziativa della ISA per promuovere lo sviluppo
dell’investigazione e l’implementazione della tecnologia
relazionata con le energie rinnovabili, specialmente
l’energia solare. Secondo Abad il Centro STAR è giunto a
Cuba per rinforzare l’alleanza esistente tra il settore
accademico e il settore produttivo in un contesto in cui
l’Isola scommette per avanzare rapidamente nella transizione
energetica, nella quale l’utilizzo dell’energia fotovoltaica.
Installazioni come il laboratorio, ha continuato, sono una
vera forza per il paese, con il fine di garantire lo
spiegamento di massa della tecnologia solare nel compimento
delle norme internazionali, e generare attorno
un’infrastruttura della qualità che permetta il suo
sfruttamento in maniera efficiente e sicura. Ugualmente ha
ringraziato ISA per l’appoggio offerto e la disposizione
costante di continuare a lavorare con Cuba, così come per la
sua scommessa a favore dell’integrazione e lo sviluppo
strategico regionale. Inoltre ha elogiato l’Università de
L’Avana per tutta la conoscenza al servizio dello sviluppo
energetico del paese. Poi la Rettrice dell’Università de
L’Avana, Miriam Nicado, ha segnalato la guida e l’impegno
scientifico del Laboratorio di Fotovoltaica al quale si
assegnerà la categoria Centro STAR e lo ha definito come una
scuola di conoscenze e uno spazio d’investigazione,
innovazione e formazione di capacità. Miriam Nicado ha
assicurato che il Laboratorio assumerà coscientemente la
missione come Centro di Formazione delle Conoscenze e punto
di riferimento, per aumentare gli standard professionali
nell’ambito dell’energia solare, con l’obiettivo di
migliorare le capacità nell’accesso alla conoscenza, le
tecnologie e l’amministrazione del processo per una migliore
implementazione dell’energia solare in Cuba e nei Caraibi.
«L’università che abbiamo oggi è più internazionale,
integrata, rurale, multi disciplinare, impegnata con lo
sviluppo sostenibile e disposta sempre a contribuire a un
futuro migliore per il nostro popolo», ha sottolineato la
Rettrice. La capo del Laboratorio di Fotovoltaica e il
Centro STAR dell’Università de L’ Avana, Lídice Vaillant, ha
parlato dell’importanza dell’incontro, che ha riunito anche
l’Organizzazione Latinoamericana di Energía nel laboratorio
che si è svolto sulle Transizioni Energetiche in
Centroamerica e nei Caraibi. «È un incontro molto
importante, ha detto, perché la transizione energetica ha
molti spigoli, necessita molte alleanze, e le due
organizzazioni lavorano sistematicamente e in maniera
effettiva. Lidice Vaillant ha reiterato l’impegno del Centro
di continuare il suo lavoro quotidiano sostenuto e
sistematico. Così si costruisce scienza d’eccellenza, si
fanno gestioni d’innovazione e si realizza l’impatto
sociale, ha precisato. Poi ha ringraziato il Minem per la
visione strategica di sviluppare strumenti per far si che i
leaders scientifici possano superare i muri universitari,
una delle barriere più difficili da realizzare, e apportare
la conoscenza che si elabora e si condensa in molti spazi
scientifici sino a questa zona dove riesce a realizzare
realmente un impatto. |
DIARI DI NAVIGAZIONE
di
Yesey Pérez López
Il sole e l’intenso calore dell’estate a Pechino non sono
ostacoli perchè decine di migliaia di persone percorrano ogni giorno i
luoghi emblematici della città. Tra questi spicca la Città Proibita, uno dei
complessi storici più significativi della Cina, ubicata nel centro della
capitale del gigantesco paese asiatico. Le sue porte ricevono ogni giorno
decine di migliaia di persone interessate a conoscere e sperimentare il
luogo, con singolari valori architettonici, culturali e patrimoniali. Dopo
il percorso dei suoi spazi sorprende conoscere che circa 40.000 persone
vengono qui ogni giorno . Nel 2019, il numero dei visitatori toccò i 19
milioni, Il recinto, attualmente Museo del Palazzo, è uno dei luoghi del suo
tipo più visitati del mondo. Per questo la preservazione della sua storia e
la cura del legato culturale hanno fatto sì che la definizione di «proibita»
oggi sia solo un riferimento storico. La Città Proibita fu costruita tra il
1406 e il 1420, durante il regno dell’imperatore Yongle, della dinastia Ming.
Per più di 500 anni, fu la residenza di 24 imperatori delle dinastie Ming e
Qing e il centro del potere politico in Cina. Il complesso del palazzo
ospitava la vita privata dell’imperatore, la sua famiglia e l’apparato
amministrativo dello Stato. Copre una superficie totale di 720.000 metri
quadrati, dei quali 150.000 sono di area costruita, con più di 70 palazzi e
9.000 abitazioni. Ha una lunghezza di 961 metri da Nord a Sud e 753 metri da
Est a Ovest, circondato da un muro di dieci metri d’altezza, che s’estende
per 3.400 metri. Gli edifici sono ubicati in due grandi aree: la Corte
Esterna e la Corte Interna. Nella prima ci sono il Salone dell’Armonía
Suprema, il Salone dell’Armonia Centrale e il Salone dell’Armonia
Preservata, dove si celebravano le cerimonie importanti del paese. Nella
Corte Interna si trova il Palazzo della Purezza Celestiale e il Salone della
Tranquillità Terrena, dove vivevano l’imperatore e
l’imperatrice. La Città ha
quattro porte principali: la Porta Meridiana (Wumen), la Porta della Divina
Destrezza (Shenwumen), la Porta Fiorita dell’Est (Donghuamen) e la Porta
Fiorita dell’Ovest (Xihuamen). Questa organizzazione non solo rifletteva il
potere politico, ma anche un ordine basato nella filosofia cinese
tradizionale, specialmente il yin-yang, i Cinque Elementi e l’armonia tra il
Cielo e la Terra. È uno dei complessi in legno più grande e meglio
conservato del mondo. Nel 1987 è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità
dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la
Cultura (UNESCO). L’organismo internazionale segnala che «costituisce una
testimonianza inestimabile della civiltà cinese durante le dinastie Ming e
Qing». Con innumerevoli storie da raccontare, la Città Proibita è essenziale
per la conoscenza della cultura cinese. Sintetizza la sua cosmovisione, i
valori e il potere imperiale: il suo disegno riflette l’equilibrio cosmico e
la sua architettura simbolizza la legittimità divina dell’imperatore come
mediatore tra l’ordine cosmico e il mondo umano, integrando arte, filosofia
e politica in un simbolo duraturo dell’identità culturale. È molto più di
una destinazione turistica. È anche una testimonianza essenziale dello
sforzo del gigantesco paese asiatico per preservare e promuovere il suo
legato culturale in uno spazio dove si sintetizzano secoli di pensiero e
cosmo visione propri. Il Museo del Palazzo, nome dell’istituzione che radica
nella Città Proibita, fu fondato il 10 ottobre del 1925. Nel contesto del
suo centenario, organizza esposizioni speciali, eventi internazionali e
azioni di restauro del patrimonio. Svolge un ruolo fondamentale nella
promozione e preservazione dell’eredità culturale cinese. Funziona anche
come un laboratorio dove si trasmettono tecniche tradizionali alle nuove
generazioni. Tra i passi avanti tecnologici dell’istituzione ci sono i
percorsi virtuali in tre dimensioni, disponibili nella sua web, che
permettono di esplorare spazi da qualsiasi luogo del mondo e apprezzare le
repliche digitali di pezzi della collezione di francobolli emessa dalle
Nazioni Unite in occasione del centenario del Museo del Palazzo. Nell’
ambito internazionale, mantiene collaborazioni che riguardano il restauro di
opere mediante tecniche d’avanguardia, includendo l’uso dell’intelligenza
artificiale (IA). La progressiva digitalizzazione della sua collezione che
riguarda già più della
metà di 1.800.000 oggetti, è un passo importante per facilitare l’accesso
del suo patrimonio culturale, permettendo che studiosi e appassionati di
tutto il mondo possano esplorare i loro tesori. Così il Museo riafferma la
sua importanza per lo stabilimento di vincoli tra il passato e la Cina
contemporanea, dimostrando come si è trasformato il Palazzo Proibito in
tesoro culturale accessibile a tutti. Recentemente, questo ruolo è stato
riconosciuto con una collezione commemorativa di francobolli postali emessi
dalle Nazioni Unite, nei quali si riflettono le essenze architettoniche e
artistiche della Città Proibita, confermando il suo legato e la sua
importanza. Il Museo del Palazzo celebra il suo centenario, come
protagonista dell’identità nazionale del gigante asiatico e testimonianza
degli scambi multi culturali, dimostrando che la preservazione del passato
può essere nello stesso tempo il ponte più solido per il dialogo globale.
PAROLE DI TRINCEA
In
'Fidel e la cultura. Parole agli scrittori, gli artisti e gli istruttori
d’arte', una compilazione di Elier Ramírez Cañedo e Luis Morlote Rivas,
recentemente pubblicata da Ocean Sur, Abel Prieto dice nel suo prologo: «La
cultura non fu mai per Fidel una cosa ornamentale. (…).
La vide come un’energia trasformatrice d’enorme importanza associata
alla condotta, all’etica, alla qualità della vita, capace di contribuire
decisamente al “miglioramento umano”. La vide soprattutto come l’unica via
capace di condurci all’emancipazione». In un altro libro –sempre di Ramírez
e Morlote– intitolato 'Il primo che va salvato. Interventi di Fidel nella
Uneac', riferendosi alla midollare frase di Fidel rispetto alla cultura, i
due autori alludono al fatto che gli scambi con gli artisti e gli scrittori
si sarebbero moltiplicati negli anni ’90, al di là dei congressi che lui
guidò in maggioranza e che da quelle discussioni sarebbero usciti i precetti
sui quali si sostentò la «nuova e profonda rivoluzione culturale, conosciuta
come Battaglia delle Idee, che raggiunse il suo punto più alto alla fine
degli anni ’90 e all’inizio del XXI secolo, attraverso numerosi programmi
educativi e sociali». Tra le preoccupazioni esposte dal Leader della
Rivoluzione nel VI Congresso –ricordano gli autori– ci fu il tema
“Globalizzazione e cultura”. Fidel si riferì a «come il governo degli Stati
Uniti stava utilizzando l’informazione e la cultura come la nuova arma
nucleare per dominare il pianeta», e convocò gli intellettuali e gli artisti
ad essere protagonisti della loro Girón a favore della cultura. Fidel non
partecipò al VII e al VIII congresso per via della sua già delicata salute;
senza dubbio fu ineludibile la sua presenza, spiegata nelle vocazione del
suo pensiero e nei programmi ai quali diede vita dal suo intelletto e dalla
sua chiaroveggenza. Nel 2019, il Presidente Miguel Díaz-Canel partecipò alla
chiusura del IX Congresso della Uneac. In un applauditissimo discorso,
esortò gli intellettuali e gli artisti ad apportare sino ai nostri giorni i
concetti esposti da Fidel nelle sue forti Parole… per valutare i nuovi
scenari, le piattaforme colonizzatrici e banalizzanti che si cerca di
stabilire. Il X Congresso dell’organizzazione, realizzato l’anno scorso, ha
reso omaggio, attraverso Diaz Canel, al Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz.
Una dedica accompagnava la piccola scultura che gli s’inviava: «A Lei, caro
Raúl, che è sempre stato un compagno nelle fila in difesa della cultura
nazionale, va l’impegno grato dell’Unione dove continueremo a difendere la
volontà di Fidel, che concepì l’azione creatrice come scudo e spada della
nazione». Quel «Quí stiamo e qui staremo», pronunciato nell’occasione da
Marta Bonet, presidente eletta della Uneac, parla di queste lealtà sacre a
uomini che conducono e illuminano, come non smetterà mai di farlo Fidel.
IL GIOCO D'AZZARDO A CUBA
L’iconografia di una Cuba prima della rivoluzione si basa su di una specie
di Eden del piacere dominato dalla mafia e tacitamente approvato dal
presidente Fulgencio Batista. Nei più sfarzosi hotel dell’Avana non era raro
incontrare elementi come Lucky Luciano o Meyer Lansky che trasformarono la
capitale cubana in un porto franco dell’illegalità dove tutto era
consentito. Dal gioco d’azzardo alla prostituzione, ogni cosa era condita
dalla corruzione di un potere politico alquanto disponibile quanto capace di
approfittare di facili compensi. L’immagine di una Cuba felice tra ballerine
e mambo suonati da abili orchestre, si scontrava con il quotidiano di
milioni di poveri cubani che dovevano arrabattarsi solo per avere di che
sopravvivere. Si può dire a posteriori che la dissolutezza a Cuba era
originata dalla criminalità e dal potere politico, ovviamente tutelato da
forze militari appositamente addestrate, che avevano trovato un denominatore
comune. Ovvio che anche al di fuori dai patrii confini, la nomea che a Cuba
ci si poteva divertire senza alcun limite, provocava una forte domanda
turistica e non solo provenienti dai vicini Stati Uniti. Al giorno d’oggi,
trascorsi diversi decenni dal trionfo dei barbudos che rovesciarono il
regime del dittatore Batista e l’impostazione di un socialismo tropicale,
L’Avana e altre storiche città, hanno riacquistato quella dignità che nega
qualsiasi virtuale contatto con quella che era la Cuba ante rivoluzione
anche se, dal tessuto urbano – profondamente restaurato – alle vecchie
automobili americane che ancora miracolosamente si muovono per l’isola, sono
testimoni di un tempo oramai passato. Per chi volesse assaporare l’epoca
d’oro del gioco d’azzardo, al giorno d’oggi esistono altri sistemi che
possono essere sfruttati da qualsiasi device connesso ad Internet attraverso
il quale entrare in diretto contatto con la fortuna. È sufficiente andare
sul sito
NetBet
per tentare
la sorte con tanti divertenti e coinvolgenti giochi d’azzardo come se foste
davanti ad un tavolo verde attenti a sviluppare il vostro gioco.
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NEWS DA CUBA
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El rincón de la poesía
Siamo entusiasti di
aprire una nuova collaborazione che speriamo sia ben accolta da tutti i
nostri visitatori. Diamo il benvenuto a
Yuleisy Cruz Lezcano
poetessa, scrittrice e professionista della salute originaria di Cuba.
Laureata in Scienze Biologiche e successivamente in Scienze
Infermieristiche e Ostetriche presso l’Università di Bologna, ha unito
la formazione scientifica a una profonda vocazione umanistica.
Attualmente frequenta un master universitario di secondo livello in
Gestione della violenza in ambito sociale, sanitario ed educativo,
tema su cui è attivamente impegnata anche attraverso un progetto
educativo itinerante che promuove la sensibilizzazione contro la
violenza sulle donne.[segui...]
IN OGNI ANGOLO DELL’ISOLA UN
OMAGGIO A FIDEL
di Germán
Veloz Placencia
Il Programma
Commemorativo per i cento anni di Fidel, approvato nel X Plenum del Comitato
Centrale del Partito Comunista di Cuba, sarà posto in marcia nel Congiunto
Storico Biran, il prossimo mercoledì 13 agosto, nel giorno in cui
l’indimenticabile leader compirebbe 99 anni. Il programma, compreso nella tappa
che comincia in questo giorno, si estenderà sino al 4 dicembre del 2026. Il suo
obiettivo è promuovere le convinzioni e gli ideali del Comandante in Capo,
potenziare lo studio e l’investigazione del suo pensiero con tante azioni in
tutti gli ambiti della vita del paese. Nel Complesso Storico, dichiarato
Monumento Nazionale, in accordo con la sua direttrice, Aliety Castro Medina, si
ultimano i dettagli per quando la compagnia teatrale infantile La Colmenita
offrirà uno spettacolo culturale, pieno come sempre di tenerezza e sensibilità.
Prima di queste giornate sono state realizzate varie azioni nel luogo, come il
restauro della seconda casa della famiglia Castro, il campo di combattimento dei
galli e le capanne che erano occupate dagli emigranti haitiani assunti dal padre
di Fidel, oltre ai lavori per abbellire le aree verdi. Yaniel Cobos,
responsabile della sfera ideologica nel Burò Nazionale dell’Unione dei Giovani
Comunisti, ratificando che il programma iniziale comprende una celebrazione di
popolo con protagonisti i giovani, ha detto che mercoledì 13 saranno presenti
250 tra ragazze e ragazzi di varie province che nella notte di martedì 12,
saranno accampati vicino al Complesso Storico, dopo aver dedicato la giornata
alle attività pianificate in occasione del Giorno Internazionale della Gioventù.
A questa attività si sommano lavori produttivi nel popolo agricolo di Beola, nel
municipio di Rafael Freyre, e nell’Ospedale Provinciale Vladimir Ilich Lenin,
nella città di Holguín. Il dirigente ha risaltato che in molti luoghi del paese,
nella stessa giornata, vari distaccamenti giovanili saranno protagonisti di una
giornata di apporti economici e che aspetteranno il 13 con veglie culturali in
omaggio a Fidel.
CUBA CONDANNA «IL CIRCO MEDIATICO»
CONTRO MADURO
Il Governo
cubano ha denunciato la ricompensa che, «nuovamente», è stata annunciata
dall’Amministrazione statunitense, come incentivo per riuscire a far sì che
conduca all’arresto del presidente legittimo del Venezuela, Nicolás Maduro. Per
mezzo di un messaggio in X, il Primo Segretario del Comitato Centrale del
Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha condannato
l’azione di Washington, che –ha scritto– «si presenta come "un giudice globale"
per giustificare le sue illegali e unilaterali misure contro il paese
sudamericano e il suo mandatario», eletto con il 51,95 % del totale dei voti,
nel luglio del 2024. Il Governo bolivariano non ha tardato a rispondere
all’aberrazione della Casa Bianca. Il cancelliere venezuelano, Yván Gil, ha
definito «patetica» l’offerta de 50 milioni di dollari che la procuratrice degli
USA, Pamela Bondi, ha offerto e l’ha considerata «la cortina di fumo più
ridicola» mai vista. Gil ha segnalato in Telegram, che Bondi ha armato solamente
«un circo mediatico» per compiacere l’opposizione ultra reazionaria di questa
nazione, dopo la scoperta recente di un nuovo tentativo di destabilizzazione nel
paese. La Forza Armata Nazionale Bolivariana, in un comunicato ufficiale, ha
precisato che il Venezuela è in pace assoluta dopo la realizzazione delle
elezioni municipali, evento che al Governo di Donald Trump, provoca scomodità.
FIDEL E LA CULTURA, L’ETERNA
BATTAGLIA
di Madeleine
Sautié
La cultura,
nel suo più ampio concetto, fu un’ossessione permanente per Fidel, una
convinzione del ruolo cruciale che aveva nella trasformazione d’una società che
si inaugurava in Rivoluzione. Senza cultura, disse «non c’è libertà possibile».
Cosciente del sostegno spirituale che offre la cultura e delle forze che
comporta per un popolo toccarla con la mano, Fidel la pose tra le prime priorità
in assoluto del Governo Rivoluzionario, che doveva seminare gli ideali che i
nuovi tempi stavano esigendo. Anche se – e ricordando Cintio – era sorprendente
« (…) la fecondazione cancellando le innumerevoli frustrazioni, le umiliazioni
indicibili, gli incubi minuziosi!», era anche certo che cominciavano allora
altre battaglie». Condotte dal loro leader furono titaniche le iniziative che si
propose la giovane Rivoluzione che a tre mesi dal suo trionfo fondava la
Tipografia Nazionale di Cuba e si presentava, non a caso, con un’edizione di
centomila volumi de 'L’ingegnoso gentiluomo Don Chisciotte della Mancha'. La
Tipografia, oltre che produrre libri, pubblicò i materiali utilizzati nella
campagna d’alfabetizzazione, la più grande epopea culturale delle gesta, che si
realizzò nel 1961, e pose fine a uno dei più tristi passaggi della Cuba
neocoloniale: quello dell’ignoranza, dichiarando il 22 dicembre che l’Isola era
territorio libero dall’analfabetismo. Fondate nello stesso 1959, altre
istituzioni culturali, divenute simboli del paese, come la Casa de las Américas
–con la brillante guida di Haydee Santamaría– e l’Istituto Cubano dell’Arte e
l’Industria Cinematografiche (Icaic), videro la luce e progressivamente si
appoggiò l’operato di molte altre trea le quali il Teatro Nazionale, la
Biblioteca Nazionale, l’Orchestra Sinfonica, e il Balletto Nazionale di Cuba.
Nello stesso anno Fidel trasformò le caserme in scuole.
Il Comandante in Capo diede sempre mostre di questo istinto comunicativo
che offre l’efficacia del dialogo. Lo fece con i maestri, con i medici, con gli
scienziati, con le persone comuni, con i bambini. Quando nella cerimonia
d’apertura del primo corso nella Città Scuola Libertad- il 14 settembre del
1959- parlò agli studenti, spiegò loro in modo che lo potessero capire, perché
quella «era la manifestazione più bella di questa Rivoluzione». Disse loro che
molti giovani avevano pagato con la vita questa conquista,«così che la più forte
gratitudine dei ragazzi deve andare ai compagni nostri che sono morti nella
lotta. Il più profondo inchino dev’essere per i ribelli che sono morti, i
rivoluzionari che sono morti, per rendere realtà questo sogno». Ai ragazzi
ammiratori dei ribelli raccontò che molti di quei soldati non avevano potuto
andare a scuola e ora dovevano fare quello che si offriva ai ragazzi. Con amore
di padre indicò che dovevano imparare a fare bene le cose, meglio degli stessi
ribelli, perchè gli adulti avevano molto da fare per preparare bene il popolo.
Nel suo discorso chiese se credevano d’avere già fatto la Rivoluzione. -No!-
gridarono in coro i ragazzi. -E se la Rivoluzione non è stata fatta, chi la
farà?- chiese di nuovo. –Noi!- risposero loro. -E la prima cosa che dovrete
fare?- interrogò. -Studiare!- dissero tutti. Fidel continuò- A studiare allora!
Il ragazzo che non studia non è un buon rivoluzionario! Perchè il ragazzo che
non studia non saprà fare bene le cose e gli succederà quello che accade a noi
che facciamo qualcosa, ma non ci viene bene. Il ragazzo che non studia non è un
buon rivoluzionario nè un buon ribelle, perchè se si vuole aiutare la
Rivoluzione, se si vuole aiutare i ribelli, se si vuole aiutare la propria
Patria, si deve studiare, perchè chi non sa fare le cose non può aiutare nessuno
se sbaglia e anche se le vuole fare bene non lo può fare, perchè non sa».
Il 30 giugno del 1961, Fidel terminava tre giorni di scambio con scrittori,
artisti e intellettuali, un fatto che passò alla storia con il nome di 'Parole
agli intellettuali'. Anche se la super censura di un documentario che aveva
agitato l’ambiente dei creatori servì come pretesto per la riunione, Fidel aveva
comunque deciso di riunirsi con questo gruppo sociale e ascoltare le loro
preoccupazioni. Le giornate costituirono il tracciato della politica culturale
della Rivoluzione. Neanche con il paese mobilitato e già terminata l’aggressione
a Playa Girón, Fidel aveva tralasciato i temi relazionati con la cultura. Un
martiano come lui sapeva che per essere liberi si dev’essere colti e che la
cultura era uno dei nomi della felicità che la Rivoluzione desiderava per il suo
popolo. Per cancellare i mormorii e neutralizzare le calunnie, si chiarirono
molte questioni: « La Rivoluzione non può pretendere d’asfissiare l’ arte o la
cultura quando una delle mete e uno dei propositi fondamentali della Rivoluzione
è sviluppare l’arte e la cultura, precisamente per far sì che l’arte e la
cultura giungano ad essere un patrimonio reale del popolo», disse Fidel, che
lontano all’escludere accettava la varietà del pensiero meno quello di coloro
che erano «incorregibilmente reazionari, (…) incorreggibilmente contro
rivoluzionari». Molti anni dopo in un’intervista concessa al programma Hurón
Azul della Uneac (organizzazione fondata al termine del Primo Congresso degli
Scrittori e gli Artisti di Cuba, due mesi dopo i citati incontri), Ambrosio
Fornet, Premio Nazionale di Letteratura, rispetto alla più citata, – molte volte
fuori dal contesto – frase di Fidel nel suo discorso: «con la Rivoluzione tutto,
contro la Rivoluzione niente», dichiarò: «Cuba è un paese che è sempre stato
collocato in una posizione molto dura, dove stare contro determinate cose
significa stare a favore di altre. Ho detto alcune volte che nelle trincee non
si pratica la democrazia. Nella misura in cui la situazione storica ci colloca
in una trincea, noi restiamo con l’idea che «per noi tutto, per il nemico
niente». In 'Fidel e la cultura. Parole agli scrittori, gli artisti e gli
istruttori d’arte', una compilazione di Elier Ramírez Cañedo e Luis Morlote
Rivas, recentemente pubblicata da Ocean Sur, Abel Prieto dice nel suo prologo:
«La cultura non fu mai per Fidel una cosa ornamentale. (…).
La vide come un’energia trasformatrice d’enorme importanza associata alla
condotta, all’etica, alla qualità della vita, capace di contribuire decisamente
al “miglioramento umano”. La vide soprattutto come l’unica via capace di
condurci all’emancipazione». In un altro libro –sempre di Ramírez e Morlote–
intitolato 'Il primo che va salvato. Interventi di Fidel nella Uneac',
riferendosi alla midollare frase di Fidel rispetto alla cultura, i due autori
alludono al fatto che gli scambi con gli artisti e gli scrittori si sarebbero
moltiplicati negli anni ’90, al di là dei congressi che lui guidò in maggioranza
e che da quelle discussioni sarebbero usciti i precetti sui quali si sostentò la
«nuova e profonda rivoluzione culturale, conosciuta come Battaglia delle Idee,
che raggiunse il suo punto più alto alla fine degli anni ’90 e all’inizio del
XXI secolo, attraverso numerosi programmi educativi e sociali». Tra le
preoccupazioni esposte dal Leader della Rivoluzione nel VI Congresso –ricordano
gli autori– ci fu il tema “Globalizzazione e cultura”. Fidel si riferì a «come
il governo degli Stati Uniti stava utilizzando l’informazione e la cultura come
la nuova arma nucleare per dominare il pianeta», e convocò gli intellettuali e
gli artisti ad essere protagonisti della loro Girón a favore della cultura.
Fidel non partecipò al VII e al VIII congresso per via della sua già delicata
salute; senza dubbio fu ineludibile la sua presenza, spiegata nelle vocazione
del suo pensiero e nei programmi ai quali diede vita dal suo intelletto e dalla
sua chiaroveggenza. Nel 2019, il Presidente Miguel Díaz-Canel partecipò alla
chiusura del IX Congresso della Uneac. In un applauditissimo discorso, esortò
gli intellettuali e gli artisti ad apportare sino ai nostri giorni i concetti
esposti da Fidel nelle sue forti Parole… per valutare i nuovi scenari, le
piattaforme colonizzatrici e banalizzanti che si cerca di stabilire. Il X
Congresso dell’organizzazione, realizzato l’anno scorso, ha reso omaggio,
attraverso Diaz Canel, al Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz. Una dedica
accompagnava la piccola scultura che gli s’inviava: «A Lei, caro Raúl, che è
sempre stato un compagno nelle fila in difesa della cultura nazionale, va
l’impegno grato dell’Unione dove continueremo a difendere la volontà di Fidel,
che concepì l’azione creatrice come scudo e spada della nazione». Quel «Quí
stiamo e qui staremo», pronunciato nell’occasione da Marta Bonet, presidente
eletta della Uneac, parla di queste lealtà sacre a uomini che conducono e
illuminano, come non smetterà mai di farlo Fidel.
AMERICA LATINA
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I GIOCHI CHE HANNO AVUTO ORIGINE IN SUD
AMERICA
Il Sud America è una regione nota per le sue
tradizioni e cultura. Le persone che vivono qui
sono tra l’altro gentili, amichevoli e ospitali.
Premesso ciò, va altresì aggiunto che mentre
questo territorio è principalmente conosciuto
per la sua musica, i balli tradizionali e la
cucina straordinaria, le persone che vivono qui
amano anche un'altra attività ossia i giochi da
casinò con alcuni di questi che sono persino
nati in loco.
Il boom dei giochi online in Sud America
I giochi da casinò sono creati da alcuni dei
fornitori più rinomati al mondo e presentano
decine di elementi che si richiamano propri alla
cultura latino-americana. Questo gioco ha preso piede in tutta Europa,
nonostante, la sua fama, non ha mai potuto
superare quella del blackjack, oggi molto
giocato anche nel nostro paese, grazie agli
operatori legali come
starcasino.it/blackjack,
con...
[segue]
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