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ANNOTAZIONI E SPIGOLATURE CUBANE

a cura di
Gioia Minuti

 

PRESENTI NELLA SFILATA DEL 1º MAGGIO, MIGLIAIA DI AMICI DI ALTRI PAESI

 

Circa 1000 amici di Cuba provenienti da un centinaio di paesi hanno assistito alla sfilata del 1º Maggio dalla base del monumento a José Martí in Piazza della Rivoluzione de l’Avana...[segue SPECIALE 1° MAGGIO 2019]

 

speciale Siporcuba
sui 5 patrioti cubani
discorsi di Fidel

 

discorsi di Miguel Díaz-Canel Bermúdez


 

PL notizie, info e molto di piu'
il romanzo cult degli anni '90

Una storia d'amore nella Cuba dei primi anni '90, quando molti italiani scoprirono le gioie ed i sogni che Cuba riservava loro...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE PIU' BELLE FOTO DI CUBA

le foto di Rod


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UN GIOVANE CUBANO EROE DELL’ESERCITO ROSSO
 

di Delfín XiquésCutiño

 

Enrique Vilar non riuscì mai a dimenticare il 20 agosto del 1932. Quel giorno quel bambino di Matanzas di sette anni, a bordo della nave a vapore Madrid, salpata dalla baia de l’Avana, si arrampicò sulla ringhiera del ponte per contemplare la città. Viaggiava con gli sposi Josef e Chassalbaras, di nazionalità russa, e ignorava che quella era l’ultima volta che l’avrebbe vista, perchè 13 anni dopo sarebbe morto lottando eroicamente come ufficiale dell’Esercito Rosso contro il nazi-fascismo tedesco. In quel tempo governava l‘Isola il dittatore Gerardo Machado, che manteneva un regime di repressione contro il popolo e principalmente, contro i suoi leaders operai e i militanti delle organizzazioni anti machadiste. Nella piccola città di Manzanillo c’era un importante nucleo di militanti del Partito Comunista e del movimento operaio cubano, che si caratterizzava per la sua lotta tenace contro la tirannia che imperava nel paese. I suoi dirigenti erano perseguitati, incarcerati e assassinati. Uno di questi era César, il padre di Enrique, che dovette passare alla clandestinità con altr compagni, perché la sua vita era in pericolo. Gli attivisti dell’organizzazione Soccorso Rosso Internazionale, con sede a Mosca, conoscendo la pessima situazione in cui si trovavano i figli dei militanti anti-machadisti, proposero d’inviare in Russia alcuni di quei bambini e di farli studiare là. Anni dopo, Caridad Figueredo, la madre di Enrique, confessò: «Dovevo scegliere: o mandavo Enrique in URSS e mi separavo da lui senza sapere quando l’avrei rivisto, o rinunciavo all’unica possibilità di dare un’istruzione a mio figlio di sei anni, che a Cuba non poteva andare a scuola perchè vivevamo in clandestinità. Enrique visse un tempo nell’orfanotrofio Clara Zetkin, a Mosca, nel quale cominciò a studiare il russo. Lì ricevette l’attenzione di Tina Modotti, amica intima e collaboratrice di Julio Antonio Mella, fondatore del primo Partito Comunista di Cuba, assassinato in Messico, nel 1929, per ordine del dittatore Machado. In quell’epoca lei presiedeva la sezione latino americana del Soccorso Rosso. In quel periodo era giunto nella capitale russa Rubén Martínez Villena, che tentava di curare i suoi polmoni, minati dalla tubercolosi. Rubén, con un permesso, visitò a sorpresa Enrique, nell’orfanatrofio ed ebbe un incontro affettuoso con il bambino che gli raccontò delle sue diverse attività. In una lettera a sua moglie Chela Villena, scrisse: «Il piccolo è un bambino prodigio e dice cose formidabili. Sta molto bene con me». In un’altra lettera del 24 ottobre del 1932, raccontava: «Che meraviglia di bambino! (...) cresciuto tra le giunte segrete, le persecuzioni al padre e il riflesso degli scioperi e le lotte proletarie. (...) Dice cose che sorprendono e sbalordiscono. Racconta delle lotte, sa rispondere a tutto. Quando lo vado a trovare nell’internato scolare mi dice: “Rubén, io so che tu stai male, se il tempo è cattivo non uscire per venire a trovarmi”». Dall’orfanotrofio moscovita, nel 1934, trasferirono Enrique alla scuola internazionale per bambini Elena Stásova, situata nell’antica città russa di Ivánovo, dove si trovavano 140 bambini provenienti da distinti paesi dell’Asia, Africa e America Latina, che parlavano 28 lingue. Lì si unirono due bambini cubani, Aldo Vivó, nell’aprile del 1934, di dieci anni, e suo fratello Jorge, nel giugno del 1935, di 12 anni, che poi combatterono nella Grande Guerra Patria. A Cuba, César Vilar, il padre di Enrique, dopo un lungo periodo di detenzione e vari processi, fu deportato nel 1935 a Nuova York, USA. Non fu permesso a nessun familiare d’andare al molo a salutarlo. Nell’aprile del 1937, sua moglie e le sue figlie si unirono a lui in questa città statunitense, dalla quale partirono per l’Unione Sovietica, inviati dal Partito Comunista cubano. Caridad, la madre di Enrique, ricorda il primo incontro con suo figlio, che già parlava la lingua russa. Fu quando arrivò a Mosca con suo marito e i tre fratelli di Enrique: Georgina, Federico e Rita. «Incontrai Enrique solo nel 1937, quando arrivai con mio marito e i miei figli in Unione Sovietica … Enrique visse con noi nell’Hotel Lux, sino a che, prima mio marito e poi io ritornammo in America nel 1938». Comincia la Seconda Guerra Mondiale nel giugno del 1941, quando la Germania, inaspettatamente e senza una dichiarazione di guerra, invade il territorio della Russia. Enrique, sin dal primo momento vuole arruolarsi per combattere. L’ esempio della lotta di suo padre lo accompagna in questo impegno, ma lo respingono perchè è minorenne. Allora scrive a Georgi Dimitrov, dirigente della Internazionale Comunista – che aveva conosciuto a Mosca, in una delle abitazioni dell’Hotel Lux , dove alloggiava il comunista brasiliano Luis Carlos Prestes–, perchè intercedesse nella sua richiesta. Lo scrittore sovietico Valentín Tomín, autore del libro /Continueremo a lottare/, dopo un’accurata ricerca in decine d’ingialliti documenti militari nell’Archivio Centrale del Ministero della Difesa della URSS, incontrò un documento che certifica: «Il cubano Enrique Vilar divenne soldato dell’Esercito Rosso nell’aprile del 1942, e fu inviato alla Scuola Speciale dei Tiratori della regione militare di Mosca… Terminò con successo la sua preparazione e poi fu inviato alla Scuola Militare, che terminò nel settembre del 1943». Si constatò anche che per ordine del Commissariato Popolare della Difesa, del 5 ottobre del 1943: «Ascendere al grado d’Alfiere Enrique Vilar, nato nel 1925… Membro del Komsomol dal 1941». Si sa che prima di partire per il fronte, Enrique Vilar e il suo compagno d’unità, ViktorElisieyev, tutti e due sotto ufficiali dell’Esercito Rosso, furono incorporati come istruttori nella Scuola dei Francotiratori, vicino a Mosca. I giovani ufficiali, in cambio di legna, trovarono alloggio nella casa di Serafina Petrovna, nella città di Dmítrov, dove risiedeva con sua figlia Liudmila Sherbakova, non lontano dalla scuola militare. Questa famiglia russa li salutò quando marciarono al fronte a combattere. Liudmila ricorda che alzarono i bicchieri e brindarono alla vittoria. Enrique ringraziò sua madre per tutto quello che aveva fatto per lui: «Serafina Petrovna, (…) lei è la mia seconda madre. Quando terminerà la guerra, se resto vivo, la prima persona che verrò a vedere sarà lei». Sua mamma lo reclinò al suo grembo e lo baciò sui capelli. Enrique fu inviato nell’autunno del 1944, a disposizione del 2º Fronte della Bielorussia, il cui comandante in capo era il mítico Maresciallo dell’Unione Sovietica, Konstantin Rokossosky, e destinato al 48º Esercito.  Le investigazioni dello scrittore Valentín Tomin hanno siuato Enrique nel 48º Esercito della 137ª Divisione di Fantería, capo di un plotone del 409º Reggimento. Ha trovao un documento nelquale si legge che «il 30 genanio del 1945 il terzo battaglione … sferrò combattimenti offensivi nel paese di Furstenau». Il capo del terzo battaglione di fantería del 409º Reggimento, colonnello ritirato MijailZúyev, ricostruì per lo scrittore Tomin l’ultimo combattimento al quale partecipò Enrique Vilar: «… la nona compagnia della quale formava parte Enrique Vilar con il suo plotone, avanzava in colonna verso Furstenau… Gli hitleriani la lasciarono passare e poi, già dentro, la liquidarono… Concretamente il plotone di Enrique Vilar fu praticamente mitragliato da vicino, da una distanza di 50-70 metri, da due mitragliatrici che scoprimmo nelle posizioni di fuoco già dopo la conquista del paese… «Il 31 gennaio al’alba percorsi il campo di battaglia e vidi che l’alfiere Enrique Vilar e i soldati del suo plotone erano morti di fronte al nemico. La mano del braccio steso di Enrique Vilar impugnava la pistola. Apparentemente quando si alzò per guidare all’attacco i suoi soldati, lo colpì la pallottola fascista…». Terminata la guerra, i resti del combattente cubano Enrique Vilar furono sepolti nel cimitero militare polacco di Braniewo. La targa di pietra della fossa comune No. 11 dice: «Alfiere Enrique Vilar. Nato il 16-08-25. Morto il 30-01-45». Fu decorato post mortem dal Soviet Supremo della URSS, con l’Ordine della Grande Guerra Patria, e dal Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba, con l’Ordine Ernesto Che Guevara di Primo Grado.


CUBA  ATTUALITA'
  

 

CUBANI PRODUTTORI DI API MELIPONINE HANNO


 

OTTENUTO UN PREMIO INTERNAZIONALE


 

Il Premio internazionale della Rotta dei Musei Vivi delle Api senza Pungiglione del Mondo (Rotta Meli) 2025 è stato assegnato a due esperti di Cuba segnalati con un gruppo selezionato di specialisti di vari paesi. Walberto Lóriga Peña, dottore in Scienze e professore titolare dell’Università Agraria de L’Avana, ha ottenuto il premio come scienziato eminente nelle investigazioni sulle api meliponine. Ernesto F. León Martínez, nella categoria di Distinto meliponicultore, con alta produttività e differenziazione della produzione di miele delle sue arnie. In una dichiarazione esclusiva all’Agenzia Cubana di Notizie, Lóriga Peña ha segnalato che questo riconoscimento è nato dal progetto Ruta Meli, che propone esperienze di viaggi associate al turismo, per mostrare attività, risorse e attrazioni nell’allevamento e lo sviluppo dell’ape senza pungiglione (/Meliponinas beecheii/), e la promozione della sostenibilità ambientale. Lóriga Peña, che è dottore in Veterinaria, si mantiene vincolato da decenni a questa attività, sia con l’impartizione di conoscenze nell’aula, in seminari e conferenze, nella tutoria di tesi di laurea, master e dottorati, e nella stessa investigazione scientifica. Il suo libro/Manuale di Meliponicultura in Cuba/, pubblicato nel 2020, è un riferimento per i produttori nel paese, al quale si uniscono molte investigazioni diffuse in riviste scientifiche o nelle memorie di congressi e di eventi in Guatemala, Cile, Messico e Cuba. Proprietario di vari arnie che servono come base per i suoi studi, il professore è noto come «Il Padre dell aMeliponicultura in Cuba» e trasmette il suo sapere attraverso il suo libro, e i consigli che offre ai differenti gruppi di meliponicultori creati nella rete di Whatsapp. Ernesto F. León Martínez, laureato in Finanze e Credito dell’Università de L’ Avana, si dedicò alle meliponine quando iniziò a lavorare nella fattoria paterna e da allora ha sviluppato un gran patrimonio produttivo, con circa 140 arnie delle dette “api della terra”. «D' LeoM», il suo meliponario, viene considerato un gioiello per la produzione di miele, la crescita delle arnie e lo sviluppo genetico delle api. Ernesto è riuscito e differenziare le produzioni tradizionali dell’arnia melipona, consistenti in miele, polline e cera, con combinazioni di prodotti naturali come curcuma e ginepro, per citare alcuni , che migliorano la salute e la qualità della vita delle persone. León Martínez ha spiegato che questi sono «Alimenti Nutraceutici», perché hanno la potenzialità di nutrirci e sanarci e di mantenere il corpo sano grazie alle loro azione antinfiammatoria, analgesica, cicatrizzante (topico e interno), o perché attivatori del Sistema Immunologico, antimicrobiano (virus, batteri e funghi patogeni), probiotici, antiossidanti, o supplementi nutrizionali, tra l’altro. Le conoscenze tecno-produttive accumulate in decenni sul trattamento delle api meliponine fanno di Ernesto il depositario di una vasta cultura che lui trasmette alle nuove generazioni in tutto il paese. Tutto questo ha avallato la consegna del Premio Ruta Meli 2025.a questo meliponicultore matanzero. Precedentemente, nel 2024, questo premio è stato assegnato a due donne: la dottoressa in Scienze Leydi Fonte Carballo, nella categoria di Scienziata,e Mayda Martínez García, come miglior produttrice.



 

IL GIOCO D'AZZARDO A CUBA

 

 

L’iconografia di una Cuba prima della rivoluzione si basa su di una specie di Eden del piacere dominato dalla mafia e tacitamente approvato dal presidente Fulgencio Batista. Nei più sfarzosi hotel dell’Avana non era raro incontrare elementi come Lucky Luciano o Meyer Lansky che trasformarono la capitale cubana in un porto franco dell’illegalità dove tutto era consentito. Dal gioco d’azzardo alla prostituzione, ogni cosa era condita dalla corruzione di un potere politico alquanto disponibile quanto capace di approfittare di facili compensi. L’immagine di una Cuba felice tra ballerine e mambo suonati da abili orchestre, si scontrava con il quotidiano di milioni di poveri cubani che dovevano arrabattarsi solo per avere di che sopravvivere. Si può dire a posteriori che la dissolutezza a Cuba era originata dalla criminalità e dal potere politico, ovviamente tutelato da forze militari appositamente addestrate, che avevano trovato un denominatore comune. Ovvio che anche al di fuori dai patrii confini, la nomea che a Cuba ci si poteva divertire senza alcun limite, provocava una forte domanda turistica e non solo provenienti dai vicini Stati Uniti. Al giorno d’oggi, trascorsi diversi decenni dal trionfo dei barbudos che rovesciarono il regime del dittatore Batista e l’impostazione di un socialismo tropicale, L’Avana e altre storiche città, hanno riacquistato quella dignità che nega qualsiasi virtuale contatto con quella che era la Cuba ante rivoluzione anche se, dal tessuto urbano – profondamente restaurato – alle vecchie automobili americane che ancora miracolosamente si muovono per l’isola, sono testimoni di un tempo oramai passato. Per chi volesse assaporare l’epoca d’oro del gioco d’azzardo, al giorno d’oggi esistono altri sistemi che possono essere sfruttati da qualsiasi device connesso ad Internet attraverso il quale entrare in diretto contatto con la fortuna. È sufficiente andare sul sito NetBet per tentare la sorte con tanti divertenti e coinvolgenti giochi d’azzardo come se foste davanti ad un tavolo verde attenti a sviluppare il vostro gioco.

   



 

 

Che Guevara. Tú y todos

 


Inaugurata a Bologna la mostra Che Guevara Tu y todos visibile fino al 30 giugno presso il Museo Civico Archeologico. L'esposizione sta ottenendo un notevole successo grazie al soggetto a cui è dedicata l'esposizione che, ancora una volta, conferma l'immortalità del suo mito.  La realizzazione dell'evento ha visto la fattiva partecipazione sia della moglie di Guevara, Aleida, del Centro Studi Ernesto Che Guevara dell'Avana, di Daniele Zambelli, Flavio Andreini,  Maria del Carmen Ariet Garcia e Camilo Guevara, figlio del Che, scomparso nel 2022, cui la mostra è dedicata. Si rivela una impedibile opportunità per tutti coloro che desiderano conoscere il Guerrillero Heroico in ogni suo aspetto [segue]


 

IL RESPIRO SILVESTRE DI ZAIDA


 

di Toni Piñera


 

La sua opera non ha nessun mistero e se lo avesse verrebbe da questa poesia interna, intensa, che la muove e incita, che la porta a paraggi di sogno che vede solo lei. Zaida è la sua opera . Se una sola parola bastasse per ritrattare e definire l’opera di Zaida sarebbe silvestre.  Lei vive sogna e crea in una natura magica dove scorrono profonde come la sua immaginazione. le acque del Rio, che la mantengono sempre fertile, allerta, in piena vigilia giorno e notte come gli abitanti del più profondo bosco. Il suo cognome da fede a tutto questo… Questa realtà si sfrutta anche da sabato 19 aprile, nell’esposizione Aliento, aperta nella sala transitoria del terzo piano del Museo Nazionale delle Belle Arti (Edificio dell’ Arte Cubana, L’Avana Vecchia), con motivo del Premio Nazionale delle Belle Arti, ottenuto nel 2023.La mostra che riunisce 44 opere (disegni, dipinti, sculture di bronzo e cristallo di Murano), apre, ben aperta la potente lente artistica della creatrice, attraverso gli anni, dai suoi nel 1975, appena laureata nella ENA, sino ad oggi. Fantasía, autenticità, immaginazione … si danno la mano in un gioco di gran fertilità, nel quale i fatti, il canto naturale, i tratti virtuosi e la sensuale vibrazione occupano i primi piani. Per il catalogo delle risorse usate in questa vasta opera s’apprezza la permanenza della linea -infallibile risorsa espressiva della creatrice-, più una certa costanza del diluito, l’inchiostro ... una tecnica mista che seduce dal primo sguardo.Il tempo è passato. Senza dubbio , Zaida del Río —Guadalupe, Las Villas, 1954,  diplomata nella Scuola Nazionale d’ Arte nel 1974, dell’ Istituto Superiore d’Arte nel 1987, e nella Ecole des BeauxArts a Parigi nel 1989—, continua imperterrita nel su posto,circondata d’arte scuotendosi la pelle e «frugando» dentro per prendere i ricordi le memorie e i sogni, forgiando le sue creazioni a ritmo e fuoco lenti, solcando sempre il terreno per pronti raccolti artistici che colpiscono i nostri sensi con questo gesto preciso la su fragile eleganza e molta decisione. Tutto il tempo riunito in Aliento… Zaida è cubana. L’Isola sembra ribellarsi nelle sue viscere creative, il monte risveglia il suo pennello-matita con gli splendori della mattina e la notte non dorme nelle sue immagini, si rotola con la natura che ribolle nelle sue vene di donna. Aggettivi e sinonimi —di bellezza— li accumula tra cappe e cappe di linee, macchie, gesti e alcuni colori che si sposano perché sì. Zaida è anche poetessa. Parole e immagini s’incrociano, labbra e immagini si incrociarono una volta assieme si vedono camminare già da tempo in lettere e immagini che parlano dell’amore, dell’interno e l’esterno della nostra terra e di molto più al di là … In questo universo onirico s’incrociano donne-uccello vestite di bronzo cristallo di Murano della più recente fattura, e ci danno il benvenuto nell’anticamera di Aliento. Dei del pantheon yoruba che si presentano imponenti nella loro fattura su una lunga parete che  apre le porte a un santuario molto singolare; ricordi di carta di una precoce epoca artistica negli ‘80, nei quali risolve le figure con minime risorse e magiche esecuzioni dove ci lascia entrare repentinamente, il succo della natura tropicale cubana e la luce spettrale delle nostre tradizioni culturali. Tutte queste forme sono ridotte qui a un modo di parlare per immagini d’arte nella quale ottiene un congiunto nel quale niente si scontra e dove gli accenti cromatici stabiliscono un fortunato dialogo con la linea. Chissà per quello dell’acqua —del fiume e della pioggia — per plasmare il suo mondo, lei ricorre alle trasparenze sottili e agili linee,  «bagnate» che provocano sfumature molto sottili, macchie, con con scatti gestuali e tratti spessi e molto espressivi. Per rendere più reali le sue creazioni, come volendo toccare la terra e la vita circostante, ossia per essere più reale, Zaida ha ampliato il suo orizzonte e incursiona in distinte manifestazioni delle belle arti. Il suo pennello si è arricchito. La creatrice ha cominciato a manipolare, complicare e differenziare la prospettiva adattandola alla sua particolare visione interno\esterno. Questa ha dato come risultato uno spazio smembrato nel quale la fiction del movimento è parallela alla fiction di profondità. Nei suoi tratti, già da tempo, ha incorporato con forza il movimento. Se la danza è stata considerata un linguaggio plastico del movimento umano, se certe volte il teatro converte il corpo in portatore di molteplici proiezioni spaziali e oggettuali, non è sorprendente che Zayda, armada di una solida linea, prenda quello che c’è nella danza di formula plastica, nel gesto del corpo per elaborare una poetica personale che prende in qualsiasi latitudine. Così riunisce nella stretta cornice di un quadro visioni integrali, la fisionomia umana nuda e il paesaggio, trasformando tutto in viva natura. Nella mostra c’è molto di questo. Per mezzo di forme erette per orditura, scomparsa e apparizioni della linea, Zaida del Río esprime le sue inquietudini artistiche attraverso questi frammenti nei quali parla della storia dell’uomo, ricrea elementi magici e si guarda un poco dentro. «Quasi sempre mi dipingo –mi disse molti anni fa la spontanea creatrice-. Tutto quello che faccio è molto personale. Mi ispiro alle mie esperienze, la mia opera è un ritratto fedele dei cammini che ho preso in ogni momento. Per comprendere meglio il mondo mi basta lo specchio di casa mia. Tuttavia non mi sono stancata di me stessa». La sua opera non ha mistero e l’avesse verrebbe da questa poesia interna, intensa, che la muove e la incita, l a porta in paraggi di sogno che vede solo lei. Zaida è la sua opera.

 


 

 

 

XI JINPING: L’AMICIZIA TRA CUBA E LA CINA È DI FERRO


 

di Leticia Martínez Hernández


 

«L’ amicizia tra Cuba e la Cina è di ferro», ha affermato il presidente Xi Jinping, venerdì 9, riunendosi in questa capitale con il Presidente cubano, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, al termine della sfilata militare nel Cremlino, con motivo degli 80 anni dalla Vittoria contro il nazifascismo nella Grande Guerra Patria. Dopo l’invio di «un saluto e i migliori auguri per Raúl», il Segretario Generale del Partito Comunista della Cina, ha considerato che i vincoli tra i due paesi vivono una nuova tappa più solida, quando quest’anno si compie il 65º anniversario delle relazioni diplomatiche. Ha palato di una vera comunità di futuro condiviso, sincera e d’aiuto reciproco. Il mandatario cinese si è riferito alla strtta comunicazione tra i due paesi a importanti consensi realizzati e alle visite che costantemente realizzano membri del Burò Politico delle due organizzazioni dei Partiti, sia in Cina che a Cuba. Ha augurato un maggior approfondimento dei vincoli e che gli scambi siano un legame distintivo. Poi ha considerato, parlando della situazione che attraversa l’Isola in questi momenti, che il blocco indurito impone maggiori sfide di prima e che «lo sentiamo sulla nostra pelle». Per questo ha detto che continuerà la cooperazione in aree chiave come la sovranità alimentare, energetica e la ciber sicurezza. Continueremo a promuovere questa assistenza per superare le difficoltà, ha precisato e si è riferito ai cubani come a «profondi compagni» , e ha affermato che con la guida del Partito Comunista andranno avanti e supereranno i problemi attuali. Díaz-Canel, prendendo la parola, ha detto che riconosce l’enorme sensibilità, comprensione e implicazione personale di Xi Jinping per iproblemi dell’Isola. La Cina e Cuba, ha aggiunto, sono un vero esempio di fraternità e cooperazione. Il Capo di Stato dei Caraibi ha spiagto varie linee definite nel programma economico tra i due paesi, tra le quali la sovranità alimentare, la stabilità del Sistema Elettrico Nazionale, particolarmente l’investimento in parchi solari fotovoltaici, le tele comunicazioni e la ciber sicurezza. Ugualmente, si è riferito allo sviluppo del turismo cinese nell’Isola, agli scambi culturali e all’Educazione Superiore. Tutto questo è espressione, ha precisato, di un cammino sicuro verso una comunità di un futuro condiviso. Díaz-Canel ha sottolineato «il carattere speciale delle relazioni tra Cuba e la Cina». La riunione dei due leaders dà continuità alla visita realizzata dal Presidente cubano in Cina nel 2022, e all’incontro dei due a Pretoria, in Sudafrica, nel 2023, nella cornice del Vertice dei Brics.


 

 


AMERICA LATINA
 

I GIOCHI CHE HANNO AVUTO ORIGINE IN SUD AMERICA

Il Sud America è una regione nota per le sue tradizioni e cultura. Le persone che vivono qui sono tra l’altro gentili, amichevoli e ospitali. Premesso ciò, va altresì aggiunto che mentre questo territorio è principalmente conosciuto per la sua musica, i balli tradizionali e la cucina straordinaria, le persone che vivono qui amano anche un'altra attività ossia i giochi da casinò con alcuni di questi che sono persino nati in loco.

Il boom dei giochi online in Sud America

Fino a pochi anni fa, gli unici posti in cui in Sud America e in parte di quella centrale era possibile divertirti con i giochi di casinò erano le strutture terrestri. Nel 2015 è nata una nuova tendenza che va sotto il nome di casinò online e le popolazioni locali ne sono state molto attratte. Questi siti infatti offrono grandi vantaggi rispetto ai casinò tradizionali in quanto forniscono un'esperienza di gioco unica. Ci sono tra l’altro molti giochi di qualità tra cui scegliere, i siti sono sicuri e accettano numerosi metodi di pagamento. I giochi da casinò sono creati da alcuni dei fornitori più rinomati al mondo e presentano decine di elementi che si richiamano propri alla cultura latino-americana.  Questo gioco ha preso piede in tutta Europa, nonostante, la sua fama, non ha mai potuto superare quella del blackjack, oggi molto giocato anche nel nostro paese, grazie agli operatori legali come starcasino.it/blackjack, con... [segue]

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direttrice della informazione da Cuba: Gioia Minuti